3. Risveglio
Stai sognando.
Sei in una casa che sai di avere già visto, ma l'informazione del "dove e quando" è nascosta nella tua mente, sepolta chissà dove. Ti dà però un senso di pace che ti tranquillizza.
È ordinata, non in modo maniacale. Alcuni quadri sono un po' storti, ma ci stanno bene.
Un profumo di essenze riempie l'aria. Quel profumo ti coccola, come lo facesse una persona in carne ed ossa.
Senti qualcosa che fischia. Un bollitore, forse.
Vai a vedere. Raggiungi la cucina, piccola e ordinata. Una donna è ai fornelli, ha appena spento il gas.
Riempie di acqua calda una tazza e la mette davanti a te, insieme ad un cofanetto pieno di bustine chiuse.
"Scegli quella che vuoi". Sai che sorride, ma quando la guardi in faccia non riesci a distinguerla, come se non avesse volto.
Bevi il tè e per la prima volta non ti scotti la lingua. Guardi poi la donna e chiedi: "Dove sono?".
"Che domande fai, sciocchin*. Sei a casa, no?".
"Io non abito qui". Sei confus*.
"Se tu non abiti qui, io non sarei nemmeno tua madre?".
Ancora non riesci a vederla in faccia. "Forse è meglio che vada".
"Dove? Non puoi uscire".
La guardi, e lei ricambia lo sguardo, anche se ancora non lo vede bene.
"Tutto questo non è reale".
"È vero, stai sognando, ma ora il sogno è decisamente reale, car*. Non puoi svegliarti".
"Ci si può sempre svegliare".
"Da un coma? Non è detto. Qua però starai bene, non trovi?".
Ti dai un pizzicotto, ma resti lì. La donna sorride. "Che ti avevo detto?".
"Come torno indietro? In coma, hai detto? Ci deve essere un modo per tornare indietro".
"Non vuoi stare con tua madre?".
"Tu non sei mia madre. E se lo fossi, saresti un'egoista a volermi tenere qui con te quando potrei essere nel mondo a vivere".
Vi guardate, ancora non cogli bene i suoi tratti del viso.
"La casa è sigillata. Se vuoi tornare indietro, devi uscire... ma non ci riuscirai".
Non ti conosce per niente. Le tenti tutte per uscire, per giorni, e finalmente ottieni un risultato.
Una crepa su un vetro. Colpisci quella crepa con tutto quello che hai, cercando di mandare il vetro in mille pezzi.
Intanto la donna si è presa cura di te e delle tue ferite con amore. Le uniche parole che ha detto dopo il primo giorno sono state: "Se il soffitto ti crollerà sulla testa, non tornerai mai più indietro".
La crepa si allarga e tu prendi un coltello. Lo conficchi con violenza nella crepa, cercando di aprirla, di fare qualunque cosa.
Non accade nulla. Solo di notte il vetro va in frantumi, con un fracasso in grado di svegliarti.
Saluti la donna e scappi fuori, finché la casa non scompare nel buio.
Quando riapri gli occhi, sai di esserti, finalmente, risvegliat*.
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