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Dling dlong!

«Vado io!»

Ero a casa con mia madre quando era suonato il campanello, e visto che lei stava cucinando misi in pausa Gossip Girl e corsi ad aprire la porta.

«La signorina Roschelle Jefferson?» mi chiese il postino.

Io annuii con il cuore in gola.

Se mi chiamava così poteva portarmi solo la lettera dalla BAD.

Il postino mi sorrise e mi porse una lettera, che infatti portava il sigillo della scuola di mio padre. La presi con mani tremanti e feci un mezzo sorriso al postino, prima che mi desse le spalle per continuare il suo giro.

«Chi era?» mi chiese mia madre.

Io non ero ancora rientrata in casa, ero ancora sulla porta e guardavo quella busta tra le mie mani senza avere il coraggio di aprirla.

«Il postino» le risposi quasi senza fiato «Vado da Blaine» aggiunsi uscendo di corsa di casa, chiudendomi la porta alle spalle.

Avevo appena visto il postino fermarsi anche davanti a casa di Blaine, quindi probabilmente era arrivata la lettera anche a lui. Infatti dopo pochi passi lo vidi uscire dal suo vialetto e dirigersi verso casa mia con una busta in mano. Appena alzò lo sguardo su di me e incontrai i suoi occhi li vidi pieni di ansia, la stessa che doveva esserci nei miei. Ci raggiungemmo a metà via con le nostre buste in mano e restammo in silenzio per qualche secondo.

«È la lettera della BAD» gli dissi nello stesso momento in cui lui disse a me «È la lettera della NYADA«, poi facemmo entrambi una risatina che risultò più nervosa che divertita e puntammo di nuovo gli occhi sulle nostre lettere.

Volevo aprirla, certo che volevo aprirla, ma forse no, forse volevo lasciarla sigillata.

E se non mi avessero accettata?

E se mi dicevano che erano spiacenti ma non mi avevano ammessa?

Che cosa avrei fatto?

So che avevo detto a Blaine che sarei andata a New York lo stesso, e probabilmente lo avrei fatto, ma che cosa avrei fatto là?

E come lo avrei detto a Mike che non ero entrata nel suo college?

E come lo avrei detto a mio padre?

Sarebbe rimasto deluso, molto deluso, e l'ultima cosa che volevo fare era deludere l'uomo che aveva alimentato il mio sogno e mi aveva fatta esercitare dal giorno zero.

«Facciamo così, io apro la tua e tu apri la mia ok?» mi propose Blaine porgendomi la sua lettera.

Io titubai un attimo, poi accettai e gli lasciai la mia busta per prendere la sua.

«Insieme» mi disse Blaine guardandomi fisso negli occhi.

Io feci un cenno di assenso, e poi al suo tre aprii la busta con il sigillo della NYADA per sapere se il mio migliore amico era stato ammesso nel college del suo ragazzo. Anche se sapevo già che era stato accettato, non potevano non averlo preso con il talento che aveva.

E infatti, spiegato il foglio corsi a leggere le ultime righe della lettera, in cui, in maiuscolo, c'era scritto AMESSO. Non mi trattenni e feci un sorriso, poi alzai gli occhi su Blaine, che nel frattempo aveva aperto la mia busta e stava leggendo la mia lettera.

«Quindi, cosa dice?» gli chiesi impaziente.

Blaine alzò l'indice per dirmi di non parlare mentre leggeva.

«Andiamo, non devi leggerla tutta, leggi solo le ultime righe!» lo incitai agitata.

Blaine arrivò in fondo alla lettera e impassibile alzò gli occhi su di me.

«Prima tu» mi disse serio.

Che cos'era quell'espressione?

Perché non aveva reagito in nessun modo dopo aver letto il mio esito?

Mi salì ancora di più l'ansia, però cercai di nasconderla per dare la notizia al mio migliore amico.

«Ti hanno preso!» esclamai entusiasta, mostrando la lettera a Blaine con un sorriso smagliante.

Blaine spalancò gli occhi entusiasta, ma prima di strapparmi la sua lettera dalle mani mi diede la mia di notizia.

«Anche a te!» esclamò con il mio stesso tono e con un sorriso a trentadue denti.

