NATIONALS AGAIN
«Quindiii... » iniziò quella sera Blaine, mentre cenavamo al Bel Grissino.
Io, Nick e Kurt lo guardammo un po' spaesati, senza sapere cosa volesse dirci.
Sì, avevamo deciso di fare un'uscita a quattro, cosa che non avevamo mai fatto e che, per il bene di Nick, forse era meglio non rifare mai più. Io, Blaine e Kurt parlavamo praticamente solo delle Nuove Direzioni e del McKinley, e per lui era difficile stare dietro ai nostri discorsi.
«Quindi, Blaine?! Andiamo, perché ci metti sempre una vita a pronunciare una frase?!» esclamai io scocciata, guardando il mio migliore amico per incitarlo a parlare.
Lui mi guardò male, e poi stizzito fece il gesto di sigillarsi la bocca e incrociò le braccia al petto.
Io sospirai e scossi la testa.
Era sempre il solito Blaine!
Però fremevo per sapere cosa avesse da dire, e dopo pochi secondi mi sporsi sul tavolo per implorarlo di dirci quello che doveva dirci.
«Mi sono offeso, ora non lo saprete mai» mi rispose lui con aria orgogliosa.
«Andiamo, Blainey! Per favoreee!» dissi allora io con tono supplichevole e facendogli gli occhi dolci.
«Non chiamarmi così!» mi rimproverò lui continuando imperterrito a non voler parlare.
In quel momento mi venne un'idea, e sul mio volto apparve un sorrisetto furbo, mentre nella mia mente si faceva spazio il nomignolo che gli dava suo fratello e che Blaine odiava.
«Preferisci essere chiamato Schi...» iniziai io allora, ma venni subito interrotta da un «Ok ve lo dico!» di Blaine, che non voleva assolutamente che Kurt e Nick sentissero quel soprannome.
«Volevo dire: quindi Nazionali!» esclamò finalmente Blaine, spalancando le mani in un gesto teatrale e mostrando un sorriso a trentadue denti.
Eccola lì, un'altra conversazione in cui Nick non centrava niente, e che di sicuro un po' lo rendeva invidioso.
«Ma ci credete, ragazzi?! Sono a Chicago quest'anno!» esclamò Kurt, a cui l'argomento piaceva decisamente.
«Siete pronti immagino» disse Nick cercando di entrare nel discorso, ma non sapendo esattamente come.
«Non si è mai pronti per un'esperienza del genere» lo corressi io scuotendo la testa e spalancando gli occhi.
«Ma certo che siamo pronti! Siamo sempre pronti!» disse invece Blaine rivolto a Nick.
Io e Kurt lo guardammo con le sopracciglia alzate.
«Non è vero!» lo corresse Kurt dandomi man forte «Non siamo gli Usignoli» aggiunse poi, lasciando Nick e Blaine perplessi.
«Che cosa vuoi dire?» gli chiese infatti il mio ragazzo aggrottando le sopracciglia.
«Credo che quello che intenda Kurt, sia che voi Usignoli siete sempre preparati per tutto. Fate prove su prove, siete instancabili e siete sempre impeccabili. Noi Nuove Direzioni non siamo così. Ci piace esibirci, ma non tutti hanno voglia di fare le prove e di perfezionare le coreografie come voi Usignoli fate» spiegai io, mentre Kurt annuiva per farci capire che era quello che intendeva.
«Beh, forse il segreto non è provare e riprovare senza sosta» ammise Nick alzando le spalle.
Nei suoi occhi lessi un po' di delusione.
«Nonostante tutto quello che hai detto, non abbiamo mai vinto alle Regionali e non abbiamo mai calcato il palco delle Nazionali. Ci sarà un motivo» aggiunse, quando io aggrottai le sopracciglia un po' confusa.
Lo guardai sospirando e poi mi avvicinai un po' di più per appoggiare la testa alla sua spalla, cercando di confortarlo un pochino.
«Arriverà anche il vostro momento» lo consolò Blaine annuendo, mentre Nick mi lasciava un bacio sulla testa.
