3.

Dopo aver ripulito tutti i ripiani da cima a fondo, fatto due lavastoviglie ed aver scrostato i fornelli, ho cercato qualcosa da cucinare, ma il frigo e le mensole erano completamente vuote, tranne per dei cereali al cioccolato. "Vorrei una margherita." dico nell'altoparlante del telefono, mentre ordino la mia cena. Dopo avergli dato l'indirizzo, apro la porta accanto al frigo, che da nel salotto che non avevo ancora visto. C'è una finestra molto ampia da cui filtra la luce proveniente dalla città, un divano grigio e un tavolino basso in vetro, mentre le pareti bianche sono ricoperte da un paio di quadri e da una tv a schermo piatto. Sotto la tv trovo una piccola libreria, straripante di romanzi classici, che ho quasi tutti letto, tranne alcuni titoli a me sconosciuti. Ci sono anche un paio di film, e mi sorprendo a trovarvi anche il mio preferito. Il campanello suona e il fattorino mi consegna la mia pizza. Dopo averlo pagato, sono nuovamente sola in casa.

La mattina mi sveglio nel salotto, sdraiata sul divano grigio, con una copia di "Il ritratto di Dorian Gray" in grembo. Mi stropiccio gli occhi e faccio per alzarmi, quando noto che Lucas è seduto in fondo al divano e sta facendo colazione con dei cereali e un po' di latte. "Che ore sono?" farfuglio, ma la voce mi si spezza per il sonno, così mi schiarisco la gola. "Le nove di mattina." risponde, non staccando lo sguardo dalla tv. Mi alzo a sedere, raccogliendo le gambe davanti al mio petto. "Sono tornato ieri, ed ho visto la cucina pulitissima." commenta. Lo guardo perplessa. "Quindi?" finalmente mi degna di uno sguardo. Ha indosso un paio di pantaloncini sportivi neri e una t-shirt senza maniche dello stesso colore. "Grazie, suppongo." un sorriso lascia le mie labbra. "E' anche casa mia." gli ricordo, appuntandomi nella mente di non dimenticarmi di questo primo (e forse anche unico) grazie da parte di Lucas.

Mi sono fatta una doccia veloce, asciugata e vestita, e ora sto andando a piedi nel primo Fairway per comprare qualcosa da mangiare. Prendo un po' di tutto: pasta, passata di pomodoro, carne e verdure, prima di dirigermi alla cassa. Fortunatamente il nostro palazzo dista pochissimi isolati da questo punto vendita, e le buste non pesano nemmeno più di tanto. Quando torno in casa, mi metto subito a lavoro. Riempio per metà una casseruola e la metto sui fornelli, aspettando fino alla sua ebollizione prima di buttare la pasta nell'acqua. Nel frattempo riscaldo il sugo in una pentola più piccola, il tutto cantando e ballando sulle note delle canzoni sul mio iphone. Non sono nemmeno sicura che Lucas sia in casa, ma vista la sua assenza qui in cucina, sembrerebbe di no. Quando sto per scolare la pasta cotta, la porta si apre ed entra Lucas, accompagnato da una ragazza bionda, molto alta e molto bella. "Ciao" li saluto educatamente. "Che stai facendo?" mi chiede lui con la solita scontrosità nel tono della voce. "Preparo il pranzo, non si vede? Voi vi fermate?" domando, versando il sugo sulla pasta. "Io vado, chiamami dopo." la ragazza gli si avvicina per baciarlo, ma lui la congeda freddamente e si scansa. Che grandissimo coglione, penso tra me. La ragazza esce infastidita dalla porta, facendomi capire di non essere la fidanzata di Lucas. "Che stai cucinando?" si siede sullo sgabello del bancone e mi guarda, mentre maneggio gli spaghetti tra il sugo. "Spaghetti al pomodoro" è una ricetta che mi ha insegnato mia madre. "Okay." dice solamente. "Ne hai preparata tanta." mi fa notare. "Lo so, la mia ragazza sarà qui a momenti." gli dico, non alzando lo sguardo su di lui. "La tua cosa?" oddio ti prego, non ancora. "La mia ragazza, sono lesbica, sì." Lui mi guarda con gli occhi spalancati, come se mi fosse cresciuta una terza testa. "Non credevo che tu fossi lesbica. Insomma, non sei così... 'maschiaccio'" dice, ed evidenzia l'ultima parola. Stupido coglione stereotipato. "Non tutte le lesbiche si vestono e si atteggiano come i ragazzi." dico stizzita, proprio mentre il campanello suona. Mi rendo conto del fatto che la mia ragazza sia la perfetta descrizione dello stereotipo della "ragazza lesbica", ma non tutte sono come lei, compresa me. "Hey, tesoro!" mi avvolge nelle sue braccia magre e io ricambio l'abbraccio. "Ciao, Lucas." lo saluta. "Cosa? La sorella di Malcom è lesbica?" lui pare cadere dallo sgabello. "So come stupirti, eh?" scherza lei, sedendosi accanto a lui. Loro hanno molti interessi in comune a quanto pare, tra cui le macchine e le motocross, quindi si cimentano in una discussione su di esse, fino a quando non terminano la pasta. "Buonissima amore, come sempre" mi sorride lei, con uno schizzo di sugo sulle labbra. Ricambio il sorriso, mentre aspetto che Lucas parli, quando non lo fa, comincio a ripulire la cucina, mentre i due continuano a parlare di cose di cui non mi interessa nulla.

"Tu, lesbica." ghigna lui, quando chiude la porta d'ingresso, dopo avermi fatta entrare. Ho accompagnato Jessica fino alla fermata del tram, confessandole il mio disagio per il pranzo di oggi. Mi è sembrato tutto molto... strano. "Ti stupisce così tanto? Beh, ora sai che puoi farti chiunque qui, non sarò gelosa di te." dico, scherzando. "Da quanto state insieme?" domanda. Mi imbarazza tutta questa curiosità. "Due anni e mezzo." rispondo, appoggiando lo straccio sporco nel cesto della biancheria. "I tuoi lo sanno?" mi sento mancare il respiro e abbasso lo sguardo. "E' per questo che sono qui." lui mi guarda con fare comprensivo, e lo ringrazio silenziosamente. "Vado a lavoro, comincio il turno alle quindici." si alza, ed esce dall'appartamento senza aggiungere una parola.

Visto che mi sto annoiando, decido di spolverare e pulire il salotto, il bagno e, successivamente, notando per errore il letto disfatto di Lucas, decido di rifarglielo. Noto che ha tantissime t-shirt nere e bianche quando ne rimetto una che era caduta a terra nell'armadio. Quando la casa è più che pulita, sono le sette di sera, e decido di farmi una doccia veloce. Mi spoglio ed entro nella doccia, accendendola e lasciando che l'acqua mi ripulisca la mente dai pensieri. Penso tanto, troppo ultimamente, e so che questo non causerà nulla di buono. Dopo quindici minuti passati a pensare, spengo l'acqua ed esco, avvolgendo il mio corpo e i miei lunghi capelli cioccolato in un asciugamano bianco. Proprio mentre percorro il corridoio seminuda, con i miei vestiti stretti in un pugno, la porta si apre, ed entra Lucas, da solo questa volta. Mi guarda per un secondo e ride, quando vede la mia espressione, che sicuro come la morte, sarà la più buffa del mio repertorio. Corro verso la camera ed entro dentro. Scoppio a ridere quando lui dalla cucina grida: Guarda che ti ho vista!

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