THE NEW YEAR

«Il tuo migliore amico che è stato a New York ha un regalo per te!» mi annunciò pochi giorni dopo Blaine, che era tornato dalla grande mela con un sorriso smagliante. 

Io lo guardai con gli occhi spalancati e non vedevo l'ora di sapere che cosa mi avesse comprato. Mi lasciò sulle spine per qualche secondo, poi mi porse una busta verde smeraldo con un fiocchetto color crema, esibendo uno dei suoi migliori sorrisi.

Io mi rigirai la busta fra le mani per qualche secondo senza la minima idea di cosa ci potesse essere dentro, poi lanciai un'ultima occhiata a Blaine e decisi di aprirla.

«Due biglietti per New York?» gli chiesi confusa.

«No, due biglietti per capodanno a New York» mi corresse Blaine accentuando la parola "capodanno".

Io lo guardai con gli occhi strabuzzati.

Davvero?!

Con tutte le volte che ero stata a New York a trovare mio padre, mai ci avevo passato un capodanno, e Blaine sapeva che mi sarebbe piaciuto farlo.

«Io... Blaine! Non ci credo!» esclamai felice, e gli lanciai le braccia al collo per ringraziarlo.

«Uno è di Mike ovviamente» mi informò lui rimanendo stretto a me. 

Cosa?!

Davvero aveva pensato anche a Mike?!

Che amore!

«Davvero?» gli chiesi, spostando indietro la testa per guardarlo negli occhi.

«Certo! Non potevi andare da sola, e io ci sono appena stato a New York» rispose lui alzando le spalle.

Io lo abbracciai ancora più forte, e gli lasciai una serie di baci sulla guancia, troppo felice per dire qualsiasi cosa. 

Poi mi venne in mente che non mi aveva ancora detto nulla di quello che era successo con Kurt.

Doveva rimediare!

«A proposito di New York, com'è andata?» gli chiesi guardandolo curiosa.

Lui sospirò, alzò gli occhi al cielo e poi si sedette sul mio letto pronto a raccontarmi tutto. 

Insieme a Burt avevano deciso che per sorprendere davvero Kurt, Blaine non si sarebbe dovuto presentare al loft, ma alla pista di pattinaggio in Time Square, dove Kurt e suo padre sarebbero arrivati poco prima di mezzanotte. Lì Blaine avrebbe fatto la sorpresa a Kurt e avrebbero cantato il loro tradizionale duetto di Natale, pattinando e volteggiando sul ghiaccio. 

«Abbiamo cantato "White Christmas"» mi informò Blaine «È stato bellissimo, mi mancava così tanto cantare con Kurt!» aggiunse con aria sognante.

Già me li immaginavo lui e Kurt con i pattini ai piedi che cantavano innamorati in mezzo alla folla di New York che li guardava stranita. Ma loro erano belli così, quando erano insieme non gli importava di niente e nessuno, e soprattutto sembrava che quando erano insieme non vedessero nessuno se non il loro partner.

«Beh, quindi è rimasto sorpreso?» chiesi allora io curiosa.

Non aveva specificato quel particolare, che era decisamente importante.

«Sì, direi di sì. Mi ha detto che era felice di vedermi» mi rispose lui annuendo.

«E tu? Tu eri felice di vederlo?» gli chiesi allora io, guardandolo negli occhi.

Lui sospirò.

«Non ho mai passato un Natale così bello in tutta la mia vita» ammise abbozzando un sorriso.

Sorrisi anche io, anche se dentro di me un po' ero gelosa di questa cosa.

Aveva passato tutti i Natali della sua vita con me, e l'unico che non facevamo insieme era il più bello della sua vita?

Però ero felice che la mia idea non si fosse rivelata un totale fiasco e che Blaine potesse ricordare quel Natale come un bel Natale, e non come il peggiore, in cui aveva perso l'amore della sua vita.

«E a te, come è andata?» mi chiese poi Blaine, curioso di sapere cosa avessi fatto io.

«Bene direi. C'è stato un momento di terrore perché sai, mio padre è a casa, e quando siamo tornati dall'aeroporto mi ha vista baciare Mike dalla finestra e ha voluto a tutti i costi conoscerlo» gli risposi io spiegando un po' la situazione.

