LAST WEEK

Era quasi quattro giorni che avevamo vinto alle Nazionali, e nonostante fossi uscita con Nick tutti i giorni da quando eravamo tornati da Chicago, non mi aveva ancora fatto le congratulazioni. Era strana come cosa, perché di solito, anche se invidioso, trovava il modo di farmi capire che era felice per me, cosa che era per davvero, o almeno credo. Ma questa volta nulla, mi aveva solo detto che era contento che fossi tornata, e che gli ero mancata, fine. Io dal canto mio cercai di non aprire il discorso Nazionali, perché avevo idea che gli desse fastidio parlarne e ribadirgli che avevamo vinto, però mi faceva male pensare che non volesse nemmeno provare a essere felice per me. Io al suo posto lo avrei fatto.

Ma quella settimana avevo decisamente altro a cui pensare. Era l'ultima settimana prima delle vacanze estive, questo significava che avevo ancora una sola settimana da passare con Quinn prima che si diplomasse. Era stata presa a Yale, e quindi a metà estate sarebbe dovuta partire per sistemare il suo alloggio e cominciare ad ambientarsi.

No, non sapevo come avremmo fatto a stare lontane per così tanto tempo. Sapete, le amicizie sono un po' come le storie d'amore, a distanza è difficile mantenersi in contatto, e anche se ero sicura che né io né Quinn avremmo mai "tradito" l'altra, era dura pensare di non vederla tutti i giorni e non poter condividere con lei quasi ogni singolo momento della mia giornata. Soprattutto perché eravamo arrivate a un punto della nostra amicizia in cui mi bastava guardarla negli occhi per capire quello che provava o che stava pensando, e per sentire conforto nei momenti di bisogno. Praticamente in tre anni che la conoscevo avevo costruito lo stesso rapporto che con Blaine avevo creato in diciassette anni di vita insieme.

«Roxie, va tutto bene?» mi chiese Nick quella sera.

Eravamo a casa sua, perché i suoi erano fuori per il weekend, e probabilmente lui si era accorto che ero un po' giù di morale.

«Hai mai pensato a come farai quando i tuoi amici si diplomeranno?» gli chiesi io in risposta, guardandolo seria.

«Sinceramente no. Non sono così tanto legato a loro. Insomma siamo amici, ma non così tanto da essere disperato sapendo che vanno al college» ammise lui scuotendo la testa leggermente pensieroso «Stai pensando a Quinn?» mi chiese poi, puntando i suoi bellissimi occhi su di me.

Io mi limitai ad annuire tristemente, abbassando poi lo sguardo.

Lui si avvicinò e mi strinse a sé facendomi appoggiare la testa al suo petto.

«Lo sai che Quinn ti vuole bene» mi disse poi, cercando di rassicurarmi e lasciandomi un bacio tra i capelli.

«Lo so, ma sarà strano non vederla tutti i giorni» ribattei io cercando il suo sguardo, ma senza interrompere il contatto tra la mia guancia e il suo petto.

Nick abbassò il viso per guardarmi e mi fece un mezzo sorriso.

«Immagino che lo sarà, ma potrete chiamarvi e messaggiarvi tutti i giorni. E poi ci sarò io a riempire il buco che lascerà la sua lontananza» mi disse ancora, annuendo convinto sull'ultima frase.

Io lo guardai arricciando il naso.

«Lo sai che non sarai mai come Quinn» gli spiegai quando mi guardò interrogativo.

Lui sospirò e alzando gli occhi al cielo ammise che lo sapeva.

«Ma non pretendo di essere come lei, è la tua migliore amica, e la conosci da più tempo di me» aggiunse poi alzando le spalle e guardandomi con un sorrisetto tenero.

Gli sorrisi anche io, e poi mi sedetti sulle sue gambe per averlo di fronte.

«Cercherò di guardare il lato positivo» dissi dopo un po' che ci baciavamo.

«E quale sarebbe?» mi chiese lui alzando le sopracciglia.

«Che tu starai qui ancora per un anno e ti diplomerai con me» risposi maliziosa e con un mezzo sorrisetto.

Sorrise anche lui, e si fiondò sulle mia labbra per baciarle dolcemente.

