I WAS BORN THIS WAY

«Attenzione! Sta arrivando Miss Perfezione, allontanatevi se non volete rischiare di diventare dei finocchi!»

Eh già, quella era stata l'accoglienza il giorno dopo la Notte dei Negletti.

E chi aveva potuto pronunciare quella frase se non Karofsky?

Ero appena uscita dall'aula di spagnolo, e quelle parole mi avevano colpita in faccia con violenza, lasciandomi quasi senza fiato. Era stato peggio che ricevere una granita in faccia e peggio di tutti gli insulti mai ricevuti in quei corridoi.

Certk che la mattina dopo lo sapeva già tutta la scuola!

Trasferendomi al McKinley speravo di chiudere il capitolo della mia vita in cui venivo presa in giro. Speravo di aprire quello in cui ero la ragazza popolare, o anche semplicemente una ragazza come tutte le altre. Nessuno al McKinley conosceva la mia storia, nessuno conosceva Blaine e nessuno sapeva cosa ci era successo. Per un periodo ci ero riuscita, avevo realizzato il mio sogno di essere una ragazza normale, senza prese in giro. La Notte dei Negletti però era stata fatale, e ora tutti sapevano della mia storia. Pensavo che cambiare scuola mi avrebbe aiutata a smettere di sentire tutte quelle cattiverie su di me, invece ancora una volta ero stata presa di mira, ancora una volta sentivo lo sguardo penetrante di tutti su di me. Ancora una volta sentivo il disgusto delle ragazze e soprattutto dei ragazzi. Sentivo che quando mi avvicinavo si scansavano e che non volevano avere niente a che fare con me.

Ero bloccata, non riuscivo a fare neanche un passo in avanti. L'idea di attraversare quel corridoio sotto lo sguardo giudizioso di tutti mi paralizzava.

«Ehi, Roxie! C'è un bel sole oggi vero?» esclamò a un tratto una voce al mio fianco.

In un attimo mi ritrovai con Sam accanto, che mi guardava con un sorriso e che mi mise un braccio intorno alle spalle con aria ammiccante.

Io lo guardai stranita.

«Sam, non siamo all'aperto» gli feci notare, quando lo vidi alzare lo sguardo verso l'alto mentre parlava del sole.

«Lo so, ma mi sembrava che avessi bisogno di aiuto» mi sussurrò lui, abbassando lo sguardo per guardarmi e facendomi l'occhiolino.

Io lo guardai sorpresa e poi gli feci un debole sorriso per ringraziarlo.

«Andiamo?» mi chiese allora lui, facendo cenno verso il corridoio.

Improvvisamente mi ricordai del perché le mie gambe erano paralizzate, e i miei occhi si riempirono di terrore.

Non potevo camminare in mezzo a quei ragazzi!

Non potevo, non potevo e non potevo!

«Ci sono io con te, ce la puoi fare» mi sussurrò di nuovo Sam, che evidentemente si era accorto del mio sguardo terrorizzato.

Poi iniziò a camminare senza togliermi il braccio dalle spalle, e io non potei fare a meno di seguirlo.

«Ehi, bocca da trota! Stai rischiando grosso sai?» strillò in quel momento Azimio (amico di Karofsky e giocatore di football come lui).

«Sì, amico, vuoi diventare gay?» gli chiese Karofsky guardandolo stranito e poi scoppiando a ridere.

Sam sembrò ignorarli, e gliene fui molto molto grata. E gli fui molto grata anche per quel braccio intorno alle mie spalle, perché con lui al mio fianco gli sguardi degli altri studenti sembravano essere un po' meno penetranti, anche se comunque dolorosi.

«Avete qualche problema?» chiese in quel momento Sam con aria di sfida, rivolto a tutti gli altri studenti intorno a noi «Sto camminando con la mia amica Roxie! Una delle ragazze più belle e sexy della scuola!» esclamò poi, tirandosela come se stesse camminando al fianco di Jennifer Aniston.

Azimio e Karofsky scoppiarono a ridere fragorosamente.

«È da ammettere, ha un gran bel fondoschiena, ma fossi in te non la toccherei!» esclamò poi Azimio scuotendo la testa.

«Già, potresti già essere diventato un finocchio per quello che ne sappiamo noi!» gli diede man forte Karofsky dandogli il cinque.