Il mondo si bloccò per un istante, mentre Blaine si riprendeva la sua lettera mettendomi in mano la mia. Appena puntai gli occhi sulla lettera e lessi AMMESSO feci un sorriso ancora più grande, e guardai per alcuni secondi la lettera ancora incredula.

Ero stata presa alla BAD!

Il mio sogno si era realizzato!

Sarei andata a New York, nello stesso college del ragazzo che amavo e nella stessa città del mio migliore amico!

Ero dentro la scuola di mio padre!

Ero un passo più vicina a salire sul palco di Broadway e interpretare il ruolo dei miei sogni!

Era tutto realtà!

Prima che potessi controllarmi mi fiondai ad abbracciare Blaine, che mi strinse a sé sollevandomi da terra per la gioia.

«Andiamo a New York!» esclamammo insieme al settimo cielo.

Poi iniziammo a fare uno dei nostri ballettini stupidi canticchiando «Andiamo a New York! Andiamo a New York!» tra le risate e tra un abbraccio e l'altro.

Credo che ci sentì tutta la via, ma non ci importava, eravamo felici, e dovevamo mostrare la nostra gioia.

«Andiamo a dirlo a tua madre!» esclamò poi Blaine, prendendomi per mano e iniziando a trascinarmi verso casa.

«Ma... Blaine, non vuoi dirlo ai tuoi prima?» gli chiesi stranita.

«Oh loro possono aspettare» mi rispose lui alzando le spalle e correndo verso casa mia.

Appena ci arrivammo davanti spalancò la porta, irrompendo in casa e correndo in cucina dove c'era mia madre.

«Andiamo a New York!» esclamò spaventandola, e prima che mia madre potesse realizzare si fiondò ad abbracciarla.

Io scoppiai a ridere, mentre mia madre stringeva Blaine divertita e si congratulava con entrambi, accogliendo anche me in quell'abbraccio.

«Chi è che va a New York?» ci chiese in quel momento una voce alle nostre spalle, mentre eravamo ancora stretti tra le braccia di mia madre.

Erano i genitori di Blaine, che evidentemente ci avevano sentiti urlare nella via ed erano corsi a casa mia per congratularsi.

«Andiamo a New York, papà! Andiamo a New York!» esclamò Blaine staccandosi da mia madre e correndo incontro a suoi facendosi abbracciare.

Io e mia madre li guardammo con un sorriso, e nel frattempo io pensai che era tanto che non vedevo Blaine abbracciare suo padre. Era un bel momento.

«I nostri bambini diventano grandi» disse la madre di Blaine con voce tenera e fiera allo stesso tempo.

«Non siamo più dei bambini, mamma» le fece notare Blaine leggermente scocciato.

«Per noi lo sarete sempre» disse mia madre appoggiando la sua testa alla mia.

Aveva gli occhi lucidi, come la mamma di Blaine, e fece venire il magone anche a me. Ero felice di andare a New York, felicissima, però lasciare Lima, la città in cui ero nata e cresciuta, era sicuramente doloroso. Lasciavo la mia infanzia, lasciavo la mia adolescenza per entrare ufficialmente nel mondo degli adulti, non sarebbe stato facile.

Così, con la testa appoggiata a quella della mia mamma, e con gli occhi puntati su Blaine e i suoi genitori mi sentivo a casa. Eravamo sempre stati una famiglia, tutti e sette se si contano anche Cooper e mio padre, e sarebbero sempre stati la mia famiglia, anche se io e Blaine fossimo andati a vivere a New York.

«Dobbiamo dirlo a Quinn, al professor Schuester, a Mike, a Kurt ai ragazzi, a tutti!» esclamò Blaine staccandosi dai suoi e tornando vicino a me «Sono così felice, Shug!» esclamò ancora.

Poi mi prese il volto tra le mani e mi lasciò un bacio a stampo sulle labbra, sì, come aveva fatto quando avevamo cantato "Last Friday Night". Io scoppiai a ridere e poi lo strinsi in un altro abbraccio.

Eh già, non mi aveva fatto nessun effetto. Insomma, mi era piaciuto ovviamente, ma non ne volevo ancora come invece era successo l'anno prima, mi bastava quel bacio a stampo, che era sicuramente segno della felicità immensa che provavamo io e Blaine, e non era altro se non un bacio amichevole.

