EPILOGUE

«Devo dirvi una cosa»

Io e Blaine eravamo al nostro armadietto, quando eravamo stati raggiunti da Quinn, che dopo averci detto quella frase si guardò intorno un po' irrequieta.

Io e Blaine ci lanciammo uno sguardo stranito, poi ci facemmo trascinare da Quinn in un aula vuota dove si chiuse la porta alle spalle.

Sembrava davvero agitata.

«Quinn, tutto bene?» le chiese Blaine guardandola preoccupato.

In effetti era preoccupante quel suo atteggiamento.

«Devo dirvi una cosa» ripeté lei sempre più irrequieta.

«Ok, parla» la incitai io, curiosa di sapere cosa ci fosse di così importante da renderla così agitata.

All'improvviso mi venne un dubbio: Biff non le aveva chiesto di sposarlo vero?!

Non ci stava per dire che si stava sposando?!

Puntai immediatamente gli occhi sul suo anulare sinistro, ma non c'era nessun anello, il che mi concesse un po' di tranquillità.

Se Biff le avesse fatto la proposta Quinn avrebbe sfoggiato l'anello con fierezza, quindi quella ipotesi era da escludere.

«Cosa pensereste se io vi dicessi che mi sono accorta che mi piace Puck?» ci chiese guardandoci titubante.

Io e Blaine spalancammo occhi e bocca increduli.

Davvero?!

Puck?!

«Finalmente!» esclamammo io e Blaine all'unisono.

Quinn ci guardò confusa.

«Come?» ci chiese stranita.

«Quinn, è da quando ho messo piede al McKinley che mi sono accorto che ti piace Puck e che eravate fatti per stare insieme» le spiegò Blaine con aria ovvia.

«Già, l'ho sempre pensato anche io, e non vedevo l'ora che arrivasse questo giorno. Finalmente ti sei accorta che ti piace, e finalmente potete stare insieme» gli diedi man forte io annuendo.

Quinn passò lo sguardo da me a Blaine ancora confusa e incredula.

«Perché non me lo avete mai detto?» ci chiese poi, leggermente indignata.

Io e Blaine la guardammo scettici.

«Non ci avresti creduto, Quinn» le rispose Blaine con aria ovvia.

«Se qualche giorno fa ti avessi detto che secondo me tu e Puck siete fatti per stare insieme mi avresti riso in faccia» aggiunsi io alzando le sopracciglia e annuendo.

Quinn fece una risatina e poi ci diede ragione.

«Però, davvero era così evidente?» ci chiese, ancora non del tutto convinta.

Io e Blaine ci guardammo con aria complice e poi io le risposi.

«Quinn, è dal primo anno che quando Puck punta gli occhi su di te si illumina come non mai, ed è sempre stato così. Ho sempre pensato che sareste una coppia perfetta, e non nego che speravo che ti accorgessi in fretta che Puck è il ragazzo giusto per te. Non guarda nessuna come guarda te, e quando siete insieme tira fuori il meglio di sé, il suo lato migliore, perché tu lo rendi migliore» le dissi convinta delle mie parole.

Pensavo davvero quello che avevo appena detto a Quinn, ho già detto che pensavo che Quinn fosse la ragazza che avrebbe fatto mettere la testa a posto a Puck una volta per tutte, e la ragazza che lo avrebbe convinto a lasciarsi l'adolescenza alle spalle, smettere di essere un donnaiolo e iniziare a esprimere i suoi veri sentimenti.

«Sì, e non credo che sia stato un caso che Puck sia stato il primo ragazzo con cui hai avuto un rapporto» mi diede man forte Blaine «Eravate destinati fin da quel momento, e un altro segno del destino è stata Beth, che poteva uscire così perfetta solo da un'unione ricca di amore» aggiunse annuendo a sua volta.

Quinn ci guardò ancora incredula, mentre un sorriso nasceva spontaneo sul suo volto. Era evidente che le piacesse sentirsi dire certe cose.

