Il primo bacio
L'erba incolta si stendeva per miglia e miglia, interrotta talvolta da gruppetti di alberi e rocce.
L'uomo si alzò in piedi, stringendo una lancia di selce nella mano destra. Come abito portava un gonnellino ricavato da una pelle di mammut, e niente altro; il suo corpo, muscoloso ed abbronzato, non pareva avvertire il freddo.
D'altronde era abituato ad indossare solo indumenti simili, fin da bambino. La sua pelle era cuoiosa e resistente, adatta al clima e al luogo in cui viveva.
Altri uomini si levarono in piedi insieme a lui, spuntando dall'erba dove erano stati nascosti fino ad allora, invisibili e silenziosi come angeli della morte.
Stare dritti su due gambe era considerata una novità recente, risalente solo di un paio di generazioni precedenti. Ma gli uomini avevano capito in fretta come la cosa potesse tornar loro utile, per maneggiare gli attrezzi camminando e con maggiore fluidità. L'unico inconveniente in cui si incorreva per colpa della postura eretta era la maggiore difficoltà nell'appostarsi nell'erba mimetizzandosi per cacciare, ma ciò era facilmente risolvibile acquattandosi.
L'uomo ovviamente era un cacciatore, come tutti i maschi della sua tribù.
Era un giovane forte e abile, che era stato più volte motivo di orgoglio per i suoi genitori. Sarebbe stato capotribù per diritto di forza e di sangue, come suo padre e il padre di suo padre prima di lui.
E presto sarebbe venuto il suo momento di scegliersi una sposa.
-Tuk-
Richiamò la sua attenzione un compagno di caccia, facendo cenno verso le loro prede.
L'uomo aguzzò la vista, anche se in fondo non ne aveva bisogno per scorgere le moli imponenti dei mammut davanti a loro.
La sera stessa ci sarebbe stata una festa per tutta la tribù, nella quale i giovani avrebbero compiuto la loro scelta.
Ma prima, dovevano dimostrare il loro valore e la loro capacità di essere di supporto alle loro famiglie, attraverso la caccia.
Tuk strinse ulteriormente la presa sulla lancia. Non avrebbe fallito. Doveva dare buona mostra di sè, della sua forza.
Aveva sempre spiccato sopra i suoi compagni, per intelligenza e capacità, e ora contava di farlo ulteriormente.
Soprattutto perchè non aveva mai avuto tanto da perdere.
Mentre insieme ai compagni strisciava verso i mammut, con il pensiero andava a casa, dove Fiaa lo aspettava.
Come Tuk risultava il più promettente fra i giovani, Fiaa era la migliore fra le fanciulle.
La sua dedizione nell'accudire il focolare e la sua abilità nel creare abiti dalle pelli la rendevano una potenziale moglie perfetta.
Tutti avevano sempre supposto che Tuk e Fiaa avrebbero formato una famiglia, perchè essendo i più promettenti si sarebbero completati.
L'uomo però non aveva solo quelle motivazioni. Lui voleva Fiaa per altro.
Nessuno dei suoi compagni che la desideravano per le sue capacità vedeva la giovane come la vedeva lui.
Non notavano la dolcezza nel suo sguardo, o la fossetta che si creava nella sua guancia mentre sorrideva.
Nessuno di loro si soffermava sull'aria gentile che assumeva mentre badava alla casa, ne' ascoltava la melodia che cantava mentre cuciva.
Tuk invece, fin da piccolo, aveva notato quelle cose.
Come ora strisciava per sorprendere i mammut, tempo prima era scivolato carponi fino alla caverna dove abitava la ragazza, e la aveva guardata muoversi appostato dietro uno spuntone di roccia più grande degli altri.
Si era perso nei suoi gesti aggraziati, nella sua gioia di fare le cose.
Finchè un giorno lei aveva alzato lo sguardo dalla casacca di pelle che stava rammendando, fissando gli occhi dritti nei suoi.
