Parte Terza
La rossa si girò a fissarlo e dopo pochi istanti si fece vicina.
«Tu mi hai salvata. Chi sei?» Domandò sospettosa, usando un tono di voce tranquillo.
Kai sorrise mesto, sfoggiando il suo sorrisetto.
«Sono Kai» fece, non distogliendo lo sguardo dai suoi strani occhi viola.
«Mi hai salvato la vita. Quelle persone cercavano di uccidermi» continuò, cercando di essere il più credibile possibile, sembrando preoccupato.
Lei lo fissò per pochi istanti, poi addolcì lo sguardo.
«Bene Kai, in questo caso siamo pari. – fece pausa, guardandosi intorno confusa- dove siamo esattamente?»
Kai la osservò: la pelle pallida brillava sotto la luce chiara della luna, andando a risaltare quella delicata spruzzata di lentiggini lievi sulle guance e sul naso. Al solo sguardo sembrava che la sua pelle fosse fatta di pura seta morbida e il contrasto con i capelli rossi accentuava l'evidenza.
Quasi gli venne l'impulso di sfiorarla, anche con un semplice tocco, solo per il semplice constatare la sua impressione ma subito scacciò via quel malsano pensiero, e si schiarì la voce.
«Siamo a Mystic falls, in Virginia»
La ragazza gli sorrise, un sorriso bellissimo che sfoggiava una fila di denti perfettamente bianchi e dritti.
«Capisco. Grazie, Kai» Scandì lentamente il suo nome, guardandolo con malcelata malizia. I suoi occhi parvero brillare alla luce lunare strappandogli una strana sensazione nel petto che non seppe spiegare.
«Ora devo andare. Spero di rivederti» asserì mellifluamente e con un battito di ciglia, scomparì lasciando Malachai solo.
In quel momento un forte vento si sollevò, facendolo rabbrividire e quel gelo bastò per fargli schiarire le idee. Doveva trovare un modo per rubarle il potere e qualcosa in quegli occhi lo avvertiva che non sarebbe stato facile.
°°°
Pov Ruby
Il ticchettio degli stivali risuonava sul freddo asfalto.
La ghiaia si schiacciava sotto il suo peso e il freddo vento gelido di quella serata faceva sì che delle nuvole di vapore uscissero dalle sue labbra carnose.
Camminava sicura, a mento alto, con uno sguardo decisamente poco dolce.
Un unico pensiero le ronzava nella testa: doveva trovare una persona e poi sarebbe corsa diritta dalla congrega e fare piazza pulita di coloro che avevano usurpato il suo posto.
Era stata fortunata ad essere stata liberata nella città di Mystic falls perché lì c'era qualcuno di sua conoscenza che poteva aiutarla.
Un miscuglio di sentimenti le corrodevano nel petto tra cui il più forte di tutti: l'odio. L'odio e la rabbia si erano fatti spazio nel suo petto e la smania di ammazzarli tutti e subito la stava divorando, ma dovette trattenersi.
Si diresse verso la bottega in cui molto tempo prima aveva fatto visita, trovandola spenta. L'edificio era vecchio e malandato e la vernice verde che contornava l'ingresso era a tratti scolorita e consumata.
Inclinò la testa leggermente di lato e con un incantesimo non verbale aprì di scatto la porta della bottega.
Si diresse al suo interno, trovandola lugubre e angusta come la ricordava. La bottega si trovava in un vicoletto della città occultata da un incantesimo di protezione e solo chi conosceva l'esatta ubicazione poteva trovarla.
Fece un passo avanti verso il bancone e improvvisamente le luci si accesero.
Ruby si voltò verso la fonte della magia che percepiva, trovandosi davanti una vecchia strega rugosa.
La vecchia Oneida.
Era cieca e i suoi occhi erano bianchi lattiginosi contornati da un enorme strato di rughe. I capelli bianchi erano liberi in un ammasso aggrovigliato somigliante a un nido di uccelli. Era bassa e tarchiata e quando si fece avanti, mosse il suo bastone di legno d'acero verso di lei.
Ruby non fiatò finché non fu Oneida a spezzare il silenzio.
«Che mi venga un colpo...tu sei...la giovane Reyes, Ruby» esclamò. La sua voce rauca si sollevò di un'ottava per una frazione di secondo, dettata dalla sorpresa. A Ruby parve di assistere ad uno stormo di corvi in piena migrazione.
«Buona sera, Signora Oneida. Disturbo forse?» chiese innocentemente. Il tono mellifluo fece sorridere la vecchia che con un movimento del bastone, chiuse immediatamente la porta del negozio.
Oneida la condusse nel retrobottega, dove praticava la sua magia voodoo e la fece accomodare su una sedia, accanto al tavolino sul quale era posto un grande grimorio dalla copertina scura.
«Sai perché sono qui» Spezzò subito il silenzio la ragazza dai capelli rosso fuoco.
La vecchia si aiutò con il bastone e con tranquillità fece comparire un servizio da Tè sul tavolo. La tazzina si mosse da sola, riempiendosi del liquido ambrato e lasciandosi zuccherare dalla zolletta di zucchero.
Ruby fissò la vecchia e ripensò ai quei sereni giorni in cui si ritrovò ad essere l'apprendista di Oneida. Il voodoo non era come la magia normale, era una forma più antica, diversa e una calamita di magia nera. Attirava qualsiasi forma di malvagità e per usarne in grandi quantità bisognava pagarne il prezzo.
La vista era il prezzo di Oneida, ma d'altro canto, la magia era il suo occhio. Lei vedeva attraverso il suono, gli odori, le sensazioni e le emozioni che un essere vivente emanava. Diceva di vedere l'aura di un individuo.
Per lei avere pagato con la vista non le pesava affatto.
«Oh, sì. So perché sei qui. Ma ti avverto mia cara, non interverrò nelle tue scelte. La responsabilità di ciò che accadrà sarà solo tua»
«Non chiedevo altro» Delicatamente portò la tazzina alle labbra e dopo anni passati in quella cella di oscurità, finalmente un calore intenso si diffuse nel suo petto. Il tè caldo la riscaldò dal freddo rilassando i suoi muscoli, facendole abbandonare per pochi minuti quella postura rigida che sua madre le aveva imposto con il bon ton.
Si leccò le labbra portando lo sguardo sulla tazzina e incantata dal liquido calmo, parlò.
«Raccontami cosa è successo».
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top