Sam stava per ribattere, ma io gli toccai la mano che posava sulla mia spalla per fermarlo, e quando vidi i sui occhi puntarsi su di me feci no con la testa. Non ne valeva la pena di sprecare fiato per quei due ignoranti di Azimio e Karofsky. Proprio no.

Sam mi guardò mortificato, e io gli feci un mezzo sorriso per fargli capire che aveva fatto abbastanza.

Quando arrivammo al mio armadietto lui si fermò accanto a me, e non sembrava intenzionato ad andarsene.

«Sam, grazie di tutto ma puoi andare ora» gli dissi con aria divertita.

«Non se ne parla! Da oggi in poi sono la tua guardia del corpo personale! Chiedimi quello che vuoi, ti scorterò ovunque!» mi disse Sam con voce profonda e facendo il saluto del soldato.

Io non resistetti e scoppiai a ridere.

«Grazie, sei anche stato capace di farmi ridere quando non ne avevo proprio voglia» gli dissi poi con un sorriso di gratitudine.

Anche lui mi sorrise.

«So cosa vuol dire essere preso in giro, a causa delle mie labbra lo fanno sempre. E so bene che ogni tanto ci vuole un po' di umorismo per sdrammatizzare» disse alzando le spalle con innocenza.

«Per la cronaca, a me le tue labbra piacciono molto, ti stanno davvero bene» gli dissi io facendogli l'occhiolino.

Ed è vero!

Credo davvero che Sam stia bene con quelle labbra così carnose. Lo rendono unico, e senza quelle non sarebbe Sam.

«Vuoi provarle?» mi chiese allora lui con voce profonda e ammiccante.

Io lo guardai storto.

«Sam, ho un ragazzo» gli ricordai con aria ovvia.

Lui alzò gli occhi al cielo e si appoggiò con le spalle all'armadietto accanto al mio.

«Ah già, quell'Usignolo!» disse sospirando «Sai, credo che si metta troppo gel nei capelli» aggiunse arricciando il naso un po' disgustato.

Io aggrottai le sopracciglia.

Aspetta cosa?

Ma stava parlando di Blaine?

Davvero Sam credeva che Blaine fosse il mio ragazzo?

«Credo che tu ti stia confondendo» gli dissi infatti scuotendo la testa.

Lui mi guardò stranito.

«Scusa non stai più con l'Usignolo?» mi chiese poi.

«Certo che sì, ma quello di cui parli tu, con tanto gel in testa, è Blaine, il mio migliore amico. Il mio ragazzo si chiama Nick, e non mette il gel» gli spiegai io.

Lo vidi un'attimo confuso, poi fece una risatina.

«Dai non prendermi in giro!» esclamò divertito.

«Non lo sto facendo» dissi io «Perché dovrei?» gli chiesi confusa.

Sam smise di ridere e mi guardò con le sopracciglia aggrottate.

«Cioè, tu vuoi dirmi che quel ragazzo con il gel che ti guarda con occhi innamorati, non è il tuo ragazzo ma solo il tuo migliore amico?» mi chiese poi gesticolando, evidentemente confuso.

Aspetta cosa?!

Aveva appena detto che Blaine mi guardava con occhi innamorati?

Non era possibile!

No, no e no!

Di solito la gente diceva che ero io quella evidentemente ancora presa da lui, non poteva essere che anche Blaine mi guardasse ancora come faceva quando stavamo insieme.

«Sì, Blaine è il mio migliore amico, e non credo proprio che mi guardi con occhi innamorati» dissi quando riuscii a riprendermi dallo shock che la frase di Sam mi aveva procurato.

Lui mi guardò scettico.

«Pensala come vuoi, ma io so riconoscere un ragazzo innamorato quando lo vedo» disse quasi offeso, come se la cosa riguardasse lui personalmente.

«Sam, Blaine è gay, e sta con Kurt» dissi allora io.

Se aveva bisogno di più spiegazioni ne avevo.

Eccome se ne avevo!

Vidi Sam aprire la bocca e poi richiuderla senza dire niente.

In quel momento pensai che sembrasse davvero una trota.

Ops, cattiveria.

«Quindi è per quello che... insomma... è di quello che...» iniziò poi titubante.

