5.
Mi da un pizzicotto sulla schiena per dirmi di contraccambiare e stare al gioco, suppongo, ma io rimango pietrificata e non riesco a muovere un singolo muscolo. Quando si stacca, porta immediatamente lo sguardo sui miei occhi indagatori, ma non è il solito sguardo scontroso e malizioso, sta volta sembra quasi... sincero. Sposto gli occhi di lato e noto tutte le attenzioni su di noi, così decido di riprendermi. "Vieni un attimo, amore." prendo la mano di Lucas e lo trascino fuori dalla stanza, cercando di avere il tono più dolce e disinvolto si sempre.
"E quello che diamine era?" sbotto, dandogli poi uno spintone per fargli del male, ma lui mi blocca la mano. "Parli del bacio?" dice molto lentamente, e capisco che ha bevuto parecchio. "Sì, parlo proprio del bacio!" Alzo le braccia esasperata. "E sto parlando anche del fatto che hai detto a Seb di essere la tua ragazza. Gli avrei detto di essere lesbica e sarebbe finita là." dico, incrociando le braccia al petto in attesa. "Allora..." sbuffa nell'aria fredda. Rimpiango il fatto di non essermi portata niente da mettere sulle spalle. "Non ho capito il problema. Non ti è piaciuto? Possiamo sempre rifarlo, eh..." e scoppia a ridere da solo, facendomi infuriare ulteriolmente. "Il problema, è che sono lesbica." gli ricordo. "Ah, già... però non ti sei allontanata" ammicca, facendomi l'occhiolino. Sbuffo e lo tiro per la maglia dentro la macchina. "La mia giacca..." mi dice, tirandomi l'orlo del vestito quando sto per richiudere la portiera. "Resta qui." gli ordino.
"Oh, chi si rivede!" il ghigno di Seb è la prima cosa che vedo quando apre la porta. Lo sorpasso e mi dirigo verso la cucina, dove ho visto l'ultima volta la ragazza con la giacca di Lucas. "Che stai cercando? Il tuo ragazzo non è qui. Probabilmente si sta scopando..." non gli faccio finire la frase. "Senti, o mi dici dov'è la ragazza con la sua giacca, o chiudi quella bocca del cazzo. Non sei divertente." sbotto, e lui indietreggia. "Bene." commento, entrando in cucina. Individuo la mora, ora sta pomiciando con un ragazzo biondo contro il muro. "Scusami." li interrompo, togliendole la giacca che aveva appoggiato sulle sue spalle. Esco senza aggiungere altro e torno alla macchina, ma quando mi avvicino al finestrino, Lucas non è dentro. Cazzo. Non sarei mai dovuta venire, lo sapevo. Proprio quando sto per chiamarlo, sento delle voci venire da un angolo buio del parcheggio. Mi avvicino lentamente senza far rumore. "La tua cagnetta ti sa difendere bene." commenta sarcastico uno, e capisco che si tratta di Seb. "Non chiamarla cagna, cagna è quella troia di tua sorella." risponde secco Lucas. "Che hai detto? Pezzo di merda, ti uccido!" sbotta Seb, e io mi copro la faccia con le mani, proprio quando sento un gemito di dolore. A quel punto decido di avvicinarmi, per fare qualcosa. "Lucas!" grido, quando lo vedo a terra. "Stronzo." si lamenta lui, portandosi una mano alla guancia insanguinata. "Portatelo via, troia, prima che io lo uccida." sputa l'altro, poi gli da un calcio sullo stomaco e se ne va. "Che cazzo combini, ti avevo detto di restare in macchina!" lo rimprovero, aiutandolo ad alzarsi. "Quello stronzo ha aperto la portiera e mi ha fottutamente tirato fuori di lì!" si difende. Ignoro le sue parole e lo aiuto a spostarsi fino alla macchina. Serra la mascella e lo sento inspirare lentamente quando lo faccio sedere sul sedile e gli allaccio la cintura. Entro in macchina affianco a lui e la metto in moto. "Quanto hai bevuto?" gli domando. Devo sapere se è in grado di sostenere un discorso o no, anche se è ovvio di no. "tipo qualche shortino di rum e di whiskey..." e comincia a contarli sulle dita. Sospiro e quando arriviamo al condominio, si è già addormentato. "Lucas..." sussurro per svegliarlo, e lui allunga una mano verso di me. "Sei Denise?" mi esce una risatina. "Devonne." sorride anche lui e lo aiuto a scendere.