Già, perché Blaine era il mio migliore amico, e non avrei potuto desiderare di averne uno migliore.

~~~

Quella notte Blaine aveva dormito da me, come fece quasi tutte le notti da lì al giorno del diploma (ho detto quasi perché delle volte lo convinsi a passare un po' di tempo con i suoi, che non avrebbe più visto per un po' una volta andati a New York), e quando arrivò il momento di svegliarsi fu tragica come sempre.

«Blainey, è ora di alzarsi» gli dissi con voce tenera appena uscii dal bagno.

Sì, mi ero portata avanti ed ero già vestita e truccata, così se fossimo stati in ritardo Blaine non avrebbe avuto scuse perché la colpa sarebbe stata solo e unicamente sua.

Il mio migliore amico non si mosse di una virgola.

«Blaine!» esclamai un po' più forte.

Nulla come al solito.

Ma perché dovevo sempre chiamarlo dieci volte prima che si svegliasse?!

«Blaine!» urlai più forte dandogli uno strattone.

Lui finalmente aprì gli occhi e mi guardò assonnato.

«Che ore sono?» mi chiese stiracchiandosi.

«Ora di andare a scuola» gli risposi un po' scocciata.

Perché credeva che lo avessi svegliato altrimenti?

«Avanti alzati! È arrivato il momento di dire a tutti che andiamo a New York!» esclamai poi con un sorriso.

Ne ricevetti uno in cambio da Blaine, che poi si alzò e iniziò a prepararsi abbastanza in fretta. Ho detto abbastanza, infatti dieci minuti dopo era ancora in bagno che cercava di mettersi quel maledetto gel tra i capelli con scarsi risultati, perché i suoi ricci quella mattina erano più ingestibili del solito.

«Sono elettrizzati anche loro» dissi io divertita per difenderli.

Blaine mi lanciò uno sguardo di fuoco e poi tornò sui suoi capelli. Dopo cinque minuti non aveva ancora finito, così decisi di intervenire.

«Faccio io» gli dissi mettendomi tra lui e il lavandino, prendendo del gel sulla mano e iniziando a spalmarglielo nei capelli.

«Una volta non mi hai detto che non avresti mai messo le mani nel mio gel e che non avresti mai torturato i miei capelli con "quella sostanza nociva e disgustosa"?» mi chiese facendomi il verso.

Io lo guardai male, ma poi gli diedi ragione.

«Però se stamattina non fossi intervenuta saremmo stato qui tutto il giorno» aggiunsi con rimprovero.

Blaine mi fece una smorfia stizzito, poi conclusi il mio lavoro, e dopo essermi lavata le mani, uscimmo di casa e iniziammo ad incamminarci verso la scuola, mano nella mano e con dei sorrisi smaglianti in volto. Sorrisi che non avremmo mai perso in quella settimana così speciale e meravigliosa.

«Dovrei mettere una legge che vieta a te, gay belloccio ed ignifugo, e a te, ragazza della strada, di andare in giro mano nella mano per questi corridoi» ci disse la preside Sylvester, parandosi davanti a noi in corridoio «Siete disgustosi!» esclamò con schifo.

Io e Blaine ci guardammo e scoppiammo a ridere.

«Neanche con una legge ci fermerà» le dissi io scuotendo la testa insieme a Blaine.

Poi le facemmo un sorriso smagliante.

«Cosa avete tanto da sorridere?» ci chiese con gli occhi ridotti a fessura.

«Grandi notizie, preside Sylvester! Grandi notizie!» si limitò a rispondere Blaine con aria fiera.

Poi le girammo intorno e ricominciammo il nostro cammino verso l'aula canto. Ma avevamo deciso che prima di parlare con i ragazzi avremmo dato la notizia al professor Schuester, perché aveva il diritto di saperlo per primo.

«Professor Schue, abbiamo una grande notizia!» esclamammo all'unisono io e Blaine, entrando nell'ufficio del professore.

Lui ci guardò curioso, e dopo averlo lasciato sulle spine per qualche secondo Blaine prese la parola.

«Io sono stato preso alla NYADA e Roxie è stata presa alla BAD!» esclamò entusiasta.

«Blaine! Quella era la mia notizia!» mi lamentai io.

Lui alzò le spalle con innocenza facendomi un sorrisetto tenero.

«Ragazzi! È... è magnifico!» esclamò il professor Schuester al settimo cielo e alzandosi dalla sua scrivania per venirci incontro e abbracciarci «Wow, ragazzi! Davvero davvero wow!» esclamò ancora il professore «Sono fiero di voi!» aggiunse guardandoci con gli occhi lucidi.

Noi sorridemmo.

«Volevamo ringraziarla, professore, è grazie a lei se siamo riusciti a realizzare i nostri sogni e se ora si stanno avverando» gli dissi io annuendo e guardandolo con gratitudine.

