THE ASIAN BOY

Il giorno del Ringraziamento era arrivato, e io non stavo nella pelle.

Perché? È un giorno come tutti gli altri solo che si mangia il tacchino e si fa festa con la famiglia.

Beh, quel giorno del Ringraziamento sarebbe stato diverso da tutti gli altri. Per più di un motivo. Uno di cui ero già al corrente, e uno che fu una grande e bellissima sorpresa.

Ma iniziamo da quello che sapevo già sarebbe successo.

Quinn era tornata in città!

Lei e gli altri diplomati si erano promessi che il giorno del Ringraziamento sarebbero tornati a Lima per rivedersi e per salutare noi che eravamo ancora a scuola. Non tutti mantennero la promessa però, infatti Kurt e Rachel non si fecero vedere, e non tornarono nemmeno a salutare le loro famiglie. Ma poco importava, perché la mia Quinn era tornata, e insieme a lei si fecero vivi Santana, Mike, Puck e Mercedes.

Eh sì, Mike!

Non vedevo l'ora di vederlo, perché volevo sapere se quella cotta che avevo qualche settimana prima fosse ancora lì, e quindi non sarebbe stata una cotta, o se invece mi fosse passato tutto, e quindi sì, era decisamente una cotta.

Quando quel giorno entrarono in aula canto per salutare noi Nuove Direzioni fu una gioia unica. Gente che si abbracciava felice di rivedersi, e anche qualche lacrima di felicità.

La prima persona che abbracciai io fu ovviamente Quinn, che mi era mancata da morire, e nonostante le videochiamate che facevamo quasi ogni sera, averla davanti in carne e ossa era tutta un'altra cosa.

«La mia Roxie!» aveva esclamato lei, mentre mi stringeva a sé con forza «Mi sei mancata così tanto» aggiunse poi, staccandosi per guardarmi negli occhi e sorridermi.

Quanto mi erano mancati i suoi splendidi occhi verdi da cerbiatto!

«Mi stai guardando come se fossi mia madre e io tua figlia» le dissi io con aria divertita.

Lei scoppiò a ridere e mi strinse in un altro abbraccio.

Quanto mi era mancata la sua risata contagiosa!

Poi concentrai la mia attenzione sugli altri. Più che altro su Puck, perché gli altri tre li avevo visti poco meno di un mese prima.

«Sexy come sempre» mi disse con aria ammiccante.

Io gli tirai una pacca sul braccio ridendo e poi lo strinsi a me felice di vederlo.

«Sai chi trovo sexy io?» gli chiesi poi per provocarlo «Il tuo fratellino. Se non mi fossi imposta di non uscire con ragazzi più piccoli di me gli sarei saltata addosso dal primo momento che l'ho visto» dissi annuendo convinta.

Poi scoppiai a ridere di nuovo, perché la sua faccia diceva tutto.

«Buon sangue non mente» mi disse lui tirandosela e facendomi ridere di nuovo.

Ma non aveva tutti i torti!

Quando arrivò il momento di salutare Mike sentii un altro tuffo al cuore. Non c'era niente da fare, potevano passare giorni, mesi o anni, ma i suoi occhi color cioccolato mi avrebbero sempre fatta sussultare dopo un po' che non li vedevo. Non so se sia quella gentilezza innata che li ha sempre caratterizzati, o il fatto che siano così profondi e teneri allo stesso tempo, ma avrei sempre avuto un debole per quelle due sfere scure e luminose.

Era così bello!

Oh no, non era una cotta evidentemente.

Quando finalmente ci fummo salutati tutti e prendemmo posto sulle sedie, Mercedes annunciò che avevano preparato una canzone.

«In realtà era pensata per noi, perché volevamo cantare ancora insieme dopo tanto tempo, però Mercedes ci ha convinti a cantarla davanti a voi» precisò Santana.

Io e Quinn ci guardammo pensando evidentemente la stessa cosa, ovvero che Santana non era cambiata di una virgola, ma pensando anche che a noi piaceva così.

