PROM

«Cravatta nera o cravatta blu?»

Mancavano pochi giorni alla fine della scuola, e tutti erano in fermento per l'arrivo dell'evento più atteso dell'anno: il ballo scolastico.

Quella sera io ero a casa di Blaine, e stavamo scegliendo un outfit per lui, anche se non sapevo per che cosa esattamente. Alla Dalton, essendo tutti maschi, non esisteva il ballo scolastico, quindi non avevo idea di dove dovesse andare il mio migliore amico con uno smoking così elegante.

«Decisamente nera!» risposi io con aria ovvia.

Poi però non resistetti.

«Blainey, mi vuoi dire dove devi andare vestito così?» gli chiesi quasi scocciata.

Era l'ennesima volta che gli facevo quella domanda, e ancora non avevo ottenuto una risposta.

La curiosità mi stava uccidendo!

A quel punto Blaine si voltò a guardarmi dando le spalle al suo armadio, e assunse un espressione furba. Mi lasciò sulle spine per qualche secondo e poi esclamò «Indovina chi è stato invitato al ballo del McKinley da Kurt?!» facendo un sorriso a trentadue denti e spalancando le braccia.

Ci misi un attimo a realizzare, poi anche il mio viso si aprì in un sorriso smagliante, e facendo un urletto saltai in braccio al mio migliore amico per la gioia.

«Un altro ballo scolastico insieme!» esclamai ancora stretta a lui.

«Non vedo l'ora!» esclamò Blaine.

Quando mi mise giù però, mi venne in mente che forse non era proprio il massimo per lui. L'anno prima alla Hamilton il ballo scolastico non era stata una bella esperienza.

«Sei sicuro di venire, Blainey?» gli chiesi infatti, fermandomi in piedi accanto a lui e guardandolo con aria apprensiva.

Lui sospirò e lo vidi titubante.

«Kurt me lo ha chiesto, non potevo dirgli di no» mi disse poi alzando le spalle con innocenza.

«Sì invece che potevi se non te la senti di venire» gli dissi io con aria ovvia.

Blaine sospirò di nuovo.

«Lo so che l'anno scorso non è stata una bella esperienza, né per me né per te, però posso farcela. Al McKinley non mi conosce nessuno, e dopo il club creato da Santana e Karofsky il bullismo è finito» disse guardandomi serio.

Questa volto toccò a me sospirare.

