SECRETS AND FEARS
No, la mia permanenza al di fuori del Glee Club non durò molto. La settimana dopo ero già tornata nelle Nuove Direzioni, ed ero proprio in aula canto quando successe una delle cose più spaventose mai accadutemi nella vita.
Ma di questo parleremo più avanti, ora credo sia il caso di dire come ero tornata nel Glee Club e perché.
Più persone avevano cercato di convincermi, Marley compresa, che mi aveva raggiunta al mio armadietto pochi giorni dopo il mio abbandono del Glee Club.
«Possiamo parlare?» mi aveva chiesto guardandomi speranzosa.
«Se vuoi cercare di convincermi a tornare nel Glee Club no» le risposi io fredda.
Non volevo essere cattiva con Marley, però non potevo arrendermi così facilmente.
«Abbiamo bisogno di te, Roxie» mi disse Marley.
«Non è vero, ci sono grandi talenti in quell'aula, io sono solo uno dei tanti, e non sono indispensabile» la smentii io scuotendo la testa.
«Io ho bisogno di te» provò allora Marley «Sei la mia migliore amica in quel Glee Club oltre a Unique, e lo sei nell'intera scuola» aggiunse con tono quasi lamentoso e sperando di convincermi.
Io la guardai con un mezzo sorriso un po' pietoso.
«Marley, possiamo essere amiche anche se non siamo più entrambe nel Glee Club» le feci notare con aria ovvia «Sono felice di essere così importante per te, e anche tu sei una mia grande amica, ma non abbiamo bisogno del Glee Club per esserlo» aggiunsi allungando una mano per stringere la sua.
Marley fece un mezzo sorriso poco convinto.
«L'aula canto ha perso un po' della sua luce senza di te» mi disse tristemente.
Io feci una risatina.
«Tu brilli abbastanza per tutti» le assicurai poi, convinta della mia idea.
Marley era la stella più brillante di tutte, ne ero certa, e lo sono ancora.
Ma come si può notare, lei non riuscì a convincermi a tornare nel Glee Club, qualcun altro lo fece.
«Tra dieci minuti in aula canto» mi aveva sussurrato il mio migliore amico una mattina, passandomi accanto senza salutare e senza nemmeno fermarsi.
Io lo guardai allontanarsi con le sopracciglia aggrottate e molta, molta confusione in testa.
Cosa aveva in mente?
Dovevo scoprirlo, e l'unico modo per farlo era presentarmi in aula canto proprio come mi aveva detto Blaine. Così dieci minuti dopo stavo per varcare la soglia dell'aula quando mi si affiancò qualcuno di non molto gradito.
«Cosa ci fai tu qui?» mi chiese Tina con la sua solita aria di superiorità «Pensavo avessi lasciato il Glee Club» aggiunse.
«Blaine mi ha chiesto di venire» le risposi io fredda.
«Anche a me» mi disse Tina.
Poi mi guardò dapprima con gli occhi ridotti a fessura, e poi lì spalancò assumendo un'espressione arrabbiata.
Probabilmente anche io feci la stessa espressione, e probabilmente stavo pensando la stessa cosa di Tina, ovvero che Blaine ci aveva convocate lì per farci fare pace.
No, no e poi no!
Non avevo intenzione di stare nella stessa stanza di Tina!
Avrebbe portato solo a un altro litigio ed era l'ultima cosa che volevo in quel momento.
Entrambe stavamo girando i tacchi pronte ad andarcene, quando alle nostre spalle si materializzò Sam, che ci spinse dentro l'aula canto senza convenevoli inutili e chiuse la porta alle nostre spalle.
«Sappiamo cosa avete in mente» dissi io guardandolo male.
«E non abbiamo intenzione di stare qui a sentire la vostra predica su quanto l'amicizia sia importante...» disse Tina.
«...o a sentirvi parlare di tutte le cose belle che abbiamo passato» conclusi io mentre lei annuiva.
Sembrava che finalmente dopo molto tempo fossimo d'accordo su qualcosa.
«Beh, se non volete sentire un discorso, almeno ascoltate questa canzone» disse Artie entrando in aula spinto da Brittany e seguito da Blaine.
Il mio migliore amico ricevette un'occhiataccia sia da me che da Tina e ci fece un sorrisetto innocente dopo aver fatto una smorfia un po' spaventata.