«Blaine ha ragione» disse Kurt annuendo a sua volta «L'anno prossimo le Nuove Direzioni non saranno più così forti. Tra poche settimane i migliori prendono il diploma» aggiunse poi abbassando la voce e sporgendosi sul tavolo verso Nick, ma chiaramente volendo che anche noi lo sentissimo.
Io e Blaine lo guardammo indignati.
«Credo che tu abbia ragione» lo appoggiò Nick guardando Kurt con aria complice «Il prossimo sarà l'anno degli Usignoli» aggiunse poi convinto.
«Beh, fate pure, tranquilli» disse Blaine stizzito «Noi ce ne andiamo» aggiunse poi facendomi segno di uscire.
Io mi stavo per alzare stizzita tanto quanto lui, ma Nick mi prese la mano e mi fece avvicinare di nuovo a lui, lasciandomi poi un bacio a fior di labbra.
«Lo sai che ti amo» mi disse con fare ruffiano.
Io non potei fare a meno di sorridere e ricambiai il bacio con passione. Saremmo andati avanti se il mio migliore amico non si fosse schiarito la voce per attirare la nostra attenzione e farci smettere.
«E voi Usignoli?» chiesi allora io per cambiare un po' argomento «Che cosa state facendo ora?» aggiunsi rivolta al mio ragazzo.
«Non molto, insomma facciamo le prove e tutto, ma senza un vero scopo per cui farle non è un granché. Per di più, da quando abbiamo perso le Regionali Sebastian è sempre di malumore e a volte non si presenta alle prove. Ma in parte è meglio così, quando si presenta non fa altro che commentare saccentemente e ricordarci che abbiamo fatto fiasco» rispose lui alzando le spalle un po' arrabbiato.
«Non avete fatto fiasco» disse Kurt con aria ovvia.
«Siete stati bravi come al solito» aggiunsi io, appoggiando il mento alla spalla di Nick e guardando il suo bellissimo viso.
«Solo che quando io comincio a rappare non c'è competizione» disse Blaine tirandosela ironicamente.
Io scoppiai a ridere coprendomi gli occhi con una mano, scuotendo la testa e arricciando il naso leggermente disgustata.
Non mi piaceva proprio sentire Blaine rappare, era strano, e non faceva decisamente per lui.
«Perché fai così?» mi chiese Nick guardandomi spaesato.
«Andiamo, Nick! Hai sentito Blaine rappare?!» gli chiese Kurt indignato.
«Sì, e non ci trovo niente di strano» ammise il mio ragazzo alzando le spalle.
«Grazie!» gli disse Blaine guardando male me e Kurt «Perché li abbiamo invitati?» chiese poi sempre rivolto a Nick e indicando me e il suo ragazzo.
«Veramente l'idea è stata mia» lo corressi io saccente, mentre Nick faceva una risatina alla sua domanda.
«Io ho proposto il Bel Grissino» ribatté Blaine con aria di sfida.
«Capirai! Che fantasia!» ribadii io sarcastica.
Blaine mi guardò con gli occhi ridotti a fessura e scosse la testa.
Io ricambiai l'occhiata, ma dopo qualche secondo non resistetti e scoppiai a ridere facendo arrendere anche Blaine. Non eravamo capaci di far finta di litigare.
La serata andò avanti tra chiacchiere e risate, e finalmente anche Nick riuscì a partecipare a qualche conversazione, anche se ogni volta che Kurt aveva un gossip su qualcuno bisognava spiegargli di chi stessimo parlando perché dal nome non collegava al volto.
Dopo qualche ora di pettegolezzi ci alzammo da tavola e ci incamminammo verso casa mia e di Blaine, dove Nick e Kurt avevano parcheggiato la macchina.
Arrivati davanti a casa mia salutai i miei amici, e poi mi concentrai sulle labbra del mio ragazzo, che a sua volta cominciò a baciare le mie. Quando ci staccammo mi accorsi che Blaine e Kurt erano ancora lì, e ci stavano guardando.
«È successo qualcosa?» chiesi confusa.
«No nulla» rispose Blaine con noncuranza e avvicinandosi a me.
Poi prendendomi per il braccio mi fece allontanare da Nick e mi strinse a sé prendendomi per la vita.