«Ma a lui hai detto che ti piace?» le chiese Blaine dopo pochi secondi di pausa.

«Sì, ne abbiamo parlato pochi giorni fa. È stato lui a iniziare ad aprirmi il suo cuore, e mentre parlava mi sono accorta di provare le stesse cose che provava lui, così ho confessato» ci spiegò Quinn con un sorriso.

Era bello vederla così. Finalmente aveva un sorriso sincero in volto e non una felicità costruita.

«E... per quanto riguarda Biff? A lui ne hai parlato?» le chiesi.

In effetti non aveva ancora nominato il suo ragazzo, e volevo sapere che fine avesse fatto.

«Non credo che ce ne sia bisogno» mi rispose lei «Gli ho detto di Beth e del mio passato. Mi ha lasciata» spiegò poi.

Non sembrava poi così scossa dalla cosa però.

Io invece ero fiera di lei, molto fiera.

«Quinn...» iniziai a dire infatti per congratularmi, ma lei mi fermò.

«No, parlo io ora» mi disse alzando una mano «Volevo ringraziarvi, perché mi avete fatto capire che è meglio avere una vita ordinaria ed essere se stessi, che fingersi qualcun altro per avere una vita particolare. Mi avete fatto capire che non voglio una vita da ricca e infelice come tutte quelle ragazze che si vedono sui giornali che hanno sposato dei milionari vecchi solo per i soldi» disse scuotendo la testa.

«Beh, non avresti sposato un vecchio bavoso» le feci notare io bassa voce.

Insomma, odiavo Biff, ma era un gran bel ragazzo, niente da dire su quello.

Quinn e Blaine fecero una risatina divertiti.

«In qualsiasi caso» continuò poi Quinn «Non mi interessano i soldi, io voglio l'amore. Lo sapete anche voi che ho bisogno di amore nella mia vita, tanto, e credo che Puck possa essere la persona giusta in questo momento» concluse annuendo con un sorriso.

Io la guardai fiera di lei.

Aveva ragione, Puck era la persona giusta.

«Ti ricordi quella conversazione che abbiamo avuto a New York alle nostre prime Nazionali? Dopo che ti eri tagliata i capelli per colpa di Finn?» le chiesi, vedendola annuire «Ecco, quel ragazzo di cui parlavo, quello che sarebbe stato perfetto per te perché ti avrebbe accettata così, speciale come sei, era Puck» le confessai vedendola sorridere di nuovo.

Era vero, stavo pensando proprio a Puck in quel momento, ma non potevo dirglielo, perché come ho detto prima, mi avrebbe riso in faccia.

«Ci sono arrivata ieri, dopo aver baciato Puck» ammise lei divertita.

«Quindi ora state insieme?» le chiese Blaine, che evidentemente non stava nella pelle.

Voleva vedere Quinn e Puck essere una coppia consolidata, proprio come lo volevo io.

«Sì, credo proprio di sì, e non vedo l'ora di dirlo a tutti!» esclamò lei con un sorriso a trentadue denti.

Ne facemmo uno anche io e Blaine, poi ci stringemmo tutti e tre in un abbraccio entusiasti.

«Ragazze, ma ci pensate?! Io sono fidanzato e voi avete trovato i ragazzi dei vostri sogni! Non c'è mai stato un momento migliore per i Bloxuinn!» esclamò Blaine al settimo cielo.

«Oh no, Blaine! Ancora quel nome?!» gli chiesi io alzando gli occhi al cielo.

Insomma, stava andando tutto bene, perché aveva pronunciato quella parola?

«Lo sapete che mi piace» si difese il mio migliore amico alzando le spalle con innocenza.

«Certo che ti piace l'hai inventata tu!» gli fece notare Quinn con aria ovvia, facendomi ridere.

Non aveva tutti i torti!

A Blaine piacevano sempre le cose che inventava lui, anche se erano evidentemente pessime.

