5
"Bene, mamma ed Evelyn lo sanno già, aspettavo il momento giusto per dirlo a voi... ecco..." prende un respiro profondo "sono incinta." Dice tutto d'un fiato "di due gemelli" aggiunge subito dopo.
Ed ecco le due reazioni più sbagliate: Cameron si strozza col vino che stava bevendo, mio padre invece lo sputa direttamente sul piatto. Per quanto mi viene da ridere, a mia sorella invece sparisce in automatico il sorriso e si risiede in silenzio. Mio fratello e mio padre rimangono in silenzio tranne per qualche colpo di tosse di Cameron e qualche sussurro da parte di mia madre che continua ad incitare mio padre a pulirsi.
"Ecco, sapevo sarebbe andata cosi..." borbotta sconsolata Ashley. "Avrei dovuto aspettare ancora."
"Ci..." inizia Cameron, in quanto mio padre pareva prossimo al collasso "parlo per entrambi almeno" precisa "ci hai presi alla sprovvista." Si schiarisce la voce tra una parola e l'altra.
Dall'altra parte del tavolo, davanti a me, Connor con un fazzoletto spiacciato sul volto ride in modo più silenzioso possibile. Gli do un calcio cercando di non ridere e lui scuote la testa facendomi un cenno con la mano come per dire <lasciami perdere altrimenti rido di più>. In quel momento lo guardo un poco più insistentemente, sperando che lui capisse di non essere invisibile e che anche gli altri iniziavano a notarlo.
Leva lentamente il fazzoletto dalla faccia, ancora rosso dalle risate, per poi alzare un bicchiere "in questi casi come si dice? Auguri e fatene altri!" Brinda per poi accorgersi che Cameron torna a strozzarsi col vino.
Ashley lo guarda interdetta poi ride. "Sei davvero fuori luogo sappilo." Dice brindando a sua volta.
Alzo il bicchiere e con me lo alza anche mia madre "Auguri." Diciamo in coro io e mia madre ridendo.
Il pomeriggio continua tranquillamente, tra una risata e l'altra senza altri intoppi.
"Amori della zia, non vedo l'ora di conoscervi." Sussurro vicino alla pancia di mia sorella. "La zia vi ama già tanto."
Mia sorella mi accarezza i capelli. "Oh hai sentito? Hanno appena calciato." Sorride. "Penso che anche loro non vedano l'ora di conoscerti."
La guardo e mi viene spontaneo sorridere. A pensarci non so da quanto tempo lei sia diventata un punto di riferimento cosi centrale nella mia vita, prima a malapena ci parlavamo. Ha ventinove anni, è più grande di me di cinque anni e ho sempre pensato che questi anni di differenza fossero deleteri per il nostro rapporto, invece ora mi accorgo che non rappresentano alcun ostacolo. "Sono vivaci." Rispondo. "Come la mamma." Scherzo.
Lei mi scompiglia i capelli ridendo. "Come stai?" Domanda mettendosi dritta sul divano. "In questi giorni mamma ha detto che ti sei chiusa in camera, pensavo che magari ti andasse di parlarne."
Mi siedo accanto a lei, visto che stavo inginocchiata a parlare con la sua pancia. "Mh" scrollo le spalle. "Prendo nuovamente i sonniferi, nulla di nuovo."
E qualcuno mi ha ferita - avrei voluto aggiungere.
"Sono tua sorella, magari la puoi dare a bere ad un'altra persona, ma non a me, dai dimmi, che c'è?" Insiste. "Ti prometto che non vado a fare la spia se è questo che temi, sono preoccupata per te." Ammette. "Fai tanto la forte perché non vuoi più che le persone si preoccupino per te perché pensi che il tuo incidente abbia distrutto gli equilibri di tutte le persone che ti circondano, ma non è cosi, gli equilibri sono fatti per essere sconquassati."
"Da quando sei diventata cosi filosofa?" La prendo in giro abbassando lo sguardo.
"Forse da quando ho capito che devo imparare ad ascoltare e migliorarmi, per i due piccoli in arrivo, forse è solo la gravidanza o forse è che ti dico col cuore quello che penso davvero. Scegli l'opzione migliore." Sorride amorevolmente stringendomi la mano nella sua.
