Parte Seconda

Mystic falls, ore 21:30

Due giorni dopo...

Il giovane Parker si rigirava tra le mani la minuscola scatoletta, chiusa con uno strano sigillo a forma di serpente. Il sorriso sadico accompagnava quella bella serata d'inverno, fredda come il suo cuore.

Già pregustava il sapore della vittoria, quel sapore ferroso che adorava vedere cosparso sul corpo di coloro che osavano mettersi sul suo cammino: il sangue. Caldo, dolce e irresistibile. Vedere quel colore così forte e vitale per ogni creatura vivente sparso da per tutto lo eccitava enormemente.

Era euforico e non accennava a nasconderlo mentre attendeva che sua sorella Jo e probabilmente tutta la combriccola di quegli idioti, sarebbe piombata lì per evitare la fusione con lei a tutti i costi.

Quella era una cosa che proprio non riusciva a digerire; intralciare i suoi piani ad ogni costo, gli generava un odio dalle viscere e si propagava come un nodo persistente in gola. Li odiava e odiava quella stupida di sua sorella e la sua smania di resistere al suo volere. Perché spingersi a tanto? Perché non lasciargli fare quello che voleva per una fottuta volta nella sua orribile vita?

Serrò la mascella con forza, fermando la scatolina e serrandola in una presa ferrea nella mano destra.

Ora tutto sarebbe cambiato. La sua vita prenderebbe una via migliore.

Una volta aperta quella scatola, l'oscuro potere antico della congrega Gemini sarà nelle sue mani e quegli idioti avrebbero avuto quello che meritavano: la morte.

E questa volta, si sarebbe assicurato lui stesso di togliere l'anima dai loro inutili corpi per sempre.

«Ehi, Parker! Sappiamo che sei qui, vieni fuori e facciamola finita!»

L'odiosa voce saccente del maggiore dei fratelli Salvatore gli arrivò all'orecchio come un secchio d'acqua ghiacciata, ridestandolo dai suoi piani.

Un sorriso poco rassicurante si impossessò delle sue labbra. Si scostò quel che bastava per farsi individuare dagli altri e finalmente lo notarono, appoggiato a quella colonna.

«Mia cara sorellina...Sbaglio o avevo detto di volerti incontrare da sola?» Il tono di voce mieloso, fece storcere il naso alla strega dalla pelle mulatta.

«Falla finita. Non lasceremo che questa fusione avvenga, a costo della morte!» Esclamò Bonnie Bennett, decisa e fiera, fissandolo con i suoi intensi occhi verdi quasi a volerlo incenerire con lo sguardo.

Kai si concesse una risatina.

«Beh, se proprio insisti...» Fece ironico, sollevando di poco la mano.

«Che cos'è quella cosa che ha in mano?» Domandò immediatamente Elena, rivolta al suo adorato vampiro.

«Non lo so, ma non mi piace...» Le rispose Damon.

Kai sorrise mesto.

«Tranquilli, farò in modo che la vostra morte sia più lunga e dolorosa possibile».

Fece per sciogliere il sigillo.

«Non se prima ti fermiamo!» Come una furia, Damon Salvatore gli si gettò contro ma Kai fu più veloce.

«Motus!»Damon fu schiantato a metri di distanza mentre agli altri utilizzò la magia per infliggergli dolore alla testa.

Bonnie si inginocchiò sul terreno secco, serrando i denti e maledicendolo con tutto l'odio possibile, fu allora che Kai pronunciò l'incantesimo per sbloccare il sigillo.

La scatolina pulsò per qualche secondo, così il moro si morse il pollice lasciando cadere alcune gocce di sangue sulla testa del serpente. Al terzo battito la scatolina cessò qualsiasi movimento.

Kai trattenne il respiro e per un secondo temette che l'incantesimo non avesse funzionato, che magari avrebbe avuto bisogno della fusione con la sorella per riuscire a sbloccarlo, ma non era possibile. Suo nonno aveva sigillato quel potere con la magia del sangue e solo un Parker poteva aprirla.

Proprio in quel momento, mentre rimuginava in fretta la sua prossima mossa, la scatola si aprì di scatto.

Lentamente un fumo nero come la pece fuoriuscì come una nube fitta, avvolgendo Kai e i presenti.

Durò pochi secondi, il tempo necessario affinché Damon e gli altri si riprendessero dallo stordimento.

La nube si mosse, diradandosi in un unico punto, compattandosi, diventando solida e infine assumendo una forma umanoide.

Kai era l'unico ad essere più sorpreso di tutti. Aveva sentito parlare del sigillo del Serpente e sapeva che al suo interno vi fosse racchiuso il potere più oscuro, ma di certo non si aspettava di vedere...

Una donna.

La nube ormai dissolta, si era rigenerata nella figura di una ragazza che in quel momento sussultò, quasi riprendesse a respirare dopo una lunga apnea.

Nessuno osava parlare, troppo confusi per formulare qualsiasi frase, tutti tranne una persona.

«E questa chi diavolo è?» Fece sarcastico Damon.

«Non vorrai ucciderci utilizzando lei come scudo umano?» Continuò rivolto verso Kai, ricevendo una gomitata da Elena e un'occhiataccia da Stefan.

