NEW LOOK
«Pronta per un restyling alla Blaine?!»
Quella mattina ero stata svegliata così dalla voce del mio migliore amico, che era irrotto in camera mia senza preavviso mentre io ero ancora sul letto nel pieno del mio sonno.
Decisi di non aprire gli occhi, non ce la facevo. Mi limitai a girarmi dall'altra parte e cercare di riaddormentarmi. Non sapevo che ore fossero, ma avevo ancora sonno, e sembrava troppo buio per essere ora di alzarsi.
«Andiamo, Shug! È ora che il tuo migliore amico ti rimetta in sesto!» esclamò ancora Blaine, avvicinandosi alla finestra e spalancando le tende.
Io venni accecata da una fleshata di luce bianchiccia e feci una smorfia per il fastidio.
«Alzati, Roxie! Hai bisogno di un cambio!» sentii ancora Blaine esclamare leggermente scocciato.
«No! Ho bisogno di dormire!» risposi io con rabbia, anche se sapevo che ormai sarebbe stato troppo difficile riaddormentarsi «Sono le sei di mattina! Mancano ore prima di andare a scuola!» protestai poi, quando sentii una mano di Blaine stringersi sul mio braccio e tirarmi verso di lui.
Non mi ero neanche accorta che si fosse seduto sul mio letto, ma in pochi secondi mi ritrovai addosso a lui e sentii un suo braccio stringermi la vita.
«Forza alzati, ti farà bene quello che sto per fare» mi sussurrò poi, prima di alzarsi e avvicinarsi al mio armadio, aprendolo per vedere cosa ci fosse dentro.
«Posso andare a sciacquarmi la faccia prima che il Gianni Versace che c'è in te produca un outfit da farmi provare?» gli chiesi io con aria assonnata e strofinandomi gli occhi.
Lui mi diede il permesso, e io mi diressi verso il bagno chiudendomi la porta alle spalle.
Mi appoggiai al lavandino e poi posai gli occhi sulla mia immagine riflessa nello specchio. Blaine aveva ragione, avevo bisogno di un restyling. Sotto gli occhi avevo delle occhiaie assurde, probabilmente dovute al poco dormire e al troppo piangere di quegli ultimi mesi, e sembravo uno straccio.
Il vuoto che mi aveva procurato la mancanza di Nick mi aveva portata a trascurare me stessa, cosa che non mi era mai successa in passato. Sono una ragazza abbastanza vanitosa, e non è da me non curare il mio aspetto. Così decisi di appoggiare l'idea di Blaine, e in pochi secondi ero fuori dal bagno con il viso lavato e un po' meno assonnato, e più voglia di tornare a essere la Roxie di sempre. Ma quando vidi i vestiti che Blaine aveva abbinato con cura sul mio letto mi tornò la tristezza, e tutto il mio entusiasmo sparì in pochi secondi.
«Non posso indossare una gonna, e nemmeno un vestito, e nemmeno un maglioncino così aderente» dissi sconcertata e guardando alcuni dei miei vestiti preferiti con malinconia.
«Perché?» mi chiese Blaine guardandomi con aria rassegnata e un po' pietosa.
«Perché non posso» risposi io incontrando i suoi occhi e vedendoci disapprovazione.
Ma purtroppo per lui non avevo una vera e propria motivazione per cui non riuscivo a pensare a me stessa con quei vestiti addosso. Era semplicemente una cosa psicologica, semplicemente non mi sentivo pronta a mettere delle cose tanto belle e che avrebbero mostrato il mio fisico. Sentivo che non era ancora il momento di scatenare delle reazioni in altri ragazzi, perché io per prima non ero pronta a considerarmi oltre la storia con Nick, e quindi non ero pronta a reagire a delle avance che qualcuno avrebbe potuto fare.
«Non c'è bisogno di un bel vestito o di una gonna corta perché i ragazzi ti apprezzino, Roxie» mi fece notare Blaine quando gli dissi quello che pensavo.
«Lo so, ma vestita bene li stimolerei ancora di più» ribattei io convinta della mia idea.
«Vieni qui» mi disse allora Blaine con voce calma.
Io mi avvicinai, e sentii una sua mano sulla vita, mentre l'altra si allungò fino al mio viso e si posò sulla mia guancia.