-Perchè mi osservi da tanto tempo?-
La frase era stata pronunciata in modo così gentile, sinceramente curioso, che Tuk non aveva provato neanche per un attimo il desiderio di negare, o andarsene. Si era alzato dal suo nascondiglio e le si era avvicinato. E avevano iniziato a parlare.
Dopo quell'episodio per qualche giorno avevano perso i contatti l'uno con l'altra. Finchè, mentre Tuk si allenava con la lancia di selce, aveva percepito chiaramente lo sguardo della giovane sulle sue spalle. Allora aveva sorriso.
La loro storia era iniziata veramente in quel momento.
E poi era continuata, fra incontri sempre più frequenti a cui, neanche facendo apposta, non erano presenti altre persone. In quei momenti Tuk stava bene. E se Fiaa sarebbe diventata sua moglie, sarebbero durati per sempre.
Gli uomini si disposero attorno ai mammut, fissando attentamente gli animali.
Bisognava stare attenti durante la caccia; non si poteva semplicemente abbattere qualsiasi esemplare si desiderasse.
Esistevano regole precise, che imponevano di uccidere solo gli animali vecchi o malati, in modo da lasciare in vita coloro che erano in grado di portare avanti l'esistenza della specie, gli esemplari giovani e sani.
In questo modo, ci sarebbero stati altri animali da cacciare nel futuro. Altrimenti con il tempo si sarebbero estinti, e i figli dei cacciatori non avrebbero avuto nulla da cacciare.
L'uomo di fianco a Tuk, cacciatore ben più vecchio ed esperto di lui, gli toccò il braccio per indicargli il mammut designato.
Era un esemplare anziano e imponente, che si teneva abbastanza lontano dagli altri componenti del suo branco, come se già sapesse che era giunta la sua ora e che non ne avrebbe fatto più parte a breve. Non sarebbe stato troppo difficile isolarlo totalmente dagli altri, in modo da spingerlo verso la loro trappola.
Mentre anche il resto dei cacciatori veniva informato sull'identità della preda, Tuk si fermò qualche istante a guardare il resto del branco. I mammut non erano molti, circa una decina di esemplari, la maggior parte di questi adulti, ma vi erano anche un paio di cuccioli.
Il cuore dell'uomo si intenerì vedendo un piccolo caracollare verso la madre, che stringeva dolcemente la proboscide del padre con la propria.
Quel semplice eppure dolcissimo gesto d'affetto lo riportò con la mente a Fiaa, e a come gli sarebbe piaciuto renderla felice.
D'altronde, aveva imparato presto come fossero appunto i piccoli gesti a rendere felice la donna.
Una delle prime volte che si erano incontrati per parlare, tornando verso l'accampamento, lei si era incantata a guardare un fiore rosso frastagliato di verde che cresceva sulla strada che stavano percorrendo.
Per l'uomo quel fiore non era mai stato nulla di diverso da un'erba come le altre, che non avrebbe sicuramente notato e forse addirittura avrebbe calpestato se lo avesse trovato sulla sua strada. Nel momento in cui era stato notato da Fiaa, divenne il fiore più prezioso del mondo
Il giorno successivo Tuk aveva setacciato la zona per cercare fiori uguali, frugando in ogni angolo. Non aveva particolari motivazioni per farlo.
Solo, voleva vedere accendersi ancora una volta il sorriso luminoso di Fiaa.
E, quando la donna aveva trovato il mazzo di fiori sulla soglia della sua caverna, il desiderio dell'uomo era stato accontentato.
Lei dentro di sè sapeva da chi proveniva il dono.
E anche se in seguito, notando il gesto di Tuk, diversi giovani della tribù le avevano fatto simili omaggi floreali, lei non ne aveva accettato nessun altro.
Tuk si riscosse un'altra volta dai suoi pensieri, che da qualche tempo ormai riguardavano sempre Fiaa, per tornare alla caccia, e balzare in piedi, insieme a tutti i suoi compagni.