Non volevo che vivesse un'altra brutta avventura come quella del ballo della Hamilton, però se lui era convinto di venire non potevo obbligarlo a stare a casa, anche perché sapevo che nascondersi non era nel suo stile.

~~~

Io e Blaine ci eravamo lasciati da poco, due settimane, e da quel momento non ci eravamo più rivolti la parola, o un sorriso, o uno sguardo. O meglio, io lo guardavo, e di continuo anche, ma quando capivo che si stava voltando nella mia direzione distoglievo subito lo sguardo. Dovevo fargli credere di essere arrabbiata, dovevo resistere a quei suoi bellissimi occhi che tanto mi incantavano.

Sì, facevo finta di essere arrabbiata, perché non lo ero davvero. Mi aveva lasciata perché aveva capito di essere gay, non perché non mi amava più. Ero delusa certo, ma arrabbiata mai. Con lui poi, non ci riuscivo. Forse ero arrabbiata con me stessa, mi chiedevo che cosa avessi fatto di sbagliato per farmi lasciare così, ma di sicuro non ero arrabbiata con Blaine. Anche perché vedere i suoi occhi così spenti e feriti sotto gli insulti che gli riservavano gli altri ragazzi a causa del suo comingout, mi spezzava il cuore.

E poi quel ballo non ci voleva proprio.

Qualche giorno prima avevo visto Blaine fermarsi a leggere il cartello che annunciava il ballo Sadie Hawkins, quindi erano le ragazze che dovevano invitare i ragazzi. Blaine aveva lanciato al cartellone uno sguardo triste, e poi si era allontanato a testa bassa, raggiungendo il suo armadietto, esattamente accanto al mio.

Così mi ero fatta forza e avevo deciso che dovevo fare qualcosa. Era arrivato il momento di fare quello che una vera migliore amica avrebbe fatto: stargli accanto nel momento del bisogno.

«Ciao» mi limitai a dire, affiancandomi a lui e facendogli un piccolo sorriso.

Blaine alzò gli occhi su di me e mi guardò incredulo.

«Roxie» si limitò a dire quasi senza fiato «Tu... tu mi parli?» mi chiese poi confuso.

«Sì, perché non dovrei?» risposi io alzando le spalle con innocenza.

«Beh, credevo che fossi arrabbiata, dopo tutto quello che ti ho fatto» rispose lui abbassando lo sguardo.

Io sospirai.

«Non sono arrabbiata, Blaine, non lo sono mai stata e mai lo sarò. Non mi hai fatto nulla, anzi, mi hai solo detto la verità, e lo apprezzo molto» gli dissi poi, girandomi per averlo di fronte e cercando il suo sguardo.

I suoi bellissimi occhi da cucciolotto si alzarono su di me, mentre un debole sorriso nacque sul suo volto. Poi, in men che non si dica, mi ritrovai stretta tra le sue braccia.

Quanto mi erano mancate!

Sembrava passata un'eternità da quando mi aveva stretta così per l'ultima volta!

«Ti voglio bene, Shug» mi sussurrò nell'orecchio senza staccarsi da me.

«Anche io» sussurrai a mia volta con il groppo in gola.

Fino a qualche giorno prima ci dicevamo "ti amo", quel "ti voglio bene" faceva davvero male. Però sentirmi chiamare con il nomignolo che mi dava quando stavamo insieme mi rincuorò leggermente.

Quando ci staccammo Blaine mi lasciò un bacio di gratitudine in fronte e mi toccò la punta del naso con l'indice come faceva spesso.

«Stavo pensando» iniziai poi per esporgli la mia idea «Potremmo andare insieme al ballo» proposi con un sorriso «Come amici ovvio» precisai poi.

Vidi il volto di Blaine aprirsi in un leggero sorriso, e i suoi occhi riacquistarono un po' della luce che li caratterizzava di solito.

«Mi piacerebbe molto» disse annuendo «Ho chiesto a un ragazzo di venire con me, ma non credo mi risponderà mai» aggiunse arricciando il naso.

Io lo guardai con pietà.

Era davvero un peccato che fosse umiliato così da tutti.

«Beh, ma a noi non importa vero?!» esclamai con un sorriso «Io non ho un accompagnatore, tu nemmeno, possiamo andarci insieme! È perfetto!» aggiunsi poi alzando le spalle con innocenza.

Il sorriso di Blaine divenne ancora più grande, e poi mi strinse in un altro abbraccio di ringraziamento.

«Sei davvero straordinaria, Shug» mi disse lasciandomi un bacio rumoroso sulla guancia.

«Però purtroppo ho già comprato il vestito» gli dissi io arricciando il naso dispiaciuta.

Sì, io li compravo i vestiti per il ballo, perché il mio papà può permetterselo, e perché l'occasione di rimetterli la trovo sempre.

«Non sapevo che saremmo tornati a parlarci prima del ballo, quindi sono andata a prenderlo con mia madre» dissi ancora mortificata.