«L'abbiamo preparata per voi» ci disse Brittany annuendo «Perché non è giusto quello che sta succedendo» aggiunse guardandoci tristemente.
Poi si avvicinò a me, mi prese per le spalle e mi costrinse a sedermi su una sedia, mentre Artie minacciava di pestare i piedi a Tina con la sedia a rotelle per fare sedere anche lei. Nel frattempo Sam prese la chitarra, e appena ebbe la nostra attenzione iniziò ad arpeggiare "Friends Never Say Goodbye" di Elton John, che cantarono tutti insieme.
Lo devo ammettere, sentire quella canzone mi fece venire il magone, e mi fece anche pensare che quello che era successo tra me e Tina era orribile e non da noi, sicuramente fuori dallo spirito del Glee Club.
Come eravamo arrivate a essere così tanto gelose l'una dell'altra?
Davvero quello che provavamo per due ragazzi ci aveva portate a odiarci così tanto?
Durante la canzone lanciai qualche occhiata a Tina per vedere se anche lei provava le stesse emozioni che provavo io, per vedere se anche lei si stava pentendo di quello che aveva detto e fatto. Più volte mi accorsi che mi stava guardando, e più volte incrociai il suo sguardo e mi sembrò di vedere la vecchia Tina, quella che avevo conosciuto al mio arrivo al McKinley e che era una mia grande amica. A un certo punto mi fece addirittura un mezzo sorriso, quasi per scusarsi e dirmi che non mi odiava come mi aveva fatto credere. Neanche io la odiavo, non avrei mai potuto.
«Credo che dobbiamo parlare, Tina» le dissi alla fine della canzone, voltandomi verso di lei.
Tina puntò i suoi occhi nei miei mentre Sam, Blaine, Artie e Brittany si scambiavano uno sguardo complice e soddisfatto.
«No» mi disse poi Tina seria.
Io rimasi spiazzata.
Se non voleva parlare allora era stato tutto inutile.
Tutto!
«Io devo parlare, non tu» aggiunse dopo qualche secondo di pausa.
In quel momento mi accorsi che avevo trattenuto il fiato fino a quell'istante, e un piccolo sorriso nacque sul mio volto. Se diceva di avere qualcosa di cui parlarmi, allora forse anche lei come me voleva chiarire. Allora forse quella cosa che avevo visto nei suoi occhi non era solo mia immaginazione.
«Beh, allora noi vi lasciamo...» iniziò a dire Blaine, ma Tina lo fermò.
«No, devo parlare anche con voi, e voglio che sentiate quello che ho da dire a Roxie» gli disse passando lo sguardo su di noi.
Fece una pausa, e poi iniziò a parlare.
«Sono stata scortese, molto scortese, e hai ragione, Roxie, mi sono comportata da stronza. Non ti meriti tutto quello che ti ho fatto perché sei davvero una brava persona, e sì, hai ragione anche sul fatto che sono gelosa del tuo talento. Tanto gelosa. Sei brava, Roxie, balli e canti meravigliosamente, darei oro per essere come te. Eh sì, sono gelosa anche del tuo rapporto con Blaine, perché come guarda te non guarda nessuna» iniziò a dire.
Quelle ultime parole mi rincuorarono molto, e trattenni a stento un sorriso.
«E poi, sono gelosa di quello che hai con Mike. Non perché sia lui il tuo ragazzo, ma perché poco prima che partisse ci siamo lasciati perché eravamo convinti di non riuscire a gestire una relazione a distanza, e poi si è messo con te. Sarebbe stato come rimanere il mio ragazzo, sempre a distanza sei!» disse ancora Tina scuotendo leggermente la testa quasi incredula.
In effetti non avevo pensato a quel particolare, e doveva davvero averla ferita.
«Però credo che tu e Mike siate bellissimi insieme, e che, come dicono tutti, la chimica tra di voi sia innegabile» aggiunse facendo un mezzo sorriso un po' forzato, che però apprezzai «Ti chiedo scusa, per tutto, e chiedo scusa anche a voi, ragazzi, perché non è quello di cui avevate bisogno nel nostro ultimo anno di liceo» concluse poi, rivolgendosi anche a Sam, Blaine, Artie e Brittany.
I ragazzi le sorrisero, fieri che avesse finalmente capito che con quel atteggiamento non andava da nessuna parte. Quando puntò gli occhi su di me le feci anche io un sorriso, e poi presi un bel respiro prima di parlare.
