Capitolo 12: Per il bene di questi bambini
Alla festa Natsu riuscì a scorgere tra la folla d'invitati la figura di Jecob Lessio conversare con Jellal Fernandes e Simon Mikazuchi prima di allontanarsi da loro e andare via. Un piccolo sorriso incrinò le sue labbra. Scortato dal ritmo lento e solenne delle note intonate dagli strumenti musicali, si mosse tra gli invitati della sala da ballo con la disinvoltura di chi lo faceva da tutta la vita <<Messer Fernandes, per quanto tempo ancora dovrete tenere occupata la mia umana?>> domandò con tono allusivo, più giocondo del solito.
<<Vostra maestà, siete voi>> si sorprese Jellal <<Vedete, poter essere il primo drago che abbia mai ritratto un'umana dal vivo è un vero onore per me, un compito importante che richiede quanto più impegno dispongo, sire. Inoltre la signorina Di Caracole è molto graziosa, dunque catturare la sua vera essenza è un compito particolarmente complicato>>
<<Sì, lei è davvero bella>> sorrise lievemente, fiero della sua umana, colei che ai suoi occhi risplendeva come la luce della speranza. Si rivolse a Simon e piegò un po' la testa <<Voi, invece? Attualmente siete impegnati in qualche progetto?>>
Lui annuì <<Sì, in realtà. Messere Lessio mi ha commissionato una tavola. Ci siamo stretti le mani un paio di settimane fa, di sera, prima che io lasciassi il suo palazzo. Avevo ancora le mani imbrattate di tempera fresca, dunque gli sporcai accidentalmente gli anelli con il marchio dei Lessio e lui si arrabbiò come mai avrei pensato che una persona fredda e calcolatrice come un banchiere del suo tipo potesse arrabbiarsi>>
il suo sguardo s'insospettì <<E ditemi, di preciso ciò quando è successo?>>
<<Venerdì 5 Marzo>> rifletté <<Me lo ricordo perché, arrivato a casa quel giorno, ho scoperto che mi era arrivata una lettera da parte di mia sorella. Come mai me lo chiedete?>>
<<Curiosità>> si sbrigò a rispondere, senza però smarrire la sua solita disinvoltura <<Avete detto che vostra sorella vi ha scritto. Come sta? Si dedica ancora all'arte?>>
Simon sospirò amareggiato <<Sì, ma non quella di una volta, purtroppo>>
Aggrottò la fronte <<Che cosa intendete dire?>>
<<È per quel pugno?!>> intervenne Jellal <<Ti prego, dimmi di no>>
<<Jellal, lo sai che l'affetto che nutro nei tuoi confronti è pari a quello che nutrirei per un fratello, ma talvolta sai essere insopportabile per chiunque ti circondi, anche per chi ti vuole bene. L'hai ferita molto>>
Si portò una mano sull'occhio destro, quello coperto dal tatuaggio scarlatto. Ripensarci gli faceva ancora molto male... <<Non è colpa mia se si è arrabbiata per così poco. Mi sono solo limitato a ribadire come stavano le cose realmente>>
La rabbia celata nello sguardo di Simon emerse lentamente sul suo viso corrugato <<È strano, ci sono volte in cui sei fastidiosamente sincero e altre in cui invece taci anche troppo...>> Erza Scarlett. La indicò mentre era lì, insieme ad altri membri di spicco dell'esercito reale che innalzavano i bicchieri di vino e ridacchiavano alle poesie spinte che il generale Clive amava improvvisare dal quinto bicchiere in poi.
<<Vidi un giorno in una radura,
Una bellissima creatura.
Era una donna sorprendente,
Dalla gonna inesistente.
Mi avvicinai un po' al suo viso,
Poi finsi un gran sorriso.
"Allevieresti il mio dolore?"
Domandai con grande ardore.
"La mia spada sta fremendo,
Penso proprio di star venendo"
E così ella mi mostrò la mano,
Per un paletto infilarmi su nell'ano.
Provai un dolore immenso,
Dov'era finito il suo buonsenso?
E dopo qualche ripensamento
Andai via col mio strumento>> Gildarts si prostrò in un goffo inchino, ancora intontito dai fumi dell'alcol mentre Erza e gli altri presenti applaudivano ridenti alla solita dimostrazione di come il vino risvegliasse in lui una vaga vena poetica e libertina.
<<Adesso è il mio turno>> si fece avanti il generale Scarlett.
<<Era un uomo scapestrato,
Forse, forse non si era mai lavato.
Da me voleva soltanto una notte,
E alla fine andò a mignotte.
Andò via senza dirmi niente,
Era davvero un pezzente.
Aveva la resistenza di un bambino,
Dopo l'amore, le lacrime sul cuscino.
Uno stiletto piccolo e sottile,
Perché mostrargli il lato femminile?
I suoi occhi immobili sul mio ventre,
Io che lo denudavo nel mentre.
I suoi pantaloni stretti e dolenti,
L'erezione sui miei fianchi accoglienti.
Che maleducazione!
Non rivederlo sarà una vera benedizione!>> sì, persino lei si era abbandonata al dolce nettare dell'uva divenuto vino, ma del resto non era di certo più ubriaca di coloro che applaudivano dopo la sua piccola esibizione.
Pure Gildarts sembrò apprezzare, tanto che si avvicinò a lei e le cinse un braccio intorno al collo <<Era carina, madonna, ma certo non bella quanto la mia. Non era abbastanza spinta! Imparate dal maestro e un giorno persino voi potreste improvvisare versi degni dei miei>>
Scherzavano, ridevano impossessati dal caldo abbraccio di quel vino che giocondi da tutta la serata si erano divertiti a trangugiare. Forse le loro poesie potevano essere considerate di dubbio gusto, se non addirittura patetiche o oscene, di scarsa qualità certamente, ma vederli così uniti e così allegri riuscì persino ad illanguidite il cuore del re dei draghi. Lo stesso re dei draghi che si avvicinò a Jellal e gli toccò lievemente la spalla <<Forse sarà stata una mia impressione, ma penso che quella poesia fosse rivolta a voi, messere>>
<<Non ne avete le prove>> cercò di difendersi.
<<"Voleva soltanto una notte". "Andò via senza dirmi niente". "Non rivederlo sarà una vera benedizione"...>> Simon scosse le spalle <<Ho già parlato con Erza in passato e so bene quanto spinti i suoi versi sporchi possano essere davvero, non certo poveri e scialbi come questo>>
<<Concordo>> annuì Natsu <<In genere i suoi testi si avvicinano di più commedia, come sarebbe giusto fare in questo genere di gare, eppure sembrava che in realtà il suo intento fosse quello di ferire o quantomeno sfogare la rabbia che il comportamento assunto da una sua certa conoscenza le avesse provocato in precedenza>>
Jellal sospirò. Simon arricciò la fronte <<Adesso però c'è una domanda che dovrei porti. Se tu e il generale Scarlet eravate tanto legati, allora perché non le hai detto nulla riguardo la tua partenza? A mio avviso, lei meritava di saperlo>>
<<La verità è che...>> il fiato gli morì in gola e si morse la lingua. La verità era che non poteva dirgli la verità, non quella che aveva cambiato per sempre la sua vita. Le persone che conoscevano quell'oscuro arcano erano costrette a reggere sulle spalle un peso troppo grande affinché una mente comune potesse reggerlo senza spezzarsi. Lui non ci era riuscito. Lui era un uomo come tanti altri, che pur di scappare dalla tetra oscurità celata dietro quel peccato innominato aveva lasciato la persona alla quale più era più legato, la quale dovette sostituire con un instancabile ricerca di cosa l'arte fosse veramente e come negli ultimi secoli questa fosse cambiata.
Natsu gli posò una mano sulla spalla, la sua flemma non vacillò <<La verità è che non sempre c'è una verità che può essere raccontata, non è vero, messer Fernandes?>>
Lo sguardo gelido di Jellal sembrò diventare più limpido, ma rimase distaccato <<Purtroppo, talvolta non esistono verità che si possono raccontare>>
<<Quindi semplicemente non ci hai pensato? Lo hai dato per scontato. Non le eri così legato, non è vero?>> un sospiro. I capelli marroni e lisci gli ricaddero sulla fronte tristemente <<Sembri quasi un demone, Jellal. Eppure le ombre della tua anima altro non fanno se non illuminare la gloria delle tue opere>> non si capiva dal suo tono se ciò fosse un bene oppure un male, ma dal suo evidente distacco fu possibile intuire quanto ciò in realtà lo deludesse. E ciò tolse la parola a entrambi.
Una lieve piega sulla fronte incurvò l'espressione di Natsu, che interessato ad altro decise di rompere il silenzio nel quale erano sprofondati <<Da qui non riesco a vedere Lucy...>> rimuginò pensoso <<Mi fido di lei, inoltre le mie guardie sono mescolate in mezzo alla folla in modo da prevenire ogni pericolo, però è la prima volta che si ritrova circondata da così tanta gente e mi piacerebbe sapere se è riuscita ad adattarsi. Vi dispiacerebbe se andassi a cercarla?>>
<<Assolutamente no, sire>> intervenne Simon
<<Avete le vostre responsabilità, andate pure. E grazie di aver sprecato il vostro tempo con noi tristi artisti polverosi>>
Le parole di Jellal mossero il lieve accenno di un sorriso <<Vi ringrazio>> li disse <<Passate una buona serata, spero di rivedervi presto>>
<<Altrettante>> s'inchinarono in sincronismo, l'attimo prima che il re li abbandonasse.
Doveva trovare Lucy.
Non la vedeva più.
Il mondo dinnanzi a lui era una tempesta di suoni e odore che si fondevano, che si sovrapponevano e che si mischiavano l'uno con loro. Se di norma con un po' di concentrazione dall'alto della sua torre di marmo riuscito a percepire il respiro di una persona che si trovava dentro la corte, allora in quel momento si trovava costretto a dover assopire i suoi sensi affinché il forte rumore non gli stridesse le orecchie e l'enorme alone di profumi confusi non gli infastidisse il naso che in quel momento stava bruciando fastidiosamente.
Non gli piacevano le feste.
La confusione che si creava in tali eventi lo faceva sentire scoperto. Non aveva l'assoluto controllo della situazione, le sue difese erano limitate, ma per la pace tra Famigli e Draghi non aveva altra scelta se non sopportare. Trovare Lucy sarebbe stato difficile in un luogo simile, immersa tra il fiocco e il pizzo degli altri invitati, ma era importante che lui sapesse come lei si comportava in simili situazioni per sapere quanto utile quell'umana gli si sarebbe potuta rivelare.
<<Vostra altezza reale>> sentì qualcuno chiamarlo.
Natsu voltò la testa in direzione di un drago che in quel momento stava chiacchierando in un circolo composto da due donne e un altro uomo. Aveva il viso spigoloso, la statura aitante e gli occhi incavati che sembravano esser stati scolpiti nella giada. I suoi lunghi capelli verdi erano raccolti in una coda morbida, mentre il corpo robusto era coperto da un paio di pantaloni bianchi aderenti, un farsetto marrone e un soprabito verde chiaro. Gli sorrise, più per cordialità che per simpatia <<Buonasera, messere Zirconis, duca di Stella. Dovete riferirmi qualcosa?>>
Zirconis E. Fiore...
Lui annuì <<Vedete, sire. Noi ci stavamo chiedendo dove si trova in questo momento la vostra umana, vero Motherglare?>>
<<È innegabile che abbia catturato le attenzioni di chiunque all'interno della sala>> asserì un uomo dai corti capelli grigi, la pelle spenta e gli occhi di un rosso tendente al magenta <<D'altronde tutti amano le bestioline rare, in special modo noi draghi che in secoli e secoli di vita abbiamo già visto tutto ciò che c'era da vedere>>
"Se pensate davvero che pochi secoli bastino per fare ciò, allora la vostra tracotanza vi ha resi ciechi, messere" gli voleva rispondere, ma già cosciente di quanto incrinato fosse il suo rapporto con il ducato stabilì che fosse meglio sorvolare <<Non ne sono sicuro, ma come avete detto voi, i draghi sono attratti da ciò che conoscono poco, dunque pensare che stia facendo nuove conoscenze non sarebbe poi cosa tanto difficile da pensare>>
<<Gli umani in cosa differiscono da noi oltre all'odore e alla longevità?>> domandò una donna dalla pelle scura, gli occhi verdi e i boccolosi capelli lilla che si stendevano in due orecchie alte.
Natsu sospirò <<Noi possiamo usare la magia, loro fanno della loro mente unica e della loro abilità nel mentire il loro potere. La nostra forza fisica è superiore, così come la sensibilità dei nostri sensi e le nostre capacità rigenerative, ma loro rimediano con uno sviluppo tecnologico tanto superiore al nostro da aver superato i limiti stabiliti dalla Luce Sacra. Inoltre valori come onore e fedeltà anche per loro sono fondamentali, ma non hanno l'importanza cruciale che hanno per noi. Possono avere più di un compagno e cambiarlo con il corso del tempo, sebbene le coppie monogame siano molto diffuse. Oltre a questo, pensi non esistano differenze. Siamo entrambe creature della Luce Sacra e in entrambi i casi il nostro valore non dipende da cosa siamo, bensì da chi siamo, madonna Swan>>
Lei assottigliò lo sguardo. Le ciglia lunghe e nere che si stendevano sotto il verde chiaro dei suoi occhi sembrò enfatizzarli <<E mi dica, sire, quella cortigiana chi è veramente? Se davvero draghi e umani sono uguali, allora perché una schiava umana ha più valore di uno schiavo drago?>>
<<Ho capito>> sospirò <<Condividete le idee di vostro zio in quanto alla supremazia della razza dei draghi, dunque la presenza di una creatura come lei qui vi infastidisce. È comprensibile, non a tutti può piacere ciò che non comprendono appieno, ma se permettete, madonna, questa è la mia corte e lei è la mia umana. Ciò che faccio con lei o di lei non è una faccenda che vi riguarda. E nel caso voi aveste altro da dire in quanto al suo soggiorno nella terra dei draghi, allora vorrei ribadire che la parola del duca non ha valore qui, ma potrei convocare un boia che potrebbe essere onorato di ascoltarvi>>
<<Ma!>> contestò offesa
<<Per favore>> la intimò <<Non preoccupatevi di lei, la sua tutela è qualcosa di cui io mi premuro personalmente. Adesso perdonatemi, ma sarebbe meglio che vada a cercarla>> nell'azione di girarsi, i suoi occhi verde scuro caddero su quelli più chiari e mesti di Hisui E. Fiore., la sorella del duca. Dall'inizio di quella conversazione sembrava essersi estraniata dal mondo a lei circostante. Non una parola, non un solo cenno della testa. Era lì e al contempo non c'era. Sembrava come se non le fosse stato concesso il diritto di parlare, se il silenzio fosse la sua unica compagnia. Osservava la scena dispiaciuta, cheta come sempre. Più una bambola che un essere vivente. Più un corpo che una volontà.
Sospirò ancor più desolato prima di andare via.
Aveva sempre pensato che Zirconis fosse un drago tanto astuto quanto pericoloso, anche quando Toma E. Fiore era vivo non si era mancato di constatarlo. Non sapeva in che modo lui la stessé ricattando, ma dal comportamento di Hisui e il fatto che anni prima avesse abdicato al titolo di duchessa in favore del fratello faceva presagire che molti dei segreti celati nella corte di Stella erano ancora velati da una fitta coltre di tenebre e ombre penetranti.