«Cosa c'è che ti spaventa?» mi chiese con dolcezza «Perché so che hai paura di qualcosa» aggiunse quando mi vide titubante sul rispondere.
Io sospirai.
Sentivo il suo respiro così vicino, e il suo naso che sfiorava il mio mi rassicurava un po', mentre sentivo i suoi occhi indagatori cercare di comprendere cosa avessi.
«In questo momento, la cosa che mi spaventa di più è provare qualcosa per un ragazzo. L'idea di sentire ancora quello che sentivo con Nick, mi spaventa a morte, un po' perché so che potrei soffrire, e un po' perché... forse significherebbe che la mia storia con Nick è definitivamente finita» ammisi poi, finalmente guardandolo dritto negli occhi.
Lo vidi annuire comprensivo, ma non sembrava convinto che fosse tutto. E infatti non lo era.
«So di essere molto vulnerabile al momento, e la mancanza di Nick mi sta distruggendo. La mancanza di un ragazzo da chiamare amore mi sta distruggendo. Negli ultimi tempi se metto gli occhi su un ragazzo mi sembra che mi possa piacere, mi sembra sempre di provare un sentimento per chiunque. Ma in realtà è solo perché ho bisogno di attenzioni, quelle attenzioni che solo un fidanzato può darti. Ho bisogno di qualcuno che mi dica che sono bella, e che mi bacerebbe tutta la sera se potesse. Ho talmente bisogno di qualcuno al mio fianco che mi butterei tra le braccia del primo che passa pur di avere attenzioni» confessai con aria colpevole e sentendo gli occhi riempirsi di lacrime.
«Shug, tu sei bella, sei bellissima, ed è normale sentirsi così adesso. Sei appena uscita da una storia, hai bisogno di qualcuno che ti stia vicino. Ed è normale pensare che tutti i ragazzi ti attraggano. Ma sai anche tu che non potresti metterti con chiunque» mi disse Blaine cercando di confortarmi.
Poi mi fece appoggiare la testa alla sua spalla e mi accarezzò i capelli per qualche minuto, prima di tornare ai miei vestiti.
«Inizia con questi» mi disse, porgendomi un paio di jeans chiari a vita alta e una canottiera bianca semplicissima ma decisamente attillata.
Io non ero convintissima, era tutto troppo attillato, e in quei giorni non mi andava proprio di mettere in mostra tutto. Però quando mi vidi nello specchio riconobbi che Blaine aveva ragione, mi stava bene, ed era giusto che lo indossassi.
«Ora un vestito!» esclamò Blaine entusiasta, e mi porse uno dei miei vestiti preferiti.
Era azzurro, molto leggero e con dei fiori gialli e bianchi.
Era davvero bello, e mi stava da Dio!
Ma nonostante tutto io mi guardai allo specchio arricciando il naso.
«Non trovi che sia troppo scollato?» chiesi a Blaine quando lo vidi guardarmi male.
«Da quando ti interessa se un vestito è scollato?» mi chiese lui «È perfetto, Roxie! Sei meravigliosa!» aggiunse fiero di sé.
Poi si girò verso il letto per scegliere un altro outfit.
«Questo è decisamente da Roxie!» esclamò entusiasta, quando mi vide uscire dal bagno con un paio di pantaloncini di jeans e una camicetta nera a pois con le maniche lunghe «Cosa ne pensi?» mi chiese poi, guardandomi negli occhi attraverso il riflesso nello specchio.
Esitai un attimo per lasciarlo sulle spine, poi finalmente diedi la mia sentenza.
«Lo adoro» dissi scuotendo la testa e guardandomi incredula.
Era tanto che non mi vedevo vestita così bene, ed ero quasi emozionata mentre guardavo la mia immagine nello specchio.
«Posso provare quello?» chiesi poi a Blaine, indicando un vestitino nero a fiori azzurri e rosa con cardigan abbinato.
«Devi!» esclamò Blaine ordinandomi di tornare in bagno a cambiarmi.
Poi arrivò il momento di un altro paio di pantaloncini di jeans neri con delle rose e una maglia bianca a maniche lunghe, e poi indossai dei jeans a palazzo con un top bianco e una giacca a quadri sopra.
Entrambi ricevettero un 10 da Blaine, ma io non ero ancora convinta di potermi mettere quelle cose per andare a scuola quel giorno. Così andammo avanti con altri outfit fino a quando arrivammo a un vestito nero monospalla attillato in pizzo.