«Sì, e vogliamo dirle che non avremmo potuto sperare in un professore migliore. Ci ha aperto gli occhi e ci ha sempre supportati, senza di lei non saremmo quelli che siamo adesso» disse Blaine annuendo a sua volta.

Il professore ci sorrise commosso, e poi ci strinse in un altro abbraccio per non farci vedere che era sull'orlo delle lacrime. Quando ci staccammo Blaine fece un altro sorriso smagliante e poi uscì dall'ufficio del professore quasi saltellando. Io invece rimasi lì, perché avevo ancora qualcosa da dire al mio amato professor Schuester.

«Professor Schue, davvero grazie. Davvero senza di lei non ce l'avremmo fatta» dissi ancora guardandolo con gratitudine «E soprattutto, grazie per la lettera di raccomandazione che ha scritto su di me alla BAD, credo che sia stata davvero utile» aggiunsi annuendo.

Eh sì, mentre stavo preparando la mia domanda di ammissione per la BAD avevo chiesto al professor Schuester di scrivere la mia lettera di raccomandazione.

«Posso?» avevo chiesto al professore, bussando e affacciandomi alla porta del suo ufficio.

«Certo, Roxie! Entra pure!» mi aveva detto il professore con il suo solito entusiasmo contagioso, facendomi segno di entrare.

«Avrei una cosa da chiederle» dissi allora io, sedendomi sulla sedia di fronte alla sua scrivania «Sto scrivendo la lettera di domanda di ammissione alla BAD, sa, la scuola di mio padre. Avrei bisogno di qualcuno che mi scriva una lettera di raccomandazione» gli spiegai poi.

Il professore mi guardò confuso e sorpreso.

«Mi piacerebbe molto se fosse lei a scriverla» aggiunsi guardandolo speranzosa.

Volevo davvero che il professor Schuester scrivesse quella lettera per me, perché mi sembrava di non essergli stata abbastanza riconoscente per tutto quello che aveva fatto, e speravo che chiedendogli di scrivere una lettera per il college in cui avevo fatto domanda avrebbe capito quanto fosse importante per me.

«Io?» mi chiese incredulo.

«Sì, lei» confermai io annuendo «È la persona che ha sempre creduto in me più di tutti, mi ha insegnato a seguire i miei sogni costi quel che costi, e a non farmi scoraggiare da nulla. È nel suo Glee Club che ho capito di avere davvero talento, ed è nel suo Glee Club che ho iniziato a credere davvero in me stessa. È nel suo Glee Club che ho avuto il coraggio per la prima volta di esibirmi con una canzone di Whitney Houston, cosa che di solito facevo solo nella mia cameretta...» gli spiegai.

Il professore fece una risatina sull'ultima frase. Evidentemente si ricordava di quell'episodio.

«...ed è nel suo Glee Club che mi sono sentita davvero accettata e me stessa. È la persona giusta per scrivere quella lettera, non mi è venuto in mente nessuno migliore di lei» conclusi poi sicura delle mie parole.

Era il mio professore preferito, era un secondo padre per me, non potevo pensare a persona migliore per scrivere una lettera di raccomandazione per la BAD.

«Roxie, sono lusingato, davvero. E sarò anche felice di scrivere questa lettera per te» mi rispose il professor Schuester ancora incredulo ma felice «Ho tante cose positive da dire su di te, tante cose che vorrei che anche i tuoi professori alla BAD sapessero» aggiunse annuendo.

Io gli feci un sorriso.

«Grazie, professor Schue» gli dissi grata.

Lui mi fece un sorriso, e poi io uscii dal suo ufficio, felice di avere una lettera di raccomandazione che mi avrebbe fatta apparire una bella persona agli occhi della commissione della BAD.

«È stato un piacere, Roxie» mi disse il professore con un sorriso «Ho sempre sperato che uno dei miei studenti mi chiedesse di scrivere una lettera di raccomandazione per un college, e il fatto che lo abbia fatto tu, che sei stata l'ultima dei membri originali a entrare nel Glee Club, ma comunque una delle prime a credere nel mio pazzo progetto, mi ha fatto molto piacere» aggiunse annuendo.

Io gli feci un altro sorriso smagliante.

«Grazie di tutto ancora, anche da parte di Blaine» dissi poi «Fa fatica a ringraziare con pensieri profondi, però è davvero felice di essere venuto in questa scuola e aver conosciuto un professore come lei» aggiunsi annuendo a mia volta.

«Lo so» mi disse lui.

In effetti era vero quello che avevo detto, Blaine fa fatica a ringraziare a parole, infatti a me ringrazia sempre con un bacio all'angolo della bocca. Ma non poteva di certo ringraziare il professor Schuester allo stesso modo, quindi mi ero presa la briga di farlo io per lui.