«Non so come avrei fatto se mi fossi dovuto diplomare quest'anno» ammise poi scuotendo la testa.

«Ma non dobbiamo pensarci ora, giusto?» gli feci notare io «Abbiamo un anno per farlo» aggiunsi poi, ricominciando a baciarlo.

Lui annuì sulle mie labbra, aumentando l'intensità del nostro bacio. Poi mi mise le mani sulla schiena e cominciò a scendere verso il mio sedere, mentre io le mettevo nei suoi capelli spettinandolo un po'. Quando raggiunse il mio fondoschiena lo strinse leggermente facendomi sussultare, e sarebbe andato avanti mettendo le mani sotto la mia maglietta, se il mio telefono non avesse iniziato a vibrare perché qualcuno mi stava chiamando.

Mi staccai un po' riluttante e mi allungai per prendere il cellulare e rispondere: era Blaine.

«Dove sei?!» mi chiese con voce allarmata, mentre Nick, un po' scocciato di aver dovuto interrompere il bacio, si concentrava su mio collo.

«Beh, ciao!» esclamai io un po' indignata.

In effetti Blaine non mi aveva nemmeno salutata.

Che scortese!

«Sì ciao» disse di fretta «Dove sei?! Sono a casa tua ma non mi risponde nessuno!» esclamò di nuovo con un tono misto tra scocciato e preoccupato.

«Dove credi che sia, Blaine?!» gli chiesi con aria ovvia, sentendo le labbra di Nick insistere su un singolo punto del mio collo e gemendo leggermente, sperando che Blaine non mi avesse sentito.

«Woah! Cosa sta succedendo lì?!» mi chiese lui, allarmato.

«Nulla, Blaine. Nulla» risposi, cercando di far capire a Nick che forse era il caso che si fermasse un attimo.

Ma lui non recepì il messaggio e andò avanti imperterrito con il suo lavoro.

«Comunque, perché sei a casa mia?» chiesi a Blaine, cercando di ignorare le labbra di Nick e cominciando a chiedermi se mi fossi dimenticata di dover fare qualcosa con il mio migliore amico.

«Quinn ti ha chiamata cinque volte, e io tre! Non hai risposto neanche a una chiamata e ci siamo spaventati!» rispose lui con voce accusatoria.

«Mi... mi dispiace, Blaine. Non ho sentito il cellulare, ma... ti assicuro che sto bene» lo tranquillizzai io dispiaciutissima, sentendo Nick insistere sempre di più sul mio collo, ma non avendo la forza di fermarlo.

«Oh lo sento che stai bene!» esclamò Blaine in risposta.

Nella sua voce lessi un briciolo di gelosia. Poi cominciai a chiedermi perché Quinn mi avesse chiamato così tante volte e se effettivamente avessi qualcosa da fare.

Ma certo!

Avevamo sì qualcosa da fare!

Balzai in piedi ricevendo uno sguardo misto tra l'arrabbiato e l'interrogativo dal mio ragazzo, e poi presi la borsa pronta a uscire.

«Arrivo in un minuto» dissi a Blaine, e poi chiusi la chiamata.

«Dove vai?!» mi chiese Nick rimanendo seduto sul letto un po' spaesato.

«Ho da fare» mi limitai a rispondere io, cercando di pettinarmi un po' e avvicinandomi allo specchio.

«Devi vedere Blaine?» mi chiese ancora Nick, alzando gli occhi al cielo un po' scocciato.

«No, gelosone!» risposi io sorridendo e lasciandogli un leggero bacio sulle labbra «Devo uscire con Quinn» spiegai, staccandomi leggermente e poi lasciandogli altri piccoli baci per rassicurarlo.

«Allora forse puoi andare» mi concesse lui sorridendo sulle mie labbra, mentre io tornavo davanti allo specchio per sistemarmi un po'.

«Nick! E questo cosa diavolo è?!» urlai poi sconvolta, guardando la mia immagine riflessa.

Sul mio collo, proprio nel punto in cui Nick si era concentrato mentre parlavo al telefono con Blaine, c'era un segno misto tra violaceo e rossastro.

«Solo un succhiotto» rispose lui alzando le spalle con aria innocente «Ma qual è il problema? Sei bellissima anche così» aggiunse poi, avvicinandosi e cingendomi la vita da dietro.

