Capitolo 14: Il mondo è grande, ma i nostri nemici di più

     "Perché? È perché non voglio più uccidere nessuno" le parole di Wall Eehto riecheggiarono tra le pareti di quella stanza come un ecco dal suono straziante. Una risposta che non si aspettavano, netta e incisiva come il taglio di una lama. E se una piccola parte di Wendy si sentì rassicurata da quelle parole, a Lucy e Romeo fecero solo ribrezzo. La situazione era surreale, di una drammaticità che non riuscivano a gestire. Tutto stava diventando distorto.
     <<Mi sembra un po' troppo tardi>> sibilò Romeo arrabbiato <<Hai cercato di ucciderci!>>
     Wall Eetho distolse lo sguardo <<In quanto anomalia ho prestato un giuramento secondo il quale io non avrei potuto rivelare il mio segreto a nessuno. Non potevo parlarvi, ma non potevo neppure lasciare che voi rimaneste in vita. Mentre trasportavo Wendy qui ho pregato la Luce Sacra affinché voi vi svegliasse prima che io fossi costretto a uccidervi. Non sono più la persona di un tempo, simili azioni contro a ciò che la mia regina ha voluto donarmi>>
<<Quindi non vuoi ucciderci?>>
<<Non vorrei doverlo fare, Romeo. Me se non decideste di arrendervi non avrei altra scelta se non quella di togliervi la vita qui e ora>>
Un bagliore di rabbia illuminò gli occhi marroni di Lucy, che avanzò di un passo con irriverente sfrontatezza <<Se davvero pensi che basti così poco affinché io tradisca il mio signore allora ti stai sbagliando. Porgerei il mio collo al tuo pugnale adesso se ciò servisse a provare quanto grande è la mia fedeltà nei suoi confronti, ma ciò significherebbe solo tradirlo nel momento più inopportuno>>
<<Lo so>> dichiarò Wall Eetho <<Ma so anche che potresti essere lungimirante abbastanza da comprendere che questa battaglia voi tre non potete vincerla. La paura assoluta di Romeo è che la malattia possa tornare a reclamarlo, quella di Wendy è che la sua magia risulti inefficace nel momento del bisogno. Sono state poche le volte in cui ho visto una persona liberarsi da sola di una sua paura, ma è impossibile prevedere se questa se ne sia andata via veramente oppure sia stata sostituita da un'altra. Ma non importa, mi basterebbe una sola delle paure di Romeo o di Wendy per sconfiggervi tutti e tre>>
<<Basterà non farsi toccare>> lo sfidò.
Veleno ardeva audace negli occhi di quella ragazza, ma lui la guardava con una tristezza condita da una lieve punta di rimpianto <<Quell'uomo ti ha illusa di poter fare tutto. Tu sei un'umana, da sola sei indifesa. E che una mera utopista voglia morire per una guerra che già sa di non poter vincere non significa che anche gli altri desiderino seguirla. Romeo. Wendy. Credete veramente alle sue parole quando dice di potervi salvare? Guardatevi. Io agisco per il bene di un dio del cui nome è stato usurpato fin troppe volte da quell'uomo che lei tanto ardentemente si ostina a proteggere, capitelo!>> il tono della sua voce era cristallino, rovinato da una paura sincera. Così convincente, ogni sua parola era gremita di dolore. La speranza e il caos generavano solo disperazione. Viveva in un tormento dal quale non riusciva a uscire. Uccidere per portare avanti un ideale, ma non volerlo fare per timore della gravità dei peccati commessi. Dov'era la pace per uno come lui? <<Potremmo creare un mondo migliore>> cercò di persuaderli<<Unire questa Grande Terra e tutta Earthland nella stessa nazione regnata dal solo volere della Luce Sacra. Seguitemi e lo renderemo reale insieme>> parlava più con il cuore che con la mente e Lucy stessa sentiva la sua compostezza vacillare sotto al peso di una retorica ammaliante.
Aveva ragione. Lei aveva sempre mentito. A ogni promessa che li faceva la sua sicurezza di poterla osservare diminuiva. I volti dei due bambini erano rovinati dalla paura e dalla tentazione. Lucy poteva solo immaginare quanto dura potesse essere quella scelta. Erano solo dei bambini, e la proposta era troppo allettante per loro di cui l'unico vero desiderio era quello di sopravvivere tanto a lungo di poter stringere i loro cari un'altra volta. Capiva il loro dolore, capiva il loro tormento, ma doveva fare qualcosa. Non poteva permettere che Wendy e Romeo si arrendessero in quel modo, non dopo tutto il dolore subito e non dopo tutte le lacrime versate.
     Strinse i denti <<E Lume? Vi siete forse dimenticati di ciò che gli hanno fatto? Tutta la sofferenza, il dolore subito. È stato davvero tutto vano?!>>
     <<Lume...>> biascicò Wendy.
     <<Lume è nelle segrete e sta ancora combattendo, anzi forse è già morto! Abbiamo sacrificato tanto, patito troppo per arrenderci adesso. Con quale onore volete voi ignorare tutto questo? Pensavo che per un drago il nome fosse la cosa più importante, eppure state già chinando il capo. Capisco che la vostra non sia una scelta facile, ma non potete credere alle sue parole. Credo che nessun dio su nessuna terra chiederebbe che il suo nome venga innalzato in questo modo. Il mio signore potrà non essere acclamato in tutto il regno, ma davvero pensate che uccidendolo potrete sostituire il suo posto? Nessuno s'inginocchierà mai al cospetto delle anomalie>>
<<Lo faranno>> mormorò Wall Eetho con voce lenta e fioca <<Hai mai sentito parlare dell'ascesa del fuoco e del genocidio delle fiamme, Lucy?>>
    Lei corrugò la fronte <<No, e non mi interessa>>
    <<Dovrebbe invece>> sospirò <<La lunga stirpe dei draghi fece la sua comparsa quando ancora la terra era una sfera di fuoco e magma incandescente. Serpi volanti assetati di potere e abili nell'arte della magia. Quelli non furono millenni tranquilli, non esisteva ancora un re dei draghi e ognuno voleva un po' del potere che l'altro aveva. Il sangue aveva lo stesso colore della lava, i cadaveri dei defunti annegavano tra le fiamme. Fu il periodo più sanguinolento della storia dei draghi. Nessuno era amico di nessuno, ognuno combatteva contro ognuno per emergere in quell'abisso di folle disperazione che era la terra. Fu così per molto tempo, fin quando la Luce Sacra non decise di scendere sulla terra una e una sola volta per fermare i suoi figli. Stabilì che fosse necessaria la presenza di un re dei draghi che avesse il compito di governare sugli altri per assicurarsi che la razza vivesse in pace, e per capire chi fosse degno di tale nome decise d'indire un torneo nel quale tutti i draghi più potenti si sarebbero potuti dare battaglia all'ultimo sangue. Chi tra i contendenti sarebbe rimasto in piedi per ultimo avrebbe visto gli spettatori inginocchiarsi al suo cospetto e sarebbe ufficialmente diventato re dei draghi. In quell'arena di fuoco e dolore a trionfare fu Igneel Dragneel, il primo vero signore delle fiamme e l'eletto della Luce Sacra. Sembrava che la sua posizione fosse sicura, ma cominciò a vacillare quando il popolo si rese conto che le parole della Luce Sacra: "La famiglia che regnerà sui draghi sarà quella di colui che, uscito dall'inferno, proverà con il sangue al suo popolo di esserne degno", implicavano che indipendentemente da chi avesse vinto il torneo qualsiasi drago nato quando l'inferno e la terra erano congiunti sarebbe potuto diventare re se fosse riuscito a uccidere Igneel pubblicamente. Una brutta notizia per il vecchio re dei draghi, il quale fu costretto a combattere