~~~

Pochi minuti dopo era il momento di dare la notizia a tutti i nostri amici nel Glee Club, e come se non con una canzone?

Cantammo "Get Stupid" di Aston Merrygold, canzone che incita a festeggiare e divertirsi, facendo anche gli stupidi per godersi al meglio i festeggiamenti e ogni minimo attimo della vita. Avevamo preparato anche una coreografia, e facemmo un'esibizione pazzesca!

Eravamo una coppia perfetta!

E credo che quello fu uno dei migliori duetti che avessimo mai fatto nel Glee Club, e altrettanto pazzo come quello che avevamo fatto a inizio dell'anno prima cantando "Last Friday Night". Infatti alla fine della canzone Blaine mi lasciò un altro bacio a stampo sulle labbra, proprio come aveva fatto un anno e mezzo prima, e come aveva fatto il giorno prima a casa mia. Ma questa volta non c'era Kurt a cui fare l'occhiolino, e io non mi bloccai per qualche secondo incapace di ragionare. Avevo ricevuto un bacio a stampo dal mio migliore amico, nulla di ché.

«Wow, ragazzi! Complimenti per l'esibizione ma... volete dire ai vostri compagni perché avete cantato questa canzone?» ci chiese il professor Schuester, guardandoci con aria complice.

Io e Blaine gli sorridemmo e poi demmo la notizia ai nostri compagni.
Sam fece un salto dalla sedia e si fiondò ad abbracciare Blaine, mentre Marley e Tina si alzavano per correre incontro a me e stringermi in un abbraccio.

«Sono felice per te, Roxie, tantissimo!» mi disse Tina, mentre tutte e tre uscivamo dall'aula canto alla fine della lezione.

Io le feci un sorriso.

«Anche se io vedrò Mike tutti i giorni e tu no?» le chiesi poi titubante.

Non volevo rinfacciarle di essere la ragazza del suo ex, volevo solo essere sicura che non fosse troppo gelosa.

Tina fece una risatina.

«Anche se vedrai Mike tutti i giorni e io no» confermò «Siete una bella coppia, e poi, ho scoperto che sto bene da sola» aggiunse annuendo fiera di sé.

«Sì, si sta bene anche da single» la appoggiò Marley annuendo a sua volta.

Io guardai le mie amiche con un sorriso.

«Siamo donne, certo che stiamo bene anche da sole!» dissi poi con aria fiera.

Loro scoppiarono a ridere, e poi mi dissero che erano d'accordo.

«Però sai una cosa? Sono un po' gelosa di te e Mike» ammise Tina «Per questo credo che gli dirò del bacio a stampo che ti ha dato oggi Blaine» mi minacciò con finta aria di sfida.

Io scoppiai a ridere di nuovo.

Non credevo che Mike si sarebbe arrabbiato, anzi, probabilmente si sarebbe messo a ridere come me.

«In effetti, che cos'era quel bacio?» mi chiese Marley confusa.

Io sospirai.

«È una cosa che si fa tra migliori amici» le rispose Tina «Anzi, che loro fanno tra migliori amici» si corresse poi.

Io scoppiai a ridere di nuovo, mentre Marley risultava ancora più confusa di prima.

«Ogni tanto io e Blaine lo facciamo, così, per divertimento» le spiegai allora, alzando le spalle con noncuranza.