Blaine fece una faccia un po' sconcertata, e poi mi disse che voleva sapere a tutti i costi di che colore era.

«Sai che mi piace quando ci vestiamo abbinati, e sarebbe bello avere il farfallino dello stesso colore del tuo vestito» aggiunse poi eccitato.

Io lo guardai con aria divertita, ma non avevo intenzione di dirgli il colore del mio vestito. Non subito almeno.

«Sono sicura che hai un farfallino del colore del mio vestito» gli dissi allora per lasciarlo sulle spine con aria maliziosa.

«Beh, questo mi sembra ovvio. Ma voglio sapere il colore» disse Blaine tirandosela.

«Lo scoprirai» dissi allora io, cominciando ad allontanarmi.

«Roxie!» lo sentii dire con voce lamentosa.

A quel punto mi voltai verso di lui e dissi «Azzurro» per poi ricominciare a camminare.

In un attimo Blaine era al mio fianco.

«Lo sai quanti farfallini di toni diversi di azzurro ho nell'armadio?» mi chiese scocciato.

Io scoppiai a ridere, e poi mi limitai a dirgli che avrebbe trovato quello giusto, ne ero certa.

«Roxanne!» lo sentii urlare, mentre allungavo il passo per allontanarmi.

Ma io non mi voltai, e lasciai tutto nelle sue mani.

E feci bene, perché come mi aspettavo azzeccò il colore. Infatti la sera del ballo si presentò sotto casa mia con uno smoking nero, il farfallino color carta da zucchero come il mio abito e fiore all'occhiello e bretelle dello stesso colore.

«Quelle bretelle mi fanno impazzire» gli dissi divertita appena uscii dalla porta.

«Sei bellissima» mi disse lui guardando il mio abito, obbligandomi a fargli vedere le mie scarpe e porgendomi il corsage da polso con i fiori abbinati ai nostro outfit.

Io gli sorrisi, e stavamo per incamminarci verso la Hamilton quando una voce alle nostre spalle ci fermò.

«Foto, ragazzi!» esclamò mia madre con in mano la macchina fotografica.

Allora io e Blaine ci mettemmo in posa, e poi finalmente ci incamminammo verso il nostro primo ballo scolastico insieme.

Arrivati davanti alla palestra della scuola Blaine si fermò con gli occhi puntati sulla porta. Era evidentemente nervoso.

«Se non vuoi entrare non entriamo» gli dissi allora io, sapendo che aveva paura degli insulti dei bulli.

Lui puntò i suoi bellissimi occhi su di me, e mi accorsi che erano un po' timorosi. Poi però sentii la sua mano scivolare nella mia e intrecciare le sue dita alle mie.

Quanto mi era mancato quel gesto!

Quanto mi era mancato sentire le sue dita intrecciate alle mie!

«No, entriamo» mi disse poi convinto «Lo sai che non mi piace tirarmi indietro» aggiunse con voce ferma.

Io gli feci un sorriso, fiera del mio migliore amico, e poi entrammo insieme nella palestra addobbata apposta per il ballo, e già gremita di studenti tutti in tiro per l'occasione. Purtroppo per noi non facemmo in tempo a raggiungere il centro della pista che qualcuno ci aveva notati.

«Ehi, finocchio, credevo che l'avessi lasciata!» disse la voce di uno dei bulli.

«Sì, perché andate ancora in giro mano nella mano?» chiese un altro.

«Non è giusto che un finocchio come te vada in giro accanto a una tale bellezza» disse un altro ancora.

«Già, lascia qualcosa anche a noi, femminuccia» sentimmo dire dal primo che aveva parlato.

Io sentii la mano di Blaine irrigidirsi nella mia, e anche la sua postura divenne più rigida. Però non disse nulla, e continuò a camminare come se niente fosse.

«Non li ascoltare» gli sussurrai allora io puntando gli occhi su di lui.

«Non mi importa quello che dicono di me» disse lui incrociando i nostri sguardi e scuotendo leggermente la testa.

Ma nonostante li ignorassimo, gli insulti non erano finiti.

«Forse ho capito perché stanno ancora insieme!» sentimmo esclamare a un certo punto «Forse la cara e bella Roxanne non è affatto una ragazza» aggiunse la stessa voce, facendo ridere gli altri.

«Uuuh, dici che ha una sorpresina?» chiese un altro ridendo.

«Pensandoci, Roxanne è un nome da trance» disse ancora il primo.

Quelle parole furono come una pugnalata al cuore. Sapevo che sarebbero arrivati anche a quello, ma faceva male lo stesso sentirlo per davvero. E di tutte le cose che erano state dette sul mio nome, quella era la peggiore.

