Capitolo 5 "Un incontro strano"

Luna corse velocissima. Doveva comprare il cibo per il pranzo. Se sua madre tornava e avrebbe trovato il frigorifero vuoto si sarebbe alquanto arrabbiata. Sbagliò due volte strada. Alla fine, sfinita, trovò il supermercato. Prese tutto quello scritto nella lista, pagò e uscì velocemente. Si sentiva improvvisamente strana. Gli girava la testa e le gambe non la reggevano più. Si sedette per riposarsi. Una figura incappucciata si avvicinò.

?: Tutto bene?

Luna: Sì grazie.

?: Che bella collana, dove l'hai presa?

E indicò il ciondolo con la luna.

Luna: In verità ce l'ho da sempre.

?: Capisco. Arrivederci e buona giornata.

E scomparì tra la folla. Luna quell'uomo lo aveva già visto, ma non ricordava quando e dove.

Tornò a casa con passo stanco. Si sentiva una stanchezza che non le apparteneva. Sulla porta Matteo l'aspettava.

Matteo: Luna, dove sei stata?

Luna: A comprare il pranzo.

Matteo: Ti senti bene? Sei pallida come un fantasma.

Luna rispose con voce stanca.

Luna: Sto bene, tranquillo.

Matteo: Non mi sembra. Dammi la spesa, vai a riposarti.

L'accompagno fino in camera sua, spense la luce, chiuse la porta e si diresse in cucina.

Giulia: Cos'ha Luna?

Matteo: È solo stanca non vi preoccupate.

Lina: Se volete cucino io.

Giulia: Forse è meglio.

Matteo guardò l'orologio.

Matteo: Scusate devo tornare a casa. Nel pomeriggio verrò a controllare se Luna sta bene. Ciao!

Giulia e Lina: Ciao!!!

Luna si addormentò.
C'era la villa, lei da piccola. Stava in braccio ad una donna che le sorrideva. Aveva una specie di bacchetta, così sembrava. La muoveva e diceva, accompagnando il movimento, delle strane parole, e da quella specie di bastoncino uscivano delle scintille colorate. Lei rideva. Era felice. Poi tutto divenne buio. Una piccola luce rossa, che si faceva sempre più grande. Si trasformò in fiamme. La donna di prima era abbracciata a quello che doveva essere il marito. Erano in mezzo al fuoco, urlavano un nome, dicevano Sol. Lei piangeva disperata. I suoi genitori. Tutto fu di nuovo buio.

Si svegliò di colpo, aveva il mal di testa. Non si accorse che Matteo era seduto sul suo letto.

Matteo: Ma buongiorno! Come stai, Chica Delivery?

Luna era molto confusa e frastornata, chiese solo.

Luna: Quanto ho dormito?

Matteo: Moltissimo. Vuoi qualcosa?

Luna: No, grazie. Vorrei parlarti...

Matteo: Dimmi.

Lei gli raccontò del suo sogno e gli sembrava così reale, che solo a pensarci gli venivano i brividi. Ad un certo punto, senza volerlo, scoppiò a piangere. Matteo istintivamente l'abbraccio. Non lei disse niente, si limitava ad accarezzarle i capelli dolcemente. Luna si sentì consolata. Non era da lei, tuttavia, scoppiare a piangere in quel modo. Però in quel momento le era venuto naturale, come una cosa che non aveva saputo controllare. Anche Matteo era stupito, non l'aveva mai vista in quello stato. Luna si calmò, non riusciva a guardare Matteo.

Luna: Grazie.

Disse questo continuando a guardare in basso. Si vergognava. Nessuno, ma proprio nessuno, l'aveva mai vista così.

Matteo: Di nulla.

Il ragazzo aveva capito che Luna era a disagio, così cambiò discorso.

Matteo: Giulia e Lina ti hanno preparato la merenda, se hai fame te la porto.

Luna: Posso pure andare io, non ti preoccupare, sto bene.

Matteo: Chica Delivery, tu ti devi riposare.

Luna: Sì, ma gli allenamenti?

Scese dal letto, con l'intenzione di prendere i pattini. Matteo la fermò.

Matteo: Mi sa che nel tuo vocabolario devi aggiungere il verbo "riposare" e scriverci vicino il significato, perché mi pare che non sai che significa.

Luna: Sempre simpatico, Chico Gallo. Devo andarci agli allenamenti, forse tu non sai che significhi. Scrivilo anche tu, solo per sicurezza.

E tutti e due scoppiarono a ridere.

Luna: Mangio qualcosa e poi...

Matteo la interruppe.

Matteo: E poi ti riposi.

Luna: Okay, okay. Ma domani ci vado.

Matteo: Quando sei testarda. Se ti sentirai meglio il tuo medico ti lascierà andare.

E si diressero verso la cucina, ridendo e scherzando.

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