Parte Tredicesima
Pov Kai.
Quando Kai prese coscienza di sé, sbatté le palpebre stordito.
Tutto intorno a lui era confuso, come se ci fosse una fitta coltre di nebbia a oscurargli la vista. Era giorno ma non c'era il sole e il luogo in cui si trovava sembrava una foresta.
Fitti alberi alti si ergevano verso il cielo i quali scomparivano immersi nella nebbia, creando un'atmosfera lugubre.
Si guardò attorno sempre più spaesato, scoprendo di essere in forma umana. Si fissò le mani, dove incastrati tra le dita spiccavano i suoi adorati anelli e sorrise.
Era tornato umano finalmente!
Un pizzico di gioia gli attraversò gli occhi azzurri, ma che svanì dopo pochi secondi. Corrugò le sopracciglia, increspando le labbra a cuore.
Come aveva fatto a ritornare umano se non aveva alcun ricordo a riguardo?
L'ultima cosa che ricordava era...
Fece mente locale, rivivendo con un flashback gli ultimi ricordi: lui che correva, il randagio che lo azzannava, lui che disperato e agonizzante si lasciava andare in una pozza di sangue...
Sgranò gli occhi, guardandosi attorno come un pazzo.
Che cos'era quel posto? Come aveva fatto ad arrivarci?!
Poi un lampo di genio guizzò tra i neuroni, facendolo preoccupare.
Che fosse morto e quello era l'aldilà?
No, assolutamente non doveva succedere. Non poteva morire, non doveva farlo. Aveva altre priorità più urgenti da sbrigare, non dopo aver fatto tanti sacrifici ed essere sfuggito dal mondo prigione.
Allarmato, iniziò a correre a per di fiato tra i secchi arbusti degli alberi, che ai suoi occhi sembravano tutti uguali. Nulla sembrava diverso, nemmeno un sentiero riuscì a trovarci mentre correva a per di fiato. Era tutto dannatamente uguale e più correva più gli sembrava di ritornare al punto di partenza.
Si fermò, afferrandosi con forza le mani tra i capelli.
Non poteva capitargli di nuovo. Non voleva essere intrappolato in un altro mondo, ne aveva abbastanza di tutte quelle stronzate.
Emise un forte urlo, gettando fuori tutta la rabbia e la frustrazione.
Urlò per minuti interi con il volto rivolto verso la fitta nebbia, quasi a sfidarla con ira. Sentiva le guance bollirgli per lo sforzo e il sangue andargli alla testa ma non gli importava, non più.
Avrebbe volentieri perso le corde vocali se queste lo avessero aiutato a farlo uscire di lì.
Tossì a corto di fiato, lasciandosi cadere sul terreno misto alle erbacce.
Rimase lì, seduto per terra con le mani tra i capelli disperandosi in cerca di una soluzione, finché il rumore secco di un ramo spezzato attirò la sua attenzione.
Scattò in piedi, guardandosi intorno sull'attenti.
Lo stesso suono si ripresentò alla sua sinistra e Kai si voltò immediatamente nella direzione, bloccandosi quando vide un'ombra nascondersi velocemente dietro l'albero.
«Ehi!» Lo chiamò, restando fermo.
Per un istante non successe nulla, tanto che pensò fosse stato frutto della sua immaginazione, ma improvvisamente, qualcosa si affacciò lentamente.
Kai deglutì.
Che cavolo era quel coso? Non aveva mai visto nulla del genere.
Dietro l'albero, una figura nera che apparentemente non sembrava umana lo fissava silenziosa. Non aveva un volto né un corpo, sembrava proprio una macchia nera, tranne per due paia di occhi gialli così simili a dei fanali che spiccavano al suo interno.
Quella cosa lo fissava, poi si nascondeva. Cambiava albero sbucando da un'altra parte ripetendo il giro di continuo, fissandolo in silenzio.
Kai avvertì una strana sensazione di inquietudine battergli nel petto come un tamburo, impedendogli quasi di respirare. Non capiva perché ma la sensazione che quella cosa fosse lì per lui lo fece trasalire.
L'istinto gli suggeriva di scappare ma il suo orgoglio gli imponeva di restare lì e affrontarlo perché lui era Malachai Parker, futuro Leader della Congrega Gemini e non si sarebbe mai tirato indietro.
«Cosa vuoi da me?! Io non sono morto!» Lo sfidò rabbioso, quasi sputando quelle parole con rabbia.
La figura attese, nascondendosi lentamente fino a scomparire dietro l'albero. Kai mosse due passi per avvicinarsi ma si bloccò quando si rese conto che la figura non si era mai mossa dal primo albero, poiché lentamente una ad una, dietro gli alberi, sbucarono altre ombre identiche alla prima che lo fissavano in silenzio, accerchiandolo.