«Ha voluto conoscere Mike?» mi chiese Blaine un po' confuso.

«Sì, non l'aveva riconosciuto dalla finestra e mi ha chiesto di invitarlo a cena per conoscerlo» gli chiarii la cosa io.

«E?» mi chiese Blaine sempre più curioso di sapere come fosse finita la questione.

«E niente, quando l'ha visto l'ha riconosciuto, e sai, credevo che una volta capito chi fosse gli avrebbe reso la vita difficile fino a fargli abbandonare la BAD, ma non è andata così. È stato molto gentile e quasi irriconoscibile a dire la verità. Mi ha detto che gli piace» raccontai io, ancora un po' sorpresa per la cosa e senza riuscire a smettere di sorridere.

Blaine invece strabuzzò gli occhi e mi guardò sconvolto.

«Gli piace?!» esclamò poi «Lo conosce da un giorno e già ti ha detto che gli piace?! Io ci ho messo mesi a farmelo amico e lo conosco da 18 anni!» esclamò ancora, ma questa volta più indignato che altro.

Io scoppiai a ridere.

Era proprio la reazione che mi aspettavo da Blaine.

«Non so cosa dirti, Blainey, mi dispiace per te, ma in parte sono felice perché è un peso in meno» dissi io sollevata.

Il mio migliore amico era ancora sconvolto e continuava a scuotere la testa senza riuscire a capacitarsi della cosa.

«Dai, smettila di pensarci!» gli dissi divertita e tirandogli una pacca sul braccio «Ho un regalo per te» aggiunsi poi, tirando fuori un pacchetto dal cassetto del mio comodino.

«Un altro?» mi chiese Blaine sorpreso.

«Beh, sì. I biglietti non erano un vero e proprio regalo, erano più un favore» spiegai io alzando le spalle.

Poi gli porsi il pacchetto che avevo in mano, curiosa della sua reazione. 

Dentro c'era un cappellino bordeaux di lana, che a guardarlo sembrava davvero davvero caldo.

«Il tuo è piccolo e lo sai anche tu. Non ti copre più le orecchie» gli dissi io specificando il perché di quel regalo.

«È bellissimo, grazie, Roxie» mi disse Blaine facendomi l'occhiolino.

Poi si avvicinò per darmi un bacio in fronte e stringermi tra le braccia.

«In realtà devo ringraziarti anche per avermi convinto ad andare a New York, senza di te non l'avrei mai fatto» aggiunse sussurrandomelo nell'orecchio.

Io lo strinsi ancora più forte per fargli capire che era stato un piacere, e lo sentii lasciarmi una serie di baci sulla tempia.

«Anche io ho un altro regalo per te» disse poi agitato e staccandosi da me «Anche se credo che per questo mi ringrazierà più Mike di te» aggiunse poi con aria maliziosa.

Poi mi porse un sacchetto di Victoria's Secret e mi guardò ammiccando.

Io in risposta gli lanciai uno sguardo confuso e spaventato.

Che cosa mi aveva comprato?

Non poteva davvero essere stato da Victoria's Secret!

Costava una fortuna!

Finalmente aprii il sacchetto e rimasi senza parole. Dentro c'erano un paio di mutande (se così si potevano chiamare visto che erano molto molto minimal) e una sotto veste (decisamente corta e trasparente) entrambe rosse.

«A capodanno si indossa la biancheria rossa per portare fortuna giusto?» mi chiese Blaine alzando le spalle con innocenza quando lo guardai con occhi di fuoco.

Ma come gli era venuto in mente di farmi un regalo del genere?!

Era impazzito?!

Era tutto molto bello per carità, però non avrei mai indossato una roba del genere, sicuramente non la prima notte che passavo con Mike nello stesso letto. Lo avrei solo spaventato.

«E invece la indosserai!» mi ordinò Blaine puntandomi il dito contro «Credi davvero di dormire a capodanno, dopo essere stata tutta la notte in Time Square e dopo aver bevuto come minimo cinque drink?» mi chiese poi scettico e alzando un sopracciglio.