«Quindi, quando lo annunciate a tutti?» chiesi poi a Quinn, impaziente di poter festeggiare con tutti gli altri.

«Oggi, alla lezione del Glee Club» mi rispose lei decisa «Non mancate» aggiunse con un finto tono minaccioso.

Io e Blaine giurammo che non saremmo mancati, ma io prima di andare alla lezione del Glee Club aveva una cosa da fare.

«Ehi!» esclamai pochi minuti dopo, sedendomi accanto a Mike sugli spalti che si affacciavano sul campo di football.

Lo avevo cercato per tutta la scuola, ma forse avrei dovuto immaginare che fosse lì, era l'unico posto in cui essere soli ma non completamente.

Lui mi fece un mezzo sorriso poco convinto.

Io lo guardai con apprensione, perché sapevo cosa gli stava succedendo.

Vi ricordate la frase che aveva detto la settimana prima in auditorium?

Che sembrava che nulla potesse durare?

Ecco, da quel momento non era più tornato allegro come prima, e aveva perso un po' della luce tipica dei suoi bellissimi occhi.

Dovevo fare qualcosa.

«Ti ho cercata prima per dirti che sarei stato qui, ma non ti ho trovata da nessuna parte» mi disse Mike con voce mogia.

«Ero con Quinn e Blaine» gli spiegai «Possiamo parlare?» gli chiesi poi, puntando i miei occhi nei suoi.

«Se mi stai per lasciare non sono ancora pronto» mi rispose lui.

Io lo guardai con le sopracciglia aggrottate.

Lasciare?

E perché avrei dovuto?

«Non voglio lasciarti, Mike, non ci penso proprio» gli dissi scuotendo ripetutamente la testa.

Lui mi guardò quasi incredulo e sicuramente sollevato.

«Sono qui per dirti che la frase che hai detto la settimana scorsa mi ha davvero colpita, e mi ha fatto pensare» iniziai a dire per chiarire l'argomento «Ragionando, non ho potuto fare a meno di pensare che tu abbia ragione, con tutto quello che sta succedendo sembra che nulla sia certo» continuai abbassando lo sguardo sui miei stivali «Però mi ha fatto anche capire che io voglio che qualcosa sia certo e che duri, e voglio che ne sia certo anche tu. Voglio che tu sappia che io ci sono, Mike, sono qui, sono tua, ti amo e finché dura ci sarò. Sei il mio Boo, non dimenticartelo mai» aggiunsi, ripuntando i miei occhi in quelli color cioccolato di Mike.

Feci una pausa per respirare, poi continuai.

«Non posso assicurarti che durerà per sempre, è impossibile saperlo, però voglio che tu sappia che io voglio che duri, e posso assicurarti che adesso come adesso ti amo come non ho mai amato nessuno, e che adesso come adesso voglio solo te» dissi con decisione.

Mike mi guardò incredulo e con gli occhi ricchi di gratitudine.

Mi avvicinai un po' di più, e misi le mie gambe sulle sue per averlo il più vicino possibile.

«Ti amo anche io, Akemi» fu l'unica cosa che riuscì a sussurrarmi lui, ma fu abbastanza, perché avevo visto parte della luce tornare nei suoi occhi, e mi aveva anche fatto un mezzo sorriso.

«So che è un momento difficile, e so che tutto sta finendo, ma noi siamo nel pieno del nostro amore, e io non ho intenzione di farlo finire per il momento» dissi ancora, posandogli le mani sulle guance «Boo, mi fai un sorriso?» gli chiesi poi, strofinando il mio naso al suo.

Mike mi fece un sorriso già più raggiante di quello di prima, e allora io posai le mie labbra sulle sue lasciandoci dei piccoli baci.

Il suo sorriso si allargò sempre di più, fino a che non divenne uno dei magnifici sorrisi che mi facevano impazzire.

