Capitolo 1: Senza scelta
Il tessuto leggero del suo abito ricadeva delicatamente sul pavimento con quell'aspetto puro e innocente che la mussola di cotone gli dava. Un cavaliere, una donna in armatura dai capelli rossi, fece capolino dall'entrata della tenda e si avvicinò a Lucy, mentre le parti della sua armatura cigolavano lentamente ad ogni passo come catene di ferro scintillante. <<Il re sta per arrivare>> la informò cercando di mantenere il tono di voce più cauto e tranquillo possibile.
Le dita di Lucy strinsero nervosamente il tessuto delicato del vestito "Io non uccido chi non ha mai provato felicità in vita sua" le aveva detta il ragazzo. Si accorse in quel momento che non aveva mai detto niente in quanto a farla uccidere a qualcun altro.
Tum! Tum! Il cuore cominciò a batterle nel petto, forte e incontrollabile come la pioggia che cadeva a catinelle durante un temporale. Dopo il loro incontro lui la portò in una tenda al centro di un accampamento militare, poi la sua figura misteriosa scomparve nel nulla.
Tum! Tum! Voleva andare via, sparire.
Tum! Tum! Aveva paura, molta paura di quei mostri che adesso l'avevano accerchiata.
Alzò lo sguardo verso gli occhi austeri della donna, due iridi marroni toccate da una lieve sfumatura indefinita tra il viola e il vinaccia <<Che cosa volete farmi? Dov'è il drago che mi ha portato qui?>> provò a dire, spostando le mani dalle sue cosce al tavolino di legno riposto davanti a lei.
Il centrotavola di frutta tremò. Sulle labbra carnose della cavaliera comparve un ghigno anfibio. Era cinico, spietato, quello di un drago che aveva adocchiato una preda succulenta. Sì, quello di un drago, del drago che era sebbene avesse ritratto le ali e i tratti da bestia dentro la pelle... <<Sta immobile. Non ti è concesso sapere altro>> sibilò a voce alta, spostandosi ad un lato della tenda ma senza distogliere un solo istante lo sguardo da lei.
Lucy smise di respirare. Era ferma, immobile sul cuscinetto ricamato nel quale le avevano detto di sedersi dopo aver cambiato il suo vecchio vestitino logoro con uno nuovo nuovo. Gliene avevano dato uno troppo grande per la sua taglia, dei piccoli puntini di fuliggini ne imbrattavano l'orlo e il merletto della gonna era sgualcito, ma comunque quell'abito restava la cosa più sofisticata che le fosse mai capitata d'indossare.
Alzò un braccio ed osservò il delicato fruscio del cotone che scendeva dalla manica scampanata del vestito. Un piccolo sorriso piegò sulle sue labbra, la persona che era appena entrata nella tenda lo notò e si ritrovò anch'essa a sorridere <<Generale Scarlett, potrebbe lasciarci soli, per favore?>> disse lui, rivolgendosi alla donna dai capelli rossi.
Lucy sussulto ~quella voce...~ alzò gli occhi verso l'uomo che si trovava all'entrata della tenda. La paura cominciò lentamente a sciogliersi lungo le braccia e a scemarle via dal corpo.
<<Come volete voi, mio sovrano>> rispose la donna con tono autoritario, quello fedele di un angelo che si rivolgeva al sommo creatore. Nonostante l'armatura i suoi movimenti erano leggiadri, freddi e ritmati come la velenosa danza di una regina dal temperamento di ghiaccio.
Gli angoli delle labbra dell'uomo si tirarono verso l'alto, più di prima. Attese che il generale lasciasse la tenda, poi si avvicinò a Lucy con il silenzio letale dei suoi passi serpentini, mentre la seta della sua lacerna verde si muoveva leggiadramente con piccoli passi che sembravano vento. Occupò il cuscino di fronte al suo, poi rimase a fissarla per un po'. Quell'espressione predatoria sempre impressa sul volto, e le ciocche rosee dei suoi capelli che accarezzavano una pelle d'ambra e ricadevano su due iridi di un verde tanto scure da sembrare quasi nero. <<Stai bene? Sai chi sono, vero?>> le chiese dolcemente.
<<Sei colui che ha provato pietà per me, il mio salvatore>> rispose Lucy biascicando. Avvicinò la mano ad un braccio, cominciando a grattarlo nervosamente.
Lo sguardo penetrante di quell'uomo che la studiava con interesse.
l silenzio che regnava in quella stanza...
Sì, il silenzio aveva reso l'atmosfera più imbarazzante di quanto lei stessa potesse sopportare. Distolse lo sguardo da lui, lo rivolse invece allo strascico imbrattato del vestito e continuò a parlare <<Quella donna ti aveva chiamato "Mio sovrano". Questo significa che tu sei...>>
<<Il re, sì>> la sua espressione cordiale si sciolse in uno sguardo indefinito, misto tra il dolore e l'indifferenza. Sembrava che varie emozioni si fossero alternate sul suo viso, dopo quella triste affermazione si fossero date battaglia per poi morire, annullandosi a avvicenda e lasciando su quel volto anonimo soltanto un sorriso freddo e impassibile, intraducibile in ogni lingua.
Inclinò la testa, i suoi occhi scivolarono sul punto che stavano guardando quelli della ragazza <<Lo so. Quel vestito è orrendo, ma è l'unica cosa che siamo riusciti a recuperare da questo cumulo di macerie. Ho detto i miei uomini di distruggere e saccheggiare tutto e... beh, loro lo hanno fatto>>
<<N-No, il vestito va bene, sua altezza>> si alzò per fare un inchino, ma il drago la fermò immediatamente.
Le pagliuzze verdi che illuminavano i suoi occhi sembravano quasi magiche, misteriose, febbricitanti di un incantesimo sconosciuto pure all'antica razza dei draghi. <<Non c'è bisogno d'inchini o di altre formalità. Sono io che ti ho salvato e ti ho dato un nome. Possiamo dire di essere amici, vero?>> la sua voce era lenta e melodiosa, un presagio di morte dall'accento focoso e trascendentale. Sembravano le note intonate da un virtuoso del violino mentre componeva la sua musica.
Lucy annuì, accasciandosi delicatamente sul cuscino. Il battito del suo cuore era accelerato di nuovo e la paura aveva preso il sopravvento. Davanti a lei c'era una delle creature più antiche e potenti dell'universo, antico più della razza umana stessa.
