Dirsi addio
Ayato strinse forte gli occhi, ma invece del doloroso asfalto sentì qualcosa di morbido che lo avvolgeva.
Li riaprì lentamente, sotto la luce di un sole luminoso e vide Hideki che lo guardava con le lacrime agli occhi, erano così fredde quando gli cadevano sulle guance.
- Hideki, perché piangi ? -
Disse il ragazzo con un filo di voce
- Ayato ... - l'uomo gli sorrise dolcemente, ma quel viso pieno di sollievo venne immediatamente sostituito da uno di rabbia e furore.
- SEI UN BRUTTO COGLIONE DEL CAZZO !!! CHE DIAMINE TI È SALTATO IN TESTA !!!! SE FOSSI MORTO IO CHE AVREI FATTO ?!? COME SAREI POTUTO VIVERE SENZA DI TE ?!?!? -
Ayato arrossì, con gli occhi sbarrati per lo stupore, ed ascoltò attentamente il vaneggiamento di Hideki che, in preda alla rabbia, gli stava involontariamente facendo una dichiarazione d'amore aperta e sincera. L'adrenalina creatasi nell'uomo si stava completamente sfogando
- PENSI FORSE DI AVERE IL DIRITTO DI SCEGLIERE SE VALE LA PENA VIVERE O MORIRE ?!? BEH, ALLORA SAPPI CHE ... -
Vedendo il sorriso del servitore ed il rossore sulle sue guance Hideki si fermò, era senza fiato .
- Ayato, perché mi hai fatto questo ? Volevi punirmi per quello che ho detto prima ? - l'uomo allontanò lo sguardo e Ayato si sentì molto in colpa.
- Io non ... non volevo che tu andassi via, la ... La porta era chiusa ed io ... Io dovevo fermarti è ... è per questo che ho creato di raggiungerti - disse balbettando
Hideki tornò a guardarlo, aveva sul viso uno sguardo sconvolto
- E ... e lo avresti fatto solo per me ?!? -Ayato annuì
- Sì Hideki, e lo rifarei anche subito, per te farei qualsiasi cosa, se tu me lo chiedessi ... -
L'uomo gli accarezzò le morbide guance, il suo viso sembrava così preoccupato che ad Ayato si spezzò il cuore a guardarlo.
Hideki sentì una stretta allo stomaco, sapeva qual era la cosa giusta da fare, per quanto dolorosa. L'uomo fece mettere in piedi Ayato e fece un passo indietro, poi fece un respiro profondo.
- Sei licenziato -
Lo stupore e la paura si lessero sul viso di Ayato come da una fonte d'acqua pura. Hideki era in piedi e lo guardava serio, come se si trattasse di un servo qualunque, Ayato non sapeva cosa dire.
- Dato che non possiedi nulla non serve nemmeno che tu prenda le tue cose, vattene via immediatamente e non rimettere mai più piede in casa mia -
Ayato sorrise e lo afferrò per la giacca scura strattonandolo e scuotendolo, come per farlo riprendere.
- C-che stai dicendo Hideki ?!?
P-perché mi stai facendo questo stupido scherzo ?!?
Stai-stai ... stai cercando di punirmi perché mi sono messo in pericolo, vero ? -
L'uomo gli fece togliere le mani
- Dovresti chiamarmi Yoshida-dono, non voglio mai più che mi chiami Hideki -
Ayato fece un paio di passi indietro, cominciò a piangere e si coprì le labbra con entrambe le mani
- Vattene subito fuori da casa mia, o sarò costretto a chiamare la sicurezza -
Il ragazzo gli si inginocchiò ai piedi e cominciò a stringersi alle sue braghe
- H-Hideki, ti-ti prego non dirmi queste cose ... Io non ho posto in cui andare, non ho nessun altro ... Tu sei la mia famiglia !!! -
L'uomo lo scostò, mentre dalla porta uscirono due uomini in abito scuro, erano lì per allontanarlo.
- Io non sono affatto la tua famiglia !!!
Voglio che tu te ne vada, SUBITO !!! VATTENE VIA E NON TORNARE MAI PIÙ !!! -
Il tono del padrone era così diretto e serio che Ayato sentì il proprio cuore infrangersi.
- Hideki, ti prego ... Non mi dire queste cose ... Farò tutto ciò che vuoi, ma ti supplico ... Non ho altri al di fuori di te, non cacciarmi via -
L'uomo si voltò di schiena e cominciò a tornare verso l'ingresso della casa a testa bassa, sotto lo sguardo dei servitori che si erano avvicinati allarmati dal grido della cameriera.
Ayato sentiva su di sé i loro sguardi, vide nei loro occhi il dispiacere nei suoi confronti e la paura provocata dal loro padrone. Il ragazzo capì di aver sempre ricevuto un trattamento di favore da Hideki, questo lo fece infuriare, non era un protettore che cercava.
- Hideki ... Io non avevo altro, non ho mai avuto niente ... Tu sei, no ! Tu eri la mia sola ragione di vita ed adesso ... -
- TORNATE SUBITO AL LAVORO !!! NON C'È NIENTE CHE VI INTERESSI QUI !!! -
Hideki lo aveva totalmente ignorato, aveva urlato un paio di ordini e si era richiuso la porta da casa alle spalle con un colpo secco, un boato che penetrò fin nell'animo dei presenti.
- Ci dispiace Ayato - uno dei due uomini in nero gli toccò la spalla ed il ragazzo lo guardò con gli occhi pieni di lacrime.
- Ma non puoi più stare qui, ti dobbiamo chiedere di andartene o saremo costretti a cacciarti con la forza.
Ordini di Yoshida-dono -
Ayato cominciò ad avviarsi verso il cancello, le guardie della security lo seguivano passo passo.
Lentamente al ragazzo tornarono alla memoria tutti i momento passati insieme ad Hideki, da quando era piccolo sin durante quei mesi nella sua casa e capì che era sempre stato un peso, quell'uomo era il centro del suo universo, ma adesso il ragazzo se la sarebbe dovuta cavare da solo.
Attraversò il grande cancello metallico che si richiuse automaticamente alle sue spalle con un cigolio ed un gran tonfo.
- E adesso ? -
Ayato alzò lo sguardo verso l'orizzonte, non si era mai reso conto di trovarsi in una zona montuosa.
Il sole gli batteva sulla pelle chiara, da quanto tempo non usciva da quella casa ?
- Hideki ... -
Tornò a guardarsi indietro verso l'abitazione dell'uomo che lo aveva cresciuto e gli tornarono le lacrime.
- È questa dunque la prigione che ha scelto per il tuo cuore ?!? -
Ayato fece un paio di passi indietro
- Eri il solo per me -
Poi tornò a guardare la stradina sterrata circondata dalla boscaglia.
- Addio, amore mio -
Il giovane cominciò a correre a perdifiato inoltrandosi nella boscaglia, scostando rami, saltando radici ed ostacoli, solo e senza meta.
La casa si fece sempre più piccola alle sue spalle, provò a guardarsi indietro, ma le lacrime gli bloccavano la vista.
Sollevò un braccio e si strofinò gli occhi con forza e fu in quel momento che si scontrò contro qualcosa e cadde all'indietro.
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