Parte Diciassettesima

Pov Ruby

«Kai, vieni con me».

Gli aveva ordinato, senza pensarci due volte.

Ed ora se ne stava pentendo di esserselo portato con sé.

In pigiama e pantofole, con solo una giacca a ripararla dal freddo pungente della sera, perlustrava un tratto di strada che si affacciava verso la foresta con solo la compagnia del suo gatto.

Già, gatto non ragazzo.

Kai era un gatto e non avrebbe potuto aiutarla in caso di pericolo o meglio, non si sarebbe potuto difendere se lei fosse stata occupata a difendere se stessa.

Ma come l'era venuta in testa l'idea di portarselo con sé?

Cos'è, adesso iniziava a sentirsi sola e voleva compagnia? Non dopo ben trentatré anni di isolamento in quella specie di prigione in cui l'avevano rinchiusa.

Non poteva mettersi a fare la poppante in un momento come quello, non dopo aver avvertito uno spaventoso concentrato di magia nera espandersi come un'ondata maligna in pochi attimi attorno alla città, scatenando di conseguenza quel blackout.

Scosse la testa. Ma poi, per quale assurdo motivo si stava preoccupando per quel gatto?

I Salvatore le avevano detto che cosa era stato capace di fare, e sicuramente non la meritava tutta quella clemenza e preoccupazione da parte sua.

Si diede mentalmente della stupida da sola, e dopo aver scosso la testa e scacciato assurdi pensieri, svoltò a destra verso i residui di energia magica che avvertiva.

Questi si dirigevano nella foresta, e più si addentrava più ne avvertiva la densità.

La ghiaia e le foglie secche le torturavano i piedi, poiché le pantofole che indossava non avevano una suola molto dura, e Ruby avvertì ogni singola piccola pietra che inavvertitamente schiacciava ad ogni passo pungerle la pianta dei piedi.

Serrò la mascella nervosa, ritrovandosi a maledirsi mentalmente per non essersi cambiata velocemente.

Distrattamente lanciò uno sguardo al gatto, trovandolo a pochi passi da lei che la seguiva zampettando tranquillo e si chiese a cosa stesse pensando in quel momento.

Per lui la situazione non doveva essere facile: intrappolato nel corpo di un gatto e costretto a seguirla per via dell'incantesimo Alligatum; di certo non doveva essere rosea. Ma per un tipetto come lui: sociopatico, strano e assassino la situazione non doveva essere così difficile da gestire.

Sospirò.

«Senti...se la situazione dovesse mettersi male, sei autorizzato a scappare via» Se ne uscì improvvisamente, fissando diritto davanti a sé, utilizzando la sua magia per farsi luce ai suoi piedi creando una piccola fiamma di luce.

Con tutto quel buio non ci vedeva nulla e gli alberi in quella foresta sembravano tutti uguali, specialmente di notte nel completo silenzio. Nemmeno un gufo si udiva in lontananza, solo lo scrosciare delle foglie secche che il vento accarezzava dolcemente la fecero rabbrividire per via dei leggeri indumenti.

Non sapeva dare una giustificazione alla sua decisione, ma sapeva per certo che non avrebbe lasciato che qualcuno sotto la sua ''protezione'' avrebbe perso la vita a causa sua.

Aveva troppi pesi sulla coscienza e aggiungerci un Sifone trasformato in gatto non faceva altro che ampliare la sua lista.

Alla sua affermazione Kai non le rispose, ma avvertì la sua presenza farsi più vicina.

Abbassò lo sguardo per un secondo per constatare sorprendentemente che sì, Kai le camminava più vicino, tanto da poterle sfiorare la caviglia destra con il suo pelo se solo avesse voluto. E questo, non sapeva ancora perché, le suscitò una strana sensazione piacevole nel petto, e uno stupido sorriso idiota le nacque sul volto.

Sorriso che nascose subito, in quanto constatò severamente che non fosse il momento adatto per certi sentimentalismi.

Non riusciva nemmeno a capire che cosa le stesse succedendo. Non era da lei comportarsi così.

Forse la lunga solitudine le stava riversando addosso gli effetti collaterali...

Il miagolio di Kai la ridestò nuovamente dai suoi pensieri.

Alzò lo sguardo, e i suoi occhi violacei si scontrarono con innumerevoli lapidi antiche sepolte nel terreno.

Un vecchio cimitero si stagliava davanti ai loro occhi, lugubre a causa del buio e dell'assordante quiete che le suscitò una grande ansia nel petto.

