5. Ape
Quella notte Jackson non era a letto con gli altri cadetti. Era stanco morto come loro (l'allenamento era duro per chiunque), ma non era riuscito a prendere sonno, così si era rifugiato sul tetto del dormitorio, dove c'era un alveare che lui si divertiva ad osservare, persino ora che era in quiete.
Lo osservava ad una distanza così ravvicinata che era un miracolo non fosse ancora stato punto, ma prima di arruolarsi era già stato punto abbastanza volte da compensare la sua vita intera.
Un rumore alle sue spalle indicò che qualcuno lo aveva raggiunto sul tetto. Solo Jeanine sapeva che lui andava lassù, così non si girò nemmeno a salutarla. Rimase solo un momento in silenzio, gli occhi puntati sull'alveare.
"Sai, Jeanine, a me piacciono parecchio le api. Lavorano tutte insieme, ognuna con un suo compito vitale al resto del gruppo, tutte obbedienti nei confronti della loro regina. Tutte coraggiose: sono disposte a morire per salvare le altre, perché pungendo un nemico esse muoiono, ma così salvano l'alveare. Un nemico se viene punto una volta sa che non deve più avvicinarsi all'alveare, se non vuol soffrire ancora."
Per un momento regnò il silenzio, poi alle spalle di Jackson si udì un sospiro. "Non ti credevo un poeta, cadetto Jackson."
La velocità con cui Jackson saltò in piedi, perfettamente dritto e a mento alto, fu tale che per poco non perse l'equilibrio sulle tegole. "Capitano Marina, sono desolato, non sapevo ci fosse lei qui con me!"
La donna incrociò le braccia e lo squadrò dalla testa ai piedi, poi disse: "Tu ti rivedi nelle api, non è vero, Jackson? Non negarlo, non sei il primo cadetto con questo pensiero di cui mi sono occupata. Non sei il primo cadetto che era convinto che il miglior modo di combattere un nemico sia buttarsi a capofitto con armi o poteri in un attacco suicida, perché 'se vedono di cosa siamo capaci, ci penseranno due volte prima di attaccarci ancora'. La legge degli animali però non funziona con l'uomo, perché l'uomo vanta di un cervello che non funziona sulla base del l'istinto, quindi un approccio di questo tipo sarebbe solo un inutile spreco di soldati e, di base, di vite."
Jackson ascoltò in silenzio le sue parole e annuì impercettibilmente. Sentiva di essere nella merda per essersi fatto beccare fuori dal dormitorio, ma ormai era fatta.
"Ti potrei far pulire le latrine per averti trovato quassù e per avermi informato che anche la cadetta Jeanine ogni tanto ti segue, ma mi hai fornito il miglior paragone possibile che spieghi gli istinti suicidi dei cadetti, quindi posso farvela passare liscia, a patto ovviamente che tu quassù non ci ritorni se non per miei ordini precisi."
"D'accordo, capitano. La ringrazio, capitano." disse Jackson nervoso.
"Anche perché all'alba inizierà un allenamento bello tosto e fidati, è meglio aver dormito anche solo qualche ora che aver fatto la notte in bianco. Ora fila a letto."
"Agli ordini, capitano."
Il cadetto scappò via da quel tetto e corse a dormire, chiedendosi dopo quell'incontro come avrebbe mai potuto addormentarsi.
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