«Si va alle Nazionali!» esclamò quel giorno il professor Schuester, entrando in aula canto con il suo solito entusiasmo, e questa volta sembrava ancora più carico del solito.
Noi esultammo entusiasti quanto lui.
Le Nazionali erano finalmente arrivate, e noi non stavamo nella pelle!
Eravamo pronti, in tutto e per tutto, ed eravamo anche riusciti a raggiungere il numero di partecipanti minimo per poter accedere (sì, un'altra volta avevamo avuto problemi da quel punto di vista). Sam era riuscito a reclutare due cheerleader, che si erano fatte convincere dal suo fascino (e lui diceva anche dalle sue imitazioni ma dubito) a entrare nelle Nuove Direzioni per venire alle Nazionali con noi, quindi eravamo al completo e pronti per Los Angeles.
Sì, quell'anno le Nazionali erano a Los Angeles!
Dopo New York e dopo Chicago nulla ci spaventava, soprattutto perché avevamo già vinto una competizione nazionale, e se avessimo vinto di nuovo avremmo creato un dominio, che poi spettava alle generazioni future portare avanti.
Ah, non l'ho detto: vincendo avremmo anche salvato il Glee Club, che per mancanza di fondi la preside Sylvester avrebbe dovuto smantellare se non avessimo portato a casa l'assegno che si vinceva insieme al trofeo. Per questo motivo dovevamo assolutamente dare il meglio di noi su quel palco, e per questo motivo dovevamo vincere a tutti i costi. Dovevamo salvare il Glee Club, dovevamo salvare i sogni dei nostri compagni che sarebbero rimasti lì l'anno dopo, e dovevamo far capire a tutto il McKinley che le Nuove Direzioni valevano ancora, e molto anche.
«Abbiamo due ospiti oggi, ragazzi» ci annunciò poi il professor Schuester sedendosi accanto al piano.
In quel momento dalla porta entrarono Burt e Carol, il papà di Kurt e la mamma di Finn, che come ho già detto si erano sposati ormai due anni prima.
Li salutammo con gioia, e noi diplomandi andammo ad abbracciarli felici di vederli, ma anche cercando di consolarli un po' con quegli abbracci. Non li avevamo più visti dopo il funerale di Finn, e doveva essere stato un periodo difficile per loro. Soprattutto per Carol, che già in precedenza aveva perso suo marito, e ora anche il suo unico figlio, il suo Finn.
«Siamo venuti a dirvi che Finn vi voleva davvero bene, più di quanto crediate, ragazzi» ci disse Burt appena tornammo a sederci.
«Finn diceva anche che vincere le Nazionali era stata la conquista più grande della sua vita» aggiunse Carol facendoci sorridere «Anche se io credo che guidare voi alla vittoria sarebbe stata ancora più importante» disse annuendo.
«Non vi stiamo dicendo di andare su quel palco e vincere per Finn, perché non era nel suo stile» disse ancora Burt «Finn avrebbe detto che questi sono i vostri momenti migliori, godeteveli ora e non ve li dimenticherete» continuò incitandoci.
«Però in un attimo sarà tutto finito, quindi niente facce tristi» disse Carol, mentre io allungavo una mano per prendere quella di Blaine, che era seduto accanto a me «Niente rimpianti, andate e divertitevi più che potete! E se poi vincete, beh... meglio ancora!» esclamò in conclusione, facendoci ridere.
Avevamo tutti gli occhi lucidi, ma rivedere lì Burt e Carol ci aveva portati indietro a quando avevamo davanti a noi Finn, che cercava di incitarci e caricarci con le sue parole. E come tutte le volte che Finn ci aveva fatto un discorso per darci forza ci aveva sempre effettivamente convinti, anche in quel momento Burt e Carol ci avevano dato la giusta forza per affrontare una competizione importante come le Nazionali.