Le sue parole nascondevano sempre un inganno.
La verità che portava era avvolta dalle fiamme.
Contraddire il suo volere significava morire.
Sentì un brivido freddo percorrerle la spina dorsale. Si strinse tra le braccia e proruppe con il tono fievole della sua voce intimorita: <<È difficile dirlo se non so né chi sei e né qual è il tuo nome>>
Per un attimo la bocca dell'uomo davanti a lei si corrugò in una smorfia sorpresa, poi si rilassò in quel suo sorriso anfibio e ammaliatore con il quale le si era presentato. <<Hai ragione, Lucy Di Caracole. Allora lascia che rimedi...>> piegò un po' la testa, la sua chioma rosa si sporse di lato <<Io sono Natsu Dragneel di Magnolia. Nato quattromila milioni di anni fa insieme all'ultimo bombardamento di meteoriti che ha colpito la terra nell'Adeano, io sono il re dei draghi e il padrone di tutte le fiamme. Sono felice di fare la tua conoscenza>>
~Ha quattromila milioni di anni?~ deglutì. Sapeva bene che Fae e draghi non invecchiavano come gli umani, ma Natsu aveva quell'espetto così giovane e senza tempo che per poco lo mise in discussione. I tratti del suo viso erano ancora belli e giovanili, con quegli occhi verde mirto che cadevano verso il basso, lui era così semplicemente perfetto da sembrare quasi esser stato scolpiti nella bellezza immortale dell'alabastro da un esperto scultore dell'antichità. Era un uomo abbastanza alto. Sotto il suo farsetto di seta nera, legato insieme da una fila di alamari, era nascosto il fisico tonico e atletico che ci si aspetterebbe da una creatura che ha trascorso millenni a scolpire il suo corpo nelle prove di una vita fatta di guerra, verità e senza amore. La sua sola presenza rendeva angusta l'intera tenda, riempiendo l'aria di magia dal sapore effervescente.
Si diede un piccolo pizzicotto sulla gamba. Un gemito strizzato sfuggì dalle sue labbra, il suo sguardo scattò su Natsu e si accorse in quel momento che lui non aveva mai smesso un solo istante di osservarla, aspettando che lei le desse una risposta. Lucy si calmò, un lieve rossore innocente colorò le sue guance di rosa. <<Anche io sono felice di conoscerti. Grazie ancora per avermi salvato, Natsu>>
<<Sai, dopo secoli riesci a distinguere le tracce che l'emozioni umane lasciano sulle persone. Capire con che genere di persone stai parlando è facile quando riesci ad intuire cos'hanno passato. Possiamo dire che il tuo odore, il tuo dolore, mi abbia colpito>> il suo sguardo si adombrò, ma cercò di mascherarlo con un sorriso tirato. Allungò il braccio e la sua mano indicò il cesto di frutta al centro del tavolo <<Prego, serviti pure e non fare complimenti>>
Lucy abbassò la testa e per un attimo non seppe cosa fare. C'erano mele scintillanti, banane ancora gialle e senza macchie, pere dall'esperto invitante e una cascata di uva fresca che sembrava fatta di perle violacee. Quella frutta sembrava così fresca, così invitante... però si vergognava a mangiare mentre gli occhi verdi di quell'uomo erano fissi su di lei.
Sentì il suo stomaco contrarsi, un rumore roco e viscerale riempì la stanza. L'arco che segnava le labbra soffici e vellutate di Natsu si allargò.
Non disse niente, non un fiato uscì dalla sua bocca suadente. Come se le avesse letto nel pensiero, lui raccolse una mela dal cesto, l'avvicinò alle labbra e infilò i denti aguzzi come sciabole nella sua polpa soffice e succosa. Lucy sentì immediatamente quel senso di disagio alleviarsi e scemarle via dal corpo. Lo imitò, mimò i suoi gesti, afferrò una mela e strappò un morso da quella sua buccia rossa come il fuoco, tanto succosa e buona quanto il suo aspetto da tentatore.
Era buona, molto buona.
Quel sapore dolce e fruttato era la cosa migliore che lei avesse mai assaggiato. Era un gusto nuovo, che fibrillava nella sua bocca e la mandava nell'estasi più totale. Si dimenticò dell'uomo che la stava guardando e cominciò a sgranocchiare la mela sgraziatamente, con la fame di un povero che non vedere un pezzo di pane da mese.
Con le fame di un anima dannata finita al terzo girone dell'inferno.
Con la fame con la quale aveva convissuto fino a quel momento.
Natsu la fissò attentamente, con dolcezza innaturalmente divertita. Guardò come il suo viso era diventato umido e appiccicoso dopo aver divorato quella mela, una risatina sfuggì dalle sue labbra. Era quasi infantile, quella di un bambino che aveva appena visto un animale piccolo e carino fare qualcosa di buffo. Il viso di Lucy si corrugò in una smorfia offesa. Poggiò la mela sul tavolo e smise di mangiare. Il suo sguardo si fece improvvisamente più serio <<Natsu, scusa la domanda, ma adesso che cosa ne sarà di me? Aspetterai di vedermi felice per poi uccidermi? Oppure... non lo so>>
Lui sospirò, strappando un altro morso dalla sua mela. Poggiò i gomiti sul tavolo, unì le mani alzandone due dita e le attaccò sulle labbra, mentre finiva di masticare quel pezzo di mela prima di mandarlo giù per la gola <<Sono vecchio e sommerso d'impegni. Vedo in te qualcosa di diverso dal mio solito, non succede da secoli e ciò m'intriga alquanto, sai? Finché non saprò che cos'è e stabilirò se mi piace davvero oppure no, potrei addirittura tenerti con me nella mia corte in attesa del momento in cui mi stancherò anche di te, nel momento in cui la tua inusualità diventerà noiosamente la mia quotidianità e allora perderò ogni interesse nei tuoi confronti. Ti dirò che l'idea mi alletta molto...>>
<<E se io non volessi?>> tentò Lucy <<Tutto questo riguarda anche me, non dovrei poter scegliere anch'io qualcosa? Cosa ne sarà di me quando tu ti stancherai? Cosa sarò alla corte? Posso scegliere cosa volere?>>
Natsu sbuffò un verso di disappunto, la sua faccia abozzò una smorfia seccata <<Non voler uccidere un'infelice non significa non poterlo fare. O mi segui o muori, scegli tu. Sai, se ti costringessi a venire con la forza tu finiresti soltanto per detestarmi, quindi non lo farò. Però vorrei che tu tenessi presente che Caracole è stata rasa al suolo dai miei soldati, quello che una volta era il regno degli umani adesso è inglobato nell'impero dei Fae, e credo che tu sappia bene che qui la vostra specie è costretta a servire la loro. Ciò che hai vissuto a Caracole potresti riviverlo altrove, o forse potresti vivere anche di peggio. Ma se invece tu dovessi decidere di seguirmi...>> fece il giro del tavolo, si sedette sul cuscino vicino a quello della ragazza e raccolse il suo mento in una mano. I suoi occhi predatori vagarono attentamente sul suo viso, squadrandolo sotto le palpebre lievemente abbassate, mentre le pupille dilatate di quel suo sguardo calmo adombravano il verde già scuro e intenso dei suoi occhi quasi neri.