Vagò per la sala da ballo con lo sguardo attento e gli occhi che studiavano minuziosi il viso di ogni invitato di quella festa. Vide Gray discutere con suo padre, Charle tessere l'incantesimo, gli invitati danzare con quei loro abiti riccamente decorati.
C'erano troppi rumori in quella stanza.
C'erano troppi odori in quella stanza.
C'erano troppe persone in quella stanza.
Non aveva il pieno controllo dei suoi sensi, persino fare qualcosa di semplice come rintracciare la sua umana gli risultava estremamente difficile in un contesto caotico come quello. Si fermò in un angolo abbastanza libero della stanza e chiuse gli occhi. Doveva concentrarsi, scoprire dove si trovava Lucy in quel momento. Era importante. Lei era importante per lui.
Aveva un odore unico, al suo naso capace di distinguersi tra tutti. Gli sarebbe stato più facile assopire gli altri sensi per affinare l'olfatto anziché cercare di distinguerla in quella mescolanza di colori così differenti usando la vista.
Arricciò il naso e isolò ogni suono intorno a lui.
Arricciò il naso e vagò tra quei profumi strani, particolari, in cerca di quello che più si distingueva tra gli altri.
Arricciò il naso e...
Sentì qualcosa sprofondare nel suo addome. Aprì gli occhi di scatto e scorgere l'azzurro del pelo di Happy sul manto nero dei suoi indumenti fu l'ultima cosa che si sarebbe mai aspettato di vedere quella serata.
Nella sua forma felina, lui fece un balzo indietro, i suoi occhi grandi lo fissarono imbarazzato prima di chinare il capo <<S-Salve>> gli disse.
<<Happy...>> percepiva l'odore del suo imbarazzo stratificarsi nell'aria, un profumo che aveva sentito poche volte intorno a lui. Si sfregò un braccio e cercò di cambiare discorso <<Stavo cercando la tua allieva, l'hai vista per caso?>>
Lui scosse la testa <<Mi dispiace, ma non so dove sia. Stavo chiacchierando con i famigli, è da un po' di anni che non li vedevo tutti>>
<<Anche questo è vero...>> si ritrasse un po' per ammirare quell'andirivieni di animali inconsueti che danzavano leggiadri in quella sala fatta di oro e marmo candido. La maggior parte di loro era nella sua forma umana, ma di quando in quando era possibile scrutare di sfuggita una piccola rana luminosa zampettare sulle piastrelle del pavimento, un lupo che intratteneva una conversazione intellettuale con una volpe, o dei pipistrelli che danzavano nel cielo estraniati dal mondo, unici e sempre insieme. Era comprensibile come mai qualcuno chiamasse con tono scherzoso il ballo dei famigli ballo delle bestie, ma a Natsu non dispiaceva veramente come cosa. Era vero, i draghi furono costretti a dover piegare le leggi della magia affinché acconsentisse loro di assumere una forma antropomorfa affinché potessero mescolarsi con la popolazione Fae, ma loro restavano pur sempre le più feroci delle bestie e l'animale che abitava le loro anime non smetteva mai di scalpitare. Erano rozze, crudeli, sanguinarie. Erano bestie in tutto e per tutto, dunque perché nasconderlo?
<<Senti, Natsu...>> cercò d'introdurre il discorso <<Ti ricordi di Marl e Lucky?>>
<<I tuoi vecchi padroni...>> si morse la lingua fioco <<Immagino che a discapito della domanda, tu la risposta la conosca già>>
Happy sospirò <<Eri ancora un principe scapestrato quando c'incontreremo per la prima volta, in viaggio per il mondo senza alcuna ragione in particolare. Ricordo che la prima volta che ti vidi ti scambiai per un senzatetto, tu che all'epoca sembravi vestire i panni del peggiore degli avventurieri e che fosti uscito dai meandri del bosco davanti al quale la nostra casa era isolata>>
<<Eravate solo voi tre, tu, Lucky e...>> sospirò <<Marl...>> le mani cominciarono a tremargli. Gli occhi gelido sembravano celare un vuoto acuto e profondo. Strinse i denti <<Non sono riuscito a fare abbastanza per quella donna. Avevo promesso di aiutarla, ma... ho fallito>>
<<Era malata da molto tempo, e la tua unica esperienza in campo medico era di matrice letteraria>> cercò di tranquillizzarlo <<Non sei riuscito a salvarla e lei è morta, ma non sei venuto meno alla tua promessa di aiutarla. C'erano due cose che lei amava più di ogni altra cosa al mondo, e quelle cose erano suo marito e il suo famiglio. Per suo marito non avresti potuto fare molto, una volta morta la compagna il destino di un drago è segnato, ma ti sei preso cura di me permettendomi di restare al tuo fianco. L'hai aiutata così>>
Scosse la testa <<Tranne in casi di forzatura è il famiglio a scegliere chi servire, come è il famiglio a scogliere quando legarsi e quando slegarsi da una persona. Tu non sei più il mio famiglio, non sono stato bravo abbastanza per farti restare al mio fianco, dunque questo è un altro dei miei fallimenti>>
<<No, non lo è!>>
Natsu lo fissò con gli occhi grandi e verdi vagamente spaesati <<Come dici?>>
Lui chinò la testa. Ancora imbarazzato, strinse le zampe intorno alla sua gamba <<Ho parlato con Charle, e mi ha aiutato a capire che io voglio ancora essere il tuo famiglio, esserlo fino al giorno in cui tu...>>
<<Happy!>> lo riproverò.
<<Ops, scusa...>> arrossì <<Comunque, voglio farlo davvero. Non ho più paura. Voglio essere il tuo famiglio da qui fino alla fine>>
<<Happy...>> la stessa parola, ma pronunciata con un sospiro più dolce, più delicato. Si piegò verso di lui e gli sorrise languido prima di porgergli una mano <<Dunque ti rilegherai a me?>>
Lui annuì, poi allegro si cimentò a stringerla. Un lieve bagliore dorato si ramificò sulle le loro dita per poi spegnersi lentamente <<Già fatto!>> strizzò gli occhi, una breve rincorsa, poi saltò contro il suo petto e lo abbracciò.
Gli era mancato molto il suo amico. Dopo averlo visto quel giorno nel laboratorio si era chiesto molte volte come mai non fosse uscito prima. Potrebbe sembrare strano, eppure anche se infima una risposta c'era veramente. Non gliel'avrebbe detta durante quella festa. No, c'erano troppe persone. Ma i sentimenti che nutriva nei confronti del suo padrone erano importanti e un giorno avrebbe dovuto affrontarli senza esitare.
Sì, un giorno li avrebbe dovuti affrontare, ma quel giorno non sarebbe stato lo stesso della loro riunione.
Il ticchettio di quei passi, quello che non poteva udire ma che vagamente riusciva a immaginare. "Sento dei passi..." le aveva detto. Quelle tre parole le rimbombavano nella testa ridondanti, spietate.
Lei e Romeo erano accovacciati in un angolo della cella, celati dal velo tetro dell'oscurità. Wendy invece era stretta a Lume, intenta ad assicurarsi che lui non emettesse qualche verso compromettente. Se qualcuno lo avesse visto, non avrebbe esitato un solo istante prima di ucciderlo. "Nessuna pietà per le bestie, ancora meno per chi lo sembrava senza esserlo veramente" quasi una legge in quel regno di cui le bellezze altro non servivano se non per coprire l'oscurità del suo vile animo barbarico. Era un mondo duro, dettato solo dal cinismo di chi lo abitava e dalle leggi che la morte imponeva.
Lucy strinse i pugni.
Era debole, la più debole in quella cella, ma le sue motivazione... no, quelle non erano deboli e di certo non erano cambiate. A costo di tutto il sangue che aveva in corpo, avrebbe protetto quei bambini.
Lo scalpitio di quei passi si fece sempre più nitido, più vicino, accompagnato dallo scoppiettio ruggito dalla fiamma di una fiaccola accesa.
Un gruppo di uomini -uomini incappucciati- comparve davanti a loro. Sfoggiavano una mantella nera come la notte. I loro volti erano celati da una maschera nera che li tagliava metà viso, mentre con passi lenti e guardinghi procedevano silenziosamente lungo il corridoio di quelle segrete.
Lucy non sapeva nulla su di loro, né come fossero arrivati in quel luogo e né che intenzioni avevano, ma una cosa era certa. La loro presenza nelle segrete era un rischio per tutti coloro che in quel momento si trovavano nella corte.
Uno degli uomini incappucciati si avvicinò alla scaletta e la esaminò attentamente <<Dobbiamo passare da questa parte?>> chiese agli altri.
<<La botola là su dovrebbe essere bloccata. Anche volendo, non potremmo comunque passare>> rispose uno dei suoi compagni.
<<Va bene, allora procediamo con la strada prestabilita?>> domandò un altro.
Domande. Domande soffiate, più sussurrate che pronunciate, mentre loro si confrontavano sul percorso da prendere. Era probabile che avessero già studiato i passaggi del castello prima d'irrompere al suo interno, ma quella struttura era un nodo di vie e sentieri nascosti nel quale persino la più anziana delle guardie avrebbe faticato a orientarsi.
~Devo fare qualcosa~ si disse Wendy, ancora tremante dalla paura ~Devo avvisare le sentinelle prima che sia troppo tardi~ chiuse gli occhi. Cercò di concentrare quanta più energia magica avesse in corpo per trovare un'anima, un collegamento con cui lei potesse legarsi. Sentiva la sua mente muoversi in una stanza oscura nella quale ogni presenza sembrava essere inesistente. Non percepiva suoni. Non percepiva colori. Non percepiva lo spirito delle persone che si mettevano dinnanzi al suo cammino.
Le mani le cominciarono a tremare impotenti.
Provò a collegarsi alla mente di Romeo.
Niente.
Provò a collegarsi alla mente di Lucy.
Non vide niente...
Davanti a lei si stendeva la stessa coltre oscura nella quale si era immersa in precedenza. Non percepiva nessuna presenza, le sensazioni che provava erano quelle che avrebbe provato vagando nel nulla assoluto. Erano in trappola.
Fu tentata di riferire a Lucy e Romeo quanto aveva scoperto, che qualcosa le impediva di utilizzare la telepatia, ma tacque quando si ricordò che se avesse parlato quegli uomini avrebbero sentito la sua voce. ~Che cosa fare? Che devo cosa fare?~ si domandò in preda al nervosismo, con la vena che scorreva ai lati della tempia che pulsava dolorosa e la gola rinsecchita dalla paura. Deglutì silenziosamente a vuoto. Uno degli uomini lì presenti mosse le labbra in una smorfia seccata, poi si voltò verso i suoi compagni <<Qualcuno ha provato a forzare l'utilizzo della telepatia, l'ho sentito. Temo che qui ci sia un testimone...>>
Quello che dalla presenza magica sembrava essere il capo dell'operazione perché il più potente nel gruppo, strinse i pugni <<Non possiamo permettere che accada. Ci divideremo in due gruppi. Il primo gruppo andrà con me in avanscoperta, mentre il secondo perlustrerà quest'area. Dobbiamo trovare il testimone e ucciderlo seduta stante. Non dovremo avere nessuna pietà per lui, indipendentemente da chi essa sia e chi per noi rappresenti>>
<<Le torce non illuminano molto>> constatò un altro uomo <<Forse si sta nascondendo in una delle celle>>
<<Mi hai preceduto>> ghignò il capo <<Nessuna pietà. Dividetevi, setacciate una a una ogni cella presente in questo corridoio, trovate l'astante e impeditegli per sempre ogni possibilità di parlare>>
<<Sì>> un cenno deciso della testa, poi uno a uno si divisero. L'ultimo di loro, un uomo alto e dall'aspetto imponente si diresse verso la loro cella, facendoli tremare il cuore.
Il lento cigolio metallico striduto dai cardini arrugginiti fu per i tre ragazzi il segnale che preannunciava l'inizio della disgrazia. Quell'uomo -quell'angelo della morte- avanzò verso di loro con la luce fioca della torcia rivolta alla sua sinistra, verso l'angolino in cui Wendy e il Keradosso si stavano nascondendo. Celato dall'oscurità, sul suo viso comparve un volto tanto tetro quanto sorpreso e timorato <<L'intrusa!>> esclamò per poi girarsi verso la creatura di fianco a lei <<E tu?! E tu che cosa saresti, razza di mostro uscito dall'inferno?!>>
<<Lui non è un mostro!>> lo affrontò Wendy con sfacciataggine <<Smettete di chiamarlo così!>>
Le orecchie appuntite di Lume si rizzarono in alto, un ruggito profondo e animalesco gli mosse le membra prima di riecheggiare fragoroso. Con un balzo rapido si scagliò verso l'uomo. Per un attimo i suoi occhi viola e febbricitanti parvero illuminarsi, l'uomo però fu tempestivo e agì più rapidamente di lui. Con una mossa fluida del braccio portò la torcia davanti a sé, un gesto estemporaneo e glaciale eseguito prima di colpire il muso della bestia con l'estremità bruciante della torcia. Lume si ritirò scottato. Stordito dal tocco infernale di quel bastone non poté muoversi o difendersi in alcun modo quando poi lui si avvicinò e gli colpì il muso con un pugno <<Sei un mostro>> un pugno <<il mondo non ha bisogno di te>> un altro pugno ancora <<torna all'inferno!>> sfoderare una raffica di pugni prima di cominciare a scoccare calci spietati sulla sua pelle coperta di squame.
Per allontanarlo ed evitare che potesse continuare a percuoterlo con quegli attacchi spietati che sapevano d'inferno e premevano brucianti su tutto il suo corpo, Lume provò a ruggire, a scalpitare furiosamente. Un boato straziato mosse la sua gola e delle scosse di elettricità pura zampillarono dalla sua pelle come sangue scarlatto che usciva fuori da un braccio appena mozzato. Una scossa folgorante, capace di far tremare la Luce Sacra stessa, uscì dalle sue squame. Brilla ma, era luminosa, potente, ma...
ma niente...
Indifferente a quell'attacco, il fulmine scorreva fluido nel corpo dell'incappucciato senza fargli del male, sfiorandogli la pelle del corpo e del viso in una dolce carezza, come se fossero fatti della stessa materia e non potessero nuocersi avvicenda.
<<E questo sarebbe un fulmine?>> ridacchiò compiaciuto <<Guarda! Questo è un fulmine!>> la sua gamba sprizzava scintille fatte di elettricità pura, più potente e luminosa di qualsiasi altra. Un movimento fulmineo, quasi impercettibile per quanto rapido e funesto, poi con calcio assestato sulle zampe fece cadere Lumen a terra impotente, tremante di paura mentre lo fissava frustrato con i suoi languidi occhioni viola. Lume aveva l'aspetto di una bestia, ma non lo era. Non sapeva combattere, né nei suoi pochi mesi di vita aveva mai aggredito qualcuno. Vedere l'uomo sogghignare mentre si tastava la cintura per afferrare lo stiletto nero che teneva lì legato gli fece provare per la prima volta il desiderio irreprensibile e ardente di uccidere qualcuno, ma potè solo strizzare gli occhi e guaire un verso disperato mentre lui lo scalciava sogghignando.
Wendy scoppiò in lacrime sotto lo sguardo oscuro di quell'uomo <<Basta! Basta!>> implorò <<Stai facendo male al mio amico!>>
Gli occhi dell'incappucciato scattarono su di lei. Approfondì la stretta sull'impugnatura del suo stiletto e glielo puntò contro <<Ragazzina, non ti muovere. Fa un passo, lancia un incantesimo e io estrarrò il cuore di quella creatura dalla sua inutile carcassa per poi darlo da mangiare ai cani>>
<<N-No! Per favore, no! Farò tutto ciò che volete, ma non fare del male a Lume. È solo un cucciolo!>> piagnucolò con la voce tremante e il petto che gli doleva.