«E sapete qual è la parte migliore, ragazzi?» ci chiese il professor Schuester «Che Burt e Carol hanno deciso di farci da accompagnatori per le Nazionali!» annunciò entusiasta.
Noi applaudimmo felici. Ci servivano delle persone come loro a darci forza per quel viaggio e quell'esperienza così importante.
«Prima di partire però, ci serve un po' di carica... un po' di musica!» esclamò ancora il professor Schuester, dando poi il via a Brad e iniziando a cantare "I Love L.A." di Randy Newman.
Poco dopo anche Artie, Blaine, Jake e Sam si unirono a lui, e in un attimo eravamo tutti in pista a ballare per caricarci con la musica come solo noi sapevamo fare.
Eravamo davvero pronti!
Infatti poche ero dopo eravamo sull'aereo e poi sul bus che dall'aeroporto ci avrebbe portati all'albergo in cui avremmo alloggiato. Sul bus ero seduta vicino a Marley, dietro di noi c'erano Sam e Blaine e nei due sedili accanto avevamo Artie e Tina. Eravamo tutti evidentemente agitati, ma non stavamo nella pelle, e volevamo salire su quel palco dando il meglio di noi e facendo vedere a tutti che le Nuove Direzioni potevano regnare e potevano vincere. Avevamo talento, e quello era abbastanza. Però la concorrenza quell'anno era altissima. I nostri sfidanti erano le Gole Esplosive, mille volte più bravi dei Vocal Adrenaline, e mille volte più competitivi e cattivi. Non sarebbe stato facile. E al tutto si aggiunse anche un problema con la receptionist che faceva storie per non darci le stanze. Ma non ascoltai molto la conversazione tra lei e il professore, perché una VIP era appena entrata nell'albergo. Forse non era una VIP per tutto il mondo, ma per noi Nuove Direzioni lo era eccome.
«Mercedes!» esclamai al settimo cielo, correndo ad abbracciare la mia amica seguita da Tina.
«Speravo di vederti!» esclamò lei abbracciando a sua volta Mercedes.
«Stai scherzando?! Non mi sarei mai persa le vostre Nazionali ragazze!» esclamò Mercedes con un sorriso.
Ho detto che era una VIP almeno per noi, perché si era messa a vendere il suo disco in un parcheggio, e una signora messicana lo aveva comprato curiosa (o forse per pietà). Pochi giorni dopo si scoprì che quella signora messicana che aveva comprato il disco di Mercedes era la colf di Kanye West, e che quindi lui e sua moglie Kim Kardashian avevano sentito il disco di Mercedes, lo avevano dato a Ryan Seacrest, che lo aveva dato alla Sony Records, e quindi sì, ora Mercedes aveva iniziato un business in una delle case discografiche più potenti del mondo e stava sfondando!
«Non avevo dubbi che avresti fatto carriera, amica mia!» esclamai entusiasta.
«Non vedo l'ora di venire al tuo primo concerto!» esclamò anche Tina, applaudendo eccitata.
Poi io e lei ci stringemmo intorno a Mercedes per saperne di più, ma dopo pochi secondi venimmo distratte da una frase di Blaine.
«O mio Dio! Eccoli, sono loro!» esclamò guardando verso l'entrata con un misto tra ammirazione, terrore e aria di sfida.
«Chi?» chiedemmo tutti all'unisono, guardando nella sua stessa direzione e vedendo un gruppo di ragazzi varcare le soglie dell'albergo.
«Ma come fate a non saperlo?!» ci chiese Blaine incredulo «Non leggete il blog dei Glee Club?!» ci chiese indignato.
Noi lo guardammo divertiti.
«No, Blaine, rassegnati, sei l'unico che lo fa!» gli rispose Kitty con cattiveria, mentre io gli batteva una mano sulla spalla per confortarlo.