Gli dovetti dare ragione, ma ancora non ero convinta di poter indossare quella roba.

In quel momento si spalancò la porta della mia camera ed entrarono i miei genitori e i genitori di Blaine con due pacchetti.

«Cos'è quello?!» mi chiese mio padre strabuzzando gli occhi e guardando il completo intimo che avevo in mano.

Non avevo fatto in tempo a rimetterlo nel sacchetto.

Io guardai il mio migliore amico terrorizzata e poi riposai gli occhi su mio padre.

«Me l'ha regalato Quinn» dissi poi tutto d'un fiato e esibendo un sorriso abbozzato, sperando di convincerlo.

Lui non disse più nulla, si limitò a guardare male il completo e il pacchetto fino a quando non lo nascosi dietro il mio letto per toglierglielo dalla vista.

«Siamo venuti a darvi il vostro regalo di Natale!» annunciò allora la madre di Blaine per cambiare argomento.

Poi ci porsero i pacchetti e ci sorrisero.

Sapevamo cosa c'era dentro, ma eravamo curiosi di sapere come fossero i nostri maglioni quell'anno.

Non erano dei maglioni, erano delle felpe senza cappuccio, entrambe rosse e con una scritta bianca. Sulla mia c'era scritto "Naughty" e su quella di Blaine "Nice".

«Ehi!» esclamai io, quando vidi le due scritte guardando male i miei genitori.

«Di cosa ti sorprendi? Sono sempre stato io quello buono tra noi due» mi disse Blaine tirandosela. 

Io lo guardai con gli occhi ridotti a fessura, mentre i nostri genitori gli davano ragione. 

Cosa posso farci?

