Capitolo 3: Magnolia
<<Signorina Lucy>> la chiamò una voce distante, gentile e affabile che si smarriva nell'oscura immensità dei suoi pensieri.
<<Signorina Lucy>> ripetè ancora, mentre un olezzo dall'odore dolce e delicato si espandeva intorno a lei. Lucy mosse le narici verso l'alto, ma non riuscì a sfuggire da quell'oscurità profonda e viscerale che l'aveva avvolta. Intorno a lei tutto era nero, un telo scuro che occultava ogni suo sguardo, assopendo la sua mente.
<<Per la Sacra Luce! Signorina Lucy, mi faccia il favore di svegliarsi!>> strillò alla fine, con una vocina più acuta della precedente.
Dischiuse gli occhi lentamente. Il petto che muoveva le lenzuola con il suo respiro pacato, lo sguardo impastato che scivolava verso la figura minuta di Virgo e l'oro fulgido dei suoi capelli che segnava le coperte e avvolgeva le forme scarne del suo corpo. Sembravano piccoli fili di sole caduto, topazio giallo e scintillante che brillava baciato dalla luce di un cerino. Avvicinò le mani agli occhi ancora impastati dal sonno per stropicciarli lentamente, un piccolo sorriso delicato piegò le sue labbra <<Buongiorno, Virgo>> soffiò sottovoce, mentre un odore alquanto gradevole aleggiava sotto al suo naso <<Che cosa ci fai qui? E che cos'è questo splendido profumo?>>
Lei sorrise. Si girò di spalle e spinse un carrello argentato verso la ragazza umana, un tavolo sfavillante e dalla forma affusolata, ricolma di cibo e cloche dorate sopra le quali era impresso lo stemma dei Dragneel. <<La sua colazione>> canticchiò brevemente.
Lucy la guardò attonita <<Tutto quel cibo?>>
<<Non sapevo cosa potesse piacerle e il re mi ha consigliato di portarle un po' di tutto>>
<<Ah. Giusto.>> sospirò poco convinta. Sporse la schiena verso il carrello, le sue mani si posarono sul bordo di una ciotola nel quale era infilato un cucchiaio <<Natsu è già sveglio?>> domandò con uno sbadiglio.
Virgo annuì <<Diceva di avere del lavoro che voleva completare il prima possibile. È chiuso nel suo ufficio da qualche ora, ormai>>
<<Uhm, Uhm...>> infilò il cucchiaino in quella specie di cremina che riempiva la ciotola e lo portò alle labbra. Era un po' acidulo, ma Lucy si ritrovò a dover soffocare un gemito quando sentì il suo gusto dolce e fruttato fibrillare sulla lingua <<È incredibile>> quasi urlò <<È davvero buono, che cos'è?>>
<<Yogurt di Magnolia, fatto con frutta fresca di stagione e il latte delle migliori mucche della regione. Sa, sono i vantaggi di essere nobili e ricchi>>
Lo sguardo di Lucy si adombrò, mentre si portava un altro cucchiaio di yogurt alla bocca <<Immagino che lui abbia persino più potere è più ricchezze della Sacra luce stessa>>
<<Signorina, la pregherei di non dire certe cose, soprattutto non adesso>>
<<Perché?>> chiese confusa
<<È complicato>> tagliò corto Virgo, si girò verso l'armadio e aprì le sue ante <<Adesso però pensi solo a mangiare, va bene?>>
La ragazza sospirò <<Va bene, farò come dici tu>>
Lucy finì lentamente lo yogurt, assaporando cucchiaio dopo cucchiaio quella colazione che già aveva capito di amare. Virgo l'aiutò a infilare il suo nuovo vestito, un abito morbido con il corpetto rigido e le maniche a farfalla di un bel rosa antico. Era più semplice di quello che aveva indossato la sera prima, ma le piacevano molto i piccoli gigli tracciati sul tessuto del suo vestito. Rimase per un po' a rimirarsi davanti allo specchio mentre Virgo legava i suoi capelli in una gigliola intrecciata. quando finì le rivolse un breve inchino e uscì dalla stanza. Lucy seguì curiosamente con lo sguardo la porta chiudersi alle spalle dell'ancella e tuonare un tonfo secco e poco delicato. Si alzò dal letto sul quale era seduta, dopodiché strascicò i piedi sul pavimento con lentezza quasi monotona e aprì la porta del balcone con uno strattone deciso. Un piccolo fiocco di neve sfiorò la sua pelle, sciogliendosi sulle sue guance mentre lei si sporgeva verso l'estremità del balcone. Era una mattina di fine Febbraio, il giorno prima non era molto freddo, eppure in quel nuovo dì c'era una lieve coperta di neve che velava il cielo affinché il suo cuore curioso di sorprese scalpitasse un po' di più. Il territorio dei Fae era coperto da una cupola di bronzo che lo riparava dalle precipitazioni, era la prima volta che lei vedeva la neve, ma già se ne sentiva innamorata. Spostò i pochi centimetri di neve che si erano posati sulla solita balaustra di marmo, vi poggiò sopra le braccia incrociate e fece sprofondare il viso contro una spala intanto che il suo sguardo serpeggiava lentamente verso la torre nella quale riposava Natsu. Sbuffò un sospiro pesante, quasi annoiato. La sua stanza non era al piano terra, eppure nemmeno da lì riusciva a scorgere la cima, soprattutto in quella giornata nella quale le nuvole coprivano il cielo e offuscavano il vetro dell'aria.
Nella sua prima casa di quando in quando le capitava di sentire qualche fiaba che i suoi vecchi padroni leggevano a loro figlia, in alcune di quelle comparivano anche alcuni draghi, ma rapivano le principesse e le rinchiudevano in una torre per soddisfare la loro sete di egoismo. Non si sarebbe mai immaginata che la famosa "torre del drago" potesse essere tanto interessante. "È il punto più sicuro del castello" le aveva detto Natsu "Non vi ci si può arrivare dall'interno ed è stato costruito così in alto che solo il sottoscritto può raggiungerlo" lì per lì le aveva prese come semplici informazioni, ma in quel momento non poté che pensare che quelle parole in realtà nascondessero un significato ben più profondo. La torre era grande, inaccessibile a chiunque che non fosse lui, candida e dura come il marmo bianco con il quale era stata fatta.
Era il suo cuore, il cuore di una creatura immortale che si era sempre rifiutata di amare davvero.
~È così triste...~ esalò Lucy ~Lì, così vicino eppure così lontano. Irraggiungibile a chiunque, un uomo che non vuole nemmeno le persone a lui più intime vicino a sé~ chissà cosa si provava ed essere lui e vivere la vita nel suo punto di vista da creatura crudele e plurimillenaria.
Fece scivolare lo sguardo dalla torre al giardino che si trovava davanti al balcone. Era una distesa immensa di fiori velati dal bianco della neve che attendevano solo la primavera per sbocciare, siepi labirintiche e alberi sui quali presto sarebbero sbocciate le prime gemme. Sembrava un posto carino nel quale perdersi e camminare, c'erano anche un paio di panchine e fontanelle poste qua e là. Non era male, solo sembrava che là fuori facesse un po' freddo. Tornò nella sua stanza, si chiuse la porta del balcone alle spalle e sfilò un mantello pesante dall'armadio. Un sorriso immenso riempì il suo volto <<È perfetto!>> si disse allegra, mentre allacciava il suo unico bottone sopra all'addome. Anche quel capo era splendido, lana marrone coperta da una pelliccia calda e avvolgente che si stendeva in un cappuccio morbido.
Uscì dalla sua stanza, ma non appena il suo piede toccò una delle mattonelle di marmo che rivestivano il pavimento, una voce la fermò. <<Signorina Lucy, dove state andando?>>
Per un attimo rimase paralizzata, immobile in quella posizione e con gli occhi sgranati. Strinse una mano su quel lembo del vestito che le copriva il cuore e s'impose di calmarsi. Respirò lentamente, con gli occhi chiusi mentre ripeteva più e più volte nella sua mente che lì non aveva nulla da temere. Quando finalmente si sentì più tranquilla, sorrise e si girò verso la persona <<Volevo fare una passeggiata nel giardino>> rispose tutto ad un fiato.
Guardò attentamente l'uomo davanti a lei e sentì la tensione che la stritolava scemare. Era God Serena, una delle guardie che Natsu aveva incaricato per farle da sentinella. Lui corrugò la fronte <<Mi dispiace, ma non puoi andartene in giro da sola. Ho ricevuto ordini chiari>>
<<Oh, ti prego!>> supplicò lei <<Il re aveva detto anche che non dovevate rendermi triste. Non puoi farmi contenta e chiudere un occhio, per favore?>> strinse le mani sulla sua lancia. I suoi occhi erano marroni, scintillanti come quella di una bambina che cercava di persuadere i genitori a comprarle un giocattolo nuovo.
God Serena la fissò a lungo, lo sguardo impassibile è un sopracciglio incurvato verso il basso. Sbuffò un sospiro, poi scosse la testa <<Mi avete capito male. Se volete possiamo fare una passeggiata, ma la prossima volta ricordate che prima di uscire dalla vostra stanza dovete avvisare la sentinella che sta di turno. Dalle sei e uno alle dodici ci sarò io. Dalle dodici e uno alla diciotto ci sarà Gajeel. Invece durante la notte ci saranno altre due sentinelle. Non so se incontrerai mai quella che occupa gli orari prima di me, ma la sentinella incaricata di occuparsi di te dalle diciotto e un minuto alla mezzanotte è un certo Wall Eehto. Sono le istruzioni del re, dobbiamo rispettarle>>
Lucy annuì, il soffio di una risatina leggera trasalì dalla sua gola <<Va bene, lo farò. Però adesso andiamo. Voglio scoprire tutto di questo castello>>
<<Sai, non pensavo che voi umani foste tanto espansivi>> scosse la testa. L'armatura che indossava cigolò quando lui fece un passo, poi le rivolse un lieve cenno con la mano <<Che state aspettando, piccola umana? Il giardino è da questa parta>>
~Piccola umana?~ cercò di soffocare quel senso d'inadeguatezza che provava ogni volta che qualcuno la chiamava in quel modo, ma non ci riuscì. Sapeva che non la chiamavano in quel modo con disprezzo, Natsu non lo avrebbe permesso, eppure non poteva evitare di sentirsi inferiore quando qualcuno si rivolgeva a lei sottolineando la sua razza.
Strinse i pugni. Si costrinse ad abbozzare un sorriso forzato e lo seguì senza dire niente.
Il giardino del castello era immenso. Una distesa interminabile di siepi coperte di neve e alberi torreggianti. Due statue eleganti di marmo bianchissimo si reggevano sulla sommità di due fontane. Raffiguravano delle donne splendide, drappeggiate da vestiti non molto sontuosi ma capaci di mettere in risalto la loro bellezza così... beh, così semplicemente classica e di classe. Rimase a fissare il loro sguardo così luminoso e intelligente, i piccoli archi d'acqua tracciati dai getti delle fontane, quando una voce sconosciuta catturò la sua attenzione. <<Lì c'è una ragazza. Credi che sia lei la nuova cortigiana?>> trillò, probabilmente indicandola. Era una delle serve del palazzo, stava portando dei secchi d'acqua al castello e con lei c'era anche un'altra donna che stava svolgendo la sua stessa mansione. Lucy era girata di spalle, non poteva vederle, ma sentiva in cuor suo che stavano parlando si lei.
La donna alla quale si era rivolta la prima sbuffò <<Mi sembra evidente. Guarda i vestiti che indossa, sono così belli pregiati! E poi quei capelli sembrano quasi fili di luce dorata, proprio come li aveva descritti God Serena>>
L'altra serva lanciò un occhiata torva alla figura di Lucy, poi si rivolse nuovamente alla sua amica <<Il re ha imposto degli strani ordini affinché lei stese bene qui. Credi che sia la sua favorita?>> gracchiò irritata, come se l'argomento la riguardasse personalmente.
<<Ieri l'ho visto per caso entrare nella sua stanza nel cuore della notte. È molto probabile che quindi lo sia davvero, la sua favorita>>
~Favorita?~ Lucy si sentì il cuore in gola. Faceva freddo, piccoli fiocchi di neve scendevano sul suo viso pallido, eppure si sentiva accaldata, senza aria, con il fiato strozzato. Si asciugò la fronte, mentre quella parola e le chiacchiere delle due donne continuavano a riecheggiare tra le pareti della sua mente. ~Favorita~ era davvero questo il suo ruolo alla corte? Non nascose che più volte le era passato per la mente, ma l'affetto genuino con cui Natsu la trattava sempre non le sembrava quello di un uomo che voleva solo giacere con lei. Però in quel momento non potè fare a meno di pensarci. L'immagine che conosceva già ma con Natsu come solo e unico protagonista e la sua stanza come sfondo. Immaginò il suono del suo vestito strappato dalle dita ruvide e spietate di lui, il freddo che pungeva la sua pelle nuda, la mano del re dei draghi che vagava sul suo corpo e le loro labbra avvinghiate in un bacio forzato, irruento. Un bacio a senso unico che lei non sarebbe mai riuscita ad apprezzare. Un bacio che faceva male.
Si sentì il cuore pesante. Il terrore che quell'incubo sarebbe potuto diventare realtà l'assaliva, e lei intanto soffriva. Abbassò lo sguardo e tornò ad ascoltare il discorso delle due donne, spaventata da ciò che avrebbero potuto dire su di lei. <<Spero solo che lei sia solo un passatempo>> disse una delle due <<Se sua maestà se ne innamorasse davvero potrebbe essere un problema. Un umana non può governare il regno draghi, non ne avrebbe la forza>>
L'altra serva annuì <<Sì, e poi lei...>>
<<E poi lei è solamente un'amica del re, nulla più e nulla meno>> le interruppe una voce più sicura e solenne, una che a Lucy non era sconosciuta. Voltò la testa nella sua direzione, il sorriso fiero sul viso del generale Scarlett le fece tornare a respirare. <<Il re non vuole che voi spettegoliate su di lui, le voci si diffondono in fretta. E oltre al fatto che ciarlare di una persona quando ce la di ha davanti è alquanto scortese, ci terrei a mettervi in guardia che lei è la protetta del re, quindi non so quanto possa essere conveniente gettare fango sui loro nomi. Gli umani non hanno il nostro udito, ma non sono sordi>>
<<G-Generale S-Scarlett>> mormorò impietrita una delle due.
