In Squadra

Mark guardò l'orologio e si accorse che erano le 17.55.

Sono in ritardo porca miseria!

Chiuse il libro di chimica e indossò la divisa della squadra con i guanti, poi corse verso il campo.

Arrivò con 10 minuti di ritardo, e vide che gli altri erano già lì ad allenarsi. Si fermò a guardarli un secondo, ma qualcuno gli venne addosso facendolo cadere.

"Porca miseria!! Ma dico, ti sembra il caso di fermarti come un merluzzo congelato in mezzo alla strada?". "Scusa... Ma... Ygritte! Che ci fai qua? Hai deciso di unirti alla squadra?"

La ragazza si tirò in piedi e si lisciò i vestiti. "Solo come manager".

Nonostante fosse un po' dispiaciuto tornò a sorridere.

"Bhé, sarai sempre in tempo a cambiare idea!".

Entrò in campo e cominciamo ad allenarsi: il giorno dopo ci sarebbe stata la partita contro la Shuriken e dovevano essere pronti.

Dopo un po' vide che Ygritte si era allontanata dalla panchina e aveva preso un pallone; la squadra era tutta concentrata sul centrocampo, dove la palla era contesa, e Mark osservò bene i propri compagni.

"PALLA!!".

Mark vide una scheggia bianca volare spedita verso l'angolino. Si allungò per prenderla, ma la palla si infilò nell'angolo.

La ragazza scosse la testa. "Mark! Devi essere più attento e reattivo! Ricorda che non esistono solo le tecniche speciali! Gli avversari potrebbero tirare anche con palloni a effetto o molto angolati, quindi devi allenare anche l'agilità, non solo la resistenza!".

Il capitano era veramente stupito dalle capacità di Ygritte. Non solo era una grande calciatrice, ma anche un'ottima regista!

A quel punto si fece coraggio.

O la va o la spacca.

"Ti va di farmi due tiri?". La ragazza parve pensarci. "Ecco... Non lo so...". "Eddai! Mi aiuteresti moltissimo!". Ygritte si morse un labbro. "Uff... E va bene!".

Prese una palla e si posizionò in area di rigore, poi iniziò a bombardare Mark di tiri a effetto oppure con parabole molto angolate. Ci mise venti minuti buoni, ma alla fine riuscì a bloccare tre palloni di fila.

La ragazza gli fece i complimenti, poi se ne andò. Erano le otto di sera e non aveva voglia di tornare a casa. Si mise a camminare per la strada guardando per terra finché non sbatté contro qualcuno.

"Oh, mi dispiace...". "No... È stata colpa mia signor... JUDE?". "Ciao Ygritte, come stai?".
"Ehm... Bene grazie. Che stai facendo?". "Cammino. Vuoi venire con me?". "SÌ! Cioé... Sì, va bene".

Si avviarono insieme per le strade della città, e Ygritte continuò a fissarlo, cercando di ricordare dove l'avesse già visto. A un tratto il suo stomaco brontolò, e lei arrossì come un peperone.

"Senti, è tardi, ti va di cenare da me? Abito qui vicino". "OK, avviso Celia".

Mandò un messaggio a sua sorella:

Ehi Celia, è tardi, mi fermo a cenare da Jude per stasera, torno più tardi.

Le dita di Jude sfiorarono involontariamente le sue, e lei arrossì ancora di più. Lui però non ci fece caso. Quando arrivarono davanti a casa sua Jude la fece entrare e accomodare in sala da pranzo.

Cenarono con del pesce al forno delizioso, poi Jude la riaccompagnò alla porta.

"Allora... Ci vediamo in campo. Spero... Spero di incontrare la Raimon alla finale". "Ecco... Ecco, io non gioco...". "Ah... Peccato. Avrei voluto affrontarti sul campo". "In che squadra giochi?". "Sono della Royal Academy".

L'illuminazione arrivò come uno schiaffo in piena faccia.

Il ragazzo si chinò verso di lei e le diede un leggero bacio sulla guancia, poi le fece un cenno con la mano e rientrò dentro casa.

Quando Ygritte arrivò da Celia lei la trascinò dentro camera sua e iniziò a bombardarla di domande.

"Allora? È stato carino con te? Ci hai parlato? Com'è stato stargli vicino?". "Celia... Mi faresti un favore?". "Dimmi!". "Due. Primo, ti prego, non mi rompere le scatole, secondo... Mi potresti iscrivere nella Raimon?".

La ragazza annuì sorridendo e se ne andò in camera sua. A quel punto Ygritte scattò in piedi e aprì il proprio armadio. Frugò sul fondo, in un piccolo cassetto che teneva gelosamente nascosto, e ne tirò fuori una cornice rotta e impolverata con una foto semi strappata.

Dentro c'era una ragazza con i capelli neri accanto a un ragazzo che sorrideva a malapena.

"Jude...".

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