~𝑀𝑎𝑟𝑔𝑜𝑡.~
Novembre/Dicembre 1997.
«Devo vedere Daniela.»
Sotto il caldo e nudo corpo di Riccardo, sospiro lievemente mentre dico una frase che non vorrei assolutamente pronunciare.
«E dovrei lasciar andare tutto questo ben di Dio?» mi domanda mordicchiandomi il collo e toccandomi il seno sinistro senza la minima intenzione di smettere.
Sorrido.
Sposto il peso di Ricky nell'altro lato del letto e, portandomi via il lenzuolo per coprirmi, mi alzo raggiungendo il bagno.
Fisso per un istante lo specchio notando i numerosi segni violacei che il mio collo presenta. Nonostante mi piaccia infinitamente fare l'amore con Riccardo, temo che fra noi qualcosa non stia andando.
Da quando lo abbiamo fatto la prima volta, e ho capito che ero molto vicina a perderlo se non mi fossi convinta a fare quel passo, i nostri incontri sono più ravvicinati, è vero, ma spesso e volentieri si limitano all’andare a letto assieme.
Ripeto, e non mi stancherò mai di farlo: fare l'amore con Riccardo mi piace da impazzire.
Potrebbe vincere a mani basse il concorso “La cosa che più adoro fare” ma ho paura che questo rapporto diventi soltanto di… sesso.
Sesso.
Che odio esprimerlo così.
Il sesso e fare l'amore non sono la stessa cosa, vengono usati nello stesso contesto, gli affibiano lo stesso significato ma hanno due descrizioni totalmente diverse.
Il sesso si può fare senza amore, è un bramare il corpo di qualcuno e il piacere personale, senza un motivo affettivo ma solo la soddisfazione di un istinto primordiale.
Fare l'amore, è volersi unire con la persona amata, con il corpo e con la mente di qualcuno. Dolcemente, senza fretta, preoccupandosi di entrambe le persone che attraversano questa ondata di piacere senza fine.
Fare l'amore, non può esser definito farsi una scopata.
E io con Riccardo, faccio l'amore.
Mi vesto infine, sistemo un po' i capelli ed esco dal bagno.
Riccardo è ancora sul letto, mentre sfoglia un giornalino. Appena mi nota, lo chiude e il suo sguardo si posa su di me. Sorride ampiamente, toccando il materasso invitandomi a sedermi nuovamente.
Deglutisco.
Lo faccio.
Si porta alla mia altezza e mi lascia un lungo e passionale bacio. Ricambio per poi spostarlo.
«Ti amo.» sussurro.
Mi guarda. Sorride e risorride sempre di più. Si passa la lingua fra le labbra e sibila qualcosa di disarticolato come un sospiro.
Ma si zittisce subito.
Schiarisce la gola e mi fissa le iridi.
Posso giurare che un pugno allo stomaco avrebbe fatto meno male.
«Farai tardi da Daniela.» dice spostando una ciocca dei miei capelli che ricadeva sul viso, dietro l'orecchio.
Annuisco senza dilungarmi troppo.
«Domani pomeriggio non ci sono, ma la sera se vuoi po-».
«Ci vediamo sabato allora. Ciao Ricky.» replico seccamente, uscendo di fretta dalla stanza, correndo per le scale arrivando all'uscita.
Me ne vado mandando giù mille bocconi amari.
In questo momento vorrei piangere, forse, o magari soltanto un posto sicuro dove ripararmi, riposare, e tornare a galla solo dopo aver compreso cosa c'è nella mia testa.
Perché, andiamo, che qualcosa non va si capisce.
Credo ancora che Riccardo sia la cosa più bella che mi sia mai capitata in diciassette anni della mia vita, ma adesso la situazione mi sta sfuggendo di mano e questo mi spaventa.
Amo quel ragazzo, lo amo più della mia stessa vita e forse questo è l'errore più grande che si possa commettere.
Ma che posso dire, il mio amor proprio, se messo a confronto con l'amore per lui, si fa piccolo piccolo, quasi sparisce.
Circa venti minuti dopo mi ritrovo al bar con Daniela, l'unica fra le mie amiche che non mi stanno addosso lamentandosi per la mia attuale situazione così complicata.
Qualche pomeriggio fa, quando ci siamo viste, mi hanno espresso molto chiaramente la loro idea.
«È diventata una relazione di sesso. Lascialo quel coglione.» ha detto Sofia, prima di sparire del tutto, alla ricerca di un lavoro che non la schiavizzi troppo.
«Il sesso va bene, ma una notte e via, qua sono troppe notti. Se non lo lasci la cogliona sei solo tu Margot» ha aggiunto Anna, dando ragione a Sof.
Assurdo, quelle due non sono d'accordo neanche su quale tipo di acqua sia la migliore fra frizzante e naturale, e adesso si spalleggiano sulla mia situazione che ritengono stupida e inaccettabile.
Fortuna che c’è Daniela.
«Come stai Margot?» mi chiede girando il suo cappuccino mentre la mia mente è assorta nei pensieri.
Il pomeriggio non è freddissimo, ma il cielo è grigio.
«Pensierosa» mi limito a dire, «Hai sentito quelle altre due?»
