EVERYTHING'S GONNA BE OKAY

«Professore, perché ha del burro d'arachidi con un solo cucchiaino?» chiese Mercedes guardando il professor Schuester con le sopracciglia aggrottate.

Mancavano pochi giorni alle Regionali, ed eravamo stati convocati dal professor Schuester in auditorium, dove ci eravamo seduti tutti in cerchio osservandolo perplessi. Nessuno di noi aveva idea di che cosa potesse avere in mente, ed eravamo decisamente curiosi di saperlo, anche perché se pretendeva che mangiassimo quel burro d'arachidi tutti con lo stesso cucchiaino si sbagliava di grosso.

«Già, qui siamo in quindici e mi sentirei a mio agio a dividere un cucchiaino con nemmeno la metà di voi» disse Sugar con la sua solita aria spaesata.

Ma non aveva tutti i torti.

«Mi è giunta voce che il nostro amico Rory Flanagan non conosce il burro d'arachidi» spiegò il professor Schuester lasciandoci tutti stupiti.

Ma davvero?!

Ma dove viveva?!

Ah, già, in Irlanda. Ops.

«Ma come si fa a non conoscere il burro d'arachidi?!» mi sussurrò Blaine, che era seduto alla mia destra, con gli occhi spalancati.

Io lo guardai alzando le spalle: non me ne capacitavo proprio.

Poi il professore si alzò, e porgendo il cucchiaino a Rory gli fece assaggiare il contenuto del barattolo. Lui rimase esterrefatto e disse di non aver mai mangiato nulla di più buono.

E vorrei vedere!

Il burro d'arachidi è davvero la fine del mondo!

Se fosse stato per me e Nick ci saremmo finiti un barattolo a testa in un solo giorno. Per questo motivo cercavamo di non averne mai in casa, sarebbe stata la nostra fine altrimenti.

In quel momento Kurt attirò l'attenzione su di sé, dicendo che, nonostante fosse stato un momento commovente, era stata una settimana difficile per alcuni di noi, e non capiva che cosa ci facessimo lì tutti insieme.

Ovviamente si riferiva al tentato suicidio di Karofsky.

Eh sì, perché il ragazzo aveva capito di essere gay, aveva cambiato scuola, ma era stato scoperto a parlare con Kurt e ora nella sua nuova scuola lo sapevano tutti. Ovviamente non era stata presa bene la cosa, ed erano partiti i soliti insulti tipici degli adolescenti. Quindi Karofsky aveva cercato di porre fine alla sua vita per non sentirsi più dire quelle orribili cose, ma aveva fallito (per fortuna) grazie all'intervento di suo padre, che era arrivato in tempo per salvarlo.

«Il fatto è» iniziò il professor Schuester con aria seria «Che Rory ha fatto una nuova esperienza, e con questo voglio che capiate che siete ancora giovani. Dovete promettermi, che per quanto doveste sentirvi disperati, o depressi, o soli, vi sforzerete di immaginare tutte le splendide esperienze che avete davanti» spiegò guardandoci uno a uno.

Perché ci diceva una cosa del genere?

Nessuno di noi sembrava intenzionato a suicidarsi.

Quando noi reagimmo in modo scettico, il professore confessò che a lui era venuto in mente di togliersi la vita. Ci raccontò che era salito sul tetto, ed era andato sul cornicione, e con un passo tutta la sua vita sarebbe svanita.

Io rimasi quasi senza fiato.

Non potevo crederci.

Nessuno poteva crederci.

È brutto sentire di una persona reale e così vicina a noi che avesse pensato di uccidersi.

«Perciò adesso, io voglio che pensiate a qualcosa che vi aspettate dal futuro, pensate in grande» ci disse poi il professore lasciandoci la parola.

Iniziò Sam.

«Prima o poi vorrei comprare una casa ai miei, così nessuno potrà più buttarli in mezzo a una strada» disse sicuro di sé.