Prima che potessi fermarlo, Blaine aveva fatto uno scatto verso i ragazzi alle nostre spalle, sferzando un pugno in faccia a uno dei bulli. Ma fu l'unica cosa che riuscì a fare, perché il secondo dopo era steso a terra con i tre ragazzi sopra che lo riempivano di botte e insulti.

Io non sapevo cosa fare, e in qualsiasi caso non avrei potuto fare niente, erano tutti troppo grossi rispetto a me. Per fortuna il coach di football e la preside intervennero all'istante allontanando i bulli e salvando Blaine, che si alzò a fatica con il labbro rotto, il naso sanguinante e un livido violaceo intorno all'occhio.

Lo portammo in infermeria, dove però non c'era nessuna infermiera.

«Le ho detto di non venire. Non credevo che ci sarebbe stata una rissa anche al ballo scolastico» si difese la preside.

Quando le dissi che me la sarei cavata da sola, uscì insieme al coach di football.

In un attimo trovai disinfettante e garze, e iniziai il meticoloso lavoro di medicare Blaine. Poi mi fermai a guardarlo.

Era davvero bello anche con il labbro sanguinante e un occhio gonfio!

«Avevi detto che non ti interessava quello che dicevano» gli dissi dopo averlo ripulito dal sangue e avergli passato una borsa del ghiaccio da mettere sull'occhio, che si stava gonfiando.

«No, ho detto che non mi importava quello che dicevano di me» precisò lui «Ma quando ho sentito quelle cattiverie su di te non ho resistito» aggiunse scuotendo la testa.

Io lo guardai colpita, e quasi mi venne il magone.

Era davvero bello quello che aveva appena detto!

«Devo dirti una cosa, Shug» mi disse poi Blaine, dopo alcuni attimi di silenzio.

Io mi preparai ad ascoltarlo, mentre lui puntava i suoi occhi nei miei.

«È un po' che ci penso, e ho deciso di cambiare scuola. Mi trasferisco alla Dalton Academy» disse con voce ferma, ma nei suoi occhi si leggeva il dispiacere.

A me crollò il mondo addosso.

Non poteva cambiare scuola!

Non poteva lasciarmi lì da sola!

Non poteva, non poteva e non poteva!

Non ce l'avrei fatta senza di lui!

«Lo so che è doloroso, ma non sopporto più tutto questo. E magari se me ne vado sarà anche meglio per te» disse ancora Blaine, senza distogliere lo sguardo da me.

Non sarebbe mai stato meglio per me!

Non riuscivo a immaginare di restare in quella scuola senza Blaine. Senza poter vedere i suoi occhi tutte le mattine. Senza poter essere rallegrata dai suoi sorrisi.

Però capivo i suoi motivi, e nemmeno io volevo che soffrisse. Così mi finsi felice per lui, anche perché in parte ero fiera che avesse preso quella decisione.

«Capisco, Blaine, non devi spiegarmi nulla» mi limitai a dirgli.

Poi lui iniziò a raccontarmi di come fosse la Dalton Academy, e sembrava davvero felice di andarci, così non potei fare a meno di essere felice per lui.

Infondo era il mio migliore amico, e la sua felicità era anche la mia.

Dopo pochi minuti si alzò dalla sedia su cui era seduto, lasciandomi un attimo spiazzata.

«Andiamo?» mi chiese porgendomi la mano.

Io lo guardai confusa.

«Non vuoi aspettare i tuoi?» gli chiesi.

«Penso di saper entrare in una palestra senza l'aiuto dei miei genitori» mi disse lui con aria ovvia.

Cosa?

Voleva tornare in palestra?

«Non devi farlo per me» gli dissi io scuotendo la testa «Non mi importa di questo stupido ballo» aggiunsi sicura.

«Non lo faccio per te, lo faccio per noi» mi disse Blaine «È l'unico ballo a cui partecipiamo insieme, e ora che i bulli se ne sono andati possiamo godercelo» aggiunse facendo un mezzo sorriso.

Lo feci anche io, e poi accettai la sua mano. Però mi accorsi che prima di tornare in palestra avevo bisogno di una cosa. Una cosa di cui mi sarei dovuta privare da quel momento in avanti.

«Blainey, posso chiederti una cosa?» chiesi.

«Tutto quello che vuoi, Shug» mi rispose lui.

Io presi un bel respiro e poi parlai.

«Visto che sarà il nostro ultimo ballo, per rendere la serata un po' più speciale, mi piacerebbe avere un ultimo bacio. Così, sai per...» iniziai a dire un po' titubante.

Ma non feci in tempo a finire la frase che le labbra di Blaine erano sulle mie, mentre le sue mani si appoggiavano sulle mie guance. Ancora oggi credo che quello sia stato il bacio più bello mai ricevuto. Era il momento giusto, con il ragazzo giusto, anche se da quel momento in poi non sarebbe stato più possibile vivere una cosa come quella.