«Sono le Gole Esplosive!» disse allora Blaine con aria ovvia «E quello è il loro leader, si chiama Jean-Baptist, ed è nato in Quebec da acrobati. Si è esibito al Cirque Du Soleil e usa le sue capacità da acrobata per battere tutti i Glee Club che sfida» ci spiegò poi agitato.
In effetti non era confortante quello che aveva detto Blaine, perché non avevamo mai sfidato un acrobata, e noi non lo eravamo di certo.
Ripeto, non sarebbe stato facile.
«Bonjour!» esclamò Jean-Baptist avvicinandosi con un finto sorriso «Voi siete le Nuove Direzioni, e tu... devi essere Blaine» disse ancora, avvicinandosi con aria di sfida al viso del mio migliore amico.
Ma come osava?!
Solo io potevo avvicinarmi così tanto al suo viso!
Oltre a Kurt ovviamente.
«Come fai a sapere il mio nome?» gli chiese Blaine confuso, ma cercando di mantenere una certa aria di sfida e di orgoglio.
«Blog dei Glee Club» rispose lui con aria ovvia ma decisamente fredda.
In quel momento Sam si intromise spingendo indietro Blaine, che poi si girò verso di me guardandomi come per dire "Vedi che non sono l'unico che legge quel sito?".
Io lo guardai arricciando il naso e scuotendo la testa. Non era il caso di cercare di difendersi, non c'era nessun modo per farlo. Leggere il sito dei Glee Club era da sfigati, e lo sarebbe stato sempre.
«Sono Sam Evans, il leader delle Nuove Direzioni» disse in quel momento Sam, attirando la nostra attenzione su di lui «Anche se siete molto bravi, noi spingeremo fino ad arrivare al top!» esclamò con aria di sfida.
Aveva ragione, non su tutto, ma aveva ragione. Nessuno gli aveva dato il titolo di leader delle Nuove Direzioni, ma la paura di competere con artisti quasi imbattibili come le Gole Esplosive ci avrebbe fatto dare il massimo pur di vincere, di quello ne eravamo certi tutti.
«Beh, Sam, è stato un piacere conoscerti» disse Jean-Baptist con un altro finto sorriso «E sarà ancora più piacevole sentirvi cantare e subito dopo schiacciarvi come mosche» aggiunse con tono di sfida.
Ma come osava sfidarci così?!
«Le mosche sono troppo veloci per essere schiacciate!» ribattei io con gli occhi ridotti a fessura, mentre le Gole Esplosive si facevano breccia in mezzo a noi per andarsene.
«Non se sono intontite!» mi corresse Jean-Baptist senza voltarsi.
Io lo guardai indignata.
Cosa intendeva con quella frase?!
«Voglio andare a casa» sentii sussurrare in quel momento da Marley, che era al mio fianco e guardava le Gole Esplosive con sguardo fisso e occhi spalancati dal terrore.
Io le misi un braccio intorno alle spalle e la strinsi a me per confortarla un po'. Sapevo che non era mai convinta prima delle competizioni, e quello che era appena successo non l'aveva di sicuro aiutata a darsi forza, anzi.
Puntai gli occhi su Tina e Mercedes, che si erano strette l'una all'altra anche loro per darsi forza, e poi posai gli occhi su Blaine, che sembrava avere il fiatone da quanto era agitato. Quando incontrai i suoi occhi senza smettere di cercare di confortare Marley li vidi pieni di spavento ma anche di determinazione, e appena vide Marley preoccupata apparve anche una punta di dispiacere. Infatti ci scambiammo uno sguardo di apprensione e sospirammo nello stesso momento.
Per l'ennesima volta, non sarebbe stato facile.
~~~
«Avranno un punto debole!» esclamò Tina esasperata poche ore dopo, mentre io, lei e Kitty eravamo nella nostra stanza d'albergo, ancora decisamente in ansia.
«Devono averlo, altrimenti non sarebbero umani» dissi io altrettanto preoccupata.
«Stiamo parlando delle stesse persone?» mi chiese Kitty incredula «Ovvio che non sono umani!» esclamò poi con aria ovvia.
