25. Ansia

"Respira, Alex, Respira, ce la puoi fare".

"Alex, non impazzire".

"Sto cercando di tranquillizzarmi, Kate! Devo parlare di fronte ad un'intera platea, sono in panico!".

Kate guardò l'amico e disse: "Devi solo salutare e leggere dal foglio che ti abbiamo dato, non è difficile".

"Parla per te! Tutti mi giudicheranno, io so che lo faranno. Avrò la voce che sembrerà quella di uno scoiattolo!", urlò Alex torturandosi le pellicine delle dita attorno alle unghie, mordendosele e strappandosele fino a sanguinare.

"Se continui a morderti quelle pellicine non avrai più dita disponibili, Alex. Comunque, respira. Andrai bene, nelle prove sei stato formidabile".

"Nelle prove c'eravate solo voi ad assistere, non centinaia di persone!".

Alex non era mai stato così ansioso in vita sua. Non era neanche più ansia, quella: era panico. Era ansia quella che aveva avuto tutto il pomeriggio, per la quale aveva girato in cerchio per la stanza almeno un'ora prima che le gambe si stancassero di reggerlo. Aveva ripetuto il contenuto di quel foglio tutto il pomeriggio, così da darsi il tono, ma era così ansioso che non ricordava neanche cosa dicesse.

Quando sua madre gli aveva chiesto cosa avrebbe dovuto dire allo spettacolo era scoppiato a piangere e l'aveva supplicata di lasciarlo stare a casa. Non ce la faceva più, si sentiva divorare dall'interno, avrebbe preferito sparire.

Sua madre lo aveva portato comunque là, dicendogli che sarebbe comunque stato fiero di lui. Alex non ci aveva creduto, sapeva che avrebbe deluso tutti.

E per quanto provassero gli altri a convincerlo, e per quanto tentasse lui stesso di convincersi, era tutto inutile. Sapeva sarebbe andata male. Lo sapeva e basta.

Kate non era mai riuscito a capire cosa l'ansia gli facesse, ma aveva visto come era in grado di ridurlo. Così decise, all'ultimo di cambiare il progetto iniziale.

Il sipario si sarebbe dovuto aprire per mostrare Alex, che avrebbe introdotto lo spettacolo per poi uscire di scena e dare il via allo spettacolo. Era il narratore ufficiale dello spettacolo, colui che avrebbe spiegato i passaggi tra le scene.

Un narratore che, decise, non si sarebbe mai palesato. Sorrise ad Alex e sparì sul palco. 

Quando tornò aveva il leggio e il microfono. Glielo consegnò e disse: "Quando ti do il via, tu inizia a parlare".

"Kate, non era così che dovevamo farlo!".

"Lo so, ma preferisco cambiare qualcosa che vederti svenuto sul palco perché non reggi la pressione. Verrai visto solo quando tutti i personaggi saranno mostrati alla fine dello spettacolo, per il resto sarai qui con noi. Nessuno saprà nulla".

E Alex sentì la paura scemare. Era ancora agitato, eppure ora stava meglio. Aveva solo paura di Charlotte e della sua reazione.

Decise di fregarsene, se ne sarebbe occupata Kate. Fu così che accese il microfono e iniziò a parlare, consapevole che ora tutto sarebbe andato bene.

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Uhm, sì, sono piena di pensieri e cose quindi scusatemi se pubblico sempre due capitoli insieme.

Volevo quasi descrivere la mia maturità ma non avevo voglia di umiliarmi così ahahah

(Questi spazi sono perché sono dal pc a scrivere, pardon

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