~~~

Dling dlong!

Due giorni prima del ballo scolastico al McKinley ero a casa con mia madre, stavamo guardando Gossip Girl, quando era suonato il campanello ed entrambe ci eravamo lanciate uno sguardo stranito. Stavamo aspettando Blaine per andare a prendere il vestito per il ballo insieme, ma era presto, non poteva essere lui. Mentre mi alzavo però, pensai che Blaine quando non aveva niente da fare tendeva ad anticipare gli orari degli appuntamenti, quindi poteva tranquillamente essere lui.

Quando però aprii la porta non mi trovai di fronte il mio migliore amico, ma un altro uomo molto importante nella mia vita.

«Papà!» esclamai sorpresa, per poi saltare in braccio al mio papà, che mi era mancato tantissimo.

I miei sono divorziati, ma comunque in buoni rapporti, soprattutto perché il mio papà lavora a New York, in una delle scuole di danza più prestigiose dello stato: la Broadway Academy of Dance, meglio conosciuta come BAD. È un professore di danza, e ce l'ha nel sangue, anche perché è per metà africano, quindi ha davvero il ritmo nelle vene.

Sì, il mio papà è mulatto, quindi sì, sono per un quarto africana di origine.

Sembra strano, ma un po' dalla mia pelle si vede no?

Comunque, dicevo che mio padre insegna danza, e credo che sia da lui che ho preso la mia passione per la danza, anche perché quando ero piccola mi faceva lezione quasi tutti i giorni per farmi diventare «La prima ballerina più bella di tutte» mi diceva continuamente. Purtroppo da quando si era trasferito a New York non lo vedevo spesso, e un po' si sentiva la sua mancanza.

«Arthur! Cosa ci fai qui?» gli chiese mia madre quando lo vide entrare in salotto e alzandosi a salutarlo.

«Ho pensato di fare una sorpresa alle mie donne. Sono in città per reclutare nuovi alunni» spiegò lui con un sorriso.

Quando ero piccola adoravo andare alle audizioni dei nuovi candidati!

Si presentava davvero chiunque, ma era divertente fare da spettatrice.

«Sono felice di vederti, papà» gli dissi, ancora stretta a lui con un sorriso.

«Anche io» mi disse lui lasciandomi un bacio in fronte.

Dling dlong!

Ancora il campanello.

Questo era sicuramente Blaine!

E infatti «Non avevo nulla da fare a casa, e ho pensato che non fosse un problema passare prima» mi disse alzando le spalle con innocenza.

Io gli sorrisi e poi lo feci entrare.

«Oh, ciao, Blaine!» esclamò mio padre quando lo vide, porgendogli la mano.

«Mr. Johnston, non credevo di trovarla qui!» disse Blaine stringendola sorpreso.

Tra Blaine e mio padre non c'è mai stata molta amicizia, il mio migliore amico è sempre stato guardato con un po' di diffidenza da mio padre, anche se si conoscono da molti anni. Quando poi Blaine era diventato il mio ragazzo le cose erano anche peggiorate. Mio padre è sempre stato protettivo nei miei confronti, e con i miei ragazzi è sempre stato un po' crudele.