«Anche io ti devo chiedere scusa, Tina. Non sono stata il massimo con te ultimamente, e non sarei mai dovuta essere gelosa di quello che avete costruito tu e Blaine. Sarei solo dovuta essere felice che il mio migliore amico si sia ambientato al meglio in questa scuola, e, per la cronaca, non posso biasimarti se ti sei presa una cotta per lui» le dissi abbassando la voce e avvicinandomi a lei sull'ultima frase.
Tina fece una risatina, e mi lanciò uno sguardo complice.
«È vero, ti ho dato della stronza, ma non lo sei, ti sei comportata come tale, ma non sei così, Tina, ti conosco, e so che hai un cuore enorme» conclusi poi, tornando a un tono di voce normale «Grazie, ragazzi, siete speciali come sempre» aggiunsi voltandomi verso i miei amici con gratitudine.
Poi sentii Tina avvicinarsi e allargare le braccia per un abbraccio. Le feci un sorriso e la strinsi a me, felice di aver chiarito la brutta situazione che c'era tra di noi.
«Awww, queste sono le mie amiche!» esclamò Brittany con voce tenera, e si avvicinò a noi per unirsi all'abbraccio.
Dopo pochi secondi anche Blaine, Sam e Artie erano incollati a noi.
«Al nostro ultimo anno al McKinley!» esclamò Artie con entusiasmo.
«E agli amici» aggiunsi io, mentre incrociavo lo sguardo di Blaine, che mi fece l'occhiolino.
«A proposito di amiche» disse Brittany a me e Tina mentre uscivamo insieme dall'aula canto «Perché non cantiamo qualcosa insieme al Glee Club?» propose poi con entusiasmo.
Io e Tina ci scambiammo uno sguardo complice e poi acconsentimmo.
Non vedevamo l'ora!
Da quando Quinn era andata a Yale non mi ero più esibita con le ragazze a parte al Sadie Hawkins, era arrivato il momento di far capire a tutti che eravamo tornate, e che si era creato un nuovo trio!
Così il giorno dopo io, Tina e Brittany cantammo insieme "Let's Get Loud" di Jennifer López davanti a tutto il Glee Club e a un professor Schuester stupito ed entusiasta, che alla fine non poté che farci i complimenti.
Ora sì che era tornato tutto come prima!
~~~
Ed eccoci a una delle esperienze peggiori di tutta la mia vita. Un'esperienza che mi costa davvero molto raccontare, e che spero non ricapiti mai più né a me, né a mio marito, né ai miei bellissimi bambini, né a nessuno dei ragazzi che in quel momento erano in aula canto con me.
Eravamo tutti in aula canto quel giorno, e stavamo per iniziare la lezione a cui avrebbe partecipato anche la coach Beiste, ma non facemmo in tempo a iniziare una minima canzone che un colpo di pistola risuonò per i corridoi, seguito da un altro e da un fuggi fuggi generale dei ragazzi fuori dalla nostra aula. Dentro l'aula invece si raggelò il sangue a tutti, e il panico si fece spazio nei nostri occhi.
«Cosa facciamo?» chiese Jake allarmato al professore.
«Sparpagliatevi! Cercate un nascondiglio!» rispose il professor Schuester, mentre la coach Beiste chiudeva le porte.
In pochi secondi sentii una mano di Blaine prendere la mia è trascinarmi con forza dietro il pianoforte, dove poi aiutò Artie a scendere dalla sedia a rotelle e sedersi per terra accanto a noi. Vidi il panico negli occhi dei miei amici, ed ero sicura che anche nei miei ce ne fosse.
Che cosa era stato?
Era davvero un colpo di pistola?
Qualcuno era entrato con l'intento di uccidere degli adolescenti?
Che cosa facevamo adesso?
Eravamo chiusi in aula canto, non ci sarebbe voluto niente ad aprire la porta e sparare a tutti.
Incontrai di nuovo gli occhi di Blaine, e mi accorsi che aveva il fiato grosso. Volevo confortarlo, volevo fare qualcosa, ma i miei occhi pieni di lacrime e la paura che stava prendendo possesso di me non mi permisero di fare o dire nulla. Non riuscii nemmeno ad allungare una mano per stringere la sua.
«Ragazzi, ascoltatemi» disse a un tratto il professor Schuester «Mandate messaggi, twittate per raccontare cosa sta succedendo, ma senza dire dove siamo» spiegò passando lo sguardo su di noi.
