Capitolo 8
Mi sento quasi soffocare... sta ridendo mentre io urlo e piango. La vista si offusca e poi vedo solo il buio.
Mi sento scuotere violentemente.
- No... - sussurro. Apro gli occhi di scatto, lui mi sta guardando particolarmente irritato. Sento il rumore dello schiaffo. Brucia. Le lacrime, senza che io voglia scendono.
- Non azzardarti a rifarlo! - mi urla in faccia. Spaventata mi allontano, sento la fine del letto e cado. Ora la schiena mi fa più male di prima. Sono ancora sporca di sangue e sento lo stomaco farmi male.
- Alzati. Vieni qua e dormi. - lui me lo sta imponendo, contro ogni mia negazione. Mi alzo con calma per il dolore, mi siedo sul letto e guardo il pavimento. In questo momento è estremamente interessante. Mi alzo e mi dirigo verso il mio cassetto, prendo il mio pigiama, lo indosso davanti a lui, mi avvicino nuovamente al letto e lentamente mi sdraio sopra. Nessuno riuscirà mai a dividerci. Non perché io non voglia. Perché lui non vuole. Io appartengo a lui, qualsiasi cosa io dica sarò sempre sua. Mi addormento a netta distanza da lui.
La sveglia suona svegliandomi dai miei sogni. Un fastidioso rumore invade le mie orecchie svegliandomi.
- Oggi si trasferiscono i Dragneel di fianco a noi. - So che lo sta dicendo a me. Sbadiglio e richiudo gli occhi.
- Vado al lavoro - dice già vestito. Esce di casa e mi lascia qui sola. Torno a dormire, non prima di sentire il rumore del camion che fa retromarcia. Mi alzo e guardo fuori dalla finestra della camera, degli uomini spostano mobili su mobili mentre due teste rosate indicano le stanze. Sento chiaramente le urla di Natsu e della signora Dragneel. Non posso neanche uscire ad aiutare, lui mi ha chiusa qui. Sistemo un po' il letto e vado in cucina. Mi preparo una colazione composta da pane e marmellata alla fragola. Mangio il pane e metto tutto a posto. Vado in cucina, i piatti da lavare mi aspettano...
È passata un ora e io mi sto annoiando. Torno alla finestra della camera e osservo i Dragneel che sistemano casa, Natsu gira lo sguardo nella mia direzione e mi nota. Sbuffa e torna a guardare i mobili.
Con le persone è sempre stato così... non ho mai avuto molti amici, alle elementari, alle medie e anche alle superiori, fin quando mi hanno abbandonata. Sono sempre stata evitata, non ho mai capito il perché... Mi sono sempre chiesta cosa avevo di male da esser trattata da "esclusa", nessuno dei miei parenti mi ha mai trattata come i miei genitori. Loro riuscivano a capirmi, riuscivano a comprendere la mia solitudine senza intromettersi troppo. Poi sono scomparsi definitivamente dalla mia vita, rendendomi sola, completamente. Penso sempre di essere io la colpa. Ma certe persone non hanno un cuore e trattano così le persone. Adesso so che non è colpa mia, non è completamente colpa della mia timidezza. È sempre stato il mondo intorno a me a essere crudele. Sento alla porta di casa aprirsi. È tornato.
- Ehi Lucy, oggi sono tornato prima, preparami il pranzo! - urla non sapendo dove sono. Esco dalla camera e passandogli davanti vado in cucina. Preparo un po' di pasta al sugo e gliela porto nel suo studio, l'unico luogo in cui può usare un computer suo. Torno nella camera e continuo a fissare dalla finestra il ragazzo dai capelli rosa. Mi rende curiosa. Mi siedo a terra all'angolo della stanza. Sento i suoi passi pesanti.
- Lucy!! - mi richiama. Apre la porta con un ghigno in volto e si avvicina lentamente.
- Brutta troia, so cosa stavi facendo! - mi urla contro. Mi tappo le orecchie impaurita. Mi copro gli occhi con i capelli e guardo a terra. Un calcio sul mio ginocchio mi risveglia. Lo prendo in mano dolorante. Fa tremendamente male e ha preso un punto debole. Piango urlo allo stesso tempo. Mi stende di lato e comincia a darmi i soliti calci allo stomaco. Ogni giorno aumenta la forza con il quale lo fa. Urlo sempre più forte fin quando sento ancora il sapore del sangue in gola. Sposto velocemente le mani sulla mia pancia e tossisco le solite gocce di sangue. Lo calpesta deridendomi.
Anche oggi morirò. Anche oggi mi ferirà.
Sting Eucliffe, colui che mi ha uccisa interiormente.
(Avviso: aggiornamenti casuali)
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