~𝑀𝑎𝑟𝑔𝑜𝑡.~
Ho sempre amato l'estate, ma non amo tutto di lei. Mi piace sentire i raggi del sole che penetrano nella mia pelle, mi piacciono meno le mie amiche che non fanno altro che rosolarsi sui lettini.
Mi piace un sacco lo stabilimento dove ha preso a lavorare Sofia. È ormai da luglio che veniamo a trovarla e non si sta per niente male qua. Non è troppo affollato, ma neanche il deserto come certi bagni a Tagliata. Il personale è piuttosto simpatico e, anche se c’è una continua lotta fra Anna e Sofia, sto bene insieme alle mie migliori amiche.
E poi c'è lui, Riccardo.
Il collega di Sofia che abbiamo incontrato il sabato dopo la fine dell’anno scolastico, e che qui vedo tutte le volte che veniamo a prendere il sole: non posso dire di non esserne fisicamente attratta.
Lei ne parla male, per non dire malissimo, mentre Anna, che l’ha incontrato un paio di volte in giro, ne parla come se… non so nemmeno come dirlo. È come se avesse capito che è fatto per me.
«Comunque, se fossi in te, a uno come Riccardo gli salterei addosso subito» urla Anna senza un minimo di pudore, come se niente fosse.
Rischio di ribaltarmi dalla sedia su cui sono spalmata, a mezzo metro da lei.
«Esattamente a chi non salteresti addosso tu?» controbatte Sofia, tintinnando il bicchiere con l’aria scocciata, per poi borbottare «Quanto vorrei tagliarti la lingua!».
Non so se è scocciata dall’argomento o dal fatto che sa di dover tornare tra pochi minuti al bancone a lavorare.
«Voi due siete insopportabili. Manco al mare si può stare in pace! Tenete a freno i vostri fuochi» si lamenta Daniela, appoggiata al suo ragazzo.
«Margot, ma… Ricky?» mi lancia un'occhiata maliziosa, che ignoro del tutto, poi aggiunge «Lo guardi da un mese».
Il fatto è che ha ragione.
Forse sono molto più che meramente attratta da quegli occhi nocciola che sembra mi scavino dentro.
Con lui ho scambiato qualche parola, ma sono più le frecciatine che ci tiriamo assieme agli sguardi, rispetto alle vere e proprie conversazioni.
Non lo nego, aspetto con ansia che mi inviti, che ne so, a bere una cosa magari. A fare una girata su quello scooter con il quale schizza sempre via così veloce, facendo un rumore del diavolo.
Sento davvero che non mi dispiacerebbe approfondire chi sia Riccardo.
«Terra chiama Margot.» mima Anna roteando la mano davanti al mio viso. «Niente, è andata, caput. Staccatele il respiratore. Ora del decesso, diciassette e ventiquattro»
Sorrido imbarazzata, sorseggio un po' di thè freddo e prendo un colorito acceso sulle mie guance.
«Ma siete ancora lì?» Sofia, sconcertata, raccoglie i bicchieri sconsolata. «Che ha di così speciale? Credetemi per una volta nella vostra vita: l'ho conosciuto ed è scortese, maleducato, e insofferente. Al massimo, ok, ve lo concedo, ha una bella tartaruga.»
«Sofia se parli di "maleducazione" proprio tu, allora la coerenza è andata del tutto a puttane.» ridacchia Anna raccogliendo i suoi capelli biondi e ricciuti in uno chignon alto, che rilascia cadere delle piccole ciocche ai lati del viso. «E sì, è fatto parecchio bene. Margot, mordilo, subito»
«Anna, a cuccia» cerca di stopparla Daniela. Io sobbalzo leggermente a queste parole, giocherellando un po’ nervosamente con una ciocca dei miei capelli.
Ogni giorno è sempre più difficile negare l'evidenza, a quanto pare. Volevo replicare, dire qualsiasi cosa, ma non c'è verso di dire niente che abbia un senso compiuto.
«Ehi Margot, se è terribile come lo descrive Sofia, e pensando a chi ti scegli di solito, direi che fa proprio per te».
Ovviamente, l'intervento di Marco non poteva mancare. È sempre pronto a giudicare gli altri e deriderli. Se anche non ho avuto molta fortuna con le mie precedenti relazioni, lui non è certo quello che dovrebbe parlare.
«Marco dai, non è il caso.»
«Non ho detto niente che non fosse vero, Dani, non serve controbattere se non hai niente di intelligente da dire.»
«Va bene, scusa.»
