Capitolo 2
Oskar chiuse la porta di legno dietro di sé, appoggiò le chiavi nella ciotola sul tavolino al lato dell'entrata ed infine lasciò il cappotto che portava per il freddo che persisteva ancora dopo Natale, attaccato all'appendi-abiti.
Si voltò in tempo prima di essere placcato da due piccoli corpicini, sorrise accarezzando le teste piene di capelli biondi.
"Ecco qui le mie primule, come è andata a scuola?" Chiese inginocchiandosi al loro cospetto.
"Bene anche se Jim ha tirato il pallone addosso ad Athe e io gli ho dato un calcio alla gamba." Disse una di loro con un cipiglio autoritario, uguale a quello della mamma.
"Merida... Jim lo ha fatto volontariamente?" Chiese prima di prendere conclusioni affrettatte.
"Sì, dopo ha iniziato a ridere con i suoi amici babbani." Rispose l'altra portando gli occhiali sul ponte del naso con il suo stesso gesto, quando gli scivolavano.
Oskar le fissó, erano identiche.
Le riuscivi a riconoscere per piccole cose.
Athena portava gli occhiali ed era molto seria, invece Merida era solare, amichevole. Avresti potuto pensare che non sarebbero mai andate d'accordo, due caratteri troppo diversi, ma con sorpresa erano inseparabili. Si completavano come la nutella e il pane.
"Merida, quante volte ti ho detto che noi siamo superiori, e non ci abbassiamo al livello dei capitolini? Hai fatto molto bene a vendicare tua sorella, anche se la vendetta è una brutta cosa. Ma non in quella maniera. Devi usare la mente anche se una Grifonodoro come te usa il cuore." Oskar prese un lungo respiro prima di voltarsi verso Athena.
"Stai bene, primula?"
"Certo, una pallonata non mi fermerà dal finire di nuovo Harry Potter. Lo sto rileggendo, ehm, quindi se non trovi il Calice di Fuoco è perchè ce l'ho io."
Il ragazzo annuí prima di essere attratto da dei rumori in cucina e andó verso quelli con le sue sorelle dietro che chiacchieravano di qualcosa.
Quando la sua testa sbucó dall'arco per entrare in cucina un urlo di paura eccheggió tra le pareti colorate di un giallo tenue, e infine delle risate sghignazzanti di tre ragazzi.
"Oskar! Non puoi sbucare così! Sai che sono paurosa!" Borbottó una voce femminile scuotendo la testa.
Il ragazzo rise ancora fino a quando un guanto da cucina non colpì la sua faccia, rendendo la scena ancora più divertente.
"Scusaci mamma." Dissero in coro le gemelle prima di sedersi sulle sedie del tavolo, con sopra dei libri di matematica dell'elementari.
Il ragazzo fece un cenno col capo tirando il guanto sul tavolo e poi salì in fretta le scale per arrivare nella sua camera e non far vedere il livido violaceo sulla guancia.
Quando aprì la porta con attaccato un cartello:
I babbani, mortali, mondani, capitolini e chiunque sia un idiota non puó entrare.
si lanció sul suo letto e si tolse gli occhiali per non romperli come l'ultima volta. Era fortunato che non colpissero mai il naso, o avrebbe dovuto cambiare occhiali come cambiava mutande.
Chiuse gli occhi respirando l'odore rassicurante e familiare di pagine e inchiostro di libri letti e riletti trecentonovantaquattro miliardi di volte in quella vita di soli diciassette anni, in cui aveva pianto, aveva sorriso, aveva riso e aveva fatto qualunque cosa per non cadere alle difficoltà. E i suoi amati libri avevano avuto un ruolo importante in tutto ció, non lasciandolo solo.
Aprì gli occhi di scatto quando nella sua mente uno sguardo di ghiaccio comparve.
Si era quasi dimenticato del suo nuovo studente.
Doveva proprio capitarmi il più popolare, il più puttaniere, e il più etero di tutti? Non uno come Toby? Uno, tipo me? Nerd e fanboy?
"Sono rovinato, me lo sento." Sussurró mentre passava una mano tra i capelli e si rimetteva gli occhiali.
***
Quando venne chiamato per la cena Oskar scese lentamente.
Era stanco per il sonnellino fatto dopo aver finito i compiti.