E in quel momento la sentì. Sentì in quel momento la paura della ragazza sfumare la tristezza della quale il suo odore era impregnato. Sentì i battiti del suo cuore diventare più veloci per la paura, il suo fiato spezzarsi in piccoli ansiti strozzati. Sospirò, allora tolse la mano dal suo mento e si fece un po' indietro <<...Le cose potrebbero andare diversamente>>
<<Quindi non mi farai del male?>>
E a quella domanda Natsu rimase in silenzio a rimuginare sulle parole della ragazza, sul modo in cui rispondere. A quella semplice domanda alla quale la risposta poteva limitarsi ad essere un misero sì, no o non lo so, lui sembra esser entrato in crisi.
Alla fine non rispose. Un uomo dai capelli neri come la notte e il farsetto turchese entrò nella tenda all'improvviso <<Vostra maestà, ho avvisato i soldati. Sono tutti pronti per tornare in patria>>
Il re dei draghi scattò immediatamente in piedi con un movimento leggiadro delle gambe <<Va bene, Gray. Adesso va, ti raggiungo subito>>
<<Come desiderate, vostra altezza reale>> la sua testa annuì impercettibilmente. Si girò di spalle, poi uscì dalla tenda.
Di nuovo soli.
Natsu e Lucy rimasero di nuovo soli.
Lui sbuffò rumorosamente. Per un attimo il verde dei suoi occhi si tinse dei colori del sangue, tornarono del loro colore originale quando si spostarono ancora una volta su quelli sperduti della ragazza. Le rivolse un sorriso gentile e la sua mano le accarezzò la guancia con un tocco tanto premuroso quanto intrinseco di curiosità. Lei era immobile, completamente incapace di allontanarsi e rapita da quella paura paralizzante. <<Quell'uomo chi era? E la donna di prima?>> sussurrò lei, cercando di superare il timore che provava in sua presenza, speranzosa che in quel modo avrebbe potuto alleviare un po' la paura o l'imbarazzo di essergli tanto vicina.
Un ghigno cinico increspò le sue labbra <<Vieni con me...>> le disse solamente. Quelle stesse dita che la stavano cullando disegnando dei piccoli cerchi sulla sua pelle, scesero lungo il ponte del suo collo, percorsero le ossa che s'intravedevano dalla magrezza scheletrica della ragazza e arrivarono a stringerle debolmente la mano. Lucy esitò un attimo,
Poi ricambiò la sua stretta e si tirò in piedi.
Uscirono dalla tenda e Lucy si guardò in giro con vaga curiosità. Si trovavano al centro dell'accampamento dei draghi, nella tenda del re. Le altre tende erano disposte tutte a scacchiera, uno schema geometrico perfettamente simmetrico sia nel lato destro che quello sinistro. I soldati dell'esercito di Natsu erano tutti disposti davanti a loro, ordinati in varie file perfettamente uguali, già trasformati in feroci draghi assetati di sangue. Non riuscì a trattenere il rossore che aveva cominciato a imporporarle le gote quando si accorse che tutti loro li stavano fissando in religioso silenzio, come fedelissimi servitori che aspettavano l'ordine del loro sommo padrone.
Natsu fece un passo avanti, lasciò la sua mano e il suo braccio oscillò esanime fino a ricadere pigramente lunghi i fianchi. In vita sua lei non aveva mai visto come da uomini i draghi diventassero furie alate, ma vedere il loro re mutare in una di quelle creature la lasciò senza parole. I suoi arti si ricoprirono di squame bordeaux-scarlatte, allungandosi in zampe sode dalla sagoma sinuosa e lineare. Le sue dita diventarono artigli, una lunga coda corazzata partì dal fondo della sua schiena e si stese per qualche decina di metri. Lucy vide i suoi occhi verdi spegnersi per poi brillare della luce del sangue su quel muso austero, dal quale si alzavano due corna appuntite e delle piccole scintille di fuoco.
'Allora, hai deciso di seguirmi?' riecheggiò la voce di Natsu nella mente della ragazza.
Lucy sussultò <<Natsu, sei stato tu a parlarmi?>>
Il drago non parlò. Le sue fauci predatrici non si spalancarono di un solo millimetro 'Quando sono nella mia forma da drago non posso parlare in lingua umana, ma solo nella lingua dei draghi. La telepatia è l'unico modo che ho per comunicare con te. Ma sta tranquilla, non posso leggere nella tua mente. Questo è solo un vecchio trucchetto a cui noi draghi abbiamo lavorato per secoli'
<<Sembra davvero utile>> biascicò intontita, ammirando stupefatta i riflessi luminescenti del sole che batteva sulle sue splendide squame rosso fuoco.
La mano di Natsu si piegò verso il basso. Inginocchiato con una gamba che sprofondava nella polvere del terreno. Un fuoco liquido che scorreva nel suo sguardo alieno e gli angoli delle sue labbra sollevate in un sorriso vacuo di perfidia 'Allora?' gli chiese ancora una volta 'Vuoi venire?'
Lucy rimase immobile. Il fiato mozzato in gola, le dita strette su quella zona del vestito che copriva il cuore, rischiando quasi di stringerlo troppo forte e sgualcirlo.