Io tirai fuori il telefono dalla tasca con mani tremanti, mentre gli occhi mi si riempivano di lacrime.
Cosa dovevo scrivere?
Dovevo scrivere a mia madre che stavo rischiando la morte ma senza dirle dove fossi?
L'avrei allarmata e sarebbe corsa al McKinley rischiando la vita anche lei.
Avrei dovuto scrivere a Mike che forse non ci saremmo più visti perché un pazzo era entrato a scuola e aveva sparato due colpi di pistola?
Non potevo, farlo!
Non ci riuscivo!
Accesi il telefono, e feci fatica a ricordarmi la password per sbloccarlo da quanto ero spaventata e in ansia.
Non volevo morire, non era ancora il mio momento.
«Ragazzi, vi voglio bene» ci disse il professor Schuester evidentemente preoccupato, mentre Marley e Kitty iniziavano a singhiozzare ripetutamente.
A quel punto non mi trattenni, e sentii le lacrime scendere sulle mie guance senza riuscire a fermarle.
Avevo paura, molta paura.
A un tratto Sam si mosse dal suo angolo e raggiunse una delle porte.
«Brittany è in bagno e non ha il telefono, devo avvisarla» protestò quando il professor Schuester e la coach Beiste cercarono di fermarlo.
In effetti Brittany non era lì con noi, e se davvero era in bagno non era al sicuro. Ma in qualsiasi caso Sam non poteva uscire dall'aula canto, era troppo rischioso. Allora lo fece il professor Schuester, costringendo Sam a sedersi di fronte a me e Blaine, e uscendo dall'aula canto per dirigersi verso i bagni, tornando poco dopo con Brittany e altri due ragazzi.
«Manca anche Tina» sentii Blaine sussurrare con voce preoccupata.
Era vero, dove diavolo era Tina?
Poi iniziò il momento delle confessioni. In momenti del genere non importa a nessuno se si è vulnerabili, perché si crede di non uscirne vivi. La prima a parlare fu Kitty, che confessò a Marley di averle fatto credere di stare ingrassando stringendo la gonna del vestito di Sandy per Grease. Poi Artie iniziò a riprendere.
«Se non usciremo da qui almeno la gente vedrà questo» rispose quando Blaine gli chiese cosa stesse facendo.
Poi Marley confessò di avere una serie di canzoni scritte da lei nel cassetto della scrivania, Ryder disse di voler bene a suo padre e lo ringraziò per tutto quello che aveva fatto, Jake disse di voler bene a Puck e sua madre, ma poi Artie fu costretto a spegnere la telecamera perché Sam non era dell'umore di fare un video.
In quel momento mi passarono per la testa tutte le cose che avrei tanto voluto dire ma non avevo mai avuto il coraggio di confessare, e una cosa in particolare cominciò ad assillare la mia testa. Non potevo non dire a Blaine quello che provavo per lui, non potevo rischiare di non uscire da quell'aula senza aver detto la verità al mio migliore amico. Così presi coraggio e iniziai a parlare.
«Blainey, devo dirti una cosa» sussurrai senza voltarmi verso il mio migliore amico.
Lui invece girò la testa per guardarmi.
«Blainey, io... io ti amo. Non ho mai smesso di amarti da quando ci siamo lasciati, e non penso di poter mai smettere» confessai con il respiro pesante.
Non era una cosa facile quella che stavo facendo, per niente.
«Sei stato il mio primo amore, non riesco a immaginare come sarebbe la mia vita senza di te, e non riesco a immaginare di provare altro per te se non amore. Lo so, sono stata con altri ragazzi, e tutt'ora ho un ragazzo, ma non riesco a smettere di provare qualcosa di forte per te, qualcosa che riesco a descrivere solo come amore» dissi ancora, voltandomi finalmente a guardarlo e incontrando i suoi occhi.
In quel momento avevano un'espressione indecifrabile, erano sorpresi, perplessi, increduli, ricchi di gratitudine ma anche di incertezza, e soprattutto sembravano quasi offesi e arrabbiati.
Assurdo vero poter leggere tutte queste emozioni dentro gli occhi di una persona?