Sono sempre stata decisamente tremenda, e ne vado abbastanza fiera.

~~~

La mattina dopo io e Mike eravamo di nuovo all'aeroporto per la terza volta quelle vacanze di Natale. Ma questa volta toccava a noi imbarcarci e partire alla volta di New York. 

«Pronta al nostro primo capodanno insieme?» mi chiese Mike avvicinandosi al mio viso con un sorriso.

«Non vedo l'ora!» gli dissi io sorridendo a mia volta e lasciandogli un piccolo bacio sulle labbra. 

Quando l'aereo atterrò, New York era illuminata dal sole, ma l'aria era decisamente gelida. Mike non aveva nemmeno il cappellino e a momenti aveva le orecchie viola per il freddo.

«Mike, fa freddo! Perché non hai il cappellino?» gli chiesi guardandolo preoccupata che si ammalasse.

«L'ho dimenticato» mi rispose lui arricciando il naso.

«🎶But baby it's cold outside🎶» gli dissi io cantando.

Lui mi guardò stranito.

«Beh, ti ho detto che non l'ho fatto apposta, l'ho dimenticato» disse di nuovo Mike.

«🎶But baby it's cold outside🎶» ripetei io continuando a cantare.

«Dovrò comprarne uno» disse ancora Mike alzando le spalle con innocenza.

«🎶But baby you'll freeze out there🎶» cantai ancora io.

Sembravo molto Blaine in quel momento.

«Scusa, a che gioco stai giocando?» mi chiese Mike divertito, guardandomi con un sopracciglio alzato.

Io scoppiai a ridere.

«🎶If you caught pneumonia and died!🎶» dissi poi sempre cantando.

«Roxie!» esclamò Mike sconvolto.

«🎶Gosh your lips look delicious!🎶» cantai di nuovo.

Mike scoppiò a ridere ancora, poi si avvicinò al mio viso per lasciarmi un bacio a fior di labbra.

«Anche le tue labbra sono deliziose» mi sussurrò con un sorriso ammiccante.

Quando arrivammo a Central Park decisi di fermarmi, perché era ora che gli dessi il mio regalo.

«Questo è per te!» esclamai tirando fuori un sacchettino dalla borsa e mettendoglielo sotto il naso.

«Hai deciso che è il momento per i regali?» mi chiese Mike divertito.

Io annuii e poi gli misi il sacchetto in mano perché lo aprisse.

Dentro c'era un berretto di lana degli Yankees (sì, quello era l'anno dei berretti).

«Lo adoro! Ed è perfetto per il momento» esclamò Mike ridendo e indossandolo immediatamente.

«È per questo che non ho voluto aspettare di arrivare in albergo» gli spiegai io ridendo a mia volta e avvicinandomi per sistemarglielo meglio.

Era davvero bello!

Poi si accorse che nel sacchetto c'era qualcos'altro: era una fotografia di noi due in una delle prese mozzafiato che avevamo fatto quando avevamo annunciato a tutti di stare insieme.

«Ce l'ha fatta Blaine. Non so come, ma è bellissima» gli spiegai io vedendolo sorpreso.

«È favolosa!» esclamò Mike senza riuscire a togliere gli occhi da quella piccola, eppure piena di significato, fotografia.

Rappresentava Mike fermo in piedi che mi teneva sopra la testa. Le sue mani erano sulla mia vita e mi teneva sollevata in un equilibrio decisamente precario e da brivido, ma che per noi era la normalità. La fiducia che avevamo l'uno nell'altra ci permetteva di sfidare la gravità senza paura. Io sapevo che Mike mi avrebbe presa se qualcosa fosse andato storto, sapevo che avrebbe fermato la mia caduta prima che arrivassi a terra, risparmiandomi così un grande dolore, e quella foto ne era la prova.

Mentre ammiravo la fotografia sentii le mani di Mike posarsi sulle mie guance e costringermi ad alzare il volto, per poi sentire le sue labbra appoggiarsi sulle mie e cominciare a baciarmi con passione.

Non mi servii nessun «Grazie» o nessun'altra parola di ringraziamento, quel bacio aveva detto tutto. 

«Per il mio regalo dovrai aspettare ancora un po'» disse poi Mike sulle mia labbra e senza togliere le mani dal mio viso.

Io lo guardai curiosa.

Che cosa aveva preparato che doveva farsi attendere così tanto?

Non stavo nella pelle!

Poi riprendemmo a camminare per Central Park mano nella mano, e guardandoci intorno ammirando le decorazioni natalizie.

Era bellissima la grande mela, ma non sarebbe mai stata bella come il mio Mike con il suo nuovo cappellino e gli occhi illuminati di gioia. Infatti molto spesso lo sguardo mi cadeva su di lui, attirando per un po' la mia attenzione e distraendomi dai grattacieli e dalle luminarie della città.

«Cioccolata calda? Conosco un posto in cui la fanno buonissima» mi propose Mike, dopo qualche minuto che camminavamo.

«Assolutamente sì! Mi serve qualcosa per scaldarmi» esclamai io arricciando il naso. 

In quel momento iniziò a nevicare di nuovo (dico di nuovo perché la città era già coperta da una coltre bianca di un bel po' di centimetri) e ci fermammo un attimo per ammirare i fiocchi che scendevano dal cielo sulle nostre teste.

«Hai un mega fiocco di neve sul naso» mi disse a un certo punto Mike ridendo.

