Parte Sesta
Tempo fa, quando era ancora una ragazzina e aveva supplicato Oneida di insegnarle un barlume di Voodoo e magia nera, la vecchia maestra che non era cambiata per nulla in quegli anni, le parlò delle evocazioni.
Esistevano diversi tipi di evocazioni tra cui quelle che richiamavano le forze demoniache, gli spiriti dei morti, i famigli o le forze d'energia presenti nella natura.
Quella che l'aveva più affascinata era l'evocazione demoniaca, la più imprevedibile e pericolosa che se non eseguita in modo giusto poteva avere delle ripercussioni orribili.
Fece scorrere le dita laccate di nero sulla copertina: la pelle nera era intatta e perfettamente liscia dovuta all'incantesimo di protezione che lo conteneva.
Lo aprì sfogliandolo con estrema delicatezza e cercò con estrema attenzione la pagina interessata.
Evocazione demoniaca: incantesimo per evocare il demone scelto.
Ruby si leccò le labbra e si preparò per il necessario.
Stranamente l'incantesimo non richiedeva particolari ingredienti, ed era molto semplice da svolgere. L'unica conseguenza era l'enorme quantitativo di energia che esso ti portava via e per una strega alle prime armi questo le avrebbe rischiato la vita.
Ma lei non era alle prime armi, anzi, aveva appreso tutto il necessario da Oneida e dalla sua vecchia insegnante nella Congrega prima che la sigillassero nei suoi Venti tre anni di età.
Prese un gessetto bianco e iniziò a disegnare il sigillo del demone che aveva scelto di evocare sul pavimento. Accese delle candele bianche trovate in dispensa, posizionandole attorno al sigillo. Le fissò per un istante e queste cambiarono il loro colore da bianco a nero.
Si stiracchiò il collo e le braccia prendendo un grosso respiro. Era la sua prima evocazione demoniaca dopotutto.
Guardò il cerchio e si sfilò l'anello che portava al dito donatole da sua madre, posizionandolo al centro del sigillo.
Guardò il Grimorio e lesse l'incantesimo, ripentendolo più volte in mente per focalizzare le parole antiche.
«Sas kaleí, pémptos prínkipas tou Loúsifer.
O, ypérochos prínkipas tou Alástor pou ekdikeítai apó ta láthi pou ypésti, dóse mou ti dýnamí sou kai ton empotíso gia pánta.
Apodechteíte to aíma mou kai trofodotíste ti dýnamí mou, ti thysía mou.
Dóse mou, dóse mou ti voítheiá mou, prínkipa mou».
Pronunciò l'incantesimo tagliandosi il palmo della mano, facendo cadere il suo sangue sull'anello sporcandolo completamente.
«Io ti invoco, quinto principe di Lucifero.
Oh, grande Alastor principe che vendica dai torti subiti, donami il tuo potere e impregnalo per sempre.
Accetta il mio sangue e nutriti del mio potere, del mio sacrificio. Donami, donami il tuo aiuto, oh mio principe».
Ripeté l'incantesimo una seconda volta aspettando un qualsiasi segnale.
Le fiamme delle candele ondeggiarono pericolosamente e l'aria della stanza si fece improvvisamente fredda. Il respiro di Ruby fuoriusciva dal naso e dalle sue labbra con delle nuvolette di vapore.
Sentì la sua energia venir meno e questo le bastò come conferma che l'incantesimo stava funzionando. Il freddo gelo restò per qualche minuto nella sua stanza poi, così com'era arrivato sparì e le candele si spensero in un sol colpo, come se qualcuno ci avesse soffiato con forza contro.
Ruby sorrise, afferrò l'anello di sua madre e lo fissò ancora sporco del suo sangue.
Quell'anello le sarebbe stato di vitale importanza.
°°°
Pov Kai
Si sistemò comodamente sul divano, accavallando le gambe fissando ogni minima parte di quel pomposo appartamento.
Doveva proprio dirlo a sua sorella che i suoi gusti in fatti di arredamento lasciavano molto a desiderare.
Come quella lampada a lume oscena posta vicino al mobile del salotto.
Era rosa, diamine, rosa.
Era un orrore per gli occhi in quel salotto che di Rosa non richiamava proprio nulla.
Sbuffò annoiato, sorseggiando il bicchiere di Whisky che si era gentilmente offerto da solo.
Nella sua mente una miriade di immagini si susseguirono una dopo l'altra: lui che cercava di fondersi con sua sorella e quella traditrice che lo ingannava. La sua prigionia, la sua fuga, il suo vano tentativo di fondersi con lei, i suoi adorati fratellini che lo detestavano.
Per non parlare della combriccola dei succhia sangue che cercavano in tutti i modi di mettergli i bastoni tra le ruote.
Ne aveva abbastanza in effetti, per questo aveva scavato nella sua memoria e si era ricordato del racconto del bastardo di suo padre.
Ma chi se lo sarebbe immaginato che invece del potere si sarebbe trovato davanti un'altra palla al piede da uccidere.
Erano passati due giorni da quando la ragazzina dai capelli rossi aveva fatto scomparire la sua famigliola, ed erano esattamente due giorni nei quali lui si era stabilito nell'appartamento di sua sorella Jo, aspettando pazientemente il suo ritorno.
Aveva assolutamente bisogno di risposte e la sua sorellina doveva dargliele, bisognava solo attendere pazientemente.
Anche se aveva iniziato a pensare che forse erano morti davvero e che la ragazzina non si era limitata a materializzarli in qualche luogo sconosciuto.
Dopo l'ennesimo sorso, uno scatto alla serratura attirò il suo sguardo. Sorrise, preparandosi ad accogliere la sorella come solo lui sapeva fare.
Jo fece il suo ingresso nella stanza, bloccandosi sul posto. La sua espressione mutò da preoccupata a improvvisamente seria.
«Che cosa ci fai qui? E come hai trovato questo posto?»
Sollevò la mano, pronta a spedirlo forse in Cina se solo avesse osato fare qualche passo.
Lui si concesse un sorriso ambiguo, e aprì le braccia.
«Ben tornata a casa sorellina. Ti ho aspettata tanto in questi giorni. Dimmi, dove vi ha spediti, per curiosità?» Fece innocentemente.
Jo lo fissò intensamente, cercando di captare qualsiasi suo movimento, poi rispose.
«Tu non hai idea di cosa hai scatenato». Il tono di voce frustrato a tratti stanco.
Voleva sembrarle minacciosa ma ai suoi occhi sembrava la stessa ragazzina impaurita di quella fatidica notte.
«Ecco perché sono qui. Mi è parso di capire che conosci quella ragazzina e la sua storia» Fece pausa, alzandosi lentamente e avvicinandosi al camino acceso.
«Sai sorellina, a quanto pare la versione di nostro padre è alquanto diversa da quella che ha raccontato a me». Si girò lentamente, fissandola con il suo sguardo glaciale.
Jo non gli staccava gli occhi di dosso. Aveva ancora la mano tesa in avanti e sembrava tremasse, aveva paura di lui.
Le concesse un sorrisino.
«Se mi dirai ciò che voglio sapere, per questa volta ti lascerò in pace» E inclinò la testa di lato, cercando di sembrare più dolce possibile.
Jo sostenne il suo sguardo, sollevando il mento.
«E va bene. Ma subito dopo andrai via»
Kai sorrise come un bimbo e si sedette, godendosi il racconto.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top