Ma assicuro che in quel momento si sarebbero viste negli occhi di Blaine. I miei invece erano pieni di lacrime che mi annebbiarono la vista piano piano. Poi sentii un braccio di Blaine stringersi intorno alle mie spalle, mentre con la mano mi faceva appoggiare la testa alla sua spalla. Non capii quel gesto, non trovai il modo di decifrarlo, ma decisi di non oppormi. Avevo detto quello che dovevo dire rischiando di rovinare la mia amicizia con Blaine, ma avevo un peso in meno nel cuore. E se la mia vita doveva finire quel giorno, me ne sarei andata più leggera di quanto non fossi stata in quegli ultimi quattro anni.
Dopo pochi minuti che sembrarono infiniti la polizia ci diede il via libera, e la prima cosa che facemmo fu abbracciarci. Avevamo rischiato di perderci, non doveva mai più succedere. Ci sciogliemmo tutti in un pianto liberatorio che aumentava di intensità man mano che ci stringevamo l'uno all'altro. La prima che abbracciai io fu Marley, che sembrava la più spaventata, poi strinsi Brittany, poi Kitty e Unique, e poi Jake e Ryder. Poi corsi ad abbracciare Sam e Artie, e poi andai dal professor Schuester. Mi strinse forte a sé, e in quel momento versai le lacrime più amare. Era bello essere vivi, e il professore era stato fantastico nel tenerci calmi e rischiare la vita per salvare Brittany.
Era proprio un bravo professore!
Quando mi staccai da lui mi voltai a guardare i miei compagni, che iniziarono a uscire dall'aula ancora scossi ma sollevati. Incontrai gli occhi di Blaine, che però li distolse subito, e uscì senza aspettarmi. Probabilmente avevo appena rovinato la nostra amicizia, e probabilmente mi sarei pentita per il resto della mia vita di aver confessato quello che avevo confessato. Rimasi immobile mentre guardavo le spalle del mio migliore amico allontanarsi da me senza nemmeno una parola di conforto dopo tutto quello che era successo. Poi sentii una mano stringersi nella mia, e abbassando lo sguardo incontrai un mezzo sorriso di Artie, a cui feci una smorfia che doveva essere un sorriso, mentre altre lacrime mi solcavano il viso, e con cui uscii dalla scuola senza mai interrompere il contatto tra le nostre mani. C'era stato il rischio che non potessi più stringere la mano di nessuno, e quel contatto con Artie mi scaldava leggermente, riportandomi alla realtà dopo quello che era successo.
~~~
Quella notte non chiusi occhio. Ero nel letto con mia madre, perché dopo averle raccontato tutto non volle più staccarsi da me, e io ero più che felice di dormire con la mia mamma, che mai come in quel giorno avevo avuto paura di perdere. Ma né io né lei riuscimmo a prendere sonno. Le lacrime scendevano dai nostri occhi ininterrottamente e non riuscivo a staccare la mia mano dalla sua, che mi confortava come non aveva mai fatto.
«Ti voglio bene, mamma» le sussurrai ad un certo punto tra le lacrime «Scusa per tutto, tutto» aggiunsi scossa dai singhiozzi.
«Lo so, tesoro mio, ti voglio bene anche io» mi sussurrò lei avvicinandosi un po' di più e stringendomi a sé «Domani, quando vedi Blaine, digli che voglio bene anche a lui» aggiunse poi, appoggiando la sua fronte alla mia.
Io annuii, ma dentro di me pensavo che Blaine non mi avrebbe parlato il giorno dopo, e forse non lo avrebbe fatto mai più. Dopo quello che gli avevo confessato ero convinta che non mi avrebbe più rivolto la parola. Era rimasto sconvolto da quello che gli avevo detto, e non potevo biasimarlo. Gli avevo detto che lo amavo e che non avevo mai smesso. Gli avevo confessato che per tutti quegli anni avevo finto di essere sua amica mentre speravo segretamente di essere molto di più. Gli avevo sconvolto la vita, e forse anche le certezze che aveva sulla nostra amicizia. Credevo che da quel momento in poi avrebbe iniziato a ispezionare ogni mio comportamento con lui per capire se poteva leggerci qualcosa di anomalo, qualcosa che prima classificava come amicizia ma che da quel momento in poi avrebbe iniziato a vedere come amore.
Contro le mie aspettative però, il giorno dopo ebbi una conversazione con Blaine, una conversazione che non mi aspettavo.