Io capii al volo di cosa stava parlando e annuii.

«Sì, è di quello che parlano tutti» confermai abbozzando un sorriso.

«Mi dispiace, io... io non lo sapevo» disse Sam mortificato.

«Tranquillo, va tutto bene» gli dissi io sorridendo e prendendogli la mano per fargli capire che era tutto a posto.

Anche il suo volto si aprì in un sorriso, e poi mi disse che lui non credeva a quello che dicevano gli altri ragazzi e che non avrebbe smesso di essere mio amico per una stupida cosa successa l'anno prima.

«Corro anche il rischio di diventare gay pur di continuare a vedere quel bellissimo sorriso sul tuo volto» aggiunse con aria ammiccante «Prossima fermata?» chiese poi con la voce profonda da bodyguard e diventando serio.

«Aula canto direi» risposi io divertita.

«E aula canto sia!» esclamò Sam.

Poi mi porse il braccio, pronto a scortarmi alla lezione del Glee Club.

~~~

Quella settimana però non fu una sfida solo per me. Infatti un po' tutti noi membri del Glee Club avemmo qualche problema.

Partiamo da Rachel: durante le prove di una coreografia Finn la urtò e le ruppe il naso. Credo sia immaginabile la sua reazione, e considerando che il suo naso già non era un gran ché, non la biasimo se non era al settimo cielo per quello che le era successo. Nessuno però si sarebbe mai aspettato che il giorno dopo sarebbe venuta a scuola con la notizia che ci annunciò.

«Sto considerando un piccolo intervento al naso perché ho il setto nasale deviato» ci disse con aria fiera.

Noi la guardammo stupiti.

«Non ci credo, ti rifai il naso?!» chiese Quinn sorpresa.

Non potevamo credere alle nostre orecchie!

E non potevamo nemmeno immaginarci Rachel con un naso diverso!

Non sarebbe stata Rachel!

«Mi piace il mio aspetto, ragazzi, e accetto pienamente il mio naso, ma non mi dispiacerebbe se fosse un po' più... sapete... modesto» ci disse lei per difendersi dalle nostre accuse.

Noi però eravamo comunque completamente contro la sua idea, perché ci sembrava che fosse sempre riuscita ad accettarsi così com'era, e invece ora ci era caduto tutto.

Però era difficile convincere Rachel di accettare il suo aspetto quando alcuni di noi avevano problemi con il proprio. Prendiamo Tina per esempio: in quei giorni cominciò a indossare le lenti a contatto azzurre perché non le piaceva il colore dei suoi occhi.

Ma davvero?!

Anche lei stava bene così com'era, e con gli occhi azzurri non sarebbe stata Tina!

«Io sono convinta che se qualcuno si guarda allo specchio e non si piace deve cambiare» disse in quel momento Santana sconvolgendo tutti.

«Ragazzi, sono sconvolto da quello che sento qui!» esclamò allora il professor Schuester «Va contro l'ideale del Glee Club!» aggiunse con tono di rimprovero.

Poi trovò il tema adatto per il compito della settimana.

«Questo è l'unico club della scuola al quale partecipano studenti di ogni etnia, religione e orientamento sessuale, ma molti di voi hanno ancora problemi di accettazione. Non accettate voi stessi, e questo non va bene» iniziò con il suo solito tono «Per il compito della settimana dovrete scegliere una canzone in cui emerga che vi accettate per quello che siete, con i pregi, ma soprattutto con i difetti» disse poi, spiegando la prima parte del compito.

Io pensai che era alquanto difficile come cosa, ma poi mi resi conto che forse tramite una canzone sarebbe stato più semplice accettare i propri difetti.

«Alla fine della settimana canteremo un numero della regina dell'autostima: Lady Gaga!» annunciò poi il professor Schuester facendoci esultare.

Amavamo Lady Gaga!

«Canteremo "Born This Way" e voglio che per quel giorno tutti abbiate fatto una maglietta con scritta la cosa che meno vi piace di voi stessi, ma che non potete cambiare perché siete nati così» spiegò ancora.

Questo sarebbe stato molto più difficile!

Decisamente!