Mi misi a ridere anche io, mentre lui si avvicinava, mi prendeva per la vita e posava le labbra sul mio naso, proprio dove si trovava il fiocco di neve.

Quel gesto mi fece venire i brividi, e non di freddo. Nessuno mi aveva mai fatto sentire così, nemmeno Nick. Mi aveva baciata diverse volte sul naso, ma mai avevo sentito i brividi che avevo sentito con Mike, e mai mi ero sentita così amata. 

«Tu hai un fiocco di neve qui» gli dissi allora io posando le labbra sul suo zigomo «E qui» dissi ancora spostandomi nel centro della guancia «E qui» dissi, questa volta posando le labbra sulla sua mascella.

«Anche qui?» mi chiese lui baciandomi sulle labbra.

«No, qui no» dissi io maliziosa, allontanando un po' il viso dal suo per guardarlo meglio negli occhi. 

Lui ridusse gli occhi a fessura, e dopo essere scoppiati a ridere ricominciammo a baciarci.

«Credo che non ci sia più tempo per la cioccolata» mi disse Mike quando ci staccammo, guardando l'orologio un po' titubante.

Io lo guardai confusa.

«È ora di darti il tuo regalo» mi spiegò allora lui.

Io lo guardai curiosa, poi sentii la sua mano scivolare nella mia e cominciare a trascinarmi verso Time Square esattamente sotto l'Empire State Building. 

«Pronta?» mi chiese con aria ammiccante.

«Non so per cosa» gli feci notare io un po' spaesata.

Lui si limitò a sorridere, prima di ricominciare a trascinarmi dietro di lui. Entrammo nel grattacielo e in tempo zero avevamo imboccato le scale che conducevano alla terrazza da dove si vedeva tutta New York.

Mi stava davvero portando lassù?

«Quando siamo venuti a New York per le Nazionali tu e Brittany volevate salire quassù perché non ci eravate mai state. Quella volta non ne hai avuto l'occasione, e quando ci siamo messi insieme mi sono promesso che ti ci avrei portata io» mi spiegò Mike quando gli chiesi il perché di quel regalo.

Io lo guardai sorpresa. 

Ero colpita dal fatto che mi volesse fare un regalo del genere, e dentro di me crebbe la convinzione che fosse il ragazzo giusto per me. Un ragazzo con un grande spirito di iniziativa, che mi avrebbe portata in capo al mondo pur di realizzare i miei desideri. 

Senza accorgermene avevamo fatto tutti gli scalini che conducevano al tetto (che sono tanti!) e mancava un solo passo per uscire sulla terrazza e avere ai piedi tutta New York. Mi fermai un attimo, presi un bel respiro per prepararmi e poi uscii, sentendo dell'aria gelida sul volto. Ma nulla mi avrebbe fermata. Appena posai gli occhi sullo spettacolo che mi si parava davanti non sentii più nulla. Avevo ai piedi la grande mela, niente contava più di quello. Anzi, niente contava più dell'essere sul tetto di New York accanto al mio Mike. Non gli avevo lasciato la mano un secondo durante la salita, e la stringevo ancora. Forse per non dimenticarmi di non essere in cielo ma sulla terra, e sicuramente perché sentivo che non c'era altro modo per ringraziarlo. Non avevo parole per dire quanto fossi felice di essere lassù, e mai ne avrei avute.

Improvvisamente, davanti a quella vista, mi resi conto che il regalo che avevo fatto a Mike non era nulla in confronto a quello che aveva fatto lui a me, e mi diedi della stupida, sentendomi anche un po' in imbarazzo. Ma poi mi ricordai del completo di Victoria's Secret regalatomi da Blaine, e pensai che forse avrei potuto rimediare e rendere il mio regalo un po' più speciale.

«Perché non stai guardando questa meravigliosa vista?» chiesi a Mike quando posai gli occhi su di lui.

Mi accorsi che stava guardando me, e non sembrava intenzionato a distogliere lo sguardo.

«Perché sono già stato qui su, e tu sei più bella di qualsiasi cosa ci sia lì sotto» mi disse alzando le spalle con innocenza.

Erano le parole più belle che un ragazzo mi avesse mai detto. Guardai Mike sorpresa ed emozionata. Come la prima volta che mi aveva detto che ero bella, mi venne il magone, e non riuscii a dire nulla. Nei suoi occhi vedevo riflessa la vista mozzafiato che si stendeva sotto di noi, e pensai che fosse la cosa più bella che avessi mai visto in tutta la mia vita.

Mi avvicinai per baciarlo, e poi pronunciai due parole che mi uscirono senza doverci pensare.

«Ti amo» gli sussurrai.

Mi venne spontanea come cosa, e rimasi un po' sorpresa anche io da quello che avevo detto. 

Con Nick non ero stata io la prima a dirlo, era stato lui, e anche se ero sicura che fosse amore, non mi ero sentita come in quel momento, e non mi ero sentita come mi sentii quando anche Mike disse quelle due fatidiche parole che ogni ragazza vorrebbe sentirsi dire.

Io sorrisi, lui sorrise, e poi ci baciammo come non avevamo mai fatto. 

Anche perché quando ci sarebbe ricapitato di baciarci davanti a una vista del genere?

