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La mattina seguente mi alzai con un senso di leggerezza

Mi preparai con cura, scegliendo un top bianco e un paio di jeans, raccogliendo i capelli in una coda alta

mi diedi un’ultima occhiata allo specchio, poi uscii di casa e mi diressi verso il cancello, dove sapevo che c'era carl

Quando lo vidi, aveva il labbro spaccato e un taglio sul sopracciglio, segni evidenti di una rissa

Mi avvicinai rapidamente

"Amore, cosa hai fatto?" chiesi preoccupata, prendendogli il viso tra le mani, osservando ogni livido, ogni graffio

Carl si schiarì la gola, distogliendo lo sguardo

"Non è niente, ho solo... sbattuto" disse in tono evasivo, ma nel momento in cui finì di parlare, notai un altro ragazzo che passava vicino a noi

Era anche lui pieno di lividi, il volto segnato come se fosse stato picchiato da poco, immediatamente abbassai lo sguardo sulle mani di Carl e notai che le sue nocche erano sporche di sangue

Lo guardai negli occhi, sorpresa e infuriata

"Carl... hai picchiato quel ragazzo?" gli chiesi, cercando di mantenere la calma

Lui sospirò

"Sì... ma se lo meritava"

"Carl" protestai, lasciando andare il suo viso

"Perché lo hai fatto?"

"Ieri continuava a guardarti, e non solo guardarti... ha fatto anche dei commenti"

"Commenti? Che tipo di commenti?"

"Diceva... diceva cose come 'ha un bel culo' e altre cose così" rispose

"Carl, ma le dici anche tu queste cose su di me"

Lui si agitò, cercando di giustificarsi

"Ma io sono il tuo ragazzo, Madison! Non... non uno qualunque"

Sospirai, abbassando lo sguardo

"Carl, non devi essere così geloso, non è necessario"

"Sei mia, Madison, nessuno deve guardarti in quel modo o dire quelle cose su di te"

"Carl, sei sempre il solito," dissi scuotendo la testa, cercando di mantenere un tono di rimprovero, ma sapevo che nel fondo della mia voce c'era anche un velo di tenerezza

Non potevo fare a meno di essere preoccupata per lui, anche quando esagerava

"Vieni" aggiunsi, prendendolo per il braccio

"Andiamo a casa tua, dobbiamo pulire quei tagli"

Lui mi seguì in silenzio, un mezzo sorriso che gli sollevava appena l'angolo delle labbra

Quando arrivammo, lo feci sedere sul divano e mi avvicinai per prendere il disinfettante e delle garze, iniziando a pulirgli il labbro, mi accorsi che i suoi occhi erano fissi su di me, attenti, intensi, e quel suo sguardo mi fece battere il cuore un po’ più forte

Cercai di ignorarlo, concentrandomi sulle ferite

"cazzo" borbottai sottovoce, imbevendo il cotone nel disinfettante e tamponando il taglio sul sopracciglio

"Ti fai male ogni volta che qualcuno osa anche solo guardarmi, non cambierai mai"

Lui sorrise, piegando un po' la testa come per sfidarmi

"Non riesco a farne a meno, Madison"

Continuai a pulire le sue ferite, il mio silenzio pesante nell'aria tra noi

Ogni tanto, il rumore del disinfettante che imbevuto sul cotone sembrava coprire il battito forte del mio cuore, ma la rabbia che cresceva dentro di me non si placava

Non riuscivo a togliermi dalla testa quella scena: Carl che picchiava quel ragazzo

"Perché non riesci mai a fare diversamente?" pensai, mentre continuavo a tamponare il taglio sul suo sopracciglio

La frustrazione mi montava dentro, ma non volevo mostrarglielo

Mi feriva vedere come si comportava, come se l'unico modo per proteggermi fosse usare la violenza

Eppure, sapevo che non l'avrebbe mai capito

Lui si mosse sul divano, visibilmente dispiaciuto, ma io non riuscivo a guardarlo

Mi concentravo sulle sue ferite, sul suo viso, sui suoi occhi che non smettevano di fissarmi, volevo gridare, dirgli che non era così che si risolvevano le cose, che non volevo una relazione fatta di lotte e sangue, ma non lo facevo, non riuscivo nemmeno a parlare

Alla fine, dopo aver disinfettato e coperto i tagli, mi alzai senza dire una parola

Lui non provò nemmeno a fermarmi "Vado" dissi in modo secco mentre mi dirigevo verso la porta

"Madison, scusa…" la sua voce tremava, ma io non mi voltai

Non avevo voglia di sentire scuse, perché sapevo che sarebbe stato lo stesso di sempre

Ogni volta lo faceva, ogni volta si scusava, ma alla fine il suo comportamento non cambiava mai

Quando tornai a casa, un'ora dopo, suonò il campanello

Aprii la porta, ma non c'era nessuno, al posto suo, trovai solo una lettera, la riconobbi subito: la sua calligrafia, la presi, la lessi in silenzio, mentre una morsa mi stringeva il cuore

"Madison,
Non so come spiegarti quello che ho fatto, e non credo che ci siano parole per farti capire quanto mi dispiace. So di aver sbagliato, ma sento che non riesco a controllarmi. Non voglio che nessun altro guardi o parli di te come se fossi qualcosa da desiderare. Voglio che tu sappia che lo faccio per te, per proteggerti, anche se so che non è giusto. La mia paura di perderti mi fa fare cose di cui poi mi pento.

Mi hai sempre detto che non hai bisogno che io risolva tutto con la violenza, e lo so, lo so che è sbagliato. Ma quando vedo qualcuno che si avvicina a te non riesco a fermarmi. Ti chiedo perdono, Madison. Ti chiedo di non allontanarti da me, perché ti amo più di quanto possa esprimere con le parole.

Lo so che non ho scuse, ma spero che tu riesca a capire, almeno un po'. Non posso prometterti che cambierò dall'oggi al domani, ma voglio cercare di farlo. Voglio migliorare, per te, per noi.

Ti prego, non andare via.
Con tutto l'amore che ho,
Carl"

Dopo aver finito di leggere, mi rimase un vuoto dentro, non sapevo come rispondere, non riuscivo a decidere cosa fare, non mi bastava un'altra scusa, non mi bastava che mi dicesse che mi amava, non volevo che la nostra relazione fosse segnata dalla violenza, ma allo stesso tempo non riuscivo a immaginare la mia vita senza di lui

Nonostante tutto, non riuscivo a ignorarlo, il mio cuore batteva ancora per lui, e anche se ero arrabbiata, sapevo che non sarei riuscita a restare lontana

Così, uscii di casa, lo cercai, quando lo trovai, non dissi una parola

Mi avvicinai a lui e, senza pensarci, lo abbracciai

Non riuscivo a non volergli bene, nonostante tutto, e anche se non avrei mai accettato la sua violenza, non sarei riuscita a lasciarlo andare

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