Ero in auditorium seduta al piano, dovevo dare sfogo ai miei pensieri e a tutte le emozioni contrastanti che avevo in corpo. Presi un bel respiro, guardai i tasti del piano per qualche secondo e poi iniziai a suonare "Love Of My Life" dei Queen, canzone che rispecchiava a pieno quello che mi era successo quando, il giorno prima, Blaine era uscito dall'aula canto senza nemmeno fermarsi a lasciarmi una parola di conforto o uno dei suoi abbracci, che la maggior parte delle volte erano abbastanza. Stavo per iniziare a cantare la seconda strofa quando qualcuno alle mie spalle mi precedette. Non ci fu bisogno di voltarmi a guardare chi fosse, lo riconobbi dalla voce: era Blaine. Cantò la seconda strofa della canzone mentre si avvicinava al piano e vi si appoggiava. Non alzai gli occhi su di lui, mi limitai a continuare a suonare e cantare con lui fino alla fine della canzone. Quando staccai le dita dal piano dovetti prendere coraggio per alzare lo sguardo su di lui, poi però lo feci, incontrando i suoi bellissimi occhi e un leggero sorriso gentile.
«Cosa ci fai qui?» gli chiesi fredda e facendo fatica a sostenere il suo sguardo.
Perché diavolo mi stava facendo quel sorrisetto stupido?
Mi faceva innervosire!
«Stanotte ho ripensato a quello che mi hai detto ieri» mi rispose Blaine prendendo posto accanto a me sullo sgabello «E mi sono accorto di aver sbagliato ad andarmene senza dirti nulla» aggiunse una volta seduto.
Io seguii i suoi movimenti, e quando sentii la sua spalla destra appoggiarsi alla mia spalla sinistra abbassai di nuovo lo sguardo sui tasti del pianoforte.
«Anche io ti amo, Roxie» mi disse poi Blaine, facendomi alzare lo sguardo su di lui sorpresa e confusa «Non nel senso che voglio essere il tuo ragazzo, ma nel senso che ti voglio bene, e sono sicuro che quello che provo per te è molto più di una semplice amicizia» specificò allora lui «Ti amo perché sei la mia migliore amica, la mia Shug, sei stata anche tu il mio primo amore, e non dimenticherò mai quello che abbiamo avuto» disse ancora Blaine, guardandomi dritto negli occhi.
Per l'ennesima volta quella settimana, sentii gli occhi riempirsi di lacrime.
«Ieri ho sbagliato a non parlarti, avevamo appena passato minuti orribili, e io mi sono fatto prendere dalle emozioni e dall'orgoglio e non sono riuscito a dirti nulla. Mi hai colto alla sprovvista, Roxie, anche se è sempre stato chiaro che provi qualcosa in più di una semplice amicizia per me» disse ancora Blaine scusandosi.
Io scossi la testa.
«Sono io che devo scusarmi, Blaine, sono io che mi sono fatta prendere dalle emozioni e dalla paura e ti ho confessato una cosa importante nel momento sbagliato» dissi poi scusandomi a mia volta.
«Hai fatto bene invece, ti sei tolta un peso che portavi dentro da troppo» mi corresse lui «E visto che tu sei stata sincera voglio esserlo anche io» disse poi «A volte sono geloso degli altri ragazzi. Intendo quando si avvicinano a te, quando ti prendono per mano, soprattutto quando ti vedo puntare gli occhi su Mike. Ti illumini come non mai, Shug, e questo una volta succedeva con me. Ho paura che qualcuno possa rubare il mio posto nel tuo cuore, e questa cosa mi ucciderebbe» mi confessò guardandomi dritto negli occhi.
Mi colpii molto con quelle sue parole, e mi fece anche capire che allora non ero l'unica stupida a soffrire tutte le volte che lui dava troppe attenzioni a un'altra ragazza.
«Nessuno prenderà mai il tuo posto nel mio cuore, Blaine, questo lo sai» gli assicurai io guardandolo con sguardo tenero.
Era bellissimo il mio Blaine!
«Neanche Mike?» mi chiese con gli occhi da cucciolotto.
«Neanche Mike» gli confermai io «Occupate due punti diversi del mio cuore, entrambi decisamente importanti, ma non vi metterei mai l'uno a confronto con l'altro. Ti amo, Blaine, te l'ho già detto» aggiunsi scuotendo la testa.
Blaine mi guardò con un sorriso soddisfatto.
