29. Disinvolto
Quando il re di Trada aveva venduto il proprio principe più giovane a suo padre dicendo che era “troppo checca per essere suo figlio”, il principe Ori era rimasto spiazzato. Vendere un principe gli sembrava un atto inconcepibile.
Solo suo padre e lui sapevano chi era davvero quel ragazzo esile coi capelli rossicci. Era stato presentato come un semplice servo e suo padre lo aveva assegnato proprio ad Ori.
Ad Ori non piaceva avere servi. Aveva sempre sostenuto che un principe dovesse anche saper vivere senza aiuti e sapersi arrangiare, ma non poteva rifiutare un ordine diretto di suo padre, così lo aveva portato in camera con sé.
Entrarono nella stanza, il principe in testa e il nuovo servo con sé. Appena la porta fu chiusa Ori disse: «Senti, so chi sei. Chi eri, anzi. Ti devo tenere qui o mio padre mi fa lo scalpo, ma adagiati come vuoi e dove vuoi.»
Non poteva togliergli il collare argentato che aveva al collo perché non aveva le chiavi, ma gli tolse i ceppi e gli permise di mettersi qualcosa di migliore del semplice perizoma che qualcuno gli aveva fatto indossare.
Il ragazzo rimase spiazzato da un simile comportamento e Ori sapeva il motivo, ma non avrebbe cambiato comportamento per un giudizio in più.
«Piuttosto, come fai di nome?» chiese alla fine, quando l’ormai ex principe si fu seduto su un triclinio.
«Adas.» rispose l’altro.
«Tuo padre è un pezzo di merda. Che resti tra noi che l’ho detto e che ho usato una parolaccia.»
Adas sorrise leggermente. «Per lui la semplice idea che potessero piacermi i maschi era intollerabile.»
«Era un'idea o un fatto?»
Adas lo osservò senza rispondere.
«Come vuoi. Se mi cerchi, sono nel bagno.» e indicò una porta a stento visibile. «Non uscire dalla porta della stanza, per il resto fa’ quel che vuoi.»
Il bagno era piuttosto grande, con una vasca che sembrava più una piccola piscina. Ori fece scendere l’acqua calda, si spogliò e vi si immerse, portandosi dietro il sapone e lo shampoo.
Decise di godersi il tepore prima di lavarsi, e fu per questo che non sentì arrivare Adas. Quando la sua voce riempì il silenzio sobbalzò: «Posso?»
«Fare cosa?»
«Il bagno.»
«Certo.»
Dall’espressione che Adas fece quando entrò nella vasca, Ori suppose non fosse entrato in una da un bel pezzo. Non commentò però nulla, chiudendo di nuovo gli occhi e rilassandosi.
Quando parlò di nuovo, il rosso aveva la voce più bassa e incerta: «Vi dovrò ripagare di un trattamento così generoso.»
«Dammi del tu. Non serve, lo faccio per me. Sarà anche bello essere sempre serviti, ma bisogna essere pronti all’eventualità di non avere nessuno accanto.»
Adas lo guardò un lungo momento prima di dire: «Posso lo stesso?»
Indicò il sapone e lo shampoo e Ori lo guardò un momento prima di chiedere: «È una cosa che ti piace fare? Perché te lo lascio fare solo se lo vuoi, non perché ti senti in dovere.»
Il ragazzo arrossì violentemente quando disse: «Sì.»
«Allora divertiti.»
Adas si avvicinò a lui guardingo, come se persino con il suo permesso stesse facendo qualcosa di sbagliato. Appena però afferrò la boccetta dello shampoo, parve mutarsi e diventare un’altra persona.
Era disinvolto, sia quando gli lavò i capelli, sia quando lo lavò per intero, anche se si irrigidì un po’ quando gli chiese di sedersi sul bordo per poterlo lavare dalla vita in giù. Forse per l’imbarazzo, forse per tutta la questione dei gusti sessuali.
Ori non voleva servi, ma quello fu tremendamente piacevole. Ed interessante.
«Me lo insegni?»
La domanda prese alla sprovvista Adas, che lo guardò confuso.
«A lavare qualcuno così. Me lo insegni?»
Il rosso acconsentì, e per l’ora successiva se ne restarono lì, impegnati tra prove e insegnamenti.
Come fossero amici da sempre.
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