contro i suoi stessi sudditi affinché potesse continuare a ricoprire il ruolo che si era giustamente guadagnato. Questa situazione durò per ere geologiche intere, poi però re Igneel si stancò e decise di porre fine alla situazione e affermare una volta per tutte il suo ruolo dando inizio a quello che passò alla storia come Genocidio Delle Fiamme. Solo chi era nato nell'Adeano poteva reclamare il suo ruolo, dunque decise di uccidere tutte le prime generazioni di draghi lasciando in vita solo la sua famiglia e chi si fosse sottomesso al suo potere. E funzionò. Da quel giorno in poi, mai nessuno osò più sfidò il re dei draghi. O almeno così fu durante il suo governo. Quando re Igneel morì, salì sul trono dei draghi il figlio Natsu, il quale provò la sua legittimità non con il sangue versato, bensì con quello che lo legava al precedente sovrano. Non tutti lo approvammo, ma pur sempre figlio di suo padre fummo costretti a sottostare al suo volere. Lui non è il nostro signore. Non ha ucciso re Igneel. Lui non può portare avanti il volere della nostra signora, quindi per la crociata che stiamo combattendo lui è solo un importante nemico cha va decapitato. Noi riprenderemo il trono corrotto sul quale sede e lo renderemo alla Luce Sacra, questa è la nostra promessa. Questa è la nostra missione>>
     <<Questa è follia, Wall Eetho>> ribatté Lucy toccandosi il taglio sulla guancia <<Follia allo stato puro. Queste ferite sarebbero inutili se dopo essermele procurata mi arrendessi in tal modo>>
      Rinunciando definitivamente a farla ragionare, lui spostò lo sguardo verso i due bambini <<Cosa volete fare? La decisione è vostra>>
Romeo tentennò, con lo sguardo vuoto fisso su una cassapanca di legno non disse nulla, ma Wendy alzò il capo <<Ho promesso al re sul mio nome che non avrei mai e poi mai nuociuto né a lui né alla sua corte, mi dispiace, ma io non posso permettermi il lusso di accettare>>
      <<Wendy, t'imploro, non dire così!>> si avvicinò rapidamente a lei. Voleva stringerle le mani, ma prima che ne avesse il tempo lei si ritrasse immediatamente. Scosse la testa cupo <<Devo proteggerti. Devo fare quanto in mio potere perché tu non soffra. Io...>>
     <<Perché? Perché sono così importante per te?>> si tormentò <<Non capisco, questa situazione non ha senso... Tu sei la guardia di Lucy, non più la mia!>>
       Un'ombra gli velò lo sguardo. Gli angoli delle labbra di Wall Eehto s'incresparono in un sorriso dal sapore amaro <<Quel giorno, quando ti salvai dall'albero ammazza-uomini, dovetti usare la più grande paura di quell'albero per ucciderlo. Il mio potere funziona solo sugli esseri viventi e una pianta in quanto tale non può sottrarsi al mio volere. Capite che un potere del genere allontana le persone, è molto potente, dunque per millenni fu negli interessi della famiglia reale che solo una ristretta cerchia di persone ne conoscesse i particolari. Quando mi fu affidato l'incarico di fare da guardia a te ero un po' spaventato, tu eri così piccola e questo potere così oscuro... non volevo spaventarti, ma proteggerti era il mio compito. Ti vidi crescere, diventare la persona che sei, ma avevo capito sin dal primo sguardo che in futuro saresti diventata una persona dal cuore puro>>
<<Dunque vuoi proteggermi per questo? Perché ti sembro una brava persona?>> Wendy si morde il labbro <<Mi dispiace, ma anche Romeo e Lucy sono delle brave persone e se davvero sei disposto a uccidere loro, allora dovrai tagliare la gola anche a me>>
<<La storia non è finita>> le raccontò <<Mi affezionai alla tua presenza in breve tempo, tanto da dimenticare il periodo buio che stavo passando. Quando la regina Chrisell morì mi sembrò di sprofondare in un oblio senza luce. Avevo fatto di lei un punto di riferimento, era la persona più buona che conoscessi, eppure nessuno di noi è riuscita a proteggerla. Ho convissuto per anni con il peso della sua scomparsa sulle spalle, ma poi sei arrivata tu e io ho capito che la Luce Sacra mi stava dando la possibilità di ripagare la debolezza avuta un tempo. Durante lo scontro con l'albero mangia uomini tu svenisti e io fui costretto a riportarti da tua madre. Era così preoccupata... tanto che quando si assicurò che tu non fossi in pericolo si gettò ai miei piedi piangendo disperata. Mi fece giurare di proteggerti come se tu fossi per me la cosa più importante di questo mondo. Io accettai, ma la verità è che quanto aveva detto lo avevo già promesso a me stesso. E da quel giorno io continuai a vegliare su di te, anche dopo che il re aveva stabilito che le tue capacità magiche fossero divenute sufficienti a proteggerti da sola>>
<<È per questo, allora...>> la voce di Wendy si spense in un fruscio lieve e lei avanzò lentamente.
     <<Non ho altra scelta, mi dispiace...>> un lamento roco pronunciato in un tono rammaricato. I suoi occhi scuri sembravano far trasparire limpidamente quel tormento infinito nel quale la sua anima stava sprofondando.
     <<Io... io voglio vivere...>> mormorò Romeo con la le parole che gli tremavano in gola <<...Ma non posso tradire il re, ha salvato mio padre. Non potrei mai perdonarmelo>>
      Wendy strizzò gli occhi con forza e si portò una mano sul cuore <<Neppure io! Ho dato il mio nome in omaggio al mio sovrano, e mia madre fece lo stesso epoche fa. Ti ringrazio per aver vegliato su di me per tutti questi anni, ma io devo combattere per il mio signore>>
     Lo sguardo di Wall Eetho tremò mentre la osservava con quell'espressione infranta che esprimeva un rimpianto e una paura che solo un peccatore come lui era capace di provare <<N-No... Wendy, per favore>>
     <<Mi dispiace>> disse gelida, impotente davanti alle emozioni di quell'uomo.
     Wall Eetho crollò a terra. Le ginocchia schiacciate contro il pavimento polveroso, la testa china e i capelli mori che gli coprivano il viso. Wendy ebbe quasi l'istinto di avvicinarsi, ma si trattenne. Non poteva toccarlo, non senza rischiare di perdere i suoi poteri, ma aveva un aspetto così disperato... le braccia che tremavano e la postura di un miserabile che aveva visto ogni sua speranza infrangersi.
Lucy aggrottò la fronte <<Non avvicinatevi a lui per nessun motivo al mondo>>
Anche Romeo lo guardò con pena <<Però, non vuole farci male... non c'è un'altra strada?>>
<<Scusatemi>> mormorò di nuovo Wall Eetho con la voce incrinata dal dolore <<Ma non mi è rimasta altra scelta. Qui e ora, io sono costretto a farlo. Io... io... io...>> deglutì. Deglutì piangendo, come se quelle fossero le parole più difficili che avesse pronunciato in vita <<Io..>> tentò ancora una volta <<...Sono costretto a uccidervi>>
Alzò la testa. Le lacrime s'infransero sul suo viso, distrutte da un fremito di magia. I suoi occhi spalancati erano di un arancione febbricitante. Le unghie più affilati. I denti aguzzi. Delle squame di bronzo comparvero sulle sue guance e la pressione sopraffacente tipica della magia sommerse la stanza interamente.
<<È pericoloso! Dobbiamo scappare!>> gridò Romeo con tutta la voce che aveva in gola. Non perse tempo. Raccolse tutti i residui di cenere che gli erano rimasti in corpo e li soffiò con rabbia prima di prendere Lucy e Wendy per le braccia e trascinarle via.
    I muscoli gli bruciavano.
    Respirava fuliggine.