Ora sì che era tornato a essere il mio Boo!

~~~

Come aveva detto Quinn, quel pomeriggio lei e Puck annunciarono a tutti che stavano insieme, e lo fecero cantando "Just Give Me A Reason" di Pink e Nate Ruess. Canzone che cantarono a meraviglia, senza mai interrompere il contatto tra i loro occhi, dai quali usciva amore e solo amore.

«Volevo annunciare a tutti che Puck mi ha chiesto di uscire insieme come coppia» iniziò a dire Quinn alla fine della canzone «Non ci siamo mai frequentati ufficialmente, e per questo ho deciso di vivere questa nuova avventura e accettare» concluse con un sorriso.

Puck era quasi incredulo, ma non era mai sconvolto quanto Mike e gli altri ragazzi, professore compreso.

«Davvero?» mi sussurrò Mike all'orecchio.

Io lo guardai annuendo.

Era chiaramente sorpreso, ma anche molto molto felice.

«Sei l'unico ragazzo che mi ha sempre accettata per come sono, quindi...» disse ancora Quinn rivolta a Puck.

«Beh, dopo aver visto una bambina uscire dal tuo giardino magico il resto è nulla» le fece notare lui.

Io lo guardai sconvolta e divertita allo stesso tempo.

Era sempre il solito Puck!

«Credo di amarti, Puck, e anche se non sarà facile visto che io sarò a Yale e tu chissà dove, preferisco le cose difficili con te che le cose facili con chiunque altro» disse ancora Quinn con sincerità.

Mi venne il magone a sentirle dire una cosa del genere, e appoggiai la testa alla spalla di Mike, guardando la mia amica con gli occhi lucidi.

Ora sì che era davvero felice!

Ma quell'avvenimento non fu l'unico felice della settimana. Infatti c'è una cosa di cui non ho ancora parlato, ma che è importante conoscere: ho già detto che Rachel aveva ottenuto il ruolo di protagonista in Funny Girl, musical di Broadway, ma quello che non ho detto è che poche settimane dopo, Santana aveva fatto l'audizione come sostituta di Rachel per quello stesso ruolo, e lo aveva ottenuto. Credo sia immaginabile che Rachel non l'avesse presa bene, e quelle due settimane erano state ricche di frecciatine tra lei e Santana, che un po' ci mancavano, ma che non erano adatte al momento. Stavamo celebrando il Glee Club, erano le ultime due settimane in quell'aula canto, e loro non facevano altro che litigare.

Non ne potevamo più!

Così Mercedes e Kurt avevano avuto la brillante idea di cantare una canzone in auditorium per invitarle a fare pace, e le avevano convinte. Così il giorno dopo Santana e Rachel avevano cantato insieme "Be Okay" degli Oh Honey per far capire a tutti che erano tornate amiche come prima, anzi no, più di prima (anche perché Santana aveva rinunciato al suo ruolo di sostituta di Rachel perché era tornata ufficialmente con Brittany, quindi avrebbero fatto un viaggio insieme o una cosa del genere). Ora con tutte quelle coppie e amicizie consolidate eravamo davvero pronti a dire addio al nostro amato Glee Club, non prima però di aver cantato due canzoni molto speciali per tutti.

~~~

«Blainey, hai fatto di nuovo la proposta a Kurt?» chiesi quel giorno entrando in aula canto con Artie e Sam.

«No, perché?» mi chiese Blaine raggiungendoci con Tina.

«E allora chi ha messo tutti questi fiori qui?» chiesi ancora guardandomi in giro confusa.

L'aula canto era piena zeppa di calle, quei fiori bianchi simili ai gigli, bellissimi per carità, ma in quel momento un po' troppi sinceramente. Vedendo una cosa così esagerata mi era venuto in mente solo il mio migliore amico, e credo sia ovvio il perché.

«Mi piacciono le sorprese, ma non le cose esagerate» si difese Blaine guardandosi intorno stranito quanto tutti noi.

«Stai davvero parlando di te?» gli chiesi io guardandolo stranita.