Kai si girò in tutte le direzioni trovandosi circondato.
Serrò la mascella e strinse i pugni.
Soffiò con forza l'aria dai polmoni e schioccò le ossa del collo.
Se quella sarebbe stata la sua fine, allora lui avrebbe lottato fino allo sfinimento.
Le ombre scattarono improvvisamente, iniziando a vorticargli in cerchio in velocità intrappolandolo nell'occhio del ciclone oscuro.
Kai urlò, cercando di scacciargli via provando ad utilizzare la magia ma il cerchio sembrava ridursi sempre di più rendendogli faticoso respirare per via della polvere e del terreno che impregnavano l'aria.
Tossì, trattenendo i conati di vomito e in quel momento pensò che fosse davvero la sua fine.
Strizzò gli occhi sentendoli bruciare terribilmente, evitando così la fuoriuscita delle lacrime di disperazione. Sentiva di essere al limite poiché quel poco barlume di magia nel suo corpo gli stava prosciugando le energie.
«Dannazione!» Urlò istericamente, mentre avvertiva le lacrime scivolare via sotto le sue palpebre serrate.
Quando improvvisamente il tempo si bloccò.
Kai sussultò, non avvertendo più il fastidioso suono polveroso del terreno che gli sfrecciava attorno, così aprì gli occhi.
Le ombre erano ancora intorno a lui ma sembravano stessero girando talmente piano da sembrargli ferme. Lo fissavano ma non sembravano essersi accorte di nulla.
Successe tutto in pochi secondi: improvvisamente dall'alto della fitta foresta, una voce risuonò tra la nebbia.
Una voce dolce, rassicurante e terribilmente famigliare giunse alle sue orecchie.
«Spiriti protettori e custodi dell'altro mondo, datemi la forza per guarire quest'anima in pena. Lasciate che viva, che cammini tra noi. Che il sangue ritorni, che le ferite si chiudano:
Tóra Therapévo».
La voce echeggiò su tutta la foresta e Kai avvertì una strana sensazione di tepore avvolgergli il corpo e un piacevole formicolio punzecchiargli il collo.
Alzò lo sguardo verso la nebbia, riconoscendo la voce di Ruby che echeggiava ripetendo le stesse parole all'infinito, finché le ombre attorno a lui iniziarono ad esplodere in un una forte luce una dopo l'altra, illuminando tutta la foresta e facendola scomparire in una forte luce accecante che lo costrinse a chiudere gli occhi.
La ragazzina dai capelli rossi lo stava aiutando?
°°°°
Pov Ruby
Sfogliò attentamente il Grimorio soffermandosi sui capitoli che riguardavo i sortilegi, le maledizioni e gli incanti subdoli.
Aveva urgentemente bisogno di distrarsi per evitare che i suoi pensieri le invadessero la mente di sciocchezze che lei non aveva alcuna intenzione di rimuginare, perciò aveva preso il Grimorio di Oneida e si era messa alla ricerca di qualcosa che avrebbe potuto aiutarla contro i fratelli Salvatore, nel caso venisse loro la brillante idea di ucciderla.
Aveva optato per un approccio diretto e diplomatico, voleva parlare tranquillamente senza fare la prima mossa proprio per fargli capire che non aveva intenzioni ostili nei loro confronti, ma se qualora i due Don Giovanni avessero tentato irrazionalmente di attaccarla allora voleva farsi trovare preparata. Ovviamente, nel modo più eccentrico possibile.
Oltre ad avere con sé l'amuleto di protezione del demone Alastor, non poteva utilizzare con loro futili incantesimi. Doveva far vedere loro chi fosse lei e che non dovevano assolutamente sottovalutarla. Tuttavia, l'anello di Alastor non la rendeva invincibile, certo aveva funzionato alla grande contro Kai ma proprio perché è una creatura magica, mentre con i fratelli Salvatore la situazione era diversa, l'unica cosa che avrebbe potuto fare sarebbe stata quella di avvisarla del pericolo.
Quindi doveva trovare un incantesimo facile e veloce da ricordare così dal salvarle la vita qualora ce ne fosse stata necessità.
Scorse sul lungo elenco, finché un incanto dal nome curioso attirò la sua attenzione.
«L'inganno di Troia» mormorò, passando le dita sulla vecchia carta.
-''L'inganno di Troia è un antico incantesimo, emanato dallo stregone Acheo Jeleo, intorno al 1250 A.C, contro la guerra dei Troiani. Jeleo ricevette in dono l'incantesimo da parte del demone AAmon, in cambio delle anime dei Troiani che questo avrebbe distrutto.