«Roxie, è meraviglioso! Lo amo, lo amo e lo amo!» esclamò Blaine appena mi vide.
Era davvero bellissimo, e mi ero anche dimenticata di averlo nell'armadio. Poi mi ricordai di averlo indossato all'esibizione "Blame It On The Alcohol" della settimana contro l'alcohol il mio secondo anno.
Che bei momenti!
Rimasi a guardare la mia immagine riflessa nello specchio per alcuni minuti senza sapere cosa dire, poi Blaine mi risvegliò dallo stato di trance.
«Abbiamo trovato l'outfit perfetto» disse battendo le mani felice.
Io arricciai il naso.
«Non posso venire a scuola così, troppo serio» gli feci notare poco convinta «E poi, ho bisogno di colore» aggiunsi ispezionando ancora quel magnifico vestito, che sarebbe stato sprecato nei corridoi del McKinley.
«Shug, ho l'outfit che fa per te» annunciò allora Blaine guardandomi con aria complice.
Quando uscii dal bagno indossavo una gonna di jeans e un top rosso fuoco, abbinati al mio giubbino di pelle nero.
Rimasi incantata allo specchio per qualche secondo, poi corsi tra le braccia del mio migliore amico senza sapere come ringraziarlo. Cominciai a baciargli la guancia destra quasi consumandola, e poi affondai la testa nell'incavo del suo collo assaporando il suo profumo.
«Grazie» sussurrai dopo qualche secondo di silenzio, e sentii le sue braccia stringermi di più e la sua bocca lasciarmi un bacio sulla fronte.
«Lo sai che sarò sempre qui, di qualsiasi cosa tu abbia bisogno» mi disse poi, appoggiando la sua testa alla mia e cullandomi leggermente.
Sarei rimasta così per sempre, perché in quel momento mi sentivo bella e accettata, e per la prima volta dopo tanto tempo anche il vuoto dentro di me era sparito.
«Passiamo agli stivali?» mi chiese Blaine abbassando lo sguardo per guardarmi.
Io alzai la testa staccandola dalla sua spalla e lo guardai terrorizzata.
Cosa?!
Stivali?!
No, no e no!
Non ero pronta!
«Andiamo, Roxie! Pensavi di non essere pronta nemmeno con i vestiti, e invece guarda cosa ti ho fatto indossare!» mi rimproverò Blaine accorgendosi del mio terrore «Ce la puoi fare!» aggiunse staccandosi dalla mia vita e andando verso la scarpiera.
Quando la aprì mi venne il magone. Tutti i miei stivali erano chiusi lì dentro e non vedevano la luce del sole da settimane, anzi mesi.
Mi mancavano così tanto!
Però allo stesso tempo sapevo che era impossibile indossarli di nuovo, almeno per il momento.
«Che ne dici di questi?» mi chiese Blaine, prendendo un paio di stivali neri con il tacco non troppo alto e grosso.
Io li guardai arricciando il naso.
«Li avevo addosso quando Nick mi ha dedicato la mia prima canzone» risposi io con malinconia.
«E questi?» mi chiese ancora, prendendone un paio simili ma marroni.
«Lo sai quando ho indossato quegli stivali!» gli dissi io con aria ovvia.
«Ah già, prima colazione con Nick.
Sono salito a prenderteli io» disse lui annuendo, e poi li ripose al loro posto.
Andò avanti a tirare fuori paia e paia di stivali cercando di convincermi ad indossarne uno, ma tutti mi ricordavano qualcosa che avevo fatto con Nick, e non riuscivo nemmeno a pensare di mettermeli.
«Questi! Li avevi su quando ci siamo rincontrati due anni fa!» esclamò a un certo punto, guardando un paio di stivali neri con il tacco sottile (decisamente belli) con aria sognante.
Io lo guardai male.
Davvero?!
Ma davvero davvero?!
«Che c'è?» mi chiese lui confuso.
«Blaine, se li avevo addosso quando ci siamo rincontrati, vuol dire che li avevo addosso la prima volta che ho visto Nick, dato che è successo nello stesso giorno» gli feci notare io alzando le sopracciglia.
«Hai ragione, scusa» disse lui tristemente, passandosi una mano tra i capelli.
