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La scena davanti a me sembrava surreale, quasi un incubo da cui non riuscivo a svegliarmi. Il peso delle sue parole, "Sì, Madison", risuonava nella mia testa come un'eco infinita, mentre il mondo attorno a me si offuscava, ridotto a una fitta nebbia di dolore
Restai inginocchiata lì per un tempo che non saprei definire, incapace di muovermi
Ogni singola emozione mi travolgeva come un'onda, ma la più forte di tutte era il senso di vuoto, Carl, la persona con cui avevo condiviso così tanto, mi aveva appena spezzato il cuore senza mostrare un briciolo di rimorso
Le voci lontane degli abitanti di Alexandria risuonavano vagamente alle mie spalle, ma tutto sembrava così distante
Finalmente, con uno sforzo immenso, mi sollevai lentamente in piedi, tremante, le gambe mi sembravano di piombo, e il cuore un macigno.
In qualche modo, riuscii a tornare a casa, ogni passo era come camminare nel fango
Non ricordo di essere entrata, ma mi trovai seduta sul letto, fissando il vuoto, mentre le lacrime continuavano a scendere
Le notti successive furono un susseguirsi di ore insonni, tormentate da pensieri incessanti
Ogni dettaglio della mia storia con Carl mi passava davanti agli occhi: i sorrisi, i baci, le promesse, ogni cosa sembrava così distante ora, come se appartenesse a un'altra vita
Mi chiedevo continuamente cosa fosse andato storto, dove avessi sbagliato
Ma più cercavo risposte, più il dolore si faceva insopportabile
Non riuscivo a scacciare l'immagine di Carl e Lisa insieme, della freddezza nei suoi occhi quando mi aveva parlato
Passarono giorni, poi settimane, e cercai di distrarmi immergendomi nel lavoro con il gruppo, ma ogni volta che vedevo Carl, il mio cuore si stringeva
Lui, invece, sembrava indifferente, come se nulla fosse successo, come se io non fossi mai stata parte della sua vita
Qualche giorno dopo, il sole sembrava appena sorgere quando sentii un bussare alla porta, non avevo molta voglia di vedere o parlare con nessuno, ma mi alzai comunque, aprendo lentamente la porta, era Enid
"Buon compleanno, Madison" disse con un sorriso gentile, ma c'era una leggera preoccupazione nei suoi occhi
"Grazie," mormorai, cercando di abbozzare un sorriso, ma la tristezza mi opprimeva
"Vieni, non puoi stare chiusa qui tutto il giorno" insistette, prendendomi per mano
Non avevo la forza di oppormi, sapevo che Enid voleva solo aiutarmi, e forse uscire avrebbe fatto bene, così, mi lasciai trascinare fuori
Camminammo per le strade di Alexandria, cercando di evitare i luoghi che mi ricordassero troppo Carl, ma inevitabilmente ogni angolo sembrava parlare di lui
Enid cercava di distrarmi con chiacchiere leggere, e per un po' ci riuscì, ma poi, proprio mentre stavamo attraversando il centro della comunità, lo vidi, Carl era lì, con Lisa accanto a lui, parlavano e ridevano come se nulla al mondo li potesse toccare
Il mio stomaco si contrasse, e sentii le gambe tremare
Cercai di guardare altrove, di ignorarlo, ma la vista di loro due insieme mi tolse il respiro
"Madison, andiamo via" sussurrò Enid, notando il mio sguardo
Non risposi, ma lei mi prese di nuovo per mano, allontanandomi da quella scena che mi stava devastando
Alla fine, tornai a casa prima di quanto avessi voluto, appena aprii la porta, mi accorsi che qualcosa non andava, la stanza era piena di persone. Rick, Michonne, Glenn, Maggie, tutti lì, riuniti per farmi gli auguri
"Sorpresa! Buon compleanno!" gridarono in coro
Li guardai, sorpresa, ma non sentivo alcuna gioia, il nodo alla gola si fece più stretto, e forzai un sorriso
"Grazie, davvero... ma non sono dell'umore giusto" la mia voce suonava piatta, distante
Senza aggiungere altro, mi voltai e salii le scale verso la mia stanza, lasciando il gruppo in un silenzio
Sapevo che volevano solo il meglio per me, ma quel giorno, tutto sembrava sbagliato
Mi rifugiai sotto le coperte, chiudendo gli occhi nel tentativo di soffocare le lacrime
Non volevo pensare, non volevo sentire, ma ogni pensiero tornava sempre lì, a Carl, a quello che eravamo stati, a quello che avevo perso
Passarono delle ore, forse, o forse solo pochi minuti, la casa si era fatta silenziosa, pensavo che fossero tutti andati via, quando sentii un bussare leggero alla porta della mia stanza
"Madison? Posso entrare?" Era Carl.
Mi irrigidii, non sapevo se volevo vederlo, parlare con lui, non avevo la forza di affrontarlo di nuovo, non dopo tutto quel dolore, ma prima che potessi rispondere, la porta si aprì lentamente, e lui entrò
Carl si avvicinò al letto, sedendosi sul bordo, per un momento, restammo entrambi in silenzio, l'aria carica di tensione
"Non sei scesa" disse infine, con un tono che non riuscivo a decifrare
"Non mi sentivo in vena di festeggiamenti" risposi freddamente, senza guardarlo
Lui sospirò, passandosi una mano tra i capelli
"Lo so che... è stato un periodo difficile"
"Difficile?" ripetei amara, finalmente alzando lo sguardo verso di lui
"Difficile è riduttivo, Carl, mi hai spezzato il cuore e te ne sei andato senza nemmeno guardarti indietro"
Restò in silenzio, abbassando lo sguardo, per un attimo, sperai che potesse dire qualcosa che aggiustasse tutto, qualcosa che cancellasse il dolore, ma le sue parole furono diverse da quelle che mi aspettavo
"Non so cosa dirti, Madison, non posso cambiare quello che è successo" La sua voce era calma, ma non c'era calore in essa, e questo mi feriva ancora di più
"Perché sei qui, Carl? Perché sei venuto nella mia stanza?" chiesi, la voce che tremava
"Perché non volevo che passassi il compleanno da sola, so che forse non ti interessa... ma io ci tenevo a farti gli auguri"
Risi amaramente
"Farmi gli auguri? Carl, come puoi pensare che basti un augurio di compleanno per sistemare tutto?"
Carl rimase in silenzio, fissando il pavimento, dopo un attimo, si alzò lentamente
"Non penso che aggiusterà tutto, Madison, volevo solo... esserci, per un momento" Fece una pausa, poi si voltò verso la porta
"Buon compleanno" mormorò, prima di uscire dalla stanza e chiudere delicatamente la porta dietro di sé
Rimasi seduta lì, mentre le lacrime silenziose scendevano lungo le guance
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