L'incantesimo è capace di far credere alle proprie vittime di aver raggiunto il proprio obiettivo, facendoli cadere in uno stato di Trans momentaneo rendendoli vulnerabili.
Una volta lanciato l'incantesimo questo richiederà un sacrificio; e fu così che Jeleo assieme agli Achei riuscirono a sterminare i Troiani.''- Lesse avidamente le vecchie scritture, affascinata dai racconti che la sua ex maestra aveva raccolto nei suoi lunghi viaggi per apprendere più incantesimi possibili.
Dal primo momento in cui l'aveva conosciuta aveva provato ammirazione nei suoi confronti; la saggezza e la passione poste nelle parole della vecchia strega le avevano suscitato emozioni profonde. Era grazie a lei se aveva trovato l'orgoglio e la forza di essere una strega.
I racconti delle grandi streghe e delle loro gesta avevano dato concime alle fondamenta delle sue radici, di ciò che era.
Come la strega Morgana e le sue ricerche sulla necromanzia le quali avevano dato il via a molti sviluppi che si erano rivelati molto utili per le future generazioni; o Giovanna D'arco, la donna diciannovenne che nel millequattrocento in piena guerra dei cent'anni, era riuscita a convincere il principe Carlo di Valois a guidare l'esercito Francese alla vittoria, diventando la prima strega ad aver comandato un esercito tramite quello che passò alla storia come: ''Le Sort Ascendant'', un incanto capace di donarti la buona sorte.
E come non nominare Anna Bolena, la prima donna ad essere riuscita a creare un filtro d'amore così potente da aver causato lo scisma Anglicano in Inghilterra nel Millecinquecento trentadue.
E ce n'erano così tante, ed ognuna di loro aveva dato prova di coraggio, astuzia e forza. Essere sia una donna che una strega, non era affatto facile soprattutto in quei tempi, eppure loro hanno fatto la differenza diventando donne famose nelle comunità delle streghe, studiate dai giovani per i loro studi e incantesimi come facevano gli umani con la storia, proprio per non dimenticare.
Mille brividi le attraversarono le braccia nel ricordare i racconti di Oneida, si era sentita così incoraggiata e determinata che si era totalmente immersa negli studi perché desiderosa di fare la differenza anche lei.
Sorrise amaramente.
La differenza l'aveva fatta certo, ma sicuramente non sarebbe stata ricordata come un'eroina, bensì più come una cattiva, un'antagonista.
Quelle come lei venivano ripudiate nelle storie, le sue radici modificate, i suoi atti resi crudeli e oscuri, proprio per far sì che i giovani provassero lo stesso odio di chi l'aveva precedentemente derisa come un mostro.
Si inumidì le labbra, continuando a far scorrere lo sguardo sulle pagine. Corrugò la fronte quando vide una nota aggiunta in basso, proprio sotto il sigillo del Demone Aamon.
Scritta con la calligrafia di Oneida.
''Una volta formulato l'incanto, le vittime colpite perderanno la loro anima che sarà costretta a vagare per sempre nel regno dei Morti, lasciando il corpo come un involucro vuoto.''
Rimase piacevolmente sorpresa da quell'incantesimo. Sembrava uno di quelli che ti traevano in un tranello, come in un gioco dove a primo impatto sembra molto semplice ma che alla fine si rivelava molto più difficile.
Ma ciò che la incuriosì molto era proprio la correzione della sua ex maestra. E una domanda le nacque spontanea: che lo avesse provato utilizzandolo contro qualcuno per essersi resa conto degli effetti dell'incanto?
Probabilmente.
Ma la cosa non la sorprese molto. Oneida era un'antica sacerdotessa voodoo facente parte delle Triadi Nomadi, un gruppo di antiche sacerdotesse che viaggiavano per tutto il mondo al fine di raccogliere più incantesimi di ogni genere e raccoglierli in un unico libro Sacro: Il Damballa.
Nessuno sa effettivamente se questo libro esista davvero oppure no. C'era chi affermava che fossero delle dicerie e che le Triadi Nomadi fossero solo una congrega di Streghe che viaggiavano per il mondo, e c'era anche chi affermava che il Damballa esistesse davvero e che fosse stato nascosto in un luogo sicuro, affinché nessuno di malvagio potesse trovarlo.
Ma Ruby sapeva la verità, Oneida era la sua maestra e aveva confermato tutto.
Ovviamente non gli aveva rivelato dove fosse nascosto il Damballa ma le aveva assicurato che fosse ben protetto.
Continuò a leggere la pagina, arrivando alla fine.
-''La formula da recitare è: ''Truva Aldatmacası'' che in Turco veniva tradotto esattamente come: '' Inganno di Troia''-
Sorrise.