~~~

Comunque, tornando ai problemi di quella settimana, nemmeno Quinn fu risparmiata. La competizione per diventare reginetta del ballo era iniziata, la scuola era tappezzata di poster e volantini di ragazzi e ragazze che facevano la loro campagna per essere eletti, e Quinn era tra loro. Avrebbe concorso con Finn, perché erano effettivamente ancora una coppia e perché con lui aveva più possibilità di vincere.

Tra le ragazze che volevano diventare reginette però, c'era anche Lauren Zizes, e fu proprio lei a rendere la settimana difficile a Quinn. Scoprì tutti i segreti del suo passato e li rese pubblici in tutta la scuola.

Sì, ho detto segreti, perché pochi anni prima, Quinn non era affatto come l'avevo conosciuta io. Aveva i capelli crespi, l'apparecchio, una mole infinita di brufoli, gli occhiali, e qualche chilo in più. Ma soprattutto, non si chiamava Quinn, si chiamava Lucy Q. Fabray, quindi Quinn era il suo secondo nome. Era ovviamente lo zimbello della scuola, tutti la chiamavano Lucy Caboosey a causa del suo aspetto, e nessuno voleva esserle amica. Così la mia Quinn aveva deciso di cambiare: un giorno aveva preso coraggio, e sfruttando la promozione di suo padre si era fatta rifare il naso, aveva iniziato a fare sport dimagrendo evidentemente, e aveva deciso di farsi chiamare Quinn invece che Lucy.

Anche in questo caso la mia bellissima Quinn era da ammirare!

Aveva avuto il coraggio di andare avanti, di non farsi buttare giù dalle prese in giro e di fare quello che credeva fosse giusto. Aveva dimostrato di tenere molto a se stessa e di credere di poter cambiare la sua vita senza farsi scoraggiare dal suo aspetto.

Però come nel mio caso non le piaceva ripercorrere il suo passato, e il fatto che poster con la sua fotografia prima del cambiamento fossero stati appesi per tutta la scuola, sotto gli occhi di tutti, diventò un incubo per lei.

«Ehi, Quinn!» dissi quel giorno con un sorriso, sedendomi al suo fianco in aula canto.

Volevo farle capire che io le ero vicina, e non mi importava come fosse in passato.

«Perché mi parli? Non lo fa più nessuno ormai» disse tristemente, riferendosi al fatto che molti studenti (più che altro cheerleader e giocatori di football) avevano iniziato a prenderla in giro a più non posso.

«Quinnie, non mi interessa cosa dicono gli altri, io ti conosco e ti voglio bene per quella che sei. Non mi importa se in passato avevi i brufoli e qualche chilo in più. Conosco il tuo cuore, conosco il tuo modo di essere, conosco la vera Quinn. Quella che tiene ai suoi amici, la ragazza sorridente che ha avuto la premura di aiutarmi quel mio primo giorno di scuola. Non smetterò di parlarti perché qualcuno a pensato di umiliarti spifferando a tutti il tuo passato» le dissi allora io, prendendole le mani e facendole un sorriso sincero.

Lei alzò gli occhi su di me e un mezzo sorriso comparve sul suo volto.

«Sei straordinaria, Roxie» mi disse quasi commossa.

Io mi strinsi un po' a lei per farle capire che ero dalla sua parte, e poi lei mi chiese come stessi io.

«Sai, per quello che dicono tutti» aggiunse precisando.

Io sospirai.

«Posso cavarmela. Ci sono già passata, e anche se fa ancora male, ho trovato degli amici a cui non interessa nulla di quella storia» dissi alzando le spalle.

Poi le raccontai di quello che aveva fatto per me Sam qualche giorno prima.

«È davvero un tesoro» disse lei guardandolo con un sorriso.

«Sì, lo è» confermai io annuendo.

Poi ci concentrammo su Finn, che aveva deciso di cantare "I Gotta Be Me" di Sammy Davis Jr. per il compito della settimana, e che aveva anche imparato una coreografia con l'aiuto di Mike. Ovvio, l'effetto non fu lo stesso, perché Mike era stratosferico, e Finn... insomma. Ma apprezzammo il tentativo, e anche la sua leggerezza nell'affrontare quella parte di sé che non gli piaceva.

Tornando però alla campagna per diventare reginetta, credo sappiate tutti che le ragazze avrebbero fatto qualsiasi cosa pur di farsi eleggere. E infatti un'altra ragazza del Glee Club fece una cosa che nessuno si sarebbe mai aspettato.