Stava per prendere un altro paio di stivali, ma lo fermai prendendogli la mano e facendolo voltare verso di me.
«Basta! Abbiamo appurato che è ancora troppo presto per gli stivali. Hai fatto un lavoro magnifico con l'outfit, accontentati per ora» gli dissi guardandolo fissa negli occhi.
Lo vidi titubante, ma poi fece un sospiro e si rassegnò, chiudendo la scarpiera.
«Ma poi, perché vuoi a tutti i costi che io ritorni a vestirmi bene?» gli chiesi con aria curiosa e leggermente sospettosa «E non rifilarmi la storia che mi vuoi bene e vuoi vedermi al meglio, perché so che hai qualcosa in mente» lo fermai subito, puntandogli il dito contro e capendo dalla sua espressione che stava per fare il ruffiano.
Lui sospirò colpevole, e poi mi guardò rassegnato pronto a dirmi la verità.
«Stavo pensando di candidarmi come presidente del consiglio d'istituto, e voglio che tu sia vice-presidente!» esclamò finalmente Blaine con aria teatrale e lasciandomi decisamente a bocca aperta.
Non ero pronta!
No, no e no!
Però non potevo nemmeno spegnere così il suo entusiasmo. Non volevo rattristarlo e magari anche offenderlo.
Cosa potevo fare?
~~~
Quella settimana mi resi conto che non ero l'unica ad avere bisogno di aiuto. Ho già detto che Brittany era ancora al McKinley per ripetere l'anno dati i suoi voti poco brillanti. Beh ecco, quei primi giorni non sembrava essere cambiata molto la situazione. I suoi voti erano ancora pessimi, e la coach Sylvester aveva deciso di cacciarla dai Cheerios facendola cadere in uno stato di depressione. A rincarare la dose era il suo rapporto con Santana, che da quando quest'ultima era andata al college non era dei migliori. Così, Brittany, aveva perso la motivazione, e camminava per i corridoi del McKinley come uno Zombie, spettinata, con sempre gli stessi vestiti e mangiando biscotti senza sosta. Era più persa del solito, e molto spesso parlava da sola pensando di parlare nella sua testa e che nessuno potesse sentirla.
Bisognava fare qualcosa, perché se dovevamo arrivare alle Nazionali avevamo bisogno delle forze di tutti, e anche perché Brittany era nostra amica, non potevamo lasciarla in quel terribile stato. Così al professor Schuester venne un'idea: avevamo un'esibizione all'assemblea di inizio anno, e ci servivano tutte le forze per far vedere a tutti che avremmo potuto vincere di nuovo le Nazionali, e come tutti sapevamo c'era solo un modo per rimettere in sesto Brittany.
«Qui siamo una famiglia, e se uno di noi cade è nostro compito fare di tutto perché si rimetta in piedi» ci disse il professore quel giorno in aula canto.
Poi sulla lavagna scrisse il titolo del compito settimanale, facendo sorridere tutti per la gioia.
«Rifacciamo la settimana su Britney Spears?! Wow!» esclamò Tina entusiasta come tutti.
Durante il nostro secondo anno era stata molto utile a Brittany per credere di più in sé stessa, ed era il momento di ricreare la magia.
«Ho chiesto a Blaine e ad Artie di darci un esempio di quello che serve» disse il professor Schuester dopo averci spiegato il compito.
Così Blaine e Artie raggiunsero il centro della sala e si preparano per il loro numero, che era dedicato precisamente a Brittany. Fecero un mashup tra "Boys" di Britney Spears e "Boyfriend" di Justin Bieber.
Mentre cantavano e ballavano io sentii qualcosa di strano, che ci misi poco a identificare come gelosia. L'idea che Blaine stesse cantando una canzone così sexy a un'altra ragazza mi faceva sentire male, perché sapevo che a me non ne avrebbe mai dedicata una. Sapevo che era tutta scena, e che a Blaine non sarebbe mai piaciuta Brittany, ma sentire quelle parole uscire dalla sua bocca e rivolte a lei mi faceva venire un nodo allo stomaco, e avevo solo voglia di uscire dall'aula canto. Pensavo di essere oltre la cotta per Blaine, ma probabilmente il modo in cui mi era stato vicino in quegli ultimi mesi e la mia debolezza verso i ragazzi, mi avevano portato a provare di nuovo qualcosa che non mi sarei mai aspettata sarebbe tornato. Insomma, sapevo che non sarei mai stata oltre la mia storia con Blaine, e che qualcosa per lui avrei sempre provato, ma speravo che il periodo di gelosia fosse finito, soprattutto per quanto riguarda le altre ragazze.