«Però voglio specificare che amo anche Mike, lo amo davvero, e ho amato anche Nick. Non voglio che tu pensi che sono stata con loro per prenderli in giro. Ho amato Nick e amo Mike, ne sono sicura, solo... sono anche sicura che quello che provo per te sarà sempre molto molto forte» dissi ancora io per specificare meglio.
Amavo Mike davvero tanto, e anche se quello che provavo per Blaine ero sicura fosse amore, non volevo essere la sua ragazza. Lo so, è strano, ma essere la ragazza di Mike mi piaceva da matti, non potevo immaginarmi con nessun altro che non fosse lui in quel momento, nemmeno con Blaine.
«Lo so, Roxie, lo so» mi assicurò Blaine annuendo con un sorriso.
Poi restammo in silenzio per qualche secondo, mentre sentivo una sua mano allungarsi verso la mia.
«Era per me questa canzone?» mi chiese cercando il mio sguardo, che nel frattempo avevo abbassato di nuovo.
Io mi limitai ad annuire.
«Sì, perché non importa chi sia il mio ragazzo e quanto lo ami, sarai sempre l'amore della mia vita, Blaine» ammisi, ripuntando i miei occhi nei suoi.
«Anche tu sarai sempre l'amore della mia vita» mi sussurrò Blaine.
Quelle parole mi fecero nascere un sorriso sul volto, mentre altre lacrime scendevano sulle mie guance. Poi Blaine si avvicinò al mio viso e posò le labbra all'angolo della mia bocca. Rimase così per qualche secondo, poi si staccò e mi fece un sorriso.
«Siamo un po' come Freddie Mercury e Mary Austin io e te» mi disse con aria fiera, mentre strimpellava le note della canzone che avevamo appena cantato.
Io lo guardai divertita e con le sopracciglia aggrottate.
«Sai, siamo stati insieme e io ho scoperto di essere gay mentre stavo con te, proprio come Freddie quando stava con Mary» mi spiegò allora lui «E poi, saremo sempre entrambi innamorati l'uno dell'altra, anche se non così tanto da stare insieme» aggiunse.
Io lo guardai con un sorriso. Infondo non aveva tutti i torti, e quel paragone mi piaceva.
«Però tu non mi hai mai chiesto di sposarti» gli feci notare fingendomi quasi offesa, ma non riuscendo a trattenere una risatina.
«Forse a 15 anni non era il caso» mi disse lui con aria ovvia e anche un po' allarmata.
Io scoppiai a ridere e lo fece anche lui mentre gli davo ragione.
«Vieni qui» dissi poi al mio migliore amico, stringendomi a lui per un abbraccio.
Era tutta la notte che sognavo di abbracciarlo così, per recuperare l'abbraccio di cui ero stata privata il giorno prima.
«È stata una giornata difficile ieri» disse Blaine nei miei capelli.
Io annuii.
«Ho passato tutta la notte a piangere insieme ai miei genitori» mi confessò poi serio.
«Anche io» gli dissi stretta al suo petto «Mia madre mi ha anche detto di dirti che ti vuole bene» aggiunsi, ricordandomi le parole della mia mamma.
Si era preoccupata per Blaine, era evidente.
Blaine abbassò lo sguardo su di me, mentre io lo alzavo su di lui, e mi fece un sorriso ricco di gratitudine.
«Anche io le voglio bene» mi disse poi «Sai che una delle prime cose che mi ha chiesto mia madre è stata come stessi tu?» mi chiese poi divertito.
«Davvero?» chiesi incredula.
Lui si limitò ad annuire facendo una risatina.
«Dovremmo fare a cambio di mamma ogni tanto» gli dissi io ridendo e facendo ridere anche lui.
Poi mi lasciò un bacio rumoroso sulla guancia e, prendendomi per mano, mi portò fuori dall'auditorium.
Poche ore dopo però, alla lezione del Glee Club, ci tornammo di nuovo per cantare tutti insieme "Say" di John Meyer, per porre fine a quell'orribile settimana, e per celebrare il coraggio che avevamo avuto a dichiarare tutto quello che avevamo dichiarato il giorno prima in aula canto. Passando lo sguardo sui miei compagni mi accorsi anche che ognuno aveva qualcosa di diverso, qualcosa di migliore in sé. Alla fine di tutto sembrava che quell'episodio così orribile di cui eravamo stati partecipi avesse portato qualcosa di buono: aveva rafforzato la nostra amicizia, e adesso sì che eravamo indistruttibili.
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