Io sospirai.
Doveva pur esserci qualcosa!
«Ci sarà qualcosa che non sanno fare!» esclamai ancora esasperata e spremendomi le meningi per cercare una soluzione a quel grande dilemma che ci stava distruggendo.
Volevamo trovare un punto debole alle Gole Esplosive, ma forse più che altro volevamo convincerci che ne avessero uno, così magari ci avrebbero fatto meno paura.
«Magari non sono così bravi a cantare» provò Tina.
«Ma se hanno battuto tutti i Glee Club che hanno sfidato» le fece notare Kitty con aria ovvia.
«Sì, ma magari li hanno battuti perché sono dei bravi ballerini e hanno fatto le loro mosse da acrobati, distraendo così dalla performance vocale» ribatté Tina alzando le spalle con innocenza.
Io e Kitty la guardammo poco convinte.
«Non credo sia possibile» dissi infatti io arricciando il naso «So che una volta una persona che entrambe conosciamo molto bene mi ha detto che la voce non può fare tutto e che delle belle coreografie possono cambiare radicalmente un'esibizione» continuai poi, parlando ovviamente di Mike «Però non credo che un Glee Club possa vincere delle competizioni senza avere dei talenti vocali in squadra» conclusi scuotendo la testa.
Tina sbuffò scocciata ma anche sconcertata.
«Roxie ha ragione. Anche se il vostro ragazzo vi ha detto quella cosa, e anche se le Gole Esplosive sono effettivamente dei bravi ballerini, non avrebbero mai vinto se non avessero anche delle belle voci» confermò Kitty.
«Veramente è il mio ragazzo» la corressi io.
Mike era il mio ragazzo, non di Tina, e sicuramente non di entrambe.
Solo mio!
Kitty alzò gli occhi al cielo e poi mi guardò male come a dire "Davvero devi precisare certe cose in questo momento?".
Io abbassai lo sguardo, però sì, davvero dovevo precisare una cosa del genere in quel momento, perché era una cosa da precisare in qualsiasi momento, bello o brutto che fosse.
«Andiamo, ragazze! Stiamo cercando o no un punto debole in quei mostri?!» ci chiese Tina, rimproverandoci per averle smontato la tesi.
Io sospirai.
«Sì ma, Tina, non dobbiamo autoconvincerci di qualcosa che non è vero» le feci notare con aria ovvia.
«Ah no? Pensavo stessimo facendo proprio quello» disse Kitty con sarcasmo.
Io e Tina la guardammo male, ma non aveva tutti i torti, e lo sapevamo.
In quel momento qualcuno bussò alla porta, e prima che potessimo dare il permesso di entrare il mio migliore amico la spalancò, affacciandosi alla nostra camera insieme agli altri ragazzi, Marley, Unique e le cheerleader.
«Blaine! Potevamo essere nude!» esclamò Tina indignata.
«Non un grande problema per me» le fece notare lui alzando le spalle con innocenza.
«Sarebbe stato hot a dire la verità, tre ragazze nude in una stanza...» disse Jake.
«Ehi, Puckerman 2 la vendetta, tieni a bada gli ormoni» lo rimproverai io, puntandogli il dito contro con aria minacciosa.
Aveva appena detto una frase da suo fratello, decisamente!
«Andiamo?» ci chiese Sam in quel momento.
«Dove?» chiedemmo io, Kitty e Tina all'unisono.
«Seguiteci e basta» ci disse Blaine facendoci cenno di uscire.
«Non lo sa nessuno dove stiamo andando» mi disse Jake quando lo guardai con aria interrogativa, mentre iniziavo a seguire Blaine e Sam per i corridoi dell'albergo e poi per strada.
Ma dove diavolo ci stavano portando?!
Non mi piaceva tutto quel mistero!
E poi, era tardi, era buio, potevamo metterci nei guai!