<<Sì, ha perfettamente ragione, Madonna Erza. Ci scusi tanto per la nostra impertinenza>> scattò l'altra. Si girò verso la sua compagna di chiacchierate, le artigliò il braccio e insieme scomparvero dietro a quell'anta di legno che divideva la corte dal giardino.
Erza sorrise delicatamente, il suo sguardo scivolò verso gli occhi grandi e marroni di Lucy <<Ti chiedo scusa per loro, le domestiche sono un po' tutte pettegole. Un tempo girava la voce che io e Gray ci saremmo innamorati un giorno, ma non è mai stato altro che un pettegolezzo. Siamo entrambi fedeli al re, ma lui è un uomo di mecenatismo e io una donna di guerra, la nostra amicizia si ferma a un rispetto reciproco incondizionato. Sono sincera se dico di capire come ti puoi sentire>>
<<Grazie>> soffiò con un filo di voce <<Ma se permettete la domanda, che cosa ci fate qui? Non dovreste essere a casa vostra?>>
Le sue guance si tinsero di un rosso poco più delicato di quello splendido e scarlatto dei suoi capelli <<Beh, ieri ho alzato un po' il gomito e il re ha preferito farmi restare alla corte piuttosto che lasciarmi tornare a casa da sola>> lo apprezzava, ma non era particolarmente lusingata dal suo gesto. In realtà sembrava più imbarazzata per aver permesso all'alcol di destabilizzarla.
Lucy la guardò e annuì lentamente <<Capisco. Dunque come avete trascorso la notte, madonna?>>
<<Bene. In realtà questa non è stata la prima volta che ho dormito al castello, ma tornare in quelle stanze nelle quali si è cresciuti fa sempre bene>>
<<Non nel mio caso...>> soffiò Lucy vaga, mentre si strofinava il collo con nervosismo. La notte prima non era riuscita a resistere al fascino gentile e affabile di colui che l'aveva salvata dal suo incubo quotidiano per accoglierla nella sua tavola, ma di Erza sapeva soltanto di quanto fosse devota al suo lavoro. Non sapeva altro. Non si fidava di dirle altro.
Forzò le sue labbra affinché si piegassero in un sorriso quasi invisibile <<Avete detto di esser stata qui altre volte, come mai?>>
Il volto della donna si adombrò all'improvviso. Un ombrava vaga che velava il suo profilo solenne e senza età, mentre con gli occhi di un drago studiava il vuoto <<Mia madre era una serva>> biascicò fievole <<Vivevo proprio qui, in questo castello. Non ho mai avuto un padre, ma non mi è mai importato veramente. Re Natsu e Gray erano più grandi di me, al tempo governava il defunto re Igneel, e loro si erano sempre dimostrati molto disponibili nei miei confronti. Sostituivano la famiglia che non avevo, quella compresa da una madre amorevole ma consumata dalle fatiche e da un padre inesistente. Le cose cambiarono quando persi anche la mia vera madre. Ero entrata nell'esercito molti secoli prima e mi ero già contraddistinta per le mie doti da generale, ma ogni volta che tornavo in quel castello mi piaceva sapere di essere vicina all'unico vero membro della mia famiglia. Dopo la sua morte tutto diventò così diverso...>> sospirò melanconica, la testa abbassata e lo sguardo sofferente <<Mi trasferii e mi abbandonai alle spalle quello che era un passato di amore e abbracci materni>>
<<Io...>> provò a dire Lucy, ma la sua voce esitò a uscire e si bloccò. Ingoiò a vuoto. Gli occhi velati. Un labbro stretto tra i denti <<Mi dispiace>>
La mano di Erza si posò sulla sua spalla. Lei alzò la testa e vide il drago dentro di lei guardarla con uno sguardo tanto triste quanto delicato <<Non importa, da allora sono crescita molto e ho accettato la situazione. Volevo bene a mia madre, ma qualche volta anche i draghi muoiono e bisogna andare avanti con le proprie gambe. Io personalmente ho visto tante vite spegnersi, quindi so di cosa sto parlando>>
<<Sembra spaventoso>> mormorò Lucy come se impietrita dalle sue parole.
Lei annuì <<Questo però è il lavoro di un cavaliere>> il suo sguardo si sollevò verso l'alto. Un uccellino dal manto grigio-marroncino e il petto rosso pigolò un verso delicato, uno sbattito di ali e abbandonò il ramo sul quale era poggiato, facendo cadere qualche grumo di neve. Il sorriso tornò sulle sue labbra, dolce e delicato come la carezza di una madre che cullava la figlia <<Ma adesso basta parlare di me. Tu come stai? Oltre ai pettegolezzi della servitù, intendo>>
Una lieve risatina fugace riecheggiò dalla sua bocca soffice. Piegò la testa verso God Serena, il quale la stava sorvegliando da davanti alla porta del giardino <<Osservata, anche se mi chiedo a cosa serva tutto questo se permette alla gente di sparlare di me in mia presenza>>
<<Erano voci, avrà pensato che non fosse un argomento tanto importante>> scrollò le spalle con indifferenza, dopodiché l'argomento venne immediatamente accantonato <<Ma forse è meglio così. È una brava guardia, però la sua arroganza lo porta a essere troppo narcisista e a dimenticare cosa sia la diplomazia. Se avesse sedato le voci con il suo temperamento aggressivo avrebbe rischiato che le serve fraintendessero le sue minacce>>
Lucy sospirò <<Non ne sono sicura. Temo di non avere le sue simpatie>>
<<Non ti preoccupare>> blandì Erza con quel suo tono solenne e al contempo carezzevole che contraddistingueva la sua voce <<Fa parte della prima generazione, è normale. Sono molto anziani, ciò rende molto di loro restii al cambiamento>>
<<Hai detto che fa parte della prima generazione?>> domandò curiosa <<Che cos'è?>>
<<Sono i primi draghi, quelli nati nel primo eone, quando ancora la terra era una distesa di lava e fuoco bollente. Al tempo i cieli e il pianeta erano governati solo dai draghi e i Fae del fuoco, gli emissari della Luce sacra, nonché uniche creature capaci di alimentarsi con la lava e di resistere alla pioggia di meteoriti dell'Adeano>>
Lo sguardo concentrato di Lucy si scompose in in espressione incredula <<È davvero interessate...>> biascicò con un filo di voce soffusa. Alzò una mano e fece scorrere due dita sul viso per scostare un piccolo fiocco di neve che si era posato sulle sue ciglia <<E il re?>> domandò in fine <<Anche sua maestà è un drago della prima generazione>>
I suoi capelli rossi e splendenti come fili del destino si mossero lievemente quando abbassò la testa per annuire <<Nato insieme agli ultimi bombardamenti di meteoriti dell'Adeano, re Natsu è l'ultimo drago della prima generazione. Dopo di lui la vita cominciò a diffondersi sulla terra, il nostro pianeta a mutare, e nuove razze di draghi e Fae si diffusero nella popolazione. Io per esempio sono un drago dello spazio, la sua manipolazione è il mio potere. Gray è affine al ghiaccio invece...>>
<<Non credevo che voi draghi poteste essere un popolo così meraviglioso...>> si ritrovò a dire. Le labbra che da sole soffiavano parole di vento, gli occhi brillanti come quei piccoli cristallo di ghiaccio che calavano sulle loro teste <<Voglio scoprire tutto di voi>>
<<E sono certa che lo farai>> assicurò lei, ancora più splendente della sua armatura quando la luce del sole la illuminava. Lucy si accorse solo in quel momento che la stava ancora indossando. Una gonna a pieghe blu come il mare notturno, sotto agli spallacci, le cubitiere, i fiancali, i manubri, gli stivali alti e il busto di titanio che componevano la sua armatura.
Lei splendeva.
Lei splendeva anche in un giorno dove le nuvole e la neve bianca velava il cielo.
Lei splendeva anche in quella giornata quasi grigia perché sembrava una bella persona. O almeno era così che Lucy l'aveva ritratta solo dopo poche frasi scambiate in quel giardino di neve e incanti ghiacciati.
La porta che univa il castello al cortile si aprì all'improvviso, cigolando lentamente, e una ragazza minuta in divisa da domestica comparve dietro a quell'anta di legno che si era appena spalancata. Rivolse qualche breve parola a God Serena, poi tornò dentro al castello. Lo sguardo della sentinella s'imbronciò in in espressione più seccata, in poche falciate si ritrovò davanti a Lucy ed Erza. Lanciò un breve sguardo alla seconda, ma poi fermò la sua attenzione su Lucy, la quale lo stava già fissando con aria immotivatamente preoccupata. Lui sospirò <<Vostra maestà vorrebbe vedervi alle scuderie, signorina Di Caracole. Ha detto che è urgente>>
<<Alle scuderie?>> domandò Erza, più per assicurarsi di aver sentito bene che per una sua distrazione. God Serena annuì. Lei si voltò verso di Lucy <<Sapete già dove si trovano?>>
Scosse lievemente la testa <<No, in realtà non ne ho proprio idea. Questa corte è così grande, non sono nemmeno sicura di trovarmi nel giardino reale in questo momento. E poi, perché dei draghi dovrebbero avere dei cavalli? Sarebbe come scegliere d'indossare una sciarpa quando si ha a disposizione un mantello>>
God Serena rimase impassibile, invece Erza soffiò una risatina leggera. <<La sciarpa ti avvolge, il mantello ti copre, lo teniate a mente. Comunque stavo per andare alla scuderia per riprendere il mio cavallo. Potrei accompagnarvi, se vi va>>
Le mani di Lucy si unirono in un piccolo punto sopra al cuore <<Grazie, ve ne sarei davvero grata>>
<<Io non sono d'accordo>> stabilì God Serena, storcendo il naso <<Sono io la sua sentinella. Questo dovrebbe essere il mio compito, non il vostro, madonna>>
<<Conosco bene sua maestà, non credo che saranno certe minuzie a farlo adirare>> ribatté la donna. Il suo collo bianco ed elegante si allungò delicatamente verso la spalla della ragazza, una vaga scintilla illuminò il suo sguardo <<E voi cosa ne dite, signorina Lucy? Verrete con me?>>
<<Ecco, io...>> la sua voce si ammutolì. I suoi occhi grandi e marroni scivolarono lentamente sulla figura di Erza, mentre un groppo di saliva le rimaneva incastrato in gola. Si sforzò a mandarlo giù e annuì impercettibilmente <<Va bene, generale Scarlett>> la vide farle un cenno con la mano e allontanarsi verso l'entrata del castello. God Serena sembrava un po' irritato, il cipiglio incrinato e le braccia strette contro il petto mentre guardava la donna con uno sguardo infuocato, che bruciava silenzio e bile per divampare in una rabbia velenosamente sorda. La neve si posava sui suoi capelli, toccava delicatamente la punta della sua lancia e scendeva lenta. Lucy gli rivolse un piccolo saluto con la testa e raggiunse Erza, in cuor suo sperando e pregando la Sacra Luce affinché lui non riservasse rancore per quanto appena successo.
Le scuderie reali erano la struttura più rudimentale del castello, un lungo esificio di legno e roccia rudimentale che si stendeva per una decina di metri. Lucy seguì esitante i passi di Erza che affondavano nel fieno e nei piccoli residui di fango che giacevano sul pavimento. Affondò le dita nel tessuto della sua gonna per alzarlo lievemente da terra, mentre concedeva al suo sguardo di vagare sui cavalli riposti dentro ai loro box come un mero giocattolino da tirare fuori solo quando avrebbe fatto comodo a qualche drago. C'erano una dozzina di cavalli, tutti raggianti e maestosi, inclini alla bellezza a dir poco sontuosa che riempiva le sale di quel castello. Sotto il loro pelo bianco, o nero, o marrone trasparivano due piccoli occhietti dallo sguardo intelligente. Erano luminosi, lucidi, piccoli globi di onice che brillavano sotto l'eleganza delle loro palpebre raffinate. ~È possibile che tutto qui sia davvero così bello? Dov'è l'inganno dietro tutto a questo splendore?~ rimuginò lenta, sconsolata, la testa china mentre procedeva tentennante nel corridoio della scuderia.
La porta di uno dei box cigolò. Lucy smise di pensare quando una mano grande e calda le avvolse la schiena per posarsi sul suo fianco. Sussultò, poi quando la sua voce lasciva e ammaliante le accarezzò le orecchie sentì la sua gola privarsi di fiato <<Sei qui, finalmente>> sorrise Natsu, la schiena posata sul telaio del box, la voce sempre gentile e un braccio allungato per tenerla stretta a sé.
Lucy sentì quel tocco leggero entrarle fin dentro le ossa, una scarica di fuoco ed elettricità scorrere dentro di lei e farla scattare di lato, lontano da quella sensazione frastornante di sentire le sue mani sul suo corpo. Rossa, rossa come il fuoco e con il cuore che le batteva nel petto con violenza, alzò la testa e lo guardò imbarazzata. Lui era lì, davanti a lei con lo sguardo sorpreso e le labbra dischiuse. Era statuario, il mantello verde scuro sul quale lei aveva vomitato il giorno prima era di nuovo pulito, elegante e raffinato mentre fasciava la seta pregiata dei suoi abiti. La sua chioma rosa era leggermente arruffata, scompigliata quanto bastava per mettere in risalto il suo viso senza tempo e gli occhi di quel ventre profondo e penetrante che la faceva tentennare sempre. La sua mascella tremò "Ieri l'ho visto per caso entrare nella sua stanza nel cuore della notte. È molto probabile che quindi lo sia davvero, la sua favorita" quelle parole l'avevano scossa. Natsu aveva sempre fatto attenzione a non dire cosa davvero volesse che lei facesse al torre, il vero motivo che l'avevo spinto a raccoglierla sotto il suo tetto e non a limitarsi ad affidarla a qualcun altro, e questo la faceva pensare. Adesso sembrava carino con lei, ma lo sarebbe sempre stato? Quel pensiero la uccise.