"Ti ha lasciato un bel livido..." commento, mentre gli esamino la mascella sotto la luce del bagno. Prendo lo straccio con dentro il ghiaccio e glielo premo sulla guancia. "E' freddo..." si lamenta, appoggiando una mano sopra la mia. "Ma davvero?" ironizzo. "Dove altro ti fa male?" lui si sbottona la camicia con la mano libera, indicandomi un punto tra i tatuaggi sul ventre. Non sapevo che avesse così tanti tatuaggi, non li avevo mai visti prima. Tolgo la mano con il ghiaccio dalla guancia e la porto sul punto da lui indicato. "C'è un motivo se ho finto di stare con te." dice ad un certo punto. "Okay." lo incito a continuare. "Seb è omofobo, ed estremamente convinto che le lesbiche siano 'ragazze che non hanno mai provato il piacere di scopare'" Provo ancora più disgusto per quel ragazzo ora come ora. "Infatti, l'anno scorso..." si blocca, e vedo l'indecisione nel suo sguardo. "Cosa? L'anno scorso cosa?" continuo impaziente. "L'anno scorso, lui e alcuni coglioni dei suoi amici, hanno violentato una ragazza lesbica, solo per dimostrare la solo posizione." Adesso le sue parole sembrano spiegare tutto. "Quando sono uscito con Lacy dalla stanza, Seb ha cominciato a parlarti, così sono rimasto nei paraggi, e al momento in cui ti ha chiesto di ballare, sono entrato. Io ho visto te, ma tu non me." spiega, e lo ringrazio silenziosamente. "Non volevo che succedesse lo stesso a te, così sono intervenuto e ho detto l'unica cosa che speravo lo avrebbe fermato." si giustifica. Se lui non fosse intervenuto, probabilmente mi avrebbero fatto del male. Non riesco a trattenermi e gli butto le braccia al collo. "Grazie." sussurro. Mi sento in colpa, tanto in colpa. L'ho anche maltrattato, quando lui stava solo cercando di proteggermi. "Mi dispiace tanto per averti trattato male prima..." mi scuso. "Tranquilla, non è stato tanto male. Amo le ragazze incazzate."
La mattina dopo mi sveglio con un mal di testa allucinante, come se la sera prima avessi bevuto dieci litri di liquore. Ieri notte, dopo aver 'curato' per quanto possibile i lividi di Lucas, l'ho messo a dormire. Ironico come sia stata io a dovergli fare da Baby-sitter. Mi alzo e vado nella sua camera, giusto per vedere come sta. Appena apro la porta, non faccio in tempo a dire il suo nome per svegliarlo, che un cuscino mi cade davanti ai piedi. "Bambino." ridacchio, raccogliendolo e avvicinandomi al letto per ridarglielo. "Cogliona." scherza, prendendomi per il braccio e facendomi cadere sul letto. "Come stai?" gli domando, quando mi sistemo vicino a lui. "Meglio, molto meglio. Fortunatamente ti ho portata dietro, non avrei sopportato di dormire in quella discarica." annuisco. "Posso chiederti una cosa?" lui mi guarda con un cipiglio in viso. "Quello che vuoi, ma non ti darò un altro bacio. Ieri sera ero solo ubriaco, tutto qui." ammicca. Alzo gli occhi al cielo e lui ghigna. "Insomma?" si stropiccia gli occhi. "Come conosci Seb? Voglio dire, ieri mi hai detto che è un tuo 'amico' ma a quanto pare è molto di più. Là dentro ti conoscevano praticamente tutti."gesticolo con la mano e lui ma la blocca. "Mi metti ansia." si gira dall'altra parte del letto. Lo spingo dalla spalla e lo faccio rigirare verso di me. "Quanto sei noiosa..." si lamenta, coprendosi la faccia. "Se mi rispondi, ti lascio in pace." contratto. Lui mi guarda un attimo, poi parla: "E va bene. L'anno scorso ho frequentato un anno di NYU, ma poi me ne sono andato perché l'università non fa per me. Ovviamente vivevo nella confraternita, per questo sono molto 'conosciuto'. Io e Seb eravamo molto amici, ma dopo la stronzata di ieri, per me è morto." dice lui, e quando si volta dall'altro lato del letto, non lo disturbo e lo lascio fare.
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