«Solo credo che ti abbia baciata un po' troppo» aggiunse poi guardandomi malizioso.
Poi mi prese il volto tra le mani e si fiondò a baciarmi, ma sempre sul lato della bocca, come al solito. Però questa volta lo fece durare più a lungo della prima volta che avevamo fatto lo scherzo ai nostro ragazzi, e nonostante entrambi sapessero che non mi stava baciando in bocca, vidi un po' di gelosia nei loro occhi.
Quando finalmente Blaine decise di staccarsi da me io posai gli occhi su Nick un po' timorosa.
Nonostante non l'avesse menzionato tra le cose per cui era arrabbiato, sapevo che un motivo del nostro allontanamento qualche settimana prima era stato anche questo tipo di scherzo che facevamo io e Blaine.
Ma quando incontrai il suo sguardo lo vidi abbastanza tranquillo e sul mio volto si formò un sorrisetto soddisfatto.
Allora mi staccai da Blaine e tornai dal mio ragazzo per stringerlo per la vita, mentre lui mi metteva le mani sulle spalle abbozzando un sorriso.
«Ti amo» gli sussurrai prima di baciarlo sulle labbra.
«Anche io» mi disse lui, lasciandomi un bacio a fior di labbra e poi dandomi la buonanotte aspettando che entrassi in casa.
~~~
Pochi giorni dopo eravamo sul bus diretti a Chicago e al nostro secondo campionato Nazionale consecutivo. Ancora una volta stentavamo a crederci. Un Glee Club di nicchia come il nostro stava per partecipare per la seconda volta alle Nazionali, e quest'anno avevamo più possibilità di arrivare almeno tra i primi cinque. Rachel e Finn stavano ancora insieme, quindi non c'era bisogno di baciarsi sul palco per dimostrarsi il loro amore, e, a meno che a qualcun altro fosse venuto in mente di dichiarare il suo amore per qualcuno proprio davanti al pubblico di Chicago, non c'erano pericoli di inconvenienti del genere. L'unica cosa che dovevamo fare era concentrarci su di noi e sulla nostra esibizione, che, se fatta bene, sarebbe potuta diventare una delle migliori esibizioni che le Nuove Direzioni avessero mai fatto.
«Pronta per Chicago?» chiesi eccitata a Quinn, che era seduta accanto a me e guardava fuori dal finestrino la strada che scorreva sotto le ruote del bus.
Lei si girò a guardarmi e nei suoi occhi lessi un po' di incertezza.
«E se improvvisamente sul palco mi si bloccano le gambe e non riesco più a ballare?» disse spaventata, dopo che le chiesi cosa avesse.
Io feci un sospiro e la guardai storto.
Davvero credeva che le sarebbe successa una cosa del genere?
«Quinn, sono più di due settimane che cammini ormai, e abbiamo provato la coreografia decine di volte. Conosci i passi e le tue gambe hanno dimostrato di essere più che pronte per una sfida del genere» cercai di rassicurarla io facendo un mezzo sorriso.
Lei mi guardò ancora un po' titubante e poi mi fece un sorriso anche lei, mostrando gratitudine. Allora io le strinsi la mano eccitata e le feci l'occhiolino.
«Questo è il nostro anno» mi limitai a dirle poi, annuendo convinta della mia idea.
«Lo so» mi appoggiò lei annuendo a sua volta.
«Cosa sai?» le chiese una voce alle nostre spalle.
Era Blaine, che era seduto accanto a Kurt sui sedili dietro ai nostri, e si era sporto in avanti per aggiungersi alla nostra conversazione.
«Che impiccione che sei, Blaine!» esclamai io girandomi a guardarlo leggermente indignata.
Lui mi fece una di quelle facce da "Non posso farci nulla" e alzò le spalle innocentemente, facendomi ridere mentre scuotevo la testa.
«Appena arriviamo a Chicago dobbiamo assolutamente vedere tutto, tutto!» ci disse poi spalancando gli occhi entusiasta.
«Come...?» chiesi io per vedere se era preparato o se stesse solo proponendo sperando che io e Quinn avessimo qualche idea.