    Un boato frastornò nelle loro orecchie, poi l'oscurità venne accesa da una fiammata e Romeo vide solo l'arancione acceso di quegli occhi assassini prima che si spegnesse nel grigio denso della nube di cenere. Si riempì le guance e i polmoni di fuoco e soffiò una nube di fiamme incandescenti lì, dove aveva visto il suo avversario. Cercò di allontanarsi, ma si cadde all'indietro quando vide una luce in quell'inferno giallo-scarlatta brillare diversa dalle altre. Le fiamme s'infransero e da quelle emerse la figura feroce di Wall Eehto. Lapilli ardenti che illuminavano il bronzo delle sue squame, le vesti impregnate di cenere avvolte da quei nastri infuocati. Strinse le nocche e con rabbia sferrò il pugno contro Romeo, il quale fu costretto a rotolarsi di lato per non essere colpito, lasciando che l'attacco scalfisse un piccolo cratere nel terreno e facesse tremare il suolo. Barcollante, Romeo cercò di rialzarsi. La neve di cenere era fitta e la sua stabilità traballante. Vide una fiamma accendersi, un tondo ardente scagliarsi rapido nella sua direzione. Provò a muoversi, a scansarlo, ma questa volta non ci riuscì. Il taglio segnò le sue gambe costringendolo a restare inginocchiato. Wall Eehto avanzò una mano per toccarlo, gesto che sarebbe bastato per porre fine a tutto. Un potere che sfruttava la paura. Il terrore umano di morire, di piegarsi ancora una volta a quella malattia che già un tempo li aveva già divorati. Che cosa sarebbe successo all'emergere della sua paura? Si sarebbero solo ammalati? Avrebbero avuto il tempo di combattere? Sarebbero morti? ~Non voglio!~ si rifiutò Wendy. Avvolse d'aria le sue mani, si scagliò impetuosa contro Wall Eetho e caricò un pugno nella sua direzione. Lì, sul lato sinistro della mascella coperta di squame. Non poteva toccare lei, ma il vento...
Lo fece indietreggiare con un montante che però gli procurò pochi danni e al contatto con le squame di bronzo le fece sanguinare le nocche, allora cambiò mano e provò a colpirlo nello stomaco con un colpo più rapido e preciso.
Un attacco diretto.
La magia che erompeva.
Lo sguardo predatorio di Wall Eetho tempestò su di lei. Le afferrò il braccio con facilità strappandole un grido di paura quando con gli artigli aguzzi le affondare nella manica del suo vestito. Un calore le scorrette in tutto il corpo e si concentrò su quel punto che la mano di lui aveva coperto.
      Non le aveva fatto male, ma il solo averla bloccata comportava un problema.
      Wendy indietreggiò quando sentì la presa sul suo braccio ammorbidirsi abbastanza da permetterle di divincolarsi. Romeo si rialzò con fatica e subito Lucy si apprestò a riprendere lui e Wendy con sé per trascinarli verso l'uscita.
     Che cosa li era saltato in mente?
     Pensavano davvero di potarlo battere?
     Un uomo che tre ace forza dalla paura era  un nemico troppo forte per loro. Dovevano scappare.
     Si muovevano rapidi in quella nebbia di cenere, ma quella presenza mostruosa era sempre lì, sempre dietro di loro e Romeo percepiva alla perfezione ogni suo movimento alle loro spalle. Lo avvertì spostarsi verso di loro, un assalto animalesco e disperato.
Li avrebbe presi.
Li avrebbe raggiunti.
Romeo affinò lo sguardo per vedere meglio attraverso la cenere, studiare gli aloni confusi degli arredi e ideare un piano efficace. Stupore riempì il suo viso quando riconobbe il lato della stanza nel quale si trovava. Spinse le due ragazze in avanti e senza concedersi il tempo per riprendere fiato afferrò tra le mani la cassapanca di legno che aveva visto mentre Wall Eehto stava cercando di persuaderli. La temperatura nella stanza si stava alzando. La magia impregnava di ferro ogni profumo in quella stanza. Scorse quelle fauci selvagge emergere dalla cenere. Per la pura si sentì la testa alleggeristi e l'occhio sinistro pulsare fastidiosamente. Affondò la presa sulla cassapanca e con veemenza la scagliò contro il viso di Wall Eehto. Il rumore del legno che di spezzava era un tuono che spaccava il silenzio mentre l'anomalia veniva scaraventata a terra.
     Ciò non sarebbe bastato a fermarlo.
     Ciò lo avrebbe solo rallentato.
     Romeo lo sapeva -certo che lo sapeva!- ma gli andava bene così <<Correte, dobbiamo andare via da qui!>> allontanarsi dalla morte. Era quella la cosa più importante da fare.
     Lucy aprì la porta sbrigativamente, Wendy cercò tra la cenere aleggiante nella stanza Romeo che rispetto a loro era rimasto un po' indietro. Lo prese per il polso e poi lo condusse fece uscire insieme a lei. Lucy chiuse l'accesso alle loro spalle e ricominciarono a correre <<Romeo>> si rivolse al ragazzo <<Abbiamo bisogno di velocità, pensi di poterti trasformare di nuovo in drago?>>
    Lui annuì <<Adesso ci provo!>> chiuse gli occhi e sforzò la magia affinché la bestia uscisse fuori. La sentì ruggire, scalpitare. Sentì i suoi artigli rigare il vuoto della sua mente, il suo grido animalesco inondargli i pensieri, ma non si muoveva. Restava lì, dentro di lui perché incapace di uscire fuori. Romeo strabuzzò gli occhi.
     La sua magia...
     Com'era possibile?
     Poi quella scena gli scorse davanti agli occhi un'altra volta. Si guardò i palmi, tentò di creare una piccola fiammella, ma il fuoco non gli fu ubbidiente. Le dita gli rimasero gelide e la magia ignorò ogni suo comando. Tossì è un po' di cenere gli uscì dalle labbra impregnandogli le dita bianche. Il respiro gli si appesantì <<N-Non posso! La magia.... la magia non funziona!>>
     <<Come sarebbe a dire?>> domandò Wendy tra lo stupore e la paura.
     <<Ti ha toccato, non ricordi? Quando ha bloccato il tuo pugno> strinse i denti <<Il tuo incubo si è realizzato>>
    <<V-Vorresti dire che...>> scosse la testa <<No, non è possibile! Ha toccato la mia manica, si stava difendendo! Non può aver...>> si guardò la manica e notò in quel momento la presenza di un buco contornato di nero. Il cuore riprese a martellarle nel petto ~Quel calore...~ le aveva bruciato il vestito per toccarla.
    Lucy scosse la testa <<È ciò di cui vi parlavo prima. Non possiamo fidarci di nessuno all'infuori di noi tee e il re. Lui è l'unico. Lui deve essere l'unico>>
    Wendy sorrise amaramente. Era stata raggirata, la frustraIone le costringeva le labbra in una smorfia sofferente <<Non abbiamo più i nostri poteri, che senso ha continuare a combattere?>>
    <<Potrebbe non averne nessuno, ma dobbiamo farlo se vogliamo avere anche solo una possibilità di sopravvivere>> ribatté Lucy seria con il volto adombrato . Dovevano vivere. Sì, dovevano farlo! Il suo signore aveva bisogno di questo <<Qual è il limite della magia dei draghi?>> domandò continuando a correre, guidando i due bambini tra i corridoi e le diramazioni del palazzo <<Romeo ha ancora la sua forza e può sputare cenere, ma non può trasformarsi in drago. Com'è possibile?>>
     <<L'unica spiegazione che so darmi, è che quella non era magia>> rifletté Romeo <<La magia di trasformazione nasce dal bisogno dei draghi di potersi integrare con la popolazione dei Fae, non è qualcosa che abbiamo sempre avuto bensì qualcosa che abbiamo creato con la magia, dunque ci è impossibile cambiare forma senza l'utilizzo di essa. In questa forma siamo un po' più deboli, ma manteniamo comunque una forza impressionante. Invece, riguardo alla cenere, quella non è magia quanto più una conseguenza fisica del suo utilizzo>>
     <<Sono concetti astratti per me, ma credo di aver capito. Per caso ti è rimasta ancora della cenere da poter utilizzare?>>
     Lui scosse la testa <<No, l'ho finita. Adesso dovremo contare solo sulle nostre forze. Wendy, riesci a sentire la sua presenza?>>
    Gli occhi marroni Wendy si spalancarono. Di orrore e  sorpresa si riempì l'espressione sul suo viso candido <<È qui, vicino a noi!>>
    <<Nascondiamoci!>>
    <<Dove, Lucy?>> le domandò stancamente, con la voce spezzata <<Ormai è finita, senza magia non possiamo niente. Tu non lo senti, ma il rumore di quei passi si fa sempre più forte e più io li sento più mi convinco che questa è una battaglia che non possiamo vincere. Lui è veloce, ci prenderà>>
    <<Io...>> Lucy si guardò intorno, la bruma dei pensieri nel quale era assorta velava ogni barlume di lucidità. Erano finiti in un corridoio strano, specchi enormi racchiusi dietro colonne e archi di marmo candido. Non c'erano stanze, non c'erano diramazioni. Bisognava solo andare avanti e perdersi in quel percorso di statue dalle espressioni sofferenti e drammatiche che venivano riflesse in più prospettive. A Lucy colpì una statua in particolare, quella di una splendida donna dai vestiti lacerati che piangeva e gridava mentre sollevava nella mano destra uno specchi rotto. Ogni angolo di sé richiamava la drammaticità del momento. Le ombre soffuse. Il viso disperato e la nudità del seno e del ventre lasciati scoperti dai pochi brandelli rimasti dei suoi vestimenti logori. Sembrava dire "Mi arrendo".