~~~

«Ciao, Roxie! Buon Natale!» 

Quel pomeriggio, dopo le mille emozioni provate sull'Empire State Building, io e Mike ci chiudemmo nella camera d'albergo che avevamo prenotato per rilassarci prima della grande e lunga notte. Mike era dentro la doccia perché «L'idea di aver viaggiato su un aereo dove si è seduto chissà chi mi inquieta un po'» come aveva detto lui prima di chiudersi in bagno. Io nel frattempo avevo ricevuto una chiamata da Kurt con mia grande sorpresa, e ora stavo parlando proprio con lui.

«Ehi, Kurt! Buon Natale anche a te!» esclamai, senza però nascondere quel briciolo di sorpresa che c'era nella mia voce. 

«Come va questo tuo viaggio romantico a New York?» mi chiese curioso e con malizia.

Come faceva a sapere che ero a New York?

Ah già, Blaine! 

Infatti mi disse che il mio migliore amico lo aveva informato dell'idea regalo che aveva per me e Mike. 

«Bene, direi benissimo! Mi hai chiamato per organizzare un incontro?» gli chiesi, visto che non avevo ancora capito il perché di quella telefonata.

Ok gli auguri, ma poteva mandarmi un semplice messaggio, non mi sarei offesa.

«Veramente no. Mio padre è ancora in città e non posso lasciarlo solo nel mio loft, mangerebbe tutto quello che ho nel frigo» mi rispose lui abbassando la voce sull'ultima frase «Volevo ringraziarti per il regalo di Natale che mi hai fatto» spiegò poi.

Io aggrottai le sopracciglia.

Regalo di Natale? 

Ma quale? 

Costringere Blaine a presentarsi a New York?

Perché non gli avevo spedito nulla, e non credevo che il mio migliore amico gli avesse portato qualcosa spacciandolo come un mio regalo.

«Mi ha fatto piacere vedere Blaine, e devo ringraziare te se è successo» aggiunse Kurt, confermando la mia ipotesi.

«È stato un piacere, e poi non ho fatto tutto da sola. Lo sai che c'è lo zampino di Rachel vero?» gli chiesi io dando il merito a chi se lo meritava.

«Certo che lo so, ma so anche che tu hai fatto il lavoro più duro perché hai convinto Blaine a venire qui» mi rispose lui.

«Convinto? Io non ho convinto proprio nessuno!» lo corressi io «L'ho solo incoraggiato e rassicurato, niente di più» aggiunsi poi, dicendo veramente come stavano le cose.

«Beh, in qualsiasi caso, grazie. È stato il più bel regalo di Natale che potessi farmi» mi disse Kurt con gratitudine.

«Per gli amici questo e altro» gli dissi io sorridendo anche se non poteva vedermi.

In quel momento la porta del bagno si aprì e comparve mezzo busto del mio ragazzo, senza vestiti, bagnato e tremante.

«Non mi sono portato l'asciugamano» mi disse arricciando il naso.

Io lo guardai divertita, ma appena i miei occhi si posarono sui suoi addominali e sui suoi pettorali rimasi un attimo incantata. L'avevo già visto senza maglietta, ma così bagnato era uno spettacolo unico.

«Roxie!» 

Ancora una volta Mike aveva dovuto richiamarmi per risvegliarmi dai miei pensieri.

«Muoviti! Sto morendo di freddo!» esclamò poi con tono supplichevole.

Allora mi alzai, gli porsi l'asciugamano e poi tornai al mio posto sul letto, dopo aver ricevuto un occhiolino.

«Roxie, cos'è successo?» mi chiese una voce proveniente dal mio cellulare.

Cavolo!

Non avevo ancora chiuso la chiamata con Kurt! 

«Kurt... no niente. Mike è appena uscito dalla doccia e si è accorto di essersi dimenticato l'asciugamano e gliel'ho dovuto passare» spiegai io velocemente «Sì, ci ho messo un po' perché mi sono incantata a guardarlo» ammisi poi, immaginando l'espressione maliziosa di Kurt dato tutto quel silenzio.

«Dai, Roxie! Non posso farmi fantasie sul tuo ragazzo!» esclamò lui, dopo che gli descrissi come si era affacciato alla porta Mike, per giustificare il mio imbambolamento.

