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Le settimane successive a quella sera furono un vortice di emozioni e sguardi rubati. Ogni volta che Carl entrava nella stanza, sentivo la sua presenza ancora prima di vederlo. C'era una tensione tra di noi, palpabile, come un filo invisibile che ci collegava nonostante tutto. E quel filo si tendeva ogni volta che i nostri sguardi si incrociavano, trattenendoci in un momento che sembrava durare per sempre, ma che durava solo un attimo.

Durante i giorni, fingevamo normalità, ma ogni incontro, ogni fugace occhiata diceva molto più di quanto le parole potessero. Carl e Lisa sembravano ancora una coppia, ma io potevo sentire la distanza crescente tra di loro, quella distanza che Lisa forse non notava, o che rifiutava di vedere.

Poi venne la sera del falò, una di quelle sere che sembrava perfetta, con il cielo stellato e l'aria fresca di fine estate. Tutti erano seduti attorno al fuoco, le fiamme che ballavano davanti a noi, creando ombre che danzavano sui nostri volti. Carl era seduto accanto a Lisa, ma i suoi occhi... i suoi occhi erano su di me. Lo sentivo, lo sapevo senza dover guardare, ma quando alzai lo sguardo, lo vidi. Mi stava guardando, con quella stessa intensità che mi faceva battere il cuore più forte.

Lisa, seduta accanto a lui, si accorse dello sguardo. Le sue labbra si contrassero in una smorfia che tentava di nascondere, e senza dire una parola gli diede una gomitata sul fianco, cercando di attirare la sua attenzione. Carl distolse lo sguardo in fretta, ma l'imbarazzo tra loro era evidente. Lisa sembrava sempre più tesa, come se stesse lottando contro qualcosa che non riusciva a controllare.

Dopo qualche minuto, la vidi muoversi con un gesto deciso. Si girò verso Carl, e in un tentativo evidente di riconquistare il suo affetto, si avvicinò per baciarlo davanti a tutti. Ma Carl, quasi istintivamente, si spostò. Lo fece in maniera così naturale che sembrava non rendersene conto, ma io lo notai. Lisa rimase ferma per un istante, incredula, guardandolo con una smorfia confusa e leggermente ferita.

Non mollò. Dopo qualche secondo di esitazione, Lisa provò di nuovo a baciarlo, questa volta con più decisione. Carl non si mosse, questa volta restò immobile, e le sue labbra incontrarono quelle di Lisa. Ricambiò il bacio, ma nel modo in cui lo fece c'era qualcosa di distante, come se il suo cuore non fosse davvero lì, come se fosse un gesto automatico, quasi meccanico. Le fiamme del falò illuminavano la scena, ma io distolsi lo sguardo, il cuore che mi martellava nel petto. Nonostante tutto fece male, quel bacio mi fece male.

La serata continuo, ma io non riuscivo più a concentrarmi. Vedevo solo Carl, sentivo solo il peso di quello che era successo tra noi e la consapevolezza che, per quanto lo desiderassi, c'era ancora Lisa nella sua vita.

Più tardi, quando tutti cominciarono a tornare alle loro tende o alle loro stanze, Carl mi trovò vicino al lago, dove mi ero rifugiata per cercare di schiarirmi le idee. Lo sentii arrivare prima ancora che parlasse, e quando si avvicinò, il mio cuore cominciò a battere più forte.

"Madison..." iniziò, con quella voce che sembrava sempre cercare le parole giuste.

Mi girai verso di lui, ma non dissi nulla. C'era troppa confusione dentro di me. Carl fece un passo avanti, poi un altro, e all'improvviso fu davanti a me, troppo vicino.

Sentivo il suo respiro caldo sulla mia pelle, e prima che potessi reagire, sentii le sue labbra sulle mie.

Il bacio fu rapido, quasi istintivo, ma bastò a far riaffiorare tutto quello che avevo cercato di reprimere. La sua mano destra si appoggiò delicatamente sul mio fianco, stringendolo con una leggera esitazione, mentre la sinistra mi sfiorava il collo, le dita che si muovevano leggere, tremanti. lo sentii un brivido lungo la schiena e, senza volerlo, le mie mani salirono a incontrare il suo petto, toccando la stoffa della sua camicia, sentendo i muscoli sotto di essa tendersi.

Mi allontanai subito, il respiro corto, il cuore che batteva all'impazzata.

"Carl, no... Lisa..." balbettai, cercando di dare voce ai miei pensieri confusi.Ma Carl non si allontano, anzi, si avvicinò di nuovo, questa volta con più determinazione. Le sue mani si posarono sul mio viso, i suoi pollici che mi accarezzavano dolcemente le guance, come se volesse calmare il mio turbamento. "Ho sistemato tutto," disse con voce calma, ma decisa. "Non c'è più nulla tra me e Lisa."

Lo guardai, cercando di capire se stesse dicendo la verità. "Hai... hai davvero lasciato Lisa?" sussurrai, incredula.

Carl annui lentamente. "Sì, l'ho fatto. Gliel'ho detto questa sera. Non potevo continuare a mentire né a lei né a me stesso."

Quelle parole mi colpirono come una liberazione, ma allo stesso tempo mi spaventavano. "Perché me lo dici ora?" chiesi, la voce che tremava.

"Perché non posso più stare lontano da te," rispose Carl, la sua voce un sussurro. Poi mi baciò di nuovo, questa volta più lentamente, con una passione trattenuta troppo a lungo. Le sue mani scivolarono dai miei fianchi lungo la schiena, tirandomi più vicino, mentre una delle mie mani si spostava verso la sua nuca, sentendo il calore della sua pelle sotto le mie dita. L'altra mano restava sul suo petto, quasi a tentare di tenerlo lontano, ma non riuscivo a farlo. Lo desideravo troppo.