Scuoto la testa sospirando. "C'è un ragazzo, con cui ho litigato." Dico e lei sta per parlare. "Ci ho risolto, abbiamo deciso di allontanarci e forse rimanere amici..." sussurro, non voglio che qualcuno mi senta, soprattutto Connor che sta nella sala da pranzo accanto al soggiorno.
"E il tuo cuore che dice?"
"Dice che è stanco e che da lui non avrò mai quello che vorrei." Ammetto.
"Quello è il cervello a dirlo sorellina." Risponde.
"Lui non vuole una relazione, insomma, vuole che sia solo sua ma fuori da casa sua o dalla mia stanza" lascio intendere a mia sorella il senso delle mie parole e lei si acciglia "mi ignora, va da altre, le bacia davanti a me... e non ho retto più. Non mi parla mai di lui, mi dice solo poche cose, non abbiamo nulla da fare oltre a quello che immagini, almeno per quello che lascia intendere lui."
"Evelyn..." mi riprende.
"Lo so, lo so." Sussurro. "Non dovevo lasciarglielo fare e non dovevo fare in modo che lui si avvicinasse a me eppure... quando lui è vicino a me è come se mi sentissi sempre al sicuro, sempre a casa..." la guardo "come se fossi completa e i mostri del passato non esistessero."
Mi abbraccia. "Ti sei innamorata di lui?" Domanda tenendomi stretta.
"Non lo so, so solo che non voglio pensarci Ashley, so solo che devo lasciarlo andare e dimenticarlo." Ammetto.
"E lui che ti ha detto?" Scioglie l'abbraccio e mi riprende la mano.
"Che non vuole che io lo allontani, ma che essendo già stato ferito in amore non vuole più soffrire che tutto quello che può darmi è ciò che mi ha dato fino ad ora." Scrollo le spalle. "E non so cosa sia cambiato in questi giorni, è come se non mi bastasse più, come se la gelosia mi divorasse dall'interno. Vorrei conoscerlo, stargli vicino, esserci per lui sempre e averlo vicino a mia volta." Sento una lacrima bagnarmi la guancia, poi scoppio in un pianto. "Mi andava bene, da due anni mi andava bene, capisci? Sapevo di non essere l'unica, ma non mi importava perché mi bastava che lui ci fosse. Pensavo a mia volta che lui non sarebbe stato l'unico eppure sono sempre rimasta là ad attenderlo con ansia, ogni sera alla finestra, perché ero felice che lui venisse da me." Singhiozzo. "E ora non ci sarà più."
"Eve..." mi accarezza la mano. "Perché gliel'hai permesso?"
Singhiozzo e scuoto la testa, mentre le lacrime scendono a fiotti. "Perché ogni volta che lo guardo, ogni singola volta, sento che una parte di me nel profondo è profondamente legata a lui, mi attira in tutto... è come una droga, una dipendenza, una necessità."
"Sai che ti dico?" Mi asciuga le lacrime. "Al diavolo fare la sorella maggiore responsabile, oggi ti porto a farti divertire e ti presento dei nuovi ragazzi." Nel suo tono non c'era spazio per le repliche.
"Non sono dell'umore... insomma guardami, sono uno straccio e faccio pena." Mi indico il volto. "Per di più non ho portato nulla con me per occasioni simili."
"Al diavolo le tue scuse, compriamo qualcosa insieme, fallo per la tua sorellona incinta e preoccupata, non vuoi arrecarmi dispiaceri vero?" Fa gli occhi dolci.
"Ashley..."
"Eve, Eve, Eve" mi da delle pacche sulla fronte col palmo della mano "oggi tu ti scorderai di lui, o meglio farai un passo verso quella direzione e tornerai a sorridere" sorride "ma soprattutto passaremo del tempo insieme e ci divertiremo, certo, non potrò bere nella mia situazione" indica la pancia "ma questo non vuol dire che tu non possa berti una birra con tua sorella, anche se la sottoscritta berrà solo una coca-cola."
"Non serve dirti di no vero?" Chiedo.
"Mh fammi pensare... ah si, no." Sorride.
Mi arrendo e mi cerco di sistemare, nel mentre entrano in salotto anche Connor e Cameron, che tra una pacca e l'altra si dirigono verso di noi. "Io e Connor usciamo, vi serve qualcosa?" Chiede Cameron.