Santana voleva a tutti i costi quella corona, e arrivò addirittura a far pentire Karofsky di quello che aveva fatto. Non so in quale modo, ma lo convinse a scusarsi con tutti noi del Glee Club e con Kurt, e dopo averci annunciato di stare insieme (credo siano immaginabili le facce schifate di tutti noi) annunciarono anche di aver creato un club antibullismo.

«Abbiamo creato il club degli Spazzabulli» annunciò Karfosky con un sorriso, e mettendo un braccio intorno alle spalle di Santana.

«Saremo come degli Angeli Custodi» disse Santana fiera della sua idea.

Nessuno di noi era convinto della cosa, ma nonostante tutto, il suo piano fece tornare Kurt al McKinley con grande gioia di tutti, tranne del mio migliore amico ovviamente. Però Blaine amava talmente tanto Kurt che non poteva non supportare le sue idee, e, come un inguaribile romantico, decise anche di fargli una sorpresa. Il giorno che Kurt rimise piede al McKinley come studente, Blaine e gli Usignoli si presentarono nel nostro cortile, impeccabili nelle loro uniformi, per salutare il loro amico.

«Io ti vedrò ancora dopo la scuola e nei weekend, ma gli altri no, e volevano salutarti» disse Blaine con un sorriso innamorato.

«E ringraziarti anche» aggiunse Wess annuendo.

Poi iniziarono a cantare "Somewhere Only We Know" di Keane. Mentre cantava vidi gli occhi del mio migliore amico riempirsi di lacrime, e in quel momento per la prima volta, mi resi conto di quanto tenesse a Kurt. Si vedeva che lasciarlo tornare al McKinley gli dispiaceva, ma si vedeva anche quanto bene gli voleva e quanto amore esprimeva quel suo gesto di cantargli una canzone davanti a tutti.

Verso la fine della canzone Nick mi si avvicinò, mettendosi al mio fianco e prendendomi per la vita. Io gli feci un sorriso quasi commossa.

Erano stati davvero carini a fare quella sorpresa a Kurt.

Poi feci segno a Sam, indicando Nick per fargli capire che era quello il mio ragazzo. Lo vidi sorridere e poi ammiccare a Blaine, che era pochi passi più avanti di lui, guardandomi con aria maliziosa. Sorrisi anche io e poi scossi la testa divertita.

Dopo abbracci strappa lacrime e strette di mano amichevoli, gli Usignoli lasciarono il cortile.

Mentre il mio migliore amico si allontanava si voltò a guardarmi, e io gli feci un sorriso e poi l'occhiolino.

Ero fiera di lui.

Poi mi concentrai su Kurt, che mi abbracciò come aveva fatto con gli altri, felice di rivederci.

«Sembra quasi che questa guerra sia a mio favore» mi sussurrò a denti stretti mentre mi stringeva a sé.