Un secondo prima erano delle presenze intangibili, acquattate fra gli sterpi, e l'attimo successivo diventavano guerrieri pronti alla lotta, alla caccia, pronti a dare tutto per dimostrare il proprio orgoglio e la propria forza.
Si erano già parzialmente disposti in modo da circondare il vecchio mammut, complice il vento contrario che non portava a lui il loro odore, e non appena si alzarono completarono la formazione a semicerchio.
Gli animali si imbizzarrirono lanciando sonori barriti, e si diedero alla fuga con passi pesanti, travolgendo qualsiasi cosa ci potesse essere sul loro cammino nella mania di mettersi al sicuro dalle lance degli uomini.
La femmina e il maschio che Tuk aveva ammirato si staccarono in tutta fretta dall'amorevole intreccio di proboscidi e si misero a correre, sollecitando il loro piccolo a fare il più in fretta possibile, in modo da poter sfuggire agli umani.
Anche il vecchio esemplare designato preda fece per scappare, cercando di seguire i compagni, ma le persone si erano frapposte fra lui e quelli.
Tuk si fece subito avanti e affondò il primo colpo di lancia, affondandola in un punto sensibile, pungolando con forza l'animale per costringerlo a cambiare direzione.
Quello lanciò un barrito disperato e si girò, mettendosi a correre ora nella direzione opposta alla precedente, quella voluta dai cacciatori.
Gli uomini lo seguirono, senza permettergli di fermarsi, incitandolo e spaventandolo tramite grida e colpi di lancia.
Ogni volta che l'animale, furente e reso pazzo dalla paura, si girava per tentare di fuggire in un'altra direzione, subito arrivava un colpo di lancia che lo costringeva a desistere.
La caccia continuò in quel modo per un lungo tratto, con l'animale che si indeboliva per la fatica e la perdita di sangue.
Quando Tuk vide aprirsi poco davanti a sè lo strapiombo, e nello stesso tempo avvertì che l'animale stava iniziando definitivamente a cedere, fu sicuro che avevano calcolato perfettamente il tempo e la distanza necessari.
A forza di pungolamenti, il mammut fu spinto verso la roccia sospesa, e anche se questo cercava di opporsi e di respingerli ormai non aveva le forze di farlo.
Eppure, si difese strenuamente. Uno dei compagni più deboli e inesperti di Tuk fu raggiunto da un colpo di proboscide e sbalzato all'indietro. Ma subito gli altri serrarono la formazione, rendendo vana la fatica dell'animale.
Sarebbe caduto, e lui stesso lo sapeva. Ma la rabbia e la disperazione lo spingevano a lottare ugualmente, e con ancora più foga di prima.
Fu di nuovo Tuk a prendere l'iniziativa, spinto da ciò che quella caccia significava per lui. Schivando l'ennesimo colpo di proboscide del bestione, scattò in avanti, per affondare l'ultima volta la lancia nel suo corpo.
Dor, un suo compagno, si slanciò quasi insieme a lui, e le due ferite simultanee costrinsero il mammut a indietreggiare di qualche altro passo, fino a spingerlo così ridosso al ciglio dello strapiombo che le rocce si sgretolarono sotto al peso delle sue zampe.
L'anziano animale cercò di tirarsi nuovamente su un ripiano stabile facendo leva sulle zampe posteriori, ma queste non ressero e la sua mole lo trascinò verso il vuoto.
Con un ultimo, straziante barrito, l'animale cadde sul fondo del burrone, verso la morte.
Il grido di agonia non venne sentito dagli uomini, che non appena l'animale era scivolato erano esplosi in urla di trionfo, picchiando a terra con i manici delle lance e scambiandosi poderose pacche sulle spalle.
Il giovane che aveva subito il colpo del mammut, che fortunatamente non avrebbe riportato alcun danno se non una gran botta, fu fatto rialzare e si unì alla gioia generale.
Ma probabilmente il più felice di tutti era proprio Tuk,
Che agitava nel cielo il braccio ornato da un bracciale di corda.