Caracole era distrutta e Natsu aveva ragione, la vita di un'umana dal bel visino nel regno dei Fae spesso era anche peggiore di quella che avrebbe condotto una comune Fae ridotta alla prostituzione.
Restare avrebbe significato soffrire.
Lei non voleva soffrire.
Ma poteva davvero fidarsi di quelle creature che da sempre erano conosciute per la loro furia barbarica? Erano creature incapaci di mentire, questo lo sapeva, ma ciò non riusciva a tranquillizzarla.
La paura era un nodo che la stringeva all'altezza del collo e che le faceva mancare tutta l'aria dal corpo. Natsu lo aveva detto espressamente che l'avrebbe tenuta con sé fin quando non si sarebbe stancato di lei, quasi come un bambino avrebbe fatto con un nuovo giocattolo, uno di quelli da usare per cinque minuti e dimenticare per una vita intera.
Lo sguardo dei soldati di Natsu premeva sulla sua schiena. Un brivido di gelo scosse la sua spina dorsale. Agì d'impulso, nemmeno lei cosciente del perché delle sue azioni quando fece un passo in avanti e poi corse nel palmo gigantesco dell'artiglio del re dei draghe. Natsu aggrottò la fronte, quasi sorpreso dal suo gesto 'Questo vuol dire che mi seguirai?'
<<Avevi ragione>> soffiò debolmente la voce della ragazza. La testa bassa, lo sguardo imbarazzato e i piedini scalzi che solleticavano delicatamente le squame del drago <<Forse seguirti è davvero l'unica scelta ho>>
Natsu spalancò la bocca, un verso disarticolato riecheggiò nel cielo 'Brava, almeno sei una ragazza ragionevole. Un punto a tuo favore, Lucy' avvolse la sua figura piccola e delicata con le dita di una mano, il battito possente delle sue ali tuonò e accompagnò quel ruggito battagliero, mentre si dirigeva verso la spaccatura della cupola, seguito dal suo temibile esercito di draghi.
Lei chiuse gli occhi per la paura e per un tempo che sembrò interminabile non gli aprì.
Il viaggio fu lungo e silenzioso, oltre a una volta nella quale Natsu le aveva chiesto se lei sapesse leggere e scrivere e alla quale lei rispose con un no imbarazzato, nessuno dei due rivolse all'altro una sola parola e allora Lucy si appisolò, stretta stretta dalla presa dolce e protettiva dello spaventoso re di tutti i draghi. Il vento vezzeggiava il suo visino ancora sporco e imbrattato di fuliggine. Le sue ciglia nere si muovevano, accarezzate dalla fresca brezza di quel pomeriggio di fine Febbraio. Montagne, fiumi e laghi scorrevano sotto di lei, immersi nel verde brillante dei prati e delle foreste. Eppure lei, beata dal dolce abbraccio del calore dei suoi artigli possenti, non sembrava interessata ad altro che non fosse sostituire le pene dei suoi dolori con la pace eterna del sonno. Sembrava così tranquilla, un sorriso serafico stampato sulle sue labbra, quella tenera espressione angelica colorata da due gote rosate, la guancia destra schiacciata sull'indice e le braccia -fini e bianche come stecchini, quasi invisibili se coperte dal rosso scarlatto delle sue squame- che cercavano di abbracciarlo per acquattarsi in una posizione più comoda.
Stava volando. Era intrappolata dalle dita lunghe e affusolate di un drago, il suo destino fuori dalla cupola di bronzo che ricopriva Caracole era incerto. Forse avrebbe dovuto preoccuparsi, ma sentiva il vento scompigliarle i capelli e questo le bastava per sedare ogni grumo di terrore che avrebbe potuto prendere il sopravvento sulla sua razionalità. Stava volando. Una sensazione tanto sconosciuta quanto familiare le accarezzò il cuore, riscaldandolo con il suo tocco gentile.
Scoprì che le piaceva volare.
Scoprì che le piaceva molto farsi accarezzare dal vento.
Scoprì che il cielo -così limpido e così azzurro come quello che, screziato del bianco delle nuvole, sovrastava le loro teste con la sua solenne immensità- era suo amico.
'Lucy' riecheggiò la voce nella sua testa, svegliandola da un sogno nel quale l'unico protagonista era il vento 'Siamo arrivati a casa...' disse ancora.
Lucy tirò uno sbadiglio stanco, ancora impastato dal sonno mentre cercava di stropicciarsi gli occhi con le mani. Cercò di tirare un respiro profondo, ma l'aria che gli arrivava nei polmoni era meno di quanta ne avesse previsto. Il suo sguardo scattò oltre le dita di Natsu. Davanti a lei non c'era niente, solo una distesa di nuvole bianche come la purezza e una torre di marmo colorato e ghirigori dorati che si stendevano verso l'alto. Le mancò il fiato <<Dove siamo? Non vedo niente>> ansimò con il poco fiato che aveva in gola.
Natsu corrugò la fronte. Allungò la mano nella quale stringeva Lucy davanti al viso e la studiò attentamente, con quelle iridi di sangue e fuoco puro che splendevano sul tono ingiallito della sclera. Alzò un dito e portò un ciocca dei suoi splendidi capelli color oro fuso dietro l'orecchio. Le sue unghie erano alabastro durissimo, lunghe quanto il braccio di Lucy, eppure con lei si muoveva con una delicatezza che non aveva mai rivolto a nessuno.
Dischiuse le labbra, mostrando le zanne bianche e affilate dei suoi denti da predatore 'Siamo sopra al mio castello, l'esercito ci ha lasciato per tornare al campo di addestramento. Stai bene? Sai, a qualcuno viene la chinetosi quando lo trasporto per la prima volta in via aerea' spalancò le fauci, una risata che sembrava vagamente un ruggito trasalì dalla sua gola.
Lucy sorrise <<No, non preoccuparti, anzi l'ho trovato molto piacevole. Ho dormito come un sasso per tutto il tempo!>>
La risata di Natsu si placò in un sorriso rilassato 'Mi fa piacere' sospirò con voce allietata 'Ma adesso preparati. Il peggio sta per arrivare...'
<<Che cosa intendi con...>> provò a dire Lucy, ma il suono fioco della sua voce mutò in un grido spaventato quando Natsu spiegò le ali e fece una carriola nel cielo.