Comunque, lei, Quinn, Mike, Mercedes, Puck e Finn fecero un'esibizione da brividi!

Cantarono un mashup tra "Homeward Bound" di Simon & Garfankel e "Home" di Phillip Phillips, e vi assicuro che mi vennero davvero i brividi e le lacrime agli occhi a sentirgli cantare quel mashup.

Era la mia nuova canzone preferita tra quelle cantate nel Glee Club!

E poi, ancora una volta Mike!

Sì, aveva cantato anche lui, e lo aveva fatto divinamente!

Sentire la sua voce fu la cosa che mi fece venire di più la pelle d'oca, forse perché le voci degli altri le conoscevo già benissimo e sapevo essere straordinarie, e invece la sua l'avevo sentita poco e non in pezzi così importanti. In qualsiasi caso, da quando iniziò a cantare lui qualcosa di magico successe nella stanza, forse solo per me, ma non mi importava. E dopo che mi fece l'occhiolino a un certo punto della canzone, un sorriso nacque spontaneo sul mio volto e non cercai neanche di fermarlo.

Era davvero bello Mike!

Ma comunque, tornando alla canzone, mi era mancata davvero tanto la voce della mia Quinn, e anche vedere Puck suonare la chitarra con quella sua aria da solito spaccone.

Quanto mi erano mancati i miei amici!

Alla fine, dopo gli applausi e dopo essermi asciugata le lacrime velocemente per non farmi vedere da nessuno, Finn prese la parola abbinando ognuno dei nuovi membri del Glee Club con uno degli ex-studenti per aiutarli per le Provinciali. In effetti erano molto vicine, e con il professor Schuester a Washington era difficile pensare di vincere. Ma conoscendo i miei amici ero sicura che ci avrebbero dato un grande aiuto e che avremmo trionfato anche questa volta.

«Caffè al Lima Bean?» mi chiese Quinn finita la lezione, prendendomi sotto braccio «Avrai un sacco di cose da raccontarmi» aggiunse poi curiosa.

«Anche tu» le dissi io con aria complice.

Così andammo al Lima Bean, pronte per i nostri gossip.

«Allooora, come sono i ragazzi di Yale?» le chiesi, curiosa di sapere se avesse un nuovo ragazzo.

«Come i ragazzi del liceo direi, solo con qualche anno in più. Ma non mentalmente te lo assicuro» mi rispose lei scuotendo la testa divertita «Però mi sto vedendo con qualcuno» annunciò poi fiera.

«Uuuuh, Quinn Fabray ha fatto colpo!» esclamai io, curiosa di saperne di più.

Lei stava per andare avanti con il gossip quando sentimmo una voce decisamente conosciuta alle nostre spalle.

«Posso sedermi?» ci chiese un ragazzo con voce malinconica.

Credo che dall'aggettivo che ho usato per descrivere il suo tono di voce si sia capito di chi sto parlando.

Eh già, era Blaine.

«Certo che puoi sederti, Blainey!» gli rispose Quinn facendogli un sorriso.

«Però togliti quell'aria da cane bastonato, non posso vederti così!» lo rimproverai io puntandogli il dito contro.

Lui mi fece un mezzo sorriso e poi fece cenno a Quinn di continuare con il suo racconto.

«Beh, ecco, dicevo a Roxie che sto vedendo qualcuno» ripeté, lasciandoci sulle spine per qualche secondo «Ha 35 anni ed è un professore» disse finalmente, guardandoci un po' titubante.

E faceva bene a esserlo!

Insomma, un professore?!

Ma era impazzita?!

«35 anni?!» chiesi io con gli occhi fuori dalle orbite.

«Un professore?!» chiese nello stesso momento Blaine altrettanto sconvolto.

«È un gran bell'uomo, ha un lavoro stabile e mi ama» disse lei per difendersi e addolcirci un po'.

«Come fai a sapere che ti ama?» le chiese Blaine scettico.