    <<Arrendersi...>> mormorò Lucy sottovoce. Poteva farlo davvero? Se lo avesse fatto la disfatta sarebbe stata la sua, il pegno lo avrebbero pagato quei bambini, e la caduta sarebbe stata dell'uomo che più stimava al mondo e verso il quale nutriva una devozione così grande da sprofondare in un amore non romantico ma tanto forte e tanto fedele da farle mettere lui prima di tutto. Il suo signore le aveva dato la vita e lei avrebbe dedicato quella vita a lui. Così si era sempre detta, così aveva sempre pensato. Eppure in quel momento sentiva  la sua stessa filosofia soffocarla. Se si fosse arresa a Wall Eetho il suo incubo sarebbe finito, invece aveva preferito stringere la mano della morte e continuare con lei quel percorso di sangue e disperazione interminabile. Il cuore le si spezzò ~Natsu, avrei voluto esserti più vicina. Scusa...~
     'L'affetto che nutri nei confronti di quell'uomo è davvero così grande?'
~Senza di lui non sarò mai felice~ pensò sofferente. Era di nuovo quella voce a parlarle. Era di nuovo lei. Perché era venuta proprio in quel momento? Si guardò intorno, ma non vide niente. Ancora una volta, lei le era invisibile...
     La voce sospirò 'Ma anche da morta non sarai mai felice. Vuoi vivere? Seguimi'
     Una melodia desolante risuonò nella sua testa. Era il canto che aveva sentito alla radura, quella melodia soffusa che le straziava il cuore ma che riteneva insolitamente familiare. Prima che la sua mente si perdesse e lei si assopisse perché cullata da quella voce, si girò verso i due bambini e li disse: <<Per favore, venite con me>>
Wendy e Romeo si rivolsero in quel momento uno sguardo gremito delle incertezze. Erano deboli, spaventati. Sapevano che qualunque cosa avessero fatto poco sarebbe valso se si fossero ritrovati Whall Eetho o un'altra anomalia dinnanzi, eppure annuirono e con un silenzio fin troppo fedele la seguirono. Ormai non avevano molta scelta. E se parte di loro era ben consapevole che senza l'industria di quella ragazza sarebbero morti molto tempo prima, un'altra parte -quella più scoraggiata- non poteva contenersi dal pensare che ormai era giunta la loro ora e qualunque cosa loro avessero fatto sarebbe poi finita per rivelarsi completamente vana e deludente. Eppure le rimasero fedeli. Erano draghi, indipendentemente dal loro volere il loro nome gli impediva di tradirla.
      Lucy sorrise, vedendoli dietro di lei mentre vagava in quel mare di note musicali che risuonava solo nella sua testa. Un canto che faceva venire voglia di piangere, intonato con una voce spezzata che esponeva tutta la tristezza della sua anima. Più correva più lo sentiva vicina. Sembrava reale, e la stava raggiungendo.
     Wendy sentì il suo stomaco contorcersi <<Whall Eetho è vicino! Manca ancora molto?>>
     <<No>> soffiò Lucy mentre le sue orecchie cercavano di raggiungere la voce <<Siamo arrivati>> si fermò davanti a uno dei pannelli. Le sembrò di vedere un piccolo barlume azzurrino spegnersi nel riflesso gelido dello specchio al suo arrivo, ma troppo assorta nel suo obbiettivo di raggiungere la voce non ne tenne conto.
'Raggiungimi' le sussurrò fievole la voce prima di scomparire nel nulla. Lucy cominciò a tastare con i polpastrelli quella superficie lucida, il freddo gelido dello specchio le pungeva i polpastrelli sembrando ghiaccio al tatto.
    Romeo le afferrò una spalla preoccupato <<Abbiamo poco tempo, cosa stai facendo?>>
    Arcigne le sopracciglia di Lucy si aggrottarono in un viso duro <<Fate silenzio oppure ci sentirà>> li redarguì duramente mentre continuava a tracciare scie sul riflesso <<Lascate impronte sugli specchi circostanti. Nasconderanno il nostro odore>>
    <<Come?>> chiese Romeo.
    <<Perché?>> continuò Wendy.
    Lei scosse la testa <<Fatelo e basta. Fidatevi di me, per favore>>
    <<D'accordo>> mormorò la bambina prima di rivolgersi a Romeo <<Andiamo!>>
    Lucy annuì. Troppo concentrata in quell'arcano, stabilì di non avere il tempo per parlarli. Doveva capire come funzionava. Dannazione! Era lei l'umana e quello era il suo compito.
     Si chinò per terra, i palmi sullo specchio mentre lo controllava con una minuzia quasi esasperata. Toccò il pavimento e notò una piccola incavatura che abbassava una delle mattonelle di marmo poste sotto lo specchio. Incuriosita, Lucy infilò le dita in quella fessura e arrivò a tastare la base dello specchio. Decise di provare a spingerla a sé e come era successo per la fiaccola, e anche lo specchio si spostò rivelando un passaggio nascosto. Senza dire nulla accorse da Wendy e Romeo, fece ai due cenno di seguirla e li trascinò all'interno del passaggio segreto. Sì premurò si accostare la porta senza chiuderla e avvicinò l'occhio cosicché da poter spiare attraverso la fessura lasciata aperta.
    Quel passaggio segreto nel quale la voce li aveva condotti era un corridoio fatto di pietra, un lungo passo delle cui ramificazione erano celate dalle tenebre. Wendy guardò Romeo tristemente. Senza il suo potere avrebbero dovuto esplorarlo al buio e lei aveva paura di cos'avrebbe potuto trovare. Non sapeva dell'esistenza di quel passaggio all'interno del castello, seppur lo avesse esplorato molte volte lì non vi era mai stata e non osava chiedere a Lucy come lei lo avesse scoperto. Era sorpresa, voleva farle alcune domande, ma riconobbe che quello non era il momento giusto per porgergliele <<Andiamocene prima che arrivino le anomalie>>
    Romeo trattene un sussulto <<Wall Eetho è arrivato qui, dobbiamo spostarci>> non doveva far rumore, ma dovette sforzarsi a non alzare il tono della sua voce quando scorse la figura bronzea di quel drago comparire sul fondo del corridoio. Era grande, più forte e antico di loro. I suoi occhi arancioni emanavano disperazione e potere. Gli era bastato avvicinarsi perché la sua magia li soffocasse e la paura cominciasse a emergere. Non era un avversario che potevano battere. Né con la logica né con la forza fisica avrebbero potuto sconfiggerlo. Scappare era la loro unica speranza.
'Vi sento' pronunciò una voce arrochita nella loro mente, quella di Wall Eetho 'So che siete qui. Questa fuga non porterà a niente, avete perso'
Lucy corrugò la fronte, non era in una bella situazione. Wendy e Romeo erano preoccupati e a lei spettava il compito di guidarli. Si calmò, chiuse gli occhi e con grazia si sporse verso di loro mostrandoli un sorriso materno <<Bambini...>> risuonò gentile la sua voce <<State fermi e chiudete gli occhi>>
<<Ma... Ma noi...>> balbettò Wendy.
<<Chiudete gli occhi>> ribadì ancora, con quel tono così angelico e persuasivo. Sembrava non intonarsi bene alla situazione, eppure riuscì comunque a placare i loro timori. Chiusero gli occhi, e da quel momento non si mossero.