«Non mi interessa se sono bella o no!» esclamai io esasperata «Domani devo andare a scuola così?!» chiesi fuori di me.

«Non è così tanto visibile» si difese Nick facendomi la faccia da cucciolotto.

«Non posso nemmeno coprirlo con niente! Dovrei mettere il dolce vita invernale perché non si veda!» dissi ancora ignorandolo.

Ci fu qualche secondo di silenzio, in cui non riuscii a distogliere gli occhi da quel marchio che avevo sulla pelle.

Ma come gli era venuto in mente di fare una cosa del genere?!

E mentre ero distratta per di più!

«Sei arrabbiata con me?» mi chiese a un certo punto Nick con la voce da bimbo e facendomi gli occhi dolci, mentre mi lasciava dei piccoli baci sulla spalla.

Io sospirai, poi mi girai verso di lui, gli presi il volto tra le mani e gli diedi un bacio sulla punta del naso, allungandomi sulle punte dei piedi per arrivarci.

«Non ci riesco» gli risposi sussurrando e un po' scocciata per quella mia debolezza davanti ai suoi magnifici occhi.

Anche se da quando ero tornata da Chicago non sembravano più essere gli stessi di prima. Erano più spenti del solito, e potevo tranquillamente leggerci preoccupazione. Più volte avevo provato a chiedergli cosa avesse e se ci fosse qualche problema, ma Nick aveva sempre cercato di cambiare argomento, ignorando completamente la mia domanda o limitandosi a sorridere per farmi credere che andasse tutto bene. Anche in quel momento aveva gli occhi spenti, ma decisi che non era il momento di chiedergli di nuovo cosa avesse, anche se cominciavo a preoccuparmi.