«Vedi di tenerti per te il tuo sarcasmo, non sappiamo chi è, né per quale motivo si trovasse in quella scatola» Continuò Stefan, intimando a suo fratello e agli altri di stare attenti.

La ragazza aprì gli occhi, guardando confusa uno per uno i volti dei presenti, per poi focalizzarsi su Kai e la scatolina.

Malachai incontrò il suo sguardo e per un momento restò a fissarla incantato. Quella ragazza aveva gli occhi di un viola intenso e decisamente una vocina nella sua testa gli fece presupporre che non fosse umana.

La ragazza sollevò la mano destra e con un incantesimo non verbale, fece volare il sigillo dalle mani di Kai portandolo sulla sua mano. In pochi secondi la fece a pezzi, disintegrandola completamente.

Volse lo sguardo su di lui.

«Sei stato tu a liberarmi?» La sua voce era leggermente roca per via del lungo tempo che aveva passato rinchiusa lì dentro. Kai si inumidì le labbra e annuì, con i sensi allerta pronto a scattare in caso di sopravvivenza.

Di certo questa situazione non era andata come previsto. Nulla va mai come nei suoi piani.

Serrò la mascella, fissandola seriamente con quel suo sguardo duro.

Solo in quel momento si accorse che l'allegra combriccola stava confabulando di nascosto.

«Cosa stai dicendo?» Affermò la strega Bennett, fissando sciccata sua sorella Jo.

Jo aveva lo sguardo di ghiaccio fisso contro la ragazza uscita dal sigillo, e non osava sbattere le palpebre. Sembrava terrorizzata e sconvolta.

«C-credo di sapere chi è - Deglutì - mio padre accennò alla sua storia tempo fa»

La ragazza dai capelli rossi, sentendosi tirata in causa, si girò lentamente verso Jo e la fissò intensamente.

«Tu hai un'aria famigliare. Dimmi, qual è il tuo cognome?» La sua voce ora sembrava essersi addolcita, era calma e pacata, quasi stesse parlando con una bambina di cinque anni.

Jo si ritrovò a deglutire, spaventata dalla situazione mentre Damon la fissava con un sopracciglio alzato.

«Jo ma che significa?» Liv, che per tutto il tempo era rimasta in disparte fissava la sorella sconvolta, non riuscendo a capire il significato di tale gesto.

«Parker».

La ragazza dagli occhi viola si voltò verso Kai, che aveva risposto al posto della sorella.

«Il cognome è Parker» Fece divertito. Non sapeva per quale motivo ma vedere la sorella così terrorizzata lo elettrizzava da morire. Forse l'idea del sigillo non gli era andata proprio male, forse doveva assorbire il potere di quella ragazza per riuscire ad avere il controllo sul potere oscuro.

«Parker» Ripeté la ragazza, molto interessata.

«Parker come la famiglia Parker? Come coloro che mi hanno intrappolata in quella prigione e preso il controllo sulla mia congrega? Parker come quell'odioso uomo che fingeva di essere la spalla di mio padre, per poi assassinarlo brutalmente e appropriandosi di tutto ciò che mi spettava di diritto?» Lo sguardo della ragazza, ad ogni parola si fece via via più serio, cupo, e i suoi occhi viola parevano brillare nel buio della sera.

Per un momento tutto tacque. L'aria fredda della stagione invernale pizzicava sulle guance di tutti.

La tensione era palpabile e poteva tagliarsi con un paio di forbici.

«Oh, cazzo!» Se ne uscì Damon.

In pochi secondi la ragazza fece un movimento delle mani e sotto lo sguardo sorpreso di Kai, Damon, le sue sorelle e l'allegra combriccola sparirono davanti ai suoi occhi.

Kai sbatté gli occhi incredulo. Un sorrisetto soddisfatto gli nacque sulle labbra.

Beh, non gli era andata poi così male. Magari quegli idioti non erano morti ma almeno se gli era tolti dalle scatole per un po'. In questo modo avrebbe avuto più tempo per assorbire i poteri di quella ragazza e farli fuori tutti.

Anche se, da quel che aveva sentito dirle, non sembrava molto contenta della sua famiglia, e come biasimarla. La sua famiglia non era altro che un ammasso di ipocriti, falsi e disgustosi pusillanime. Il più di tutti era suo padre, che lo aveva umiliato, maltrattato e mentito. Altro ennesimo colpo basso da quel bastardo che probabilmente conosceva la vera natura di quella scatola e non glielo aveva rivelato. Non si fidava a tal punto di lui da mentire a un bambino. Ipocrita.

E ora si trovava dinnanzi a quella ragazza, che da quel che aveva appena rivelato avrebbe potuto rovinare i suoi sogni di gloria.

Fissò di sottecchi la rossa, aspettando una sua mossa.

Una cosa era certa, non avrebbe lasciato a nessuno il suo posto di Capo della Congrega, benché meno a una ragazzina sbucata dal nulla.

Se voleva prenderle i poteri avrebbe giocato sporco, come solo lui sapeva fare. Mentendo sulla sua identità e manipolandola.

Le sorrise, ghignando divertito.

Malachai Parker avrebbe ottenuto ciò che desidera.

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