Vicino a lui c'era anche un altro uomo. Era alto, vestiva una divisa da guardia e aveva i capelli marrone scuro che gli contornavano il viso in un caschetto scarmigliato, ma non gli prestò attenzione. Si strofinò il braccio e rispose fievole: <<Sì, God Serena aveva detto che volevi vedermi>>
<<È vero>> confessò sorridente <<Mi sono svegliato presto per poter finire del lavoro il prima possibile. Un mio caro amico è appena tornato a Magnolia e credo che sarebbe felice di conoscervi. Inoltre ci tenevo ad essere il primo che ti avrebbe mostrato la città>>
<<D-Davvero?>> balbettò Lucy. Quando lo vide annuire sentì le sue guance sciogliersi, dovette coprirle con le mani per evitare che si sciogliessero davvero <<È davvero un bel pensiero, grazie>>
Natsu abbozzò un sorriso delicato <<Speravo davvero che tu lo avresti detto>> girò la testa verso l'altro uomo e gli sorrise <<Ti presento Wall Eetho, insieme a Gajeel e God Serena ti farà da guardia. Ci teneva molto a conoscervi. Insieme a loro ci dovrebbe essere una terza sentinella, ma occuperà il turno notturno e preferirebbe mantenere l'anonimato. È un drago molto potente, ma concordo con la sua scelta. Non che Wall Eetho al suo confronto valghi meno, certamente>>
Lui approfondì la stretta sulla sua lancia e s'irrigidì <<Sarà un piacere lavorare per voi, signorina>> aveva uno sguardo amichevole, anche in quel tono e in quella postura militare la sua voce non sembrava rude, e a Lucy ispirava quasi simpatia.
Si portò una mano al cuore e chiuse gli occhi mostrando un sorriso delicato <<Vi ringrazio, ma il piacere è solo mio. Spero di non causarvi troppi problemi>>
<<Evitare che voi ne abbiate dovrebbe essere il mio di compito>> la fece arrossire per l'imbarazzo.
Natsu spostò gli occhi verdi su Erza, la tranquillità nel suo sguardo posato e immortale non vacillò un solo istante <<Generale Scarlett, l'avete accompagnata voi?>>
Il sorriso fiducioso che piegava le labbra di Erza si allungarono in un sorriso splendido, tranquillo e celestiale come un pezzo di paradiso <<Sì, possiamo dire che qualche volta le donne devono discutere tra loro. Sa, certe chiacchiere hanno il potere di unire o distruggere un'intera nazione>>
<<E così voi sareste una donna?>> ridacchiò Natsu con tono scherzoso <<Indossate un'armatura da millenni, ormai. Qualcuno se lo sarà pur chiesto>>
Lei gli lanciò uno sguardo stizzito <<La vostra comicità scadente è paragonabile solamente alla vostra abilità nel raggirare la verità senza mentire, sire>> allungò le braccia al cielo per stirare i muscoli e sbadigliò assennatamente <<E quindi andarete in città?>>
Il re dei draghi annuì <<Sì, per caso volete venite pure voi? Volevo portare Lucy a vedere i giardini Jonah, ma so che voi...>>
Lei lo interruppe immediatamente scuotendo la testa con fare desolato e allo stesso tempo vagamente sbrigativo <<Non si preoccupi, sire>> gli disse senza scomporsi un solo istante <<Verrò con voi, ma arrivati in città tornerò a casa mia. È da circa un secolo che non vado in quel posto, continuare ad evitarlo mi farà solo del bene>>
<<Lo immaginavo...>> sospirò Natsu, deluso nonostante le sue stesse parole. Sapeva bene cosa rappresentava quel luogo per quella donna, ma gli piangeva il cuore sapere quanto certi dolori segreti non potessero ricucirsi nemmeno dopo decenni di attesa. Per loro creature immortali il dolore doveva essere qualcosa di fondamentale da imparare, qualcosa dalla quale dipendeva la propria sopravvivenza, ma spesso nessuno di loro riusciva ad accorgersi di quanto in realtà stava ancora soffrendo.
Un piccolo taglio di luce pallida squartò il pavimento. La posta della scuderia si aprì cigolando lentamente, e una piccola vocina morbida riecheggiò tra le pareti dell'edificio <<Sua altezza, sono qui>> trillò quella che Lucy riconobbe essere la bambina del giorno prima, quella stava per salvare da un pericolo inesistente. Era piccola, sulle sue labbra appena rosate un sorriso delicato, e il suo corpo era avvolto da un tenero vestitino di pizzo e merletti viola scuro.
Natsu sorrise <<Wendy, eccoti qui, ti stavo aspettando>> superò Lucy ed Erza con un paio di falciate e arrivò davanti alla bambina. Era più alto di lei, molto più alto di lei, tanto che dovette accovacciarsi sulle ginocchia per arrivare al suo viso. Sulle sue labbra era stampato un sorriso delicato, dolce, quello di un bravo fratello maggiore che si occupava della sua tenera sorellina. Il suo sguardo era dolce mentre la osservava, si capiva dal modo in cui la guardava che a lei teneva veramente. <<Sei pronta?>> domandò cordiale, con quel tono accondiscendente che usavano sempre gli adulti quando parlavano ai bambini.
Lei annuì <<Prontissima!>> squittì nuovamente, talmente carica di energia da fare una giravolta e fermarsi rivolta verso Lucy. Il suo volto si fece subito interrogativo, le sopracciglia che tendevano verso l'alto e le labbra spalancate ~E lei chi è?~ si chiese innocente, squadrandola da testa a piedi con sguardo meravigliato. Non aveva mai visto una ragazza così bella. I suoi capelli biondi avevano il colore dell'oro e le ricadevano sul viso con una frangetta scompigliata e due ciocche luminose. Aveva un buon profumo, molto particolare. Scrutarla la fece sentire bene. Nulla in quel suo viso sfregiato dalla fame e il dolore suggeriva ostilità, ma c'era qualcosa in lei che la faceva sentire bene.
Voleva stringerla a sé, farsi proteggere da tutti i mali del mondo e proteggerla a sua volta.
Stava ancora sorridendo quando la voce di Wall Eetho la risvegliò dai sui pensieri <<Questa bambina si chiama Wendy, sebbene sia giovane d'età, in realtà è un drago molto capace. Pure lei vive alla corte>> si concesse un attimo d'informalità e carezzò la testa della bambina con dolcezza paterna.
<<Siete voi che siete troppo gentile con me>> gli diede un breve abbraccio prima di staccarsi ridente.
<<Sono delle biglie di vetro, vostra madre mi ha chiesto di farvele recapitare. Avrebbe voluto scusarsi personalmente con te per la lontananza degli ultimi giorni, ma purtroppo è molto impegnata>> Wall Eetho protese verso di lei la mano destra e le porse un piccolo sacchetto di cuoio.
Gli occhi marroni di Wendy parvero illuminarsi <<Davvero? Vi ringrazio>> raccolse il sacchetto tra due mani, né controllò il contenuto, poi lo ripose in una delle sue tasche <<E ringraziate mia madre da parte mia, ha avuto un bel pensiero>>
<<Lo farò sicuramente>> la guardava con un affetto sincero, uno di cui Lucy provò quasi invidia. Ammirò gli occhi velatamente inteneriti del suo sovrano il quale -consapevole di quanta tenerezza quella bambina dai lunghi capelli blu potesse ispirare- decise di non riprendere la guardia, poi la sua attenzione tornò su Wall Eetho che disse: <<Adesso devo andare, vi auguro di trascorrere una buona giornata>> piegò il capo in un lieve inchino e poi andò via.
Natsu notò la piccola Wendy riprendere a guardare Lucy con insistenza, allora la sua espressione s'illanguidì <<Ti presento Lucy Di Caracole, da ieri vive con noi a palazzo>>
<<Da ieri?>> chiese Wendy esitante <<Il suo odore è vagamente familiare. Nessun drago ha il suo stesso profumo>>
Lucy sentì la sua schiena irrigidirsi. Il giorno prima quando li aveva spiati non si era preoccupata del famoso olfatto dei draghi, che qualcuno avesse potuto sentire il suo odore mentre si accertava che la bambina stesse bene. Si sentiva tesa come la corda di un violino. La fronte umidiccia e grondante di sudore mentre gli osservava. E adesso come avrebbe fatto? Come avrebbe fatto a dire a colui che l'aveva accolta in casa sua, cosa davvero era arrivata a pensare sul suo conto? Si strinse una mano al cuore. In realtà non aveva mai smesso di pensarlo. Lo sapeva bene, perché farsi suggestionare da una semplice pettegolezzo infondato significava non averlo mai rivalutato veramente. Era spregevole, lo sapeva bene, ma non poteva proprio trattenersi. Lui era il re dei draghi, una delle creature più forti e letali del pianta, un dominatore per natura. Nelle storie era sempre ritenuto come un tiranno spregevole, eppure non era come si era mostrato a lei. Aveva un lato gentile, affabile, premuroso, e a lei sembrava tenerci veramente. Ai suoi occhi lui appariva come una creatura perfetta, impossibile per non essere di matrice divina. Tutto questo però era sbagliato, ci doveva essere qualcos'altro sotto a quegli occhi verdi e profondi, quella pelle che sembrava oro luminoso e quelli splendidi fili rosati che scompigliavano dolcemente la sua chioma. Ci doveva essere qualcos'altro dentro di lui, un'ombra ostile e ignobile che giaceva dentro al suo cuore di fuoco.
Si strinse tra le spalle. Non voleva rispondere a quella domanda, non voleva dire ciò che pensava segretamente. Ingoiò a vuoto. La tensione che la stava trattenendo sul posto si sciolse quando sentì Natsu dire: <<È umana, e gli umani hanno un odore diverso dal nostro, impossibile da non notare. Forse lo avrai sentito mentre camminavo per il castello>>
Wendy corrugò la fronte, un dito poggiato sull'arco delle sue labbra mentre annuiva <<Sì, potrebbe essere vero>>
Le braccia di Erza si strinsero conserte sotto all'addome <<Quindi verrai pure tu con noi, piccola Wendy?>>
<<No, no>> sorrise lei <<Devo aiutare mia madre, sono qui solo per Torojia>>
<<Torojia?>> Lucy aggrottò la fronte, il suo sguardo scattò su quello allegro e gioviale della bambina <<Che cos'è Torojia?>>
<<Wendy è un drago del cielo, nonché la figlia di una delle migliori infermiere del castello>> spiegò Natsu, mentre la sua mano calava affettuosamente sulla spalla della piccola <<Sai, la verità è che io soffro di chinetosi e non posso prendere una carrozza o andare a cavallo senza stare male. Per ragioni di spazio e sicurezza mio padre aveva promulgato una norma affinché i draghi non potessero entrare in città nella loro forma alata a meno che non scendessero in delle zone
d'atterraggio private come quella che ho usato io ieri, quindi andarci a piedi o cavalcando è la nostra unica opzione. Wendy e sua madre hanno dei poteri curativi molto potenti e sanno padroneggiare Torojia, un incantesimo che previene la chinetosi>>
<<Soffri di chinetosi?>> chiese Lucy stupita, guardandolo con occhi strabuzzati <<E quando voli come fai? Io sono finita per vomitare, perché a te non è successo nulla?>>
Lui scosse le spalle <<Per noi draghi volare è come camminare. Non so bene se sia una risposta esauriente, ma credo che faccia parte del nostro codice genetico. Siamo creature d'aria, stiamo veramente bene soltanto quando voliamo. Ci rende più forti. Ci fa sentire come se stessimo bruciando e amassimo sentirci in fiamme. Un drago incapace di volare non è un vero drago>>
Un sospiro sfuggì dalle labbra di Erza <<Ha ragione. Questo è uno dei tanti segreti dei draghi. Nonostante millenni di esistenza, in realtà gli scienziati sanno ben poco della nostra natura magica e divina>>
<<Siete così misteriosi e imprevedibili, voi draghi...>> mormorò Lucy sottovoce <<Mi piacerebbe scoprire di più sulla vostra cultura>>
<<Ed è proprio per questo motivo che volevo mostrarti la città>> Natsu si girò verso Wendy e le rivolse un lieve sorrisino delicato <<È arrivato il tuo momento>>
Lei fece un piccolo saltino <<Va bene, sono pronta!>> le palpebre bianche e delicate coprirono il marrone profondo dei suoi occhi, mentre dalle sue labbra sottili sussurravano parole arcaiche di quella lingua ancestrale che sapeva di cielo e piccoli frammenti di vento. Lucy sentì un potente flusso di energia magica stratificarsi nell'aria e premere l'atmosfera fino ad appesantirla. L'odore metallico e particolare della magia cominciò a frizzare di nuovo nell'aria, così densa che lei pensò quasi di essere completamente avvolta tra le sue braccia inesistenti.
Le mani di Wendy brillavano dello stesso colore del cielo. Magia chiara e pulita cha dalle sue dita si stendeva delicatamente verso la fronte del re dei draghi. Pronunciò le ultime parole dell'incantesimo con quella stessa voce maestosa e solenne che era comune a tutto il popolo dei draghi, poi dischiuse lentamente i suoi occhietti gentili e fece un passo indietro. Natsu la guardò sorridente <<Grazie>> le disse pacato.
<<Non c'è di ché>> trillò lei <<Adesso però scusatemi, ma io devo andare. Ciao e buona giornata a tutti voi>> aspettò che anche gli altri la salutassero, poi si piegò in un piccolo inchino e uscì dalla scuderia sgambettando con la sua solita allegria infantile da bambina.