Sam era sempre così premuroso, si vedeva che teneva davvero tanto alla sua famiglia.

«Io non vedo l'ora di conoscere i figli di Rachel Berry» confessò Mercedes facendoci sorridere.

"Speriamo che non siano come lei!" pensai tra me e me, e mi accorsi che anche Santana lo stava pensando.

«Voglio vedere i miei figli muovere i primi passi» disse invece Artie con aria fiera.

Doveva essere davvero importante per lui vedere i suoi bambini camminare quando lui non poteva più farlo.

«Io aspetto con ansia Sex and The City parte III» disse Sugar.

Il professore fece un'esclamazione ironica, e Kurt mi fece segno che anche lui non vedeva l'ora, facendomi ridere.

«Mi vergogno ad ammetterlo ma...» iniziò Puck «Vorrei davvero un diploma di liceo» aggiunse poi sincero.

Finn disse di voler chiedere all'esercito di convertire il disonore a suo padre in una medaglia al valore, e Quinn disse che voleva laurearsi a Yale con il massimo dei voti (sì, era stata presa a Yale!).

Io la guardai con un sorriso, ero sicura che ce l'avrebbe fatta.

«Io vorrei avere il ruolo di Roxie nel musical Chicago» ammisi io, immaginandomi su un palco con i meravigliosi vestiti di quel musical anni 20 a ballare tutti i pezzi della protagonista.

Mike mi guardò con un sorriso e con aria divertita. Lui sapeva che quello era il mio più grande sogno, con tutte le volte che gli avevo fatto vedere Chicago mentre stavamo insieme non se lo sarebbe dimenticato mai.

Santana disse che aspettava con ansia il giorno in cui sua nonna sarebbe tornata a volerle bene, mentre Brittany disse che voleva che Lord Tubbington (il suo gatto) smettesse con l'extasi.

Già, scocciante.

«Aspetto il giorno in cui il matrimonio gay verrà riconosciuto ovunque» confessò il mio migliore amico.

Sapevo che era il suo più grande sogno, ed era una bella cosa.

«Non vedo l'ora di debuttare al Carnegie Hall» disse Mike.

Io sorrisi, era bello avere un sogno simile a quello del mio partner di danza per eccellenza, e in questo caso anche io conoscevo alla perfezione il sogno di Mike.

«Una canzone da solista» ammise Tina facendoci ridere.

Credo che quello fosse il sogno di tutti.

«Io voglio vedere mio padre che lascia il segno al congresso» disse Kurt fiero.

«Io voglio avervi come amici per il resto della mia vita» ammise Rachel guardandoci sorridente.

«Io voglio vincere le Regionali!» esclamò Rory mangiando il suo burro d'arachidi.

A quel punto tutti esultammo.

Sapevamo di essere pronti, e sapevamo che avremmo stracciato di nuovo gli Usignoli guadagnandoci il posto alle Nazionali.

E infatti fu quello che successe.

Gli Usignoli si esibirono con "Stand" di Lenny Kravitz e "Glad You Came" dei The Wanted, e bisogna ammetterlo, furono bravi. Nonostante Sebastian fosse davvero odioso e antipatico, aveva una bella voce, e come al solito mostrarono tutti delle grandi capacità come ballerini.

Poi arrivò il nostro turno: cantammo un mashup tra "Fly" di Nicky Minaj e "I Believe I Can Fly" di R. Kelly, "What Doesn't Kill You (Stronger)" di Kelly Clarkson e "Here's To Us" degli Halestorm. Fummo magnifici, e quando finimmo il pubblico era in delirio.

Quando incontrai gli occhi del mio ragazzo dopo che ci annunciarono vincitori, mi accorsi che invece lui non era felice per niente. Mentre Blaine andava a stringere la mano a Sebastian come ogni persona educata dovrebbe fare, io mi avvicinai a Nick e gli diedi un piccolo bacio sulle labbra per cercare di consolarlo. Lui mi guardò sconcertato e poi scese dal palco con gli altri ragazzi senza dire nulla.