«Tesoro, ho un regalo per te» mi disse in quel momento mio padre, tirando fuori da una borsa un pacco largo e piatto.

Io lo guardai confusa e curiosa di sapere cosa ci fosse dentro.

Quando aprii la scatola rimasi a bocca aperta. Dentro c'era un magnifico vestito giallo, lungo fino a terra e con uno spacco sul lato destro.

Era davvero bellissimo!

«Papà, è magnifico!» esclamai ancora sorpresa.

«Il ballo scolastico si avvicina, e ho pensato che avessi bisogno di un vestito per andarci» mi disse lui alzando le spalle con un sorriso.

Gli sorrisi anche io, e poi lo abbracciai lasciandogli un bacio sulla guancia.

«Mr. Johnston, è... è fantastico!» sentii dire dal mio migliore amico, che stava guardando il mio vestito con aria sognante «Questo giallo è meraviglioso! Non credo di avere un farfallino di quel colore» aggiunse poi scuotendo la testa, senza distogliere gli occhi dal mio vestito.

Io scoppiai a ridere.

«Papà, bel lavoro, sei riuscito a mettere in crisi Blaine con il colore» dissi poi tra le risate, mentre anche i miei ridevano.

«Davvero!» confermò Blaine annuendo «Per fortuna che non sono io il tuo accompagnatore, Shug» disse poi sollevato.

Poi scoppiò a ridere insieme a me.

«Come non sei tu il suo accompagnatore?» chiese mio padre aggrottando le sopracciglia.

Io smisi di ridere e sospirai per rispondergli.

«Papà, lo sai che Blaine non è nella mia stessa scuola. E poi, io ho un ragazzo, e beh, Blaine anche» dissi alzando le spalle con innocenza.

«Ah» si limitò a dire mio padre confuso «E quando avevi intenzione di dirmi che hai un ragazzo?» mi chiese poi con un goccio di rimprovero.

«Beh, è poco che stiamo insieme. E comunque, te lo sto dicendo ora!» risposi io con un sorriso innocente «Si chiama Nick, e va a scuola con Blaine» aggiunsi poi, capendo che mio padre voleva sapere il più possibile del mio ragazzo.

Dopo quelle due informazioni però, sperai che gli bastassero e la smettesse con le domande. E in effetti smise di fare le domande a me, ma in compenso iniziò a farle a Blaine.

Come se il ragazzo fosse il suo!

E sembravano anche non voler smettere di parlare del mio Nick!

«Beh, visto che non dobbiamo andare a prendere il vestito io esco» dissi dopo un po', guardandoli leggermente scocciata.

Blaine smise di parlare con mio padre e mi guardò leggermente offeso.

«Se voglio venire al ballo con Nick devo chiederglielo non trovate?» chiesi con aria ovvia, guardando sia lui che mio padre.