Lui mi fece un sorriso, risvegliandomi dai miei pensieri, e poi mi diede un altro bacio, prima di lasciarmi uscire di corsa visto che Quinn mi stava aspettando da più di mezz'ora ormai.

~~~

«Dove sei stata?!» mi chiese la mia amica bionda appena misi piede in casa sua pochi minuti dopo.

Poi, puntando lo sguardo sul succhiotto che risaltava sulla pelle del mio collo disse «A capisco!» con fare malizioso.

«Lasciamo stare!» esclamai io ancora un po' turbata da quel segno, e cercando di farle capire che era meglio cambiare argomento.

Ero lì per passare del tempo con Quinn, ma anche perché le avevo promesso che quando avrebbe ricominciato a camminare avremmo fatto un numero insieme in aula canto.

Sì, era un po' che Quinn aveva riottenuto l'uso delle gambe, il che è vero, però con le prove per le Nazionali e tutto il resto non avevamo avuto il tempo di fare quello che volevamo.

E allora quale miglior momento se non la settimana degli addii?!

Per quello avevamo deciso di incontrarci quel giorno, ma prima di aprire l'argomento esibizione avevo bisogno di chiedere un consiglio alla mia amica.

«Quinn, come ti è sembrato Nick l'altra sera?» le chiesi senza farmi troppi scrupoli.

Volevo sapere la sua risposta, e non era il caso di tergiversare con cose inutili che l'avrebbero solo distratta dal punto del discorso. Volevo sapere se quello che vedevo in Nick era solo una mia impressione, o se effettivamente qualcun altro se ne fosse accorto.

«Normale. Perché?» mi rispose però lei, aggrottando le sopracciglia con aria interrogativa.

«Non trovi che ultimamente sia un po' spento, meno... meno Nick?» spiegai io, senza riuscire a nascondere la preoccupazione nella mia voce.

«Che cosa intendi con "meno Nick", Roxie?» mi chiese ancora lei un po' confusa.

Io sospirai.

Non avevo una risposta precisa alla sua domanda, era solo un modo di dire il mio, perché non sapevo come esprimere a parole quello di cui i miei occhi si erano accorti non appena si erano posati sul mio ragazzo una volta tornata dalle Nazionali.

«Te l'ho detto, mi sembra spento, che abbia perso la sua solita allegria che tanto lo caratterizzava. Sembra anche più annoiato e meno interessato a quello che facciamo o che dico» cercai di spiegare io a Quinn, non sicura di essermi espressa bene.

Sicuramente non mi ero espressa come volevo. Le parole non rendevano quello che davvero credevo stesse succedendo a Nick, ma forse era solo una mia impressione, perché Quinn non sembrava della mia stessa idea.

«Roxie, non conosco Nick come lo conosci tu, è probabile che non me ne sia accorta per questo. Non ho mai fatto molta attenzione alla luce nei suoi occhi, a parte quando li punta su di te. Perché in quel caso è evidente che brillano il doppio di quanto fanno di solito. E se devo essere sincera, in questo non ho visto nessun cambiamento l'altra sera» rispose finalmente lei, scuotendo la testa come a scusarsi di non potermi aiutare di più «Ma tra di voi va tutto bene?» mi chiese poi leggermente allarmata.

«Credo di sì, insomma, questo ne è la prova» risposi io indicando il succhiotto sul mio collo «Però ultimamente non è più lui. Lo vedo strano, e anche un po' distante in realtà. Non tanto quando siamo da soli, ma quando siamo in giro con altra gente intorno, è quasi titubante nel prendermi la mano e nel mostrare che stiamo insieme» aggiunsi abbassando lo sguardo.

Tutto quello che avevo detto a Quinn era vero: qualche sera prima eravamo per strada che camminavamo fianco a fianco, e avevamo incontrato Jeff e altri Usignoli. Improvvisamente Nick aveva lasciato la mia mano con un gesto brusco, ma al mio sguardo confuso aveva sorriso come se nulla fosse e l'aveva ripresa senza più nessun problema.

Non sapevo cosa significasse tutto quello, e nemmeno ora lo so in realtà, l'unica cosa di cui ero certa era quello che avevo provato nel sentire la sua mano staccarsi così bruscamente dalla mia: era come se qualcosa dentro di me si fosse rotto, anzi no, non rotto, frantumato. Per qualche secondo mi si era addirittura bloccato il respiro, e poi, quando lui aveva ripristinato il contatto tra le nostre mani, avevo ricominciato a respirare. Un po' come quando a una persona che fa fatica a respirare attaccano il respiratore. Ma comunque non avevo capito il perché di quel gesto.

«Secondo me ha solo bisogno di un po' di attenzioni. Sei stata occupata con le Nazionali e tutto il resto, e vi siete visti poco nelle ultime settimane. Forse però dovresti parlargli, chiedergli che cos'ha» mi consigliò Quinn risvegliandomi dai miei pensieri.

«Credi che non l'abbia già fatto?» le chiesi io «Ma tutte le volte che lo faccio ignora la mia domanda, cambiando argomento e cominciando a baciarmi per distrarmi» aggiunsi poi leggermente rassegnata.

Non sapevo perché, ma Nick non voleva mai parlarmi di quello che lo turbava, e un po' la cosa mi insospettiva.

Magari c'era un'altra ragazza.

O peggio, magari c'era un ragazzo!

Magari uno di quelli che avevamo incontrato qualche sera prima!

Ma come potevo capirlo?

Sicuramente non potevo accusarlo di una cosa di cui non ero certa, anche perché se poi non era vero, lo avrei ferito più di quanto non fosse in quegli ultimi giorni.