«Ragazzi, siete stati magnifici!» esclamò il professor Schuester appena scendemmo dal palco anche noi.

«Può dirlo forte! Se ci hanno proclamato vincitori anche dopo aver sentito Blaine rappare siamo davvero stati magici!» dissi io con aria divertita.

Di tutto quello che è bravo a fare il mio migliore amico, il rap è una delle cose che meno mi piacciono. È bravo, nulla da dire, ha il ritmo nel sangue quindi non sbaglia di una virgola, ma davvero quando rappa mi viene da storcere il naso. Non fa per lui, non è il tipo che guardi e dici "Lui è un rapper", proprio no.

Blaine mi lanciò uno sguardo di fuoco e io mi avvicinai per abbracciarlo con fare da ruffiana.

«Lo sai che non mi fai impazzire quando rappi» mi giustificai, ancora stretta a lui e con aria innocente.

Lui alzò gli occhi al cielo e poi mi sorrise stringendomi tra le braccia, lasciandomi un bacio sulla tempia e pronto a festeggiare.

~~~

C'è un'altra cosa molto rilevante che non ho ancora detto: qualche settimana prima delle Regionali, Finn aveva fatto la proposta a Rachel.

Sì esatto, proprio la proposta di matrimonio, e i due avevano deciso di sposarsi esattamente dopo le Regionali. Infatti appena ci togliemmo i vestiti di scena, saltammo in macchina diretti a casa a prepararci per il matrimonio.

Arrivati nel luogo dove doveva tenersi la cerimonia eravamo tutti più agitati che mai. Nonostante non tutti fossimo d'accordo con la cosa, perché molti di noi credevano che Finn e Rachel fossero un po' giovani per fare un passo così importante, eravamo comunque a un matrimonio. E nonostante i genitori dei due sposi cercarono in tutti i modi di fargli cambiare idea, non ci fu verso. Rachel e Finn erano convinti, e la cerimonia sarebbe iniziata non appena fosse arrivata Quinn. Infatti la mia amica era in ritardo. Aveva appena riottenuto il posto da cheerleader dalla coach Sylvester, e ci aveva messo un po' più tempo di noi ad andare a casa a prepararsi.

«Rassegnati, Quinn non verrà» disse Santana, mentre aspettavamo tutti la mia amica bionda.

Eravamo già tutti vestiti, mancava solo lei. Aveva scritto a Rachel che sarebbe arrivata, ma ormai era passato un po' e il tempo stringeva.

«Ha detto che sarebbe venuta, la devo aspettare» ribatté Rachel un po' delusa da tutto quel ritardo.

«Vedrai che arriverà» la rassicurai io «Ti ha dato la sua parola, e non si perderebbe mai il tuo matrimonio» aggiunsi poi, sicura delle mie parole.

Conoscevo la mia amica, e sapevo che quando c'era da fare festa non si sarebbe tirata indietro, e che, nonostante non fosse una grande amica di Rachel, non si sarebbe lasciata scappare l'occasione di vederla con l'abito da sposa.

«Finn, fuori! Non puoi vedere la sposa prima del matrimonio!» esclamò in quel momento Mercedes indignata.

In effetti Finn e i ragazzi (a parte Blaine e Kurt che erano già lì con noi) erano appena entrati nella stanza, ed effettivamente era vero, vedere la sposa prima del matrimonio porta sfortuna, o almeno così si dice.

«Tanto l'ho già vista» si giustificò lui.

Cosa?!

«Ma porta male!» esclamò Tina.

«Rachel, perdiamo il turno dobbiamo andare» disse Finn ignorandola, e guardando la sua promessa sposa.