Poi presi la borsa e uscii di casa senza aspettare che dicessero nulla.

~~~

Finalmente era arrivata la sera del ballo, e visto che Nick aveva acconsentito a farmi da accompagnatore, si presentò sotto casa mia all'ora stabilita, impeccabile nel suo smoking nero e nel suo bellissimo sorriso.

«Sei bellissima» mi sussurrò avvicinandosi al mio viso, e poi lasciandomi un bacio a fior di labbra.

«Anche tu» gli dissi io sorridendo.

Poi mi porse il mio corsage da polso, fatto di rose bianche e girasoli, abbinato al girasole che aveva all'occhiello. Io lo guardai sorpresa, poi mi venne il sospetto che ci fosse lo zampino di Blaine in tutto quello e che magari fossero andati insieme a comprarli.

«Foto, ragazzi!» esclamò mia madre eccitata.

Mentre ci mettevamo in posa mi venne un dejavù: mi ricordai dell'anno prima, quando al mio fianco c'era Blaine e io stavo andando al mio primo ballo scolastico felice come non mai di essere al fianco del mio migliore amico.

"No, Roxie, basta pensarci!" mi rimproverai poi. Ero lì con il mio ragazzo, il ragazzo che amavo, non dovevo farmi prendere dalla nostalgia, soprattutto perché ero davvero felice in quel momento.

«Possiamo andare?» mi chiese Nick con un sorriso.

Io annuii, ma prima che potessi fare qualsiasi passo una voce mi bloccò.

Mio padre era appena uscito dalla porta di casa con un sopracciglio alzato, e mi chiese quando avessi intenzione di presentargli il mio ragazzo.

Io sospirai.

Sapevo che sarebbe successo, speravo solo che mio padre non rovinasse la serata facendo il geloso con Nick.

«Papà, lui è Nick. Nick, mio padre» dissi allora, facendo le presentazioni.

Il mio ragazzo porse la mano a mio padre con un sorriso gentile, e mio padre la accettò guardandolo con sguardo indagatore. Era chiaro che stava cercando un difetto per non farselo piacere, ma credo che non lo trovò, perché dopo pochi secondi posò gli occhi su di me e mi fece l'occhiolino con un sorriso. Gli sorrisi anche io, gli diedi un bacio sulla guancia per salutarlo, e poi prendendo la mano di Nick andammo verso il McKinley.

Quando ci trovammo davanti alle porte della palestra mi bloccai un attimo.

Ancora un volta un ballo scolastico, ancora una volta stavo stringendo la mano del ragazzo che mi faceva battere il cuore. Ma questa volta non ero al fianco di Blaine, e speravo di non vedere il suo viso, né quello di nessuno, con il labbro sanguinante e un occhio gonfio.

«Pronta per un altro ballo insieme?» mi sussurrò in quel momento una voce alle mie spalle.

Mi voltai, e incontrai il sorriso di Blaine al fianco di Kurt. Erano entrambi bellissimi nelle loro giacche nere e con quel fiore rosa all'occhiello. Una cosa mi lasciò perplessa, ma non dissi nulla perché non era il caso: Kurt aveva il Kilt.

Sì, il Kilt quello degli scozzesi.

Azzardato!

Però era Kurt, e lui può fare tutto.

«Non vedo l'ora!» risposi a Blaine con un sorriso a trentadue denti.

Poi tutti e quattro insieme attraversammo le porte della palestra, mentre Artie, Sam e Puck iniziavano a cantare "Friday" di Rebecca Black. Nick mi trascinò subito in pista a ballare insieme agli altri studenti. C'erano anche Rachel e Jesse St. James, Mercedes e Sam, Tina e Mike, Santana e Karofsky, Artie, Brittany, e Quinn e Finn.

La mia amica era bellissima nel suo vestito azzurro cielo!

La faceva sembrare un angelo!

Quando mi vide mi sorrise, e io le feci un saluto con la mano.

Era davvero bellissima!

Finita la canzone Nick andò a prendere da bere, e accorgendomi che anche il mio migliore amico era solo a lato della pista lo raggiunsi, abbracciandolo da dietro e appoggiando la testa alla sua spalla.

«Dov'è Kurt?» gli chiesi.

«A prendere da bere» mi rispose lui «Nick?» chiese poi.

«A prendere da bere» risposi io divertita.

Ci fu qualche secondo di silenzio in cui Blaine appoggiò la sua testa alla mia.

«Ma ci credi che siamo a un altro ballo insieme?» mi chiese poi.