'Uscite fuori, non si può fuggire alla paura' parlò ancora Wall Eetho 'Molti millenni fa mi capitò una situazione simile a questa. Romeo, a te piacciono le storie, vero? Sto per raccontarti quella dell'Ammazzadraghi. Tempo fa uno studioso di teologia di cui nessuno conosceva il nome -una viverna del cui potere era basato sulla creazione d'illusioni- causò alcuni scompigli alla stabilità interna del regno. Era raro che una viverna studiasse, lui era infatti il figlio illegittimo di un sacerdote del monastero di Era avuto con una viverna che si era intrufolata lì sfruttando il potere delle sue illusioni. Ancora oggi molte viverne vivono in stato d'indigenza del regno. Il divario sociale tra noi e loro è sempre esistito. Sua madre era una pitocca che pur di sfamarsi decise di nascondersi nel monastero per rubare un po' di cibo. Il Monaco la scoprì, e l'avrebbe uccisa se i due guardandosi negli occhi non si fossero accoppiato. Un solo sguardo bastò per farli innamorare. Un solo sguardo li trascinò nel peccato. Giacquero insieme, concepirono un figlio e per anni continuarono ad amarsi all'oscuro di tutto e tutti. Il bambino crebbe nel monastero di Era e in poco tempo imparò a leggere e scrivere spiando gli amanuensi mentre lavoravano. Aveva già imparato a padroneggiare bene la magia quando vide il padre e la madre bruciare al rogo dopo esser stati scoperti insieme. Lei aveva tentato lui. Lui aveva tradito la Luce Sacra lasciandosi tentare da lei. Erano peccatori e il fuoco li aveva puniti. Il fuoco punisce sempre i peccatori. È santo. E la vita è nato da esso. Negli anni successivi il bambino crebbe all'interno del monastero senza che nessuno sapesse della sua esistenza sfruttando il potere delle sue illusioni per nascondersi. Sarebbe potuto rimanere lì per sempre, ma le storie che leggeva riguardanti al mondo esterno nella biblioteca del monastero lo spinsero ad andare via. Lì vide con i suoi stessi occhi come vengono trattate le viverne in questa Grande Terra, il divario di potere che c'era tra le due razze e le vessazioni che subivano. Visi scarni, abiti sgualciti. Gli capitava spesso di vedere viverne venir picchiare nel caso disobbedissero all'ordine di un drago, crimini che non venivano definiti tali solo perché a loro danni e accuse infondate ritenute lecite a causa della razza alla quale appartenevano. "La luce sacra ha voluto che i draghi fossero superiori" dicevano con sprezzo molti di noi. Lui assisteva a tutto. Lo fece per anni, poi acquisì consapevolezza. Capendo che quella situazione non gli stava più bene decise di cambiarla. Protestò per le piazze di città e villaggi predicando l'ingiustizia del sistema, di come secondo lui i draghi usassero a sproposito la figura della Luce Sacra per dominare sulle viverne, e che nei testi sacri mai era stato affermato che la Luce Sacra lo ritenesse giusto. Le sue parole potevano arrivare a molti, ma non a tutti. Persuase le viverne a seguire la sua crociata instillando nel loro cuore la paura viscerale di chi stava prendendo consapevolezza del mondo a lui circostante. Usò le illusioni per mostrare quanto aveva visto nel corso della sua vita. Le umiliazioni. Il sangue. I soprusi. Tutto era riflesso nei celi dei luoghi che visitava. Immagini così forti trasmisero nelle altre viverne quella consapevolezza che lui aveva già acquisito. Avevano trasmesso la consapevolezza che le cose dovevano cambiare. L'inferno spaccò La Grande Terra. Le Viverne erano in rivolta. Le strade non erano più al sicuro. La guerra portava morte e il potere dei draghi si stava affievolendo. Re Igneel non poteva permettersi che ciò accadesse, dunque decise di spegnere quel barlume di speranza che tanto il popolo delle viverne stava animando, facendolo soffrire. E chiedendo tolleranza fu guerra. Mesi di morte e devastazione in tutto il regno. Le tasse atte a finanziare le spedizioni belliche gravavano sulle spalle del popolo e il malcontento era alto. Vessazioni a discapito di draghi da parte delle viverne e vessazioni a discapito delle viverne da parte dei draghi. Tutti miravano con rancore tutti e l'odio razziale s'inasprì. Sui celi della Grande Terra erano riflesse illusioni che mostravano l'atrocità di quella guerra. Tra draghi sopraffatti e viverne cadute, ogni abitante di Fiore poteva vedere con i suoi occhi ciò che vedeva l'Ammazzadraghi. In battaglia era un guerriero eccellente, tanto forte da essersi guadagnato quell'appellativo in onore dell'altopiano di cadaveri sul quale il suo nome si ereggeva. Ai draghi la sua figura spaventa ancora oggi, ma quando l'esercito reale irruppe in una delle città di cui le viverne avevano preso il controllo, riuscimmo a trovare la base nella quale l'Ammazzadraghi si stava nascondendo. Facevo parte dell'esercito reale al tempo. Io e i miei compagni rademmo al suolo la città, distruggemmo case, incendiammo edifici e uccidemmo Viverne. Irrotti nelle segrete del castello nel quale il bastardo si stava nascondendo finimmo per smarrirci in un labirinto di corridoi spogli che sembravano non portare a nessuna stanza. Le porte non si vedevano. La tensione era alta mentre noi avanzavamo verso l'ignoto. Verso una minaccia che poteva mutare le nostre sembianze in quelle di un nemico per farci combattere l'uno contro l'altro. Noi sapevamo che lui era lì, in quella fortezza di pietra. E lui sapeva che noi lo sapevamo. L'Ammazzadraghi doveva fuggire e noi dovevamo trovarlo, una storia che con protagonisti differenti si sta ripetendo oggi, non credete? E ditemi, bambini, volete sapere come ho fatto a trovarlo? Perché sì, a trovarlo fui proprio io'
     Wendy si mise le mani tra i capelli e Romeo trattenne gli ansiti mordendosi un labbro con forza. I loro occhi erano sgranati e i visi fanciulleschi erano sfregiati da una paura che pure Lucy riuscì a percepire. Stavano parlando della storia di una delle viverne più sanguigne che abbia mai combattuto nella terra dei draghi, un uomo dalle mille ombre che con intelligenza e potere fu in grado di distruggere gli equilibri di un intera nazione e trovarsi una vista al quanto piacevole sulla cima di quella rupe di cadaveri dei draghi che lui stesso aveva ammazzato. Quello dell'Ammazzadraghi era un tema delicato e sia Wendy sia Romeo si sentivano le gambe tremare non appena qualcuno osava nominarlo.
    Non parlarono.
    Non pensarono a niente.
    Avevano paura di scoprire altro.