«Sta divorziando da sua moglie per stare con me ufficialmente» rispose lei fiera.

«È sposato?!» chiedemmo io e Blaine all'unisono, ancora più sconvolti.

«Non per molto» disse Quinn come se fosse una cosa di poco conto.

Io e Blaine sospirammo.

Entrambi conoscevamo Quinn, sapevamo che quando aveva in mente qualcosa era irremovibile e che non avrebbe abbandonato la sua idea fino a quando non ci avrebbe sbattuto la testa. E poi infondo era la sua vita, non potevamo dirle cosa fare e con chi frequentarsi.

Però un professore, sposato e di 35 anni... non me lo sarei mai aspettata da lei!

Mai!

«E voi invece?» ci chiese Quinn dopo qualche attimo di silenzio per cambiare argomento.

«Noi siamo qui, single entrambi e ancora decisamente sotto i nostri ex-ragazzi» dissi io alzando le spalle e arricciando il naso.

Lo so che non stavo dicendo tutta la verità, e che in parte avevo superato la mia storia con Nick se stavo già pensando di provare qualcosa per un altro ragazzo, ma non potevo ancora dirlo a Quinn e Blaine, non finché non avessi capito cosa provavo davvero e cosa provasse Mike.

Blaine si limitò ad annuire alla mia affermazione per confermare quello che avevo detto io.

«Beh, ma siamo al giorno del Ringraziamento giusto?! Io sono tornata in città e quindi vi voglio vedere sorridenti!» esclamò Quinn con un sorriso a trentadue denti per tirarci su di morale.

Sorrisi anche io, e, anche se con un po' di sforzo, anche la bocca di Blaine si allargò in quello che doveva essere un sorriso, ma che sembrava più una smorfia.

Io e Quinn scoppiammo a ridere, e dopo un attimo di confusione anche Blaine scoppiò in una risata. Era tanto che non lo vedevo ridere, e mi era mancato vederlo così.

Era così bello quando rideva!