«E invece puoi, te lo permetto» gli dissi io divertita.

Non era possibile non immaginarsi la scena che avevo appena descritto, anche perché chiunque conosca Mike sa che ha un corpo perfetto, e, gay o etero che sia, almeno una volta nella vita si è ritrovato a immaginare gli addominali che nasconde sotto la maglietta.

Pochi secondi dopo la chiamata con Kurt era finita, e Mike era uscito dal bagno con solo l'asciugamano che gli avevo dato io intorno alla vita. 

Sì, fu difficile seguire il suo discorso e non incantarsi tra i suoi muscoli.

«Era Blaine?» mi chiese passandosi un asciugamano tra i capelli per asciugarli.

«No, Kurt» risposi io cercando di non posare gli occhi sui suoi addominali.

Sarebbe stata la fine altrimenti.

«Kurt?» ripeté lui confuso «Cosa voleva?» chiese ancora.

«Farci gli auguri e ringraziarmi per avergli spedito Blaine per Natale» risposi io alzando le spalle.

Lui annuì per farmi capire che aveva capito e poi mi diede le spalle per rivestirsi. 

Quando si sciolse l'asciugamano dalla vita e lo lanciò sul letto aveva addosso solo le mutande. 

Sì, avevo una gran bella visuale!

«Non dovresti guardare» mi disse Mike divertito, voltando la testa per guardarmi e lanciandomi l'asciugamano dei capelli.

«Ormai» dissi io con aria innocente e alzando le spalle «Dovrai togliermi la memoria per farmi dimenticare quello che ho visto» aggiunsi con aria maliziosa, mentre mi alzavo dal letto e mi avvicinavo a Mike. 

Appena sentii le sue mani sulla mia vita mi sporsi per baciarlo, e prima che potessi accorgermene la mia mano destra iniziò ad accarezzare gli addominali scolpiti del mio ragazzo.

Erano davvero perfetti!

«Abbiamo un'ora prima della cena. Devi fare la doccia?» mi chiese Mike, staccandosi e infilandosi il maglione.

«No, vado solo a sciacquarmi un po'» gli risposi io, e allontanandomi raggiunsi il bagno, chiudendomi la porta alle spalle.

Appena posai gli occhi sul mio riflesso allo specchio vidi qualcosa di diverso: nei miei occhi c'era una luce nuova, una luce che non avevo mai visto. Poi mi accorsi che non riuscivo a smettere di sorridere. 