<<Tutto ciò che voglio?>> sogghignò <<Una vita per una vita, ragazzina. Lo risparmierò, ma tu... beh, tu dovrai venire con me...>>
<<I-Io...>>
<<Allora?>>
Le sue lacrime furono tanto soffocanti da impedirle di parlare, strozzando ogni suoi piccolo ansito e impedendole di respirare. Era solo una bambina, una bambina che avrebbe fatto di tutto per il suo amico. Non potevano costringerla a sacrificare la sua vita. Era così piccola, sarebbe stato ingiusto! Così ingiusto da far scatenare l'ira nel cuore di Lucy. Così ingiusto da far adombrare il suo sguardo cheto e assassino, divincolandola da tutte le catene di paura, prudenza e rifiuto alla violenza che solitamente le impedivano di agire. Si toccò la mano, poi avventata corse verso l'uomo oscuro gridando a pieni polmoni: <<Lasciali stare!>>
Il suo pugno si scagliò rapido nella zona in cui si sarebbe dovuta trovare la vena giugulare, ma ancora prima che potesse arrivarvi, l'incappucciato si girò di scatto e afferrerò il suo pugno con la mano destra, impedendole così di muoversi. Le nocche di lei contro il palmo di lui <<E allora i moscerini erano più di uno...>> ruggì roco. Le storse il polso con violenza, incurante del grido straziato che lei aveva emesso un quel momento.
Patetica.
Quell'incappucciato rendeva la sua insulsa debolezza da umana patetica.
Di certo non avrebbe sporcato il suo stiletto con il sangue di un'indegna. Girò la sua arma al contrario e con il pomolo dell'impugnatura la colpì allo stomaco e poi con uno spintone la gettò sul pavimento. Le loro mani si lasciarono subito, strappando un lieve sogghigno sulle labbra di Lucy che una volta a terra provvedete a tastarsi le nocche nonostante i muscoli che le facevano male per il recente impatto <<Presto comincerà a formicolare...>>
L'uomo sentì un dolore atroce bruciarli come veleno sul palmo della mano, le dita diventare improvvisamente più appiccicose e difficili da muovere, mentre il suo corpo cominciava a fremere. Non ebbe il tempo di capire cos'era successo poiché Lume si lanciò sulla sua schiena, gli fece perdere l'equilibrio e lo atterrò sovrastandolo completamente. Wendy rivolse un breve sguardo a Romeo, il quale capito le sue intenzioni prese un respiro profondo e soffiò una lieve foschia fatta di cenere nera che rapida si disperse fuori della cella attraverso le sbarre di ferro arrugginito. Nascosta dalla cortina oscura si avvicinò allo stiletto dell'uomo, lasciò che la piccola lama affilata tagliasse un piccolo lembo di pelle dalla sua mano, lo diede a Lucy che tra loro quattro era quella più esposta e si diresse verso la porta della cella. Romeo fece lo stesso, afferrò la mano di Lucy e con un forte strattone la fece alzare in piedi e la trascinò verso l'uscita, seguiti dal Keradosso, il quale si scostò dall'uomo per seguire la scia che il profumo del sangue di Wendy aveva lasciato nell'aria.
Ancora velatamente coperti dal lieve alone di cenere, Wendy scorse di sfuggita le figure di quegli uomini incappucciati intorno alla cella, posti affinché potessero ostruire ogni loro via di fuga. Affrontarli sarebbe stato difficile, forse impossibile per loro, quindi scappare era la loro unica alternativa. Avrebbero potuto usare nuovamente la cenere di Romeo come copertura, in quanto drago del fuoco non aveva problemi a produrla, ma l'odore del sangue che gocciolava dalla sua mano sarebbe stato facilmente rintracciabile dal fiuto di qualunque drago.
Doveva occultarlo.
Strinse i pugni. Le sue dita emanarono una debole luce fioca, mentre dei cerchi magici si formavano sotto i piedi suoi e dei suoi amici <<Ils Vernier! Ils Arms! Ils Armor!>> gridò in una lingua antica <<Aumento delle capacità di velocità, attacco e difesa!>> la luce del cerchio magico si fece più intensa. L'odore intenso e penetrante della magia impregnò la nebbia scura, mescolandosi con quello del sangue.
Lucy non se n'era mai accorta prima, ma l'odore ferroso tipico della magia era identico a quello del sangue, come se le due sostanze fossero fatte della stessa materia. Tossì secca quando Romeo le strinse la mano con più forza prima di rilasciare un'altra cortina di cenere che la costrinse a coprirsi bocca e naso con il palmo libero. Corsero tra la cenere come umani che correvano tra le innumerevoli diramazioni del fato. La sagoma sfocata di uno degli uomini incappucciati comparve davanti a loro, poi la pressione dell'aria si fece più pesante, un bagliore improvviso e una fiammata dalle sfumature rosso-dorata si scagliò rapida e luminosa contro di loro. Romeo lasciò la mano di Lucy e il suo pugno avvolto dalle fiamme si scagliò contro il loro aggressore. Un colpo potente e sentì le sue nocche infrangersi contro il petto duro dell'uomo. Non gli diede tregua. Non un attimo di respiro, si spostò di lato per scansare un attacco e continuò a bersagliarlo con dei piccoli pugni dalla velocità sorprendente. Era rapido, letale. La nebbia di cenere che lo avvolgeva lo rendeva una libellula capace di baluginare vicino al suo avversario senza farsi distinguere troppo. Essere piccoli ed essere deboli rendeva forti in un campo come quello perché si diventava impercettibili. Fece un passo in avanti e assestò un pugno infuocato sotto il suo mento prima di disperdere le fiamme e spostarsi a sinistra, verso il lato del suo corpo. Contrasse le mano. Le sue unghie si allungarono, diventarono più dure e affilate mentre piccole squame rosse cominciarono a rivestire parte del suo dorso delicato. Avvicinò rapidamente il braccio verso il collo dell'anomalia, intenzionato a squartargli la pelle con gli artigli simili a rasoi e spaccargli l'osso del collo nella sua presa spietata, ma l'occhio del suo avversario scattò su di lui e con il movimento rapido del braccio generò uno squarcio di acqua bollente che si proiettò contro di lui. Un attacco tanto forte da logorargli i vestiti, sbatterlo per terra e smuovere la cenere nell'aria. Nonostante la magia di Wendy avesse aumentato i suoi parametri di difesa, l'acqua bruciante aveva lasciato varie chiazze rosse su tutto il suo viso, dolorose come frustate scoccate senza pietà.
Lucy fissò la scena esterrefatta ~Questi draghi... quei draghi hanno più di un potere!~ deglutì. Vide l'avversario di Romeo avanzare verso di lui con la mano grande che s'induriva e si modellava fino a sembrare una daga. Le fischiarono le orecchie per le paura. Sentiva gli ansiti di Wendy che combatteva contro gli incappucciati, la pressione della sua magia che smuoveva l'aria affinché ne modificasse le caratteristiche per mantenere la cenere sospesa, i boati dei fulmini di Lume e il freddo dello stiletto che aveva rubato pungerle il palmo tremante. Aveva paura. Sentiva il sangue scorrerle doloroso nella tempia, mentre fissava devitalizzata l'incappucciato avventarsi contro Romeo con determinazione, mentre lui tremava paralizzato dalla paura. Il taglio della sua mano si mosse in uno movimento netto del braccio, capace di tagliare l'aria e con sé la cenere che la impregnava. Un fruscio veloce. Il sentore metallico di quella lama che riempiva la bocca di Romeo prima ancora che potesse sfiorarlo.
Lucy digrignò i denti. Non avrebbe permesso a nessuno di fare del male né e lui né a Lume né a Wendy. Uscì dall'angolo velato di cenere nel quale si era rifugiata e scattò in avanti, verso quello sconosciuto, stringendo lo stiletto con tutta la forza che aveva in corpo. L'incappucciato non si girò, piantò con veemenza il piede nello stomaco di Romeo e usando il pugnale tranciò l'aria in direzione di Lucy. Il bambino gridò straziato dal dolore, una lama di energia magica di scagliò funesta verso di lei. Per qualche secondo Lucy sentì il tempo intorno a lei rallentarsi, le parole pronunciate da Charle mentre le insegnava a ballare rimbombarle nella testa insieme ai numeri che quella Fae di cui non sapeva neppure il nome scandiva nella villa dei loro vecchi padroni. Nella sua mente si proiettò il ricordo di una foglia che faceva una capriola nell'aria prima di sprofondare verso il vuoto, e con quell'immagine impressa nella mente si spostò di lato, rapida perché spinta da un vento che esisteva solo nelle sue memorie, ma troppo lenta per evitare che il bordo di quel taglio sprofondasse in parte della sua coscia e recidesse il tessuto prezioso del suo abito imbrattandolo poi di sangue. Voleva gridare, imprecare mentre quella scossa di dolore tremante le si diffondeva in tutto il corpo, ma imponendosi di mantenere la lucidità assopì ogni fitta. Vide il pugnale dell'incappucciato sollevarsi sulla testa di Romeo, lui che si avvolgeva di fiamme prima di saltargli addosso e farlo barcollare all'indietro, contro le sbarre arrugginite di una cella. Non era un guerriero, la sua era una famiglia ricca e importante, ma non era una famiglia d'arme. Le nozioni che aveva acquisito in fatto di guerra e combattimento erano esigue, ma non si fece scoraggiare. Quando vide il suo avversario rialzarsi, fece sbiancare le nocche e si gettò a capo fitto verso di lui. Il suo pugno vibrò nell'aria e lo colpì con forza, tanto brusco e irrequieto quanto disperato, ma lui alzò il braccio con il quale stringeva la daga e lo indurì con delle scaglie fatte di rocce che poi si estesero su tutto il suo corpo. Rivoli di sangue scarlatto imbrattarono le dita di Romeo quando quelle schegge di pietra dura sprofondarono acuminate nella sua pelle. Gridò con la bocca piena di un sapore simile a quello del ferro. Stringendo i denti per imporsi di non piangere, continuò a colpirlo con le sue fiamme brillanti. Un pugno destro, poi quello sinistro, retrocedere di qualche passo prima di stoccare un calcio verso il basso. Il fuoco che alimentava le intenzioni di Romeo era forte, la magia di supporto scagliata da Wendy di più, ma non poteva nulla contro la bravura e l'addestramento che probabilmente aveva caratterizzato molti anni della vita di quell'uomo. Si capiva dalla precisione dei suoi movimenti, dalla sua bravura nello schivare e parare i colpi avversari, che diversamente da lui era un guerriero e che sapeva cosa stava facendo. Attese che Romeo si avvicinasse per deviargli il braccio infuocato con il suo fatto di pietra per poi respingerlo con un altro getto d'acqua bollente. Lo vide capitombolare sulla polvere e le mattonelle di pietra, uno sguardo sofferente mentre le ginocchia gli si sbucciavamo a causa dell'attrito. Tese la spada verso l'esterno. Le ombre del cappuccio schermavano il suo sguardo tetro come per celare con freddezza l'emozione che stava provando in quel momento <<Muori!>> con un gesto sapido del braccio squartò l'aria in un dritto tondo. L'energia magica gelida, più fredda del ferro di quella lama, si proiettò verso il piccolo Romeo, il quale dovette fare appello a tutte le sue forze per prendere un respiro profondo ed espirare un soffio infuocato. Quel muro di fuoco però non fu abbastanza forte per contrastare lo squarcio, il quale perse solo parte del suo potere mentre recideva in due le fiamme. Un grido straziato trasalì dalla sua gola quando sentì quella quella zona dell'addome che si trovava appena sopra l'ombelico aprirsi e sanguinare copiosamente.
Wendy, che invece era più allenata nell'autodifesa di quanto lui non fosse, sfruttò la punta dei suoi piedi per schivare un pugno infuocato di uno dei suoi avversari, prima di girarsi verso di Romeo e gridare il suo nome con il viso straziato dalla paura.
Lo aveva conosciuto quando lui era in fil di vita, divorato dai segni di una malattia che lo avrebbe presto ucciso, eppure eccoli ancora lì a combattere su quel fronte sottile che divideva la vita dalla morte. Ora che erano amici, ora che Wendy aveva finalmente trovato un amico che non avesse centinaia di anni più di lei, ecco che la morte tornava a reclamarlo.
Non era giusto! Non era giusto!
Voleva gridare, piangere, ma pugno infuocato assestato sul suo viso la fece ritornare alla realtà. Capitombolare per terra, ferma e dolorante sulla roccia dura con i segni di una bruciatura che le inscurivano la guancia sinistra. Era un disastro.
Accecato dalla rabbia, Lume scattò verso l'incappucciato che aveva colpito Wendy e fece sprofondare i suoi denti acuminati nella carne soffice della sua gamba. Rami fatti di sangue scivolarono sul tessuto nero dei suoi pantaloni di stoffa grezza. Sembrava quasi che quell'uomo volesse gridare, ma invece rimase fermo con la bocca spalancata e lo sguardo rivolto verso il vuoto. Wendy non capì cosa fosse successo, ma era troppo preoccupata per Romeo da pensarci, quindi sfruttò quel momento in cui tutto sembrava essersi fermato per rialzarsi in piedi e correre da lui. La sua magia era forte, si stava evolvendo. Non era capace di curarsi da sola, ma se l'avesse trovato in tempo sarebbe riuscito a curarlo.
Aguzzò lo sguardo nella cenere, il suo cuore perse un battito. L'incappucciato era lì, davanti a lui, con la daga stretta tra mani mentre lo guardava tossire, sputare grumi di sangue e catarro sul pavimento gelido. Era arrivata troppo tardi. Lo avrebbe ucciso e lei non sarebbe più stata capace di fermarlo.
Le gambe le tremarono.
Sentì il suo stomaco contorcersi e farle provare la stessa sensazione che provava ogni qualvolta al rifugio moriva un appestato.
Il suo sguardo si perse, poi... poi.
Un sibilo mosse l'aria, seguito dal tintinnio metallico della daga che sfuggiva dalla presa smorta di quell'uomo per poi cadere a terra. Con due occhi scuri e furibondi, Lucy era comparsa alle spalle dell'incappucciato e stringeva le dita candide sull'impugnatura di uno stiletto conficcato nel retro del suo cranio. Forse aveva avuto la fortuna d'infilare la punta esattamente nella fessura compresa tra due scaglie di pietra, forse l'uomo non aveva coperto quella parte del corpo, o forse ancora il metallo di quella lama era talmente affilato da poter perforare la roccia con facilità. Non lo sapeva, sapeva solo che quando Lucy estrasse lo stiletto questo era ricoperto di sangue e il cadavere cadde a terra senza vita. Lo aveva ucciso. Gelida, spietata, a sangue freddo. Lei lo aveva ucciso.