Blaine a cui non piacevano le cose esagerate?

Ma non scherziamo!

«Beh, chiunque le abbia messe qui, non credo abbia intenzione di sistemare, quindi dovremo farlo noi» disse Tina guardandosi intorno e spalancando le braccia in segno di resa.

Noi sospirammo e poi le demmo ragione, così cominciammo a mettere a posto, radunando tutto in grandi mazzi e iniziando a mettere negli scatoloni anche tutti i DVD che c'erano nell'aula. Dovevamo smantellarla e salvare il salvabile, perché molto presto sarebbe diventato un laboratorio informatico, e non sarebbe più rimasto nulla della nostra carissima aula canto.

«Ragazzi, ma ci credete che tra poche settimane saremo tutti insieme a New York?!» chiese a un certo punto Artie, mentre io mi appuntavo un fiore nei capelli fermandolo con la molletta che avevo in testa.

Erano belli!

Era un peccato sprecarli tutti!

«Insomma, parlano tutti degli ex-diplomandi e delle loro amicizie, ma guardate noi? Siamo molto meglio! Siamo tutti e cinque grandi amici, e nessuno perderà di vista nessuno alla fine di questo anno scolastico!» esclamò ancora Artie, entusiasta e tirandosela.

«Beh, mi dispiace deludervi, ragazzi ma io non verrò a New York con voi» ci disse in quel momento Tina con aria malinconica «Non sono abbastanza ebrea per essere accettata alla Mitzvah University, quindi dovrò passare il resto della mia vita a Lima» spiegò delusa.

Davvero aveva fatto domanda a un'università del genere?!

E perché mai?!

«Non serve un college per trasferirsi nella grande mela, Tina!» le disse Sam con aria ovvia, sedendosi accanto a lei.

Tina lo guardò scettica.

«Non posso trasferirmi senza avere un piano» ribatté con aria ovvia.

«Kurt l'ha fatto» le fece notare Blaine alzando le spalle con innocenza.

«Sì, ed è andata decisamente bene» gli diedi man forte io annuendo.

«Ma non sarà così per me, perché senza direzione mi sento solo una perdente» protestò Tina sospirando sconcertata.

Io, Sam, Artie e Blaine ci guardammo dispaciuti per Tina, però la frase che aveva appena detto ci aveva ispirati.

«Forse sarai una perdente» iniziò infatti Sam «Ma lo sei come me...«continuò.

«...e me...» disse Artie.

«...e me...» dissi anche io.

«...e me» concluse Blaine sedendosi al piano.

Il secondo dopo aveva iniziato a suonare "Loser Like Me", la nostra canzone originale, che cantammo tutti insieme e che Sam suonò con Blaine prendendo la chitarra.

A un certo punto della canzone presi una delle calle, mi avvicinai a Tina e gliela appuntai tra i capelli fermandola con la forcina che aveva in testa. Lei mi fece un sorriso, e mi strinse leggermente la mano in segno di gratitudine.

«Ti prego, ti prego, ti prego, vieni a New York!» la implorò Blaine appena finimmo di cantare.

«Non ti serve un piano, ti inventerai qualcosa lì» gli diede man forte Artie speranzoso.

Tina ci guardò con un sorriso, poi acconsentì.

«Va bene!» esclamò entusiasta.

Noi esultammo e poi corremmo ad abbracciarla.

Artie aveva ragione, eravamo davvero un bel gruppo di diplomandi, e sì, meglio di quelli dell'anno prima.

Ma ho detto che "Loser Like Me" non era l'unica canzone che mancava da cantare in quell'addio al Glee Club, e l'altra la cantammo per un'occasione davvero speciale.

La signorina Pillsbury era incinta!

Il professor Schuester stava per diventare papà!

Non era una notizia straordinaria?!