Ci voleva proprio un bel pomeriggio con Quinn!

~~~

«Lo sai che giorno è oggi?» disse una voce al mio fianco, mentre ero al mio armadietto.

Mancavano pochi giorni alle Provinciali, e tutto il Glee Club era in fermento. Io avevo mille cose per la testa, ma sentire quella voce pronunciare quella esatta frase mi fece tornare indietro nel tempo di tre anni.

«O Dio! Mi sta venendo un dejavù!» esclamai divertita, voltandomi a guardare Mike, che era in piedi accanto a me.

«Hai rovinato tutto!» si lamentò lui «Ricominciamo» disse poi.

Prese fiato e ripeté la frase.

«Lo sai che giorno è oggi?» mi chiese, appoggiandosi agli armadietti come la prima volta che mi aveva fatto quella domanda.

«Ehm... venerdì?!» risposi io con aria ovvia, non capendo dove volesse andare a parare, ma comunque restando al suo gioco.

«Sì, ok» rispose lui sospirando «Ma io non intendevo questo» aggiunse poi, prendendo i libri che avevo in mano e mettendoli dentro il mio armadietto, per poi chiuderlo fragorosamente.

Io lo guardai confusa, e lui in risposta mi fece un meraviglioso sorriso alzando le spalle. Sentii le farfalle nello stomaco, esattamente come tre anni prima.

«Oggi sono esattamente tre anni da quando siamo usciti insieme per la prima volta!» esclamò Mike facendomi fare una giravolta, mettendomi un braccio intorno alle spalle e iniziando a camminare «Beh, non proprio esattamente, ma ci siamo vicini» aggiunse poi con aria pensierosa.

«Ok» mi limitai a dire io, leggermente confusa e anche divertita dalla sua espressione.

Perché mi stava dicendo tutto quello?

E perché stava rifacendo esattamente tutto quello che aveva fatto tre anni prima?

«Ti porto al Bel Grissino» mi disse guardandomi sorridente.

Sorrisi anche io, mentre sentivo di nuovo le farfalle nello stomaco, ma dentro sentii anche un po' di confusione.

Che cosa significava?

Mi stava portando a un appuntamento o lo stava facendo solo perché erano tre anni che era successo quella stessa cosa?

«Davvero ti sei ricordato che tre anni fa mi hai chiesto di uscire per la prima volta?» gli chiesi mentre uscivamo dal McKinley, ancora un po' incredula.

«Sì!» mi rispose lui fiero «Beh, in realtà non mi ricordo il giorno esatto, ma so che era pochi giorni dopo il Ringraziamento e che era un venerdì. Però non dirlo a nessuno, è un piccolo segreto tra me e te» ammise sussurrando nel mio orecchio.

Io scoppiai a ridere, e poi gli feci notare che forse sarebbe dovuta rimanere segreta per me come cosa. Lui annuì pensieroso e poi si mise a ridere con me.

Pochi minuti dopo eravamo seduti al nostro tavolo del Bel Grissino, e, se possibile, io ero più in ansia della prima volta che ero uscita con lui.

Che cosa significava tutto quello?

Perché aveva voluto portarmi fuori a cena?

«Dobbiamo parlare dei nostri musical preferiti come tre anni fa o posso chiederti come sta andando alla BAD?» gli chiesi a un certo punto facendolo ridere.

«Il mio musical preferito non è cambiato. Il tuo lo è?» mi chiese Mike divertito.

Io scossi la testa, e allora lui confermò che potevamo parlare della BAD.

«Allora, come sta andando?» gli chiesi curiosa.

Se doveva diventare il mio college da lì a un anno dovevo sapere più cose possibili e raccogliere più impressioni che potevo. Anche se in realtà conoscevo solo Mike che frequentava quella scuola, ma era abbastanza attendibile.

«Ancora non ci credo di essere in una scuola del genere! Tutte le mattine mi sveglio pensando che sia stato tutto un sogno, e invece poi entro nelle sale da ballo e capisco che è la realtà. Mi sembra sempre di essere in un mondo fantastico, e anche se non è tutto rose e fiori, rifarei qualsiasi cosa miliardi di volte» mi disse lui con aria sognante.

Si vedeva che gli piaceva quello che stava facendo, ed era ovvio che la danza fosse la sua passione. Lui non me lo disse, ma io ero sicura che fosse uno degli studenti migliori, se non il migliore. Conoscendo la sua dedizione per la danza e lo studio, era difficile immaginarsi qualcuno migliore di lui.