<<Wendy, fa attenzione!>> le gridò con tutta la voce che aveva in gola, ma la bambina non ebbe il tempo di girarsi poiché Lucy si gettò su di lei appena in tempo per evitare che una sfera infuocata la colpisse. Lume batté le zampe per terra prima di scalpitare e scagliare verso gli incappucciati rimasti le sue scariche di elettricità pura. Senza perdere tempo, Lucy afferrò Wendy per il colletto e la trascinò da Romeo <<Presto!>> sibilò preoccupata <<È in condizioni gravi. Usa i tuoi poteri su di lui!>>
<<Sì, subito!>> annuì decisa prima di portare le mani sulla ferita che scorreva sulla pancia di Romeo e illuminarla con il bagliore azzurrino della sua magia. Lo sentì guaire dal dolore, preoccupata portò una mano sotto il suo mento e lo forzò a guardarla dritto negli occhi <<So che fa male, ma resisti. È per il tuo bene!>>
<<W-Wendy...>> pigolò con un soffio di voce. Creare quel muro di fuoco non aveva bloccato il colpo, ma l'aveva indebolito al punto d'impedirgli di ucciderlo istantaneamente. Sentire la sua pelle reagire alle dita fredde di quella bambina, il sangue che gli incrostava i vestiti coagularsi all'improvviso e la pelle tirare per ricucirsi era un dolore anche peggiore di quello provato nel rifugio durante le notti in cui non dormiva perché troppo impegnato a sputare l'anima, ma Wendy stava lavorando e non poteva muoversi.
Un in incappucciato si avvicinò a Lume, il pugno trasmutate in una spada mentre la brandiva verso di lui. L'acciaio vibrò nell'aria, affettandola in un roverso sgualembro. Lume si scansò all'ultimo, ma non fu abbastanza veloce per evitare che la lama gli recidesse la punta dell'orecchio destro. Guaì addolorata, con il sangue che scivolava sulle sue scaglie e un dolore immenso che gli bruciava in tutto il corpo. Vide l'uomo che lo aveva mutilato alzare la lama rapidamente per colpirlo ancora, ma ancora prima che avesse il tempo di calarla, fece un paio di balzi laterali, poi si gettò verso di lui e infilzò i denti acuminati all'interno del suo polpaccio morbido. Ancora una volta il dolore divenne nitido sul volto della persona che aveva morso, ma dopo che questa aveva dischiuso le labbra per gridare, nessun fiato era sfuggito dalla sua bocca e i muscoli rigidi non sembravano più capaci di muoversi. Lume però non si accontentò. Agguantò tra le zanne il polso della mano rimasta umana e lo tirò con forza fino a strapparlo dai tendini e ricoprirsi il muso di sangue scintillante caduto a fiotti da quella ferita barbarica e letale.
Fissando quella scena vicino ai bambini, Lucy sentì il ricordo della conversazione avuta con Natsu nella radura baluginare nella sua mente. "Dicono che sia una bestia del tuono, che la sua bava paralizzi e i suoi artigli siano come spade appena affilate". Un brivido percorse la sua schiena. Allora le voci erano vere <<I suoi morsi possono paralizzare...>> con uno schiocco delle dita richiamò l'attenzione del Keradosso, il quale voltò la testa e si avvicinò a lei. Avuta una piccola conferma da Wendy che si piegò verso il pavimento per alzare una barriera di vento pronta, raccolse Romeo per le ascelle e lo posò sul dorso di Lume prima di fargli cenno di seguirla.
La cenere che grazie alla manipolazione del vento di Wendy continuava a fluttuare nell'aria copriva tutto, appannava la vista di tutti, ma Lucy riusciva a sentire chiaramente che davanti a lei nessuno emanava più quella particolare pressione innata che solo i draghi sapevano emanare.
Dovevano fuggire da lì, e quella era l'unica via.
<<Generale>> proruppe la voce di Mika <<È da decenni che non vi vedo>>
Un uomo alto, dalle spalle ampie e muscolose e lo sguardo assorto, era poggiato alla balaustra di quel piccolo balconcino di marmo mentre indugiava su un bicchiere di vino color sangue. Infastidito si fece passare una mano tra i corti capelli biondi, per poi abbassarli sulla barba rasata con cura e grattarsi nervosamente <<Madonna, che cosa volete?>> sospirò <<Perché se mi state rivolgendo la parola il motivo sarà sicuramente che vi serve qualcosa da me, non è vero?>> aveva combattuto innumerevoli guerre, tante da perdere il conto. La pila dei cadaveri che si stendeva sotto i suoi piedi era immensa, una montagna torreggiate dal quale poteva vedere il mondo andare in fiamme, perché sì, il mondo stava bruciando e lui non poteva che continuare a studiarlo, eternamente costretto dai limiti che il fato su di lui aveva imposto. Aveva visto scenari atroci, saturi di bambini smembrati e grida straziate di madri di cui le speranze -proprio come loro- erano morte, eppure niente né prima né mai sapeva intimorirlo quanto la presenza di quella donna.
Lei scosse le spalle <<Chiacchiere tra vecchi amici, a meno che non vediate la buona conversazione di malocchio, messere Atlas Flame>>
<<Ah, già...>> sospirò.
<<Vorrei chiedervi che cosa state facendo, dove vi siete stabiliti in questo momento, ma l'odore di Stella v'impregna volto e vestiti>>
Si fece passare i palmi sulla fronte sudata. Quella donna gli faceva sentire caldo, ma non il caldo piacevole che provava quando maneggiava il fuoco o giaceva con una prigioniera alla fine di una lunga battaglia. Quel caldo era piacevole, invece Mika lo soffocava con un'afa secca e asfissiante. Lui che usava le fiamme per mietere vittime, in sua compagnia non poteva che soffocare <<Sono un generale di ventura, mettermi al servizio di chi mi paga è il mio lavoro>>
Lei ridacchiò <<Non per giudicarvi, messere, ma queste sarebbero le parole di una cortigiana. In ogni caso, a chi prestate i vostri servigi non è affar mio, quanto sapere se... beh... ecco...>> si avvicinò al balcone. Le sue dita fredde artigliarono il braccio di Altas mentre con gli occhi attenti cercava di svelare cosa il suo sguardo celava veramente 'Volevo solamente sapere se una Signora Senza Corona potesse davvero fidarsi di un vecchio amico oppure no. Allora, può?'
Atlas Flame si ritirò di scatto 'E anche se fosse, saperlo a cosa ti servirebbe?'
'Sapevi che tra i dieci priori del consiglio ristretto di Shirostume, sette posti sono riservati ai draghi appartenenti alle corporazioni maggiori, due per quelli appartenenti alle corporazioni medie, solo uno per le viverne apparteniti alle corporazioni maggiori e nessuna per quelle medie?'
'Certo, è un bel traguardo per le viverne, ma non vedo il punto'
'Non è un traguardo' vibrò la voce della sua mente, incrinata da un lieve accento di fastidio 'È una concessione, un dono che ci toglieranno non appena capiranno che quel posto, quel misero posto, sarà in realtà il simbolo della speranza che ci metterà tutti sullo stesso piano'.
Atlas Flame assaporò un lungo sorso di vino prima di schioccare le labbra sul bordo freddo del cristallo 'Adesso ne sono certo. Vuoi qualcosa da me, non è vero?'
Il suo sguardo si rivolse al cielo 'Sì, ma non adesso. Adesso voglio solo ricordarti di chi è il sangue che scorre nelle tue vene. Il resto lo capirai a tempo debito' gli tirò su la manica, le sue dita impressero una sagoma di ghiaccio sulla sua pelle per poi voltargli le spalle.
<<I tempi stanno cambiando, madonna?>>
<<Ci stiamo per dirigere verso una tempesta e mio marito non vuole ascoltarmi. Sto solo preparando il mio arsenale, e per essere potente è importante che pure i miei alleati lo siano>>
<<Siamo alleati?>> la punzecchiò.
Mika scosse la testa <<Tu mi temi ancora. Tu mi rispetti. Tu sai cosa si nasconde dietro ogni mia singola azione. È reciproco. Sì, siamo alleati, quindi ti consiglierei di tenerlo bene a mente prima che i demoni di un passato tornino per tormentarti>>
Gli tremarono i pugni. Il bicchiere di cristallo gli cadde dalle mani, infrangendosi al suolo in una congerie di frammenti scintillanti che ricordavano le stelle del cielo, immerse da una pioggia di lievi gocce di sangue. Notò una striscia di ghiaccio stendersi sul suo avambraccio, spaventato si apprestò a usare le fiamme per scioglierlo prima che qualcuno lo notasse.
Quella donna faceva paura.
Quella donna faceva molta paura.
Quella donna non aveva una corona, eppure stringeva un regno nel palmo della sua mano.
Correre in quel dedalo di sentieri e corridoi nascosti non era semplice. Sentivano la pressione addosso, il terrore d'incontrare un altro incappucciato che li rodeva dentro. Corsero verso la fine di un corridoio che si espandeva in una stanza collegata ad altri tre corridoi. Lucy strinse gli occhi e inciampò per terra con una mano stretta sulla coscia dolorante quando il dolore della ferita divenne troppo forte per essere gestito. Lume si accovacciò con Romeo ancora steso dalla sua groppa, e Wendy si avvicinò a lei per aiutarla <<Lucy, stai bene?>>
<<S-Sì, sono solo inciampata>> cercò di risollevarsi in piedi, ma alzando un po' il lembo della gonna Wendy notò una scia rossa percorrerle la caviglia.
<<Sangue...>> lo tastò incerta con le dita, la fronte aggrottata mentre lo studiava attentamente.
<<Penso di averne perso più del previsto>> un sorriso triste increspò le sue labbra e quasi non ricadde di nuovo quando fece un passo <<Ci siamo fermati troppo, dobbiamo andare>> fece più pressione con il piede, poi corse verso il corridoio di sinistra <<Venite, da questa parte!>> un passo verso l'uscita. Un'ombra vibrò nell'oscurità, un incappucciato emerse dalle tenebre e Lucy fu fortunata a spostarsi di lato in tempo per evitare che lui la trafiggesse al viso con un pugnale, rimediando solo un taglio che le scorreva lungo gran parte della guancia sinistra. Scattò indietro, una mano intenta a tastarsi quella macchia di sangue che le imbrattava il viso e l'altro braccio portato davanti ai bambini, come per impedirgli di farli del male. Lo sguardo di Wendy scattò sul corridoio opposto, davanti al quale un'altra ombra emerse dall'oscurità rivelando un secondo incappucciato. Sibilò un verso frustrato quando sentì i passi di sei uomini avvicinarsi dal corridoio dal quale erano arrivati.
Dannazione.
Erano in trappola!
Un uomo più alto degli altri, quello dall'enorme potere magico che appesantiva l'aria e che Lucy aveva riconosciuto essere il capo di quel gruppo, si fece avanti dal corridoio centrale <<Siete circondati, ridotti in cattive condizioni. Arrendetevi ora e morite per sempre>>
<<Perché siete qui? Che intenzioni avete?!>> sbottò Wendy.
<<Dobbiamo purificare il mondo dal peccato>> proruppe un secondo uomo, avanzando verso l'incappucciato più forte. Anche lui emanava un potere immenso, tanto forte da far tremare le gambe a Lucy e appesantirle la testa, ma il suo tono sembrava più pacato, quasi accomodante <<Il re è un impuro che deve morire. Solo i veri figli della Luce Sacra, gli allievi di una profezia ormai morta e defunta, hanno il potere di placare la collera degli angeli caduti. Non era nostra intenzione uccidervi, ma esservi trovati dinnanzi al nostro cammino e aver cercato di sventare i nostri piani vi ha corrotti. Per favore, accettate di essere morti e lasciateci espiare i vostri peccati>>
<<Io... Io...>> la voce tremante di Lucy si spense fievole. No, parlare avrebbe solo peggiorato le cose. Si trovavano in svantaggio, in una situazione anche peggiore di quella di prima. Erano stanchi, ricoperti di sangue, mentre gli incappucciati erano troppi perché una misera umana, un cucciolo di Keradosso e due bambini potessero fermarlo.
Lucy si strinse i pugni cercando di trattenere quelle lacrime che la pressione la stava spingendo a versare. Voleva farcela, voleva proteggere tutti, ma alla fine era troppo debole anche solo per proteggere se stessa.
Era inutile, e inutile sarebbe rimasta.
Il capo degli incappucciati scosse le spalle <<Ho capito, a quanto pare siamo costretti a dover combattere. Avrei preferito evitarlo, ma non ci lasciate altra scelta...>>
I due uomini posti ai lati aspirarono profondamente prima di soffiare lunghe lingue di fuoco scintillante. Lume e Wendy si fecero avanti. Lei disperse le fiamme con un turbine di vento, mentre lui, coperto da un manto di energia elettrica, oltrepassava quella cascata di fuoco fino ad arrivare all'incappucciato. I suoi artigli affilati come spade affettarono rapido l'aria in un sibilo leggero, l'elettricità dentro di lui si scorreva funesta nel suo sangue rendendolo più veloce nel movimenti, più forte, più letale. Gli cocchi viola e febbricitanti diventarono più intensi quando tre strisce di sangue recisero la maglietta nera dell'incappucciato, allora si avventò verso di lui con un'altra zampata e poi un'altra. Colpi rapidi e potenti che però colpivano il vuoto, fendevano l'aria per poi toccare alle volte il vuoto e alle volte un misero lembo del suo mantello. Scattò indietro quando il suo avversario si abbassò verso il terreno e una spina acuminata risalì dalle fessure del pavimento. E poi un'altra. E poi un'altra. E un'altra ancora, fin quando Lume cadde a terra dopo aver perso l'equilibrio e una spina acuminata era risalita dal terreno, squartandogli la parte esterna della zampa anteriore sinistra. Non si era nemmeno rialzato in piedi quando un pugno infertogli dal l'incappucciato lo fece sbattere contro la parete del muro.
Sibilò un verso soffocato.
Il sangue cominciò a scorrergli fastidioso nella bocca, mentre -esattamente come nella cella- quel l'incappucciato lo stava prendendo a calci.
Un calcio. Un altro.
La pancia gli faceva male.
Un calcio. Una macchia di sangue.
Scosse di dolore lo pervadevano ad ogni singolo movimento delle ossa.
Un calcio. Un calcio.
Digrignò i denti.
Un calcio. Un...
Il viola dei suoi occhi diventò più intenso quando vide il piede di quell'uomo avvicinarsi al suo muso. Era una creatura potente, molto potente, allora perché doveva soffrire? Perché doveva patire quando aveva la forza per agire? Quel dolore, il dolore che in quel momento lo stava sopraffacendo -sì, quel dolore- lo faceva imbestialire.
Dischiuse le fauci. Il rumore di carne sdrucita riempì il corridoio quando con facilità gli strappò la gamba dal resto del corpo e uno zampillo di sangue caldo mascherò il viso tetro che Lume aveva in quel momento. Non ancora soddisfatto di quanto aveva fatto, si gettò contro il corpo dell'incappucciato e cominciò a ruggire, a scalpitare. Le sue zanne affilate lo mordevano ovunque, strappavano pezzi di carne con una ferocia grezza, barbarica, quella di una vera bestia. I suoi artigli scavavano in profondità nel viso e negli atti di quel cadavere mutilandolo fino a farlo diventare irriconoscibile.
Desideroso di giocare ancora, di combatterlo ancora e ucciderlo una seconda volta, Lume picchiettò un paio di volte la testa contro la sua spalla. Aspettò per un po' che lui si risvegliasse, ma poi un sibilo infastidito trasalì dalla sua gola quando si accorse che a quanto pareva i morti non sapevano muoversi. Gli lanciò un'occhiata sbieca e scese da lui frustrato. Forse non avrebbe provato lo stesso gusto, ma nella sala lì vicino avrebbe potuto trovare molte persone disposte a placare quella collera velenosa che stava scuotendo le sue membra, risucchiando ogni scarto di bontà rimasto nella sua anima.