«Ahia, Artie! Mi sei salito su un piede!» esclamò a un certo punto Ryder strillando dal dolore, mentre passavamo in un corridoio decisamente stretto e buio.
«Siamo sicuri di poterlo fare?» chiese Marley intimorita.
«Tranquilli, ragazzi, non è illegale» disse Sam per calmarci.
«Ne sei sicuro?» gli chiese Blaine in un sussurrò, per non farsi sentire da noi.
Ma io ero appena dietro di loro, e li sentii, e vidi anche Sam scuotere la testa in risposta al mio migliore amico.
«Blaine Devon Anderson, mi vuoi dire dove diavolo stiamo andando?» chiesi allora a Blaine, affacciandomi alla sua spalla per avvicinarmi di più a lui.
«Nome intero, Roxanne Johnston?» mi chiese indignato «Non avrai una risposta» aggiunse stizzito, e poi allungò il passo per raggiungere di nuovo Sam.
Dopo minuti che mi sembrarono ore, arrivammo finalmente nel luogo dove ci volevano portare Sam e Blaine: era il teatro dove ci saremmo esibiti il giorno dopo.
Ma cosa ci facevamo lì?
E davvero era legale?
Perché era tutto buio e silenzioso, e dava proprio l'idea di qualcosa che non avremmo dovuto fare. E faceva anche un po' paura a dirla tutta.
«E se qualcuno ci scopre?» chiese Unique ansiosa.
«Quando ero negli Usignoli era una tradizione salire sul palco di nascosto la sera prima» ci disse Blaine.
«Non stiamo facendo nulla di male, ragazzi, stiamo solo prendendo le misure del palco» aggiunse Sam con aria ovvia «Ok, tutti in cerchio, ho una sorpresa» disse ancora, mentre noi seguivamo il suo ordine e ci mettevamo in cerchio.
Io presi posto alla destra di Blaine e lo guardai ancora confusa, prima che Sam riprendesse la parola.
«All'inizio dell'anno Finn ci ha fatto una promessa, ovvero che saremmo tornati alle Nazionali tutti insieme» iniziò a dire «Anche quando abbiamo perso le Provinciali ci ha detto che non era finita, ci ha assicurato che saremmo arrivati qui, insieme!» continuò, girando tra di noi per farci arrivare al meglio le sue parole «So che ora starete pensando che Finn non è qui adesso, ma in realtà lo è, l'ho portato io» concluse poi, aprendo la valigetta che aveva in mano fino a poco prima, e tirando fuori la targa in memoria di Finn che avevamo appesa in aula canto.
Io sentii il magone nel vederla tra le mani di Sam, lì con noi a Los Angeles per darci forza per le Nazionali, e alzai gli occhi al cielo, quasi come se volessi guardare Finn negli occhi e fargli capire che io ci credevo, che io sapevo che era lì con noi.
Inoltre le parole di Sam mi avevano davvero colpita, e aveva ragione, eravamo arrivati lì per vincere, e anche se Burt e Carol ci avevano detto che non volevano che vincessimo per Finn, noi lo avremmo fatto, avremmo vinto per lui e solo per lui.
«Bene, bene, guarda chi c'è! Le Nuove Direzioni!» esclamò in quel momento una voce dalla platea, mentre una figura attraversava il corridoio centrale avvicinandosi al palco.
Era Jean-Baptist.
«Sembra che abbiamo avuto la stessa idea!» disse ancora con il solito tono sarcastico, che a quanto pare era tipico degli sfidanti delle Nuove Direzioni, visto che ricordava molto il modo di parlare di Sebastian Smythe.
In un attimo tutte le luci intorno a noi si accesero, e da ogni angolo apparvero gli altri membri delle Gole Esplosive.
«Mi dispiace dirvi che stasera il palco è nostro, da mezzanotte all'alba. Qualcuno nell'ambiente mi doveva dei favori, quindi tra tre minuti vi voglio fuori da questo teatro» ci disse raggiungendoci sul palco e mettendosi al centro del nostro cerchio.