«Non possiamo aspettare Quinn ancora un minuto per favore?» chiese lei con tono di supplica.

«Ora o mai più» ribatté Finn deciso.

Noi ragazze ci guardammo un po' spaesate, e poi io posai gli occhi su Kurt, che non sembrava ancora convinto di quello che stavano per fare Finn e Rachel.

Anche io pensavo che fossero troppo giovani per fare un passo così importante.

Insomma, erano ancora al liceo!

Però non c'era modo di fargli cambiare idea, e la cerimonia si doveva fare, e subito anche.

A quel punto i ragazzi e Finn entrarono nella sala dove si doveva svolgere il matrimonio, e noi ragazze cominciammo a sistemarci per seguirli. Proprio mentre stavamo per entrare squillò il mio cellulare.

Era Quinn.

Rachel mi guardò scocciata, ma poi mi disse di rispondere e di fare in fretta.

«Roxanne?» mi chiese una voce dall'altra parte del cellulare.

Ma non era la voce di Quinn.

«Sì, Mrs. Fabray?» chiesi io a mia volta, un po' confusa.

Perché la madre di Quinn mi chiamava con il cellullare della mia amica?

Cosa voleva?

«Quinn ha appena avuto un incidente» mi disse con voce ansiosa.

Cosa?

Non poteva essere vero!

No, no e poi no!

Sentii le gambe cedere, e credo che sarei caduta se non avessi fatto in tempo ad appoggiarmi alla parete accanto a me, e se Blaine, vedendomi barcollare, non fosse corso a prendermi per la vita e sostenermi.

«È viva» mi disse ancora la madre di Quinn «Siamo in ospedale, e prima di addormentarsi ha chiesto di te e Puckerman» aggiunse poi, mantenendo l'ansia nella voce.

Facevo ancora fatica a parlare e respirare, però dovevo dire qualcosa, perché la madre di Quinn aveva bisogno di una risposta.

«Siamo lì in dieci minuti» le assicurai allora in fretta, e poi chiusi la chiamata alzando lo sguardo e trovandomi le mie amiche, Blaine e Kurt, che mi guardavano con aria spaesata.

«Roxie, cos'è successo?» mi chiese Blaine preoccupato, continuando a sostenermi per la vita.

«Quinn ha avuto un incidente» mi limitai a dire con un fil di voce, ma mi sentirono comunque tutti «Ho bisogno di Puck» aggiunsi poi, puntando gli occhi sul mio migliore amico e leggendo preoccupazione nei suoi.

Eravamo tutti evidentemente impanicati.

Tina corse dentro a chiamarmi Puck, e appena arrivò gli dissi quello che mi aveva detto la madre di Quinn. Lui mi guardò con gli occhi spalancati e poi mi prese per mano e cominciò a trascinarmi fuori. Salimmo velocemente in macchina e andammo dritti all'ospedale, senza nemmeno cambiarci i vestiti. Non so dove trovai la forza di correre visto che le mie gambe sembravano sul punto di cedere ogni secondo, ma forse vedere Puck agitato quanto me un po' mi aveva dato forza. Era evidente che fosse in ansia, forse anche più di me, e che voleva arrivare all'ospedale il prima possibile.

«Dov'è?» chiese infatti con il fiatone, quando arrivammo dalla madre di Quinn.

«È dentro, ma non possiamo ancora entrare. La stanno lavando e ha bisogno di riposare» ci rispose lei guardandoci con gli occhi lucidi.

Era evidentemente preoccupata, ma riusciva a controllare l'ansia decisamente bene. Sicuro meglio di noi.

«Sta bene?» chiesi io con il fiato grosso.

Avevo una paura tremenda.