«E di mio padre cosa mi dici?» gli chiesi curiosa tanto quanto prima.

Non avevo mai visto il mio papà al lavoro, e nonostante mi avesse insegnato molte cose quando ero piccola, non avevo un ricordo preciso di lui come insegnante. Conoscendolo poi, e sapendo che con me, la sua bambina, era sempre stato molto severo, potevo immaginare come fosse con i suoi studenti.

«Lo adoro!» esclamò invece Mike con entusiasmo.

Davvero?!

Mio padre?!

«È il miglior insegnante di danza che io abbia mai avuto! Non ne ho avuti molti, ma sicuramente alla BAD è il più bravo. È professionale, ma sa anche essere divertente e si complimenta quando ce ne è bisogno» spiegò poi Mike.

Di nuovo: davvero?!

Mio padre?!

Divertente?!

Non era decisamente un aggettivo che avrei scelto per descrivere il mio papà!

Insomma, sapeva fare le battute, e quando era in buona faceva ridere, ma divertente... non gli si addiceva proprio.

«Ma non è severo?» gli chiesi io confusa.

«Al punto giusto» mi rispose Mike alzando le spalle con noncuranza.

Io invece alzai le sopracciglia ancora incredula. Non sembrava proprio la descrizione di mio padre. È un uomo gentile per carità, e gli voglio un bene dell'anima, ma è decisamente severo, non mi aspettavo sapesse fare anche i complimenti.

«Sei sicuro che non lo stai dicendo solo perché stai parlando di mio padre con me?» chiesi a Mike sospettosa.

«No, è davvero un mito!» disse ancora lui annuendo.

Non so perché, ma gli credetti. Guardandolo negli occhi mi accorsi che stava dicendo la verità, e che intendeva veramente quello che stava dicendo.

Allora feci un sorriso.

Era bello pensare che il mio papà fosse amato così tanto da una persona che conoscevo bene e a cui volevo bene.

Chissà se anche mio padre era contento di Mike.

Ma ero praticamente sicura che si fosse accorto del suo talento e che vedesse del grande potenziale in lui, e che quindi non fosse cattivo nei suoi confronti.

«Comunque, ho una proposta per te» disse Mike dopo qualche secondo di silenzio, interrompendo il contatto tra i nostri occhi.

Eh sì, mi ero incantata di nuovo, ma stavolta anche Mike era rimasto a fissarmi negli occhi senza dire nulla per un po'.

Chissà a cosa stava pensando.

E adesso cos'era questa storia della proposta?

Cosa aveva in mente?

«C'è un Drive-In poco lontano da qui, stasera danno Footloose 2011, mi piacerebbe portartici» disse Mike, capendo che non avevo intenzione di dire nulla.

Io lo guardai sorpresa.

Davvero voleva portarmi a un Drive-In?!

A vedere Footloose 2011 poi!

Potevo dirgli di no?!

«Accetto!» dissi senza pensarci due volte.

A che cosa dovevo pensare?

Mike mi piaceva, e tanto anche, e nonostante le mille domande che mi stavo facendo non potevo perdere l'occasione di passare altro tempo con lui, noi due da soli.

Il ragazzo di fronte a me mi sorrise, poi alzandosi mi prese per mano, mi trascinò nella sua macchina e mi portò fino al Drive-In. Quando scendemmo dalla macchina Mike venne dalla mia parte, fece un balzo molto da ballerino e si sedette sul tetto dell'auto.

Io lo guardai confusa.

«Che cosa fai?» gli chiesi stupita.

Poi mi incantai di nuovo. Da lì sotto dove mi trovavo era davvero bellissimo. Le luci dei lampioni illuminavano il suo viso di una luce splendida, e lo devo ammettere, quel cappotto color cammello con sotto il dolce vita grigio e i pantaloni neri gli stava da Dio.

Per non parlare di quanto stesse bene con quel taglio di capelli!

«Roxie» sentii dire dalla sua voce, che mi risvegliò dallo stato di trance «Hai capito?» mi chiese poi con aria interrogativa.

«Scusa, non ti ho seguito» gli dissi io scuotendo la testa e cercando di concentrarmi sulle sue parole invece che sul suo corpo impeccabile.

«Ho detto che non ho la macchina adatta per questo tipo di posti, l'unica cosa che possiamo fare è sederci sul tetto» disse di nuovo Mike alzando le spalle.