Che odioso!
Voleva sempre essere al centro dell'attenzione!
«Quello chi è?» ci chiese uno dei suoi compagni, che si era fermato alla mia destra indicando la placca di Finn «Il vostro spirito guida?» chiese ancora sarcastico.
Io lo fulminai con gli occhi.
«Ma come osi?!» gli chiesi indignata e facendo un passo verso di lui con aria di sfida.
Poi sentii una mano di Blaine prendermi per il braccio per tirarmi indietro e cercare di calmarmi. Ma non fu facile, perché mi aveva davvero fatto infuriare quel tono che aveva usato per parlare di Finn.
Probabilmente diede fastidio anche a Jean-Baptist, perché rimproverò subito il suo compagno e poi ci fece le condoglianze. Questa volta sembrava sincero.
Ma i problemi tra le Gole Esplosive e la targa in memoria di Finn non finirono quella sera. Infatti il giorno dopo, pochi minuti prima di partire per il teatro e quindi per la competizione, eravamo sul bus quando Sam iniziò a cercare qualcosa freneticamente e poi ci disse che la targa di Finn era sparita.
Come sparita?!
E dove poteva essere se non lì?!
Proprio un quel momento, accanto al nostro bus passarono le Gole Esplosive, e Sam si fiondò giù dagli scalini, fermandosi a un palmo di naso da Jean-Baptist, prima che Blaine potesse fermarlo.
«Dov'è?» chiese con rabbia.
«Che cosa? Il vostro talento?» chiese Jean-Baptist sarcastico «Perché quello l'avete sicuramente lasciato in Ohio» aggiunse divertito.
Che nervoso!
«Ridateci la nostra targa e basta» disse Blaine con più calma di Sam, ma sicuramente molto scocciato.
«Ragazzi, lo sappiamo che non vincerete mai visto che i vostri cantanti migliori si sono diplomati l'anno scorso» ribatté Jean-Baptist fingendosi dispiaciuto «Quindi un pezzo di legno con attaccata una foto non vi salverà...» continuò poi, fingendosi mortificato e scuotendo la testa.
Ma come osava?!
Non era un pezzo di legno, era l'unica cosa che ci rimaneva di Finn, ed era molto preziosa per noi.
Sam non si controllò, e diede uno spintone a Jean-Baptist, ma per fortuna Blaine lo fermò in tempo, e così Jean-Baptist ebbe il tempo di allontanarsi insieme ai suoi compagni.
Appena Sam e Blaine tornarono sul bus, il ragazzo biondo aveva sbollito un po' di rabbia grazie anche alle parole di Blaine, e si preparò per un discorso che mi piacque molto.
«Ok, ok, ragazzi, la targa non è importante, perché so che Finn è qui con noi comunque. Ci sta stringendo la mano e ci sta dicendo "Lo spettacolo deve spaccare di brutto, ragazzi!"» iniziò a dire con convinzione «Quando noi saliremo sul palco lui sarà seduto proprio accanto al professore, e quando vinceremo il nostro secondo trofeo nazionale sarà sul palco a urlare più forte di noi!» esclamò alla fine con decisione.
Noi sorridemmo tutti quanti annuendo.
Aveva ragione, era arrivato il momento di salire sul palco e vincere per Finn, perché tutti eravamo sicuri che lassù, dovunque fosse e qualsiasi cosa stesse facendo, si sarebbe preso un po' di tempo per guardare le nostre Nazionali, gioire con noi e cantare anche con noi. Eravamo certi che conoscesse le canzoni che avevamo scelto, perché erano alcune delle sue canzoni preferite, e le avevamo scelte apposta per onorare lui e per sentirlo con noi sul palco durante l'esibizione.
