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Il letto di Hailey, è scomodo, ma è ancor più scomodo avere una trottola al posto di un’amica con cui dormire. Non sta ferma un attimo, rotola su sé stessa, tira via le coperte tenendole solo per sé. All'ennesimo calcio, decido di alzarmi dal letto e andare a prendere un bicchier d’acqua dalla cucina. Esco dalla camera lentamente, evitando di far rumore per non svegliare la mia migliore amica e ripercorro il piccolo andito che conduce alla cucina. Tasto il muro alla ricerca dell’interruttore, che scatta ancor prima che possa trovarlo.

“Non stavi dormendo?”

“Connor.” mi limito a dire. “Che ti importa?”

“Giri in casa mia in piena notte, vedi tu.” alza un sopracciglio.

“Volevo prendere un bicchier d’acqua.” rispondo abbassando la testa.

“Mh, un bicchiere o una ciotola?” ride piano per non svegliare la sorella.

Stringo i pugni frustrata. “Sai cosa? Me ne torno a casa.” mi volto e inizio a ritornare sui miei passi, finché non mi sento tirare indietro.

“Scusa.”

“Cosa?” gli chiedo credendo di non aver sentito bene.

“Ho detto scusa, ho esagerato.”

“Non mi servono le tue scuse, tanto le cose che fai e che dici, dimostrano cosa sono per te.” provo a liberarmi dalla sua presa.

“Evelyn...” mi fa girare verso di lui. “Hai già scordato la prima regola?” deglutisco, lo guardo attentamente. “Non metterci cuore, dove c’è sesso. Ho l’impressione che tu stia andando oltre, ho visto come mi guardavi questa mattina, con che rabbia mi hai dato lo schiaffo.”

Mi mordo il labbro inferiore. “Non c’entra nulla tutto questo.”

“No?”

“Tu tratti me come un oggetto, esisto solo per i tuoi comodi.”

“Non volevi questo da me?” mi lascia andare. “Quella notte, non mi hai chiesto questo?”
Gli ho chiesto io tutto questo?

Tengo sempre la finestra aperta, i sonniferi che mi hanno prescritto mi danno un senso di soffocamento, che con l’aria esterna, pare alleviarsi leggermente. Sono finita in cura appena sono uscita dall’ospedale, dopo l’incidente. Visioni psicotiche, è stata la diagnosi. Non dormo molto, perché quando dormo ho incubi talmente realistici da farmi stare male. Solitamente si tratta di sogni neri, ovvero in cui vedo solo nero e posso solo ascoltare delle voci, altre volte rivivo all’infinito l’incidente, la riabilitazione... la scoperta del danno cerebrale che si è portato via ricordi che non riavrò mai più indietro. Solitamente, sogno di litigare con qualcuno, di cui non riesco a vedere il volto, nemmeno ricordo le parole al risveglio... però mi fa stare male, come se una parte di me mi spronasse a ricordare qualcosa. Le notti per cui sono colme di crisi di pianto, attacchi di panico, nausee... un periodo nemmeno mangiavo. Per cui, appena sono riuscita a tenermi in piedi, mi sono trasferita con mia madre in un’altra città: secondo i dottori cambiare aria mi farebbe bene.
Come al solito non dormo molto e sto alla finestra a fissare un punto indefinito, anche il mio vicino è sempre sveglio a quest’ora e tiene la luce accesa. Posso vederlo andare avanti e indietro per la stanza, a volte si accorge di me. Anche oggi si è accorto di me. Mi fa un cenno con la mano ed io ricambio, poi spegne la luce e non lo vedo più. Dopo qualche minuto eccolo di nuovo, sta attraversando la strada e si dirige verso casa mia. Ha un paio di pantaloni grigi, di una tuta, e sopra una giacca col cappuccio, che tiene mezza aperta, sotto non si è messo nemmeno una maglia. Resto a fissarlo imbambolata, così, appena mi accorgo delle sue vere intenzioni, è già troppo tardi.

“Fammi entrare, non so quanto possa reggere questa grata.”

Mi sposto per farlo entrare. “Che ci fai qui?”

“Perché non dormi mai? So di essere bello, ma non pensavo di esserlo al punto di non farti dormire più.” Lo sguardo di sbieco, lui sorride, le sue fossette gli contornano la bocca. “Dai, dimmi, cosa c’è? Sono curioso.” si siede nel davanzale della finestra.

Non so perché, ma con lui mi viene naturale parlare. Lui non mi guarda come se fossi matta... sembra capire. “Quindi, non preoccuparti, non è la tua bellezza a tenermi sveglia.” abbasso lo sguardo, in fine.

“Chiedimi di restare a dormire con te.” dice all’improvviso.

“Cosa?” arrossisco.

Si avvicina a me. “Chiedimelo.” le sue labbra sfiorano le mie.

“Connor...” mi sento totalmente rapita da lui. “è sbagliato, non ha senso.”

“Il tuo corpo dice altro.” ed è così che mi bacia, un bacio casto, che mi fa perdere la testa. “Chiedimelo e ti proteggerò dai tuoi incubi.” sorride, uno di quei sorrisi maledetti che ti intrappolano.

Deglutisco con fatica. “Resti a dor-”

“Si resto.”

