2.

"Allora, che hai in mente di fare?" Jessica mi passa le stoviglie da mettere sulla tavola. Sua madre sta per finire il turno della sera, così le stiamo preparando la cena. "Non lo so. Lucas è davvero un coglione, ma al momento sembra l'unica cosa giusta da fare. Voglio dire, la camera è ampia e spaziosa, e la posso arredare completamente." gesticolo con le mani piene di posate, e quasi mi cade un coltello. "Senza contare il fatto che pagherei una miseria. E' pur sempre qualcosa, inoltre, lui dice di lavorare e stare sempre fuori, e probabilmente è ciò che farò anche io. Non è la casa perfetta, ma ci sto davvero facendo un pensiero sopra." le rispondo, mentre posiziono i piatti sopra i tovaglioli. "Appoggerò qualunque sia la tua scelta, anche se non devi dimenticare che da noi puoi venire quando ti pare e piace, amore." dice dolcemente lei. "Anche se devo ammettere che sono sollevata dal fatto che il tuo probabile coinquilino sia maschio, e non femmina." ridacchia mentre mi fa l'occhiolino. Quando le passo vicino le do un colpetto sulla spalla con la mano.

Sono le due di notte, e sono distesa su questo letto, con la mia ragazza abbracciata al mio ventre. Non riesco a chiudere occhio, e controllo l'orologio sul polso ogni due secondi, tanto per controllare se il tempo stia scorrendo più velocemente, ma non è mai come spero. Sono tremendamente tentata dal chiamare Lucas proprio ora, e dirgli che voglio convivere con lui, anche se sono consapevole del fatto che sia troppo tardi. Nonostante lui sia uno scontroso coglione e che non mi sopporti proprio, sento che devo accettare la sua offerta. Sarebbe un nuovo inizio, una nuova casa, una nuova occasione per riprendermi la libertà che tanto mi veniva impedita dai miei genitori. Senza pensarci ancora, prendo il telefono sulle mani e vado nella sezione dei messaggi.

A: Lucas Hood: Ciao, so che è molto tardi, ma volevo dirti che ci ho pensato, e accetto la tua offerta.

Appoggio il telefono sul petto e attendo la sua risposta, se mai la riceverò questa notte. Proprio mentre formulo queste parole nella mia mente, il cellulare vibra, annunciandomi un nuovo messaggio.

Da: Lucas Hood: Ma cazzo, sei pazza? Sai che ore sono?

A: Lucas Hood: Me lo hai detto che la sera stai sempre fuori.

Da: Lucas Hood: Deborah, la sera è un conto, ma ora sono le due dannate ore del mattino.

A Lucas Hood: Beh, però sei sveglio. E comunque, mi chiamo Devonne.

Da Lucas Hood: Beh, Deborah, mi hai svegliato te con il tuo fottuto messaggio. In ogni caso, domani ripassa da me e ti faccio firmare le solite cazzate.

A Lucas Hood: Ma non sai leggere? Mi chiamo Devonne. Ci vediamo domani.

Da Lucas Hood: Buonanotte Daphne.

Oggi è Martedì e Malcom è a scuola, mentre Jessica è uscita per fare la spesa, così decido di prendere l'autobus per raggiungere il mio futuro appartamento. Prendo la borsa e ci infilo dentro il portafoglio ed il telefono, ed esco di casa. Sono le dieci di mattina e l'autobus è stranamente talmente vuoto che riesco persino a trovare un posto a sedere. Durante il tragitto mando un messaggio a Lucas dicendogli del mio imminente arrivo, e poi comincio a giocherellare sul mio iphone, finché non arrivo a destinazione. Mi avvicino e suono al citofono. "Deborah?" posso vedere il suo sorriso malizioso anche da qui. "Devonne." Rispondo irritata. "Oh, Debby, vieni." ghigna, prima di attaccare e sbloccare la porta di vetro.