Alcune cappelle di pietra si stagliavano a pochi metri da loro vecchie e crepanti, con incise alcune parole in Latino. Fece dei passi ignorando quello strano formicolio nel petto tremendamente famigliare, seguendo Kai che alla vista di quel cimitero si era avviato velocemente prima di lei soffermandosi davanti a una cappella in particolare, girandosi verso di lei subito dopo.

Lo seguì curiosa, fermandosi anche lei davanti a quel piccolo edificio di pietra antica e, non appena si avvicinò alla vecchia porta apparentemente sigillata, un enorme residuo magico d'energia le invase il petto come un'onda d'urto facendola sussultare.

I suoi occhi si dilatarono e il respiro si fece più irregolare.

Si leccò le labbra, inebriata per pochi secondi da quel flusso magico che le aveva donato una ventata di vita nel petto e senza esitazione aprì la porta con la magia.

°°°°°

Pov Kai.

«Kai vieni con me»

Le aveva detto quella ragazzina.

E lui, come un povero idiota la dovette seguire.

Non che non avesse voglia di scoprire cosa avesse scaturito quell'immensa energia oscura, ma l'idea di dover affrontare dei pericoli in quel minuscolo corpo lo metteva a disagio.

Parecchio anche.

Quel dannato incantesimo lo inchiodava come un'ombra ai talloni di quella strega e nulla, se non lei stessa avrebbe potuto liberarlo da quella assurda prigionia insensata.

Insomma, tutto questo solo perché aveva tentato di farla fuori.

Tentato non svolto, la situazione era diversa; forse leggermente sfuggita di mano. E ora si ritrovava a pagare per qualcosa che non aveva fatto, e non gli sembrava giusto.

Avrebbe tanto voluto sbuffare pesantemente se solo avesse avuto il suo corpo, ma NON ce l'aveva!

Rassegnato la seguì come un cagnolino, zitto e buono avvertendo anche lui quel magnifico richiamo inebriante di magia, la quale si intensificava ad ogni passo verso la fonte.

Camminarono per pochi minuti, costeggiando la foresta per poi addentrandosi al suo interno, seguendo la scia come due segugi da caccia in cerca della preda.

La serata era abbastanza fredda e quella stupida non si era nemmeno presa la briga di vestirsi decentemente prima di uscire, ed ora non faceva altro che tremare come una foglia ad ogni ventata gelida da Nord.

In vestaglia, pantaloncini e ciabatte non doveva essere il top in quel momento ma doveva ammettere a se stesso che ci stava godendo un po'.

Da una parte perché indossava un corto pantaloncino abbastanza succinto, e dopo averle visto il seno non gli dispiaceva mica vederle anche il culo, anche perché in quel momento gliela stava rendendo parecchio facile. Dalla sua altezza riusciva perfettamente a vedere il modo in cui la stoffa di raso si infilava perfettamente tra le piaghe dei suoi glutei per via dei suoi movimenti mentre camminava, lasciandogli la visuale del suo sedere tondo e sodo. Uno spettacolo a dir poco magnifico date le circostanze pietose in cui viveva ultimamente.

Secondo, perché ci godeva nel vederla infreddolita e sola, a farsi chissà quali pippe mentali sulla sua tragica vita sentimentale da ragazzina. Oh, quanto avrebbe goduto se solo avesse trovato qualcuno in grado di darle del filo da torcere oltre quegli alberi, ma...

Si dovette ricredere.

Se fosse capitato qualcosa di grave a quella stupida chi ne uscirebbe male da quella situazione sarebbe stato proprio lui.

E dove lo trovava poi qualcuno in grado di aiutarlo?

Non poteva nemmeno assorbire la magia in quella forma, insomma forse sì, ma probabilmente con l'aiuto di un talismano.

E chi mai avrebbe potuto fargli un talismano di tale potere se non poteva nemmeno parlare?!

Arrrgh!

La collera che reprimeva in quel momento gli stava fottendo letteralmente i nervi, tanto da non riuscire a constatare per quanto ancora avrebbe resistito in quella situazione.

Sollevò lo sguardo felino, puntando le pupille dilatate a causa del buio verso la ragazzina per poterla fulminare con lo sguardo, ma si bloccò perché proprio in quel momento quella stupida decide di aprire la bocca.