    Wall Eetho annusò uno specchio impregnato dell'odore dei due bambini, poi scosse la testa capendo che anche quello lo avevano solo toccato 'Nessuna risposta? Immagino che dovrò dirvelo io...' alzò la testa e avanzò verso di loro con quelle zanne lunghe, gli occhi arancioni così intensi da straziare l'animo umano con i suoi stessi timori. Un passo lento, una magia che come acqua scorreva attraverso ogni fessura. Lucy socchiuse l'apertura dello specchio quando lo vide avvicinarsi a lei per poi restare completamente immobile anche quando realizzò che lui si era fermato ad analizzare uno specchio alla sua destra 'Ho semplice usato la paura. Proprio come sto facendo adesso, ho riempito la mente dell'Ammazzadraghi di frasi grottesche, dei timori che più scomponevano il suo animo, di minacce atroci che poco reali non sembravano. Erano frasi che non poteva non sentire, ne che poteva ignorare. La telepatia non è qualcosa che si può non ascoltare e io ho riempito la sua testa con mia la voce. Non mi fu difficile capire cosa temesse veramente, non con un uomo con quegli ideali e con quelle ambizioni. Lo torturai senza nemmeno toccarlo e fu lui stesso, stremato da parole che ormai non poteva più dimenticare, a uscire allo scoperto. Fu processato da re Igneel in persona, diffamato pubblicamente, presentato come il motivo per cui i draghi sono superiori alle Viverne. Non era più l'uomo di una volta, la paura lo aveva divorato. Faceva quasi pena... e così re Igneel per una volta si mostrò benevolo e mi concesse di risparmiarlo alla vita di terrore nella quale lo avevo trascinato esaudendo la sua paura più grande, cioè quella che avevo usato per sconfiggerlo. Io lo trasformai in una delle prime viverne, uno di quegli esseri irrazionali e dagli istinti animaleschi che prima di evolversi erano incapaci sia di pensare sia di usare la magia. E come un giudice che stabilisce cos'è giusto e cosa è sbagliato secondo il nome della Luce Sacra, ebbi la sfrontatezza di privargli l'umanità per rendergli quella pace che gli avevo sottratto. E morì secoli dopo, felice di esser diventato l'animale da compagnia del re dei draghi. Adesso avete capito perché scappare è inutile? So cosa vi spaventa e adesso che voi siete soli e abbandonati alle vostre trepidazioni posso usarlo al meglio. Non riducetevi come quell'uomo, uscite fuori'
     La piccola Wendy strizzò gli occhi. Stava tremando. Le vene della tempia pulsavano provocandole dolore in tutta la testa, mentre la convinzione che tutti i loro sacrifici si sarebbero vanificati mai l'aveva abbandonata e mai le si era rivelata opprimente come in quel momento. Romeo non ebbe più il cuore di continuare. Dischiuse le palpebre e smise di respirare quando riuscì a scorgere l'espressione sul viso di Lucy. Protesa verso la fessura della porta le sue labbra erano arricciate in un ghigno gremito di attesa e desiderio, due occhi impazienti che sembravano attendere solo il momento giusto perché qualcosa di agognato potesse accadere. Rimase confuso, non capì a cosa lei stesse pensando fin quando non la vide estrarre un pugnale dalla manica destra del vestito e stringerlo tra due mani. E allora capì che tutto era finito.
Lucy spalancò la porta e senza dare il tempo a Wall Eetho di girarsi infilzò la lama gelida del pugnale nella sua collottola. Metallo dal tocco di ghiaccio che perforava la carne e le scaglie con facilità e morbidezza spietata. Un grido strozzato e un viso agonizzato dal dolore mentre lei sfilava il pugnale dal suo corpo per poi infilzarlo un'altra volta. E un'altra volta. Un'altra volta. E un'altra volta... il rintocco metallico del ferro che con quel ritmo straziante squartava la pelle era accompagnato dal rosso del sangue che dalle ferite di lui zampillava liquido su di lei, così macchiandole il viso dall'espressione instabile e l'oro adesso opaco dei capelli. Quelli dell'abito che vestiva erano i colori che la illuminavano. Romeo fissò con sguardo spaurato il corpo senz'anima di colui che poco prima aveva finto di averli salvati accasciarsi a terra, spinto dai fendenti di Lucy che dominata da un'ira velenosa e assassina non pareva esser stata toccata dall'intenzione di porre fine ai colpi crudeli del suo assalto. Aveva i denti stretti, gli occhi che fervevano di rabbia, ma non si fermò. No, preda delle sue emozioni si gettò sul corpo di Wall Eetho e continuò a trafiggerlo sotto quella pioggia scarlatta di morte e guizzi di sangue.
     Romeo accorse da lei e le fermò la mano con cui stava pugnalando il cadavere di Wall Eetho <<Lucy, è morto! Adesso basta, per favore!>>
     <<Romeo...>> per qualche istante lei provò a sfuggire dalla sua presa facendo pressione con il braccio, ma dovette placarsi quando si rese conto che lui non le avrebbe concesso di farlo. Anche in un corpo fanciullesco un drago era più forte di lei. Allora chiuse gli occhi e respirò profondamente con le labbra rosse rigate sull'angolo destro da uno schizzo di sangue e la mano libera che le reggeva la testa tenuta bassa. Ammorbidì la presa tenuta sull'impugnatura dell'arma e fievole lasciò che il pugnale cadesse su quella gora di sangue che si era stessa sul pavimento. Voltò la testa verso Romeo senza però guardarlo in faccia <<Mi potresti lasciare la mano, per favore?>>
    <<Lucy...>> deglutì cupo, prima di fare quanto le aveva chiesto lasciando che le dita tremanti scivolassero via dalla sua mano. Sembrava essersi calmata. Doveva essersi calmata...
    Non smise mai di guardarla. La vide posare i palmi sulla superficie fredda del pavimento e piegare le gambe sottili lasciate in parte ignude dagli squarci nella sua gonna, ma invece di alzarsi si lanciò verso di lui e con un ginocchio posato sul terreno lo cinse in un abbraccio morbido <<Io... mi dispiace. Avete visto troppe cose brutte oggi, non volevo che assisteste anche a questo>> una voce atona. Un cuore privo di emozioni.
     I suoi occhi si riempirono di lacrime <<Quel pugnale che hai tirato fuori dalla manica... è per questo che non ti è successo nulla quando Wall Eehto prima ti aveva colpito per difendermi? Ce lo hai sempre avuto con te?>>
    <<Chiesi a Virgo di modificare il mio vestito affinché potesse nascondere un'arma, dunque lei li cucì dei passanti nella manica affinché questa potesse reggere un pugnale corto>>
     <<Perché non ce lo hai detto?>> soffiò contro la sua spalla.
    Lei socchiuse le palpebre <<Non posso permettermi di possedere armi di cui qualcuno mi possa riconoscere l'appartenenza. Essere un'umana in questo mondo implica anche questo...>>
     <<Wall Eehto è... morto?>> la vocina fievole di Wendy riecheggiò. Era uscita anche lei dal passaggio segreto e il suo sguardo era animato da uno stupore sincero.
     Lucy si staccò da Romeo e frigida osservò il cadavere del drago che aveva ucciso <<Gli volevi bene. Mi dispiace, ma ho dovuto farlo. Quanto meno gli ho fatto il favore di porre fine alle sue sofferenze prima che fosse costretto a uccidere qualcun altro. Non era sua intenzione farci del male, eppure se ciò fosse servito alla sua causa lo avrebbe fatto lo stesso. Voi draghi siete così complessi, per una parola data mettete un obbiettivo dinnanzi ai vostri stessi principi. Non credo esista concetto di fede più complesso di questo che unisce una devozione forse effimera a un obbligo che di morale non ha niente, ma d'altronde io non dovrei avere il diritto di sentenziare sull'argomento in quanto anche la mia è una fede ritenuta da voi draghi molto deviata>>
    Wendy si avvicinò al cadavere di Wall Eetho e si piegò davanti al suo viso. Gli occhi ancora aperti erano tornati del loro nero intenso, la bocca era spalancata e le squame arancioni ancora eran visibili sulla sua pelle. Lei sospirò e con le dita fredde gli fece calare le palpebre lentamente <<Grazie. Ti ringrazio per aver vegliato su di me per tutti questi anni. Ti ringrazio per la promessa che hai fatto. Dal profondo del mio cuore, vecchio nemico, io ti ringrazio. Ma dovevi morire, non c'era altra scelta>>
    <<Non c'era altra scelta davvero?>> chiese Romeo con la voce gremita di dolore. Aveva cercato di ucciderli. Aveva usato la violenza mentale per cercare di persuaderli. Li aveva ingannati... era una serpe che cospirava contro il loro signore, eppure in vita sua non aveva mai fatto altro che ferire perché costretto a farlo, uccidere perché non c'erano alternative. Ma davvero anche loro erano arrivati al punto di dover uccidere un nemico che non voleva combattere perché ogni altra scelta li era stata proibita?
     <<Se in questo mondo cessassero i conflitti sarebbe perché la logica sarebbe finalmente riuscita a inibire ogni sentimento>> dichiarò una voce dal tono vuoto e tombale.