Non potevo perdere la mia migliore amica così, non potevo, non potevo e non potevo!

«Non mi hanno ancora detto niente di preciso, ma non è in pericolo di vita. Era cosciente quando l'hanno soccorsa» rispose lei annuendo.

Sembrava più tranquilla di quando mi aveva chiamata.

Io invece non lo ero per niente. Il cuore mi batteva a mille, e avevo paura che mi sarebbe potuto schizzare fuori dal petto da un momento all'altro.

«Non so quando ci permetteranno di vederla, sicuramente non tanto presto. Fate in tempo ad andare a cambiarvi» ci disse poi la madre di Quinn, riferendosi soprattutto alle mie scarpe.

In effetti non erano comode, ma in quel momento erano l'ultima delle mie preoccupazioni.

«No, io resto qui» disse Puck deciso, e poi guardandomi mi chiese cosa avessi intenzione di fare io.

«Anche io» confermai annuendo «Credo che andare a casa non risolverebbe niente. Probabilmente sarei ancora più in ansia. Se resto qui avrò le notizie subito» aggiunsi poi, prendendo posto dove la madre di Quinn ci stava facendo segno di sederci.

Puck si mise alla mia destra e cominciò a muovere la gamba nervosamente. Avrei tanto voluto consolarlo e tranquillizzarlo in qualche modo, ma non trovavo nulla da dire. Ero in ansia anche io, e nella mia testa continuavano a frullare le prime parole che mi aveva detto la madre di Quinn al telefono "Quinn ha avuto un incidente". In quel momento mi era crollato il mondo addosso. Avevo cominciato a non sentire più nulla e mi era mancata l'aria. Il braccio di Blaine che mi aveva sorretta era stato la mia ancora di salvezza, perché ero certa che sarei collassata a terra se non ci fosse stato. Poi quando la madre di Quinn mi aveva assicurato che era viva, un minimo avevo ricominciato a respirare, ma la preoccupazione non era sicuramente passata.

«Ehi, smettila di mangiarti le unghie»
Puck mi risvegliò dai miei pensieri prendendomi la mano destra e portandola lontana dalla bocca.

Non mi ero neanche accorta di cosa stessi facendo. Non ero solita mangiarmi le unghie.

Posai gli occhi sul ragazzo accanto a me e lo vidi triste e preoccupato. Ma nonostante fosse evidente che era distrutto, mi mise comunque un braccio intorno alle spalle e mi fece appoggiare la testa sulla sua spalla.

«Andrà tutto bene» mi sussurrò poi, appoggiando la sua testa alla mia e accarezzandomi la spalla per rassicurarmi.

Senza riuscire a controllarmi allungai una mano e presi la sua, stringendola in cerca di conforto. Lui non sembrò essere dispiaciuto, e accettò volentieri il contatto con me.

Le ore passarono, e ancora noi non sapevamo niente di Quinn e non ci era ancora stato permesso di vederla.

«Ragazzi, non dovete per forza rimanere qui» ci disse verso mezzanotte la madre di Quinn, che non aveva fatto altro che camminare avanti e indietro per la sala d'aspetto e fare domande a ogni medico che vedeva passare «Vi prometto che appena so qualcosa vi chiamo» aggiunse poi con aria stanca.

Io alzai lo sguardo su Puck e vidi che era assonnato, esattamente come me, ma decidemmo comunque di restare lì. Eravamo sicuri che non saremmo riusciti a dormire a casa, almeno lì stare svegli sarebbe servito a qualcosa.

Forse.