Lucy guardando quei lunghi capelli blu che sembravano fili di zaffiri preziosi e svolazzavano leggiadramente del vento, non potè trattenersi dal sorridere. <<Wall Eetho ha ragione, un giorno quella bambina diventerà un drago molto potente>> disse Natsu davanti a lei, mentre si girava verso il suo box e afferrava le redini del suo cavallo. Gli fece percorrere un breve tratto del corridoio principale, lo fermò davanti a una piccola pedana di legno e ci salì in groppa agilmente. Il suo sguardo si alzò verso quello di Lucy. I suoi occhi verdi rigati di pagliuzze nere la stavano fissando intensamente quando sollevò una mano per invitarla a raggiungerlo <<Immagino che tu non sappia cavalcare, non è così?>> le chiese <<Il mio cavallo è abbastanza resistente da poter trasportare entrambi. Stringiti a me, andrà tutto per il meglio>>
~D-Devo stringermi a lui?~ sentì di nuovo quelle voci riecheggiare nella sua testa. "Ecco Lucy Di Caracole! Ecco la puttana del re!" avrebbe pensato con disprezzo chiunque l'avrebbe vista? Perché nella sua visione delle cose era così. Sarebbe stato abbastanza normale che il popolo dei draghi non accettasse che un'insulsa umana fosse l'amata o anche solo la protetta del loro potentissimo signore.
Le voci giravano.
I sussurri talvolta facevano più male di cento insulti gridati a voce alta.
E ancora lei temeva che quel chiacchiericcio non nascondesse un fondo di verità. Perché la verità era che lei tremava alla sola immagine dei loro corpi avvinghiati insieme. Tremava al pensiero che il demone marchiato d'inchiostro e magia che vegetava dentro di lui potesse farle patire il dolore di una volta.
Indietreggiò lentamente, ma non andò molto lontano. Erza era alle sue spalle, e lei finì per sbattere contro il metallo brillante della sua armatura. Sgranò gli occhi <<Io preferirei andare con il generale Scarlett, se per te non è un problema>> disse tutto ad un fiato, senza riflettere un solo istante alle sue parole.
Erza e Natsu si scambiarono uno sguardo perplesso, poi lei scosse la testa <<Mi sarebbe piaciuto continuare a parlare ancora un po' con voi, signorina Di Caracole, ma temo che non sia possibile. L'armatura che porto è molto pesante, il mio cavallo non riuscirebbe a reggerci entrambe>> spalancò l'anticella di legno del suo box e vi fece uscire un cavallo dal manto bianco come la neve e la criniera che fluttuava delicatamente nell'aria come piccole ragnatele candide e sottili.
Natsu annuì <<Inoltre il generale Scarlett deve tornare a casa sua, mentre noi dobbiamo andare altrove>> le spiegò, Lucy però rimase in silenzio, visibilmente spaventata da un timore che lui non riusciva a vedere. Provò a dire qualcosa, ma in quel l'esatto momento che stesse per farlo l'espressione sul suo viso si cruciò e dalle sue labbra uscì solo un soffio disarticolato. La guardò intensamente, poi abbassò la testa <<Forse ho capito...>> biascicò sottovoce, più sconsolato di quanto lei lo avesse mai visto <<È per il modo in cui volo, non vero?>>
~Che cosa?~ pensò Lucy <<Che cosa?>> disse sorpresa.
<<Mi ricordo che ieri ti eri lamentata del mio modo di volare. Forse temi che il mio modo di cavalcare sia lo stesso, ma non devi. Torojia è una magia temporanea, che si consuma con l'utilizzo, non assoluta. È necessario che io mantenga un andatura calma e costante per non stuzzicare la mia chinetosi, quindi non hai nulla da temere. E poi...>> il suo cavallo nitrì. Lui si apprestò immediatamente ad accarezzargli il viso per calmarlo, una mano dorata sopra a un manto marrone che s'inscuriva in una criniera color cenere e una striscia bianca sulla fronte. Quando lo vide più tranquillo, la mano di Natsu tornò sulla sua briglia e lui girò la testa verso il basso, come per nascondere il suo viso dagli occhi delle due donne <<Lucy, sei una persona alla quale io voglio imparare a portare rispetto. Posso capire che la tua esperienza ti abbia portato a diffidare dagli altri, ma io voglio dimostrarti di poter essere degno della tua fiducia. E io non mento mai, ormai lo sai bene. Arriverà il giorno in cui mi lascerai spogliarti di tutti i tuoi scudi, di accarezzare la tua anima, e allora sarai libera da ogni tuo dolore. Mi permetti di fare un altro passo per avvicinarmi al tuo cuore?>>
<<Io...>> mormorò Lucy, ma poi s'interruppe.
La mano libera di Erza -quella con cui non teneva le redini del suo cavallo- si posò sulla sua spalla <<È sincero, lo sento. Natsu è il nostro re, potete fidarvi di lui>>
Lucy esitò. Alzò lentamente la testa e guardò il drago dritto nei suoi occhi profondi e sinceri. Era vero. I draghi erano incapaci di mentire a da quando quando si erano incontrati, mai una sola volta lui le aveva dato anche solo un vero motivo per diffidare della bontà delle sue azioni. Allora perché lo temeva così tanto? Perché da quando era nata la gente non aveva mai fatto altro se non tradirla, ferirla e lasciarla vegetare nel suo eterno stato di tristezza catatonica che ormai conosceva bene. Ma Natsu era diverso, con lei si era sempre comportato con gentilezza. Poteva davvero fidarsi di lui? Del re dei draghi?
Un sorriso riempì il suo volto. Girò intorno al cavallo di Natsu, saltò i primi tre pioli della pedana con un balzo aggraziato e si fermò sull'ultimo. Lui la fissò con sguardo sorpreso, gli occhi verdi che tendevano a una sfumatura più luminosa e le labbra dischiuse, poi qualcosa nel suo modo di scrutare la sua figura tenera e minuta cambiò. Allungò una mano e l'aiutò goffamente a salire sulla schiena del cavallo. Ci misero un po', Lucy dovette allungare una gamba e risistemare la gonna affinché potesse sedersi dietro di Natsu, mentre lui cercava di darle un appoggio con il braccio. Quando riuscì finalmente ad accomodarsi, si accorse di trovarsi più in alto di quanto si sarebbe aspettata. Quell'altezza non era nulla se messa in confronto a quella su cui avevano volato, ma non c'era la sella e la paura di cadere ebbe il sopravvento su di lei. Strinse le braccia intorno al busto di Natsu, talmente forte da fargli quasi male. Lui sgranò gli occhi quando sentì il peso della sua testa gravarle su una spalla, il fiato cullargli un lembo di pelle che il farsetto non era riuscito a coprire, e il seno soffice schiacciarsi contro la sua schiena. Strinse le redini del cavallo con tutta la forza che aveva in corpo. Lui capì immediatamente che Lucy aveva paura di cadere dal cavallo, quindi di comprensivo e la lasciò fare.
Aspettarono che pure Erza fosse salita sul suo cavallo, poi si girarono verso l'uscita della scuderia e lasciarono il castello.
"Voglio fidarmi di te" gli aveva detto Lucy con un solo sguardo, quando aveva deciso di raggiungerlo sul suo cavallo.
"Allora seguimi" parlarono i suoi occhi. Era come se lui le avesse risposto, come se a loro fosse bastato un semplice scambio di occhiatine per creare un intero discorso.
Erano davvero così affiatati?
Arrivarono davanti alla piazza principale di Magnolia. La città era immensa, una stella che si stendeva su sette punte perfettamente uguali, spaccate solamente dall'incrocio di due fiumi che coincidevano con il centro della città in un enorme lago cristallino dentro al quale sorgeva l'isola sulla quale era stato costruito il castello dei Dragneel. Quello era davvero il luogo più sicuro dell'intero regno dei draghi. Erano solo sette i ponti che collegavano l'isola alla città, ognuno rivolto verso ad una punta della stella urbana e sorvegliato da almeno una torre di guardia. Passarono il ponte senza troppi problemi, la foresta che ricopriva l'isola era tagliata da un paio di sentieri sicuri, e la sentinella messa di guardia alla torre li fece passare senza problemi. Quando arrivarono nella cosiddetta parte terrena di Magnolia, il cavallo di Erza nitrì un verso dal suono elegante e melodioso che la fece sorridere <<Immagino che le nostre strade debbano dividersi qui...>> strinse le redini del cavallo in una stretta leggermente più forte, la sua testa si alzò verso le figure avvinghiate di Natsu e Lucy <<Io torno a casa. Possiate voi passare una buona giornata>>
Natsu sollevò la mano come per farle il lieve cenno di un saluto <<Altrettante, generale>> rispose, mentre i suoi occhi attenti registravano l'immagine della donna che ordinava al suo cavallo di voltarsi e andare via.
Lucy tirò un po' indietro la schiena <<Sembra una brava persona>> disse tranquilla, quasi addirittura spensierata <<Mi piacerebbe rivederla ancora>>
<<E lo farai...>> rispose lui sereno. Voltò la testa nella direzione della ragazza, i suoi occhi verdi la guardarono quasi incantati. Piccoli ficchi bianchi che splendevano alla luce del sole si posavano sui suoi capelli dorati, sulle guance rosse e addirittura sulle sue labbra dischiuse. Fissò attentamente quel piccolo cristallo bianco attaccato all'angolo della sua bocca, lì, soffice, delicato. Avvicinò lentamente la mano al suo viso per toglierlo via, i loro occhi erano incastonati in uno scambio di sguardi rasserenati, mentre le sue dita -coperte dal freddo della neve- tremavano come foglie in autunno. Sentì il suo fiato strozzarsi. All'ultimo secondo riuscì a deviare la traiettoria della sua mano verso il cappuccio di Lucy e lo sollevò. Si girò immediatamente, più nervoso di prima <<Ieri ho trascorso la notte a documentarmi sulla tua specie e ho letto su un libro che basta un po' di freddo perché un umano si ammali>> spiegò senza guardarla <<Non voglio che tu stia male, quindi fammi il favore di tenerlo sollevato, grazie>>
Lo guardò, poi annuì. Non seppe nemmeno lei perché lo fece nonostante i suoi occhi fossero rivolti altrove, però lo fece. Si strinse di più al corpo di Natsu e socchiuse gli occhi, senza mai abbassare troppo le palpebre. Come ci si sarebbe aspettato dal re dei draghi, il suo corpo era davvero caldo. Una piccola fiammella affabile che nasceva dalla sua pelle e si scioglieva dentro di lei come calore liquido. Lo trovava molto piacevole...
Sentì un nodo stringerle lo stomaco. Le case realizzate in murature scorrevano davanti ai suoi occhi, sfoggiando la loro bellezza splendente. Non c'era nessuno per le strade, il freddo aveva rintanato tutti nelle loro case. Staccò una mano dalla vita di Natsu e la picchiettò sulla sua spalla <<Devo chiederti una cosa...>> sussurrò.
Il suo sopracciglio si alzò lentamente verso la giuntura dei capelli <<Una cosa? E cosa?>>
<<Qual è il mio ruolo qui alla corte?>>
Non stava cavalcando molto veloce, anzi la sua era un andatura molto composta e moderata, ma quella domanda lo fece fermare di scatto <<Perché mi chiedi una cosa del genere?>>
<<Oggi ho sentito delle domestiche chiacchierare...>> confessò biascicante, insicura che confidargli quanto aveva sentito fosse davvero la cosa giusta da fare. Erza sembrava preferire che Natsu ne fosse all'oscuro, ma lei pensava fosse giusto che lui sapesse di quali voci era diventato protagonista <<Una delle due ieri ti ha visto entrare nella mia camera. Loro pensavano che io fossi...>> strinse i denti. Quella era una delle parole che più faticava a dire, le faceva tornare in mente la casa Fae in cui aveva vissuto prima d'incontrare Natsu e quelli non erano dei bei ricordi. Prese un respiro e continuò a parlare <<beh, pensava che io fossi la tua amante...>>
Natsu per un attimo rimase in silenzio, poi sbuffò un ringhio sordo <<Sapevo che prima o poi sarebbe successo, ma non pensavo così in fretta...>> borbottò sottovoce, la mascella contratta e le dita serrate che trattenevano le redini del cavallo. Girò la testa verso di Lucy e il suo viso si fece improvvisamente più tranquillo <<Ti ha scosso, non è così? Ve bene. Dimmi il nome o l'aspetto di quelle due donne e io provvederò a...>>
<<No, no, non preoccuparti. Va tutto bene, credimi>> lo fermò subito, non voleva nemmeno sentire cos'avrebbe fatto. Si ricordava perfettamente l'ordine che aveva impartito alla servitù del castello, quello che diceva che chiunque avrebbe mai osato ferirla in qualsiasi modo possibile sarebbe morto, e la faceva stare male. Odiava profondamente la violenza, e non voleva che due donne morissero per un nonnulla. Fece scorrere lentamente la mano sulla schiena di Natsu, percorse la sua spalla e gli accarezzò il braccio, muovendo con cura i suoi polpastrelli avanti e indietro sulla seta soffice del suo farsetto <<Erza ha messo a tacere tutte le voci, non devi preoccuparti>> gli assicurò, soffiando nel suo orecchio con una voce tanto delicata da sembrare quasi fatta di miele.
Il tono scuro dei suoi splendidi occhi verdi divenne più limpido, ma al contempo il suo sguardo era agitato <<Invece devo preoccuparmi molto...>> disse.