Blaine iniziò a elencare una serie di posti che avremmo dovuto assolutamente visitare, e non avrebbe mai smesso se finalmente non fossimo arrivati all'albergo che il professor Schuester aveva prenotato e dove avremmo alloggiato.
Come credo sua immaginabile però, niente di tutto quello che voleva fare Blaine fu fatto. L'unica cosa che riuscimmo a fare fu andare a mangiare dei burritos da Chipotle, dopo i quali a Mercedes venne un'intossicazione alimentare che la costrinse a letto con la febbre.
Eravamo in crisi: con Mercedes fuori gioco significava partecipare alle Nazionali senza la nostra voce più potente e una delle più significative di tutto il gruppo, cosa che disse anche la coach Sylvester, che era venuta ad accompagnarci insieme al professor Schuester, alla signorina Pillsbury e alla coach Beiste.
«Allora faremo così» iniziò il professor Schuester dopo averci pensato un attimo «Mercedes, tu rimani a letto, Quinn, prendi il suo posto» ci spiegò poi.
Quinn si lamentò di non poter ballare e cantare quel pezzo come Mercedes. Effettivamente non avevano la stessa voce, ma Quinn poteva sicuramente ballarlo, anche se lei non ne era del tutto convinta. Poi però dovette accettare, perché il professore aggiunse anche me e Tina alle Note Moleste, e per noi non ci fu via di scampo.
«Abbiamo bisogno di tutte le forze possibili e immaginabili, ragazze, questo significa che abbiamo bisogno di voi» ci incoraggiò il professor Schuester.
Io, Tina e Quinn ci guardammo ancora un po' titubanti, ma erano le Nazionali, non potevamo tirarci indietro, ed effettivamente le nostre compagne avevano bisogno di noi. Così ci mettemmo subito all'opera per imparare la coreografia grazie a Santana, Brittany e Sugar, che si offrirono di insegnarcela.
Dopo tre ore di fila che provavamo però, la stanchezza iniziò a farsi sentire, e se noi ragazze diventammo facilmente irritabili, i ragazzi avrebbero potuto scatenare una rissa per ogni minima parola pronunciata.
Per esempio, Puck e Sam se le sarebbero date di santa ragione se gli altri non li avessero fermati in tempo, e il tutto perché Puck studiava geografia invece di ripassare la coreografia. In effetti forse non era il momento giusto per studiare, ma Puck doveva a tutti i costi passare l'esame di geografia per diplomarsi, ed era chiaro che ci teneva davvero.
«Voglio uscire da questa scuola e non tornarci mai più» mi aveva detto pochi giorni prima, quando lo avevo visto in biblioteca chino su un libro.
Cosa decisamente strana per Noah Puckerman!
«E ce la farai» gli avevo assicurato io sedendomi accanto a lui e dando un occhio al libro che aveva davanti «Però non credo che riuscirai a stare lontano da questa scuola a lungo» aggiunsi guardandolo maliziosa.
«E perché?» mi chiese lui con aria di sfida, ma evidentemente confuso.
«Perché ci sono io! E mi verrai a trovare immagino» risposi con aria ovvia.
«Se mi chiami dicendomi che hai chiuso con quell'Usignolo vengo a piedi da Los Angeles!» esclamò lui alzando le mani in segno di resa.
Io scoppiai a ridere e scossi la testa divertita: era sempre il solito Puck!
«Passerai questo esame, Noah, ne sono più che certa» dissi dopo qualche secondo di silenzio in cui lui aveva rimesso gli occhi sul libro con le mani tra i capelli.
Lui alzò lo sguardo su di me con aria colpita. Era successo solo una volta che lo avevo chiamato con il suo nome di battesimo, e anche allora ne era rimasto stupito. Forse era il modo per convincerlo a fare qualcosa e aiutarlo quando era insicuro.
Gli feci un sorriso e poi decisi che era ora di andarmene, lui doveva studiare, e io dovevo vedermi con Nick.
Mi alzai, e prima di allontanarmi mi chinai a lasciargli un leggero bacio sulla guancia per fargli capire che credevo in lui. Poi uscii dalla biblioteca senza voltarmi, anche se curiosa della sua reazione.