     Una ragazza dai lunghi capelli d'argento, le labbra pallide come gigli, le orecchie a punta e gli occhi coperti da una fascia nera comparve nel riflesso dello specchio posto dietro di loro. Era solo lì, sugli altri specchi che riempivano la stanza la sua immagine sembrava non esistente. La sua bocca di raso era rigida in un'espressione statuaria. Le forme magre del corpo erano fasciate da una divisa delle guardie reali. Lucy portò i due bambini dietro di sé, raccolse il suo pugnale da terra e lo brandì <<Non vi ho mai vista qui. Ditemi chi siete!>>
     Il riflesso della donna si mosse. Sollevò una mano e la fece passare attraverso il vetro dello specchio rivelando la trama vellutata della sua pelle fulgente, poi con un passo fece emergere anche la sua gamba destra dal riflesso, e con un ultimo passo il suo corpo privo di colore uscì dallo specchio. La pelle le brillava di luce propria, un lieve barlume soffuso che rischiarava il buio della stanza. Le mani di Lucy cominciarono a tremare e, rimasta senza fiato, per poco non fece cadere il pugnale per terra ~N-Non può essere... no, non qui!~ l'ansia l'assalì <<Bambini, scappate! Dobbiamo andare via! Lei è...>>
     <<Una Fae? E questo sarebbe un problema per voi, signorina?>> domandò la donna senza scomporsi <<Vostra maestà mi aveva parlato della diffidenza che nutrivate nei confronti dei membri della mia specie, ma di me ti puoi fidare. Sono stata scelta per ricoprire il ruolo di tua quarta sentinella e sempre io sono colei che veglia su di te mentre dormi>>
     Lucy rinforzo la stretta sull'impugnatura del pugnale <<Non ti ho mai vista>>
    Lei annuì <<Perché mi è stato chiesto di non farmi vedere. Ti è stato proibito di girare per il castello di notte anche per questo motivo. Io sono una delle guardie più potenti all'interno di questa corte, dovevano scegliermi, ma sapevano che tu non avresti mai accettato un Fae come tua sentinella e quindi decisero di affidarmi una fascia oraria nella quale tu non avresti dovuto incontrarmi. Ma non pensare che io non vegliassi su di te, no. Il mio potere è il riflesso della luna e posso usarlo solo di notte. Posso muovermi nella dimensione dei riflessi e scorgere da lì il mondo esterno attraverso specchi o fonti d'acqua che sono state illuminate dalla luce della luna, e usando quelli non smisi mai di scrutarti>>
~Immagino che sia per questo che nel castello ci sono tanti specchi o vasi pieni d'acqua~ meditò Lucy rimirando la sua figura in uno specchio. Di fianco a lei in quello specchio riusciva a scorgere Wendy e Romeo, ma la Fae non compariva. La guardò con sospetto <<E se davvero il tuo potere ti permette di viaggiare nei riflessi, allora come mai per tutta la serata non ti sei mai mostrata? Se davvero tu fossi una delle sentinelle più potenti del re dei draghi, avresti quantomeno dovuto aiutarci>>
     Le labbra bianche della Fae si piegarono in un'espressione offesa, forse delusa <<Wall Eetho mi ha tratto in inganno. Ha usato il suo potere per bloccarmi nella dimensione degli specchi sfruttando la mia paura di non avere contatti. Temo che fosse quello il motivo per cui voi avete avuto problemi a usare la telepatia>>
    <<Il potere di Wall Eetho era strano, ma davvero potente. Immagino che non sapremo mai i suoi veri limiti e possibilità>> meditò Wendy. Protese le mani davanti a sé e si rasserenò quando vide uno sbuffo d'aria magica inalzarsi dai suoi palmi.
    La paura era finita.
    La paura era finita per tutti tranne per Lucy del cui fiato era pesante e il battito incessante mentre guardava quella donna dalla pelle che brillava di bianco <<Questa è la corte dei draghi e tu sei una Fae. È impensabile che il re accetti qui una come te>>
     <<Perché che accetti al suo fianco un'effimera umana lo è di più>> rispose con voce calma, gli angoli delle labbra sollevate in un sorriso lieve <<La storia delle razze immortali è molto complessa, tempo fa molti di noi solevano coesistere. Il re mi ha aiutato e io in cambio gli ho offerto i miei servigi. Gli sono fedele>>
     <<Ma sei anche un Fae>> insistette Lucy <<Se me lo avesse detto un drago avrei anche potuto credergli, ma quali certezze potresti tu offrirmi?>>
<<Siamo stati amanti per secoli>> dichiarò. Una parola delicata come amanti in quel momento sembrò la più dura mai formulata <<La tua vita non basterebbe per ripercorrere tutto il tempo che abbiamo trascorso insieme, i segreti sussurrati e i lavori svolti nell'ombra. Se avessi voluto venderlo o ucciderlo lo avrei già fatti tempo or sono>
Un guizzo di rabbia baluginò negli occhi aguzzati di Lucy <<Tu stai mentendo! A che proposito dirmi quanto quando dovresti mostrarmi la tua fedeltà?>>
    Lei ridacchiò serena <<È strano, in genere voi umani pensate che sia il contrario. Noi Fae incapaci di mentire ma abili raggiratori, e i draghi...>>
     <<Non mi stai convincendo>> la interruppe con tono brusco <<Non so nemmeno il tuo nome e sapere che tu fosti una delle tante donne che si sono avvicinate al mio signore non ti rende più mansueta o degna di fiducia. Come potrei mai fidarmi di te?>>
    Un sospirò sfuggì dalle labbra della donna, la quale scosse la testa smuovendo i lunghi capelli grigio chiaro <<Immagino di non potervi convincere, signorina. Vi porterò dall'unica persona capace di assicurarvi che altro oggi io non vi ho detto se non la verità>> infilò una mano nella tasca della divisa e raccolse una boccetta di vetro riccamente decorata, grande quanto il suo palmo. Fece scorrere le dita fredde sul suo collo sottile e rapida rimosse il tappo dorato che ne sigillava il contenuto.
    Lucy non si permise di abbassare la guardia e mantenne alta la lama del suo pugnale <<Che cos'hai intenzione di fare?>>
     La donna sorrise <<Aqua Aera>> versò in aria il contenuto della boccetta. Acqua dai riflessi che ricordavano quelli della luna candida si stese intorno a loro e li sommerse nel suo bagliore d'opale.
     Tutto divenne bianco. Lucy si sentì le dita stanche affievolire la morsa impressa sull'impugnatura fino calare in una presa tanto labile da lasciare che la sua lama le si sfilasse e cadesse per la seconda volta sul freddo suolo di marmo di quella stanza.
    Chiuse gli occhi, e quando li riaprì il bagliore bianco era sfumato lasciandole ammirare una stanza enorme completamente in fiamme. Era la sala da ballo, vuota e celata da una coltre di fumo mentre una figura altera si ereggeva davanti a loro, rivolto di schiena.
<<Fuoco!>> gridò Romeo.
Wendy si coprì la bocca con le mani <<Che cos'è successo qui?>>
La Fae posò una mano sulle spalle della bambina per rassicurarla, poi avanzò verso l'uomo <<Come richiesto, lascerò la signorina Di Caracole in vostra compagnia, sire. La signorina Wendy e il signorino Romeo hanno bisogno di visitare l'infermeria, ma ho abbastanza acqua della luna per trasportarli lì io stessa>>
    <<Ottimo>>
    La Fae versò in aria il contenuto rimasto sul fondo della bottiglietta e insieme a lei, Wendy e Romeo scomparvero, sommersi da un bianco denso. Lucy li guardò preoccupata, poi il marrone dei suoi occhi tornò a rivolgersi all'uomo <<N-Natsu.,,>> la voce le si spezzò. Si sentiva la gola tremare, gli arti fievoli e stanchi. Ma stava bene. Non provava sollievo, tristezza o paura. Non sentiva il bisogno di versare lacrime ancora pregne del ricordo di quanto vissuto quella sera. Si sentiva vuota, impassibile in compagnia dell'unico uomo nel quale sentiva di poter riporre fiducia.
Non si girò. Rivolto verso quella che Lucy riconobbe essere la sala da ballo, lui continuò a contemplare le fiamme con espressione serafica in viso <<Non trovi sia uno spettacolo affascinante? Il fuoco ha una luce stupenda stasera>>
<<Sei stato tu a fare questo?>> domandò Lucy spaventata.