«Quando sarà pronto a parlartene lo farà» mi rassicurò Quinn, prendendomi la mano per tranquillizzarmi.

Io sospirai e poi le dissi che speravo davvero che avesse ragione, perché la cosa stava diventando alquanto ingestibile per me.

«Allora, hai qualche idea per il nostro numero?» mi chiese poi la mia amica bionda, dopo qualche secondo di silenzio.

A quel punto decisi che era il momento di smettere di pensare a Nick e concentrarmi sulla mia migliore amica, che da lì a poche settimane sarebbe partita per Yale, e che non avrei più visto per mesi.

«Forse una ce l'avrei» risposi allora con aria complice, e mi preparai a dirle la mia idea.

«Bella! Mi piace!» esclamò Quinn dopo che le dissi cosa avevo in mente «Ma prima di iniziare a provare ho una cosa da proporti» aggiunse guardandomi maliziosa.

Io alzai le sopracciglia un po' confusa e senza la minima idea di cosa mi stesse per chiedere.

«È un po' che ho in mente di chiedertelo, ma non c'è momento migliore di questa nostra ultima settimana insieme al McKinley» iniziò lasciandomi ancora un po' sulle spine «Vuoi farti un tatuaggio con me?» chiese guardandomi con occhi supplichevoli e un sorriso smagliante in volto.

Io rimasi un attimo senza parole, poi risposi assolutamente sì!

Anche io volevo proporglielo da un po', ma avevo paura che mi dicesse di no perché l'unico tatuaggio che aveva non era stato apprezzato moltissimo.

«Ho già qualche idea» mi disse subito Quinn entusiasta, e cominciò a farmi vedere delle foto che aveva sul cellulare tra cui scegliemmo quella che sarebbe stata tatuata sulla nostra pelle per sempre, per ricordarci l'una dell'altra per il resto della nostra vita. Poi finalmente iniziammo a concentrarci sul nostro numero per arrivare preparate alla prossima lezione del Glee Club.

E infatti il giorno dopo in aula canto, io e Quinn eravamo pronte per il nostro numero, ma prima il professor Schuester ci spiegò il compito della settimana. L'ultimo compito della settimana per alcuni di noi.

«Il compito di questa settimana è facile. Il giorno del diploma è vicino, non ci sono più competizioni per cui prepararsi, e il nostro lavoro è fatto. Ci resta solo una cosa da fare: salutarci» disse con voce un po' triste.

Quando disse queste ultime parole mi venne il magone. Non volevo salutare i miei compagni. Non ero dispiaciuta solo per Quinn, ma anche per tutti gli altri, molti erano le colonne portanti del Glee Club, e senza di loro sarebbe stato strano, e l'aula canto decisamente più vuota.

«I diplomandi scelgano una canzone per salutarci, e gli altri scelgano una canzone per salutare i diplomandi» disse ancora il professore, passando lo sguardo su di noi quasi con pietà.

Poi prese la chitarra, si sedette su uno sgabello e iniziò a cantarci "Forever Young" di Road Stewart.

Io ero seduta accanto a Blaine, e lo vidi lanciare uno sguardo a Kurt con occhi tristi. Poi li posò su di me e mi fece un mezzo sorriso, anche se poco convinto.

Feci un sorrisetto anche io, prima di appoggiare la mia testa alla sua spalla e restare così per tutta la canzone quando sentii anche la sua appoggiarsi alla mia.

Quando il professore finì di cantare restammo tutti in silenzio per un po', poi lui sorrise e ci riportò alla realtà con la seguente frase «È solo grazie a voi se sono stato eletto professore migliore dell'anno»

Eh sì, pochi giorni prima, al nostro ritorno vittorioso dalle Nazionali, aveva ricevuto anche quel titolo, e il preside Figgins aveva chiesto a Rachel e Finn di assegnarglielo, e subito dopo noi Nuove Direzioni avevamo cantato insieme "We Are The Champions" dei Queen, con i nostri magnifici vestiti delle Nazionali.

Comunque, tornando all'aula canto e alla settimana degli addii, dopo una serie di ringraziamenti da parte del professore, Quinn attirò l'attenzione annunciando la nostra esibizione.

«Le avevo promesso che avremmo cantato insieme una volta riacquistato l'uso delle gambe, e devo mantenere la promessa» spiegai io, quando il professore posò lo sguardo su di me dopo averlo posato su Quinn.

«Prego, ragazze! Sapete che è sempre un piacere per me lasciarvi la scena» ci disse il professore prendendo posto accanto a Mike e lasciandoci il centro della sala.

Appena lo raggiunsi mi accorsi che lo sguardo di molti era sul succhiotto che avevo sul collo, che quel giorno era decisamente più visibile del giorno precedente, ma cercai di non farci caso e mi concentrai sulla mia amica, che mi lanciò uno sguardo complice, e poi facemmo cenno alla band che partì a suonare "Diamonds" di Rhianna, che io e Quinn cantammo insieme.

Mentre la cantavamo pensai che era l'ultima volta che lo facevamo, soprattutto davanti agli altri ragazzi, e che forse un momento del genere non sarebbe più tornato. Mi dispiaceva tantissimo, perché non avrei più visto i volti dei miei compagni, e sopratutto mi sarebbero mancati gli occhi bellissimi della mia Quinn.

Era così bello cantare con lei!

Quasi mi venne il magone, ma cercai comunque di concentrarmi sull'esibizione e su quello che saremmo andate a fare dopo: il nostro tatuaggio insieme!