«Senti...se la situazione dovesse mettersi male, sei autorizzato a scappare via» Se ne uscì all'improvviso, lasciandolo interdetto per pochi minuti, decidendosi finalmente ad usare la magia per farsi luce poiché con quel buio probabilmente lei ci vedeva poco a differenza sua.

In quel momento quella frase lo destabilizzò. L'unica parola che gli frullava impazzita in testa era:

Perché?

Per quale motivo avrebbe dovuto darsela a gambe? Per cosa poi? Restare per sempre un lurido gatto senza più il suo corpo e la sua magia?

E cosa sarebbe accaduto di conseguenza? Addio sogni di gloria, addio Congrega Gemini, addio vendetta e addio potere!

Col cazzo che sarebbe andato via, piuttosto gli sarebbe stato talmente col fiato sul collo che dall'esasperazione lei stessa si sarebbe decisa a lasciarlo andare. E se così non fosse stato, avrebbe giocato la carta vincente.

Gli aveva già salvato la vita una volta e non si sarebbe risparmiata a rifarlo qualora lui avesse rischiato la morte, ed è proprio lì che l'avrebbe colpita: sul senso di colpa e sull'istinto da infermierina che personificava ogni femmina.

Le facevano con lo stampino quelle lì, tutte uguali.

Gli davi un po' d'attenzioni e loro subito si scioglievano come il miele, bisognose di affetto e ripiene di smielato amore incondizionato da offrire.

Puah! Gli si rizzava il pelo solo all'idea.

Le lanciò un'occhiatina, facendosi più vicino tanto da sfiorarle la caviglia.

E lei non era da meno, ci avrebbe scommesso la testa. Non era idiota, lo aveva notato quel disperato modo di fare nei suoi confronti; prima lo trasformava in un gatto e poi lo trattava come il suo animaletto domestico, e in più quelle coccole e attenzioni che gli aveva rivolto poche ore fa confermavano tutto.

Quella ragazzina era semplicemente sola, come lui d'altronde, ed era così disperatamente bisognosa d'affetto che lo trattava come un pupazzo, giocandoci come una bambina alla quale avevano appena regalato il suo gioco preferito.

Prima o poi si sarebbe stancata, non appena avrebbe trovato qualcun altro con cui giocare.

La vita girava così e nessuno oserebbe dire il contrario.

Assorto nei suoi pensieri, si rese finalmente conto di essere arrivato nel posto in cui la fonte aveva scatenato quell'energia, nel momento in cui una profonda sensazione famigliare gli gorgogliò nel petto, facendolo sussultare.

Il suo sguardo si posò sul vecchio cimitero di Mystic Falls, un luogo proibito agli esseri umani, dove i suoi predecessori l'avevano occultato tramite la magia affinché ai loro occhi sembrasse solo un enorme spazio vuoto.

Lì erano seppelliti antiche famiglie di Stregoni, alcuni dei quali erano suoi antenati e qualche famigliare dei Salvatore se non errava male. Vecchi cimeli ci erano nascosti se si sapeva bene in quale cappella cercare e forse la buona sorte non lo aveva abbandonato del tutto.

Forse avrebbe potuto trovare qualcosa che lo avrebbe aiutato, come un manufatto o qualche talismano dall'incredibile potere di ripristinare la sua magia. In questo modo avrebbe potuto assorbire il potere da quella ragazzina e trovare un modo per convertire l'incantesimo!

Invaso nelle membra da vibrazioni positive, si affrettò superando la ragazzina, stando attento a dove mettere le zampe poiché il terreno era molto morbido sotto di sé per via del temporale del giorno prima.

Il che lo disgustò parecchio; la sensazione non era delle migliori: era simile al dover camminare su della sabbia bagnata a piedi scalzi in pieno inverno.

Situazione che non rientrava esattamente nei suoi desideri reconditi.

Si fermò esattamente davanti a una delle vecchie cappelle dove, come un lieve profumo afrodisiaco, sgusciavano fuori lentamente piccoli frammenti di potere magico.

Fissò la vecchia porta, sedendosi sul terriccio, facendo guizzare gli occhietti felini su tutto il piccolo edificio quadrangolare di pietra e attese che la ragazzina lo affiancasse.

La cappella era molto antica, e doveva appartenere a qualche capostipite della Congrega date le vecchie date e l'enorme scritta in latino antico che citava:

-'' secunda mors metam tendimus.''-

-James William Hayes



''La morte è la seconda meta del nostro percorso''

-James William Hayes.