"Insomma, ora sei ufficialmente la mia coinquilina." dice lui, prima di spostarsi verso il frigo. "Già." dico con poco entusiasmo, e mi passo una mano tra i capelli scuri. "Vuoi da bere?" mi chiede. "Tranquilla, non te lo farò pagare come un extra" mi fa l'occhiolino. "Immaginavo." incrocio le braccia al petto."Allora, quando vieni?" mi chiede, stappando una bottiglia di birra e portandosela alle labbra. "Sono qui." rispondo. "Simpatica ma non fai ridere. Intendo quando vieni a vivere qua." Beve un sorso, e non posso fare a meno di notare il suo pomo d'Adamo mentre si alza e si abbassa. "Quando vuoi?" vorrei dire un'affermazione, ma invece mi esce una domanda. "A me sta bene anche ora, Denise." dice, fissando il mio viso, e sono sicura che attende una reazione per come mi ha chiamata. Non voglio dargli la soddisfazione di infastidirmi ancora, quindi gli sorrido. "Non ho molto da portarmi, solo uno zaino pieno di vestiti e il mio portatile." gli dico. "Come mai no? Cosa sei, una specie di senzatetto?" si acciglia. "No, no..." mi affretto a scuotere la testa. "E'... una storia complicata." gli dico, sperando che non mi chieda altro. "Ho tempo, non che me ne interessi più di tanto, Diana." ecco. Ignoro nuovamente il nome con un sospiro e cerco velocemente una risposta per farlo stare zitto. Decido di girarmi per andarmene, quando lui fa proprio ciò che mi sto aspettando. "Dove stai andando?" lo sento appoggiare la bottiglia di vetro sul bancone. "Hai detto tu che non ti interessa più di tanto." mi volto per fargli un ultimo occhiolino, prima di uscire dalla porta.

"Quindi hai capito bene l'indirizzo?" le dico, passandomi una mano tra i capelli sciolti. Sono molto mossi e formano un groviglio sulla mia testa, ma poco mi importa. Spero di arrivare da Lucas e potermi fare finalmente una doccia rilassante. "Sì, l'ho anche appuntato qui!" ripete, per la quarta volta, mostrandomi il suo iphone. Sono un po' nervosa, credo che sia percepibile. Molto. "Bene, domani mattina passo da te, così mi fai vedere la tua camera." mi guarda maliziosa, e io mi lascio riempire le labbra da un sorrisetto. Raccolgo lo zaino pesante da terra e lo infilo sulle spalle, prima di dare un grande bacio sulle labbra di Jessica, e di uscire da casa sua. Ancora una volta, mi ritrovo sullo stesso autobus verso casa di... verso la mia nuova casa. Devo abituarmi all'idea, ci vorrà solo un po' di tempo. Sono passata dall'avere una famiglia che mi amasse, a non averla più. Beh, tranne mia sorella, ovviamente. Scendo non appena le porte scorrevoli si aprono, e mi dirigo subito verso la porta. Ora che ho le chiavi del portone, non mi scomodo a chiamare Lucas per il citofono.

"Lucas!" sento, appena apro la porta. Imbarazzata entro e la richiudo subito. La voce di una ragazza, grida il suo nome ancora e ancora, e capendo immediatamente la situazione, mi chiudo in camera mia, come se fossi un intrusa. Cerco di soffocare una risata, mentre i gemiti si fanno sempre più forti. Di certo non mi sarei aspettata che la prima volta in questa casa, sarebbe rimasta impressa nella mia memoria per questo fatto. Appoggio lo zaino a terra, avvicinandomi all'armadio e aprendolo. Dentro ci sono un set di lenzuola, e la cosa mi fa sorridere. Preparo il letto, riversandoci poi sopra il contenuto del mio zaino. Ripiego i miei vestiti e li deposito nell'armadio, mentre appoggio il mio portatile e il telefono, in un comò di cui non mi ero accorta la prima volta che sono stata qui. Forse Lucas lo ha aggiunto dopo. Quando ricontrollo l'orario sul mio orologio, sono le sette di sera, e comincio ad avvertire una certa fame. So per certo che la probabile fidanzata di Lucas se n'è andata, visto che ho sentito la porta principale chiudersi, e non ho più avvertito quella voce nell'appartamento, quindi mi alzo, ed esco dalla camera. "Oh, che cazzo ci fai qui?" Lucas quasi salta per la paura quando sbatto involontariamente la porta della mia stanza, cosa che mi fa ridere. "Emh, ci vivo?!" controbatto. "Ma quando, quando..." sembro averlo lasciato senza parole. "Quando sono arrivata? Circa due ore fa. Ti sei divertito, da quanto ho sentito!" lo prendo in giro, avvicinandomi alla cucina. Di sicuro, prima di cucinare qualsiasi cosa, devo ripulire questo casino. "Non sono affari tuoi, potevi almeno avvisare." dice freddo lui, ma io non smetto di avere un sorriso scemo sulle labbra. "Certo, la prossima volta irrompo nella camera e ti annuncio il mio arrivo, meglio?" prendo tra le braccia i cartoni vuoti di pizza e li metto in una busta, per buttarli poi. "Come ti pare, ma io sta sera non ci sono." Detto questo, prende le chiavi dal portachiavi ed esce dalla porta di ingresso.



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