Era veloce.
Era veloce e indomabile.
Lucy chiuse gli occhi per la paura. Uno strano mormorio agitò il suo stomaco, spingendo quel poco che conteneva su per la gola. La sua pelle sfumò in un colorito verdognolo e dovette stringere le mani sulle labbra per evitare di sboccare. Natsu non se ne accorse, troppo impegnato a scendere disegnando dei larghi cerchi d'aria nel cielo come una tromba d'aria che scendeva dal cielo per soggiogare la terra. Ogni suo movimento era veloce, rapido mentre si lasciava cadere acrobaticamente verso il basso.
Veloce.
Forte.
Brutale come pochi.
Era questo che faceva di lui il re drago. Non soltanto il suo sangue e la sua veneranda età, ma anche la ferocia che scorreva come lava e veleno nelle sue vene da creatura del male.
Il suo corpo tornò alle sue dimensioni umane. Le scaglie rosse che ricoprivano il suo corpo tornarono ad essere soffici strati di pelle dorata. Coda, ali e corna si ritrassero. I suoi occhi si spensero nel loro solito verde scuro e misterioso, quello seduttore e incantatore di un mostro capace di scrutarti fon dentro l'anima. Gli occhi di un drago.
Natsu si accorse di avere Lucy stretta tra le braccia, gli occhi chiusi e il viso nascosto nell'incavo del suo collo mentre lei tremava impaurita. Erano calati nella distesa di terra che usava come campo di atterraggio quando richiamava il drago dentro di lui, e piccole particelle di polvere e fuliggine aleggiavano nell'aria intorno a loro come semi di soffione al vento. Gli angoli delle sue labbra si sollevarono <<Stai bene?>> le chiese dolcemente.
La rimise a terre nonostante lei stesse ancora tremando. Lucy barcollò, allacciò le braccia intorno al collo dell'uomo e gettò la testa dietro alla sua spalla. Per un momento Natsu ne rimase sorpreso, anzi stupefatto. Era incredibile che una piccola umana così facile da spaventare si fosse gettata tra le braccia di una delle creature più temibili dell'universo, poi capì cos'era successo davvero e ricambiò l'abbraccio facendo vagare i palmi delle sue mani sulla curvatura della sua schiena. Delicatamente, con pazienza, tanta attenzione. Il suo tocco era apprensivo, soave mentre sfiorava i fili dorati della sua chioma color luce e scendeva fino alla vita del vestito, poi tornando indietro e percorrendo di nuovo la sua schiena con la stesa attenzione già usata prima.
Il tocco di un padre che coccolava la figlia. Di un fratello che rassicurava la gemella. Di un giovane che sosteneva la sua amata.
Qualcosa di caldo e umido scivolò sulla sua schiena e Lucy scattò indietro. Il suo viso era molto pallido, le labbra coperte dalle mani e le guance rosse d'imbarazzo. <<I-Io... mi dispiace tanto!>> strillò con la voce balbettante e i sensi di colpa che cominciavano ad affiorare in lei.
Natsu tirò un lembo del suo mantello e guardò la macchia di vomito che intaccava il suo verde intenso. Lo lasciò ricadere indietro. Il suo sguardo calmo e indecifrabile non si scompose un attimo <<Se avessi saputo che mi avresti vomitato addosso, ci avrei pensato due volte prima di offrirti quella mela>> ridacchiò sotto i baffi.
Lucy strinse un pugno contro la pancia, mentre cercava di reggersi in piedi da sola <<Oppure avresti potuto essere un po' più delicato. Capisco perché a tutti viene la nausea!>>
Una scintilla vivida, minacciosa schiarì i suoi occhi <<Volo da ancora prima che tu nascessi. Quando ti cresceranno le ali informami, sarò felice di seguire le tue fantastiche lezioni di volo>> sputò indignato, come se quella frase lo avesse offeso nel profondo. Come se la critica al suo modo di volare lo avesse infastidito più del fatto che lei gli avesse vomitato addosso.
Quel tono freddo e distante era semplice e puro inverno, una bufera di neve senza fine, e lei ne rimase raggelata. Strinse un labbro tra i denti, tenendo la testa rivolta verso il suolo <<Natsu, io...>> biascicò sottovoce.
<<Vostra altezza, siete tornati!>> due uomini in armatura corsero incontro a Natsu. Erano alti, entrambi ben piazzati. Quando arrivarono davanti a loro, Lucy si sentì subito schiacciata dalla pressione quasi asfissiante del loro enorme potere magico.
Erano draghi. Draghi molto potenti.
Il primo era un uomo dai capelli arancioni raccolti raccolti dietro alla testa in due code vicine, gli occhi azzurri e una lunga cicatrice che gli tagliava il ponte del vaso. Il secondo uomo era più muscoloso, una folta chioma nera che gli arrivava fino al fondo della schiena e gli occhi che sembravano sangue ancora vivido.
I loro sguardi calarono sulla figura minuta di Lucy. L'espressioni sui loro volti erano l'apoteosi dello stupore. L'uomo dai capelli neri si rivolse a Natsu, lo stupore a coronargli il viso e una mano sfregata contro il collo <<Sire, chi è questa ragazza? Sembra così... mal nutrita, e poi il suo odore... no, non è un drago e nemmeno un Fae. Perché l'avete portata qui?>> la sua voce era profonda e riflessiva, ma non sembrava che si stesse rivolgendo a lui in tono minatorio. Anzi, in realtà sembrava che stesse rimuginando con se stesso. Quel timbro così vago e pensieroso non sembrava esser rivolto a nessuno.
<<Gajeel, ti ricordo che io sono il re. Non devo dar spiegazione a nessuno per le mie scelte>>
L'uomo annuì. Lo sguardo serio, concentrato. La schiena rigida come una verga di metallo <<Certo, sire. Avete ragione voi...>>
<<Ottimo>> alzò la testa alla sua sinistra. Il suo sguardo si perse tra i tetti e le torri imponenti che tendevano verso il cielo. Un labirinto infinito di corridoi di marmo pregiato, statue provenienti da epoche remote o ormai lontani, e dipinti che glorificavano la bellezza del creato.