~~~

«Siamo amici di Quinn»

La mattina dopo mi svegliai con quella frase pronunciata da una voce decisamente conosciuta.

Aprii gli occhi, e rimasi accecata dalla luce che entrava dalle finestre. Appena mi ripresi un po' mi accorsi di essere appoggiata alla spalla di Puck, che a sua volta si era appena svegliato e si guardava intorno frastornato. Non mi ero nemmeno accorta di essermi addormentata, e a giudicare dell'espressione confusa di Puck nemmeno lui.

Quando puntai gli occhi sulla persona che aveva pronunciato quella frase mi trovai davanti proprio chi mi aspettavo: Kurt stava parlando con la madre di Quinn, mentre Blaine si era accorto che io e Puck ci stavamo svegliando e stava venendo verso di noi.

«Ehi, Shug» si limitò a dire, mentre si fermava in piedi di fronte a me.

Io gli feci un mezzo sorriso, ancora un po' addormentata, e lui si chinò per darmi un bacio sulla guancia.

«Ci sono novità?» chiese Puck con voce roca e assonnata.

«Non ancora» rispose Blaine lanciando uno sguardo al suo ragazzo e alla madre di Quinn, che erano poco lontano da noi «Ti ho portato il cambio» disse poi rivolto a me e mostrandomi la borsa che aveva in mano.

«Grazie» sussurrai io, e prendendo la borsa andai in bagno a cambiarmi.

Mi infilai i jeans, e mentre mi infilavo la felpa che c'era nella borsa mi accorsi che non era mia, ma non ci misi molto a riconoscerla. Era di Blaine, ed era la mia preferita (e una delle poche che aveva nell'armadio). Era così bello indossare qualcosa di largo e comodo. Era bello il vestito da damigella del matrimonio, ma era decisamente scomodo, soprattutto dopo 24 ore che lo avevo addosso. Per non parlare poi della scarpe. Per fortuna Blaine mi aveva portato le mie scarpe da tennis, che non avevo mai trovato così comode come in quel momento.

No, non avevo indossato gli stivali, e Blaine non me li aveva nemmeno portati. Evidentemente si ricordava che nei momenti di preoccupazione e di sconforto mi passava anche la voglia di indossare il mio indumento preferito. Poco prima di uscire dal bagno mi strinsi nelle spalle e assaporai per bene il profumo di Blaine sulla felpa che avevo addosso. Mi era sempre stata di conforto, e devo dire che anche quella mattina un minimo mi aiutò.

Quando uscii dal bagno mi accorsi che Kurt e la madre di Quinn si erano avvicinati a Puck e Blaine, ma nessuno sembrava avere molta voglia di parlare. Infatti la prima cosa che fece il mio migliore amico appena li raggiunsi fu stringermi tra le braccia, senza dire nulla.

In quel momento, stretta nell'abbraccio del mio migliore amico, sentii tutta la tensione e la stanchezza finalmente abbandonare, almeno in parte, il mio corpo, e mi sciolsi in un pianto liberatorio ma silenzioso. Non volevo che gli altri mi sentissero, soprattutto la madre di Quinn. Mi sembrava fuori luogo piangere così quando sarebbe dovuta essere lei quella più preoccupata di tutti.

Nonostante cercassi di non fare rumore però, Blaine si accorse che stavo piangendo, e mi strinse più forte lasciandomi un serie di baci sulla tempia e cominciando a dondolare leggermente a destra e a sinistra per cullarmi.

«Andrà tutto bene» mi sussurrò poi.

Il suono della sua voce mi consolò leggermente, e lo strinsi ancora di più per sentire ancora più conforto. Restammo così abbracciati per qualche minuto, poi quando mi calmai alzai lo sguardo su di lui, senza però sciogliere il nostro abbraccio.

«Perché mi hai portato questa felpa? Mia madre non ti aveva dato nulla?» gli chiesi io, mentre lui mi asciugava una lacrima con il pollice.

«No, te l'ho portata perché so che è la tua preferita. E mi ricordo che quando avevi bisogno di conforto, beh questa un po' ti aiutava» mi rispose lui alzando leggermente le spalle «Spero che sia ancora così» aggiunse poi dandomi un bacio in fronte.

Io feci un mezzo sorriso.

Il mio Blaine!

Poi appoggiai la testa alla sua spalla voltandomi a guardare gli altri. Kurt mi guardò con compassione, e appoggiò la sua mano a quella che io avevo messo sulla spalla di Blaine, stringendola leggermente per confortarmi.

Era bello che fossero lì per me, ma soprattutto era bello che fossero lì per Quinn.

Dopo pochi minuti arrivò un infermiera che ci avvisò che Quinn era sveglia e che potevamo vederla.

«Entri prima lei» disse Puck alla madre di Quinn.

La donna mi guardò e io annuii sulla spalla di Blaine e ancora stretta tra le sue braccia.

Era giusto così.