Natsu sospirò <<Sono stato costretto. Tu eri scomparsa e non riuscivo a interpellare una delle mie guardie più fidate. Avendo intuito la gravità della situazione ho atteso che Charle lanciasse l'incantesimo per poi dare fuoco alla stanza e far evacuare tutti. In genere il fuoco non spaventa molto i draghi, in special modo quelli che lo hanno come elemento, ma il fuoco del signore delle Fiamme è diverso. Qualcuno rimase scottato, provò dolore, allora provò a spegnerlo. Ma l'incendio non si placava, era pericoloso per chiunque e furono tutti costretti a scappare. Rimasi da solo in questa sala, dunque anche se qualcuno avesse provato a uccidermi non sarebbe servito a molto. Non c'era popolo che a un nuovo re dei draghi potesse inchinarsi>> finalmente rivolse lo sguardo agli occhi marroni della ragazza e il suo fiato si ruppe, tranciato come un filo sotto la lama di una spada fatta di stupore. Un passo rapido e lui era davanti Lucy, una mano d'ambra posata sul volto e l'espressione preoccupata <<Q-Questo taglio... queste ferite... Lucy, tu...>>
     Lei non distolse lo sguardo e senz'anima lo fissò negli occhi <<Delle anomalie si sono infiltrate nel castello, volevano il tuo trono>>
     <<Loro ti hanno fatto questo?>> il calore della sua mano aumentò. Un bagliore di rabbia rischiarò i suoi occhi mentre il drago dentro di lui si ridestava e le fiamme che illuminavano la stanza diventavano più intense.
     <<Lo so, anche la bellezza è una merce e un'arma importante. Con queste ferite...>> sollevò con lentezza una mano su quella di Natsu e la premette più forte là, in quel punto in cui un lungo taglio le squartava la guancia <<...io ho perso valore>>
     <<Ti hanno fatto questo... le anomalie...>> era confuso come mai Lucy lo aveva visto prima. Uno sguardo immobile e una paura che prima lui non aveva considerato di poter provare che faceva tremare il barlume della sua ragione <<Come hanno fatto a farti questo? Come sono entrate?>>
     Lucy gli accarezzò il dorso della mano. I suoi erano gli occhi vitrei di una bambola che non provava più nulla che potesse comprendere. Vedere un Fae l'aveva destabilizzata, il pensiero di poter deludere il suo caro signore l'aveva fatta tremare, ma in quel momento sentiva di non provare più nulla del genere.
Strinse le dita dell'altra mano come per impugnare qualcosa, ma sentirla così vuota la infastidì <<Avevi ragione, Natsu. Il mondo è grande, ma i nostri nemici di più. E sono ovunque. Non so come siano riusciti a irrompere nel castello, ma Wall Eetho era uno di loro>>
     Natsu spalancò gli occhi <<Wall Eehto? Ma è qui da millenni!>>
    <<Questa corte non è più un luogo sicuro. Come lui ci potrebbero essere altri infiltrati>> continuò lapidaria, in tono crudo <<Non posso fidarmi di nessun altro che non sia tu>>
<<Potresti non poterti fidare nemmeno di me, temo>> e il rammarico spense il fuoco nei suoi occhi <<Mi hai raccontato un fatto per il quale ci dovranno essere conseguenze inimmaginabili. Le anomalie sono entrate nel palazzo e io non sono riuscito a proteggerti. Sei un'umana, non posso permettere che ciò accada. Non a te! Se lì tu fossi morta, io...>> chiuse gli occhi con forza <<Non oso immaginare cos'avrei fatto. Sei preziosa come la speranza per me, Lucy. E quella è qualcosa che un uomo non può perdere>>
<<Il mio prezzo è quello che tu mi hai permesso di avere>> sussurrò <<Per l'uomo che mi ha arriso e mi ha accolta tra le sue ali farei di tutto, anche questo. Anche morire. Non ho mai avuto paura di morire lì, la mia unica paura era che potesse succedere qualcosa a te e a quei bambini che erano finiti in una situazione troppo grande per noi tre da soli. Ma sappi che se ho resistito a tanto è solo perché volevo proteggerti. L'ho fatto solo per te. Tu sei la cosa più importante>>
<<Lucy...>> la chiamò in un mormorio <<Non è questo il tuo compito. Tu devi solo vivere>>
<<E ho deciso di farlo, di vivere per te>>
La guardò senza dire nulla. L'espressione frammista tra la preoccupazione e l'attrazione. Il suo non era un discorso normale, eppure non poteva non riusciva a smettere di guardarla senza restarne ammaliato ~La sua vita è mia?~ molti erano i draghi che in passato gli avevano rivolto tali parole, in quanto dopo avergli offerto il loro nome era vero che le loro vite fosse sue, ma dette da lei s'impregnarono di un significato diverso. Non era un drago, non era obbligato a essergli fedele, eppure udiva in quelle parole una devozione che mai in vita ebbe il piacere di sentire perché sincera e vera oltre ogni obbligo fisico e morale.
Ne rimase lusingato.
Lucy gli prese una mano tra le sue e posò la fronte su di essa <<Ho ucciso, oggi. Più di un drago, ma l'ho fatto per te e per proteggere Wendy e Romeo. Fa questo di me una brutta persona?>>
Natsu sorrise teneramente <<Mi ricordi me al tempo della mia prima strage. Ho fatto quanto serviva alla mia famiglia per assicurarsi che mantenesse il comando, ma sapere di aver contraddetto la Luce Sacra togliendo la vita a chi non avrebbe dovuto perderla mi lacerava. Ero ferito, imbrattato di sangue e mi sentivo una delle persone peggiori al mondo. Tutto cambiò nel momento in cui riuscii a vedere il riflesso della mia immagine attraverso la superficie di una fonte d'acqua. Con quell'espressione tormentata, le vesti logore impregnate di sangue, i capelli schermigliati e la fronte madida di sudore, io mi trovai in quel momento insolitamente affascinante. Macchiandomi di peccati indelebili, in realtà anche io avevo portato avanti il volere della Luce Sacra. La mia famiglia è stata scelta da lei per regnare e io ho combattuto contro coloro che volevano ignorare il suo volere per ottenere la nostra posizione. Siamo eletti. E anche tu, uccidendo, hai seguito il suo volere. E anche tu hai lo stesso fascino che ero riuscito a scorgere in me stesso al tempo. Anzi...>> le sollevò il viso con delicatezza e poi fece scivolare la mano calda sul taglio che le sfregiava la guancia <<Viso deturpato oppure no, confesso che ai miei occhi tu non sei mai stata più bella di così. E poi, se fosse il destino della tua anima immortale a turbare il tuo cuore, allora ti direi di non preoccuparti. Un giorno noi due bruceremo all'inferno insieme>>
<<Natsu...>> era quello? Era forse quello il momento di parlargli di quanto aveva sentito tempo prima riguardo alla sua morte. Lo vide guardarla con attenzione, aspettando solo una sua parola. Ma Lucy non ne ebbe il coraggio e si rabbuiò <<Che cosa succederà adesso?>>
     <<Tranquilla>> le sussurrò con voce strascicata in un orecchio <<Veglierò io stesso su di te stanotte e non ti succederà nulla>>
     <<Davvero?>> e sollevò la testa per vederlo annuire <<Ti ringrazio. Ma poi? Che cosa succederà poi?>>
     Lui aggrottò la fronte <<Dovrò prendere provvedimenti importanti, mia luce>> sentenziò con voce d'inverno <<Domani molte persone moriranno>>

*Angolo autrice*
Questa volta ci ho messo più del previsto a scrivere il capitolo, ma ho avuto un po' di difficoltà nella stesura della scena e adesso mi sento in dovere di scusarmi per avervi fatto attendere tanto. Questa storia è ancora in corso, non l'ho abbandonata e spero di riuscire a pubblicare in futuro con una cadenza più regolare. Intanto ditemi cosa ne pensate di questo capitolo, sono curiosa.
Scusate ancora per il disagio,
-Aseant

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