Sul suo volto risplendette un sorriso orgoglioso, si voltò verso le due guardie, improvvisamente più tranquillo <<Ascoltatemi, adesso ho alcuni ordini da condividere con voi...>> le due guardie annuirono. Natsu allungò il braccio e indicò Lucy con un lieve cenno del polso <<Lei è Lucy di Caracole, un'umana, e vivrà qui a tempo indeterminato. Voglio che voi due le facciate da guardia. Scegliete altre due sentinelle per darvi il cambio e poi riportatemi i nomi. Voglio che sia sorvegliata in ogni momento della giornata, non può restare sola. Avete capito bene?>>
<<Sì!>> esclamarono le guardie senza nemmeno disturbarsi a chiedergli il perché della sua decisione. Sapevano che non li sarebbe mai arrivata una risposta concreta da lui, dunque decisero di troncare quella piccola curiosità sul nascere e dimenticarsi del loro interesse a riguardo.
L'attenzione di Natsu slittò sull'uomo dai capelli arancioni. I suoi occhi verdi erano appuntiti, la tensione nascosta dietro ad un suo solo sguardo era palpabile. Chiunque avrebbe provato paura guardando quegli occhi freddi come il ghiaccio. <<God Serena...>> tuonò pacato <<Adesso voglio che tu vada e riporti a tutti il seguente messaggio. Da oggi in avanti, fino a decisione contraria, chiunque oserà provare ad uccidere, ferire, toccare o anche solo rendere triste la qui presente Lucy Di Caracole, rischierà la pena di morte. È tutto. Puoi andare>>
<<Sì, signore>> squillò la guardia. La stretta che imponeva sulla sua lancia divenne più forte. Più forte. Molto più forte, quella di chi temeva la furia di una divinità del fuoco e della guerra. Si girò di spalle e andò via.
~La mia salute e la felicità vale quanto la pena di morte?~ pensò Lucy con il cuore che le batteva in gola. Non voleva che qualcuno rimettesse la vita per la sua infelicità, sapeva che nessuno mai sarebbe riuscito a scacciare i dolori di una vita rovinata da dolori e abusi immeritati, ma in realtà non potè che sentirsi rassicurata da quel comandamento impartito da Natsu stesso. Non sapeva fino a quando, ma quella era la prova che lui non era ancora intenzionato a ucciderla. Ma davvero sapere che la sua sopravvivenza gravava sulle vite di altri la rasserenava? No. In realtà era un tarlo che se da un lato la faceva sentire bene e sperare in un altro giorno di vita, dall'altro dilaniava quella parte di lei che rifiutava ogni tipo di violenza.
Natsu tirò un sospiro, i suoi occhi calarono verso Gajeel <<Conducila nella sua stanza. Io ho delle faccende di cui occuparmi>> gli disse distrattamente.
<<In che stanza devo portarla?>>
<<Quella>>
<<Q-Quella?>>
<<Sì, quella. E ora sbrigati>> lo richiamò. Il tono indispettito e l'espressione seccata di chi non aveva tempo da perdere in discussioni simili.
Gajeel sbatté le palpebre incredulo <<Ma, sire, sono passati eoni dall'ultima volta che qualcuno ha dormito in quella stanza>>
Il sopracciglio di Natsu si flesse in un arco sottile e incurvato, mentre l'ala dell'altro si avvicinò al ponte del naso <<Quella stanza viene pulita regolarmente come tutte le sale del castello. Portala lì e non obbiettare>>
Lui sollevò le mani in segno di resa <<Certo. Come vuole lei, vostra altezza>> sbuffò alla fine, con un occhio chiuso e l'altro che seguiva i movimenti di Natsu mentre andava via senza nemmeno preoccuparsi di degnarli un saluto.
Lucy piegò un po' la testa. Guardò la schiena di Natsu sparire tra le colonne di marmo bianco e serpentino che torreggiavano in quella corte di luci e ombre ancora irrisolte. Strinse le mani dietro alla superficie della schiena, il suo viso si storpiò in un broncio confuso <<Lui si comporta sempre così freddamente?>>
<<No, affatto>> sogghignò Gajeel <<Credo che oggi sia di buon umore. L'ultima volta che è stato così gentile è stato cinquant'anni fa. Ah, bei tempi quelli>>
<<E quando è stata la prima volta che lo hai visto così?>>
<<Ho solo cento anni, i miracoli non capitano così frequentemente, sai?>> abbaiò una risatina sguaiata, tanto contagiosa da strappare un sorriso dalle labbra serrate di Lucy. Le fece un cenno con la testa e la invitò all'interno dentro al castello.
Quella dei Dragneel era una reggia immensa. Piani e piani di stanze splendidamente decorate con l'arte e le ricchezze racimolate in miliardi di secoli di longevità del sommo padrone delle fuoco e delle fiamme intense. Le volte raffinate che percorrevano corridoi e finestre, mentre lo sguardo di quelle statue immortali era fisso sopra le loro teste. Lucy si divertì a percorrere quei corridoi scintillanti, saltellando sul pavimento a scacchiera, evitando le caselle bianche e zampettando su quelle nere. Arrivarono davanti ad un enorme porta di legno, ornata da fregi e dalle figure incantate scolpite sulla sua superficie. Gajeel si fermò contro il telaio del portone e spalancò quelle ante di legno incantato con una lieve spinta del braccio <<Siamo alla fine del giro. Divertiti, ragazza umana>>
"Ragazza umana" le aveva detto, sghignazzando sotto i baffi.
"Ragazza umana" quasi un temine dispregiativo, di scherno, apostrofandola ed etichettandola per quello che la sua natura scialbamente era.
"Ragazza umana" due parole che continuavano a torturarla, mentre a testa bassa attraversava il varco del portone.
L'anta di legno cigolò alle sue spalle, cigolò lentamente fino a sbattere contro il telaio con un tonfo rumoroso. Lucy si gettò sul letto e strinse il lenzuolo di ciniglia azzurro-argentata in una mano, disperatamente. "Ragazza umana". No, significava che anche lì sarebbe stata diversa dagli altri, inferiore a chiunque altro, protetta dalle angherie altrui soltanto da una parola di un uomo -di un drago- che sembrava quasi un dio.