"Nulla, tanto stiamo uscendo anche noi." Mia sorella mia da una spallata giocosa. "Vero?"
Sospiro. "Si." Alzo gli occhi al cielo, mentre finisco di asciugarmi le ultime lacrime.
"Tutto okay nanni? Stavi piangendo?" Cam si avvicina velocemente a me, prendendo il mio viso tra le sue mani preoccupato.
"Era solo commossa per la mia gravidanza, smettila di essere iper protettivo." Mi copre Ashley, dandogli una pacca sulla spalla per poi alzarsi dal divano.
Sento gli occhi di Connor addosso come tizzoni ardenti e vorrei sparire. Cameron si alza e sembra tranquillizzato dalla spiegazione inventata da Ashley e dopo avermi dato un bacio sulla fronte si riavvicina a Connor. Mi alzo a mia volta e lo vedo con uno sguardo serio, i suoi occhi sono più scuri del solito, tento di ignorare il suo sguardo deviando la mia attenzione sulle mattonelle del pavimento.
"Beh, allora noi andiamo mie care." Avvisa Cameron iniziando a camminare, Connor rimane fermo per qualche secondo sulla sua posizione come se fosse indeciso tra seguire mio fratello e dire qualcosa, tant'è vero che apre la bocca per poi richiuderla subito dopo e avviarsi dietro Cam.
"CIAO." Urla Ashley che prendendomi per mano mi trascina in cucina, dove i miei stanno già battibeccando.
"Ti ho detto di smetterla, perché non vuoi capirlo che mi preoccupo per te?" Mia madre ha un tono di voce abbastanza arrabbiato.
"Perché tu invece non capisci che è il mio lavoro ed è anche il mio sogno!" Ribatte mio padre altrettanto alterato.
"Stavamo per perdere nostra figlia per una di quelle stupide auto!"
"Volete smetterla per favore?" Mi sorella s'intromette e pare che solo ora si accorgano della nostra presenza. "Dopo cinque anni, vi sembra il caso di litigare in questo modo quando finalmente la famiglia si riunisce!? Per cosa poi? Per far sentire Evelyn sempre fottutamente in colpa per l'incidente? Abbiate il tatto di non scannarvi davanti ai vostri figli." Ancora una volta resto stupita dalla maturità di mia sorella, mentre i miei ammutoliscono abbassando gli sguardi. "Ora, vi avviso che Evelyn ed io usciamo e questa notte dorme da me, detto ciò ve la riporto domani e mi auguro che per all'ora torniate a capire che siamo stanchi, tutti e tre, della vostra lite continua. Fate tanto i grandi e i maturi, eppure deve sgridarvi vostra figlia per capire che state mandando al diavolo la famiglia che voi avete costruito." Nel silenzio generale che segue, mia sorella mi trascina via senza nemmeno darmi il tempo di salutare o dire qualcosa.
"Non c'era bisogno." Le dico una volta arrivate fuori casa, nel viottolo in ghiaia.
"Lo era, soprattutto perché tu non puoi sentirti sempre in colpa per i loro litigi, oltre al fatto che anche io e Cam siamo stanchi di avere due genitori che si comportano da bambini." Taglia corto e mi accorgo che non vuole dilungare ulteriormente il dialogo.
"Sei uno schianto." Applaude quando finisce di sistemarmi i capelli, per l'occasione mi ha fatto una coda alta e i boccoli, per il trucco invece mi ha fatto un make up abbastanza aggressivo e appariscente. Invece l'abito che mi ha costretto a comprare è un vestitino in raso nero che arriva a malapena a coprirmi il lato 'B', con la schiena scoperta e una scollatura abbastanza profonda, in pratica il vestito è inesistente.
Vedrai che farai colpo così! - aveva detto quando ero uscita dal camerino del negozio, ma il problema è l'unico colpo che volevo dare è quello della mia testa contro il muro, ripetutamente fino a svenire e scamparmi la serata. Lei invece aveva optato per un abito semplice, un tubino non troppo corto e non troppo scollato, il futuro marito ringraziava per la scelta e per la poca pelle in mostra da parte di mia sorella.
"Ragazze siete pronte?" Trevor bussa alla porta annoiato. "Siete lì da due ore..." borbotta.
"Potresti liberarmi invece di lamentarti cognato scansafatiche." Scherzo.
