Capitolo 17

Quante volte erano andati in quel ristorante e il cameriere gli aveva dato il tavolo al centro sotto le luci di carta dal colore del burro fuso? Precisamente cinque volte, sei contando quella sera.

Igor e Oskar erano entrati dalla porta principale salutati dal Capo Sala, il quale intratteneva gli ospiti fino a che il loro cameriere di quella serata non si fosse fatto vivo.

Era una giovane donna dalla pelle di avorio, gli occhi dolci e neri come i suoi capelli lasciati sciolti e portati all’indietro da due trecce. Indossava sempre una spilla dorata con una perla, la quale alla luce delle lanterne sfumava in diversi rosa e viola.

“Salve ragazzi.” li salutava sempre facendo un delizioso inchino perfetto con i lineamenti del corpo stretti in quel vestito dal collo alto tipico del ristorante e della Cina.

Appena preso posto tornava a tempo di luce il cameriere dalla lunga trecce -Igor pensava che fosse attaccata al capello- portando in mano i loro menù, i quali non servivano poi a tanto perché Oskar prendeva sempre gli spaghetti con pollo, verdure tagliate, del riso e gamberetti in salsa agrodolce, Igor prendeva sempre l’anatra all’arancia col riso.

Adesso sedevano al loro tavolo sotto le lanterne di carta, il drago dipinto d’oro ad osservarli dalla parte circondando l’acquario dai pesci esotici con fare protettivo.

“Dopo, mi dai un po’ della tua anatra?” domandò il fanboy armeggiando con le bacchette cinesi ricordandosi una delle prime volte con il russo, il quale aveva cercato di insegnargli come mangiare con quei due bastoncini e il pezzo di pollo era andato a finire nell’acquario.

Sorrise a quel ricordo, alle risate che come fantasmi gli solleticavano le orecchie con sussurri.

“Come sempre.” rispose il pugile non staccando gli occhi dalla porta della cucina.

Tutto quello successo prima gli aveva fatto venire fame e non vedeva l’ora di mettere le mani su quell’anatra all’arancia.

Non aveva il coraggio di guardare Oskar negli occhi per paura di scoppiare, chiedendo spiegazioni sulla sua cotta e vedere di nuovo quello sguardo di paura.

Sarebbe voluto rimanere a casa, però questo pensiero lo faceva sentire male. Il suo tutor gli era stato accanto mentre vedeva la promozione come un miraggio nel deserto del Sahara, gli era stato accanto mentre lottava per entrava nella classifica, gli era stato accanto sempre in un modo o nell’altro e adesso lui? Cosa faceva? Lo cacciava via come se avesse qualche malattia contaggiosa solo perché il suo tutor aveva una cotta?

Le cotte sono passeggere, Igor. Calmati, andrà tutto bene.

“Ti stai allenando per l’incontro?”

Il biondo tornò nel mondo reale dopo che la sua bolla di riflessione fu scoppiata.

“Quale dei due?”

Oskar si morse il labbro cercando di mantenere la conversazione in piedi, perché, se fosse stato per l’altro, quella sarebbe stata morta e sepolta senza niente.

“Entrambi. Non mi importa se a quello illegale- sussurrò muovendo lentamente le labbra e si accorse dello sguardo del tutor lì- perdo, finito l’anno smetterò. Ho cominciato perché avevo bisogno di soldi facili e veloci.”

“Davvero? Perché?”

Igor sorrise all’espressione di curiosità come una maschera a coprirgli il viso.

“Avvicinati e te lo dico.”

Il fanboy eseguì senza timore allugandosi con il busto sul tavolo. Il russo lo seguì e senza pensarci mise una mano grande su quella del più piccolo.

“Daaai, dimmeeelo.” si lamentò fissandolo negli occhi e osservando il suo viso nei minimi particolari.

Se fossi stato in una delle fanfiction, che leggo, avrei già superato la parte del: Gli osservò gli occhi, quella landa ghiacciata e si perse in essa. Ahahahahaha oh caspio! La sua mano! La sua caspiosa mano sta toccando la miaaaaa! Ballo della felicità! Vattene a fanTartaro, Igor! Lo so che lo fai apposta, io riesco a leggere nella mente… okay, non davvero ma sì! Io, io, io AHHHHH ti odio per essere super mega Finntastico o dovrei dire Igorastico Ahahahahah sono troppo diver- okay, no, faceva pena. Sono agitato, okay?! Ma poi perché mi sto giustificando? Sto parlando con me stessAHHHH ALLARME ROSSO! No no ALLARME BLU così almeno Percy Jackson mi viene a salvare! Si sta avvicinando, si avvicinaaaa!

“Non te lo dirò, è una sorpresa.” rispose il pugile tornando dritto per lasciare lo spazio alla sua anatra all’arancio appena arrivata dalla cucina profumata e fumante.

Vide il corvino sbattere gli occhi e “Questo è ingiusto!” esclamare mettendo il broncio, il quale sparì alla vista degli spaghetti.

Mangiarono, chiacchierarono e a fine serata arrivarono i loro Biscotti della Fortuna. Igor spezzò quello di Oskar e Oskar quello di Igor, poi li consegnarono al legittimo proprietario.

“Okay, cosa dice il tuo?”

“Non cercare i guai, saranno loro a trovarti?” gli uscì più come una domanda che un’affermazione. Mangiò la prima metà del biscotto e lanciò uno sguardo interrogativo al tutor.