La stanza che Natsu le aveva dato era un piccolo angolo di paradiso diviso dal resto de mondo. Le assi di legno del pavimento erano coperto da un grande tappeto soffice. La porta del bagno privato era socchiusa. I mobili erano bianchi, apparentemente intagliati a mano e rifiniti con il tocco attento di un vero artigiano. Un candelabro di cristallo e acquamarina pendeva dal soffitto, illuminando la stanza con i riflessi colorati delle gemme. Il ritratto di una donna dal viso giovane e senza tempo la scrutava nel buio con lo splendore dei suoi occhi blu e profondi. Il suo sguardo era così sereno e brillante, sembrava davvero una donna di gran classe.
Bellissima.
Era assolutamente bellissima.
Rimase lì per un po', completamente immobile per una manciata di minuti che sembravano miseri come polvere che volava via al primo soffio del vento. Rimase in quella posizione a lungo, distesa supina sulla morbidezza avvolgente del materasso del letto, fin quando qualcuno bussò alla porta e una voce la chiamò gentilmente <<Signorina Lucy, posso entrare?>> le aveva chiesto. Era una voce squillante, graziosa. Era una voce che non conosceva.
Si tirò sul bordo del letto e prima ancora che potesse rendersene conto, le sue labbra avevano già sussurrato: <<Sì. Non preoccuparti, entra pure>>
I cardini della porta cigolarono. Una donna minuta dai capelli rosa che le arrivavano poco sotto alla testa, la divisa da cameriera perfettamente ordinata e gli occhi di un azzurro magico e quasi spiritato entrò nella stanza. Si presentò a Lucy sfoggiando un inchino aggraziato <<Buonasera, signorina Lucy>> pronunciò solenne <<Mi chiamo Virgo e da oggi sarò la sua ancella personale. Come posso servirla?>>
La ragazza sbatté le palpebre apparentemente confusa <<Cosa? Sei la mia ancella?>>
<<Sì, incaricata da sua maestà Dragneel in persona>> precisò lei. Si avvicinò a Lucy con qualche falciata rapida e la guardò dalla testa ai piedi. Gli occhi febbricitanti di potere magico che vagavano sul suo viso sporco e si soffermavano sull'orlo imbrattato di polvere della gonna del suo vestito. Il suo sguardo attento e impassibile.
Mimò una smorfia schifata, si girò di spalle, poi aprì le porte del bagno con un gesto delicato della mano. Le sue gambe erano lunghe e aggraziate, l'eleganza che riservava in ogni suo passo era capace di affascinare, attrarre chiunque. Infondo era un drago, emblema di grazie e maestosità riconosciuto ovunque nel mondo di Earthland. <<Siete sporca, signorina. Venga con me, le preparerò un bagno caldo>> le disse solamente, non lasciando intuire altre possibilità di scelta. Non che da quando fosse nata qualcuno si fosse mai preoccupato di lasciargliene.
Si alzò dal letto e tirò su un piccolo sorriso a fior di labbra <<Grazie, sei davvero gentile>>
<<Signorina Lucy, si ricordi che questo è pur sempre il mio lavoro>> rispose Virgo, stringendo le dita delle mani dietro la schiena. Tornò vicino a lei, raccolse il suo braccio tra le mani e la trascinò dentro la sala da bagno.
Come ogni altra cosa in quella stanza, quel bagno era l'emblema dello sfarzo e dell'eleganza più assoluta. La vasca era enorme, un circolo di porcellana che ribolliva di acqua termale.
Lì Lucy venne pulita, lavata, depilata da capo a piedi di tutta la peluria in eccesso, unta di oli naturali e cosparsa della fragranza al sapore di rosa vellutata che Virgo aveva trovato nell'armadietto del bagno, in una bocciettina di vetro rosso. "Da oggi in avanti, fino a decisione contraria, chiunque oserà provare ad uccidere, ferire, toccare o anche solo rendere triste la qui presente Lucy Di Caracole, rischierà la pena di morte" le aveva detto Natsu. Se non fosse stato per questa frase, per questa prova di disinteresse verso l'idea di ucciderla, sarebbe addirittura arrivata a pensare che Natsu avesse chiesto a Virgo di prepararla a dovere per poi ucciderla e divorare la sua carne nel prossimo banchetto serale.
Guardò il suo ventre piatto attraverso l'acqua della vasca termale, mentre le mani di Virgo sfregavano delicatamente una spugna contro la sua schiena. Era davvero molto magra, lo stato di mal nutrizione nella quale i Fae l'avevano lasciata aveva scolpito i tratti del suo viso e del suo fisico in maniera disgustosamente esagerata. Pure Viro aveva una silhouette molto maga e lineare, eppure il suo braccio sembrava ancora uno stecchino rinsecchito se paragonato a quello sodo e affusolato di lei.
~Se voleva mangiare qualcuno, almeno poteva scegliere un umano un po' più in carne di me. Non credo che riuscirei mai a saziare un drago~ un sorriso delicato piegò le sue labbra, una risata cristallina che muoveva l'immagine riflessa attraverso lo specchio dell'acqua riecheggiò dalla sua bocca.
Virgo prese un cestino di legno e sciacquò via gli ultimi residui di schiuma con l'acqua contenuta al suo interno. Raccattò due asciugamani da un altro mobiletto del bagno, uno dei due era grande quanto l'apertura delle sue braccia e l'altro era un po' più piccolo. Avvolse quello piccolo intorno alla testa di Lucy, poi la fece alzare in piedi e le porse l'asciugamano più grande. Lei non perse tempo a legarselo alla vita, sbarazzandosi dell'imbarazzo di essersi appena fatta lavare da Virgo.
Tornarono nella camera da letto, Lucy si muoveva meccanicamente a piccoli passi con le gambe rosse e doloranti per il dolore della ceretta. Ai suoi vecchi padroni piaceva che fosse pulita e depilata, ma nonostante ciò il massimo della loro benevolenza arrivava ad una noce di sapone, un secchio d'acqua mezzo pieno è una lametta logorata. Si sedette sul bordo del letto e lasciò scivolare i polpastrelli sulla sua pelle fresca di ceretta. Era lascia come il velluto, un tocco soffice che le vezzeggiava lentamente la pelle. Era così morbida...