Era stata Fiaa a regalarglielo giusto la sera prima, dopo averlo intessuto appositamente per lui affinchè lo aiutasse propiziandolo nella caccia.
Era il genere di bracciali che confezionano le madri per i propri figli, e in seguito le mogli per i propri mariti.
Questo lo rendeva agli occhi dell'uomo più prezioso di cento pietre focaie.
Fiaa sapeva delle sue intenzioni. Lui gliele aveva comunicate, le aveva detto chiaramente che aveva intenzione di prenderla in sposa.
E lei aveva accettato con gioia, gli occhi che brillavano più di quando si occupava della caverna, più di quando aveva visto il fiore, più che in ogni altro giorno della sua vita.
Fiaa desiderava essere la moglie di Tuk quanto lui la desiderava per moglie, ed era certa che lui si sarebbe guadagnato la possibilità di sceglierla tramite quella caccia.
L'uomo, ricevendo le pacche sulle spalle e le congratulazioni dei compagni, era sicuro di non averla delusa.
Più tardi era con gli altri cacciatori nel fiume, a lavarsi dalla pelle lo sporco e il sudore lasciato dalla caccia, mentre al villaggio altri si occupavano di preparare la carne del mammut.
I più anziani si lavavano allegramente e senza nessuna preoccupazione alcuna, ancora felici e pienamente soddisfatti del buon esito ottenuto con il mammut.
I giovani invece si scrollavano di dosso ogni granello di polvere con cura, attenti che non ne restasse la minima traccia, in vista di uno dei giorni più importanti della loro vita.
Scegliendo una sposa diventavano in tutto e per tutto uomini, iniziati alla caccia e a tutte le faccende inerenti il villaggio.
Per Tuk quel giorno significava solamente che Fiaa sarebbe diventata la sua sposa.
Non la aveva ancora vista, come consuetudine, perchè gli sposi il giorno della cerimonia potevano vedere le spose solo al momento della scelta
L'uomo uscì dal fiume per ultimo, dopo essersi accertato di essere perfetto per lei, e si mise a girare quasi distrattamente fra le caverne, in testa un unico pensiero.
Si fermò solo nel vedere un paio di cani, un maschio e una femmina, che si sfioravano il naso quasi timidamente. Poi il maschio azzardò una leccatina al muso di lei, che sembrò accettarla felicemente.
Addomesticare alcuni lupi per avere degli ulteriori guardiani del villaggio e un eventuale aiuto durante la caccia di animali meno impegnativi dei mammut era stato un esperimento andato a buon fine; ora questa nuova razza, i cani, si aggiravano pacificamente nel villaggio raccogliendo il cibo che gli uomini concedevano loro, e talvolta si prestavano alle manifestazioni d'affetto dei bambini.
In quel momento guardandoli Tuk non potè che sorridere della manifestazione d'affetto tra i due animali, come aveva sorriso di quella fra i mammut.
Quel giorno ogni coppia di qualsiasi specie che incontrava sembravano volergli ricordare quanto sarebbe stato fortunato a breve, scegliendo una sposa, quell'unica compagna che avrebbe mai voluto.
Eppure guardando i gesti d'affetto fra gli animali, gli veniva da pensare che mancasse qualcosa fra lui e Fiaa.
La cerimonia consisteva nel fare un regalo alla compagna e poi reclamarne il possesso, in base al proprio onore. Se altri uomini avessero voluto scegliere la stessa sposa avrebbero avuto la possibilità di sfidarsi per decidere con la forza chi fosse il più meritevole.
Ma all'improvviso Tuk pensò che Fiaa meritasse qualcosa di più che un semplice baratto con un dono, come fosse un oggetto qualsiasi. Lei non era affatto un oggetto, era una donna unica e speciale.
E gli venne in mente di regalarle anche un gesto di affetto come quelli che aveva visto fare dagli animali, qualcosa di tenero che riguardasse il contatto.
Ci pensò a lungo fino a quando, la sera, fu annunciata ufficialmente la festa e lui fu chiamato di corsa a presenziare.