Succede tutto così velocemente che non ho il tempo di realizzare: le sue mani che arrivano in ogni parte del mio corpo, le nostre bocche che si uniscono ripetutamente. I vestiti che finiscono in ogni angolo della stanza, il letto subito sotto di noi... il suo corpo che domina il mio, i suoi occhi grigi che s’illuminano nella penombra della stanza.

“Piccola, non...” fa una pausa mentre mi solleva per aver più controllo su di me. “Non mettere sentimenti dove c’è sesso. A giocare col fuoco rischi di bruciarti...” sospira. “non farti del male in questo modo stupido.” si ferma e il mio corpo risente della sua immobilità.

“Connor... ti prego.”

“Cosa Evelyn?” si avvicina al mio orecchio.

“Muoviti, non stare fermo.”

“Da me avrai solo compagnia la notte e tutto il sesso che vuoi. Puoi pure parlarmi dei tuoi problemi se proprio lo desideri, ma non aspettarti altro fuori da questa camera. Sono tuo solo qui dentro e lo sappiamo solo noi due. Ti sta bene?”

Non ragiono, ho bisogno che smetta di parlare e riprenda a muoversi. “Si Connor, mi sta bene, basta che ti muovi ora.”

Sorride, riprende a muoversi, ma dopo poco la magia finisce e si stende accanto a me nel letto. Sono stanca, vorrei dormire, ma ho di nuovo paura di fare incubi.

“Hey.” mi prende la mano, ci lascia un bacio. “Tutto okay? Non ti è piaciuto?”

Scuoto la testa, mi è piaciuto parecchio, ma mi vergogno a dirlo così ad alta voce. “Non è questo il problema...”

“Non sei più sola, ci sono io con te, vieni qui, tra le mie braccia non avrai più incubi.” mi attira a sé, la sua pelle sulla mia mi calma. “Buonanotte Piccola.” sussurra.

“Buonanotte.” gli rispondo e subito dopo Morfeo viene a conciliare il mio sonno.

“Lascia perdere.” scuoto la testa frustrata.

“Dimmi che non ho ragione Evelyn.” si fa avanti di nuovo. “Dimmi che ti ho illusa e mi faccio da parte subito.”

“Cosa vuoi Connor? Che differenza ti fa?”

“Così so di non averti fatta piangere io, che sei stata tu a illuderti da sola.”

“Ti lavi la coscienza?” rido nervosa. “Sai, forse, dormire con qualcuno per due anni, affezionarsi, voler aver un posto nella sua vita e conoscerlo meglio, non solo fisicamente, è proprio sbagliato.” scuoto la testa.

“I patti erano altri.” Ribadisce.

“Fanculo i patti Connor! Fanculo pure a te! Forse sono io ad essere idiota no? In quelle cazzo di foto all’entrata sembri dannatamente felice e nonostante tutto, mi piacerebbe vederti in quel modo anche con me. È da idioti no?” mi passo le mani sul viso. “mi dispiace signorino è-solo-sesso-Evelyn.” Rimane in silenzio, torna a sedersi e la sua inespressività mi lascia frustrata.

“Forse dovrei davvero darci un taglio ad essere altruista. A interessarmi degli altri, a te.” Connor mi guarda serio, i capelli biondi spettinati gli ricadono sulla fronte. “Ti sei innamorata di me?”

Lo guardo incredulo. “Come pot-” mi interrompe.

“Rispondi Evelyn, sono molto serio.” vedo i suoi muscoli del collo tesi.

“E se fosse?”

“Mi auguro vivamente di no.”

Sorrido amara. “Mi spieghi che ti importa?”

“Avevi detto che non avresti provato nulla.” ritorna a puntualizzare.

“Non tutti sono come te.” gli punto il dito arrabbiata. “Non tutti sono menefreghisti come te!” detto ciò inizio a camminare verso la stanza della mia migliore amica per prendere la mia borsa ed andarmene.

“Non sono menefreghista.” mi urla dietro, rincorrendomi.

“A no?” rido forzatamente.

“Anche io mi preoccupo per gli altri.”

“Non di me.” lo guardo con delusione. “non di me! Perché di me non te ne frega e non te n’è mai fregato un cazzo!”

“Pensavo di aver dimostrato le mie buone intenzioni cercando di farti dormire tranquilla!” urla.

“Venendo a letto con me? Non sono forse un mezzo per svuotarti no? Non l’hai detto tu? Dovrei farlo come mestiere, no?” gli urlo contro di rimando.

“Ti ho chiesto scusa, cazzo! Che dovrei fare ancora?”

“E pensi che questo possa bastarmi? Pensi a te stesso e basta. Tu mi hai ferita in un modo… in un modo che non immaginavo nemmeno!”

“Non è cambiato nulla eh?” sussurra. “Sempre tutto uguale.”

“Come?” gli chiedo di ripetere non comprendendo il senso della sua affermazione.

“Lascia perdere. Non capiresti.” detto ciò lo vedo andare verso la sua stanza e chiudersi a chiave dentro di essa.

“Eve... state ancora a litigare?” Hailey sbadiglia sul ciglio della sua camera, col suo pigiama di due taglie più grande.

“No, credo che siano finiti i motivi per litigare.” sospiro e senza dire altro torno in camera di Hailey per cercare, inutilmente, di dormire.

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