Vide Wendy intenta a combattere in prima linea, Lucy e Romeo un po' più indietro, entrambi feriti ma determinati ad aiutarla. Gli incappucciati erano intorno a loro, più distribuito di prima, ma il fatto che li avessero accerchiati non era cambiato. Con un pugno d'aria Wendy sferrò un attacco sulla mandibola dell'uomo, il quale la schivò repentino prima di elettrificare il suo pugno e mirala allo stomaco. Lei fece un balzo indietro, ma non ebbe il tempo di organizzare la controffensiva poiché un rivolo di sangue le scese dal labbro quando le nocche del suo avversario glielo spezzarono.
Sputò bile.
Un altro pugno del suo avversario si avvicinò a lei. Si scansò alla sua sinistra prima che la potesse colpire facendo perdere all'uomo l'equilibrio, poi usò una mano per fermargli il braccio mentre con l'altra si cimentava a spingergli indietro la testa e sfruttare il suo sbilanciamento per farlo capitombolare a terra. Si avvicinò a lui per dargli il colpo di grazia, ma un sibilo fendette l'aria e lei fu costretta a ritirarsi prima che una lama di ghiaccio la colpisse in pieno. Anche così però riuscì solo a limitare i danni, poiché quella scheggia gelata le scorrette lungo il profilo del collo fino ad aprire una ferita poco sanguinante. Istintivamente si girò verso l'uomo che aveva lanciato l'incantesimo, ma fu un grave errore. L'avversario con cui stava combattendo inizialmente diede un pugno al vuoto, un'aura arancione che gli rivestiva le dita quando quel colpo mosse l'aria in un getto così forte da scagliarsi contro Wendy e farla capitombolare ai piedi di Lucy e Romeo.
Lume capì in quel momento che gli incappucciati erano troppi perché la sua piccola amica combattesse da sola. Doveva agire lui. Doveva farsi avanti e uccidere coloro che la stavano minacciando.
"Uccidi o vieni ucciso". Una delle poche leggi della vita. In quel momento non poté fare altro che lasciarsi indottrinare da quell'ideologia e sfoggiare tale idioma come un vessillo. Si scagliò bruscamente contro un incappucciato, un attimo, un solo istante e veloce come un fulmine morse la sua spalla facendo sprofondare i canini aguzzi oltre il tessuto dei suoi vestiti.
Non poté divincolarsi, non poté gridare. Rimase paralizzato l'istante esatto in cui la bestia dischiuse le faci per poi correre incontro un altro incappucciato. Le sue zampe fecero forza sul terreno, piccole scintille luminose rivestirono le sue squame verdognole. Il suo ruggito sfrenato echeggiò animalesco, un fulmine pregno di magia dall'odore intenso si scagliò verso l'uomo. Lui prontamente fece emergere uno scudo di roccia dal pavimento, poi si scansò a destra l'istante prima che il fulmine colpisse la pietra, mitigandola in tanti piccoli frammenti scheggiati. La belva balzò in avanti, le sue zampe si posarono su ciò che rimaneva dello scudo di pietra e con l'artiglio elettrificato graffiò il vuoto. Le pupille si restrinsero nei suoi grandi occhi viola e bastò quel misero attimo di distrazione per non notare una sfera di fuoco sfoderata proprio da quell'uomo che stava cercando. Estemporaneo, Lume fece saettare una scossa elettrica verso la sfera infuocata. Aveva agito di fretta, con urgenza. Il colpo non fu molto forte, ma bastò per generare un esplosione di fuoco e scariche elettriche che respinse entrambi. Lume sbatté la testa contro il muro. Un guaito sofferto accompagnò le sue lacrime, mentre il petto gli si muoveva tremando. Il fumo aleggiò via lentamente. Poggiò una zampa sul pavimento per rialzarsi in piedi, ma un dolore lancinante gli fluì in tutto il corpo e crollò nuovamente. Il cuore gli duolette. La sua vista si annebbiò. Vide molti incappucciati in semicerchio davanti a lui, il loro capo farsi avanti con uno sguardo indecifrabile, velato dall'ombra del cappuccio e dal nero della maschera <<Hai un potere incredibile, Keradosso>> esordì lui <<Se addestrato a dovere, in poco tempo tu potresti essere capace di fare grandi cose. Sei una creatura stupenda, maestosa, tanto da meritarti di andare via con il sorriso. Mi dispiace, ma ormai anche tu devi morire>> sollevò una mano. Una sfera di magia bianca e pura brillò nel suo palmo grande.
Lume alzò la testa e vide poco distante da lui Lucy, Wendy e Romeo trovarsi in difficoltà contro due incappucciati. Il suo fiato si spezzò.
No, non era stato abbastanza forte per proteggerli.
Un ruggito diverso dagli altri, più potente, più straziato, tanto forte da sembrare quasi il grid0 spezzato di una divinità. E se per un'umana come Lucy ascoltarlo era insopportabile, che a un drago facesse sanguinare le orecchie non sarebbe stato sorprendente. Lacrime calde scivolavano lentamente sulle squame che gli ricoprivano le guance mentre la gola gli bruciava e saette sfolgoranti piovevano dal soffitto. Scariche indomate, turbolente. La pressione che emanava la magia di Lume si fece sempre più potente, sempre più intensa. Il pavimento tremava, boati dal suono fragoroso precedevano i tuoni e inondavano le orecchie dei presenti. Un globo di energia si formò davanti a Lume, sempre più grande, sempre più grande secondo dopo secondo che i fulmini s'incanalavano dentro di essa. Gli incappucciati indietreggiarono, le mani premute sulla testa e le orecchie che sembravano prossime a sanguinare. <<Quella creatura...>> cercò di farsi sentire il capo. Un fulmine cadde e lui dovette schivarlo rapidamente prima di farsi colpire <<È pericoloso, uccidiamolo!>>
Lume cercò di aprire gli occhi, nonostante le lacrime e l'elettricità che lo avvolgevano ostacolassero parte della sua visuale. Li vedeva, da una parte i suoi amici che impauriti cercavano di schivare i fulmini da lui stesso aveva evocato, dall'altra gli incappucciati davanti a lui, privi di paura, quasi disinteressati all'idea di poter morire, mentre un lieve bagliore illuminava le loro mani, diffondendo un vago profumo di sangue e metallo.
Sospirò.
<<Addio, splendida creatura>> sentì per l'ultima volta, prima che il viola dei suoi occhi brillasse un ultima volta prima e le forze gli mancassero facendolo svenire definitivamente.
Gli incappucciati rilasciarono i loro incantesimi. Ondate di fuoco. Squarci di vento. Getti di metallo ancora fuso. Poteri dai più strani ai più normali, tutti molto vari e micidiali. L'aria si fece pesante e l'odore della magia riempì le narici di tutti, accompagnando quel colpo tanto potente da poter uccidere un drago millenario.
<<No!>> gridò Wendy <<Lume!>>
Lui però non la sentì, e ben presto le sue parole morirono soffocati da quel pungente profumo di sangue appena versato.
L'aria vibrò.
I fulmini aumentarono.
Il globo di energia che Lume aveva creato diventò sempre più grande, sempre più grande, fino a spezzarsi in una cascata di fulmini e saette color ametista. Una figura alta e muscolosa comparve dal nulla. I suoi occhi dello stesso viola innaturale tipico del Keradosso fu l'ultima cosa che brillò quando con un taglio della mano fenduto nell'aria, distrusse l'attacco degli incappucciati.
<<Com'è possibile?!>> al capo degli incappucciati per poco non mancò il fiato.
<<C'è qualcuno, lì>> stabilì poi il suo braccio destro, più preoccupato di prima.
Un grigio freddo e impassibile soppresse il viola negli occhi dello sconosciuto. I suoi capelli biondi e corti risultavano su quel viso dai tratti duri. Wendy sgranò gli occhi <<L-Laxus Dreyar...>> balbettò <<Che cosa ci fa lui qui?>>
Lucy istintivamente la strinse a sé. Laxus Dreyar. Sì, pure lei lo aveva riconosciuto. Era una sentinella della corte reale, le era capitato molte volte d'incontrarlo mentre sorvegliava l'ingresso della scuderia, ma né lui sembrava essere disposto a parlare con lei né lei sentiva il bisogno di conversare con lui. La corte era grande, le persone che lavoravano al suo interno impossibili da contare e le loro storie non erano mai semplici da spiegare. Non le sarebbero bastati cento anni per conoscerle tutte, e quel Laxus non era una persona della cui conoscenza pensava gli sarebbe servita particolarmente. E adesso eccolo lì, apparso per motivi che loro non riuscivano a comprendere e lo sguardo duro che fissava gli incappucciati con impassibilità.
<<Attento, Laxus! Quegli uomini sono anomalie!>> grido Wendy.
~Anomalie?~ pensò Lucy interdetta. Sì, ricordava di aver già sentito parlare di loro in passato, ma quella conversazione l'aveva avuta con Natsu e la sua abilità nel non dire parti cruciali di un argomento perché da lui ritenuto superfluo le stava creando non pochi problemi. Si morse la lingua, adesso sicura più che mai di non potersi permettere di morire. Erano i nemici del suo re, del signore che le aveva dato tutto, quindi erano anche suoi nemici e avrebbe dovuto combatterli ad ogni costo.
Il capo delle anomalie lo fissò guardingo, la schiena contratta e i muscoli tesi <<Tu... Tu che cosa ci fai qui?>>
<<Il portatore del tuono mi ha chiamato>> dichiarò serio <<E io come suo servo sono stato costretto a intervenire, ma non pensavo che mi sarei mai ritrovato in una situazione simile>>
<<Di che cosa staranno parlando?>> domandò Wendy con un filo di voce.
<<Non importa>> bofonchiò Lucy <<In questo momento quell'uomo emana potere magico immenso, diverso da qualsiasi altra cosa io abbia mai percepito prima. Qui gli staremmo solo d'intralcio>> mentre le anomalie erano distratte dalla presenza della sentinella, lei raccolse la mano dei due bambini e scappò verso l'uscita che Lume era riuscito a liberare.
Il capo delle anomalie mosse una mano <<Non potete permetterli di avvisare altre guardie. Prendeteli>>
I suoi sottoposti annuirono. Velati dal loro mantello scuro scattarono verso la porta, ma un fulmine balzò dal nulla e la figura aitante di Laxus li fermò prima che potessero procedere oltre <<Non ve lo lascerò fare!>> diede un pugno all'aria. Un'ondata di elettricità si mosse dal suo colpo e respinse via le anomalia di un paio di metri.
<<Che velocità!>> si finse sorpreso il capo delle anomalie <<Ma credi che basterà davvero?>> mosse le dita. Una frusta di fuoco schioccò nell'aria, un alone di polvere e fuliggine s'innalzò e Lume strizzò gli occhi per non vedere il colpo che gli si stava per scagliare davanti.
Laxus agì velocemente. Il suo corpo si trasmutò in elettricità. Rapido balzò davanti al Keradosso e intercettò il colpo con una scarica di energia folgorante. La pietra si spezzò. Il capo delle anomalie balzò indietro e piegò un po' la testa quando lo sentì parlare <<Anche se non dovesse farlo, io farò sì che vada bene comunque!>> vide gli altri incappucciati dividersi, andare una parte di loro verso la porta imbucata dai tre e l'altra verso la porta opposta. Le segrete erano un dedalo di corridoi intrecciati che s'incontravano tutti in un nodo confuso, anche andando a tentoni prima o poi sarebbero riusciti a trovarli e se il loro profumo fosse rimasto ancora nell'aria sarebbe stato addirittura più facile. Il problema lì era il tempo. Se non fossero stati abbastanza veloci li avrebbero fatti fuggire, ma se conoscevano la cartina del luogo o peggio, se avevano delle abilità capaci di aumentare la loro velocità, allora sarebbe stata la fine dei giochi.
Laxus digrignò i denti. Non poteva permetterselo!
Il suo corpo tramutò in elettricità. Una saetta che fendeva l'aria e si lanciò in avanti, verso le anomalie che stavano prendendo il percorso di destra. Doveva essere veloce, comparire davanti a loro e stordirli con il potere dei suoi fulmini per poi precipitarsi verso il secondo gruppo e fermare anche loro.
Era veloce. Veloce come un fulmine.
Lui si muoveva zigzagando con l'aria che vibrava intorno al suo corpo fatto di scintille ed energia pura. Il mondo scorreva lento davanti a lui, in contrapposizione con i pensieri rapidi che fluivano nella sua mente. Per lui fu un fulmine caduto a ciel sereno quando vide una seconda scintilla identica a lui pararsi davanti al suo percorso e poi venirgli in contro. Scattò indietro repentinamente, poi con uno guizzo rapido si scansò alla destra della seconda scintilla. Non aveva visto chi a trasformarsi fosse stato, ma aveva percepito la sua presenza. In quella forma la sua percezione dei l cinque sensi era distorta, ci voleva molto controllo e allenamento per utilizzarla. Solo il più forte di quelle creature avrebbe potuto usarlo con tanto controllo da poter intercettare una scintilla avversaria, ma non importava. Non poteva vederlo, poteva solo percepirlo. Gli sarebbe scappato.
Si sentì fremere. Avvertì la pressione di quella seconda scintilla intensificarsi davanti a lui. Se avesse potuto avrebbe sgranato gli occhi. Non aveva tempo per combattere contro di lui, quindi si spostò di lato rapidamente, poi cercò di avanzare. La seconda scintilla gli stava col fiato sul collo, rapido si muoveva insieme a lui lasciando barbagli dorati nell'aria. Movimenti rapidi. Il mondo che scorreva intorno a loro era troppo lento per vedere altro che non fossero gli strascichi scintillanti lasciati dai loro movimenti.
Laxus percepì un varco nella difesa, esattamente. sinistra della scintilla, allora si precipitò verso quel buco, insicuro del fatto che sarebbe riuscito ad arrivare in tempo. Era vero, in quella forma il suo senso del tempo non rispecchiava quello dei comuni esseri umani, ma aveva trascorso tanti di quei millenni ad affinare le sue tecniche che per lui riuscire a distinguerli era diventato estremamente facile. Si sporse veloce -anche più di prima- verso quello spiraglio che il corpo avversario non era riuscito ad aprire. Come in precedenza percepì quella seconda scintilla spostarsi verso di lui, allora si fermò prima che potessero toccarsi e scattò dal lato opposto. Troppo sbilanciato verso sinistra per poterlo raggiungere, alla seconda scintilla non rimase che sentire la presenza di Laxus spostarsi di fianco a lei e sorpassarla.
Un fragore rimbombò sopra le teste delle anomalie in un boato devastante. Quel tuono scese dall'alto e illuminò il buio prima di riempire l'area intorno a lui di scosse elettriche scintillanti. La rabbia che inscuriva il suo viso, Colonne d'elettricità che emergevano dal terreno per distruggere tutto ciò che incontravano. Le anomalie non ebbero il tempo di chiamare una magia per difendersi, dentro Laxus scorreva un potere immenso e loro non erano degni del suo livello. No, la sua era una magia violenta, spietata e lui un uomo che non si sarebbe fatto scrupoli a uccidere se necessario. Viveva in virtù di quel tuono che scorreva dentro di lui come un dio della guerra che viveva del sangue delle sue vittime. E così gli incappucciati si ritrovarono a terra, morte sotto ai suoi piedi con il viso sciolto dal calore del tuono e il cuore che non batteva più nel petto. Un'ombra sembrò squartare il suo sguardo mentre si ereggeva in quella posa maestosa e imperiale, poi scomparve quando il suo corpo si tramutò ancora una volta in elettricità e balzò in avanti, verso il secondo gruppo. I suoi movimenti fendevano l'aria rapidamente, veloci mentre si spostavano in avanti. Vide l'altra scintilla posizionarsi davanti a lui, allora con uno scatto felpato si scansò di lato e cercò di raggirarlo con un movimento fluido del corpo. Gli passò accanto, ma ciò gli impedì di spostarsi quando il capo delle anomalie con uno slancio laterale gli venne incontro e i loro copri fatti di pura energia si avvicinarono. Si sfiorarono e la loro elettricità s'incontrò con veemenza prima che i loro corpi venissero schiantati ai lati opposti della stanza. All'impatto con il muro entrambi ripresero le loro sembianze normali. Il del capo degli incappucciati non si rialzò. Aveva notato con la coda dell'occhio che tutti i suoi sottoposti di sinistra avevano attraversato il valico della porta, quindi portò ambe le mani sul pavimento e congelò una scia di ghiaccio verso quella porta, sigillandola poi con un enorme cristallo gelido.
