5. Tè
Toc toc.
L'anziana signora raddrizza un po' la schiena, china sui fornelli, e prende il bastone. Si trascina verso la porta e apre.
"Ferma, vecchia. Nessuno intende farle del male, purchè lei collabori", dice un uomo con un passamontagna, una pistola in mano.
"Oh, che bello, degli ospiti!", esclama la signira dopo qualche secondo di silenzio, "Posso offrirvi del tè?".
"Non credo abbia capito. Questa è una rapina", dice l'altro ladro.
"E allora? Non posso offrirvi del tè? Mi offendo se non lo accettate, in questa casa è d'obbligo berlo, puntuale alle cinque. Oh, sono pure in ritardo! Povera me, la vecchiaia avanza...".
E zoppica verso la cucina, lasciando i due ladri sulla porta. Quello armato abbassa la pistola e dice: "Questa è pazza".
"Meno lavoro per noi, no?".
"Venite, venite, il tè è pronto!".
"Io ci vado, tu prendi i soldi".
Quello armato va in cucina e si siede al tavolo, togliendosi il passamontagna con cautela. Sceglie una bustina di tè al limone e la mette nell'acqua calda. Nemmeno ricorda l'ultima volta che l'ha bevuto.
"Dov'è il suo amico?", chiede la signora mettendo una seconda tazza verde pastello sul tavolo.
"Come?", chiede lui. Potrebbe fingere di essere venuto solo, la donna sembra un po' suonata.
"Il suo amico Alberto. Ho preparato anche per lui".
Il ladro la guarda. Come fa a sapere che il suo amico si chiama Alberto? Non glielo ha mai detto. Non ha mai detto il suo nome, lui lo chiama Albi di solito. "Io sono venuto solo".
"Non cerchi di ingannarmi, signor Giovanni. Sono anziana, non rimbambita. Alberto! Alberto, vieni!".
Il secondo ladro si affaccia con la testa in cucina. Si è tolto il passamontagna e ha stampato sul volto un'espressione più che incredula.
"Oh, eccoti! Scegli pure il tè che vuoi!".
Si sede anche lui e guarda interrogativo l'amico. Vorrebbero andarsene, ma è maleducato uscire di lì così.
Giovanni si accorge di cosa ha pensato e si alza in piedi di scatto: "Ora ce ne andia...".
Cade a terra come un sasso, senza un lamento. Alberto si alza spaventato, senza toccare il tè che ha davanti.
Deve essere avvelenato di sicuro.
"L'ha ucciso!".
"Cosa? Oh no, che disgrazia! Doveva solo addormentarsi! Deve averlo lasciato per troppo in ammollo".
"Lei è pazza".
"E tu ti addormenterai a breve. Il mio tè ha sempre avuto poteri un po'... soporiferi. Anche se di solito non a quei livelli", dice accennando a Giovanni.
Alberto corre fuori dalla cucina e dall'appartamento. Non ha intenzione di restare lì.
Inizia a vederci male appena è fuori dall'intero condominio. Arranca verso l'auto, ma cade a terra prima di riuscirci.
Il giorno dopo, nessuno ricorda più che quelle due persone erano, una volta, esistite.
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