Io sorrisi, poi accettai la mano che mi porgeva e mi feci aiutare a salire sul tetto sedendomi accanto a lui.

Poco dopo iniziò il film, e restammo in silenzio per una buona mezz'ora, lanciandoci sguardi furtivi quando pensavamo che l'altro non ci stesse guardando. Più volte però i nostri occhi si incontrarono, e più volte fummo costretti ad abbassare lo sguardo un po' in imbarazzo o a far finta di essere interessati al film.

Dopo un po' però non resistetti: avevo bisogno di risposte, avevo bisogno di sapere cosa significasse tutto quello e perché avesse fatto tutto quello.

«Mike, posso chiederti una cosa?» dissi allora a un certo punto per attirare la sua attenzione.

«Aspetta, è il mio pezzo preferito» mi rispose lui alzando una mano per bloccarmi e guardando lo schermo incantato.

Restai in silenzio, un po' infastidita per quella risposta brusca, ma non potevo biasimarlo, era davvero uno dei momenti migliori del film, e anche a me avrebbe dato fastidio essere distratta durante la mia scena preferita.

Aspettai paziente, e quando finalmente Mike si voltò a guardarmi presi un respiro profondo e iniziai a parlare.

«Che cos'è questo?» chiesi.

Ma che diavolo di domanda era, Roxie?!

Cosa poteva capire da una domanda del genere?!

«Questo cosa?» mi chiese infatti Mike confuso.

«Insomma, è un appuntamento?» gli chiesi allora io prendendo coraggio.

Se volevo delle risposte precise dovevo anche fare delle domande precise.

Mike sospirò.

«Io speravo di poterlo considerare come tale» ammise poi, guardandomi fisso negli occhi.

Un sorriso nacque spontaneo sul mio volto, ma ero ancora abbastanza confusa.

«Perché mi hai voluto portare fuori?» gli chiesi allora.

Lui sospirò di nuovo, poi si preparò a dirmi la verità.

«Non so cosa mi sia successo ultimamente, non so perché, non so come, ma so che ho realizzato di provare qualcosa per te. Dal primo momento che ti ho vista poche settimane fa, ho sentito qualcosa di diverso dentro, qualcosa che non ho mai provato guardandoti e che mai avrei pensato di poter provare. C'era qualcosa dentro di me che mi diceva di starti vicino, di passare più tempo possibile insieme a te. Ho cominciato a sentirmi felice in tua presenza, e non solo perché ero contento di rivederti. Mi sono sentito completo, capito, e nel posto giusto. Però avevo paura, perché tu sei appena uscita da una storia molto importante per te, e vedevo la sofferenza nei tuoi occhi. Volevo starti vicino come amico, ma dentro di me sapevo di pensare a te come a molto di più che una semplice amica. Avrei voluto fare qualcosa, ma sapevo di dover partire nel giro di pochi giorni, e si sa che le relazioni a distanza non sono facili da mantenere» disse lui tutto d'un fiato e lanciandomi degli sguardi furtivi ogni tanto.

Ma anche se non mi guardò mai fisso negli occhi per più di cinque secondi, mi accorsi che diceva la verità, che sentiva veramente tutto quello che stava dicendo e che mi stava davvero aprendo il suo cuore.

Io in compenso non sapevo cosa dire. Era bello sentirsi dire tutte quelle cose e realizzare che fossero dette con sincerità, però allo stesso tempo avevo paura. Come aveva detto Mike, non ero del tutto oltre la mia storia con Nick, e come ho già detto più volte, in quegli ultimi mesi credevo di provare qualcosa per ogni ragazzo mi si parasse davanti.

E se quella fosse stata solo una cotta passeggera?

E se poi avessi scoperto che non provavo nulla per Mike?

L'avrei solo fatto soffrire, ed era l'ultima cosa che volevo.

«Ti prego, di' qualcosa» mi implorò Mike con tono ansioso.

«Io...» iniziai io, ma non sapevo cosa dire.

«Ecco, lo sapevo, dovevo tacere, dovevo tenermi le mie cose per me e fare finta che tutto fosse come prima. Ho solo rovinato tutto» disse Mike girando la testa e scuotendola con disapprovazione.