<<E perché?>>
<<Lucy, io sono il re immortale di un regno di draghi eterni. Per millenni io e le mia famiglia abbiamo dovuto vestire la maschera dei reali perfetti affinché nessuno attentasse alla nostra egemonia. Abbiamo sempre dovuto dimostrare la nostra potenza, che nessuno poteva inimicarsi la famigerata famiglia Dragneel. Qui nel regno dei draghi l'amore può essere una debolezza>> abbassò la testa. Il rosa delicato dei suoi capelli gli coprì il viso come una soffice cascata di fiori di ciliegio appena sbocciati. Diede un piccolo colpo alle redini del cavallo e lui ricominciò a galoppare <<Vedi, noi draghi siamo le creature più fedeli che la Sacra Luce abbia mai creato, la persona di cui ci innamoriamo sarà destinata ad essere la nostra compagna per tutta la vita. Quando questa persona muore, se il nostro desiderio di vivere non è abbastanza grande per farci desistere, allora... allora finiamo per suicidarci>>
Lucy sgranò gli occhi <<Cosa? Davvero?>> ansimò stupita. Le mani bianche e fini sopra la sua bocca delicata e le pupille ristrette in due miseri puntini neri <<Io, non so cosa dire. Non me lo aspettavo>>
<<È la natura dei draghi purtroppo, non posso farci niente. Il problema però è che per adesso potresti passare inosservata, sembrare solamente un mio nuovo passatempo di cui prima o poi potrei stancarmi, però se qualcuno pensasse che io sono davvero innamorato di te e la voce si diffondesse, allora tu saresti in grave pericolo, Lucy. Sei solo una ragazza umana, non hai la forza e il potere di un drago. Potresti diventare il bersaglio di qualcuno che vuole il mio trono e allora la corte non sarebbe più un posto sicuro per te. Io non voglio che ciò accada>>
<<Non lo voglio nemmeno io>>
<<Adesso capisci perché odio tanto le voci?>> chiese Natsu, lentamente, come se parlare dell'argomento lo ferisse gravemente <<Perché per un re drago la reputazione è la cosa più importante al mondo. Con i secoli ho dovuto imparare ad allontanarmi da qualsiasi persona di cui il coinvolgimento mi si sarebbe potuto rivelare velenoso, ma non voglio farlo anche con te....>>
Lucy deglutì lentamente <<Ti sei allontanato da chiunque avresti potuto avare? Che scelta triste, mi dispiace. È per questo che non ti sei mai sposato e non hai figli?>>
Scosse la testa con un gesto brusco del collo, i suoi capelli si mossero ondeggiando nello stesso modo <<Il motivo è ben più egoista, più personale... quasi nessuno lo sa a parte me, e ogni volta il suo ricordo si rivela una ferita ancora aperta. Dirtelo ti farebbe solo stare male. Spero che tu sarai comprensiva e accerterai la mia scelta, Lucy...>>
Lei annuì. Le sue guance erano rosse come i petali delicati di una rosa. Parte della sua espressione era coperta dal tessuto morbido con il quale era stato tessuto il suo mantello <<Questo mi è chiaro, ma ancora non mi hai risposto. Natsu, chi sono io alla tua corte?>>
<<Cosa sei tu alla mia corte?>> ripeté la domanda in un sussurro. La ripeté più a se stesso che a lei, ma esitò a rispondere. Un lieve sorriso stirò le sue labbra con delicatezza, da esse riecheggiò una risata dal suono talmente lieve da ricordare quello che avrebbe fatto una cascata di preziosi cristalli che cadevano al suolo <<Tu sei mia>> le disse improvvisamente più diretto. Più sicuro. <<Non so bene nemmeno io cosa mi spinga a volere tanto che tu non mi abbandoni, ma è così e non posso farci niente. Fai parte del tesoro del re dei draghi, in quanto tale puoi essere tutto ciò che vuoi, a patto che tu mi stia sempre vicino>>
<<Questo non ha senso...>> ribatté Lucy, ma senza mai sbilanciare veramente il tono mite della sua voce <<Se io fossi davvero libera, allora non apparterrei a nessuno. Invece tu hai detto esplicitamente che io ti appartengo, qualsiasi cosa ciò voglia dire. Non potrei mai essere libera in queste condizioni. Tu sei un uomo confuso, Natsu. Sei molto confuso>>
Lui sospirò con tono arrendevole <<Forse ultimamente anche più del solito...>> alzò la testa e vide il posto in cui si trovavano. Davanti a una piazza rettangolare, il sole illuminava le punte di serpentino scolpito che stendevano verso l'alto la cattedrale Kardia, il duomo della città. La luce accarezzava dolcemente il vetro scuro delle finestre, il viso dei marmi bianchi coperti di neve e i bassorilievi scolpiti nel freddo gelido della pietra. Il suo sguardo s'illuminò definitivamente quando riscoprì con gli occhi la sua cupola. Non riuscì a trattenere un sorriso, allegro e spensierato come un bambino che riceveva un piccolo apprezzamento da parte dei genitori <<Siamo arrivati alla prima tappa del nostro giro>> disse ridente, mentre cercava di fermare il suo cavallo.
Lucy sporse la testa oltre alla figurata di Natsu. Alla vista di quell'enorme struttura che torreggiava davanti ai loro visi sentì il suo cuore perdere un battito.
Era splendida.
Era assolutamente splendida.
Le sfumature brillanti della pietra dalle mille colorazioni differenti tracciava dei segni eleganti sulle pareti. Quadrati, altre figure perfettamente geometriche e dalla simmetria assoluta si stendevano sul bianco immacolato della parete <<È bellissimo>> rimuginò, anche se priva di fiato. Alzò un dito al cielo e indicò verso l'alto <<Soprattutto la cupola. È enorme, meravigliosa. È così grande! Come fa a restare in piedi da sola?>>
<<Perché non è una cupola>> rispose Natsu con una naturalezza quasi disarmante <<Ricopre una cavità larga circa una quarantina di metri e parte da un'altezza di almeno sessanta, per poi stendersi verso al cielo, verso la Sacra Luce. Non una cupola, una sola cupola non sarebbe mai riuscita a colmare un buco tanto grande senza crollare. Le cupole in questione sono due>>
<<Due cupole?>>
Natsu annuì sorridente <<È stata la mente di un architetto umano a darci l'idea. C'è una cupola dentro un'altra cupola, unite affinché l'una sorregga l'altra! È una persona che sembra forte dall'esterno ma che in realtà nasconde un'anima fragile. I draghi sono dei grandi amanti dell'arte e nutrono una particolare ammirazione verso gli artisti umani. Forse non lo sapete, esseri fintamente insulsi che voi siete, che la vostra specie è straordinaria. Sapete già che un giorno voi morirete, ed è per questo che vi aggrappate alla fede verso la Sacra Luce con tutte le vostre forze. La vostra ricerca della perfezione vi apre a un modo di vedere il mondo che noi draghi non abbiamo, ma che ci affascina da sempre. Vivete molto meno di noi, potreste risvegliarvi un giorno e scoprire di essere morti, ma è proprio da ciò che nasce la bravura dei vostri artisti. Sono granelli di polvere che desiderano solo di lasciare la propria impronta nel mondo. Non hanno un eternità da contemplare, quindi vivono i loro giorni sempre in preda alle loro emozioni e desiderando di rivoluzionare il loro mondo e quello a loro circostante. È perfetto. Loro sono perfetti. Questa cupola è perfetta. Amo in modo particolare i mattoni disposti a spina di pesce, quelli che ricoprono la cupola esterna. Forse avrò troppa fantasia, o forse vivere tanto a lungo quanto ho vissuto io ti da il tempo di pensare in modo diverso, ma a me hanno sempre ricordato delle dita di fedeli che s'intrecciano per pregare>>
Lucy addolcì il suo sguardo <<È un pensiero davvero poetico, Natsu...>> il tono della sua voce era leggero, leggero come neve che cadeva in quel giorno di sole e nubi. Se avesse soffiato quelle parole anziché dirle, forse persino un drago come lui avrebbe fatto fatica a sentirle.
Si portò una ciocca di capelli dorati dietro all'orecchio e la sua immagine parve quasi invisibile sotto il pelo soffice del mantello <<Dalle tue parole sembri un uomo che apprezza l'arte ed è molto legato alla fede, sai?>>
<<Davvero?>> lui abbassò la testa. Le mani strette alle redini del cavallo serrarono la loro presa ancora di più, mentre una lieve velo d'oscurità adombrava il suo sguardo insicuro <<Lucy, la verità è che...>> provò a parlare, a dirle qualcosa -qualcosa d'importante- che però non riuscì a esternare.
Una pietra.
Una pietra colpì un sampietrino vicino allo zoccolo del cavallo, il quale cominciò a nutrire e scalpitare avanti e indietro. Natsu dovette apprestarsi a calmarlo, tirando le redini e sussurrandogli parole dolci e suadenti nella lingua antica dei draghi. <<Stategli lontano!>> gridò la voce straziata di una donna. Correva verso di loro vestita di una camicia color crema, una lunga gonna marrone e il grembiulino lacerato piegato affinché potesse trasportare più pietre possibili <<Quell'uomo è il diavolo! Il diavolo!>> continuò ancora <<Stategli lontano o La Sacra Luce punirà anche voi! Chiunque gli sta vicino merita la dannazione eterna. Quell'uomo è il demonio. Non merita neppure l'inferno per le cose orribili che ha fatto! Cane bastardo!>> lanciò un'altra pietra.
Natsu riuscì a far spostare il suo cavallo all'ultimo momento, a evitare che fosse colpito in faccia. Imprecò un verso disarticolato tra i denti, si girò verso Lucy con un impeto rapido e fulminante del busto <<Dobbiamo andarcene da qui>> le disse scuro. Diede un colpo alle redini del cavallo e lui cominciò a muoversi più velocemente di prima, sempre mantenendo un'andatura costante, ma più frettolosa della precedente.
Lucy dovette stringersi di più al suo corpo, colta dalla paura improvvisa di cadere dal cavallo <<Chi era quella donna e perché era arrabbiata con te?>>
<<Non lo so, una popolana>> rispose vago <<Quella dei draghi è stata la prima razza mai creata dalla Sacra Luce, siamo i suoi emissari e il legame che ci unisce al nostro credo è indissolubile. I cittadini di Fiore non saranno mai più fedeli alla corona di quanto lo sono verso la religione, e questo ultimamente è diventato un mio grande problema. Alcuni anni fa ho invitato il Phatrio Rusty rose -il vicario della Sacra Luce nonché la massima autorità dello stato benedetto- ai riti per la celebrazione dell'equinozio di primavera. Durante lo scambio delle preghiere, alcuni dei miei uomini scoprirono che l'orisio Azuma e il generale Zancrow -entrambi invitati dal Phatrio- erano delle anomalie che tramavano contro il potere del re. Furono uccisi tutti e due senza il mio consenso nella cattedrale durante la celebrazione della festa, e ciò fece adirare il Phatrio. Azuma era un orisio molto influente nello stato benedetto, aveva un forte ascendente verso di lui, mentre il generale Zancrow era il promesso sposo della sua adorata nipotina. Nessuno credette che loro fossero stati davvero delle anomalie, preferirono pensare che io e i miei uomini fossimo capaci di non dire la verità, ma tale evento non poté passare inosservato agli occhi del Phatrio. Pensò che l'attentato l'avessi escogitato io e la colpa di quanto avvenuto quel giorno ricadde solamente su di me. Fui sconsacrato e con me anche la città dove è avvenuto il peccato, Magnolia. Tutti i luoghi di culto furono chiusi. Impedirono ai cittadini di pentirsi dei loro peccati e professare la loro fede. Lì il mio regno incominciò a crollare. Il malcontento della popolazione riecheggiava per le strade della capitale, alcune rivolte cittadine mi costrinsero a respingere il popolo usando la forza. Draghi morirono, ma ciò non fu nulla se paragonato a quello che successe dopo. I draghi non si ammalano molto spesso, però almeno una volta ogni tre millenni scoppia una grave pandemia che colpisce l'intera nazione e quella capitò proprio durante questo periodo di sconsacrazione. I nuovi nascituri morirono senza esser stati riconosciuti dalla comunità della Sacra Luce e si poterono organizzare funerali. I draghi più giovani incolparono il mio peccato, sottolineando che la pandemia era stata invocata dalla Sacra Luce come punizione per le mie azione impure. Presto il malcontento divenne terrore e ancora una volta colui che fece da capo espiatorio fui io e agli occhi dei miei sudditi apparvi come l'Antiluce perché ancora non avevo fatto nulla per rimediare alla sconsacrazione. In realtà avevo già provato diverse volte a trattare con il Phatrio, ma non riuscimmo mai a trovare un compromesso. Voleva diversi territori del mio regno, quelli di confine per l'esattezza, e che alcuni mesi dopo andassi io stesso nello stato Benedetto a pentirmi dinnanzi al suo cospetto. Il suo piano era facile da intuire e l'inganno dietro ad esso alquanto evidente. È contro la legge entrare nello Stato Benedetto nella propria forma alata o armati, dunque per il Phatrio sarebbe stato facile uccidermi e impadronirsi del mio regno. Che la Sacra Luce possa perdonarmi per il mio linguaggio, ma è da secoli che quei bastardi bramano di avere il mio regno. Dopo ottocento cinquant'anni di grande oscurantismo in cui io dovetti cercare di risollevare l'economia di Fiore dopo le ultime decadi del governo di mio padre, il regno dei draghi prosperò in un periodo di forte rinascimento, uno dove l'economia era fiorente e le arti erano diventati parte essenziale delle nostre vite. Riscoprimmo il fascino dell'antico, della vecchia lingua dei draghi e della sua letteratura. Ci avvicinammo alla cultura umana. La mia era una figura molto influente all'epoca, ma come ogni uomo forte avevo non pochi nemici. Ecco, uno di questi era per l'appunto il Phatrio. Nello Stato Benedetto la gente cominciò a vedere la mia figura come una minaccia e con il tempo nella mente del vicario della Luce Sacra cominciò a diventare concreta la possibilità che la mia influenza potesse rivelarsi dannosa nei loro confronti. Volevano il mio regno prima che io provassi a conquistare il loro, e lo avranno se io accetterò di presentarmi davanti al Phatrio e cedergli quelle terre. La sua influenza è troppo grande e l'amore che il popolo nutriva per me non sarà mai tanto grande come quello che nutre, ha sempre nutrito e nutrirà sempre per la Luce Sacra>>
<<È un grande problema...>> farfugliò Lucy alle sue spalle.
Natsu sospirò <<E in più c'è il problema delle anomalie, draghi terroristi che rivendicano il mio territorio in nome del Phatrio...>>
<<Mi dispiace molto, Natsu. Posso fare qualcosa per aiutarti? Per farti stare meglio?>> provò a chiedergli, profondamente dispiaciuta per quanto lui le aveva raccontato, rabbuiata nel profondo della sua anima.