~~~
E quindi eccoci lì, seduti nella platea del teatro, pronti ad assistere alle esibizioni dei nostri sfidanti, e forse un po' meno pronti a salire sul palco. L'ansia si faceva ancora sentire, e la paura di non vincere era tanta.
Le prime a esibirsi furono le Amazonians, che cantarono "Vacation" dei The Go-Go vestite da carnevale di Rio e con dei palloni rossi che poi lanciarono tra il pubblico. Erano state brave, «Ma non da preoccuparsi» come disse Blaine alla fine della loro performance.
Infatti il pericolo arrivò subito dopo, quando iniziarono a esibirsi le Gole Esplosive. Cantarono "Mr.Roboto" di Styx vestiti con delle tute grigie e una maschera da Robot. Poi cantarono "Counting Stars" dei One Republic, togliendosi le tute, sotto le quali i ragazzi avevano uno smoking blu e le ragazze un vestito celeste con degli stivali neri.
Stivali neri?!
Wow!
Erano bellissimi!
«Guarda, hanno gli stivali!» sussurrai a Blaine, guardando ammirata le ragazze che si stavano esibendo.
Blaine mi guardò male.
«Davvero? In questo momento l'unica cosa a cui riesci a pensare è che quelle ragazze adesso stanno indossando degli stivali?» mi chiese con tono di rimprovero.
«Beh, se lo fanno loro non capisco perché non possiamo noi!» mi difesi io «Non abbiamo mai indossato degli stivali per una competizione, e io ho sempre creduto che sarebbero stati perfetti» aggiunsi stizzita.
Blaine mi guardò di nuovo male, poi sospirò scuotendo la testa e tornò a concentrarsi sull'esibizione delle Gole Esplosive.
Erano davvero bravi!
Ed era difficile non avere ancora più ansia dopo aver visto la loro esibizione.
Ma forse l'ansia di non vincere le Nazionali non era l'unica cosa che ci preoccupava. Per me, Artie, Blaine, Tina e Sam, quella sarebbe stata l'ultima competizione, e la tristezza iniziava a farsi sentire.
«Shug, vieni un attimo» mi disse Blaine, mente eravamo dietro le quinte perché mancavano pochi minuti a salire sul palco.
Incontrando gli occhi del mio migliore amico lo vidi un po' irrequieto, e anche sicuramente preoccupato.
«Blaine, va tutto bene?» gli chiesi guardandolo con le sopracciglia aggrottate.
«Non sei Marianne vero?» mi chiese fermandosi e mettendosi di fronte a me.
Io aggrottai le sopracciglia.
Come scusa?
Ma cosa stava dicendo?!
«Blaine, lo sai che mi chiamo Roxanne e non Marianne» gli risposi con aria ovvia.
Blaine sospirò.
«Intendo, non farai come Marianne, non te ne andrai, vero?» mi chiese spiegando meglio.
In quel momento capii tutto. Lui e Tina da lì a pochi momenti avrebbero cantato "More Than A Feeling" dei Boston, che parla di una ragazza di nome Marianne che è andata via, è uscita dalla vita del cantante.
Io guardai Blaine sospirando.
Mi stava guardando con quei suoi occhi da cucciolotto imploranti, che in quel momento erano molto molto lucidi.
«Blainey, no, non farò come Marianne» gli assicurai allora, avvicinandomi di più a lui e prendendogli il viso tra le mani «Non uscirò dalla tua vita, mai, perché come hai detto tu, la mia vita senza di te farebbe schifo» continuai scuotendo la testa e facendo una risatina leggermente divertita.
Perché mi stava chiedendo una cosa del genere?
Capivo che avesse paura di perdermi di nuovo, anche io ne avevo, ma questa volta non lo avrei lasciato andare, per nulla al mondo.
«E se quando andiamo a New York perdiamo i contatti? E se quando andiamo a New York ti rendi conto che non hai più bisogno di me?» mi chiese impanicato e abbassando lo sguardo.