Virgo l'aiutò ad asciugarsi i capelli con un panno nuovo, poi quando vide che erano quasi asciutti la lasciò continuare da sola e si spostò verso uno degli armadi di legno appiccicati alle pareti della stanza. Setacciò per un po' gli abiti presenti in quell'armadio, di quando in quando lasciando delle piccole occhiatine alla ragazza per studiarne forme e incarnato. Tirò fuori un abito rosa con le maniche a farfalla, la gonna a balze di pizzo e merletti, e un grande fiocco delicato stretto intorno alla vita. Lo appoggiò sul letto insieme ad un paio di mutande pulite, poi si rivolse a Lucy <<Dovrebbe essere della tua taglia, indossa questo>>
Lucy lo raccolse tra le mani e gli rivolse uno sguardo diffidente <<Sei sicura che mi stia?>> chiese esitante.
<<Sicurissima. La prego, ora lo indossi>>
Un sospiro tradì le labbra della ragazza <<Va bene>> sbuffò alla fine <<Mi fiderò di te>> si tolse l'asciugamano, indossò l'intimo che le era arrivato insieme al vestito, e Virgo accorse subito ad aiutarla ad infilare l'abito, portandoglielo sul petto e tirando i fili del corsetto affinché la stretta si facesse più salda. Li tirò così forte che Lucy fatico a respirare, ma non disse niente, non mosse alcuna lamentela nemmeno quando l'ancella raccolse un paio di scarpe da un piccolo armadietto e gliele infilò ai piedi. Tolse l'asciugamano umidiccio dalla sua testa, sfilò un elastico dalle tasche dalla sua divisa e cominciò ad acconciare i capelli della ragazza, intrecciando le sue ciocche luminose con un gesto rapido delle dita, mentre i suoi occhi erano concentrati sul lavoro che stava facendo. Finì d'intrecciare la sua chioma color luce pura, annodando l'elastico all'estremità della treccia, poi si allontanò. Rimase qualche secondo a contemplare il lavoro che aveva appena terminato, sul suo volto era abbozzato un sorriso fiducioso <<Quantomeno adesso siete presentabili, signorina>> soffiò, mentre spostava le sue gambe sottili verso l'entrata della porta <<Con permesso, io avrei delle mansioni da svolgere. La chiamerò per il banchetto di stasera, signorina>>
<<Va bene, Virgo. A più tardi>> guardò l'ancella uscire dalla porta, poi provò a mettersi in piedi. La pelle le bruciava. Sotto il tessuto soffice della gonna le sue gambe erano chiazzate di macchie rossicce. Strinse i denti ~Dovrò abituarmi a camminare con queste gambe così doloranti. La mia sopravvivenza dipende da ciò che Natsu pensa di me. Devo fare tutto il possibile affinché lui non perda interesse nei miei confronti, oppure non oso immaginare quello che potrebbe succedere...~ rimuginò attentamente. Ripensò al passato, a tutte le parole sentite e le sofferenze provate. Si ricordava lo sguardo vacuo con il quale guardava il mondo da bambina, quello stesso che tramutò da distante a spaventato quando sentì la mano gelida di quei Fae posarsi sulla sua pelle. Quel ricordo la colpì come un pugno in piena faccia. Un brivido di gelo le scosse la spina dorsale, facendola irrigidire sul letto. Cercò di scuotere la testa e dimenticarsi di quel flash improvviso, di sfuggire dalle tenebre del passato, ma ormai era troppo tardi.
Quel freddo immane non l'avrebbe mai abbandonata.
Affondò i palmi delle mani nel materasso, si trascinò in piedi con una lieve spinta delle braccia. Strascico le gambe sgraziatamente, camminando a piccoli passi verso la porta. La spalancò imprimendo una forte spinta sulla maniglia. I cardini della porta cigolarono lentamente mentre si apriva e lei fece capolino dalla spiraglio che aveva creato nella porta.
Ciò che vide la lasciò esanime, paralizzata, con gli occhi sgranati e la bocca spalancata. Non c'erano le sentinelle, Gajeel e God Serena stavano selezionando delle altre guardie per alternarsi con i turni.
Lucy vide qualcun altro.
Natsu percorse il pavimento del corridoio facendo vagare gli occhi sulle porte che collegavano le varie stanze del castello, mentre una graziosa bambina dai capelli blu e lo sguardo imbarazzato lo seguiva a testa bassa.
Zap! Quel ricordo tornò a tormentarla.
Vide Natsu e la bambina fermarsi nella camera vicino alla sua, allora cercò di acquattarsi il più possibile per evitare di essere vista. Lo sguardo duro di Natsu contro quello più fievole della piccola. Il bagliore oscuro che illuminava i suoi occhi. Il silenzio delle parole che non servivano. <<N-Natsu, ho paura. Non voglio farlo...>> mormorò fievole la bambina. La sua voce era un argentino delicato, frammentata come pezzi di cristallo e stupenda altrettanto.
Zap! Un altro ricordo, un altro dolore piovuto dal cielo, tanto forte e travolgente da scuoterla nella parte più profonda della sua anima.
<<Tranquilla, Wendy...>> biascicò lui con la voce calma e seduttrice di un serpente dalla lingua tentatrice. Sporse un po' la testa vicino al suo orecchio, le labbra solleticate dalla sua chioma blu e gli occhi verdi che sembravano quasi neri <<Ciò che è destinato a succedere succederà. Non preoccuparti, qui ci siamo solo noi due...>> aprì la porta alle sue spalle. La sua mano cadde sulla schiena della bambina, la invitò ad entrare e rimase in attesa fin quando non fu certo che lei fosse completamente dentro la stanza. Abbassò la testa verso il suo petto, sulle sue mani grandi e abbronzate che stavamo lentamente cominciando a vagare sul suo addome scolpito per slacciare i primi bottoni del farsetto, mentre la sua immagine spariva oltre il varco della porta.
Zap! E quest'ultima scossa la travolse più delle altre, ancora più dolorosa e frastornante del dolore che le stava pizzicando le gambe.
<<No...>> soffiò impotente <<Non posso lasciare che succeda anche a lei!>>
*Angolo autrice*
Lo so, lo so, sono passati un po' di mesi dal prologo, ma eccoci qui con il primo capitolo della storia. Avevo detto che l'avrei cominciata quando avrei finito qualche storia, ma Wattpad me ne ha cancellate un paio, quindi eccoci qui!
Ditemi cosa ne pensate di questo capitolo, come sempre sono molto curiosa della vostra opinione.
-Ciao a tutti da Aseant
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