«No, sembra un sogno» risposi io «Se penso a quello che è successo al nostro primo ballo non lo credo possibile» aggiunsi scuotendo leggermente la testa, senza interrompere il contatto con la sua.

Blaine girò la testa per lasciarmi un bacio sulla tempia.

«A proposito, grazie per aver aiutato Nick a scegliere il corsage» dissi poi con un sorrisetto.

Vedevo solo il suo profilo, ma lo vidi aggrottare le sopracciglia.

«Guarda che non ho fatto niente. Gli ho solo detto il colore del tuo vestito» mi disse poi.

Io lo guardai confusa, poi sorpresa.

Allora Nick era davvero fantastico!

Non potei evitare di sorridere da quanto mi era piaciuta quella notizia, e credo che Blaine se ne accorse, perché lo vidi lanciarmi uno sguardo furtivo e poi tornare a puntare gli occhi sulla pista da ballo.

«Ti piace vero?» mi chiese serio.

«Nick?» gli chiesi io per conferma «Sì, tanto» risposi annuendo «Mi fa sentire bene, quando siamo insieme sento che nulla potrebbe succedermi» dissi poi, ancora senza smettere di sorridere.

Sentii Blaine sospirare.

«Blainey, sei geloso per caso?» gli chiesi allora con voce scherzosa, ma volendo conoscere davvero la verità.

«No, è solo che, prima ero io quello che ti faceva sentire al sicuro» rispose lui abbozzando una risatina con occhi tristi.

Decisi di spostarmi, e mi misi esattamente di fronte a lui per guardarlo negli occhi.

«Blainey, con te mi sentirò sempre al sicuro, sempre. Nessuno ti rimpiazzerà mai» gli dissi con un sorriso gentile.

Anche lui fece un mezzo sorriso.

«Sei unica, Roxie» mi disse poi stringendomi in un abbraccio «E comunque, sai cosa ti dico? Sì, sono molto geloso di Nick, e ho anche trovato la canzone giusta da cantare. Ascolta bene, perché intendo davvero tutto quello che dice» aggiunse fingendosi geloso, e poi con aria stizzita salì sul palco e iniziò a cantare "Not Gonna Teach Your Boyfriend How To Dance With You" dei Black Kids.

Io non riuscii a trattenere una risata pensando al testo della canzone. Intanto Nick era tornato con il nostro punch, e ancora una volta andammo a ballare in pista.

«Parla di me questa canzone?» mi chiese dopo che Blaine indicò verso di noi mentre cantava.

Io scoppiai a ridere di nuovo e annuii alzando le spalle con innocenza, poi quando Blaine finì la canzone, scese dal palco e ci passò di fianco.

«Non c'è bisogno che gli insegni come ballare. Ci sa fare sai?» gli dissi con aria di sfida indicando Nick.

Blaine mi fece una smorfia e poi sparì in mezzo alla folla insieme a Kurt.

Kurt, che poco dopo fu protagonista di un episodio decisamente scioccante: quando arrivò il momento di proclamare il re e la reginetta del ballo, il preside Figgins salì sul palco e si preparò ad annunciare i vincitori.

Io mi accorsi che Quinn mi stava guardando, allora le feci segno di aver votato per lei, e sentii Nick dire anch'io facendole l'occhiolino. Ma purtroppo non vinse lei.

A vincere come re fu Karofsky, e la reginetta... beh, vinse Kurt.

Sì proprio lui, che in un primo momento corse fuori dalla palestra in imbarazzo, ma poi decise di tornare, e sbattere in faccia a tutti i bulli che volevano umiliarlo il suo coraggio e il suo essere fiero di quello che è. Quando arrivò il momento del primo ballo tra re e reginetta poi, fu Karofsky ad andarsene, e Kurt rimase da solo in mezzo alla pista. Ma per fortuna il mio migliore amico si fece avanti, chiedendogli se voleva ballare con lui, e quando Kurt accettò con un sorriso, iniziarono a ballare sulle note di "Dancing Queen" degli Abba cantata da Mercedes e Santana. Anche le altre coppie, compresi io e Nick ci lanciammo in pista a ballare.

«Ti amo» mi sussurrò Nick, sfiorando il mio naso con il suo e poi cominciando a baciarmi.

«Anche io» sussurrai sulle sue labbra con un sorriso.

Poi appoggiai la testa alla sua spalla sentendolo lasciarmi un bacio sul collo, e restammo così fino alla fine della canzone in quel nostro primo ballo insieme.

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