Non vedevamo l'ora di vedere il bambino del professore, che sarebbe stato anche un pretesto per vedersi di nuovo tutti insieme. Nell'attesa però, avevamo deciso di fare un video a quel bambino che doveva ancora nascere, per fargli capire quanto fosse importante il suo papà per noi, e quanto gli volessimo bene. Fu anche un modo per ringraziare di tutto il nostro professore, e una volta finito il video cantammo tutti insieme "Don't Stop Believing" dei Journey, che era un po' il nostro inno. Era la prima canzone che avevano cantato Rachel, Finn, Kurt, Mercedes, Tina e Artie quando erano gli unici membri del Glee Club, la avevamo cantata alle nostre prime Regionali e l'aveva cantata Rachel alla sua audizione per Funny Girl. Era la nostra canzone, e da quel momento in poi, oltre a essere la prima canzone mai cantata nel Glee Club, era anche l'ultima.

~~~

«Lo sai che giorno è oggi?» disse una voce al mio fianco mentre ero al mio armadietto.

Io mi voltai verso il mio ragazzo guardandolo con aria ovvia.

«Cos'hai intenzione di fare adesso, chiedermi di sposarti?» gli chiesi «Non so se ti conviene, perché lo sai come la penso sui matrimoni alla nostra età» aggiunsi scuotendo la testa e finendo di sistemare i libri nell'armadietto, che poi chiusi ripuntando gli occhi su Mike.

Lui fece una risatina.

«No, non voglio chiederti di sposarmi» mi assicurò poi divertito «Però...» iniziò poi, ma io lo interruppi immediatamente.

«Se sei qui per invitarmi a festeggiare il nostro mesiversario ti avviso che era una settimana fa» gli dissi puntandogli il dito contro con aria minacciosa.

Eh sì, la settimana prima avevamo fatto otto mesi di relazione.

Wow!

«Lo so, Akemi» mi disse Mike «Ed è proprio per quello che sono qui» aggiunse facendomi aggrottare le sopracciglia «Visto che una settimana fa abbiamo fatto otto mesi, oggi sono otto mesi e una settimana che stiamo insieme, quindi abbiamo battuto il nostro record!» esclamò poi entusiasta.

Io lo guardai ancora confusa.

Quale record?

«La prima volta che siamo stati insieme abbiamo festeggiato otto mesi, e dopo tre giorni ci siamo lasciati. Oggi invece sono otto mesi e sette giorni che stiamo insieme, quattro giorni in più della prima volta» mi spiegò lui con un sorriso.

Io lo guardai sorridente.

Quanto lo amavo!

Non avevo niente da dire, così mi avvicinai e mi allungai sulle punte dei piedi per dargli un bacio sulle labbra.

«Hai intenzione di portarmi al Bel Grissino e poi al Drive-In?» gli chiesi poi, mentre i nostri nasi si sfioravano.

«Al Bel Grissino no, ma pensavo di andare al Drive-In» mi rispose lui.

«Danno Footloose 2011?» gli chiesi ironica.

Lui fece una risatina.

«No, veramente danno Chicago» mi rispose poi, facendo un sorrisetto furbo.

Io lo guardai con gli occhi spalancati.

«Davvero?!» gli chiesi incredula.

«Davvero» mi rispose lui annuendo divertito dalla mia espressione.

Io feci un saltello eccitata e poi gli lanciai le braccia al collo, felice che mi portasse al Drive-In, dove avevamo avuto il nostro secondo-primo appuntamento, a vedere il mio musical preferito.

Era davvero fantastico!

Così quella sera mi passò a prendere alle otto in punto sotto casa (Mike è sempre stato molto preciso con gli orari) per portarmi proprio al Drive-In, dove, dopo aver parcheggiato, salimmo sul tetto come avevamo fatto la prima volta.

«Sei contenta?» mi chiese mentre aspettavamo che iniziasse il film.

«Molto» gli risposi io annuendo «Non solo perché sto per vedere il mio musical preferito per l'ennesima volta, ma perché lo sto per vedere con te nel luogo dove ci siamo baciati per la nostra seconda-prima volta» spiegai puntando gli occhi nei suoi.

Mike mi sorrise.

«Anche io sono felice di essere qui con te» mi disse poi con un sorriso, prima di sporgersi verso di me e iniziare a baciarmi dolcemente.

Che meraviglia!

«Ti amo, Michael Robert Chang Jr» gli sussurrai tra un bacio e l'altro.

Sì, quello era il suo nome intero.

Lui mi guardò con un sopracciglio alzato e un'espressione divertita.

Non l'avevo mai chiamato con il suo nome intero, e faceva strano in effetti.

«Anche io ti amo... Roxanne Johnston» mi disse lui, dicendo a sua volta il mio nome intero.

Io lo guardai con gli occhi spalancati.

Aveva appena usato il mio nome intero?!

Lo sapeva che non mi piaceva!

«Tu mi chiami col nome intero, lo faccio anche io» si difese quando vide la mia espressione.

Io scoppiai a ridere, aveva ragione, colpa mia.

Ma infondo non mi era dispiaciuto poi così tanto, suonava bene il mio nome detto da lui.

Mike scoppiò a ridere quando glielo dissi, poi mi lasciò un altro bacio fugace nell'istante in cui iniziò il film. Allora intrecciai il mio braccio sinistro al suo braccio destro, gli posai una mano sul bicipite accarezzandolo delicatamente con il pollice e appoggiai la testa alla sua spalla.

Ora sì che ero comoda per vedere il mio film preferito accanto al mio uomo preferito.