Mentre lei entrava incrociai lo sguardo di Puck. Era evidentemente stanco, ma sembrava sollevato dal fatto che Quinn fosse sveglia e cosciente. Abbozzò un sorriso, e lo feci anche io. Poi allungai una mano per stringere le sua, come avevo fatto la sera prima. Entrambi avevamo bisogno di conforto e di quel contatto.

Dopo pochi minuti la madre di Quinn ci venne a chiamare con gli occhi lucidi, e io e Puck entrammo nella stanza d'ospedale.

Appena vidi il volto di Quinn mi si riempirono di nuovo gli occhi di lacrime, ma mi sforzai di non piangere, cercando invece di sfoggiare un sorriso.

Quando la mia amica incrociò il suo sguardo al mio le vidi gli occhi illuminarsi, e mi accorsi di quanto fossero meravigliosi anche in un momento del genere.

Puck mi fece segno di sedermi sulla sedia accanto al letto, e lui si mise alle mie spalle.

«Ciao» disse poi guardando Quinn con un sorriso tenero.

«Ciao» rispose lei sorridendo a sua volta «Mia madre mi ha detto che avete dormito qui» aggiunse con voce debole.

«Sì, sulle comodissime sedie della sala d'aspetto» rispose Puck con voce ironica.

Io lo guardai leggermente divertita e confermai che erano davvero scomode.

«Non lamentarti troppo, almeno tu avevi la testa appoggiata alla mia spalla e non al muro» mi rimproverò lui facendo ridere Quinn.

Onesto.

«Come stai?» le chiesi io poi, guardandola con aria apprensiva.

Era bellissima anche su quel letto di ospedale, con i capelli spettinati e gli occhi stanchi e provati.

«Abbastanza bene. A parte per il fatto che ho subito un grave trauma alla colonna vertebrale e per un po' dovrò usare la sedia a rotelle» rispose lei annuendo.

Io rimasi senza fiato.

La sedia a rotelle?!

Non avrebbe potuto camminare più?!

Non poteva essere vero!

«I dottori sono positivi, dicono che con una buona dose di fisioterapia e cure potrò riprendere a camminare entro pochi mesi» disse lei prendendomi la mano per rassicurarmi.

Sembrava averla presa meglio di me.

Non potevo immaginare la mia migliore amica che si muoveva su una sedia a rotelle!

E oltre a non poter più camminare, non avrebbe più potuto ballare, che era una delle cose che le piacevano di più!

«Beh, almeno potrò ancora cantare» disse lei sorridendo e alzando le spalle, dopo che Puck le ebbe fatto presente la cosa.

Come la ammiravo!

Ancora una volta si era dimostrata una ragazza davvero forte e coraggiosa.

Come poteva prendere tutto così alla leggera?!

Se io fossi stata nella sua situazione probabilmente sarei stata distrutta e senza speranze. Invece lei aveva la forza di sorridere e di rassicurare noi, che in quel momento sembravamo più preoccupati di lei.

Ancora una volta sentii le lacrime minacciare di uscire, e fu più difficile trattenermi.

«No, no, no! Non voglio vederti piangere, Roxie. Non è una tragedia, tornerò a camminare, ne sono certa» mi disse subito lei per fermarmi «E poi rimango sempre la solita Quinn» aggiunse sorridendomi leggermente.

Sorrisi anche io, anche se non ero del tutto convinta.

Però aveva ragione, se non era disperata lei perché dovevo esserlo io?

E poi, vedermi piangere era l'ultima cosa di cui aveva bisogno.

«Mia madre mi ha detto che c'è qualcun altro fuori» disse poi per cambiare argomento.

«Sì, ci sono Blaine e Kurt» le rispose Puck.

«Potresti andare a chiamarli per favore?» gli chiese lei «Vorrei vederli» aggiunse poi sorridendogli.

Puck annuì e uscì dalla stanza lasciandoci sole.

