Sei Tu...
"Fratellino...". "N-non ci credo... Non è possibile..."
Ygritte allungò una mano, tremando come una foglia. Aveva paura. Paura che fosse tutto un sogno, e che suo fratello sarebbe scomparso nel momento in cui avesse tentato do sfiorarlo.
Ma Scott le si gettò al collo, e allora anche lei lo strinse con tutte le forze che aveva.
"Scusami, Scott... Avrei dovuto ricordarmi di te, avrei dovuto cercarti...". "Avrei dovuto farlo anche io... Ma ero arrabbiato con la mamma... E anche con te...".
Per qualche momento tutto andò a posto.
"Scott!". Il ragazzino si staccò dalla sorella e le scribacchiò qualcosa sulla mano, poi scappò via. "Devo andare!". "No! No... aspetta! Non puoi andare via di nuovo...".
Shawn le mise una mano sulla spalla.
Nascose la mano nella tasca della felpa nel momento in cui un uomo li raggiunse.
"Scusate, ragazzi. È stato uno dei nostri a combinare quello scherzo". "Uno dei vostri?".
"Sì, si chiama Scott. È convinto che nessuno gli voglia bene, e vede nemici ovunque". Silvia
sembrava dubbiosa.
"Prima della preparazione atletica occorreva quella mentale, quindi invece dell'allenamento lo abbiamo messo a fare dei lavoretti per tenere in ordine questo posto, ma lui si vendica a con degli scherzi, prendendolo per un dispetto... "
Lavoretti? Ma sta scherzando spero!
Ygritte incrociò le braccia e guardò quel tizio con aria minacciosa. "Ovvio che vede nemici in ogni angolo! Ma che cavolo, lo mettete a sgobbare come uno schiavo! Possibile che non gli abbiate mai chiesto nulla del suo passato? E credete che con le faccende lo aiuterete? Non credo che sareste mai riusciti a vincere il FF. Dicono che avete una grande preparazione mentale, ma se non riuscite nemmeno a capire i problemi di un membro della squadra allora siete proprio dei dementi!". Shawn la prese per un braccio. "Ygritte, basta!". "Basta un accidente!" gridò lei liberandosi dalla stretta.
Me ne vado, non rimarrò con quell'ipocrita un secondo di più.
Si rintanò in un boschetto vicino alla Cloister, e a un certo punto sentì una mano sulla spalla. Reagì voltandosi di scatto e tirando un calcio nei gioiellini di famiglia alla persona che la stava importunando.
Quando si ritrovò di fronte la faccia di Dave, quasi scoppiò a ridere per l'espressione sofferente che aveva assunto.
"Che... Male...". "Così impari a non apparire alle spalle della gente, cretino! Fallo di nuovo e ti defenestro!".
Gli tirò un pugno sulla spalla, ma piano, e scoppiò a ridere. Lo faceva solo per non piangere, in realtà, ma questo lui non lo sapeva.
"Unisciti a noi, Ygritte".
Quella richiesta la colse impreparata.
"Non... Non posso. Non voglio...". "Ci manchi, ti rivogliamo tutti al nostro fianco". "No, Dave".
Il ragazzo sospirò. "Ti darò tre giorni. Riflettici".
E se ne andò. Ma Ygritte continuò a pensare a quelle sue ultime parole.
Ti rivogliamo tutti al nostro fianco...
A chi si stava riferendo? Le uniche persone che avrebbero potuto rivolerla, fra i suoi amici d'infanzia, erano... Beh, Claude, Bryce e... Xavier.
Ma questo vorrebbe dire...
Che sono alieni anche loro? No, non ci credo! Non è possibile. Mi devo sbagliare per forza.
Cercando la strada per il campo della Cloister si mise a pensare a Jude. Una parte di sé sperava che avesse trovato la foto.
"Ygritte!".
Parli del diavolo...