«Blainey, non succederà mai, mai!» gli assicurai cercando il suo sguardo «Ti ho lasciato andare una volta, e non lo farò di nuovo, perché so di non poter vivere senza di te» aggiunsi quando finalmente puntò di nuovo i suoi occhi nei miei.
Blaine appoggiò la sua fronte alla mia e chiuse gli occhi respirando profondamente per calmarsi.
«Ti voglio bene, Blainey, non dimenticartelo mai» gli sussurrai lasciandogli un bacio sulla punta del naso.
Lui mi fece un mezzo sorriso e aprì di nuovo gli occhi puntandoli nei miei.
Erano bellissimi!
«Ti voglio bene anche io, mia bellissima Shug» mi sussurrò, prima di lasciarmi un bacio all'angolo della bocca e poi prendermi per mano trascinandomi sul palco.
Era arrivato il momento di far vedere a Jean-Baptist e ai suoi amichetti chi erano le Nuove Direzioni!
Dopo il duetto di Blaine e Tina cantammo tutti insieme "America" di Neil Diamond e poi noi diplomandi cantammo "I Still Haven't Found What I'm Looking For" degli U2. Alla fine dell'esibizione Sam alzò in aria il pugno destro tra cui erano strette le bacchette preferite di Finn, perché come ho già detto, lui era lì sul palco con noi, lo avevamo sentito, e volevamo che tutto il pubblico lo sapesse.
Grazie a lui eravamo stati strepitosi!
Avevamo davvero dato il meglio di noi, e l'avevamo fatta vedere a quei saccenti delle Gole Esplosive.
Purtroppo però non bastò per farci vincere, perché a quanto pare secondo i giudici, nonostante tutto le Gole Esplosive erano state migliori di noi.
Credo sia immaginabile la nostra delusione, ma il più deluso di tutti era Sam, che si era sentito in dovere di prendere il posto di leader dopo che uno dei suoi più grandi amici ci aveva lasciati, e non essere riuscito a portarci alla vittoria lo aveva davvero distrutto. Scendemmo dal palco in silenzio, senza dire una parola e quasi senza guardarci negli occhi. Ma quando mi voltai e incontrai lo sguardo di Sam capii che dovevo fare qualcosa. Così mi avvicinai e lo abbracciai, perché fu l'unica cosa che riuscii a fare, e l'unica cosa di cui forse aveva davvero bisogno. Infatti dopo un attimo di confusione lo sentii stringermi a sé e iniziare a singhiozzare leggermente sulla mia spalla. Gli misi una mano tra i capelli per consolarlo, ma era difficile quando anche a me stavano scendendo delle lacrime sul viso. Poi sentii anche gli altri avvicinarsi, e in un attimo si strinsero a noi in un abbraccio liberatorio e consolatorio.
Oh i miei amici!
Avevamo perso sì, però lo avevamo fatto tutti insieme, e quello ci confortò un po'. A non confortarci per niente invece fu il fatto che, vi sto che avevamo perso, il Glee Club alla fine di quell'anno sarebbe finito. Dopo il mio diploma non ci sarebbe stata più una stanza per i ragazzi che restavano al McKinley in cui riunirsi una volta al giorno ed essere davvero se stessi.
Era tutto finito, la scuola era finita, il Glee Club era finito, i sogni dei nostri amici erano finiti. Avevamo fallito, non avevamo mantenuto la promessa di lasciare ai nostri amici un Glee Club di cui prendersi cura. Gli avevamo troncato i sogni, e quella era forse la cosa peggiore. Ma quello che fece più male a me e a Blaine, fu che non avevamo mantenuto la promessa fatta a Quinn e Kurt un anno prima, sì, quella di vincere le Nazionali anche senza di loro. Li avevamo delusi, e ci sentivamo malissimo. Avevamo deluso due delle persone più importanti nella nostra vita, e non ce lo saremmo perdonato mai.
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