Ma tornando a Chicago, divisi Puck e Sam, le litigate non finirono, tanto che a un certo punto arrivammo a essere sconcertati e tirammo fuori l'argomento Mercedes, che era la nostra più grande preoccupazione.
«Ehi!» esclamò a un tratto Santana, attirando l'attenzione di tutti «Non voglio sentire cose come "Non ce la faremo senza di lei", perché invece non abbiamo scelta! Perciò vi avverto, che se per questo motivo non vi impegnate con tutte le vostre forze, io vi scateno addosso tutta la rabbia delle case popolari di Lima!» urlò esasperata e minacciandoci.
Era tipico di Santana dire quell'ultima frase, ma questa volta sembrava essere davvero sicura delle sue parole e pronta a farlo davvero.
«Vi siete sentiti?» ci chiese il professor Schuester in quel momento, mentre Santana si scusava con lui per aver alzato la voce.
Io passai lo sguardo sugli altri, pronta a ricevere un rimprovero dal professore per il nostro comportamento, e mi accorsi che anche i miei compagni si guardavano intorno con aria colpevole.
«È una cosa positiva, ragazzi» disse invece il professor Schuester, lasciandoci tutti stupiti e sicuramente in parte confusi «Percepisco molta passione in questa stanza. Perfino il motivo del vostro litigio era l'impegno. Vuol dire che ci tenete veramente» aggiunse poi, passando lo sguardo su ognuno di noi e annuendo fiero.
E in effetti era vero, tutti volevamo vincere quell'anno, tutti volevamo mostrare quanto fossimo forti, e volevamo prenderci la nostra rivincita su tutti gli altri studenti del McKinley, che ci avevano insultato e offeso per anni. Era arrivato il momento di fargli capire chi eravamo, e che meritavamo rispetto per quello che facevamo, anche se per loro poteva sembrare una cosa da sfigati.
«Ora facciamo mezz'ora di pausa e poi ricominciamo» disse ancora il professor Schuester.
Ma nessuno di noi voleva fermarsi. Avevamo bisogno di provare, ed è vero, eravamo stanchi, ma in quel momento più che mai dovevamo esercitarci, soprattutto noi ragazze che saremmo state le prime a esibirci, e che avevamo Quinn, che ancora non era sicura di riuscire a ballare su quel palco. Ma le sue preoccupazioni erano infondate, ebbe qualche problemino all'inizio delle prove, ma con il nostro supporto, la pazienza di Brittany e l'aiuto di Joe imparò la coreografia in poche ore, e nel tempo rimanente dovette solo perfezionarla.
Il giorno dopo era pronta per salire sul palco e lasciare tutti a bocca aperta, così come tutti noi.
«Riscaldamento pre-gara?» mi chiese Mike poche ore prima di salire sul palco.
«Certo!» acconsentii io, seguendolo in un angolo della stanza.
Io e Mike avevamo preparato questo riscaldamento quando stavamo ancora insieme e ci eravamo esibiti alle Regionali il mio primo anno al McKinley. Bisogna dire che quell'anno non ci aveva portato molta fortuna, ma ci eravamo accorti che era efficiente come riscaldamento e l'anno dopo alle Provinciali lo avevamo utilizzato di nuovo, facendolo diventare un rito prima di ogni competizione.
Ero felice che mi avesse chiesto di farlo di nuovo, perché sembravamo tutti troppo presi dall'ansia e dai passi, e io mi ero completamente scordata di quella tradizione. Ma Mike evidentemente no, ed ero più che felice di accontentare la sua richiesta.
«Questa è l'ultima volta che ci esibiamo insieme su un palco e che facciamo questo riscaldamento prima di una competizione» mi disse Mike dopo qualche minuto di silenzio.
Io alzai lo sguardo su di lui e lo vidi rattristarsi un po'.
Allora feci un sospiro.
Aveva ragione, era l'ultima competizione con lui e con molti dei miei compagni di Glee Club, e probabilmente era anche l'ultima volta che vedevo qualcuno di loro per il resto della mia vita.