"Ciao, Jude". "Ciao Ygritte. Abbiamo parlato con la Cloister, sembra che non giocheranno contro la Epsilon". "Che...". "Lo so, non ti scaldare. Vieni, è tardi". "Avviati, ti raggiungo".
Rimase per un po' indietro, ripensando a Dave, poi si guardò la mano.
Nella palestra. Stanotte. Scott.
Fece un mezzo sorriso.
Tornò indietro, e sentì le voci di Celia e Jude. Si nascose dietro un muro e li ascoltò. "Celia, tu sei una persona forte. Puoi credermi. Probabilmente molto più forte di me".
Ygritte guardò la sua sorellina. Jude aveva ragione.
"A te non sembrerà, ma è così. Ti conosco bene, ormai". "Ti ringrazio, Jude". Ygritte aspettò che il ragazzo se ne fosse andato prima di raggiungere Celia.
"Sai che Jude ha ragione, vero?". "Ci sono momenti in cui non ne sono molto certa". "Io sì. Senti, io lo so che non siamo davvero parenti di sangue, però... però tu sei e rimarrai per sempre mia sorella". Celia l'abbracciò.
"Per me vale lo stesso". Le due raggiunsero insieme la palestra.
"Scott! Cosa sono? Recipienti pieni d'acqua?".
Ygritte non poteva crederci. Sì, Scott era un birbone, ma non credeva potesse arrivare a questo punto!
"Mi vendico, così imparano!". "Scott, non puoi fare così!". "Ygritte ha ragione, non hai capito niente! Forse lei non la pensa come me, ma io credo che i tuoi compagni ti vogliano bene! Lo fanno solo per te, per rafforzare il tuo spirito e il tuo carattere!". "Ma non farmi ridere!". "Adesso smettila Scott!".
Il ragazzo guardò Ygritte con gli occhi sgranati. "Credevo che almeno tu capissi!". "Solo perché qualcuno ti ha fatto del male in passato non significa che tu debba ripagare tutti gli altri con la stessa moneta! Se ti comportassi da ragazzo maturo allora forse di farebbero allenare, invece passi il tuo tempo a fare queste stupidaggini!". "Basta, non voglio più ascoltarti!".
A quel punto intervenne Celia. "Dimostra quanto vali giocando a calcio! Dopotutto sei un membro della squadra! O forse hai solo paura? Ho capito, non sei per niente bravo col pallone!".
Il ragazzino a quel punto accettò la sfida. Mentre cercavano Veteran Ygritte si avvicinò a Celia. "Come hai fatto a convincerlo?". "Ho tirato a indovinare. Siete fratelli, vi somigliate anche in questo".
Sembra proprio che a calcio non ci sappia giocare... però è resistente, questo me lo ricordo. Lo rincorrevo per ore nel giardino di casa, ed era sempre in grado di seminarmi.
"Scott. Possiamo parlare un po'?". Il ragazzino, imbronciato, annuì. Ygritte lo prese da parte.
"Lo so che vorresti che io ti sostenessi, ma devi capire". "Sei tu quella che non capisce". "No, ascoltami. Come credi che mi sia sentita quando mamma è tornata a casa senza di te? Mi ha fatto salire in macchina e... e...".
Poi Ygritte si fermò e guardò suo fratello. "Tu... tu non sai cosa è successo a mamma e papà?". "Perché, non stai con loro?".
Ygritte stava per dire qualcosa, ma una densa nebbia scese sulla Cloister. "La Epsilon, è qui".
Ygritte guardò la partita col fiato sospeso. Mark le diede una pacca sulla schiena. "Sembrano in gamba!". "Non hanno chance". Il capitano ci rimase basito. "Come dici?". "Non hanno chance, la Epsilon è troppo potente. I loro giochetti non serviranno".
Come volevasi dimostrare...
Questo fu il primo pensiero di Ygritte quando Mark lanciò la sfida alla Epsilon.
La ragazza passò per un istante vicino a Dvalin. "Vediamo se ti ricordi ancora come si gioca".
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