«No, no, Mike! Non hai rovinato nulla» gli dissi io immediatamente.

Non volevo che pensasse che non mi piaceva, perché non era così.

«È solo che... sono confusa» dissi quando lui si voltò di nuovo verso di me «Ho sentito quello che hai detto a Tina poco prima dell'ultima scena di Grease. Perché le avresti dovuto dire una cosa del genere se provavi qualcosa per me?» chiesi poi, senza sapere cosa pensare.

Quella conversazione mi aveva turbato per giorni e giorni, ed ero anche arrivata a pensare che mi fossi immaginata tutte le attenzioni che mi rivolgeva Mike. Ma ora se ne usciva con quelle affermazioni, e io davvero non sapevo più come reagire.

«Hai ragione, ho sbagliato a dire quelle cose a Tina. Ma l'ho fatto perché ero confuso. Credevo di provare qualcosa di forte per te, ma allo stesso tempo avevo paura che mi stessi sentendo così perché era tanto che non mi approcciavo con una ragazza, e tu sei stata la prima da quando sono andato al college» ammise lui evidentemente mortificato.

Ancora una volta io rimasi a guardarlo in silenzio, ancora una volta senza sapere cosa dire.

«Ti prego di' qualcosa» mi implorò ancora Mike.

«Non so cosa mi sia successo ultimamente, non so perché, non so come, ma so che ho realizzato di provare anche io qualcosa per te» dissi allora io, ripetendo le sue stesse parole «Quando mi hai stretta tra le braccia quel giorno in aula canto ho sentito il cuore battere a mille, e quando ho incontrato i tuo occhi mi sono incantata, come succede ormai ogni volta che li vedo. Però anche io avevo paura. Da quando ho rotto con Nick mi sembra di provare qualcosa per ogni minimo ragazzo, e ho avuto il timore che la cotta che provavo per te fosse una delle tante. Sono arrivata addirittura a pensare di provare qualcosa per Joe» continuai poi con aria divertita sull'ultima frase.

«Joe... dread-man Joe?» mi chiese Mike leggermente disgustato.

Io annuii, e lui scoppiò a ridere contagiando anche me.

«Comunque, anche io volevo fare qualcosa, ma non ho detto nulla perché sapevo che non saresti rimasto a lungo, non sapevo quando ti avrei rivisto, e a dirla tutta credevo che non vedendoti per un po' i miei sentimenti si sarebbero spenti e si sarebbe rivelata una stupida cotta» continuai tornando seria «Ma non è una stupida cotta, Mike, non lo è mai stata. Mi piaci, mi piaci tanto, e quando oggi mi hai chiesto di uscire con te non ci credevo. Mi sembrava un sogno» dissi poi in conclusione, guardandolo dritto negli occhi.

Non avevo mai detto una cosa così importante a una persona, sicuramente non a un ragazzo, e mai avevo aperto il mio cuore così tanto. Ma sentivo che quello era il momento giusto per farlo, e Mike era la persona giusta per farlo.

In tempo zero i nostri occhi erano di nuovo gli uni dentro gli altri, e in men che non si dica i nostri nasi si stavano sfiorando e poi le nostre bocche iniziarono a baciarsi. Il bacio diventò sempre più passionale e a un tratto sentii una mano di Mike posarsi sulla mia schiena e farmi scendere dolcemente fino a farmi sdraiare. L'altra sua mano si poggiò sulla mia guancia accarezzandola dolcemente. Io intrecciai le mie dita tra i suoi bellissimi capelli neri e lisci, e sentii la mano che era sulla mia schiena scivolare fino al fianco. Gli posai una mano sul petto e rimasi un attimo spiazzata da tutti i muscoli che sentii sotto il mio palmo.

Dopo un po' Mike si staccò e rimase a guardarmi dritto negli occhi. Sentivo già la mancanza delle sue labbra sulle mie, e dentro di me sentivo mille farfalle miste a fuochi d'artificio. Guardando i suoi occhi mi accorsi che erano più luminosi del solito, e solo dopo qualche secondo mi resi conto che avevo un sorriso che doveva risultare decisamente stupido in volto.

«Sei bellissima» mi sussurrò Mike senza interrompere il contatto tra i nostri occhi «Ed eri bellissima anche oggi in aula canto» disse ancora con un sorriso «Ti ho vista che piangevi» mi sussurrò avvicinandosi al mio orecchio.