«Non è detto!» dissi però, cercando di risollevare il morale a Mike «Magari tra qualche anno debutterai alla Carnegie Hall con me come co-ballerina» aggiunsi, vedendo il suo sguardo confuso e facendogli un sorriso.
Sorrise anche lui, e vidi i suoi occhi perdere un po' della tristezza di prima.
«Se davvero diventerò famoso voglio te per ogni minimo duetto che farò nella mia carriera» mi disse lui continuando a sorridere e annuendo.
«A proposito, non ti ho più chiesto in che college andrai» dissi curiosa.
Mi era venuto in mente di chiederglielo diverse volte, ma non avevo mai trovato l'occasione giusta o me ne ero dimenticata. Ma non c'era momento migliore di quello per farlo.
«Sono stato preso alla BAD, sai la Broadway Academy of Dance» mi rispose Mike con aria fiera.
Io lo guardai con gli occhi spalancati.
Era la scuola in cui insegnava mio padre!
E il college per cui pensavo di fare domanda una volta finito il liceo!
Se tutto andava bene, ci saremmo visti di nuovo tutti i giorni tra un anno!
«Stai scherzando?!» chiesi senza riuscire a dire di più.
Lui mi disse di no, e anzi, mi assicurò di aver avuto la mia stessa reazione dopo aver ricevuto la lettera, ma era tutto vero, e aveva già cominciato a prepararsi per andare a New York.
«Mike!» esclamai io in quel momento, decisa a dirgli perché ero così sconvolta dalla cosa «È la scuola in cui lavora mio padre!» dissi poi tutto d'un fiato, quando lui puntò i suoi bellissimi occhi color cioccolato su di me.
Questa volta fu lui a rimanere sconvolto da quello che gli avevo appena detto, e mi guardò con gli occhi strabuzzati.
«Io non... Io non lo sapevo» mi disse con il fiato corto.
«E io non sapevo che tu avessi fatto domanda. Avrei messo una buona parola su di te se l'avessi saputo» ribattei io scuotendo la testa ancora un po' incredula «Probabilmente hai fatto il provino proprio sotto gli occhi di mio padre» aggiunsi, pensando che di solito veniva mandato lui a reclutare nuovi ragazzi.
Mike continuava a guardarmi senza parole, poi iniziò a descrivermi l'uomo che lo aveva giudicato alla sua audizione, e in poco tempo mi accorsi che stava parlando proprio di mio padre. Poi gli dissi anche che entrare alla BAD era il mio sogno, e che probabilmente saremmo stati nella stessa scuola di nuovo.
«Non vedo l'ora!» esclamò lui fiondandosi ad abbracciarmi entusiasta.
«Non vedi l'ora di cosa?» gli chiese in quel momento Tina, che si era avvicinata con Blaine.
«Lo sapevi che Mike ha fatto l'audizione per la BAD ed è stato preso?!» chiesi al mio migliore amico, che in risposta ebbe la mia stessa reazione e guardò Mike con gli occhi fuori dalle orbite.
«È tutto merito mio!» esclamò Tina in quel momento, tirandosela un po'.
Io le sorrisi e le dissi che aveva fatto decisamente bene, e Blaine appoggiò la mia idea. Dopo che le dissi che mio padre insegnava lì poi, Tina rimase per un attimo senza parole, e poi mostrò tutto il suo entusiasmo per Mike cominciando a baciarlo.
A quel punto io e Blaine decidemmo di allontanarci, e raggiungemmo Quinn, che era seduta a un tavolo e ripassava mentalmente la coreografia.
«Ehi, Fabray! Come va?» le chiese Blaine, mentre io mi sedevo sulla sedia accanto a lei e lui si metteva alle mie spalle.
«Male» rispose lei senza alzare gli occhi su di noi e con voce debole.
Io alzai la testa per guardare Blaine, che mi guardò un po' sconcertato.
«Che c'è che non va? Non ti ricordi qualche passo? Se hai bisogno ti aiuto...» iniziai io allungando una mano per toccare il braccio di Quinn.