Soddisfatto guardò Laxus, che invece si era già rialzato <<Complimenti, è molto raro che qualcuno mi tenga testa, ma da te non potevo aspettarmi niente di meno. Peccato solo che tu abbia fallito, non sei riuscito a proteggere né quei bambini né l'umana>> disse mentre si tirava in piedi.
Il fiato di Laxus era pesante, annaspava polvere e aria stantia con difficoltà <<Chi sei?>> strinse i denti. Aveva fallito... Lucy, Wendy, Romeo... aveva fatto scappare delle anomalie, non era riuscito a proteggerli.
<<Sono un avversario troppo forte perché tu possa sconfiggermi>> scosse le spalle <<Mi trovo un gradino sotto all'usurpatore. Apparentemente debole solo a quell'uomo, io in realtà potrei essere l'unico capace di ucciderlo>>
<<Ho capito, sei solo un gradasso. Avere più di un potere vi rende forte, saperli usare bene una minaccia, ma quell'uomo che voi chiamate usurpatore ha in a sé gli strascichi di re Igneel e della regina Chrisell. Fa paura, e il fatto che la pietà sia una cosa che non gli è mai stata insegnata lo rende più un mostro che un drago. E per provarvi qui e ora la potenza di quell'uomo dicendo che fa tremare i polsi anche a me, e per rimediare all'errore di non essere riuscito a fermare tutti i vostri sottoposti, io vi sconfiggerò qui e ora>>
Il capo delle anomalie piegò un po' la testa <<C'è una piccola scintilla nei tuoi occhi. Mi dispiace doverla spegnere per sempre>> scattò in avanti. Il pugno avvolto di fiamme mentre si avventava verso il suo avversario. Laxus incassò il colpo parando l'avambraccio destro davanti al viso. Una lieve scottatura marchiò il tessuto delle sua divisa, ma lo ignorò. Fece roteare un pugno gremito di elettricità verso l'anomalia, la quale fece in tempo a scattare indietro ed evitare il colpo prima di sferrare un calcio alto. I loro movimenti erano rapidi, gli attacchi precisi e calcolati. Sembravano un groviglio di pugni intercettati, calci scagliati al vuoto e schivate riuscite al pelo. Erano guerrieri eccezionali, che le loro abilità reciproche fossero invidiabili lo avevano capito sin dal primo istante. I loro colpi vibravano con velocità, una raffica di pugni che sembrava una raffica di vento. L'odore della magia impregnava l'aria che veloce si muoveva e avvolgeva i corpi allenati di quei due. Il capo delle anomalie mirò un pugno infiammato verso il viso del suo avversario, che prontamente si sbrigò a schivarlo scansandosi di lato. Laxus non perse tempo. Avvolse le sue vesti di folgori brillanti prima di lanciarsi verso di lui ancora una volta con un pugno alto, l'incappucciato però agì più rapidamente, si abbassò con la schiena per schivare il colpo e andò incontro al suo avversario. Con un movimento felino scattò verso di lui, afferrò tra le braccia la gamba su cui poneva maggior peso e lo stese per terra per poi saltargli addosso, fermare le ginocchia intorno al suo corpo e colpirgli ripetutamente il viso con pugni gremiti di un potere magico impressionante.
Il rumore del ghiaccio che si screpolava.
Il calore del fuoco.
Il freddo del metallo.
Laxus sentiva il sapore del ferro riempirgli la bocca, mentre un rivolo di sangue scarlatto scemava dal suo naso e le guance scarne si riempivano di ustioni. Un pugno. Un pugno. Poi un altro. Strinse i denti, raccolse con un respiro e una un ondata di energia elettrica uscì dal suo corpo e spinse via l'incappucciato dal suo corpo, il quale finì in alto e dovette trasformarsi in una scintilla per evitare di schiantarsi contro il soffitto, muoversi nell'aria e atterrare a qualche metro di distanza dal corpo di Laxus. Steso a terra, il suo sguardo incontrò quello dell'anomalia prima di spostarsi verso Lume. Le palpebre verdastre gli coprivano il viola acceso degli occhi, ma il suo petto si muoveva ancora, alimentato da un respiro fievole e affaticato. Luce Sacra! Doveva difenderlo. Doveva difendere sia lui sia quei tre bambini che in quel momento stavano correvano verso l'ignoto. Doveva farlo, ne valeva il suo onore di drago.
<<E quindi tu vorresti uccidere il sommo re dei draghi?>> piantò un pugno sul pavimento. La terra tremò sotto le sue nocche mentre fulmini e saette luminose accarezzavano la sua pelle improvvisamente ricoperta di squame. Spiegò l'arco giallo-verdognolo delle sue ali e strinse i denti con rabbia <<Tsk! Solo chi ha la forza necessaria per uccidere un dio potrebbe avere qualche speranza di detronizzare un Dragneel>>
<<Io non ho la forza per uccidere un dio>> ghignò l'anomalia <<Io sono un dio>>
<<Hai ragione>> si alzò in piedi di scatto. Il capo delle anomalie sgranò gli occhi quando vide la figura di Laxus comparire davanti a lui e dirgli: <<Sei un dio illuso che, qualunque questo sia, porta il cognome sbagliato per riuscire nel suo intento>> stabilì prima che le sue dita contratte s'infrangessero contro il naso dell'incappucciato, scaraventandolo nell'altro lato della stanza.
Lume sembrò guaire nel sonno. Laxus lo guardò annaspando disperatamente ~Spero solo che quei bambini stiano bene...~ e con quel pensiero che ancora tormentava la sua mente tornò a combattere.
<<Le ferite di Romeo si sono rimarginate?>> domandò Lucy, seduta in un angolo mentre cercava di tamponare il sangue che le usciva dalla gamba con un lembo di stoffa che aveva strappato dalla gonna del vestito. Era un peccato. Le piaceva molto quell'abito, inoltre dalla sua manifattura si capiva subito che doveva essere costosissimo, ma l'esigenza l'aveva costretta a rovinarlo. Sperava solo che Natsu non si sarebbe arrabbiato troppo con lei, non lo avrebbe sopportato.
Wendy si asciugò la fronte madida di sudore, poi lasciò che la sua schiena ricadesse sul muro <<Per velocizzare il processo di guarigione ho dovuto usare gran parte del mio potere magico, ma ne ho ancora abbastanza per curare anche le tue, Lucy>>
Romeo sospirò <<Per fortuna Laxus è intervenuto e siamo riusciti a ripararci in questo ripostiglio. Quelle anomalie erano troppe e troppo forti per noi>>
Lucy si guardò intorno dubbiosa. Non era proprio un ripostiglio. Era abbastanza spazioso, ai lati c'erano delle mensole sottostanti a un paio di armadietti impolverati, ma non contenevano nulla. Quella zona era caduta in disuso da anni, forse da secoli, ignorata da tutti gli abitanti di quella corte e dalle loro cure. Questa cosa la insospettiva, e se... il suo sguardo si adombrò. Fissò Romeo <<Prima ci siamo salvati solo per miracolo, grazie alla cenere che inibiva i sensi al punto di poter fare affidamento soltanto sulla percezione della magia e mettervi tutti quanti sullo stesso livello. Io sono umana, non emanandola è possibile che fossi stata invisibile agli occhi dei nostri avversari. Pensi di poterne creare ancora?>>
<<Non lo so>> increspò la fronte <<La cenere non è un potere, quanto più un effetto collaterale legato all'utilizzo della magia del fuoco. Quanta posso produrne dipende da quanta magia ho usato in precedenza, quindi è difficile stimarlo. Ma tanto adesso non ci serve. Laxus è arrivato, sconfiggerà tutte le anomalie e ci salverà, non è così?>>
<<Io non ci conterei...>> bofonchiò. Strappò un altro lembo di tessuto della gonna, lo legò intorno alla ferita piazzata sulla sua gamba e tentò di alzarsi in piedi <<D'ora in poi, fino a quando questa situazione non sarà finita, voglio che voi due diffidiate da chiunque incontreremo. Che sia un domestico, un invitato o una guardia, voi non fidatevi di nessuno che non sia il re. Per favore. Dobbiamo andare>>
Gli occhi marroni di Wendy si spalancarono <<E perché? Laxus si sta già occupando della situazione, qui saremo più al sicuro>>
<<No, questo posto non è sicuro. Le anomalie potrebbero arrivare da un momento all'altro, dobbiamo rifugiarci nella sala da ballo e avvisare il re. Solo con lui saremo al sicuro!>>
<<Perché? Che cosa sta succedendo? E la tua ferita?>> chiese Romeo.
Lei scosse la testa <<Non è importante, posso sopportare un po' di dolore. Questo posto è pericoloso, andiamo via>>
Il modo in cui Wendy la fissava lasciava trasparire tutto il suo sconcerto <<Ma perché?>>
<<Qui non abbiamo vie d'uscite. Non possiamo restare, non se non abbiamo la certezza che Laxus sia capace di respingerle tutte. Fingiamo il peggio, cioè che lui e Lume sono entrambi morti e tutte le anomalie ci stessero cercando, come dovremmo agire? Il mio signore è in pericolo, in questa corte non possiamo fidarci di nessuno fuorché di lui e io darò la mia stessa vita se questo servirà ad aiutare lui e a salvare voi>> si tolse i tacchi, poi strinse l'orlo della gonna tra le dita e cominciò a strapparne il tessuto morbido in piccole strisce color sangue che poi si affrettò a riporre all'interno della scarpa.
Romeo corrugò il cipiglio <<Che cosa stai facendo?>>
<<I sensi su cui le anomalie possono fare affidamento per trovarci sono la percezione magica, l'udito, l'olfatto e la vista. Non penso che non si divideranno, il tempo è importante anche per loro, ma se così dovesse essere saremmo nei guai giacché più facili sia da rintracciare che da catturare. Abbiamo ucciso alcuni dei loro uomini e siamo in tre, che si divideranno in gruppi di uno mi sembra possibile ma alquanto improbabile. Questa è una lotta contro il tempo, il fatto che sono umana e non possono sentire la mia presenza potrebbe esserci molto utile soprattutto nel caso gli incappucciati decidessero di dividersi in piccoli gruppi di due o di tre persone, così che potrebbero sentire la magia dei loro compagni anziché la nostra. Per occultare loro la vista, Romeo potrebbe riempire i corridoi di cenere esattamente come ha fatto nelle segrete. Voi draghi avete un olfatto molto fine e temo che lo useranno a loro vantaggio, quindi stavo pensando di strappare i brandelli dei nostri vestiti e disseminarli in giro con il vento di Wendy. Essendo pregni del nostro odore dovrebbero essere utili per depistarli>>
<<Invece con l'udito?>> intervenne Wendy <<Potrebbero sentire il rumore dei nostri passi>>
<<Qui abbiamo due alternative. Per confondere i rumori potremmo camminare all'unisono, oppure uno di noi tre potrebbe trasportare qualcuno in braccio affinché i passi sentiti siano quelli di due persone e non di tre, ma riconosco che forse sia un piano troppo difficile da realizzare...>>
Romeo sorrise, si avvicinò a Lucy e le porse una mano <<Posso farlo io, trasportarti. Sei ferita, in queste condizioni ci rallenteresti molto se dovessi camminare da sola. Wendy ha medicato le mie ferite, adesso sto bene. Posso farlo>>
<<Non sarò troppo pesante per te?>> domandò Lucy.
Quasi lui non si mise a ridere <<So che voi umani siete molto deboli fisicamente, ma io ho la forza di un drago e tu non hai carne in corpo>>
Lucy gli rivolse uno sguardo infastidito <<Beh. Grazie....>>
Wendy scosse la testa <<Il problema non è questo, Romeo. In questo modo voi due avreste poca stabilità e rischiereste di cadere e quindi di fare rumore e perdere tempo, forse sarebbe meglio che tu ti trasformassi in drago e l'accompagnassi sulle tue spalle. Io ho poca energia magica, preferirei conservala nel caso qualcuno di noi dovesse ferirsi gravemente o se dovessimo incontrare un nemico>>
<<Un drago?>> domandò Lucy <<Non sarà troppo ingombrante? La mano del re era più grande del mio intero corpo e anche gli altri draghi che avevo visto quel giorno erano giganti...>>
<<Saranno state creature antiche, provenienti da epoche tanto lontane che nemmeno il tempo stesso sarebbe capace di ricordare, ma i draghi della mia specie da bambini possono soltanto raggiungere le dimensioni di un cavallo, quindi non dovremmo correre quel rischio. Inoltre in questa forma potrò trasportare entrambe, guardate>> si tolse il soprabito, poi si acquattò sul pavimento. La forma del suo cranio divenne più acuta e sottile, le gambe si allungarono, mentre le braccia robuste toccarono il pavimento, accarezzate da due ali placcate di squame di un viola tendente al nero. La sua sclera tinta di blu oltremare sembrava brillare nel buio, mentre Lucy lo studiava attentamente. Aveva ragione, non era molto grande, sarebbe potuto passare nei corridoi senza occupare troppo spazio, e il fatto che camminasse a quattro zampe avrebbe potuto replicare il suono dei passi di due persone anziché una, così da equiparare il rumore con il numero di persone di cui si avvertiva la presenza.
Le sue labbra formarono un piccolo sorriso <<Sì, immagino che così sia perfetto>> con uno strappo deciso recise più di metà del tessuto della sua gonna, se lo legò intorno al collo come un mantello, poi si spostò verso Romeo e salì sulla sua groppo calda. Aggrottò la fronte <<Devo stare così?>> sentì Romeo strizzare gli occhi e guaire un verso allegro in una lingua più animale che umana. Dovette strofinarsi il collo con una mano <<Il re mi aveva informato che in questa forma non potevate parlare altra lingua se non quella dei draghi, ma la telepatia è fuori uso e ciò potrebbe causarci qualche problema... non importa, sono rischi che si possono correre per la sicurezza>>
Wendy giocherellò con la gonna del suo vestito preoccupata <<Ma servirà davvero tutto questo?>>
<<Non preoccuparti del vestito, provvederò affinché tu e Romeo siate risarciti>>
Lei scosse la testa <<Ci stai nascondendo qualcosa di oscuro, non è vero?>>
Lucy chinò lo sguardo e storse le labbra <<Ho un dubbio, un dubbio che non in realtà non mi sento pronta a rivelare...>> un drago antico non le avrebbe mai creduto e pure lei era divisa in due parti, quella che ci credeva profondamente a quel suo pensiero e quella che invece non lo faceva affatto <<Ti chiedo solo di fidarti di me, pensi di poterlo fare?>>
<<Lucy...>>
<<Non posso morire>> stabilì <<Non se ciò metterà in pericolo il mio signore e soprattutto non se ciò dovesse impedirmi di realizzare il mio sogno>>
Romeo gemette un verso triste. Un lieve sospirò sfuggì dalle labbra di Wendy <<Va bene, mi fiderò di te>> le sue mani si tramutarono in artigli affilati e veloce ridusse in brandelli il tessuto del soprabito di Romeo e parte della sua gonna per poi togliersi le scarpe e riporli al suo interno come aveva visto Lucy fare.