~~~

Due giorni dopo ero a casa che mi preparavo per il tanto atteso diploma quando suonarono alla porta.

«Roxanne, vai tu?! Sto finendo una cosa!» mi urlò mia madre dal piano inferiore.

«Mamma, lo sai che mi sto preparando!» urlai scocciata, ma non ci fu nulla da fare e dovetti scendere ad aprire la porta di malavoglia.

Ma appena accolsi il nostro ospite capii perché mia madre aveva mandato me. Dietro la porta c'era un mazzo di girasoli gialli bellissimi, e dopo un attimo dietro di essi apparve niente meno che il mio papà.

«Papà!» esclamai felice di vederlo.

Poi gli saltai al collo stringendolo in un abbraccio.

«Non potevo perdermi il diploma della mia bambina per nulla la mondo» mi spiegò lui quando gli chiesi perché fosse lì.

Era magnifico il mio papà!

«Ho appena conosciuto il ragazzo di Blaine, cioè, li ho visti da lontano e ho presunto che fosse il suo ragazzo» disse mio padre prendendo posto sul divano.

«Veramente... è il suo fidanzato» precisai un po' titubante.

Ho già detto che mio padre era un po' diffidente su Blaine, e non sapevo come avrebbe preso il fatto che fosse già fidanzato.

«Fidanzato nel senso che... insomma... con l'anello e tutto?» mi chiese infatti sconvolto.

Io annuii leggermente, arricciando il naso.

Mio padre mi guardò sorpreso.

«Un po' presto no?» chiese poi a nessuno in particolare, forse a se stesso.

«Sì, gliel'ho detto anche io, ma conosci Blaine, quando ha in mente qualcosa non c'è modo di farlo desistere» dissi io alzando le spalle con innocenza.

Mio padre sospirò ancora sconvolto, poi si voltò verso di me con aria minacciosa.

«Non provare a venire a casa con un anello di fidanzamento al dito!» mi ordinò puntandomi il dito contro.

Io alzai le mani in segno di resa e gli assicurai che non sarebbe successo.

«Gliela faccio vedere io a Michael altrimenti» aggiunse deciso.

A proposito di Michael, in quel momento suonò di nuovo il campanello, e quando andai ad aprire mi trovai di fronte proprio il mio Boo, con un sorriso smagliante e una bellissima rosa rossa in mano.