Sì, le piaceva. Semplice, veloce e coinciso. Doveva solo ricordarsi la formula e nient'altro.
Ma si ripromise di utilizzarlo solo per necessità, dopotutto aveva optato per una diplomazia tranquilla.
Un movimento alla sua sinistra attirò la sua attenzione.
Chiuse il Grimorio voltandosi verso la palla di pelo seduta tra le coperte ancora sporche.
Kai se ne stava in silenzio, seduto comodamente a fissarla muovendo a tratti la folta coda pelosa.
«Ben svegliato» Inclinò la testa di lato, fissando il movimento giocoso della sua coda pelosa.
Ruby fece dei passi, avvicinandosi con tranquillità.
«Come ti senti?» chiese dolcemente, abbassandosi vicino al divano perlaceo di sua madre.
Kai allungò il collo, annusando il suo profumo con quel nasino rosa lampone. Miagolò, fissandola dritta negli occhi con quei penetranti occhi azzurri, muovendo a scatti la coda.
Lei inclinò la testa di lato, guardandolo intensamente con una punta di severità.
«Ti ho trovato in una pozza di sangue sai?».
Lui miagolò nuovamente, abbassando il musetto con fare colpevole.
Lei restò in silenzio, pensando al motivo per il quale fosse andato via.
Che cosa avrebbe potuto fare una volta scappato di casa, senza che nessuno sapesse la sua vera identità?
«Per fortuna ti ho trovato in tempo. Hai rischiato di morire lo sai? Come hai potuto essere così incosciente?! Sai perfettamente che in questo stato nessuno avrebbe potuto aiutarti» Alzò leggermente la voce, usando un tono duro verso la fine, rimproverandolo come una madre fa con il proprio figlio.
Kai per tutta risposta, fece una cosa che non si sarebbe mai aspettata: alzò la zampina cercando di toccarla, sembrando un cane colpevole che voleva dare la zampa per farsi perdonare.
La scena sembrò così buffa che Ruby soffocò una risatina, facendo così scemare l'aria tesa nella stanza.
Lei scosse la testa.
«E sai anche che non la passerai liscia vero? Soprattutto per questo» Si alzò, indicando la casa con entrambe le braccia aperte.
Lui miagolò in risposta, stendendosi a pancia in giù sulle coperte restando a fissarla.
Ruby scosse la testa.
«Ad ogni modo, contrariamente a ciò che penserai non sono così cattiva da punirti severamente, non dopo che hai rischiato la vita. Però la punizione ti sarà da lezione per la prossima volta».
Allungò la mano destra verso di lui e pronunciò l'incantesimo.
«Alligatum!».
Attorno al collo di Kai comparve un collare nero molto sottile con delle rifiniture d'argento che si chiudevano a forma di lucchetto in un punto.
Kai saltò giù dal divano, soffiandole contro e balzando sul tavolino di legno dov'era riposto il Grimorio su un piccolo piano di sostegno.
«Eh no, mio caro. Mi devi la vita quindi ora non voglio sentire storie» disse severamente, incrociando le braccia sotto il seno.
Kai smise subito di soffiare, emettendo un miagolio secco, arrendendosi all'inevitabile.
«Bene. Sai come funziona l'Alligatum, no? Quel collare non ti permetterà di uscire di casa a meno che tu non abbia il mio consenso. Così almeno posso tenerti d'occhio».
Il micio saltò giù dal tavolo ignorandola completamente e si diresse in cucina mogio.
Ruby ridacchiò soddisfatta.
Era bello guardarlo arrendersi sotto il suo volere. Quanto avrebbe pagato per vedere il suo vero volto da ragazzo offeso metterle il broncio.
Il sorriso si spense sul suo volto.
Ancora?
Scacciò via quegli assurdi pensieri e si preparò a lanciare l'incantesimo per sistemare il disastro che Kai aveva combinato.
Spazio autrice:
Halo! Come state, tutto bene? Spero bene.
Allora, in questo capitolo avete scoperto altre belle cose e in più avete scoperto il passato della vecchia Oneida.
Ma non preoccupatevi per lei, la troveremo più in là. Vorrei solo che vi focalizzaste un attimo sul Dumballa, perché per la vostra gioia, sarà il sequel di questo libro.
Già, ci ho pensato bene e sono giunta alla conclusione che sarebbe bello entrare nel mondo delle streghe per come lo vedo io. Ovviamente ci saranno i personaggi di The Vampire Diaries non temete ma non vi dirò nient'altro.
Felice di aver stuzzicato la vostra curiosità vi saluto, e ci vediamo domani per il Quattordicesimo capitolo. Ciao, ciao pannocchie.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top