La festa era un evento frenetico. I bimbi correvano in giro, inseguendosi e inseguendo i cani, gli adulti facevano rumore abbuffandosi con la carne del mammut cacciato quello stesso pomeriggio.
Non esistevano limiti quel giorno.
I ritmi di un tamburo scandivano le danze di trionfo e gioia.
Tuk non si lasciò attirare né dalla musica né dal cibo, scandagliando la zona con lo sguardo.
Sapeva che Fiaa non era ancora lì, ma stava insieme alle altre spose in una spaziosa caverna poco distante. Eppure non riusciva a impedirsi di cercarla in mezzo alla folla, sperando di trovarla per poter guardarla, parlarle, dirle che il suo bracciale gli aveva veramente portato fortuna.
Finalmente, dopo lunghi minuti che all'uomo parvero addirittura interminabili, la festa si quietò. Anche i bambini smisero di giocare, consci della solennità del momento e rapiti da questa.
I giovani pretendenti sii disposero in riga nello spazio vuoto che si era formato al centro del villaggio.
Gli altri abitanti si erano ammassati al confine di questo spiazzo, in silenzio, guardando ciò che succedeva per poter dire in seguito di esserne stati testimoni.
Tuk si era posto come primo della fila, senza che nessuno potesse o volesse dire qualcosa in contrario. Quella posizione era sua di diritto, confermata anche dalla caccia da poco conclusa, e lo sapevano tutti.
Poi arrivarono le spose.
L'uomo trattenne il fiato, vedendo Fiaa che a sua volta apriva la fila delle giovani, e si metteva dritta davanti a lui.
Era bella. Tuk lo aveva sempre saputo. Belli erano i suoi capelli neri intessuti nella notte, i lineamenti delicati e gli occhi lieti.
Sapeva anche di essere bello a sua volta, come pochi o forse nessuno nella tribù. Sovrastava di qualche dito i suoi compagni, e la fierezza dei suoi occhi e del suo viso non aveva uguali.
Aspettando a malapena il tempo che le spose si disponessero, avanzò verso Fiaa e le si mise di fianco, trattenendo a malapena l'istinto di afferrarla.
Poi si girò a guardare i suoi compagni in segno di sfida, chiedendo con gli occhi se uno solo di loro sarebbe stato tanto pazzo o arrogante da contendergli la mano della donna.
L'agitazione serpeggiò fra quelli, che per un attimo valutarono seriamente di sfidarlo. E se Tuk fosse stato chiunque altro probabilmente lo avrebbero fatto.
Però non era una persona qualunque. L'uomo si era guadagnato già il loro rispetto in più occasioni, tramite i suoi gesti. Non sarebbe stato solo il capo tribù di nome, ma anche secondo la comune decisione di tutti.
E questo rispetto venne espresso dal chinare la testa di tutti gli amici, che accettarono silenziosamente la sua unione con Fiaa.
Solo allora l'uomo si girò a guardarla.
Lei lo aspettava con uno sguardo felice oltre ogni dire, e lui le porse il suo dono.
Un fiore, come quelli che già una volta le aveva regalato, ma più grande e di colori accesi che tutti loro.
E lei lo accettò.
In quel momento Tuk si chinò su di lei, in un gesto protettivo e possessivo assieme.
E prendendo come esempio i gesti di affetto che aveva visto fare ai cani, o ai mammut, dolcemente e con tenerezza posò le sue labbra su quelle di lei.
Era un gesto che non si era mai visto, eppure a tutti fu subito chiaro il significato. E tutti seppero che da quel preciso momento Fiaa era di Tuk e Tuk di Fiaa.
Il primo bacio.
In seguito quel gesto si ripetè nei secoli, diventando consueto, abitudinario e universale.
Da quel giorno di migliaia di anni fa, in un piccolo villaggio di uomini primitivi, fino ai giorni nostri, è passato di generazione in generazione diventando un sempiterno simbolo di amore.
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