«Macché, Sofia sarà troppo presa dal suo senso d'orgoglio e Anna, beh Anna è Anna.» dice, con un sorriso amaro.
Sbuffo, perché so che è così.
«Quando ho bisogno io, sì dileguano tutte» mi lascio sfuggire.
«Ci sono io.» mi rassicura, prendendomi le mani e massaggiandole dolcemente. «E sono più utile di quelle due sgumbiate messe insieme.»
Ride, e io con lei.
Ma nonostante la risata, trovo il volto di Daniela spento, privo di emozione anche se cerca di nascondere quel qualcosa che va oltre il sonno arretrato o la stanchezza.
Sospiro rumorosamente e inclino il capo verso destra, guardo la finestra e poi scorgo di nuovo la figura di Dani.
Strizzo gli occhi sul suo collo, mi avvicino e strabuzzo quando mi rendo conto di cosa sia.
«Daniela ma che cazzo-»
Ma lei con un gesto mi fa segno di tacere.
«Abbassa la voce. Non è niente.»
«Cazzo Dani, hai un livido enorme sul collo! Che accidenti hai fatto?» le chiedo con un filo di voce. Ma già so la risposta.
«Non è un livido.»
«Non dirmi che è un succhiotto. Niente minchiate, grazie.»
Annuisce, arrendendosi.
«Ho litigato con Marco. Le cose non vanno.»
«Racconta tutto.» le dico, sospirando.
Non sono l’unica ad avere problemi con il moroso. Daniela mi sbatte in faccia l’evidenza che ci sono persone che nei rapporti, stanno molto peggio di me.
«Ma no, Margot, hai già i tuoi problemi, non incasinarti coi miei.»
«Ma a cosa servono le amiche se non a questo? Tutte e due dobbiamo parlare delle nostre situazioni okay? Ne abbiamo entrambe un disperato bisogno. Ti prego, non tacere con me.»
Mi regala un sorriso forse troppo spento. Beve l'ultimo sorso del suo cappuccino e prende a raccontare.
«Non so Ma', ultimamente è sempre in giro. Sempre. Ha sempre da fare, i suoi giri un po’ così, lo sai. Praticamente ci vediamo, scopiamo, e se ne va. È terribilmente frustrante. Abbiamo un rapporto in cui non c’è posto per il sentimento, per il dialogo. E sono mentalmente distrutta. Non ho più voglia di farci delle scopate e poi “chi si è visto sì e visto”. Andiamo, cazzo, sono la sua ragazza, non la prima che trova nei bar la sera! Ho provato a parlargliene e come premio» indica il suo collo «ho ricevuto questo»
«Marco è un grandissimo stronzo!» esordisco quasi urlando. «Dovresti piantarlo.»
«Già, dovrei.»
Solo per scopare.
Quella frase mi rimbomba in testa come un tamburo. Ho l’impressione che minacci di sfondarne le pareti.
Ora anche il cuore sembra risentirne: sento il battito farsi pronunciato.
Troppo.
Qualcosa non va.
Forse sono pessimista ma, sentendo il racconto di Daniela, ho trovato troppe similitudini fra Marco e Riccardo, e non è ammissibile.
Ho sempre avuto l’idea che Marco fosse un ragazzo pericoloso, menefreghista, piuttosto opportunista. E dopo le ultime cose che mi ha detto Daniela, non posso che confermare, anzi, rafforzare questa idea.
Penso sia interessato ormai solo per il fatto che lei gli assicura lo sfogo sessuale, anche se lei non vuole sentirselo dire.
Per lui, lei, è solo un passatempo mentre lei, ne è totalmente innamorata.
Non voglio assolutamente finire in questa situazione. Vedere il mio ragazzo solo per farci l'amore e poi non essere niente per il resto del giorno.
Io voglio Riccardo, sotto ogni punto di vista, non solo dal lato fisico. La situazione fra noi deve cambiare il prima possibile.
Devo riprendere in mano la nostra storia, prima che non ci sia più niente da recuperare.
«Ti stupiresti di sapere quante cose simili abbiamo attualmente io e te, Dani.» mi trovo a dire, con una piccola risata amara.
«Credimi, forse non mi stupirei così tanto.» sospira.
Forse anche lei passerà ora dalla parte di quelle che mi dicono di chiudere questa mia storia?
«Amo Riccardo, ma non credo lui provi lo stesso.» le dico.
Mi guarda.
«Lo ami, Margot? Quanto? È all'inizio, questo tuo amore? Perché se così fosse, magari possiamo farci qualcosa, non so, forse dovresti allontanarti, anche solo per capire la sua reazione. Per costringerlo a una reazione, per fargli sapere che non sei scontata. Fare del buon sesso non basta, e te lo dico per esperienza, purtroppo. Non esiste solo l’orgasmo»
Una lacrima salata riga la mia guancia.
«Lo amo così tanto, che per me, lui è importante mille volte più di me stessa»
Daniela non dice altro.
Fissa insieme a me il cielo che si è incupito a causa della imminente pioggia.
Lampi nel cielo ci fanno i fari, mentre osserviamo ogni sua nuvola.
È in arrivo il temporale.
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