Io mi staccai guardandolo confusa, e lui ammiccò a Blaine con aria fiera. Avevo capito di cosa parlava, e se credeva che farsi dedicare una canzone dal mio migliore amico nel mezzo del cortile della nostra scuola bastasse per proclamare la sua vittoria, si sbagliava di grosso. Aveva vinto una battaglia, ma non la guerra.

~~~

«Cosa scrivi sulla tua maglietta?» mi chiese Quinn quella stessa sera.

Avevamo deciso di preparare le magliette per il compito del Glee Club insieme, così non ci sarebbe stato modo di tirarsi indietro per nessuna delle due. Io avevo il compito di obbligare lei a scrivere la cosa giusta sulla sua maglietta, e lei aveva il compito di obbligare me a scrivere la cosa giusta sulla mia maglietta.

Io sospirai, e poi le scrissi su un foglio quello che avevo intenzione di stampare sulla mia maglia. La vidi fare un mezzo sorriso, e sotto ci scrisse quello che avrebbe scritto lei. Poi ci guardammo, e credo che quello scambio di sguardi mi diede un po' di forza, e forse ne diede anche a Quinn.

Però il giorno dopo risultò difficile comunque pensare di camminare per quei corridoi con addosso le nostre magliette personalizzate. Era già difficile sentirsi prendere in giro da tutti, passarci in mezzo con la cosa peggiore di noi stampata su una maglietta era davvero davvero terribile. Era come urlare "Ehi, prendetemi pure in giro! Sono tutta vostra!".

Quando però Sam e Mercedes ci passarono accanto a testa alta, indossando le loro magliette con scritto rispettivamente "Trouty Mouth" e "No Waves", io e Quinn ci facemmo coraggio.

Infondo cosa avevamo da perdere?

Conoscevano già tutti la nostra storia, non sarebbe stato uno shock per nessuno leggere la cosa di cui ci vergognavamo di più. Così io e Quinn ci guardammo, e poi aprimmo le nostre felpe attraversando i corridoi con le nostre scritte belle in evidenza. Sulla mia maglia avevo scritto "Turn gUys into gAys" mentre Quinn aveva scritto "Lucy Caboosey". Non fu facile, lo ammetto, ma con i miei compagni di Glee Club al fianco fu anche abbastanza divertente.

Cantare "Born This Way" poi fu magnifico, lo rifarei altre mille volte!

Quello che feci quel pomeriggio invece mi costò un po' più di coraggio, e anche un'unghia visto che la mangiai fino a sanguinare.

Avevo un appuntamento con Nick dopo scuola, e decisi di presentarmi con la maglia che avevo fatto per il Glee Club. Era il momento che anche lui conoscesse la verità. Gli avevo detto che mi ero trasferita dalla Hamilton al McKinley perché a mio padre non piaceva più la mia vecchia scuola. Voleva sempre il meglio per me, questo era vero, ma non mi avrebbe mai spostata dalla Hamilton, che era decisamente una bella scuola. Ma questo Nick non lo sapeva, e non sapeva neanche che Blaine aveva capito di essere gay mentre stava con me. Credeva che lo avesse realizzato molto dopo, e che mi avesse lasciata perché non provava più gli stessi sentimenti dell'inizio.

«Ehi, cos'è quella?» mi chiese Nick appena uscii di casa, dove mi era venuto a prendere per fare una passeggiata.

Aveva puntato gli occhi sulla mia maglietta aggrottando le sopracciglia evidentemente confuso.

Io sospirai, poi gli presi la mano e lo feci sedere sugli scalini che portavano alla porta d'ingresso di casa mia.

«Roxie, mi stai facendo preoccupare. Va tutto bene?» mi chiese ancora Nick guardandomi spaesato.

Io puntai gli occhi nei suoi e poi gli raccontai la verità sul mio trasferimento al McKinley e sulla mia rottura con Blaine, aggiungendo il motivo per cui indossavo quella maglietta.

Finito il discorso vidi il mio ragazzo quasi più confuso di prima. Poi al mio sguardo accigliato lo vidi abbassare la testa e fare una risatina.

Cosa c'era da ridere?

Non avevo detto nulla di divertente!

«Roxie, davvero credi che per una volta che un ragazzo ti ha lasciata dicendoti di essere gay, ora tutti quelli che frequenti debbano fare la stessa fine?» mi chiese divertito.

Io rimasi un attimo senza parole.

Quindi non era rimasto sconvolto da quello che gli avevo appena detto?

Non voleva scappare all'istante e non farsi vedere mai più?

«Beh, veramente non è successo solo una volta» dissi rattristandomi.

Eh già, c'è una cosa che ancora non sapete su di me, e questa volta vi posso dire che nessuno conosce questa storia, né Quinn, né Blaine, nessuno, solo Nick, e spero che ora se la sia anche dimenticata.

