Capitolo 15
La mia faccia non ha espressione. Lui sorride e mi accarezza il viso.
- Non farti del male per una persona che non si merita di vivere - io sorrido.
- Neanch'io me lo merito. Uccidimi. Ti prego - ridacchio, ma in poco tempo la mia faccia non é più divertita. Sono così debole. Tento invano di liberarmi le braccia bloccate dalle sue mani.
- Lasciami morire. È ciò che desidero. - sono disperata. Voglio morire. Uccidimi Natsu. Fallo.
"Guarda, sei talmente inutile che non ti meriti neppure la morte." Nella mia mente sta ridendo e io sto al suo gioco, ridendo a mia volta.
- Smettila Lucy! Ti rendi conto di ciò che stai dicendo?! - mi urla contro. Il mio corpo si irrigidisce mentre lui si alza in piedi. Riprendo a ridere e cerco di alzarmi, con scarsi risultati.
- Certo! Sto dicendo che voglio morire. Uccidimi. Puoi farlo come preferisci. - i tagli iniziano a bruciare nuovamente.
- Lucy, ti prego, basta. - lui mi tende una mano mentre con l'altra si copre la fronte e gli occhi chiusi. Sposta la mano dal viso e mi guarda.
Prendo il mio coltello e cerco nuovamente di accoltellarmi lo stomaco. Mi strappa nuovamente il coltello dalle mani lanciandolo all'angolo della stanza. Mi prende una mano e mi porta nel bagno. Mi fa sedere sul water e mi guarda negli occhi.
- Ti piacciono i miei occhi? Cavali. C'è una forbicina. Uccidimi. - ridacchio leggermente.
"Io voglio i tuoi occhi. Li terrei sempre in tasca e li ammirerei ogni volta." Oh si. Sarebbe fantastico non averli più.
- Uccidimi Natsu. Ti prego. - lui mi tira uno schiaffo e torna a guardarmi negli occhi. Mi prendo la guancia in una mano e piango. Se lo fa lui brucia. Brucia come mai prima d'ora.
- Lucy, per favore smettila. Non voglio ucciderti. - sospira e mi guarda nuovamente.
- Vai a mettere il primo costume che trovi. - si alza dalla sua posizione e mi lascia il passaggio.
Entro in camera e, cercando in un cassetto del comodino, ne trovo uno, completamente bianco. Lo indosso e torno da lui. Eseguo i suoi ordini perché ho paura. Ho paura di essere picchiata senza poter morire. Mi prende due mani e mi fa entrare nella vasca. Apre dell'acqua tiepida e, accarezzandomi, mi pulisce dal sangue. Lui non l'avrebbe mai fatto. Non mi avrebbe neanche fermata. Si sarebbe messo a ridermi in faccia. L'acqua è diventata fredda e io inizio a tremare. Lui chiude l'acqua e prende un asciugamano grande dal mobile. Lo apre e mi chiude dentro esso, riscaldandomi.
- Mi fai un favore? - io annuisco ancora tremante.
- Cambiati il costume e portami dei vestiti per favore - annuisco di nuovo e entro nella camera. Mi cambio il costume con dell'intimo bianco semplice e prendo ciò che lui non mi ha mai fatto indossare. Una gonna nera, dei collant neri e una maglia a maniche lunghe grigia. Appoggio sul ripiano del lavandino e mi siedo di nuovo sul water. Lui mi toglie l'asciugamano e mi osserva. Apre alcuni armadietti finché trova il disinfettante e il cotone. Fa dei piccoli batuffoli con il cotone e li imbeve di disinfettante. Poi si avvicina a me e ne appoggia uno su un taglio, cominciando a tamponare sulla ferita. Ora brucia.
È passata circa mezz'ora ed ora è all'ultimo taglio.
- Resisti, manca poco - stacca il batuffolo dalla ferita e mi sorride appoggiandolo sul ripiano del lavandino, vicino agli altri. Mi prende entrambe le mani e mi porta davanti allo specchio.
- Vedi? Guarda quanti lividi. Quanti tagli, quante cicatrici. Quanto sporco. - indico il riflesso dello specchio e abbasso lo sguardo.
- Sei bella anche così... - mi guardo di nuovo allo specchio e mi viene ancora voglia di piangere.
- Natsu... lasciami morire. - sussurro mentre lui prende la maglia grigia. Me la fa indossare e mi accarezza le spalle. Mi porge i collant e sorride leggermente. Li indosso e torno a guardarmi allo specchio.
- Chi mi vuole? - sembra disinteressato dalle mie domande. Mi porge la gonna. Le faccio scivolare lungo le gambe e la indosso. Ora tutti i tagli sono coperti.
- Guardati. Perché le persone non ti vorrebbero? - dietro di me, mi tiene le mani e sorride.
- Non merito di vivere. -
Capisci che forse non tutto è perduto quando qualcuno è presente lì con te.
Sting Eucliffe, colui che mi ha uccisa interiormente.
(Avviso: aggiornamenti casuali)
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