~~~

A tatuaggio fatto, era il momento di mostrarlo a Blaine.

Infatti il giorno dopo io e Quinn eravamo in corridoio, quando vedemmo il mio migliore amico passeggiare con Kurt. Ci scambiammo un'occhiata complice, e poi gli corremmo dietro per dargli la nostra notizia.

«Ciao, Blainey!» esclamammo in coro, mentre io lo prendevo sotto braccio a sinistra e lei a destra.

Lui dapprima ci guardò spaesato, poi alzò gli occhi al cielo dopo aver sentito il soprannome con cui l'avevamo chiamato.

«Kurt, ti dispiace se te lo rubiamo un attimo?» chiesi io al suo ragazzo, che mi fece cenno di non aver nessuno problema e allungò il passo per allontanarsi.

Allora io e Quinn trascinammo Blaine in un'aula vuota e ci mettemmo di fronte a lui guardandolo con entusiasmo.

«Posso sapere cosa vi succede?» ci chiese lui alzando le sopracciglia con aria interrogativa.

«Dobbiamo farti vedere una cosa» spiegò Quinn fremendo dall'impazienza.

«Woah, woah, ragazze! Vi ho già detto che sono gay, e non cambierò idea, nemmeno se mi fate uno spogliarello all'istante!» esclamò Blaine alzando le mani per fermarci leggermente allarmato «Ma procedete pure» aggiunse poi, quando gli lanciai uno sguardo di fuoco.

«Non procediamo finché non la smetti di dire stupidate!» ribattei io scuotendo la testa «Davvero credi che ci venderemmo così per conquistare un ragazzo?!» chiesi poi indignata.

«Beh, a giudicare dal segno che hai sul collo e da quello che ho sentito l'altra sera al telefono, non mi sembri proprio una santa» mi disse lui in riposta, alzando le spalle con aria innocente.

Io lo guardai con gli occhi ridotti a fessura, continuando a scuotere la testa, sempre più indignata.

«Che ne dite se procediamo?» ci chiese Quinn cercando di alleggerire l'atmosfera.

«Mi ha fatto passare la voglia di parlargli» dissi io riprendendo il mio zaino, che avevo posato su un banco, e facendo per uscire.

«E dai, Shug, stavo scherzando! Non te la prendere su!» mi disse Blaine fermandomi e tirandomi verso di sé.

Poi mi guardò con i suoi bellissimi occhi da cucciolotto e mi diede un bacio sulla guancia per sciogliermi un po'.

A quel punto non resistetti, e gli feci un sorriso alzando gli occhi al cielo e poi tornando vicino a Quinn per dargli finalmente la tanto attesa notizia.

«Tadààà!» esclamammo allora all'unisono, mostrandogli il polso io destro e lei sinistro, dove avevamo tatuato io il sole e lei la luna.

Blaine rimase per un attimo senza parole, limitandosi a guardare i nostri tatuaggi con gli occhi spalancati. Poi, la prima cosa che disse fu chiederci se fossero veri.

«Certo che sono veri, Blaine! Altrimenti non te li avremmo fatti vedere!» risposi io divertita vedendo la sua espressione.

«Ragazze, sono bellissimi!» esclamò allora lui entusiasta e senza smettere di ammirarli «Ma perché il sole e la luna?» ci chiese poi, puntando finalmente gli occhi su di noi.

«Perché noi siamo molto diverse, un po' come il sole e la luna, ma nonostante tutto non possiamo fare a meno l'una dell'altra e ci inseguiremo sempre dovunque saremo» spiegò Quinn.

«Un po' come il sole e la luna, che si inseguono sempre facendo succedere la notte al giorno e viceversa» continuai io, guardando la mia migliore amica e sorridendo, felice di quel nostro tatuaggio, che si era rivelato avere un significato molto profondo.

«Siete straordinarie, ragazze» ci disse Blaine, e poi si avvicinò per stringerci in un meraviglioso abbraccio.