<<Perfetto, possiamo andare>>
Romeo squittì un verso disarticolato, Wendy salì sulla sua groppa e dopo aver allacciato le braccia intorno alla vita di Lucy abbandonarono quella stanza nel quale avevano temporaneamente trovato rifugio. Un respiro, poi l'aria s'impregnò di cenere scura e Wendy con un incantesimo ne modificò le caratteristiche affinché quella coltre nera potesse fluttuare più a lungo.
Si muovevano rapidamente, tre fantasmi in una notte scura e senza stelle. Il silenzio era spezzato solo dal rumore dei passi di Romeo, più silenziosi di quanto da un drago ci si sarebbe mai potuto aspettare. I corridoi erano un nodo confuso, ingarbugliato, le aree sembravano ripetersi sotto gli occhi dei tre e trovare l'uscita da quel dedalo infernale sembrava impossibile. Girarono verso destra. Proseguendo fino a una deviazione che li portava a sinistra, continuarono a lasciare brandelli di tessuto lungo la loro strada, disseminandoli pure nei corridoi che non avevano intrapreso sfruttando il vento di Wendy per allontanarli da loro. Lasciare delle tracce era pericoloso, ma poteva esser usata come arma a doppio taglio. La cenere rendeva fosca la visuale, copriva per terra i brandelli pregni del loro odore, quindi era probabile che non appena un'anomalia fosse arrivata a uno di essi -ammesso non si fosse accorta dell'inganno- avrebbe seguito il brandello successivo pensando che quello da lei sentito fosse la scia dei loro odori. Avanzarono con questa consapevolezza per quello centrale in un incrocio di tre percorsi.
Sembravano brancolare nel buio, in solitudine, poi... dei passi... dei passi pesanti si muovevano lontano di loro, alle loro spalle, provenienti da uno dei corridoi che comprendevano l'incrocio. Solo Wendy e Romeo li avevano sentiti. L'udito di Lucy non era abbastanza fine per farlo. Lui piegò la testa e rallentò gradualmente, fino a fermarsi. Lucy capì e non fece domande, non una parola nemmeno quando riuscì pure lei ad avvertire due presenze magiche avvicinarsi alle sue spalle. <<Sento un odore familiare, penso che sia quello dei tre fuggitivi>> disse una voce che non riconoscevano, quella di un'anomalia.
<<Lo sento anch'io, viene da quella parte>> concordò un'altra
I tre rimasero immobili, fermi come statue. Laxus non era riuscito a fermarli e loro non avevano modo di capire in quante anomalie fossero state a sfuggire alla sua guardia. Attesero in silenzio, pronti ad attaccare nel caso fosse stato necessario, pronti a uccidere se la situazione lo richiedesse. I loro nemici erano potenti, aure minacciose e dal potere schiacciante che riscrivano a percepire, che entrava nei loro corpi e stringeva le loro anime in una morsa asfissiante. Nonostante le tremassero le mani per la paura e sentisse la lingua seccarlesi nella bocca, Wendy si stava già preparando a scendere dalla groppa di Romeo, però si fermò quando sentì la presenza magica dei nemici affievolirsi e il rumore dei loro passi allontanarsi nella direzione dalla quale erano arrivati. Avevano deciso di fidarsi di Lucy e anche se un po' restii avevano sparso i brandelli dei loro vestiti tra i corridoi che superavano, ma Wendy non credette che ciò li avrebbe salvato davvero la vita fin quando non l'ebbe percepito con i suoi stessi sensi.
Romeo si assicurò che la situazione fosse tranquilla, che le due anomalie fossero andate via prima di riprendere lentamente a camminare verso al fondo del corridoio, il quale era diviso in una biforcazione che portava a due vie opposte. Romeo si fermò e Lucy gli sfregò le scaglie nere del collo delicatamente <<Adesso dove andiamo?>>
Wendy chiuse gli occhi e arricciò il naso. Una faccia disgustata digrignò il suo volto quando la cenere cominciò a pizzicargli le narici <<Sento il nostro odore provenire da lì>> disse indicando il corridoio di sinistra <<Siamo già passati per quella direzione o quantomeno ci siamo stati vicini. Andiamo a destra>>
<<Mi affido al vostro olfatto>> la mano di Lucy si posò sulla guancia di Romeo per accarezzarla, il quale pigolò un lieve verso di piacere prima di andare avanti e affrontare il buio.
Di solito la corte era un posto luminoso, riccamente decorato e pieno di vita. Lucy non l'aveva mai vista a quell'ora della notte, finita la cena veniva scortata nella sua camera e le porte dopo che venivano chiuse rimanevano così fino alla mattina del giorno successivo, ma non pensava che si sarebbe spaventata tanto ad esplorarla. Non vedeva nulla. Il mondo intorno a lei era una nube nera e dover immergersene con la consapevolezza nel cuore che la propria vita sarebbe potuta durare un attimo la tormentava. Strinse il tessuto che si era allacciata al collo e sospirò quando sentì Romeo fermarsi davanti a un muro di mattoni grigi. Wendy inarcò il sopracciglio <<È un vicolo cieco?>>
Romeo annuì tristemente, poi si abbassò per far scendere le due dalla sua schiena. Lucy scese per prima e cominciò ad esaminare la parete che li stava ostacolando il cammino. C'era un piccolo applique di ferro battuto sul quale si poteva inserire una torcia, come in molti altri corridoi del castello del resto, ma non vedeva il senso di posizionane uno in un luogo come quello ~Chi mai dovrebbe venire qui? E in generale, a cosa serve un corridoio che non porta a nulla?~ aggrottò la fronte insospettita.
Wendy controllò il numero di brandelli che le erano rimasti all'interno della scarpa, cercando di capire se davvero valesse la pena segnare quel luogo oppure no <<Di qui non si passa. Lucy, torniamo indietro>>
Lei si morse l'interno della guancia e scosse la testa <<Aspetta, voglio provare una cosa...>> avvicinò lentamente la mano all'applique, lo strinse contro il palmo morbido e riuscì a girare di lato il sostegno che doveva reggere la torcia. Un cigolio ruppe il silenzio. Prima tentò di tirarlo verso di sé, poi provò a spingerlo in avanti. Il muro si mosse insieme a lei, scricchiolò mentre indietreggiava con i cardini arrugginiti. Era una porta, un altro passaggio nascosto! Lucy la studiò guardinga <<Non lasciare nulla qui, temo che farlo in prossimità di una zona nascosta ci sarebbe solo nocivo, qualcuno potrebbe scoprirla e diversamente da prima non avremmo modo di nascondere le tracce. Andiamo avanti e basta. Se qualcuno dovesse arrivare al bivio seguirà il percorso di sinistra. Lì c'è il nostro odore>>
Wendy annuì <<Va bene, facciamo come dici tu>> si diresse verso Romeo e con una lieve spinta delle gambe montò sulla sua groppa.
Lucy non salì. Attese che i due attraversassero il passaggio segreto per seguirli e chiudere la porta alle loro spalle. Nessuno avrebbe dovuto trovarli e nessuno lo avrebbe mai fatto. Davanti a loro si stendeva un corridoio buio, che non sembrava presentare stanze alternative o ulteriori diramazioni. Furono costretti ad avanzare lentamente, probabilmente al sicuro, ma con la paura nel cuore di essere scoperti da quelli. Wendy sembrava flemmatica, non esser sprofondata in una crisi emotiva come in una situazione del genere sarebbe stato normale per una bambina così piccola, ma Lucy riuscì a vedere chiaramente come la sua mano tremasse mentre si stringeva a Romeo. Le strinse un dito con dolcezza e lentamente l'affiancò <<Non preoccuparti, sono sicura che usciremo presto da qui. Andrà tutto bene, Wendy. Di me ti puoi fidare>>
<<Davvero?Lo pensi davvero?>> il suo cuore batteva molto velocemente e Lucy riusciva a sentirlo.
<<Certo, presto usciremo di qui sani e salvi, te lo prometto>>
<<L-Lucy...>> lacrime fredde, scintillanti rigarono il suo viso. Chiuse gli occhi e mostrò un sorriso tremante <<Grazie>>
<<Di nulla> le aveva mentito. Non sapeva dove quel tunnel li avrebbe portati, né se avrebbero incontrato dei nemici. Se li avessero incrociati proprio in quel luogo sarebbe stato un problema. Non avevano un luogo in cui nascondersi, un percorso alternativo da seguire, e la libertà nei movimenti era limitata. Erano piccoli, deboli e feriti. Avevano poche possibilità di sopravvivere, ma in quanto umana lei aveva il potere di dire ciò che non pensava fosse vero, e allora perché non usarlo per rassicurare una persona che le era cara?
Posò la mano sulla schiena di Wendy, poi Romeo pigolò quello che sembrava essere un verso d'incoraggiamento. La sua forma da drago era buffa. Non riuscivano a tradurre nulla di ciò che diceva, eppure tutti potevano capire alla perfezione ciò che provava in quel momento. Aveva paura, paura di morire ancora, ma la speranza che riponeva nella vita era più forte e Lucy per questo lo guardava con sincera ammirazione. E per questo gli rivolse una breve carezza sulla guancia prima che il corridoio finisse e loro tre si ritrovassero davanti a un muro di pietra identico al primo.
Avvolti dall'oscurità, Lucy tastò attentamente la superficie gelida della parete, fin quando i suoi polpastrelli soffici vennero punti dal freddo metallico di in applique. Lo afferrò tra due mani, girò l'asta di lato come aveva fatto in precedenza, poi la spinse in avanti. I cardini graffiarono un cigolio fastidioso, quello tipico di una porta che non veniva aperta da anni. Il muso di Romeo si corrugò in una smorfia sofferente, ma non si lamentò. Attese che Lucy uscisse dal corridoio per poi seguirla verso un nuovo sentiero che li condusse in una delle tante celle che caratterizzavano le segrete del castello.
Wendy arricciò il naso, poi scese dalla schiena di Romeo con la fronte increspata<<C'è un odore strano nell'aria... temo che qui ci siamo già passati>>
<<Forse è meglio tornare indietro>> constatò Lucy. Si girò verso il passaggio segreto che si era chiuso alle loro spalle, ma non vedendo alcuna applique cominciò a spingere le mani sulla sua superficie fredda, schiacciandosi con tutto il corpo quando notò che la porta non si muoveva.
Lo sguardo di Wendy si ottenebrò <<È tutto inutile, avverto la presenza di un incantesimo che protegge la porta impedendo che questa venga aperta o distrutta da questo capo. Dobbiamo andare avanti>>
Lucy rivolse lo sguardo alle aste di ferro arrugginito che accerchiavano la cella nella quale erano sbucati. Sospirò, ma poi annuì <<L'unico problema è che non sappiamo dove ci troviamo. Dovremmo brancolare nel buio ancora un po'...>>
<<E io che pensavo fosse finita!>> frignò Wendy sconsolata>>
<<Tranquilla>> la mano di Lucy si posò sulla sua spalla. Lo sguardo nei suoi grandi occhi marroni sembravano fatti di pietra <<Vi porterò fuori da questo posto, è una promessa>>
<<Ne sei davvero così sicura?>> un vago sentore di vomito appestò l'aria. Un voce roca e quasi animalesca emerse dall'oscurità prima di correre verso la loro direzione.
Lucy si voltò di scatto, ma la sorpresa fu così grande quando vide chi aveva davanti da non riuscire a evitare che un pugno la scaraventasse sul pavimento. Il respiro di Wendy si mozzò <<Lucy!>>
Sollevò la testa. L'aggressore -lo stesso uomo che aveva picchiato a sangue Lume quando quell'inferno era cominciato- era davanti a loro con il volto oscurato dal mantello, il fiato pesante e la magia che impregnava l'aria ancora più densa di prima. Il suo potere era immenso, penetrante, capace di annebbiare il cervello. Lucy vide due sfere di fuoco proiettarsi contro Wendy e Romeo, scagliarli a terra senza che lei potesse fare niente. L'incappucciato scattò verso di lei, le afferrò il collo con le mani possenti e strinse le unghie piatte dentro la sua carne tanto forte da strozzarla, ma non abbastanza da spezzarle un osso <<Tu non profumi né di drago né di Fae, eppure hai una tua volontà. Desumo quindi che tu sia l'umana del re, la cortigiana che ha portato qui da Alakitasia. Una creatura come te è debole, eppure osi permetterti di fare una promessa che sai già di non poter mantenere?>>
<<Io...>> tossì senza voce quando lo sentì approfondire la presa sul suo collo.
<<La percepisco, una luce latente risiede nella tua anima, la quale però è troppo sporca affinché tu possa permetterle di brillare. Vuoi essere la luce che darà a quei bambini la speranza, ma la verità è che sei corrotta fino al midollo, non è così?>>
Lucy strinse un occhio per il dolore. Romeo riassunse la sua forma umana e scattò in piedi <<Lei non è corrotta! Come osi dire questo?!>> raccolse un respiro profondo, poi rilasciò dalla bocca tutte le fiamme che aveva generato.
L'anomalia lo guardò, staccò una mano da Lucy e con il dorso nudo colpì la fiammata disperdendola in una pioggia di scintille dorate. Romeo sgranò gli occhi, lui gli rivolse una smorfia annoiata <<Tsk! Patetico...>> calpestò con forza il terreno, una striscia di fuoco seguì il percorso tracciato dal suo passo fino ad arrivare sotto ai piedi di Romeo ed emergere con una colonna incandescente.
Un'ombra velò lo sguardo di Lucy, la quale sentì quasi freddo a non avere la mano di quel nemico sul suo collo <<Romeo, non scaldarti. Ha ragione. Lo dice perché il cuore gli batte forte, ha la vista annebbiata, sente freddo e...>> tossì con il poco fiato che le rimaneva in gola <<...Si sta strozzando. Collassa>>
La presa della sua mano si affievolì e cominciò a tremare <<Lo avevi detto...>> annaspò <<Che avrebbe cominciato... a formicolare...>> un filo di voce smorto. I suoi polpastrelli accarezzarono i segni di strangolamento che solcavano la pelle candida di Lucy prima che lui si abbandonasse al suolo.
Wendy e Romeo lo fissarono increduli, senza parole davanti a quello spettacolo dalla matrice quasi grottesca e innaturale. L'ombra che velava il volto di Lucy parve annerirsi <<Quell'uomo era già stato ucciso. Non piangete per lui, andiamo avanti...>> si spostò verso l'uscita della cella senza neppure rivolgere uno sguardo al corpo di quell'anomalia. Era collassato, prossimo alla morte. Il danno era fatto, ormai che senso aveva rimpiangerlo? Tutto ciò che era e che poteva essere era appena scomparso. Una creatura immortale uccisa in una situazione strana, in cui tutti erano già morti e combattevano per decretare che sarebbe ritornato in vita.
Qual era il suo nome?
Cosa lo spingeva a credere nella bandiera delle Anomalie?
Anche lui aveva qualcuno a casa che lo aspettava con ansia?
Una lieve fitta fece sprofondare il cuore di Lucy, e una lacrima scivolò dai suoi occhi senza che lei avesse la forza di reprimerla. Si asciugò il viso sbrigativamente, sperando che i due bambini non lo avessero notare. Quell'uomo aveva ragione, lei voleva essere il vessillo che sventolando avrebbe dato speranza a quei bambini, non poteva permettersi di vacillare, ma in verità lei non era una persona abbastanza brava per essere degna di quel ruolo.