Se quello era l'effetto che mi faceva ancora Mike dopo un mese di relazione, allora era davvero speciale.

~~~

Finalmente mancavano pochi minuti alla mezzanotte, finalmente eravamo in Time Square pronti per accogliere il nuovo anno. 

Io e Mike eravamo andati a mangiare in un ristorante che conosceva lui, poco lontano dalla BAD. Infatti prima mi ci aveva portato davanti per indicarmi la finestra del suo dormitorio.

Non ero mai entrata in quell'immenso edificio, l'avevo sempre e solo visto da fuori, costretta a limitarmi a immaginare come fosse dentro. Devo dire che però un po' ci avevo azzeccato a giudicare dalla descrizione di Mike.

Comunque, finito di mangiare, e dopo esserci scaldati ancora un po', andammo in Time Square dove ci trovavamo in quel momento, a pochi minuti dal count down.

«Non ho mai passato un ultimo dell'anno così bello» ammise Mike a un certo punto, posando gli occhi su di me.

Io gli sorrisi.

«Nemmeno io» gli confessai.

Poi mi avvicinai per baciarlo e per mettergli a posto il ciuffo che era scappato dal cappellino di lana. 

In quel momento ci si avvicinò una signora sulla settantina con un cappotto di pelliccia, cappello abbinato e guanti di pelle.

«Primo capodanno insieme?» ci chiese con un po' di disgusto nella voce.

Noi annuimmo.

«Era ovvio dalla gioia che avete di passarlo insieme. Dal prossimo non sarete più così felici. Quando vi sposerete poi...» aggiunse con sguardo scettico.

Io e Mike ci guardammo spaesati.

«Man mano che andrete avanti con gli anni la cosa peggiorerà sempre di più. Infatti guardatemi, io sono qui da sola mentre mio marito è a casa a dormire sul divano (o così mi ha detto lui)» disse ancora con aria diffidente sull'ultima frase.

Io alzai le sopracciglia, e vidi Mike fare lo stesso.

«Beh, noi...» iniziai a dire io, ma venni interrotta da un'altra signora più o meno della stessa età, che apparve alle spalle della prima. 

Aveva un sorriso tenero e ci guardò con simpatia.

«Non ascoltate mia sorella, è sempre negativa» ci disse «Solo perché il suo matrimonio è andato male, pensa che tutti siano destinati a finire così» aggiunse poi, lanciando un'occhiataccia all'altra donna.

Lei in risposta alzò gli occhi al cielo scocciata.

«Siete carini sapete? Si vede che c'è chimica» ci disse poi di nuovo la signora con il sorriso gentile, che ci disse di chiamarsi Alice. 

«Grazie» disse Mike abbozzando un sorriso, ma ancora evidentemente stranito.

«Mi ricordate me e mio marito alla vostra età» disse ancora Alice «Siamo finiti con lo sposarci, quindi è un buon augurio» aggiunse annuendo gentile.

«Sì, soprattutto perché lui è morto a 65 anni di cancro» disse sua sorella guardando Mike.

Io lo vidi irrigidirsi, e allungai una mano per stringere il suo braccio e tranquillizzarlo un po'.

Ok, forse la cosa stava degenerando.

«Questo è vero, ma nei nostri 42 anni di vita insieme l'ho amato davvero, e nei tuoi occhi si vede la luce tipica dell'amore vero» disse Alice rivolta a me.

Io le feci un mezzo sorriso, grata di sentirmi dire quella cosa. Poi posai gli occhi su Mike, che incrociò il mio sguardo.

«Oh, Vilma, guarda che occhi luminosi ha lui quando la guarda!» disse Alice a sua sorella guardandoci con aria sognante.

Io e Mike scoppiammo a ridere, e poi le due signore si allontanarono per raggiungere una coppia di amici. Sembrava che fossimo finalmente da soli, almeno virtualmente considerando tutta la gente che c'era in giro, ma poi un uomo decisamente brillo ci passò accanto e, vedendo il nostro bacio, esclamò «Bravi, ragazzi! Chi fa sesso a capodanno fa sesso tutto l'anno!» brindando alla nostra con la birra che aveva in mano, e poi si allontanò.

Io e Mike scoppiammo in un'altra risata.

Era davvero un'esperienza unica passare il capodanno a New York!

Finalmente iniziò il countdown, e poi scattò la mezzanotte. Sull'ultimo rintocco dell'orologio Mike si fiondò sulle mie labbra iniziando a baciarle con passione prima, e poi lasciandoci dei piccoli baci con gentilezza.

«Buon anno, Akemi» mi sussurrò poi, fermandosi e appoggiando la sua fronte alla mia, guardandomi dritto negli occhi.

«Come mi hai chiamata?» gli chiesi confusa. 

«Akemi. Significa "bellezza abbagliante" in giapponese, più o meno» mi spiegò lui «I miei lo usavano sempre quando erano giovani, e credo sia perfetto per te» aggiunse strofinando il suo naso al mio.

Rimasi per un attimo senza fiato a sentirgli dire quelle parole così belle, poi decisi di rispondere con un nomignolo anche io.

«Buon anno, Boo» gli dissi allora con un sorriso.

«Boo? Hai deciso che mi chiami così?» mi chiese lui.

«Non ti piace?» gli chiesi io mettendo il broncio.

«Mi piace tantissimo» mi rispose invece lui, prima di darmi un bacio sul naso e poi fiondandosi sulle mie labbra.

Quella notte arrivammo in camera molto tardi, ma nulla ci vietò di vivere il nostro capodanno al meglio. Non racconterò i particolari, l'unica cosa che c'è da sapere davvero è che il regalo di Blaine ebbe i suoi frutti, e fu decisamente molto apprezzato per quei pochi secondi che lo ebbi addosso.

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