«È stato strano sentirti cantare a Brittany che vorresti essere il suo ragazzo» dissi appena finita la lezione del Glee Club, cercando di sembrare divertita, ma risultando solo molto molto infastidita dalla cosa.
Credo che Blaine se ne accorse, e forse sentì anche della cattiveria nella mia voce, perché mi rispose per le rime.
«È stato strano perché sono gay, o perché volevi che la cantassi a te?» mi chiese con aria di sfida.
Io lo guardai perplessa, e poi decisi di rispondergli come si meritava.
«È stato strano perché è ovvio che non potresti mai dedicare una canzone del genere a una ragazza» ribadii allora con voce ferma.
«Beh, forse io non dedicherò mai una canzone del genere a una ragazza, ma tu sei solo gelosa che non hai più un fidanzato che potrebbe dedicartela» disse allora Blaine con cattiveria e incrociando le braccia al petto.
Io puntai gli occhi su di lui con aria ferita e incredula.
Come aveva potuto?!
Non credevo che avrebbe mai potuto dire una cosa così cattiva, non a me almeno!
Non potevo credere che dopo aver cercato di tirarmi su di morale avesse poi rigirato il coltello nella piaga come una persona senza cuore farebbe!
Non riuscivo a staccare gli occhi dai suoi, e presto mi accorsi che avevo il fiato corto e il magone.
Blaine se ne accorse, perché vidi i suoi occhi cambiare radicalmente espressione. Da cattivi e indispettiti che erano, diventarono tristi e mortificati.
«No, Shug, mi dispiace io...» provò a dire lui, ma gli si bloccò la voce e rimase in silenzio per qualche secondo, continuando a guardarmi colpevole.
Io ero ancora immobile.
Poi lo vidi avvicinarsi e stringermi in un abbraccio, ancora senza riuscire a dire nulla.
«Scusa, scusa scusa» mi sussurrò all'orecchio cominciando ad accarezzarmi i capelli.
Quel gesto un po' mi tranquillizzò, e mi spostai leggermente per guardarlo negli occhi e sentendo la sua mano posarsi sulla mia vita.
«Sono stata cattiva anche io, scusa» gli dissi con un filo di voce e scuotendo la testa.
«No, no, tu hai solo detto quello che pensavi. Scusa, Roxie, scusa» mi corresse Blaine scusandosi di nuovo.
A quel punto mi allungai sulle punte dei piedi e gli lasciai un bacio sul lato della bocca per fargli capire che era tutto a posto, e lo vidi sorridere leggermente.
«Che succede qui?» ci chiese una voce in quel momento.
Era Sam, che si era appena avvicinato e ci guardava confuso.
«Niente, solo un po' di coccole» rispose Blaine stringendomi un braccio intorno alla spalle e appoggiando la sua testa alla mia guardando Sam.
«Anche io voglio le coccole» disse allora Sam facendo un faccino tenero.
Io e Blaine scoppiammo a ridere e ci avvicinammo per abbracciare anche lui, facendolo sorridere. Poi mi venne in mente una cosa che avrebbe liberato me da un incarico che non volevo svolgere, ma che non avrebbe comunque offeso Blaine.
«Blainey, ti ho appena trovato un vice-presidente!» esclamai staccandomi e indicando Sam con un gesto teatrale.
Entrambi i due ragazzi mi guardarono confusi, Sam soprattutto, e allora gli spiegai cosa avesse in mente Blaine.
«Perché non vuoi essere la mia vice-presidente?» mi chiese poi il mio migliore amico facendomi gli occhi da cucciolotto.
«Non penso di essere pronta a prendermi una responsabilità così grande» ammisi finalmente sincera.
«Ma almeno ti distrarrai un po'» mi fece notare lui con sguardo implorante.
«Credo che quest'anno sia meglio concentrarsi solo sullo studio. Voglio il massimo dei voti per poter entrare alla BAD perché sono brava, e non solo perché sono la figlia di uno degli insegnanti più influenti» ribadii io, sperando che avesse capito e non fosse offeso.