Le prestò uno sguardo fugace, difficile da notare, ma era chiaro il sorriso che splendeva sulle sue splendide labbra da drago <<Lo stai già facendo standomi vicino. Forse avrò poche pretese, ma a me basta davvero questo>> non poté vederlo, ma Lucy a quella frase si sentì le guance diventare più rosse, il sangue formicolare lieve sotto alla sua pelle e il suo corpo fibrillare. Erano parole dolci, carine, dette con una sincerità ricolma d'affetto. Voleva dire qualcosa pure lei, ma non appena dischiuse le labbra il cavallo di Natsu si fermò davanti ad un palazzo squadrato fatto di murature nel quale alcune spiccavano alcune statue raffiguranti sia soggetti terreni che soggetti celestiali. La voce di Natsu la fermò prima che lei potesse chiedere qualcosa <<Puoi scendere dal cavallo, siamo arrivati>> strinse le redini del cavallo intorno all'asta di legno vicino alla quale si era fermato. Allungò la gamba verso il terreno e i suoi piedi si posarono sul il pavimento con un movimento aggraziato del busto. Si girò verso Lucy e notò che lei era ancora sul cavallo, le mani strette sull'asta nella quale lui aveva legato le redini del cavallo poco prima di scendere e lo sguardo intimorito che fissava il terreno. Tremava. Natsu si avvicinò un po' a lei e poggiò una mano sulla sua gamba <<Hai paura di scendere?>> le chiese con la voce gentile con cui si rivolgeva sempre a lei. Lieve e studiata, slavata se paragonata a quel calore lascivo e silenzioso che la sua mano infondeva e veniva filtrato attraverso il tessuto della sua gonna per poi ricaderle sulla coscia.
Lei annuì, prese la mano di lui tra le sue e la sollevò <<È alto>> biascicò affannata. Non poteva stringere quel palmo grande e forte con le sue dita, ma poteva lasciare che il lieve tepore del suo dorso la cullasse. Non voleva che la toccasse in quel punto, ma non voleva nemmeno allontanarlo <<E se cadessi?>>
Il sorriso che piegava le labbra si Natsu si stese verso l'alto <<Non lo farai>> sussurrò tranquillo, talmente calmo e affabile da entrarti fin dentro alla pelle con quel suono ipnotico che scorreva nel tuo corpo come sangue incantato e saturo di potere magico. La mano che aveva poggiato sulla gamba di Lucy si sciolse dalle sue e scorrette lentamente sul suo busto e si fermò proprio lì, abbandonato delicatamente su un suo fianco <<Vuoi che ti dia una mano?>>
<<Sì, grazie>> disse tutto ad un fiato, con gli occhi serrati per la paura. Si girò difficoltosamente verso di Natsu, facendo attenzione a muovere la gamba senza fare male al cavallo. Anche l'altra delle sue mani le raccolse un fianco, spinse delicatamente le braccia e facendo un po' di pressione con le ginocchia riuscì a sollevarla e trasportare la sua figura piccola e graziosa davanti a sé. Quando Lucy dischiuse gli occhi, si accorse di essere arrossita dall'imbarazzo. Il viso di Natsu era a pochi centimetri dal suo e le sue mani grandi e forti la tenevano ancorata a lui. Da quella vicinanza poteva ammirare ogni singolo angolo del suo viso perfetto, le labbra dall'aspetto soffice e suadente, le ciglia nere che si fondevano con il tono scuro dei suoi occhi, e quelle pagliuzze verdi che sembravano più scure quando lei gli era vicino. La neve cadeva lenta sui loro corpi, piccoli fiocchi bianchi che scendevano sui suoi capelli e screziavano di purezza il rosa delicato delle sue ciocche. Lucy fece un passo indietro e si strinse nel calore del suo mantello soffice. <<Grazie>> bofonchiò, mentre si sfregava una mano per riscaldarsi.
Natsu strizzò gli occhi con la sua solita delicatezza suadente, quella maestosa ed elegante di un drago dal sangue blu e l'anima in fiamme <<Di niente, ma adesso andiamo. C'è una persona che vorrei farti incontrare>>
<<Devo conoscere una persona?>> domandò Lucy incuriosita <<E chi?>>
<<Un amico, potremmo dire. O quantomeno è importante che io sappia se lui lo sia ancora e per questo motivo mi serve il tuo aiuto, Lucy. Questa è la prima volta che ci vedremo dopo un secolo di lontananza, quando lo incontrerai avrai già capito cosa mi serve da te in questo momento. Ve lo dico già adesso, scusa per il prezzo che a causa mia tua dovrai pagare>> il suo tono di voce era lento, quasi melanconico, ma era facile notare in esso quel lieve filo di nostalgia e dispiacere che lo contraddistingueva. Sembrava triste, eppure quando alzò gli occhi verso di lei scoprì che in realtà stava ghignando un sorriso amaro. Sorrideva senza motivo, senza sbilanciarsi, sempre tranquillo. Un uomo di contraddizione su una terra di draghi e fiamme, e lei che doveva accettare la sua intraducibilità.
L'intraducibilità di un libro che non poteva essere letto.
L'intraducibilità di un morto che camminava a testa alta in una terra di esseri senza tempo.
Entrarono nell'edificio attraverso un cancello di ferro affusolato e si addentrarono lentamente dentro al suo cortile. Era enorme, un infinito porticato rettangolare dentro al quale degli uomini battevano i loro scalpellini nel cuore duro della pietra per modellarla, dentro al quale i pittori disegnavano gli spunti per le loro operi e riempivano le tele di olio o tempere, e dentro al quale i giovani apprendisti si facevano guidare dai maestri. Non c'era molta gente quel giorno, il giardino era quasi deserto, ma restava un luogo splendido, quasi incantato. Il giardino che circondava era velato dalla lieve carezza della neve candida, la quale vezzeggiava di bianco i sampietrini del sentiero, le braccia diramate degli alberi e i visi austori dei marmi. Al centro di quel giardino c'era una roccia abbandonata a se stessa in quel giardino di splendore e bellezza. Il tempo si era rasserenato lentamente, non nevicava più e ciò permise a Natsu di percorrere insieme a Lucy la parte scoperta del giardino, quella in cui la Sacra Luce poteva vederlo sia loro che le statue degli artisti <<Questi sono i giardini Jonah, che prendono il nome dell'artista e mecenate che li ha fatti costruire tremila anni fa, Reedus Jonah. Era un pittore molto dotato, una persona tranquilla e con cui era piacevole parlare, ma che purtroppo morì durante l'ultima pandemia scoppiata nel regno dei draghi millenni or sono ormai. Fu proprio per la sua malattia che decise di far costruire i giardini, perché voleva che i giovani artisti che sarebbero venuti dopo di lui avrebbero potuto trovare un posto dove poter coltivare la loro arte e a impugnare pennelli e scalpelli>> spiegò Natsu <<Vengo qui molto spesso e non è raro che io mi faccia accompagnare da qualcuno, quindi non temere, non ci saranno troppi sguardi indiscreti. Penso sinceramente che l'arte sia un bene che debba essere condiviso, se più persone imparassero a vedere l'anima e la sensibilità che nasconde, il mondo sarebbe un posto migliore. Ci insegna che anche gli uomini possono creare, ed è importante saperlo. Infondo, "Homo faber ipsius fortunae". È in una lingua umana, il latino, e significa che l'uomo è artefice della propria sorte. Io personalmente sono d'accordo. Creiamo la nostra vita pezzo per pezzo, giorno dopo giorno come padroni assoluti di noi stessi. Siamo creature volute dalla Sacra Luce, possiamo brillare anche noi, abbiamo il diritto di essere>> si fermò. La sua voce si sfumò in una nota lenta e biascicata. Una nota dal suono melodioso che sembrava quasi vento pieno dei fiori della primavera, dei suoi petali dal colore del sangue che tendevano dal rosso al rosa, e dalle canzoni che gli uccellini appena nati usavano intonare. Strizzò gli occhi. L'estate che riempiva di luce le sue iridi silvane si tinse della vita della stagione precedente quando la guardò <<In ogni caso, cosa ne pensi del giardino? Ti piace?>>
<<Penso che anche questo posto sia davvero splendido>> dichiarò con gli occhi soffusi brillanti di meraviglia, ormai rimasta senza parole davanti a questa nuova dimostrazione di quanto l'arte del bello fosse davvero l'arte preferita dal popolo dei dominatori del cielo. Si girò verso il re dei draghi e strinse delicatamente il suo braccio <<C'è un luogo che sia brutto nella terra dei draghi?>>
<<È difficile dirlo, perché è proprio dove la luce dell'arte non arriva che la Sacra Luce si rivela>> disse una voce morbida, diversa da quella di Natsu, ma ugualmente sognante. I due si girarono verso di lui e lo guardarono dalla testa ai piedi, prestando particolare attenzione ad ogni piccolo dettaglio del suo viso tranquillo. Era un ragazzo dai capelli turchesi, gli occhi di un verde profondo, poco più chiaro di quello di Natsu, il portamento elegante e il tatuaggio rosso che gli segnava il contorno della sua palpebra destra per poi stendersi verso l'alto e il basso in un marchio dalla forma affusolata <<Lei veglia su tutti, ma è nei cuori di chi soffre che osserva il mondo a noi circostante. Vero, mio sovrano?>> domandò rivolto a Natsu.
I suoi occhi si strizzarono in uno sguardo affilato, le sue labbra si tesero in un sorriso leggero <<Messer Fernandes, da quanto tempo. Allora erano vere le voci, siete davvero tornato in città. Per quanto pensate di rimanere questa volta?>> gli chiese pacato, senza mostrarsi né troppo contento e né troppo infastidito.
<<Non saprei. Adesso la mia ricerca della perfezione mi ha spinto qui, ma l'arte è sia volubile che capricciosa, un vento che non soffia mai nella stessa direzione per troppo tempo. Potrei spostarmi anche oggi stesso, se lei mi dicesse di farlo>> l'uomo si girò verso Lucy, poi il suo sguardo s'illuminò e ridacchiò lentamente <<È vostra amica, sire? Non ha il profumo di un drago, sembra quasi di un altro razza>>
<<Infatti lo è>> rispose Natsu immediatamente, prima che fosse la ragazza stessa a presentasi <<Lei è Lucy Di Caracole, ed è la mia amica umana>> poi si girò verso di Lucy e indicò l'uomo con un piccolo gesto della mano <<Lui invece è Jellal Fernandez, uno degli artisti più talentosi che io abbia mai conosciuto. Era lui che dovevo incontrare oggi>>
Jellal la fissò strabiliato. Dire che era rimasto senza parole sarebbe stato un eufemismo. A tratti sembrava quasi una statua, lì immobile, quasi persino incapace di respirare. Sbatté più volte le palpebre e si costrinse a mandare giù un groppo di saliva <<E così tu saresti davvero un umana?>>
Lucy fermò la punta del suo piede sulla terra del giardino e lo guardò girare <<A quanto pare...>>
<<Incredibile!>> scattò verso di lei con un balzo felino. Lei si ritrovò all'improvviso spogliata del suo cappuccio, le mani di Jellal sulle sue guance che muovevano il suo viso a destra e a sinistra, e i suoi occhi brillanti di meraviglia a pochi centimetri dai suoi spaventati.
Indietreggiò rapidamente, intimorita. Sentì il retro della sua testa sbattere contro una superficie dura. Sussultò, ma le braccia grandi e calde di Natsu si cinsero intorno alla sua schiena con una stretta forte, protettiva. Il drago che c'era dentro di lui vibrò, i suoi occhi sembrarono ruggire il verso spietato della belva, mentre le sue mani la stringevano contro il petto con il fare possessivo di una vera bestia gelosa del suo tesoro <<Non toccatela>> ruggì roco, a fior di labbra, profondo con quella sua voce gelida da assassino senz'anima. Il suo tono era diventato così basso da esser entrato nelle loro membra e averle scosse dall'interno con un ringhio roco e gutturale, così basso che solo loro furono capaci di sentirlo.
Jellal tremò, indietreggiò come intimorito da quel verso vuoto di pietà e sollevò le mani all'altezza delle spalle. Guardò quella bestia vestita di seta negli occhi, coperto dagli sguardi degli altri artisti dalle tele o dai blocchi di bietta ai quale stavano rivolgendo tutta la loro attenzione. Una lieve risata sfuggì dalle sue labbra e l'espressione sul suo viso si tranquillizzò lentamente <<Non volevo farle niente>> disse calmo <<È la prima volta che vedo un umano vero. Scusatemi, forse ho agito senza lucidità, ma sapete bene che io avrei sempre voluto immortalare un umano in uno dei miei dipinti. Sono un grande estimatore della loro arte e ho sempre pensato che il miglior modo per ringraziare la cultura umana per essere stata tanto ispirante fosse quella di immortalarla in un dipinto>> Lucy seguì parola per parola il discorso di Jellal mentre le parole dette prime di Natsu le rimbombavano nella mente. Gli aveva detto che l'amicizia con quell'uomo era importante per lui, che lei sarebbe stata un mezzo di mediazione e poi si era scusato. Lucy strinse i pugni. Capì in quell'istante esatto cosa davvero voleva che lei facesse.
<<Non importa>> bofonchiò cercando di mostrarsi amichevole, ancora coperta dalle braccia avvolgenti di Natsu. Sollevò una mano e la fece scorrere delicatamente sul suo braccio, lo accarezzò di nuovo, un tatto talmente gentile da riuscire a placare la rabbia velenosa nascosta dentro al cuore di quel drago. La lava che scorreva nei suoi occhi infuocati si placò in uno sguardo mite, i battiti del suo cuore rallentarono fino a tornare a una frequenza cardiaca regolare, e sciolse delicatamente la stretta che imponeva sulla figura di Lucy fino a lasciarla andare completamente. Lei sorrise e le sue labbra mimarono un lieve ringraziamento prima che si girasse verso l'artista drago. Gli sorrise <<Se davvero volete ritrarre un umano, allora io potrei offrirmi come volontaria. Prima mi avevate solo presa alla sprovvista, ma se questo è davvero ciò che volete, allora io non ho problemi a farmi ritrarre da un artista come voi>>
Il suo sguardo s'illuminò della luce di una volta celeste punteggiata di stelle brillante <<Lo fareste davvero?>>
Lucy annuì, il suo sguardo languido scivolò pigramente sui capelli rosa e soffici dell'uomo che l'aveva invitata in quel luogo nel quale l'arte e la magia giacevano sullo stesso letto di foglie verdi e fiocchi di neve scintillanti <<Certo. Sempre se Natsu è d'accordo, naturalmente>>
Lui allungò lo sguardo sulla sua figura, poi scivolò su quella di Jellal è un suo sospirò riempì l'aria di condensa bianca <<Non dovete chiederlo a me>> rispose lentamente, mentre cercava di ammansire la bestia che dormiva dentro la sua anima <<Se questo è davvero ciò che volete fare, allora io non ho il potere per negarvelo>>
Jellal piegò la testa in un inchino composto, con la mano stretta al cuore <<Vi ringrazio, vostra maestà. Vi ringrazio con tutto il cuore>>
<<Dovete ringraziare la signorina Lucy, è lei che si è offerta di posare per voi>> ridacchiò con tono amichevole <<Comunque, come volevate fare questo dipinto?>>
<<Ve lo spiego subito, vostra altezza>> si girò verso Lucy, strinse le sue spalle intorno ad un braccio e incollò una mano su una delle sue guance soffici <<Gli umani invecchiano e la loro bellezza sfiorisce, vorrei concentrarmi su questo aspetto. Il dipinto lo farò in tempera su tavola, cosicché non dovrò aspettare molto per tornare a ritrarla ancora. Certo, se lo facessi con la pittura ad olio darebbe un aspetto più luminoso, ma così potrebbe non asciugare mai completamente e nella mia visione se davvero ritrarre qualcosa di mortale allora voglio che abbia l'immortalità che solo la tempera mi potrà dare>>
Il viso di Lucy si corrugò in in espressione preoccupata <<Dovete proprio starmi così vicino?>> chiese mentre cercava lentamente di divincolarsi dalla sua stretta asfissiante.