«Stavo pensando che potremmo fare un ultimo pigiama party uno di questi giorni» propose poi Quinn staccandosi da noi, mentre Blaine mi cingeva la vita con un braccio girandosi a guardarla.

«Sono d'accordo! Un altro pigiama party alla Bloxuinn-style!» la appoggiò Blaine convinto.

«Alla cosa scusa?!» chiedemmo io e Quinn all'unisono e un po' confuse.

«Bloxuinn!» ripeté lui con aria ovvia «Ho aggiunto Quinn a Bloxie, ed è diventato Bloxuinn! Sarà il nome del nostro trio!» spiegò quando ci vide ancora perplesse.

«Lo sai che non lo useremo mai vero?» gli chiesi io divertita e arricciando il naso un po' schifata.

Non mi piaceva poi così tanto quel nuovo termine che aveva inventato.

«No, non lo useremo mai» mi appoggiò Quinn scuotendo la testa altrettanto schifata.

«Io lo userò per sempre!» ci disse Blaine stizzito, e poi prendendoci per la vita ci portò fuori dalla classe, mentre io e Quinn scoppiavamo a ridere.

~~~

Alla fine, tra Kurt che ci cantò "I'll Remember" di Madonna, i diplomandi che ci cantarono "Get What You Give" dei New Radicals, e noi che cantammo ai diplomandi "In My Life" dei Beatles, il giorno dei diplomi arrivò, con grande tristezza, ma allo stesso tempo felicità di tutti. Certo, eravamo tutti dispiaciuti di doverci separare, però anche fieri di quello che i nostri compagni avevano raggiunto e che stavano per realizzare.

«Come stai?» chiesi a Blaine mentre aspettavamo che la cerimonia iniziasse.

Eravamo seduti in auditorium con gli altri che non si dovevano diplomare, tutti eleganti e in tiro per l'occasione.

«So che mi mancherà, ma oggi voglio solo essere felice per lui» mi rispose il mio migliore amico puntando i suoi occhi nei miei.

Io ci lessi un po' di tristezza, ma si vedeva che si stava sforzando di non mostrarne troppa per non rovinare quel giorno al suo ragazzo.

«Come farete quando Kurt sarà a New York?» gli chiesi ancora.

Non avevamo avuto molto tempo di parlare in quegli ultimi giorni, perché Blaine stava cercando di passarli il più possibile con Kurt, e io con Nick per cercare di capire cosa gli stesse succedendo. Però volevo sapere cosa provasse Blaine, soprattutto per capire se potevo fare qualcosa.

«Kurt mi ha assicurato che non cambierà niente, e mi ha promesso che ce la faremo a superare la distanza» mi rispose lui abbassando gli occhi.

Io gli presi la mano stringendola per rassicurarlo, poi mi avvicinai e gli sussurrai un «So che ce la farete» all'orecchio.

Lui alzò gli occhi su di me guardandomi quasi incredulo e con un goccio di gratitudine, e io vidi delle lacrime fare capolino.

«Almeno so che tu starai qui ancora per un anno» mi disse poi, lasciandomi un bacio sulla tempia e appoggiandoci la fronte.

«Sarò sempre qui per te, Blaine, anche se non fisicamente» lo rassicurai io «E così sarà Kurt, ne sono sicura» aggiunsi poi, appoggiando la mia fronte alla sua e guardandolo dritto negli occhi per fargli capire che credevo davvero quello che avevo detto.

Poi l'arrivo del preside Figgins ci distrasse, che mentre Puck e Finn iniziavano a cantare e suonare "Glory Days" di Bruce Springsteen, annunciava i nomi dei diplomandi. Il primo a essere chiamato fu Mike, che passando davanti a noi abbraccio Tina e mi rivolse un sorriso smagliante, poi toccò a Quinn a cui feci l'occhiolino, e poi a Mercedes. Dopo di lei venne chiamato Puck, che fino all'ultimo sembrava non potersi diplomare, ma poi ce l'aveva fatta, e che era ancora abbastanza incredulo, poi toccò a Santana e poi a Kurt, che passò davanti a noi con le lacrime agli occhi, e così Blaine gli porse un fazzoletto per asciugarsi, mentre da qualche fila più in su si sentiva la voce di suo padre esclamare «È mio figlio!». Poi il preside Figgins chiamò Finn e alla fine Rachel. Erano bellissimi tutti insieme su quel palco con la tunica rossa da diplomandi, e mentre lanciavano il cappello in aria, come di tradizione, avevano tutti un sorriso smagliante in volto.