Ed è sempre questa storia. Marco fa o dice una cazzata, Daniela prova a farglielo capire e il tono del primo si irrigidisce, al punto da diventare arrogante, così tanto da farle chiedere scusa ogni volta. Fa leva sui sentimenti fragili di lei. Ed è orribile.
Prima che chiunque possa aggiungere qualcosa, la figura prestante del "bel bagnino" si materializza di fronte a noi.
Dev’essersi appena schiarito la testa sotto la doccia, gocce d'acqua scivolano ancora sul suo corpo limpido e piazzato. Non è un tipo pompato ma ha una tartaruga da far invidia a parecchi maschietti in questo stabilimento. Oppure, semplicemente, ormai i miei occhi lo vedono così dannatamente figo da credere di aver davanti una delle meraviglie del mondo.
Deglutisco lentamente, sentendo il cuore fare un tuffo dritto in gola per poi riscendere di fretta nel petto, riposizionandosi al suo posto. È una montagna russa. La sua vista mi manda il cuore da zero a cento in una frazione infinitesimale di secondo. Arrossisco, di un rosso talmente acceso che non può non esser notato, e ancora accenno un sorriso di sicuro un po’ ebete quando, mi sorride di cortesia, passandomi davanti.
Fra tutte le cotte che ho avuto, Riccardo è il primo che mi rassicura il cuore e subito dopo lo agita semplicemente lanciandomi un cenno con gli occhi. E amo questa sensazione. Potrei diventarne dipendente.
«Ragazze...» sorride Riccardo, facendo un semi inchino di fronte a noi «Margot» continua prendendomi la mano e baciandola. Come in uno di quei vecchi film che amo tanto.
«Attenzione a probabili nevicate fuori stagione, Riccardino si è alzato dal lato giusto del letto stamattina.» sputa sentenza Sofia, con in mano il vassoio. Doveva già essere in cima alla passerella ma sta tardando per godersi lo spettacolo.
«Divertente. Ho visto due bambini che cercavano te. Volevano un Solero» controbatte, ricevendo da lei una smorfia.
«Mamma mia, quanto mi stai sulle palle» borbotta lei, girando i tacchi.
Io mi sento talmente in imbarazzo con lui nei paraggi che mi alzo e vado per seguire Sofia dicendo «Vado in bagno».
Ma lui è in mezzo alla passerella, uno splendido cerbero. Si fa di lato ma per pochi centimetri e io sono costretta a passargli talmente vicino che sento il suo respiro infrangersi sulla spalla. Il mio corpo esplode in mille brividi indescrivibili. Il battito diventa irregolare, tento di non farlo vedere ma non è una cosa semplice.
«Stai arrossendo.» mi dice quando sono già un passo oltre lui.
Non vorrei farlo ma mi giro, trovando i suoi occhi piantati di sbieco su di me, ha un lievissimo sorriso che lotta per nascondersi in un angolo della bocca.
Non riesco a fare a meno di fissare quella bocca.
Ricomincio a camminare appresso a Sofia, ma mi accorgo che lui ci sta seguendo. Sento la speranza che inizia a montare dentro, tanto che rallento.
«Che fai più tardi? Appena mi tolgo le catene da schiavo» mi dice, affiancandomi.
Finalmente.
Il cuore ricomincia a trottare, in questo momento vorrei urlare, se solo penso che finalmente, ma finalmente, avrò quel dannato appuntamento che aspetto da quando l’ho visto la prima volta.
«Vietato ai diabetici» si lamenta Sofia, ridacchiando qualche passo più avanti di noi.
Riccardo sorride a lei e poi a me. Ma non se ne va, rimane in attesa di una mia risposta.
«N-niente.» deglutisco. «Più tardi, non faccio niente.»
Mi guardo la punta dei piedi, sempre più imbarazzata.
«Dai, facciamo un giro? Ti aspetto fuori dallo stabilimento. Per le otto e tre quarti, può andare?»
«Sì!» Rispondo un po' troppo entusiasta «Volevo dire, certo, certo perché no? Va più che bene, o anche solo bene.» Mi mangio le parole.
Il suo sorriso si fa largo. Non appena si volta, lasciandomi la vista delle sue limpide spalle, io riparto a razzo per la spiaggia, guardo le mie migliori amiche tirando un sospiro. È come se in tutto il tempo che Riccardo si è trovato di fronte a me io abbia trattenuto il fiato e ricominciato a respirare solo dopo che se n'è andato. Anna mi guarda interrogativa, fremendo sul lettino.
Percorro a ritroso la passerella e mi lascio cadere a sedere, di fianco a lei, sorridendo e facendo un lungo sospiro.
«Stasera finalmente Margot scopa!»
«Anna, eddai!»
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