Io sentii i brividi lungo la schiena, e poi feci una risatina, prima di guardarlo un po' incredula. Mi venne quasi da piangere a sentirgli pronunciare quelle frasi, e abbassai lo sguardo un po' imbarazzata.

«Che c'è?» mi chiese lui aggrottando le sopracciglia.

«Era tanto che un ragazzo non mi diceva una cosa del genere» ammisi io, alzando di nuovo gli occhi su di lui «Escludendo Blaine ovviamente» aggiunsi poi divertita.

Mike sorrise, e poi mi lasciò un altro bacio a fior di labbra e uno sulla tempia, prima di risedersi girato verso il grande schermo. Mi rialzai anche io, e intrecciando il mio braccio al suo mi strinsi di più a lui e appoggiai la testa alla sua spalla.

«Ci siamo persi metà film lo sai?» gli chiesi guardandolo divertita.

«Ne è valsa la pena» mi disse lui girando il collo per guardarmi e facendomi un sorriso tenero.

Sorrisi anche io, e poi rimisi la testa sulla sua spalla per vedere almeno la scena finale del film.

Ma mentre mi riportava a casa poco dopo mi sorse l'ennesimo dubbio, e non potei evitare di fargli l'ennesima domanda.

«Mike, che cosa siamo adesso?» chiesi girandomi a guardarlo.

Il suo volto era bellissimo anche al buio della strada, e quando la luce dei lampioni lo illuminava era come se splendesse il sole per qualche secondo.

«Secondo te cosa siamo?» mi chiese lui con aria misteriosa.

«Voglio dire, domani entreremo in aula canto dicendo a tutti che stiamo insieme o abbiamo bisogno di un periodo di prova?» chiesi ancora, chiarendo meglio la mia domanda.

«Possiamo anche fare una piccola prova, ma io non vedo l'ora di dire a tutti che sei la mia ragazza» mi rispose lui sorridendo e facendomi l'occhiolino.

Sorrisi anche io, sentendodei brividi nel sentirglidire che mi considerava la sua ragazza, e poi confermai che volevo dire a tutti che era il mio ragazzo anche io, e non vedevo l'ora di vedere le reazioni dei nostri amici. Però un altro dubbio mi assillava, e non potei fare a meno di fare l'ennesima domanda a Mike.

«Lo sai che non sarà facile vero?» gli chiesi tornando seria.

«Cosa?» mi chiese lui confuso.

«Essere il mio ragazzo» risposi io «Sono "appena" uscita da una storia molto importante, e il mio cuore è in pezzi al momento. Sai che non sarà facile rimetterli insieme?» spiegai poi, puntando gli occhi su di lui.

«Mi piacciono le sfide» si limitò a rispondermi lui con un sorriso e allungando una mano per appoggiarla sulla mia coscia.

Io lo guardai incredula e sentii dei brividi percorrermi la schiena per quel suo gesto. Poi allungai anche io una mano per prendere la sua e stringerla leggermente con gratitudine.

Era magnifico!

«Sono pronto ad affrontare qualcosa di difficile, perché sento che ne vale la pena» disse ancora Mike, puntando per un attimo gli occhi su di me «E anche perché è ora che qualcuno ti faccia dimenticare quell'Usignolo» aggiunse annuendo convinto.

Io gli feci un sorriso quasi commossa. Poi iniziai a pensare che forse Mike fosse davvero la persona giusta per farmi dimenticare Nick e per farmi tornare a vivere come si deve.

Adesso sì che ero pronta a raccontare a tutti della nostra relazione. Oltre a Mercedes e Santana, non credo che qualcun altro sospettasse che tra me e Mike ci fosse qualcosa. E non stavo nella pelle pensando a quando si sarebbero congratulati con noi. L'unica cosa che mi spaventava un po' era la reazione di Tina. Ero certa che non l'avrebbe presa bene, e probabilmente questa novità avrebbe peggiorato il rapporto già conflittuale che avevamo quell'anno. Non volevo perdere completamente la sua amicizia, ma allo stesso tempo non volevo privarmi della mia felicità. Erano mesi che non mi sentivo amata, e adesso finalmente guardando Mike negli occhi mi sentivo completa e libera. Non avrei rovinato tutto quello per gli stupido capricci di Miss Tina Cohen Chang.

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