«No! Mi ricordo tutti i passi! Ma sono sicura che le mie gambe si bloccheranno a metà coreografia e rovinerò tutto!» mi interruppe lei brusca.
Io feci un sospiro, e sentii la mano di Blaine appoggiarsi sulla mia spalla.
«Non rovinerai nulla invece, Quinn. Le tue gambe non si bloccheranno e tutto filerà liscio» dissi cercando di confortarla.
Lei alzò gli occhi su di me, e vidi che erano un po' spenti.
«Credi davvero che riuscirò a fare tutto?» mi chiese con voce triste.
«Ne sono certa!» risposi io facendole l'occhiolino e vedendo un debole sorriso nascere sul suo volto.
«Non preoccuparti, Quinn» mi diede man forte Blaine «Qualsiasi cosa dovesse succederti, sarò pronto a salire sul palco e prendere il tuo posto. Anche a costo di indossare il vestito di Rachel per mimetizzarmi meglio con voi» aggiunse poi annuendo serio.
Quinn spalancò gli occhi, e poi non resistemmo e scoppiammo a ridere tutte e due sconvolte dalla cosa.
«Mi è comparsa nella mente l'immagine di te con il nostro bellissimo vestito rosso addosso» spiegai a Blaine quando ci chiese cosa avessimo da ridere «Immagine orribile!» esclamai poi, ancora un po' turbata e senza smettere di ridere.
«Grazie, ragazzi, siete straordinari, e sapete sempre come farmi ridere» ci disse poi Quinn, guardandoci con gratitudine.
Allora io e Blaine ci avvicinammo e la stringemmo in un abbraccio di conforto, che devo dire servì un po' anche a me per farmi forza e salire su quel palco.
«Anche io!» sentimmo esclamare in quel momento, e in pochi secondi una quarta persona si era aggiunta al nostro abbraccio.
Era Kurt.
Quando ci staccammo avevamo tutti dei sorrisi smaglianti in volto e gli occhi eccitati per la competizione.
«Blaine, Roxie, l'altro giorno io e Kurt stavamo parlando» iniziò poi Quinn tornando seria «E vorremmo che ci prometteste una cosa» aggiunse alzando gli occhi su Kurt.
«Anche se l'anno prossimo noi non ci saremo, e anche se questo dovesse essere il giorno della nostra vittoria nazionale, vogliamo che ci promettiate di mettercela tutta e vincere anche l'anno prossimo» disse lui annuendo e passando lo sguardo da me a Blaine.
«Per noi» aggiunse Quinn mostrandoci il mignolo.
Io e Blaine ci guardammo, ci sorridemmo, e poi accettammo il mignolo di Quinn, promettendo che avremmo tenuto alto il nome delle Nuove Direzioni. Anche Kurt strinse il mignolo ai nostri, e ci fece un sorriso con aria fiera.
Ora eravamo veramente pronti a salire su quel palco e conquistare il pubblico!
E fu quello che facemmo.
Fummo i primi a esibirci, e io, Quinn e Tina salimmo sul palco con le Note Moleste (tra cui era tornata anche Mercedes) per cantare "Edge Of Glory" di Lady Gaga, mentre Rachel si preparava per "It's All Coming Back To Me Now" di Céline Dion, alla fine della quale noi la raggiungemmo per concludere con "Paradise By The Dashboard Light" dei Meat Loaf. Alla fine il pubblico esplose di gioia e noi anche.
Eravamo stati stratosferici!
Non avevamo sbagliato nulla, e avevamo sicuramente trasmesso un po' della passione di cui parlava il professore il giorno prima!
Bisogna dire che però anche i Vocal Adrenaline furono bravi, come sempre d'altronde, e dopo aver visto la loro esibizione eravamo un po' meno sicuri della nostra.
Ma non c'era bisogno di preoccuparsi, perché alla fine trionfammo noi con grande stupore di tutti.
In pochi secondi ci scambiammo degli sguardi confusi, e poi realizzammo la notizia e cominciammo ad abbracciarci felici e ancora increduli.