"Così poi tua sorella prende il primo oggetto a sua disposizione e me lo spacca in testa? No grazie." Ride.
"Simpatici..." borbotta Ashley aprendo la porta. "Siamo pronte brontolone." Sorride e gli stampa un bacio a fior di labbra.
Vorrei una relazione così- mi ritrovo a pensare, ma scaccio via quel pensiero.
Il pub dove hanno deciso di portarmi è a pochi metri da casa loro, almeno non abbiamo dovuto camminare tanto, visto che ho già usato tutte le mie energie giornaliere per percorrere la distanza dalla casa dei nostri genitori a casa loro, se non contiamo le ore passate da un negozio all'altro.
Appena entrata mi rendo conto di quanto sia affollato il pub e di quanto la musica sia spropositatamente alta.
"Noi andiamo al banco bar, vieni?" Trevor mi urla nell'orecchio ma nonostante ciò fatico a capire tutto quello che dice, per ciò mi limito ad annuire e seguirlo.
Ben presto però mi ritovo sola, dalla quantità di gente che c'è ho perso le tracce di mio cognato e mia sorella. Merda- impreco mentalmente non sapendo dove andare.
All'improvviso qualcuno mi urta e per poco non perdo l'equilibrio, avendo i tacchi. "Oddio scusa." Mi urla nell'orecchio.
Mi volto e vedo Hailey molto ubriaca, con un drink in mano che non riconosco. "Che ci fai qui?" Le urlo all'orecchio.
"Mi bevo tutto." Sbiascia, poi dalla folla appare Cameron, altrettanto alticcio che le circonda i fianchi. "Oh eccoti ragazzaccio." Urla abbastanza forte da farsi capire.
Interdetta guardo la scena, ma non dico nulla, le avrei fatto l'interrogatorio domani sul perché conoscesse mio fratello e sul perché fossero lì insieme. In breve tempo si volatilizzano e per un certo senso mi sento sollevata, visto che almeno mio fratello non mi sarebbe stato attaccato come cane da guardia tutto il tempo.
Vago senza meta e in qualche modo, arrivo al piano bar, ma non trovo né mia sorella né il compagno.
"Cosa desideri?" Urla il barista.
Ma cosa sei... una divinità? Sei meraviglioso.- penso leggermente presa dal ragazzo: alto, moro, occhi celesti, fisico allenato e piercing al lato destro del labbro.
"Scegli tu, basta che bevo." Sorrido.
"Facciamo cosi, offro io se mi concedi un ballo." Propone ghignando scherzosamente.
"Mi va bene purché non mi perdo di nuovo." Indico la folla dietro alle mie spalle. "Tanto sono sola e mi annoio, perché no?"
Connor chi? - giuro che il mio cervello grida questo e probabilmente non solo il mio cervello.
"Affare fatto allora, sono Kevin, piacere e il mio turno finisce proprio ora." Mi porge la mano.
"Evelyn" gli stringo la mano e mi stupisco di quanto il suo tocco sia delicato.
Evelyn gli ormoni... - mi rimprovero mentalmente cercando di darmi una regolata.
Mi prepara un bel bicchierone colorato e ho il presentimento che sia anche molto alcolico, poi si leva il grembiule ed esce dalla zona bar. "Ecco a te"
Prendo il bicchiere sorridendo. "Grazie mio eroe." Scherzo e mando giù un lungo sorso.
Mi porge la mano sorridendo. "Andiamo in pista?"
Afferrò la sua mano e mi lascio guidare, finiamo in poco tempo tra la folla e tra un sorso e l'altro inizio magicamente a sentirmi a mio agio.
Ho già pensato sia bello? Perché nel dubbio ci penso un altro pochino - penso.
Ed eccolo, davanti a me, probabilmente ubriaco, poco lontano da noi, intento a fare una gastroscopia ad una bionda tinta con la sua lingua, più avvinghiato di una sanguisuga: un Connor molto dispiaciuto per come sia andata a finire tra noi, a quanto pare.
Guardo il bicchiere del drink e lo bevo tutto fino all'ultimo goccio, poi lascio cadere il bicchiere e metto le braccia attorno al collo del barista. "Fammi ballare, ho accettato il drink per questo." Scherzo nonostante vorrei piangere e sotterrarmi.