«Ok» disse Marley ancora confusa ma divertita.

Poi entrambe si allontanarono per andare ognuna a casa propria, e io mi riunii a Blaine, accettando il suo braccio e iniziando a camminare verso casa.

«Lo hai già detto a Kurt?» gli chiesi dopo qualche passo.

«No, lo chiamo adesso» mi rispose lui «E tu, lo hai detto a Mike?» mi chiese poi.

«No, lo chiamo adesso» risposi anche io.

«Shug, stavo pensando» disse ancora Blaine dopo alcuni passi «Visto che andrò a vivere con Kurt, Rachel e Santana, potresti venire anche tu» mi propose con entusiasmo.

Io lo guardai confusa e titubante.

«Quel loft non è un po' piccolo per cinque persone?» gli chiesi infatti, pensando alle dimensioni del loft di Kurt e Rachel «E poi, contando che ci sarà anche Sam, saremmo in sei, non ci staremo mai!» aggiunsi scuotendo la testa con aria ovvia.

«Troveremo una soluzione!» mi disse Blaine positivo «Considerando che saremo in sei possiamo anche pensare di comprare un appartamento più grande» propose alzando le spalle con innocenza.

Io sospirai.

«Blainey, mi piacerebbe tantissimo vivere con te, e anche con Rachel, Kurt, Santana e Sam» iniziai a dire «Però non credi sia troppo? Insomma, potremmo rovinare la nostra amicizia. E di sentire per tutta la notte i rumori che fate tu e Kurt non mi va proprio» continuai scuotendo la testa ripetutamente «E poi, lo sai che mio padre ha un appartamento a New York, andrò a vivere con lui» conclusi con aria ovvia.

Blaine abbassò lo sguardo tristemente.

«Blainey, non fare così» lo implorai «Saremo nella stessa città, ci vedremo almeno tre volte a settimana e sarai sempre il mio migliore amico. Possiamo fare la serata Bloxie il mercoledì, e possiamo mantenere i nostri weekend alla Bloxie-style una volta al mese» gli dissi per consolarlo.

«Lo so, è che mi sarebbe piaciuto vivere con te» mi disse malinconico.

«Anche a me, ma non è possibile per ora, magari lo sarà, e magari saremo solo noi due o al massimo io, te, Kurt e Mike. Non anche tutti gli altri» gli dissi.

Lui fece una risatina.

«Ti voglio bene, Shug» mi sussurrò poi, prima di lasciarmi un bacio sulla guancia e correre a casa sua a chiamare il suo ragazzo.

Anche io dovevo dare la notizia a Mike, però prima dovevo parlare con un'altra persona.

«Mamma, possiamo parlare un attimo?» chiesi a mia madre appena entrai in casa.

«Certo, tesoro» mi rispose lei, prendendo posto sul divano e facendomi segno di sedermi accanto a lei.

Io lo feci, e dopo aver preso un bel respiro parlai.

«Come ben sai, presto andrò a New York, e andrò a vivere da papà immagino» iniziai a dire «Però stavo pensando, e tu, mamma? Insomma, starai qui da sola?» le chiesi poi.

«Ho delle amiche sai?» mi rispose lei con aria ovvia e un po' stizzita.

Io feci una risatina.

«Lo so, ma stavo pensando che, potresti venire a New York con me e papà» le proposi speranzosa.

Sarebbe stato un sogno vivere di nuovo con entrambi i miei genitori a New York!

Sì, lo so, sono divorziati, ma ora arriva la spiegazione.

«Tesoro, so che sai che io e papà non abbiamo divorziato perché non ci amavamo più ma perché lui stava andando a lavorare a New York e io invece volevo crescerti qui» iniziò a dire mia madre (eccola la spiegazione) «Però questo non vuol dire che ora di punto in bianco possiamo tornare a vivere insieme. È tanto che non lo facciamo, ognuno ha le sue routine, le sue abitudini, sarebbe un problema» continuò con apprensione «E poi, io ho un lavoro qui, sono la proprietaria di un locale lo sai, non posso andarmene» concluse.

Io la guardai tristemente.

«Lo so, mamma, però l'idea di non vivere più con te mi spaventa. L'idea di vivere in una città grande come New York senza di te mi spaventa» dissi poi, sentendo delle lacrime minacciare di uscire.