Uscirono dalla cella. Si squadrarono in torno, cercando di capire dove si trovavano. Lo sguardo di Wendy venne catturato dalla stessa scala a pioli dalla quale erano passati per arrivare alle segrete e il suo volto parve illuminarsi <<Lucy, Romeo, ce l'abbiamo fatta! Possiamo prendere quella per uscire da questo posto!>>
<<È vero!>> esclamò Romeo <<Le Anomalie non lo hanno usata perché pensavano che quel condottò fosse otturato, ma noi siamo passati da lì e sappiamo che quindi è libero. Che fortuna! Vero, Lucy?>>
Lei sorrise con decisione e annuì <<Su, allora! Andiamo via di qui. Non c'è tempo da perdere. Difenderò voi e il mio signore a ogni costo>>
<<Lucy...>> un lieve tocco di rosa velò le guance di Wendy ~Tutti gli umani sono determinati come lei? Che razza affascinante!~ è probabile che chi l'avrebbe definita solo una stupida incosciente avrebbe avuto ragione, ma lei volle confidare nella sua forza. Vide lei e Romeo cominciare ad arrampicarsi sulla scala a pioli, allora lasciò che la determinazione di quella creatura entrasse dentro di lei e li seguì.
Le vie del castello erano tortuose e intricate, ma Wendy conosceva bene la strada da percorrere. Lei e Romeo l'avevano percorsa molte volte, tante che ormai sapeva riconoscere il percorso da seguire anche al buio e con la paura di morire che l'allertava costantemente. Correvano seguendo uno schema differente da quello intrapreso nelle segrete. Confidando nel fatto che le Anomalie fossero rimaste ai piani inferiori e che non lo potessero sentire, correvano seguendo una fila dritta con Lucy al centro tra i due draghi nella zona più sicura della formazione, Wendy che guidava la fila e Romeo che si assicurava non ci fossero nemici alle loro spalle <<lasciamo i brandelli. Adesso conosciamo la strada, non c'è più bisogno di disperdere le nostre tracce>> disse Wendy dopo aver lasciato la scarpa dietro una statua.
<<D'accordo, mi fido di te>> passarono davanti a un corridoio, allora ne approfittò per lanciare lì i suoi ultimi brandelli.
<<Lucy, mi è rimasta poca cenere!>>
Lei incrinò la fronte <<Non importa, è l'arma più preziosa che abbiamo, conservala per le situazione d'emergenza. Ormai siamo quasi alla fine, per favore resistete!>>
<<Sì!>>
Romeo chiuse gli occhi e prese un respiro profondo. Doveva affinare i sensi, concentrarsi per tentare d'individuare una presenza nemica. Erano vicini alla fine, ma non per questo dovevano distrarsi. Un brivido di freddo percorse il suo corpo, le sue palpebre si spalancarono all'improvviso <<Li sento, ci sono degli incappucciati!>>
Wendy voltò la testa di scatto <<Cosa? Dove?!>> due ombre più scure delle altre tracciarono una scia dal colore della notte sul pavimento.
Il mantello scuro delle anomalie emerse dal suolo con una lentezza gelida e spettrale <<Trovati!>> sogghignò uno dei due.
<<Non vi lasceremo scappare vivi. Siamo alla fine della storia, ci siamo!>> aggiunse l'altro prima di proiettarsi verso la bambina con le unghie aguzze tramutate in lame fatte di oscurità.
<<Wendy!>> gridò Lucy, e abbandonando ogni brandello di lucidità che le era rimasta si gettò verso di lei e la spinse via dalla traiettoria dell'attacco. Un urlo soffocato sfuggì dalle sue labbra quando sentì gli artigli dell'incappucciato lacerare il tessuto rosso del suo vestito e marchiarle il fianco destro con una breve striscia di sangue. La seconda Anomalia avanzò verso Romeo, il quale ruggì un soffio infuocato nella sua direzione prima di scansarsi e adombrare quell'angolo di corridoio con il nero denso della sua cenere.
Gli occhi preoccupati di Wendy scattarono sul taglio che segnava il fianco di Lucy <<Sei ferita, non puoi combattere in queste condizioni>>
<<Ma, io...>>
<<Niente ma!>> insistette <<Adesso ci penseremo io e Romeo, tu devi riposare>>
Chinò lo sguardo preoccupata, ma non osò insistere. Sapeva bene quanto inutile un'umana potesse essere nella terra dei draghi, e per questo capì che era meglio farsi indietro. Loro avevano la magia, il ruggito, l'immortalità... lei non aveva niente.
Niente, oltre il desiderio di essere utile.
Perfettamente immobile, attese coperta da quel cumulo di polvere scura mentre tentava di scorgere le sagome dei quattro intente a combattere. Romeo schivò per poco il pugno della sua Anomalia, il suo pugno brillò di una fiamma luminosa e si avventò contro di lui. Colpi che vibravano nell'aria, il profumo intenso della magia che impregnava il denso strato di cenere. La sagoma dell'anomalia era colossale e la sua energia tanto grande da esser facile da individuare anche in quel piccolo campo di battaglia nel quale si ritrovavano. Romeo invece era piccolo e debole, impossibile da notare in quel mondo di cenere e magia se non per i nastri di fuoco che seguivano i suoi pugni e i suoi calci, ciò gli permetteva sull'avversario un vantaggio enorme. Sbucò all'improvviso davanti al nemico, il suo colpo scattò rapido verso lo sterno. L'Anomalia creò una barriera di energia come scudo, ma il fuoco era una traccia di fiamme che vergeva verso l'alto. Gli diede un altro pugno, poi un altro. Una crepa mosse la barriera, allora si gettò contro di essa con una spallata. Sentì la magia infrangersi. Aumentò le fiamme intorno al suo corpo, poi continuò a fare pressione verso di lui.
Wendy invece era più sulla difensiva. Schivò rapidamente una raffica di pugni avversari, rapidi come folgori scintillanti ma a forma di lame acuminate del cui suono fischiava nell'aria. Il colpo di una spada fendette l'aria, Wendy non riuscì a spostarsi del tutto è un "No!" istintivo sfuggì dalle sue labbra quando vide metà dei suoi lunghi capelli blu staccarsi dal resto della chioma e cadere rovinosamente per terra come una cascata di polvere di lapislazzuli. I suoi occhi si tinsero di un rosa tendente al viola, piccole squame bianche contornarono il suo viso quando strinse la spada dell'anomalia tra le braccia e sfruttò la spinta del suo corpo per tirarselo addosso, mentre con una gamba avvolta in un turbine di vento dava un calcio alla sua in uno sgambetto che gli fece perdere l'equilibrio e cadere a terra. Indietreggiò di qualche passo. Il suo sguardo si spostò verso una sagoma che faticò a riconoscere come quella di Romeo. Vide lo scintillio brillante dei suoi attacchi svanire nel vuoto. Un pugno. Un pugno. Un calcio. Un altro pugno. L'anomalia si parò anche da quell'attacco, individuò una breccia nella difesa avversaria e rapido si mosse verso di lui. Una fioca luce verdognola baluginò nella nebbia di cenere, il corpo dell'incappucciato si cosparse di quella energia magica quando si avventò contro Romeo e lo investì con tutta la sua potenza mirando le nocche verso il suo punto scoperto.
L'impatto fu destante.
Romeo vomitò sangue quando sentì il peso di quella mano sprofondargli nello stomaco per poi respingerlo in dietro di qualche metro. Wendy sgranò gli occhi. Vide l'avversario di Romeo avanzare nuovamente contro di lui. Non riuscì a trattenersi e con un balzo acrobatico si frappose tra loro due. Tirò indietro un braccio, io vento che le scorreva tra le dita e con un pugno allontanò il suo nemico di qualche passo. Lo fissò con ostilità, gli occhi spiritati <<Non permetterò che facciate del male si miei amici!>> un veto che non sarebbe dovuto esistere mosse la cenere e i suoi capelli verso l'alto, la furia di un drago che voleva difendere i suoi compagni scorse dentro il suo sangue e scemò nell'aria.
L'anomalia sentì l'aria intorno a lui diventare più pesante, quasi rarefatta, ancora difficile da respirare. Sì ritrovò prostrato a terra, in ginocchio con una mano stretta sul cuore e con la cenere che si stringeva intorno a lui formando una tromba d'aria <<Cosa... Cosa mi stai facendo?!>>
Gli occhi febbricitanti di Wendy diventarono più intensi. Dischiuse la bocca lentamente, mostrando i denti bianchi affilati come lance e i canini appuntiti che sembrano lame ricurve pronte ad ammazzare <<Non esiste aria nell'occhio del ciclone. Non puoi affrontare il mio vento senza restare affettato, ma non puoi neppure stare fermo. Immagino che questa sia la fine del nostro scontro...>> fece una piroetta, il suo braccio si protese verso l'alto e poi lo fece calare rapidamente come l'ascia inforcata dal più sanguinario dei carcerieri, formando uno spicchio di luna calante. La tromba d'aria che aveva generato tremò. Lame di vento taglienti come parole crude si mossero all'interno dell'occhio del ciclone, fendendo ogni regola della realtà.
Colpi veloci, forti, sanguinari...
I loro attacchi venivano dalle pareti, piovevano dal cielo. Squarci profondi segnavano il mantello e i vestimenti scuri dell'incappucciato. Il rosso sembrava inchiostro di ruggine di piombo tritata che si riversava sul suo corpo. Una magia potente, la più pericolosa che Wendy sapeva usare. Il vento ululava invettive che sapevano di morte. La magia tremula impregnava il vento del suo profumo dal sentore di sangue. Levò le mani nel cielo un'ultima volta prima di ringhiare a denti stretti una parola nell'antica lingua dei draghi e far esplodere la tromba d'aria in un tripudio di vento e potere magico.
Un tonfo.
Vide il corpo ferito del suo avversario crollare a terra inerme e allora rallegrò ~Ce l'ho fatta...~ pensò ansimando per il troppo sforzo ~Io l'ho... Io l'ho...~ poi alzò lo sguardo e un "No..." languido e fugace uscì dalle sue labbra ancora una volta.
Il suo petto... il suo petto si muoveva ancora!
Stava ancora respirando, e se stava ancora respirando ciò significava che ancora era in vita e se era ancora in vita, poteva ancora combattere. I suoi sforzi erano stati inutili. Gli occhi cominciarono a pungerle fastidiosamente, la vista le si offuscò e lacrime calde che sapevano di rabbia le scovolarono sulle guance. Non ci era riuscita... non era riuscita ad ucciderlo! Si era rivelata inutile un'altra volta!
Si accasciò lentamente al suolo, il corpo svuotato che riusciva a muoversi con fatica, poi una frustata d'acqua bollente schioccò sulla sua spalla candida strappandole un grido di dolore e lasciando che una striscia rossa comparisse sul suo viso <<Sei forte per essere solo una bambina>> la seconda Anomalia, quella contro cui stava combattendo in principio, avanzò verso di lei sogghignando, con la mano avvolta da un lieve barlume azzurro <<Ma purtroppo sei in anticipo di cento anni se speri di uccidere un'Anomalia!>> la frusta di acqua rovente si arrotolò tra le sue dita, la levò verso l'alto con un guizzo fluido del braccio, pronto a colpirlo ancora.
Wendy tentò di coprirsi il viso con le mani, completamente inerme davanti a quell'uomo. Lui l'avrebbe colpita ancora, l'avrebbe ferita. Sentiva già il bruciore che le ustionava il viso scorrerle in tutto il corpo, marchiarle la pelle. Un calore che trasformava l'acqua in fuoco, un dolore immenso. Strinse i denti sentendo già quel calore ustionante affondarle come punte di picche nella pelle morbida, ma poi...
Ma poi...
Ma poi.
Un fruscio mosse l'aria <<Cento anni? Se fosse per salvare questi bambini, allora io non aspetterei neppure un secondo!>>
~Che cosa?~ Wendy sgranò gli occhi. Lucy era comparsa dai rimasugli di cenere rimasti nell'aria con in mano lo stesso mantello di tessuto che fino a quel momento aveva mantenuto allacciato intorno al collo. Imprevedibile perché priva di magia, unica perché di natura umana in una terra abitata dai draghi, lanciò la stoffa contro il viso dell'incappucciato e lo spinse via appena un po', appena in tempo affinché potesse spingerlo via e non colpisse Wendy ancora una volta. Fece scivolare un piede sotto il suo, lo sentì inciampare contro la caviglia tesa per poi cadere a terra con ancora il tessuto rosso a coprirgli il volto.
Lucy non lo guardò più, si avvicinò ai due bambini, allacciò le braccia intorno alle sue ascelle e li aiutò a rialzarsi bruscamente prima di correre verso la direzione che stavano intraprendendo <<Su!>> li incitò <<Manca poco. Farò di tutto pur di riportarvi a casa!>>
I due bambini non dissero nulla. Lo aveva detto troppe volte, neppure loro riuscivano a crederle interamente. Lucy però parve non voler demordere, intensificò la presa sulle loro spalle e cominciò a correre più rapidamente, dolente, con la gamba che le faceva male, il fianco assoggettato da un dolore velenoso e la ferita che si riapriva riversando rivoli di sangue appiccicoso sulla sua gamba. Sibilò un gemito di dolore, eppure nemmeno questo riuscì a fermarla. Era una stupida, una sfrontata, e questo lo sapeva bene, ma avrebbe fatto l'impossibile per salvare quei due.
Arrivati a una biforcazione imboccarono il percorso di destra. Dei passi si muovevano dietro di loro, la presenza magica impregnava l'aria e lasciava uno sgradevole sapore metallico dentro la bocca di Lucy. Scosse la testa. Dei getti d'acqua bollente emersero dal terreno. A Romeo ternò alla mente il ricordo di quell'anomalia che era collassata all'improvvido, percepì appena in tempo la presenza di uno di essi formarsi sotto ai loro piedi e riuscì a scansare Lucy e Wendy con una spallata brusca. Capitombolarono per terra e il corridoio alle loro spalle venne otturato da una cinta di getti d'acqua bollente. Wendy tentò di alzarsi, riuscì a mettersi in ginocchio, ma subito dopo sentì un vuoto riempirle la testa, i suoi muscoli che s'irrigidivano all'improvviso e crollò un'altra volta. Strinse gli occhi. Se pensava che quel centro per appestati fosse il confine tra vita e morte, in quel momento pensava di trovarsi nel luogo più lontano dalla Luce Sacra che esistesse. Erano bambini. Erano solo dei bambini. Erano dei bambini finiti in una situazione più grande di loro e che da soli sarebbero già morti.
Due ombre avanzarono verso di loro. Le anomalie li guardarono ghignando <<Immagino che la vostra fuga sia già finita>> proruppe uno dei due.
<<Quasi mi dispiace dovervi uccidere, ma la nostra è una missione importante e voi siete una minaccia>> continuò l'altro <<Addio!>>
Un barlume pregno di sangue e di magia si propagò nelle loro mani. Lucy riuscì a malapena a sollevare la testa -devastata sia fisicamente e sia mentalmente- per guardare fiocamente quella luce abbagliante che già sapeva essere preludio di morte.
Strinse un pugno, le nocche rosa le si tinsero di un bianco smorto.
~Non sono riuscita a proteggerli... il mio signore si vergognerebbe di me tanto quando lo sto facendo io adesso. Scusatemi~
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