Fottiti Connor! Sei solo uno stronzo. - urlo interiormente.
Così un poco per l'alcol che iniziava a salirmi al cevello un poco per cogliere l'occasione inizio a ballare tenendomi vicino a Kevin, che non ballava per niente male.
"Sei bella sai?" Parla direttamente vicino al mio orecchio visto che con la musica è impossibile sentirsi.
"Anche tu lo sei." Nel mente mi giro e continuo a ballare con la mia schiena letteralmente appoggiata al suo petto e le sua braccia a cingermi i fianchi.
"Grazie del complimento." Ride.
Inizio a sentirmi accaldata e a non agire lucidamente quando mi rigiro e inizio a baciarlo, mentre le sue mani si piazzano al limitare dei miei fianchi, tenendomi stretta contro al suo corpo. Continuiamo e situazione va ad intensificarsi così come il bacio che diventa molto meno casto.
Poi succede tutto cosi in fretta, sento il corpo di Kevin allontanarsi violentemente. "Mi spieghi che cazzo fai eh!?" Connor mi urla contro e il suo alito puzza di alcol.
"Amico, meglio se la lasci in pace dico sul serio." Kevin si riavvicina tenendo un tono apparentemente calmo.
"L'unico che deve lasciarla in pace sei tu chiaro!?" Connor si avvicina pericolosamente a Kevin e presto mi ritrovo tra i due.
"Altrimenti?" Lo sfida il moro.
Spingo via Connor con fatica. "Eri abbastanza occupato a ficcare la lingua in gola a quella bionda tinta, perché devi venire a rompere i coglioni?" Urlo.
"Ah, hai già trovato un rimpiazzo vero? Con me scopare e basta no, ma a farti sfilare le mutande dagli altri vedo che sei abbastanza propensa." Sibila a denti stretti continuando ad urlare. "Mi sono proprio sbagliato, avevo ragione a dire che potresti scopare per mestiere." Il suo alito alcolico mi fa venire il voltastomaco.
"Ora hai esagerato." Kevin gli da uno spintone e Connor finisce a terra rovinosamente. "Se ti riavvicini a lei non ci andrò tanto piano un'altra volta coglione." Lo minaccia.
"Tienitela pure, come lei ne trovo quante cazzo ne voglio." Si rialza e se ne va.
"Tutto okay? Lo conosci?" Kevin si avvicina preoccupato. "Era il tuo ragazzo o ex?"
Scuoto la testa in segno di negazione. "Solo un coglione" sussurro e mi rendo conto di aver iniziato a piangere.
"Ascolta qua hanno bevuto tutti, andiamo fuori a prendere una boccata d'aria? Cosi parliamo?" Mi asciuga le lacrime e il trucco colato sporcandosi la mano.
Annuisco e lascio che mi porti via, verso l'uscita mentre qualcosa dentro di me sento che va in frantumi e non posso far altro che piangere.
Arrivati fuori si siede nel marciapiede e si da una pacca sulle gambe. "Siediti qui, non ho secondi fini tranquilla." Kevin cerca di sorridere ma è un poco scuro in volto. "Mi spieghi ora?"
Mi siedo sulle sue gambe tra un singhiozzo e l'altro. "Non è il mio ragazzo né un mio ex." Gli dico subito.
Kevin si gratta la nuca e sembra rasserenato. "E allora chi è?"
Sospiro. "È complessa come cosa... diciamo che andavamo a letto insieme, per lui ero solo questo. Fuori dal letto non esisteva alcuna Evelyn." Spiego brevemente in preda ai fumi dell'alcol che mi sciolgono la lingua. "E lui non sopporta che io possa stare con altri, mentre lui invece non ha alcun vincolo nello stare con altre." Borbotto. "Ci ho chiuso, eh."
Kevin annuisce. "Ti va di uscire domani? Quando l'alcol del drink svanisce?" Mi accarezza il viso.
Lo guardo imbambolata e presa alla provvista, asciugando le ultime lacrime. "Si..."
"E al massimo beviamo una birra non sei fatta per i superalcolici." Scherza.
"Che vorresti dire?" Appoggio la testa sulla sua spalla indispettita.
"Nulla, nulla." Sono le ultime cose che sento e tra le sue braccia, mentre respiro il suo profumo mi addormento: profuma di liquirizia e lime.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top