«Beh, comunque mi hai trovato un ottimo vice-presidente» disse allora Blaine dando una pacca sulla spalla a Sam «Sempre che tu voglia esserlo» aggiunse poi, accorgendosi di non averglielo chiesto.
«Ma certo che sì! Anche io voglio lasciare il segno quest'anno!» esclamò Sam entusiasta e facendo sorridere Blaine.
Anche io ero felice, avevo trovato un perfetto compromesso per non far arrabbiare Blaine a causa della mia insicurezza, e ora mi sentivo anche un po' più leggera di prima.
Per concludere la gioia della settimana, il compito del professor Schuester ci aiutò a riportare Brittany in cima. Nonostante ci fossimo fatti convincere a cantare in play-back all'assemblea, e avessimo ricevuto una sgridata indimenticabile dal professore, Brittany era riuscita a rientrare nei Cheerios e aveva anche deciso di candidarsi a presidente del consiglio di istituto come Blaine. Quindi ora era guerra aperta tra lei e Artie (suo vice-presidente) e Blaine e Sam. Tra l'altro Blaine era abbastanza preoccupato per la cosa. L'anno prima, nonostante le idee di Kurt fossero molto più allettanti, aveva comunque vinto Brittany a causa dei voti truccati da Rachel, e il mio migliore amico aveva paura che potesse succedere una cosa del genere anche quell'anno.
«Non preoccuparti, non c'è Rachel quest'anno, e io non ho intenzione di truccare i voti» gli assicurai io quella sera, durante la nostra serata Bloxie.
Lui mi fece un mezzo sorriso un po' scettico, e mi disse che non aveva paura di quello.
«Sai, se venissi eletto sarei il primo presidente omosessuale che il McKinley abbia mai avuto. Non credo che sarebbero tutti d'accordo con la cosa, e sono quasi certo che, come successo per la reginetta del ballo con Kurt, qualcuno sta già escogitando degli scherzi» confessò invece lui convinto della sua idea.
E come dargli torto?
Era vero che da quando Karofsky se ne era andato, gli altri giocatori di football avevano smesso di prendere in giro Blaine e Kurt (che rimanevano comunque gli unici gay dichiarati della scuola), ma qualcuno a cui Unique non andava proprio a genio c'era, soprattutto tra i giocatori di Hockey. Quindi forse Blaine non sbagliava a essere preoccupato di come gli studenti avrebbero potuto reagire.
Stavo per dirgli quello che pensavo, quando il suo computer fece un rumore e arrivò la notifica di una videochiamata da Kurt.
«Rispondi, mi metto qui così non mi vede e puoi far finta che io non ci sia» dissi a Blaine facendogli cenno di prendere il computer e mettendomi esattamente dietro, cosicché la videocamera non mi inquadrasse.
Subito i due ragazzi iniziarono a parlare del video che Kurt aveva realizzato per Vogue.com per cui lavorava, e che aveva come protagonista Rachel.
Era un gran bel video, fatto decisamente bene e con dei look pazzeschi (cosa abbastanza ovvia visto che li aveva realizzati Kurt)!
Poi Blaine cercò di passare all'argomento presidente d'istituto, accennando al fatto che il suo vice-presidente sarebbe stato Sam.
«Pensavo avessi scelto Roxie» disse Kurt in risposta con aria confusa.
«Sì, ma non se la sente, quindi mi ha proposto di scegliere Sam» rispose lui lanciandomi un'occhiata un po' triste.
«È lì con te?» chiese Kurt notando il suo sguardo.
Blaine gli disse di sì, ricordandogli che era mercoledì, e poi girò la fotocamera per farmelo salutare. Quando ripuntò il computer su di sé Kurt tornò all'argomento video per Vouge, e io vidi Blaine rattristarsi un po'. In effetti era stato egoista da parte di Kurt non approfondire un po' l'argomento di Blaine, si era limitato a chiedergli come andasse e poi era tornato al suo lavoro come se quello che stesse facendo Blaine fosse poco importante. Addirittura non diede una risposta precisa quando Blaine gli chiese quale farfallino indossare al dibattito. Anche questa volta lessi della tristezza negli occhi del mio migliore amico. Sapevo quanto Kurt gli mancasse, e sapevo che quelle videochiamate lo tiravano un po' su di morale, ma era ovvio che non voleva parlare solo di quello che faceva Kurt e che aveva bisogno di un po' di attenzioni dal suo ragazzo, soprattutto ora che erano distanti. Ma Kurt non sembrò accorgersene, e passò tutta la chiamata a parlare di quanto fosse meraviglioso lavorare per Vogue.com e uscire a cena con Isabelle Wright, direttrice del sito.