«Qualche giorno dopo il trasferimento di Blaine un altro ragazzo mi ha chiesto di uscire, si chiamava Zac Reies. Siamo usciti un paio di volte, e alla terza mi ha detto che aveva conosciuto un ragazzo e credeva di provare qualcosa per lui» confessai, abbassando lo sguardo imbarazzata da quello che avevo appena detto.

Ci furono alcuni attimi di silenzio, ed ero convinta che questa volta Nick si sarebbe davvero alzato per scappare da un momento all'altro.

Insomma, chi vuole stare con una ragazza che ha fatto diventare gay due dei quattro ragazzi con cui è stata in tutta la sua vita?

«Hai detto Zac Reies?» mi chiese invece Nick, guardandomi con le sopracciglia aggrottate.

Io annuii confusa.

Perché stava dando così tanta importanza al nome?

«Lo conosci?» gli chiesi stranita.

Poi spalancai gli occhi in preda al terrore.

E se mi stava per dire che erano stati insieme?!

E se mi stava per dire che il ragazzo di cui mi aveva parlato Zac era lui?!

No, no e no!

Non ne avrei sopportato un altro!

Nick non mi rispose, aveva un'espressione pensierosa e sembrava abbastanza confuso.

«Nick! Lo conosci?» chiesi perdendo la pazienza «Ci sei stato insieme?» ebbi il coraggio di chiedere.

Volevo sapere le cose come stavano, chiare e tonde.

«No!» esclamò Nick in risposta con aria schifata «È il mio vicino di casa» spiegò poi, prima di scoppiare a ridere.

Il mio cuore ricominciò a battere normalmente, e sul mio volto comparve un sorrisetto, perché ero davvero sollevata.

«Ieri l'ho visto entrare in casa con un'altra persona, e sono più che certo che fosse una ragazza» mi disse poi Nick annuendo.

Io lo guardai confusa.

«Magari era sua sorella» gli feci presente io.

«È figlio unico» mi disse Nick.

A quel punto non sapevo più cosa pensare.

«Roxie, io credo che Zac ti abbia solo presa in giro. Ha approfittato del momento in cui eri vulnerabile e ha deciso di prendersi gioco di te» mi spiegò allora Nick guardandomi con apprensione.

Io lo guardai stupita e poi nella mia mente fu tutto più chiaro.

Ecco perché proprio lui, uno dei ragazzi che mi prendeva in giro per quello che era successo con Blaine, poi mi aveva chiesto di uscire!

Come avevo fatto a non pensarci prima?!

«Senti, Roxie» iniziò Nick prendendomi le mani nelle sue «Non mi interessa cosa ti è successo in passato. Noi stiamo vivendo il presente, e ripeto, se uno dei tuoi ragazzi ha realizzato di essere gay stando con te, non vuol dire che tutti quelli che frequenti lo diventeranno. Non hai niente di sbagliato, sei bellissima e sei la ragazza migliore che conosca. Io ti amo, e ti assicuro che non è cambiato nulla in me da quando stiamo insieme, sicuramente non i miei gusti. Non ho mai sentito per nessuna quello che sento per te, e nonostante non abbia molta esperienza, credo che sia un buon segno. Non farti scoraggiare da una cosa che ti è successa, non ne vale la pena» disse guardandomi dritto negli occhi.

Quelle sue parole mi fecero quasi venire il magone da quanto erano belle, così mi fiondai sulle sue labbra e iniziai a baciarlo per ringraziarlo di tutto quello che aveva detto.

«Anche io ti amo» sussurrai sulle sue labbra.

Lo vidi sorridere, e poi ricominciò a baciarmi facendo scivolare una mano dalla mia vita al mio sedere.

«Ma sei sicuro che non provi nulla per Jeff, o per Trent?» gli chiesi poi, per essere certa che non mi stesse facendo brutti scherzi.

Nick scoppiò a ridere.

«Sicurissimo. L'unica per cui sento qualcosa sei tu» mi rispose poi, strofinando il suo naso con il mio in un gesto tenero.

Sorrisi, e poi mi rifiondai sulle sue labbra, che mi piacevano davvero davvero tanto.

«Che ne dici, lo facciamo un giro?» mi chiese poi.

Io annuii, ma poi mi ricordai di avere ancora la maglietta del Glee Club, e non potevo andare in giro con quella, mi aveva procurato già abbastanza imbarazzo. Così Nick mi diede la sua felpa, nella quale mi strinsi con un sorriso nel sentire il suo profumo pervadermi le narici.

«Sai, stavo pensando che però Jeff un po' mi attizza. Con quel suo ciuffo biondo...» disse Nick dopo qualche minuto che camminavamo.

Io lo guardai con un sopracciglio alzato.

Lui si voltò a guardarmi e scoppiò a ridere, dicendomi che stava scherzando, e si avvicinò per un altro bacio.

«Ti amo» gli sussurrai poi, prima di ricominciare a camminare mano nella mano.

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