“Ookay, cosa hai fatto? O più specificamente cosa farai?”

“Dovresti essere intelligente, non sei un Corvonero? Se lo farò allora ancora non lo so, no?”

Il corvino annuì “Logicamente logico. Okay! Tocca a me!- tirò fuori il biglietto facendo la musichina della 20 Century Fox con la bocca- Non ci sono limiti per chi li accetta… ma cosa significa? Se accetti i tuoi limiti significa che c’erano dei limiti o non li avresti accettati!” gesticolò sballottolando a destra e a sinistra il pezzetto di carta stretto nella sua mano.

“Calmati, sai che questi cosi scrivono sempre e solo cazzate. Andiamo a pagare così ti porto a casa e tuo padre non mi uccide.”

Pagarono, ripresero i loro cappotti e il russo mise in moto la sua macchina per tornare a Mayflower. Non parlarono molto durante la corsa, più che altro cantarono a squarciagola le canzoni nel CD del minore.

Nessuno dei due era intonato e risero tanto, tantissimo e forse il biondo si era dato un pugno immaginario per aver lasciato che tutto questo si frantumasse.

Divertendosi, i minuti passarono velocemente e si ritrovarono a parcheggiare davanti a casa del fanboy.

“Wow, trovo sempre parcheggio a casa tua.”

“Igor, siamo una cittadina di seicento abitanti, ottocento con tutti gli studenti. Non abbiamo molte auto, per forza trovi parcheggio.” lo derise nascondendo le labbra rosate con la mano.

“Pure tu hai ragione.”

Rimasero in silenzio per un po’ cercando delle risposte ai loro pensieri prima che Oskar decidesse e lo salutò.

Si avvicinò slacciandosi la cintura per avere più movimenti. Igor stava guardando fuori dal finestrino, verso la casa colorata dello scricciolo.

“Hey Igor, ci vediam-” il mondo si congelò fuori e dentro la macchina. Tutto divenne di ghiaccio quando le labbra di Oskar incontrarono quelle di Igor in un bacio accidentale.

E se Oskar urlava “Cliché delle fanfiction” nella sua mente non è importante. Non riusciva ad allontanarsi, a staccare quel contatto caldo e semplice. Stava sognando, se lo sentiva. Quante volte si era distratto in classe immaginandosi il momento cruciale che avesse avuto il coraggio e farlo? Altro che allarme rosso o blu, qui ci sarebbe voluto un allarme alla Batman con il simbolo del Multifandom per salvarlo.

Finalmento si staccò. Gli sembrava passata un’eternità, tuttavia quando si voltò verso il cruscotto segnava ancora la stessa ora e gli stessi minuti.

“Io, io, io non-” si strinse le braccia al petto aspettando delle urla? Dei pugni? Delle lacrime, le sue? Un qualcosa.

“Non- non l’ho fatto volontariamente.”

“Perché?”

Il corvino spalancò gli occhi asciugandosi gli occhi anche se le lacrime non volevano uscire. Avrebbe voluto, invece, così avrebbe avuto una scusa per scappare via da tutto.

“Perché cosa?”

“Perché non lo hai mai fatto?”

“COSAA? Io ho-”

“-una cotta per me.”

Ad Oskar la gola “C-chi te lo ha detto? gli si seccò. Non credeva di essere stato eccellente a nasconderlo, però credeva di averlo nasconsto almeno a Igor.

“Jared. Quindi, perché non lo hai mai fatto?- il russo fissò gli occhi grigi dell’altro trovandoci paura, domande.- Non lo rifarai, vero?”

"Tranquillo, non ti attaccherò nessun gay-virus." Si offese Oskar aprendo lo sportello aiutandosi con un calcio e lo sbattè appena lasciato il caldo abitacolo abbandonandosi alla tristezza assoluta, la rabbia per sé stesso.

Stupido stupido stupido

"OSKAR! Come puoi pensare che io pensi qualcosa di questo genere?" Lo riprese seguendolo fuori dalla macchina e facendo gli scalini in un attimo grazie alle gambe lunghe.

"SEI VERAMENTE UN IDIOTA SE PENSI QUESTO! IDIOTA!"

Il corvino lo fronteggiò con quello che potè per colpa della spropositata differenza di:

-altezza

-massa corporea

-figaggine
e tutti sarebbero stati d'accordo con lui.

"IDIOTA? IDIOTA?! Perché dovrei essere un idiota, stupido troll di montagna babbano! Spero che Zio Voldy riviva solo per darti un Avada Kedavra su per il culo! E sai perché non lo faccio io? LO SAI?! NIENTE MAGIA FUORI DAI CONFINI DI HOGWARTS!"

Si continuarono a guardare negli occhi, il viso contratto in un'espressione di sfida.

"Non ho capito una sola parola di quello che hai detto, ma sono sicuro al cento percento che era un insulto enorme."

"Puoi scommetterci il pacco."

Di nuovo silenzio e si potevano vedere scintille elettriche per quanta intensità si osservavano.

"Sei un idiota."

"Trova un altro insulto, stai diventando troppo ripetitivo."

"Idiota." E si lanciò su di lui, gli prese con la mano un fianco, con l'altra il viso e abbassandosi di molti centimetri fece congiungere le loro labbra... veramente questa volta.

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Mi dispiace per il ritardo di tre settimane! Mi sono lasciata un po' troppo andare con il "non scrivere". Scusate tanto, ma credo che mi possiate anche perdonare.😉

Al prossimo capitolo
BB

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