Lui fece un passo indietro. Le sue guance si tinsero di un tono roseo e delicato mentre si sfregava i capelli con dolce innocenza <<Scusatemi, avete ragione voi>> alzò gli occhi al cielo, e per un momento vide la figura di Natsu rabbuiata dietro quella tenera e gentile della piccola ragazza umana. Mite e silenzioso allo stesso tempo. Intraducibile come sempre.
<<Non importa>> ridacchiò Lucy allegra, la sua attenzione completamente rivolta verso l'artista che mirava a renderla immortale e mai prestata a quella del drago che vegliava alle sue spalle <<Allora, per il dipinto in che posa pensate che dovrei mettermi?>>
Jellal si avvicinò alla roccia posta al centro del giardino e fece attenzione a ripulirla di tutta la neve che la rivestiva <<Voglio solamente che voi vi sediate qui>> spiegò entusiasta, con la mano rivolta verso una parte bassa della pietra sulla quale sembrava che una persona avrebbe potuto sedercisi comodamente <<Al resto provvederò più avanti. Oggi raccoglierò solo qualche bozzetto, non voglio rubarvi di tutto il vostro tempo, ma se siete disponibili potremmo lavorare al dipinto nei prossimi giorni>>
<<Certo, per me non ci sono problemi, Messer Fernandes>> rispose Lucy <<Mi piacerebbe davvero aiutarvi a creare tutto questo splendore che voi riuscite sempre a immortalare nelle vostre opere>>
<<Chiederò alle sentinelle di accompagnarla quando sarà disponibile, va bene?>> chiese Natsu, in realtà più interessato a seguire la ragazza con lo sguardo che il discorso. Le sue gambe magre e sottili fecero ondeggiare lentamente la gonna del suo vestito fino a trascinarlo verso alla roccia. Ci si sedette lentamente, con la leggiadria di una splendida farfalla che si posava sul petalo di un piccolo fiore.
Bellissima.
La trovò bellissima, soprattutto quando la vide girarsi verso di lui e dirgli sorridente: <<Certo, vi ringrazio infinitamente>>
Le guance di Jellal si mossero verso l'alto, mentre quella piccola scena gli fece sollevare gli angoli della bocca <<Questa posa mi piace, ma non ne sono ancora convito del tutto...>> il suo sguardo scattò immediatamente su quello di Natsu <<Sire, devo prendere un po' di materiale dalla mia postazione di lavoro. Potreste aiutarmi, per piacere?>>
Sotto quelle lievi puntine rosa che si stendevano verso l'alto e contornavano il suo viso, lo sguardo di Natsu diventò improvvisamente smarrito, più confuso, quasi perso. Scosse la testa, poi annuì <Va bene. Vi aiuto subito, messere Fernander>> lo vide girarsi verso il sentiero che univa le varie entrate del cortile e lo percorse rapidamente per arrivare nella sua postazione.
Natsu intimò Lucy di rimanere lì ad aspettare, poi seguì i passi che Jellal aveva lasciato sulla neve fresca e lo raggiunse. Arrivarono in un piccolo angolino sotto al portico nel quale era stata riposta una scrivania, un paio di cavalletti e qualche tavolino riempito di bozzetti, pennelli e colori da usare per dipingere. Natsu raccolse un bozzetto dalla scrivania e lo studiò attentamente. Raffigurava un uomo alto, l'espressione del viso austero e la tunica da Orasio che velava delicatamente il suo corpo. Quell'uomo assomigliava a Jellal in tutto e per tutto, aveva lo stesso marchio sull'occhio, lo stesso portamento fiducioso, ma non era lui. Natsu ripose il bozzetto dove l'aveva trovato e incrociò le braccia intorno al petto <<Siete stati allo Stato Benedetto?>> gli chiese distratto <<Ho sentito che Siegrain ha preso il posto di Azuma nel consiglio degli Orasi>>
<<No, non sono stato lì ultimamente, ma ho incontrato mio fratello l'anno scorso in un banchetto dalla famiglia Fullbuster. Mi sono fermato per qualche decade nelle terre del ghiaccio perché mi avevano commissionato alcuni quadri e sculture per ornare il loro nuovo palazzo, ma non me ne pento affatto. Gli abitanti di Shirostume sono molto legati alla fede, è stato davvero molto ispirante entrare in contatto con loro per un po'>> raccattò un quaderno da uno dei tavolini e se lo mise sotto il braccio.
<<Invece cosa mi sapesti dire sul banco dei Fullbuster?>> domandò Natsu, incuriosito <<Ho saputo che hanno abbandonato la loro precedente attività per diventare dei banchieri>>
Jellal scosse le spalle <<Si sono arricchiti molto negli ultimi anni e la loro è diventata una famiglia molto influente nelle terre del ghiaccio. Silver e Mika sono due persone pragmatiche e intelligenti, molto lucide e integerrime nelle loro decisioni. Non mi stupisce che i loro affari stiano andando così bene dopo esser passati dal commercio del vetro all'istituzione del credito. Persino loro nipote, Lyon Vastia, dopo la perdita dei genitori li sta aiutando alla banca>>
Natsu strabuzzò gli occhi <<È rimasto orfano? O Luce Sacra, mi dispiace. Com'è successo?>>
<<L'epidemia>> rispose semplicemente, mentre frugava tra i suoi bozzetti con lo sguardo completamente assorto.
La mano di Natsu tonfò sul tavolino sul quale stava rovistando e il suo sguardo scattò immediatamente su quello di lui <<Dobbiamo parlare>> gli disse.
Jellal gli rivolse uno sguardo cupo e tirò un lungo sospiro <<Immaginavo che voi non mi avevate offerto un'umana da ritrarre senza voler nulla in cambio>> strizzò le palpebre. I suoi occhi si accesero in un verde più gelido, quasi tendente all'azzurro più glaciale <<Cosa volete?>>
<<Due cose...>> gli chiese frigido, alzando due dita e parandole davanti ai suoi occhi <<Sapere se posso ancora confidare nella vostra amicizia e un favore>>
Le sue labbra si dischiusero in un una lama bianca dalla punta ricurva e ridacchiò <<Millenni di amicizia non si cancellano con un solo secolo di lontananza, ma quel favore...>> esalò un sibilo strozzato <<Beh, basterebbe un solo favore per rovinare qualsiasi rapporto. Allora dimmi, che favore vuoi che io ti facci?>>
Natsu scosse le spalle, un fuoco dalla natura tetra e ombrosa era vivido nel suo sguardo rettile. Spietato, si limitò semplicemente a scuotere la testa e rispondergli canzonatorio: <<Quando sarà il tempo ve lo dirò. Questo non è né il momento né il luogo, mio caro messere Fernandes>>
<<Ho capito>> sospirò rassegnato <<Purtroppo siete ancora il burattinaio di un tempo...>> trovò una sanguigna in mezzo si fogli, la strinse in una mano e puntò l'indice verso un cassetto chiazzato di vernice sul quale era riposto una tavolozza imbrattata <<Lì dovrei avere una coperta di raso bianco. Potreste prendermela, per favore?>>
<<Certo>> rispose sottovoce. S'inginocchiò davanti al cassetto e tirò lentamente in anta del cassetto. Vide che era completamente occupato da un lieve tessuto candido e lucido che ricordava vagamente la seta, ripiegato più volte su se stesso. Lo tirò fuori e le fece vedere a Jellal <<Questo?>>
Lui annuì <<Sì, quello>>
<<Serve altro?>>
La fronte di Jellal si corrugò in un espressione pensosa. Capelli turchesi che tendevano ad un blu più rischiarato, mentre fissava il vuoto con quei suoi occhi verdi e profondi. Scosse la testa <<No, possiamo tornare dalla signorina Di Caracole>>
<<Finalmente!>> sbuffò in un verso quasi liberatorio.
Fece un passo avanti, verso il giardino, ma la mano ferma di Jellal artigliò il suo polso e gli impedì di continuare <<Non trascorsi una sola notte senza pregare che stesse bene>>
Abbozzò un lieve sorriso, uno a fior di labbra, uno delicato, poi scosse la testa <<Non sono io colui a cui dovreste dirlo, messere>>
<<Già...>> sospirò con quel suo fievole soffio di voce, capace di perdersi nel vento che aspirava in quella mattina di fine Febbraio <<Sire, però voi siete qualcosa che la persona a cui dovrei dirlo non è. Voi siete qui ad ascoltarmi>>
Poggiò una mano sulla sua spalla e la picchiettò un passo di volte <<E vedrai che un giorno lo farà pure lei>>
Da quel momento non parlarono più. Si girarono verso al giardino e percorsero ancora una volta sentiero di sampietrini e alberi coperti di neve che ornavano il cortile. Arrivarono da Lucy, la quale era ancora seduta sulla sulla roccia e si guardava in giro con lo sguardo meravigliato della bambina che agli occhi di esseri antichi come Jellal e Natsu era veramente. I suoi capelli biondi le ricadevano sulle spalle come onde d'oro delicato. Il pallore del suo viso bianco sembrava lo stesso della neve. Erano belle, splendide le sue guance rosate, tinte dello stesso tono rossore delle sue labbra. Il freddo non rovinava il suo fascino silenzioso, ma lo enfatizzava. Era una bambolina di porcellana in una distesa di gelo e sentimenti congelati. Natsu mandò giù un groppo di saliva, ammaliato da quello splendido spettacolo che era la ragazza quando posava su quella roccia gelida.
Jellal se ne accorse e sorrise <<Non le avete mai staccato gli occhi di dosso da quando siete arrivati qui ai giardini. Sembrate quasi geloso, spaventato che qualcuno possa portarvela via...> dischiuse appena le labbra per dire questa frase. La sua voce era soffusa, talmente fievole che solo il re dei draghi sarebbe riuscito a distinguerla. Lui infatti lo fece e gli lanciò un occhiataccia, uno sguardo minatorio che silenziosamente gli diceva di tacere. Il drago che risiedeva dentro di lui non si era mai calmato, il calore della lava scorreva nei suoi occhi senza mai manifestarsi, ma non era da sottovalutare il fatto che fosse comunque presente. Però a lui non importava. Si rivolse a Lucy, in barba a quel pugnale inesistente che il re dei draghi sembrava di star puntando alla sua gola <<Sei pronta per cominciare?>>
<<Sì, quando vuoi>>
<<Allora possiamo cominciare subito>> le disse mentre si stirava le braccia con disinvoltura <<Ma prima vorrei chiederti un piccolo favore...>>
Lucy piegò un po' la testa con i palmi che picchiettavano ripetutamente sulla pietra e gli occhi di un marrone profondo <<Certo, chiedi pure. Sono a tua completa disposizione>>
Sbatté le mani tra loro. Un colpo sonoro tuonò nell'aria <<Allora spogliati>> le disse solamente.
A quelle sue sole parole, Natsu e Lucy sussultarono come se uno sconosciuto li avesse appena dato uno schiaffo in pieno viso. Beh, lo stupore era lo stesso, quantomeno <<Cosa?>> chiese infatti Lucy di scattò.
<<Cosa?>> replicò Natsu poco dopo, con un gridolino ancora più stridulò del suo. Il suo sguardo si fece improvvisamente più scuro e dovette lottare con tutta la sua forza di volontà che aveva in corpo per contenere il drago che stava ruggendo dentro il suo cuore <<Non vorrete fare un dipinto osé, spero>> ringhiò sottovoce, piano piano, lento con quel suo solito tono assassino e spietato. Lo sapeva, avrebbe fatto pesare quel favore sia a lui che alla sua protetta.
Jellal lo guardò negli occhi, poi ridacchiò. La sua mano grande e bianca finì inevitabilmente per sfregiarsi il collo <<Forse avete capito male, non intendevo ritrarla nuda>> spiegò senza mostrare alcuna traccia di pentimento o di semplicemente imbarazzo. Si avvicinò a Natsu, prese il telo di raso morbido dalle sue mani e lo srotolò lentamente, facendo attenzione a non rovinarlo o a sgualcirlo <<Voglio che tu indossi questo. Sarà come se tu avessi indossato un vestito, quindi nessuno vedrà niente. Se vuoi potrai tenere le mutande, ma vorrei ritrarre parte della tua schiena quindi ho bisogno che tu stia senza reggiseno. Pensi di poterlo fare?>>
<<I-Io, non lo so...>> balbettò imbarazzata, le braccia incrociate sopra al petto e il viso diventato paonazzo.
Era spaventata.
Non voleva spogliarsi davanti a lui e Natsu, i suoi peggiori incubi -quelli da cui non poteva svegliarsi, poiché era già sveglia quando la tormentavano- cominciavano sempre in quel modo.
Voleva fidarsi di Natsu, ma aveva paura.