Mia madre mi guardò con apprensione.

«Lo so, tesoro mio, però non sarai da sola, ci sarà Blaine, ci sarà Mike e ci sarà il tuo papà. Ci saranno i tuoi uomini, cosa vuoi di più?» mi fece notare divertita.

Io feci una mezza risatina.

Aveva ragione, però lei era la mia mamma, e non potevo pensare di vivere lontana da lei, e infatti glielo dissi.

«Roxanne, dammi le mani» mi disse allora mia madre, prendendo le mie mani nelle sue «Stai crescendo, stai per realizzare il tuo sogno, e qualsiasi cosa succeda, dovunque tu sia, io sarò sempre la tua mamma. Sarò sempre con te anche se non in carne e ossa, e ti basterà chiamarmi in qualsiasi situazione che troverò il modo di volare fino a New York per consolarti o gioire con te. Verrò a trovarti ogni due weekend, te lo prometto. Verrò a vedere le tue esibizioni, e verrò alle feste: Natale, Ringraziamento, il tuo compleanno... tutte. Anche il compleanno di Blaine e di Mike se vuoi» disse facendomi ridere sull'ultima frase «Ti vorrò bene anche se io rimarrò qui e tu invece sarai a New York, anzi, forse te ne vorrò ancora di più, perché sarò fiera della mia bambina che sta realizzando i suoi sogni e sta facendo quello che le piace fare. E poi, restando qui avrai un motivo per tornare a Lima ogni tanto» concluse con gli occhi lucidi.

I miei invece ormai erano un fiume in piena che non riuscivo a fermare.

«Ci saranno i miei amici nel Glee Club da cui tornare» le feci notare con la voce rotta dal pianto, pensando principalmente a Marley, che negli ultimi tempi era risultata essere molto importante per me.

«Lo so, bimba mia, ma magari per la tua mamma tornerai più spesso» mi disse mia madre con tono di finto rimprovero.

Io feci una risatina e poi annuii.

Sarei tornata molto spesso per rivedere la mia mamma. Se avessi potuto anche tutti i giorni.

~~~

«Vieni in auditorium, ho una sorpresa per te» mi sussurrò Blaine il giorno dopo, mentre ero in corridoio con Marley.

Io lo guardai confusa e poi mi feci guidare dalla sua mano fino all'auditorium, dove salimmo sul palco e dove Blaine mi fece sedere su uno sgabello, mettendosi poi di fronte a me. Nel frattempo arrivò anche Sam, che si mise accanto al mio migliore amico.

«Ragazzi, cosa sta succedendo?» gli chiesi confusa.

«Ascolta e basta» mi disse Sam con calma.

Poi prese la chitarra e iniziò ad arpeggiare "Hey There Delilah" dei Plain White T's cantandola insieme a Blaine.

Io ero lusingata che mi stessero dedicando una canzone così bella, ma anche confusa. Mi stavano cantando una canzone che parla di una relazione a distanza, di una ragazza che parte per New York lasciando il suo innamorato indietro e che con il passare del tempo inizia a dimenticarsi di lui.

Perché me la stavano cantando?

È vero, sarei andata a New York, ma ci stavano venendo anche loro con me.

«Ragazzi... grazie, ma lo sapete che andremo a New York tutti insieme» dissi infatti finita la canzone.

«Sì, ma stiamo prendendo strade diverse, non ci vedremo più tutti i giorni, e le nostre vite cambieranno» mi fece notare Sam alzando le spalle.

«Saremo nella stessa città, ma vivremo in due quartieri diversi, e anche abbastanza lontani» aggiunse Blaine.

«Manhattan e Bushwick non sono lontani» gli feci notare io scuotendo la testa con aria ovvia.

«Volevamo essere sicuri che non ti dimenticherai mai di noi» continuò Blaine ignorando il mio appunto.

Io sospirai.

«Ragazzi, non mi dimenticherò mai di voi, mai» gli assicurai allora, facendo un mezzo sorriso e alzandomi dalla sedia.

Mi sorrisero anche loro, e poi si avvicinarono per abbracciarmi.

«Awww, vi voglio bene, ragazzi!» esclamai stringendoli a me.

«Anche noi, Roxie» mi disse Sam.

Non mi sarei davvero mai dimenticata di loro, erano troppo speciali per essere dimenticati.

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