La porta di ferro battuto era corredata da delle lunghe sbarre perpendicolari che si incastravano perfettamente con il pavimento, e i cardini che la tenevano ben salda erano logori e arrugginiti. Sembrava perfettamente sigillata, ma entrambi sapevano che non era possibile, poiché la fonte proveniva proprio da quel posto.

La ragazzina sollevò una mano, e con nonchalance utilizzando un incantesimo non verbale aprì la porta. La serratura scattò, le sbarre si sollevarono dal loro incastro quel poco che bastava per poterla aprire e i cardini emisero uno spaventoso quanto lugubre cigolio tale da infastidire i suoi sensibili timpani.

La rossa si fece avanti, aprendo lentamente la porta e affacciandosi al suo interno e lui non fu da meno, facendosi spazio tra i suoi piedi ed entrandoci per primo.

Immediatamente avvertì un forte tanfo di muffa e umidità che ricopriva ogni angolo di quelle quattro mura invadergli le narici. Infastidito, si ritrovò a starnutire per due volte di fila, mentre affiancava la strega rossa che non perdendo tempo aveva già iniziato a ispezionare curiosa il luogo.

Non sembrava nemmeno chissà che di eclatante, erano solo quattro mura nelle quali erano disposti in ordine di morte sia a destra che a sinistra, gli antenati di James William Hayes, tutti corredati con data di morte, nome, omaggio dagli eredi ecc...

Nulla di interessante.

Perfino il piccolo altare disposto di fronte alla porta di entrata era alquanto noioso: lavorato in pietra in due basi sul quale erano disposte delle vecchie foto, probabilmente dei defunti. E ciliegina sulla torta, quella che sembrava il cadavere di una vecchia corona rinsecchita di fiori giaceva ai suoi piedi a fare da contorno in quel posto polveroso e pieno di ragni.

Notò la ragazzina accendere le vecchie lanterne ad olio appese ai lati dell'entrata con un incantesimo, probabilmente stufa di andarsene a zonzo con la mano occupata a far luce.

La sentì borbottare qualcosa fra sé e sé, e darsi un'occhiata in giro come se non fosse del tutto convinta di ciò che i suoi occhi stessero vedendo.

E non aveva tutti i torti.

Era tutto così strano, e il suo istinto gli diceva che c'era qualcosa che non andasse per il verso giusto, perché non appena avevano fatto il loro ingresso la scia di magia era cessata dal nulla, come se qualcuno ne avesse cancellato le tracce al suo interno. Sicuramente questo era un grosso campanello d'allarme il quale indicava pericolo in vista e la ragazzina lo aveva intuito.

«Lui dov'è?» fece improvvisamente, l'eco della sua voce che si propagava nell'abitacolo lo fece sussultare. Lei corrugò le sopracciglia e si chinò verso il basso per poter leggere meglio l'ultimo nome inciso sul marmo antico.

Kai si fece curioso, avvicinandosi accanto a lei.

Il suo musetto era vicinissimo al ginocchio di lei e nel momento in cui Ruby volse lo sguardo verso di lui, i loro occhi si incontrarono e Kai poté scorgerci un flusso di domande senza fine che avrebbero potuto investirlo e lasciarlo sbigottito.

Miagolò, cercando di ricevere qualche spiegazione da parte sua e Ruby, lo accontentò.

Si alzò e aprì le braccia, indicando entrambe le parti della cappella e le varie tombe.

«Questa cappella appartiene a James Hayes, giusto?» fece con enfasi, gesticolando irritata.

«Ebbene, lui dov'è? - Indicò i vari nomi- Qui ci sono solo i suoi figli e la sua discendenza. C'è perfino sua moglie ma lui non c'è».

Kai si ridestò completamente e come un fulmine balzò sul piccolo altare per poter avere una visuale completa del posto, facendo crollare qualche foto sul pavimento rompendone i vetri.

I cocci caddero un po' ovunque, ma quel piccolo incidente sembrò non interessare né a lui né alla ragazzina, in quanto entrambi erano troppo concentrati sulla situazione.

Il gatto fece scorrere lo sguardo sui nomi, e anche se a fatica su alcuni, effettivamente scoprì che Ruby avesse ragione.

Di James William Hayes nessuna traccia.

Kai pensò che fosse strano. A meno che non si trattasse di un vampiro non c'era alcuna spiegazione al riguardo.

Fissò Ruby, miagolando in disapprovazione, uccidendo disgustato un ragnetto con una zampata non appena questo aveva commesso l'errore di farsi più vicino a lui.