Usciti da scuola ci furono festeggiamenti vari, e poi tutti a casa propria con ancora più tristezza, perché l'anno scolastico era definitivamente finito.

«Roxie» mi sentii chiamare, mentre uscivo dalla scuola con Quinn.

Era Mike, che mi fece uno dei suoi soliti sorrisi, staccandosi da Tina per avvicinarsi a me.

«Volevo salutarti come si deve, perché te lo meriti» mi disse appena mi fu vicino «Senza di te non avrei mai fatto l'audizione per West Side Story, e non avrei convinto mio padre a farmi iscrivere a una scuola di danza» spiegò quando lo guardai confusa.

A quel punto gli feci un sorriso tenero.

«Mike, non devi ringraziare me, perché sei più forte di quanto pensi» gli dissi mettendogli una mano sul braccio «Hai talento, non dimenticartelo mai, e non lasciare che niente ti porti lontano dalla tua strada e da quello che sei convinto di fare» aggiunsi guardandolo dritto negli occhi.

Avevo sempre pensato che i suoi occhi color cioccolato fossero tra i più belli che avessi mai visto, ma in quel momento, dopo che gli dissi quelle parole, diventarono ancora più belli se possibile.

«Grazie, Roxie» mi disse ancora Mike con un sorriso «È stato bello essere il tuo partner di danza per questi tre anni» aggiunse.

Io feci una risatina.

«Non dimenticarti che mi hai promesso di farmi ballare con te al tuo debutto alla Carnegie Hall» gli dissi mentre lo abbracciavo.

Anche Mike fece una risatina, poi mi fece l'occhiolino prima di tornare da Tina, mentre io lo guardavo allontanarsi con tristezza.

Anche il mio partner di danza preferito aveva lasciato il McKinley per sempre.

Ma nonostante la tristezza, non dimenticherò mai le ultime parole di Puck poco prima di sparire verso casa sua:
«Roxie, ti devo ringraziare, sei stata un'amica per tutti questi anni senza che io abbia fatto nulla per meritarmelo. Mi hai aiutato, sostenuto e anche sgridato, ma soprattutto mi hai insegnato che non sempre godersi la vita vuol dire fare la cosa sbagliata»

Mentre pronunciava queste parole era serio, e mai lo avevo visto così convinto delle sue parole.

Mi vennero le lacrime agli occhi, e per non fargli vedere che sarei potuta scoppiare a piangere da un momento all'altro lo abbracciai stretto e lo sentii ricambiare.

«È stato un piacere esserti amica, e sono contenta di averti insegnato così tante cose» dissi quando mi resi conto di essere in grado di controllare le lacrime, e staccandomi da lui.

«Mi fai una promessa?» mi chiese poi Puck, prendendomi le mani nelle sue.

Io annuii, curiosa di sapere che cosa volesse.

«Anche se non sarò uno dei ragazzi migliori che conoscerai, promettimi di non dimenticarti di me ok?» mi disse allora con aria seria.

Io sospirai con un sorriso.

«Anche se volessi, non penso che potrei» gli dissi divertita, ma poi promisi seriamente che non lo avrei mai dimenticato, e che sarei stata pronta ad aiutarlo di qualsiasi cosa avesse avuto bisogno.

Poi lo guardai allontanarsi con già un po' di nostalgia dentro. Sapere che l'anno successivo lui, Finn, Rachel, Mercedes, Quinn, Santana, Kurt e Mike non sarebbero più stati in quella scuola, e nemmeno in quella città, mi faceva venire le lacrime agli occhi. Soprattutto al pensiero che non avrei mai più trovato qualcuno come Mike con cui ballare e condividere la mia passione per la danza. Nessuno sarebbe mai stato alla sua altezza, e l'idea che il mio partner di danza preferito, nonché uno dei migliori amici che avevo nel Glee Club, non sarebbe più stato a Lima, mi rendeva davvero davvero triste.

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