Dopo pochi minuti Blaine chiuse il computer e rimase a fissare il muro di fronte a sé per qualche secondo. Io non sapevo cosa fare, non avevo nulla da dirgli, però forse qualcosa poteva aiutarlo. Gli tolsi il computer dalle gambe e mi ci sedetti io, stringendo la sua testa al mio petto e sentendolo ricambiare la stretta.
«Ti aiuto io a scegliere il farfallino giusto, Blainey» gli dissi poi, abbassando lo sguardo e incontrando i suoi bellissimi occhi ancora un po' spenti.
«No, non importa, ho bisogno di guardare un film per distrarmi ora» mi disse lui invece, scuotendo leggermente la testa.
Io feci un mezzo sorriso e poi mi alzai per mettere il DVD di Chicago, che Blaine mi aveva esplicitamente chiesto di fargli vedere per l'ennesima volta.
Potevo dire di no?!
~~~
Finalmente arrivò il giorno delle elezioni, e Blaine era più un ansia che mai. Il dibattito era andato decisamente bene per lui: anche se non si erano presentati molti studenti, il discorso di Brittany non era piaciuto a nessuno dei presenti. Aveva promesso che avrebbe fatto eliminare i weekend perché sapeva quanto tutti amassero il McKinley, e voleva darci la possibilità di poterci stare il più tempo possibile.
Chi mai avrebbe votato qualcuno che prometteva una cosa del genere?!
Infatti vinse Blaine con una differenza considerevole di voti, e quella stessa sera festeggiamo al Bel Grissino, tutti felici che anche quell'anno il presidente del consiglio d'istituto fosse un membro del Glee Club. Ma Blaine non sembrava al settimo cielo come speravo.
«Che cosa gli succede?» chiesi a Sam dopo che lo vidi parlare con il mio migliore amico durante la festa.
«Kurt non risponde alle sue chiamate» si limitò a dirmi lui con aria apprensiva.
Io puntai gli occhi su di lui, triste per quello che mi aveva appena detto, e poi guardai il mio migliore amico, che stava chiaramente fingendo di essere felice e spensierato.
«Mi ha anche detto che non trova più un senso nell'essere al McKinley. Effettivamente si era trasferito per Kurt, e ora lui non è più qui e non partecipa neanche alla sua gioia, non posso biasimarlo» mi disse ancora Sam, guardando anche lui Blaine con tristezza.
Quelle ultime parole un po' mi ferirono, e mi sentii inutile per qualche secondo, ma poi pensai che Blaine le avesse dette senza pensare e che si fosse fatto prendere dalla delusione e dalla rabbia del momento.
«Ti ha detto anche che si sente solo vero?» chiesi poi ripuntando gli occhi su Sam.
Lui annuì per darmi conferma, e ancora una volta io mi sentii inutile.
«Ma so che intendeva che si sente solo perché gli manca Kurt. Non si sente solo solo, si sente solo perché non c'è il suo ragazzo, ma tu un po' riempi il vuoto, quindi non è proprio solo...» provò poi Sam per sistemare la cosa, ma io lo fermai prima.
«Lo so, lo so. Sam, lo so» dissi interrompendolo «Grazie per averlo precisato» aggiunsi con un sorriso.
Poi decisi di andare da Blaine, perché credevo che un abbraccio gli sarebbe servito. E infatti quando mi avvicinai alle sue spalle e lo strinsi da dietro, lui si girò con un sorriso tenero e mi strinse a sua volta lasciandomi un bacio in fronte.
«Sono fiera di te, Blainey» gli sussurrai guardandolo dritto negli occhi.
Ancora una volta lui si limitò a sorridere e stringermi ancora più forte, per farmi capire che era contento di quello che avevo appena detto, e io mi godetti il suo bellissimo sorriso. Non sapevo che dopo quel giorno non lo avrei visto per un po' di tempo.
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