«Ciao, diplomanda» mi disse, prima di lasciarmi un bacio a fior di labbra.

Io gli sorrisi, poi accettai la mia rosa e gli chiusi la porta alle spalle.

«C'è mio padre» gli sussurrai prima di entrare in salotto.

Sapevo che non aveva problemi, però era giusto avvisarlo.

«Gliel'hai portata tu quella rosa, Michael?» gli chiese mio padre, quando io e Mike prendemmo posto sulla poltrona di fronte a lui.

Un po' stretti, ma io non mi lamentavo.

Mike annuì.

«È il mio regalo per il diploma» aggiunse «Uno dei tanti» mi sussurrò poi nell'orecchio con aria maliziosa.

«I fiori preferiti di mia figlia sono i girasoli» disse mio padre fingendo noncuranza, ma era evidente che lo avesse fatto apposta per far capire a Mike che aveva sbagliato.

Ma io non la pensavo così, anzi, mi piaceva molto quella rosa.

«Lo so, però venendo qui ho visto quella rosa in un negozio e mi ha ricordato quella che indossava quando abbiamo fatto West Side Story, così ho deciso di portargliela» disse Mike per difendersi.

Mio padre non aveva più nulla da dire, e io nemmeno. Ero rimasta letteralmente senza parole da quella sua spiegazione, e anche senza fiato.

In effetti la rosa che avevo tra i capelli in West Side Story era di un rosso particolare (ed era ovviamente finta) e quella che mi aveva portato Mike era dello stesso rosso ma vera.

Era pazzesco!

«Shug, ti muovi! Siamo in ritardo!» esclamò in quel momento qualcuno, entrando dalla porta d'ingresso senza bussare.

Credo sia chiaro che sto parlando di Blaine, che appena puntò gli occhi su mio padre fece un sorriso imbarazzato per poi concentrarsi di nuovo su di me.

«Andiamo?!» mi chiese ancora impaziente.

Io annuii, mi alzai dalla poltrona, presi le ultime cose e poi seguita dai miei e Mike uscii di casa dove ci aspettavano i genitori di Blaine, Cooper e Kurt.

Oh sì, Cooper Anderson, fratello maggiore di Blaine, era tornato per il diploma del suo fratellino.

«Ehi, Coop!» esclamai salutandolo.

«Ciao, Roxie! Che bello vederti!» esclamò lui abbracciandomi felice «Non mi sarei mai perso il diploma del mio Sch...» mi disse, quando gli chiesi cosa ci facesse lì.

«Cooper!» lo interruppe Blaine fulminandolo con gli occhi.

Io e Cooper scoppiammo a ridere, poi ci incamminammo tutti verso la scuola. Lì i nostri genitori presero posto in platea, mentre Mike e Kurt si sedevano accanto ai nostri compagni.

«Ho sempre pensato che il rosso sia il tuo colore» mi disse Blaine appena io, lui, Tina, Sam e Artie indossammo la tunica del diploma.

«Devo dire che è anche il tuo però» gli dissi io sorridendo.

Stava davvero bene con quella tunica!

Poi passai lo sguardo sugli altri con un sorriso un po' malinconico.

«Siamo bellissimi!» esclamò Artie in quel momento con un sorriso a trentadue denti.

Lo eravamo davvero!

E lo fummo ancora di più pochi minuti dopo, tutti insieme su quel palco, sorridenti come non mai e con il nostro diploma tra le mani.

Quando lanciammo il cappello in aria come di tradizione mi accorsi che era finita un'epoca, e che il liceo era davvero finito. Però quella non era la fine, era solo uno dei tanti inizi di cui è fatta la vita.

Spazio autrice 😊:
Eh , è la fine signori. Davvero infinite grazie a chiunque sia arrivato a leggere fino a qui.
Vi lovvo ❤
Spero che la storia vi sia piaciuta e vi avviso... il sequel è in produzione!
Stay tuned! 😏❤ ci vediamo alla prossima

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