Voleva aiutarlo, ma aveva molta paura.
Aveva troppa paura per dimenticarsi della mano spietata dei Fae.
Strinse i pugni fino a farli scrocchiare, i due draghi lo notarono <<Non vi toccherò, non vi farò nulla di male, intendo solo ritrarvi>> insistette Jellal <<Quando un drago è concentrato nel suo lavoro nemmeno la più bella donna del mondo potrebbe distrarlo, qui nessuno vi vedrà. Vi prego. Sono un drago, non posso mentire>> alzò un dito e indicò una porta socchiusa del palazzo <<Quella stanza è vuota, non vi entra mai nessuno, potete cambiarvi. Né io né vostra maestà vi guarderemo contro la vostra volontà, ho ragione?>> fece un cenno a Natsu e lo fissò attentamente, come per chiedergli una conferma.
Lui alzò le mani all'altezza delle spalle <<Io di certo non ho nessuna intenzione di sbirciare>>
Proprio come una pallina durante una partita di tennis, lo sguardo di Jellal fece un rimbalzo e tornò su quello della ragazza umana <<Allora, Lucy?>> le chiese con il tono implorante di un figlio che si rivolgeva alla madre <<Poserai per me?>>
<<Ecco, io...>> sussurrò poco convinta. Si alzò lentamente dalla roccia, l'orlo della sua gonna sbuffò quando lei strascico lentamente i suoi piedi sotto lo sguardo paziente di Jellal. Posò delicatamente le dita su due lembi del telo che stringeva in mano e se lo strinse al petto. Era un tessuto lucido, sembrava quasi un liquido dal tatto fine e setoso che scorreva leggiadro tra le sue bianche e fini dita di porcellana.
Erano draghi e il re di loro aveva bisogno del suo aiuto.
Erano draghi, e se una casa era risaputa a Earthland, quella sarebbe stata di certo l'assoluta incapacità dei draghi di mentire.
Per un momento Lucy s'immaginò vestita del bianco niveo di quella coperta, avvolta dalle sue braccia di purezza e vaga santità mentre lasciava che lui la ritraesse sul legno immacolato di una tavola nuova, in posa come un oggetto senz'anima che serviva solamente da fine per raggiungere uno scopo ben più grande di un semplice dipinto. Soffiò una risatina amara e alzò la testa. Le pagliuzze dorate che illuminavano i suoi occhi marroni scintillarono alla luce del sole <<Va bene, lo farò>> rispose alla fine, con il tono fioco e sommesso di un'angelo che si mostrava misericordioso verso una creatura più umana che divina.
Sembrava così gentile e disponibile che Jellal si sentì quasi sul punto d'inginocchiarsi e ringraziarla fino a quando non sarebbe stata lei stessa -esasperata da tutte le sue suppliche- a intimarlo di fermarsi. Il suo autocontrollo però lo fece desistere al desiderio di farlo <<Vi ringrazio, Lucy>> le disse solamente <<Siete una donna che crede nei sogni, lo sento>>
<<Credo soprattutto negli incubi, ciò fa sì che io m'impegni a cercare di farne il meno possibile>> lo corresse. I sogni erano realtà astratte, fiabe che vivono di un utopia velenosa. Nella sua visione del mondo, i sogni erano chimere spietate che si mostravano come utopie in cui sperare agli occhi degli ignari, per poi trasformarsi in bestie alate, assalirli e corrodere la loro anima nella parte più intima del loto cuore. Erano chimere velenose, capaci di sgretolare la sua speranza e i suoi desideri con la straziante consapevolezza che questi non verranno mai realizzati.
I sogni erano incubi ancora più perfidi degli originali.
I sogni erano mere illusioni di una vita irrealizzabile.
A questo punto era meglio una vita priva di entrambe.
Si girò di spalle con il telo ancora stretto tra le braccia e i suoi ammalianti capelli di luce dorata che si muovevano in piccoli frangenti mentre lasciava che la sua figura si sperdesse tra gli splendidi alberi del giardino. Un orlo di raso bianco svolazzò alle sue spalle, seguito segretamente dallo sguardo fermo e silenzioso del re drago. Lui rimase a fissarlo con quegli occhi verdi e impenetrabili che sembravano nascondere i segreti più oscuri e profondi di una selva rigogliosa, velata dalle ombre delle notte, congelata dal freddo scuro e assiderante che irrigidiva le gelide notti d'inverno. Distorse lo sguardo da lei quando la vide scomparire dietro alla porta dello studio di Jellal, e una mano pesante si posò sulla sua spalla. Natsu voltò il suo viso di lato, verso la mano dell'artista, e la sfumatura serpentina dei suoi occhi si smarrì nell'oscurità persistente delle pupille scure di Jellal. Non parlò, per qualche secondo non fu necessario perché loro si capissero. Una lieve brezza invernale aspirò sui loro capelli, fili rosei e turchesi che si lasciavano scompigliare da un lieve sussurrò che la Luce Sacra aveva soffiato sulla terra. Le dita di Jellal si mossero meccanicamente, avanti e indietro con rigidità, poi si strinsero in un pugno saldo <<Sai i rischi a cui vai in contro, vero, Natsu?>> chiese serio. Sul suo viso non c'era nulla che potesse far pensare che lui stesse scherzando. Lì era congelata soltanto una fermezza e una serietà di ferro. Non gli aveva parlato con formalità, ma la sua voce era priva di qualsivoglia tono amichevole.
Lui si sfregò il retro del collo con quelle unghie affilate che scorrevano lentamente sulla sua pelle di bronzo quasi dorato <<Stai parlando di Lucy?>> domandò con aria riluttante, mentre fissava il pavimento perché incapace di fissare altro <<So bene che starle vicino è un rischio per la mia reputazione, ma non m'importa. È una ragazza interessante e finché continuerà a intrattenermi la terrò con me. Non è strano che in una corte ci siano degli animali particolari e lei è umana, quindi questo potrebbe anche bastare affinché le persone possano sottovalutare l'interesse che provo nei suoi confronti. Io non specificherò mai nulla sul mio rapporto con Lucy, spero solo che questo possa bastare nel raggiungimento del mio intento...>>
<<Questo potrebbe funzionare se voi non vi vedeste o parlaste>> lo corresse Jellal <<E comunque il problema di cui volevo parlarti era un altro, ben più grave di questo, Natsu>>
<<Cioè?>> chiese lui confuso.
Lo sguardo di Jellal si adombrò. Il quaderno che stringeva sotto l'ascella rischiò di cadere, quindi lo strinse tra le mani per reggerlo meglio <<Non hai paura di accoppiarti con lei? È umana. Lei un giorno morirà di vecchiaia e tu sarai costretto a seguirla nell'aldilà. In quanto re dei draghi non puoi permetterti di morire>>
<<Morire perché innamorato della persona sbagliata non mi preme in questo momento>> vociò Natsu serio, gelido come una statua di ghiaccio e verità <<Non amo Lucy, lei per me è solo un amica. Potrei anche ammettere che la reputo una bella ragazza e che come persona m'intriga, ma di certo non basta così poco perché io mi innamori di lei. Se mai un giorno dovessi sentire che ciò sta succedendo, allora mi allontanerò da lei come ho già fatto con chiunque altra. Zero emozioni. Zero tatto. È un ciclo che si ripete e io farò qualunque cosa affinché rimanga tale>>
<<Evitando d'innamorarti eviti anche il volere della Sacra Luce, Natsu!>> quasi gridò Jellal. Gli strinse il mantello verde scuro tra due mani e spinse a guardarlo negli occhi con la forza, trascinando lo sguardo di lui davanti al suo <<Non sfidare mai il volere divino. Chi pecca di Hybris morirà nella sua stessa tracotanza>>
<<Jellal...>> il tono di Natsu scemò in una nota più calma e pacata, lenta come il suono della sua voce di miele mentre gli parlava <<Siamo arrivati in un'età di cambiamento. Un'età in cui un povero può diventare ricco e in cui non esiste nessun fato a imporci dei limiti. Posso camminare anch'io sotto il barlume invocato della Luce Sacra, perché non è lei la protagonista della mia vita. Sono io>>
Jellal strinse i denti e scosse la testa di scattò, con forte disappunto <<Essere padroni del proprio destino è diverso dal credersi un dio. Ricordi quell'antico mito umano, quello che parlava di Icaro?>>
Natsu annuì <<Non ascoltò le avvertenze del padre, volò più in alto di quanto gli fu concesso e la cera d'api che teneva le sue ali congiunte alla schiena si sciolse quando si avvicinò al sole. Cadde nel mare, il suo corpo non fu più ritrovato e ciò gli negò l'accesso nel regno dei morti>>
<<Esattamente, Icaro>> gli disse poggiando una mano sulla sua spalla <<Sappi che le tue ali non reggeranno in eterno. I primi segni di cedimento sono evidenti>>
Un risolino lento sfuggì dalle labbra di Natsu, tagliente e mortali come una nota sgraziata <<Le mie sono ali vere, non di certo di matrice umana. Potrei volare vicino al sole senza risentirne, perché lui è fuoco e il fuoco scorre dentro di me. Io sono l'ultimo drago della prima generazione. Il fuoco non mi spaventa>>
<<Te lo ripeterò solo un'ultima volta...>> lo redarguì Jellal <<Icaro, fa attenzione a non bruciare>>
<<Tsk! Queste sono solo sciocchezze! Come potrei mai io bruciare?>> sputò ilare, facendo schioccare la lingua al palato come apparente gesto di scherno, irritato da quelle parole che lui stesso riteneva assolutamente insensate.
Vide Jellal scrollare le spalle pigramente. Le splendide, crudeli labbra di Natsu si allungarono in un sorriso tagliente e impregnato di cinismo. Si stava crogiolando tra sé e sé nella gioia di aver vinto quel dibattito, quando sentì un vago profumo di rose e lacrime amare stuzzicargli le narici, dei passi farsi avanti dalla sua destra, e voltò lo sguardo in direzione di Lucy. Era lì, davanti a lui con quel telo di raso morbido che drappeggiava delicatamente il suo corpo e delineava le forme scarne della sua figura emaciata, passando per una sola spalla e poco velando la schiena. Piccoli raggi di sole dorato che filtravano attraverso il grigio screziato delle nuvole caddero sulla sua chioma luminosa, illuminando i fili splendenti dei suoi capelli biondi e sfavillanti.
Vestita solo di un telo anche se di un tessuto pregiato, sembrava l'immagine dell'umiltà e della purezza più assoluta. L'orlo del suo telo si muoveva a ogni passo che compieva, come braccia di un fantasma che fluttuava nel vento della notte, rischiarato solo dal lieve barlume della luna.
Era davvero uno spettacolo agli occhi Natsu. Jellal doveva essere d'accordo o quanto meno averlo capito, perché gli sussurrò in un orecchio: <<Ecco cosa, mio caro Icaro>> gli diede in mano la sanguigna e il suo quaderno e si girò verso di Lucy. Le sue labbra si dischiusero in un sorriso smagliante, anzi abbagliante. Era bianco come perle che scintillavano sul fondo dell'oceano, e il suo sguardo ne era illuminato <<Sei come ti avevo immaginato>> le disse semplicemente <<Sù! Mettiti in posa. Non vedo l'ora di ritratti>>
<<Va bene>> abbassò lievemente la testa. I suoi occhi socchiusi per metà scorsero sulla roccia fredda sulla quale Jellal le aveva detto di posare, vi si sedette sopra flettendo il suo corpo in un movimento pacato ed elegante che metteva in evidenza le sue gambe lunghe e affusolate. Jellal fece un passo avanti, poi un altro e avanzò lentamente verso la ragazza e a quel suo visino soave da angelo tanto splendido quanto affranto. Le risistemò la gonna affinché potesse scorrere sulla roccia e ricaricarne armoniosamente la forma irregolare, poi le girò un po' la schiena e premette sulla sua spina dorsale affinché restasse con una postura rigida <<State dritta, non ritraggo persone gobbe>> sussurrò in un suo orecchio. Vide la schiena della ragazza stirarsi sotto ai suoi occhi e sorrise. Raccolse una delle braccia che lei si teneva strette al grembo affinché potessero reggere il telo del vestito, posò il suo palmo sulla roccia, perpendicolare alla linea del busto e fece la stessa cosa con l'altro braccio. Sotto le sue mani, Lucy sembrava un blocco di creta che si lasciava modellare dalle mani abili del fautore di bellezza che Jellal -in quanto artista- era veramente. Fece vagare i polpastrelli sulla sua guancia e ammirò i lineamenti incavati che l'eccessiva magrezza regalava al suo viso. In realtà lo storpiava un po', ma chiunque nella terra dei draghi sapeva come i Fae trattavano i loro servitori umani, e per Jellal quell'imperfezione sembrava il simbolo più identificativo della schiavitù e della sofferenza dalla quale l'essere vivente cercava di sfuggire invano. Le alzò leggermente il viso e facendo scorrere due dita sulla sue labbra modellò la sua bocca affinché il suo viso fosse illuminato da un sorriso delicato, mite. Era la luce che rinasceva nell'oscurità dell'oppressione, e sarebbe stato Jellal il primo a ritrarla. <<Perfetto>> sussurrò a se stesso, mentre lei cercava di restare immobile e lui indietreggiava verso la figura di Natsu, il quale sembrava assistere alla scena senza dimostrare nessuna emozione apparente. Agli occhi di chiunque sarebbe parso insofferente, ma Jellal sapeva leggere la sua anima e sentiva i ruggiti del drago che stava ringhiando dentro il suo cuore. Ridacchiò ~Non importa quanti anni abbia, la sua arroganza lo rende troppo testardo per capire certe cose~ pensò con il cuore pesante e leggero allo stesso tempo. Prese il suo quaderno degli schizzi e la sanguigna dalle mani di Natsu, ferme e immobili mentre studiava attentamente lo splendore di quei capelli che sembravano brillare come gioielli, e di quella schiena bianca e immacolata. Fece vagare le dita sui fogli del taccuino finché non ne trovò uno vuoto e poté cominciare a disegnare.
In quel momento, si sentì quasi Dedalo mentre guardava suo figlio ignorare gli avvertimenti a lui dati.
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