Quinn mi guardò, e per la prima volta da quando ero entrata mi accorsi che aveva lo sguardo spento.

«Non potevo piangere davanti a Puck, però ho paura, Roxie» ammise con gli occhi lucidi «E se non posso camminare mai più? Se i dottori si rendono conto che non c'è modo per curarmi?» aggiunse poi con la voce rotta dal pianto.

In quel momento toccò a me fare la parte di quella forte e confortarla. Fu difficile, ma mi feci forza, e riuscii a farlo per lei, per la mia Quinn.

«No, Quinn, non devi pensare queste cose, sei forte e sei giovane. Tornerai a camminare e a ballare, e ti prometto che appena potrai, faremo un pezzo insieme per mostrare a tutti quanto sei tenace» le dissi stringendole più forte la mano per rassicurarla.

Lei mi guardò ancora scossa dal pianto.

Non volevo vederla piangere, e non volevo piangere anche io, ma non mi trattenni. Era davvero terribile vederla così.

«Facciamo così, ti prometto che almeno tre volte a settimana ti accompagno a fare fisioterapia. La faremo insieme, così non sarai sola e affronteremo insieme questo momento» dissi ancora decisa, quando riuscii a controllare i singhiozzi.

Sentii la sua mano stringere la mia con gratitudine, e finalmente la vidi illuminarsi in un altro dei suoi magnifici sorrisi, che diventò ancora più grande all'arrivo di Blaine e Kurt, mentre nei suoi occhi la gioia di vederli sostituiva le lacrime.

~~~

«Come sta Quinn?» mi chiese un paio di giorni dopo Mike, avvicinandosi al mio armadietto senza preavviso.

Io lo guardai sorpresa, ma neanche troppo, perché sapevo che Mike era sempre premuroso e si preoccupava per i suoi amici.

«Bene, sta facendo fisioterapia, e anche se per un po' dovrà stare sulla sedia a rotelle, i medici sono fiduciosi che ricomincerà a camminare presto» risposi forzando un mezzo sorriso.

Non ero in vena di sorridere in quei giorni, però mi sforzavo di farlo, perché Quinn lo faceva molto nonostante la situazione, e non vedevo perché dovessi essere io a rattristarla.

«E tu come stai?» mi chiese Mike con apprensione.

Io sospirai.

A quanto pare era evidente che io fossi molto giù.

«Non lo so» ammisi in risposta «Non credo di provare niente in questo momento, e soprattutto non riesco a essere felice» aggiunsi scuotendo leggermente la testa e abbassando lo sguardo.

Sentii Mike sospirare.

«Ehi, se hai bisogno di qualsiasi cosa io ci sono» mi disse cercando il mio sguardo.

Io alzai gli occhi su di lui e gli feci un mezzo sorriso.

Che belli i suoi occhi color cioccolato sempre così gentili e luminosi!

«In realtà... in realtà ho bisogno di qualcosa» dissi prima che potessi controllarmi.

Sì, mi ero accorta di aver bisogno di una cosa da Mike, ma mi imbarazzava un po' chiedergliela. Solo che non ero riuscita a fermare le mie parole e ora dovevo parlare.

«Tutto quello che vuoi» mi disse infatti Mike con un sorrisetto tenero.

«Solo... solo un abbraccio» dissi io.

Il sorriso di Mike si allargò, e poi si avvicinò per stringermi a sé.

Quanto mi erano mancati gli abbracci di Mike!

Ero sicura che fosse una delle persone più brave ad abbracciare, anche perché aveva delle braccia pazzesche!

Abbracciarlo era una delle cose che mi piaceva di più fare quando stavamo insieme, ed era anche una delle cose che mi mancavano di più di Mike.

In quel momento poi, avevo davvero bisogno di sentirmi stretta a lui e di sentire il suo profumo pervadermi le narici. Sarei rimasta lì abbracciata a lui per ore, senza stancarmi mai delle sue braccia e delle sue carezze.

Era proprio quello che mi serviva in quel momento.

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