Mi persi in quel bacio, ricambiandolo con tutto il desiderio e la confusione che avevo trattenuto dentro di me. Le sue mani si muovevano con una sicurezza che non avevo mai visto prima, come se sapesse esattamente dove toccarmi, dove sfiorarmi per farmi cedere. Ma poi, all'improvviso, mi resi conto di quello che stava succedendo e mi allontanai di nuovo, il respiro spezzato."Carl... e se Lisa..." iniziai a dire, ma lui mi fermò, prendendomi il viso tra le mani.

"Non devi più preoccuparti di lei. Ho chiuso. È finita." Le sue parole erano ferme, sicure, e per la prima volta da tanto tempo, credetti che fosse davvero così.

Ci fu un lungo silenzio tra di noi, un silenzio carico di aspettative e speranze. Poi, senza dire altro, ci baciammo di nuovo, lasciando che quella sera fosse solo nostra, senza più paura di quello che ci stava alle spalle. Le sue mani continuavano a scivolare lungo il mio corpo, come se volesse tenermi stretta, come se temesse che potessi scivolare via. E io, in quel momento, non volevo andare da nessuna parte.Il mondo intorno a noi sembrava scomparire, lasciandoci soli nella quiete della notte. Il lago rifletteva il bagliore delle stelle, ma non riuscivo a vedere nient'altro se non Carl e il desiderio che ci avvolgeva. Dopo quel lungo bacio, ci fermammo per riprendere fiato, i nostri volti ancora vicini, le fronti che si toccavano, e i nostri respiri che si mischiavano nell'aria fresca.

Poi, senza dire una parola, Carl mi prese per mano e mi guidò verso un albero poco distante. Ci sedemmo a terra, con la schiena appoggiata al tronco nodoso. Mi sentii improvvisamente fragile, come se l'intensità di quel momento mi avesse spogliata di ogni difesa. Ma quando mi guardò, con quello sguardo che sembrava vedermi davvero, tutto il resto smise di esistere.Lui si spostò un po' indietro, aprendo leggermente le gambe e mi tirò delicatamente verso di sé, facendo segno di salire. lo, senza esitazione, mi misi a cavalcioni su di lui. Era una posizione così intima, quasi proibita, e sentii il cuore accelerare ancora di più. Le mie ginocchia si poggiavano sul terreno morbido ai lati del suo corpo, mentre il mio petto sfiorava il suo. La sua mano destra si posò con fermezza sulla mia schiena, mentre l'altra mi teneva delicatamente il fianco, come se volesse ancorarmi a lui.

I nostri occhi si incontrarono di nuovo, e senza bisogno di altre parole, ci baciammo ancora, questa volta con una lentezza che aveva dentro tutta la consapevolezza del momento. Le sue labbra erano calde e sicure sulle mie, e mentre il bacio si faceva più profondo, le sue mani si mossero.La mano sulla mia schiena iniziò a scivolare lentamente verso il basso, accarezzandomi lungo la spina dorsale, fermandosi solo per un istante sui miei fianchi, stringendoli con più forza. Sentii il suo tocco come una scarica elettrica, e involontariamente spostai il peso del mio corpo più vicino a lui, sentendo ogni muscolo del suo corpo sotto di me.

Le mie mani si muovevano da sole, guidate dal desiderio di toccarlo ovunque. Una si insinuò tra i suoi capelli, tirandoli leggermente mentre lo baciavo con più intensità, mentre l'altra si fermava sul suo petto, le dita che esploravano i contorni dei suoi muscoli tesi. Ogni volta che le sue labbra si staccavano dalle mie, solo per un attimo, cercavano subito di nuovo il contatto, come se nessuno dei due potesse resistere a quella tensione che ci teneva uniti.Carl si mosse leggermente sotto di me, avvicinandomi ancora di più, e sentii la sua mano che mi accarezzava il lato del collo, il pollice che sfiorava la mia mascella in modo così delicato da farmi tremare. Mi prese il viso tra le mani, con un gesto deciso ma pieno di dolcezza, e mi baciò di nuovo, con una passione che cresceva sempre di più, come se ogni bacio ci portasse più vicini a qualcosa di inevitabile.

Sentii le sue mani scendere di nuovo, questa volta entrambe sui miei fianchi, stringendoli con più forza. Il modo in cui mi tirava a sé, con quel bisogno quasi disperato, mi fece capire quanto anche lui desiderasse tutto questo. E io mi persi completamente in quella sensazione, lasciando che le mie mani scivolassero lungo la sua schiena, sentendo ogni muscolo tendersi sotto le mie dita.Ma all'improvviso, tra un bacio e l'altro, un pensiero mi attraversò la mente come una lama affilata. Lisa. La sua presenza, il suo nome, mi colpirono con la forza di una realtà che non potevo ignorare. Mi allontanai leggermente da Carl, il respiro affannoso e il cuore che mi batteva come un tamburo impazzito.

"Carl..." dissi, la voce tremante. "Non possiamo... non posso farlo. E Lisa?"

Lui mi guardò, il desiderio ancora vivo nei suoi occhi, ma con una fermezza che non avevo mai visto prima. Mi prese il viso tra le mani, i pollici che mi accarezzavano le guance come per rassicurarmi. "Madison, ti ho già detto che ho sistemato tutto. È finita con Lisa. Non c'è più niente tra noi."

Il modo in cui lo disse, così sicuro, così determinato, mi fece vacillare.Lo guardai negli occhi, cercando di trovare una traccia di incertezza, ma non ce n'era. Carl sembrava sincero, e quelle parole, anche se mi spaventavano, mi diedero anche un senso di sollievo.

"Carl... davvero?" chiesi, ancora incredula.

"Sì," rispose lui, con un sussurro "Davvero"


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