Santana si girò verso me e Quinn e ci strinse in un abbraccio liberatorio ed entusiasta. Quando mi staccai cominciai ad abbracciare tutti gli altri senza nemmeno rendermi conto di chi avessi tra le braccia, quando a un certo punto sentii qualcuno prendermi per la vita e tirarmi verso di sé.
Era Blaine.
Mi girai verso di lui e lo vidi sorridente come non mai, prima che si fiondasse su di me e mi stringesse ancora più forte di quanto avesse fatto Santana. Così, tra le braccia di una delle persone più importanti della mia vita, me ne venne in mente un'altra che non sentivo da un po'.
Nick era solito chiamarmi prima delle competizioni in cui non ci sfidavamo direttamente, ma quella volta non l'aveva fatto. Sapevo che era invidioso della nostra vittoria alle Regionali, ma non pensavo così tanto da non chiamarmi per augurarmi buona fortuna.
Quel pensiero un po' mi spense l'entusiasmo, ma dopo poche ore partimmo per tornare a Lima, e pensai che l'avrei rivisto in poco tempo e mi avrebbe fatto le congratulazioni di persona.
Una volta entrata a scuola con il trofeo poi, mi dimenticai completamente di Nick.
Non eravamo sicuri di come avrebbero reagito gli altri studenti, ed eravamo pronti a sentirci dire che eravamo dei perdenti (anche se avevamo appena vinto) e a ricevere fiotti di granite in faccia. Ma non andò così: i ragazzi ci accolsero con una pioggia di coriandoli, e in pochi secondi diventammo le star del McKinley. Da tutte le parti ragazzi e ragazze ci chiedevano autografi o una foto, e poi dicevano di voler entrare nel Glee Club al più presto.
Finalmente eravamo riconosciuti per quello che eravamo!
Per festeggiare cantammo tutti insieme "Tounge Tied" dei Grouplove e le coppie cominciarono a baciarsi come se non ci fosse un domani.
Quello mi fece venire in mente di nuovo Nick, che non mi aveva ancora scritto nonostante lo avessi avvisato che ero tornata in città e che avevamo vinto. Mi rattristai un po', ma cercai di non farlo vedere e di sembrare solo felice per la vittoria.
Qualcuno però si accorse del mio stato d'animo e cominciò ad avvicinarsi.
Era Sam.
Mi guardò, imitando la mia espressione triste e facendomi sorridere.
«Credo che tu abbia bisogno di qualcuno da limonare» mi disse quando fu abbastanza vicino «Come dice la canzone 🎶Don't take me tounge tied🎶, e non lo farò» aggiunse poi, canticchiando la canzone e avvicinandosi pericolosamente al mio viso.
«No, veramente...» provai io, ma venni interrotta dalle sue labbra carnose che si posarono sulle mie, togliendomi il respiro e paralizzandomi.
Non sapevo cosa fare, non volevo scansare Sam bruscamente, ma se avessi ricambiato il bacio sarebbe stato tradimento nei confronti di Nick. Così decisi di rimanere immobile, mentre Sam non sembrava voler interrompere il contatto con le mie labbra.
Per fortuna dopo pochi secondi arrivò Blaine, e appena Sam se ne accorse si staccò con uno scatto, mi fece l'occhiolino e mi sussurrò «Era un bacio amichevole, ne avevi bisogno»
Poi lo guardai allontanarsi ancora un po' spaesata.
«Shug! Che cosa fai?!» mi chiese Blaine sconvolto quanto me.
«È stato lui, Blaine!» mi giustificai io incontrando i suoi occhi, che esprimevano disappunto.
«E Nick?» mi chiese di nuovo come se non mi avesse sentito.
«Non lo saprà mai se tu non glielo dirai» gli feci notare io.
«Roxie, è mio amico!» mi rimproverò lui guardandomi male.
«Anche io sono tua amica però» gli dissi io con tono supplichevole.
Sapevo che non mi avrebbe tradita e che non avrebbe mai raccontato nulla a Nick senza il mio consenso.
Infatti mi fece un sorriso e si avvicinò stringendomi tra le braccia.
Poi si staccò e mi lascio un bacio furtivo sulle labbra, prima di scappare di corsa vedendo la mia espressione assassina e sconvolta.
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