In quei giorni era sempre più stanco e non capiva il motivo. Forse aveva l'influenza, ma sperava decisamente di no, perchè non voleva perdere i giorni di scuola, o il nuovo studente. Gli servivano un po' di soldi per il compleanno delle gemelle.
Scivoló sul parquet grazie ai calzini ed entró in cucina sorridente come sempre.
"Uh che fame." Disse sedendosi a capotavola, davanti a suo padre al lato opposto.
"Ciao figliolo." Lo salutó portando una forchettata alla bocca dopo la solita preghiera delle gemelle.
Suo padre era un uomo sulla quarantina, con capelli brizzolati ai lati e di un bel color grano con qualche punto bianco. Aveva degli occhi azzurri come il cielo che ti riuscivano a rassicurare come una calda tazza di cioccolata in un temporale. Era un buon padre, ti ascoltava quando ne avevi bisogno consigliandoti, ma mai dicendoti cosa fare. Voleva che i suoi figli facessero le loro scelte da soli. Tuttavia sapeva essere anche serio, mettendo in punizioni quando serviva, anche se non era mai servito con i suoi figli.
"Ciao papà. Come è andato a lavoro?" Chiese per poi bere un lungo sorso d'acqua.
"Benissimo. Oggi ho iniziato la cultura greca finalmente. E per questo dovresti ridarmi quei libri che ti ho prestato."
"Oh, certo." Disse insicuro. Doveva ancora finire l'ultimo, ma lo avrebbe ripreso dopo. Quindi Oskar annuì mandando giù il pollo con dei piselli e le carote.
"E voi ragazze? Come è andata la scuola?" Si voltó il padre verso le bambine, che indisturbate si davano fastidio a vicenda sghignazzando.
Si bloccarono di colpo quando tutta l'attenzione della tavola fu su di loro, e sorrisero innocenti.
"Tutto bene. Abbiamo giocato a calcio oggi, e niente di interessante." Rispose in fretta Merida lanciando uno sguardo complice alla sorella, che subito la madre intercettó.
"Cosa avete fatto bambine?" Sbuffó prendendo un altro po' di pollo dalla padella.
"Nulla." Risposero in coro, sbattendo le ciglia e sorridendo come angioletti, che fece aumentare i sospetti.
"Primule? Scappate." Sussurró il ragazzo sorridendo consapevole di quello che poteva succedere.
"Invece tu? Hai un livido sulla guancia." Si accorse il padre, corrugó le sopracciglia preoccupato dalla risposta. Sapeva che il figlio non facesse risse o quant'altro.
"Ehm, Fannie mi ha dato un pugno ieri per sbaglio. Si è già scusata. Nulla di preoccupante." Confermó il tutto con un sorriso da far male alle guance cercando di convicerli della verità.
"Sei sicuro che Fannie sia una buona compagnia?"
"Sicurissimo, stava solo scherzando facendomi vedere le mosse che fa con lo skate e per sbaglio me lo ha dato. Ripeto, nulla di preoccupante."
Gli dispiaceva dare la colpa a Fannie, era sempre stata un'amica vera e lui la tradiva così. Le avrebbe dovuto fare un grosso regalo.
Vi prego credeteci, vi prego, vi prego...
I genitori si fissarono parlando non sapeva come telepaticamente, ed infine si voltarono nello stesso momento.
"Bene, se ne sei sicuro. La prossima volta vengo a scuola a parlare con il direttore." Concluse il padre tornando ad occuparsi delle bambine, le quali avevano fatto un sospiro di sollievo, troppo presto.
La cena passó così, tra domande e risate come sempre.
Si ritrovarono tutti in salone, abbracciati sul divano, coperti da una coperta di pile color arancio, a vedere un film che come sempre avevano scelto le gemelle.
Era un cartone Disney visto e rivisto quattromila volte, ma Oskar amava quei momenti.
Osservó le gemelle che ripetevano le battute prima dei personaggi, e portó lo sguardo di nuovo sul cartone animato e si stupì un poco quando pensó.
Cosa starà facendo Igor Volkov?
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Hey ciao!
Questo capitolo è per spiegare un po' il nostro altro protagonista, Oskar il fanboy che insegna alle sue sorelle a diventare fangirl!!! Bravo Osky, siamo fiere/i di te!!
Beh spero che vi piaccia e andate a leggere My Maleficent Love 》l.s. grazieeeee
Al prossimo capitolo...
BB
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