Non ci stava capendo molto, ma di una cosa era certo: quelle cappelle erano antiche e ricche di magia, grazie ai cimeli e talismani nascosti dei famigliari raccolti e creati nel corso dei secoli. E nessun idiota li avrebbe mai lasciati esposti alla luce del sole, quindi, doveva esserci una qualche magia di occultamento che li teneva ben nascosti.

Bisognava solo guardare meglio e sbloccarne l'incanto.

«Tutto questo non mi convince. C'è sicuramente qualcosa sotto altrimenti non si spiegherebbe il perché i residui di quella magia siano spariti improvvisamente» continuò la rossa, girandosi in torno e ispezionando ogni angolo, mentre Kai si soffermò a fissare il soffitto, in cerca di qualche runa o sigillo magico nascosti.

Restarono in silenzio per pochi minuti finché...

«Auch!» esclamò quella stupida, inciampando e finendo a carponi sul pavimento polveroso, facendo frastuono tale da creare un enorme boato ingigantito a causa dell'eco della stanza.

Immediatamente la prima cosa che risaltò allo sguardo di Kai fu la piacevole vista del sedere in bella mostra della ragazzina che cadendo a carponi gli lasciò una gran bella visuale delle sue rotondità.

Quei pantaloncini gli davano idea di essere così stretti.

Ma fu solo grazie al tossire di lei a causa della nuvola di polvere che aveva sollevato, che lo ridestò dalle fantasie sconce che avevano preso vita nella sua testa.

Non poteva farci proprio niente; era un uomo lui e nonostante la detestasse, quella ragazzina aveva delle belle curve e per quanto cercasse di negarlo non lo lasciavano affatto indifferente.

«Per tutti i dannati...-la sentì mormorare, ignara dei suoi pensieri- Kai vieni a vedere!» Lo chiamò mettendosi seduta sulle ginocchia.

Kai fece scorrere lo sguardo sul pavimento, trovandoci inciso seppur nascosto dal metro di polvere, un grande cerchio a cui non avevano fatto proprio caso.

La ragazzina si alzò e si posizionò davanti alla porta di entrata tendendo la mano.

«Reveals!».


In un battito di ciglia la polvere si sollevò per aria, sembrando quasi neve mentre si raccoglieva in piccoli punti, galleggiando dolcemente. Le fiamme delle lanterne danzavano allegre creando un gioco di luci e ombre incantevoli, rendendo l'atmosfera quasi ipnotica e meno lugubre per i suoi gusti. E sorprendentemente, non appena il pavimento fu sprovvisto di polvere si riuscì a vedere una strana frase in una lingua sconosciuta incisa in minuscolo al centro dell'enorme cerchio, dove poco fa a causa di quei granelli polverosi era praticamente impossibile da vedere.

Ruby si fece vicina chinandosi per poter vedere meglio mentre Kai balzò giù dal piccolo altare, avvicinando il musino sull'incisione cercando di decifrarne anche lui il significato.

Alzò il viso per poter fissare negli occhi la rossa, curioso.

Voleva vedere fino a che punto si sarebbe spinta, poiché lui non avrebbe potuto aiutarla in quel momento.

Lei corrugò le sopracciglia, intenta a decifrare quella strana scritta e Kai poté godersi la vista dello strano gioco di ombre che i suoi occhi violacei riflettevano. Da quel punto di vista, dando le spalle alla luce, i suoi occhi sembravano scuri, umani, normali e non quelli di una strega dall'oscuro passato capace di portare morte a causa del suo potere maledetto.

Restò a fissarla, e in quel momento per Kai, Ruby le sembrò solo una normale ragazza umana con quel suo sorriso accattivante e le sue curve invitanti che lo incuriosivano; caratteristiche che avrebbe apprezzato e le sarebbe stata anche simpatica se solo non aprisse quella dannata bocca per bacchettarlo peggio di un bambino, con quel suo fare da bisbetica, arrogante e dannatamente sadica dall'andarsene in giro di notte, in compagnia di un sociopatico trasformato in gatto, in un cimitero a caccia di magie proibite e a profanare tombe.

«Sembra Tedesco..» mormorò improvvisamente, ridestandolo dai suoi pensieri, mentre passava lentamente una mano sulla piccola incisione.

Ruby incrociò per pochi secondi i loro sguardi, scrollando leggermente le spalle in una muta risposta.

«Forse James William Hayes era di origini Tedesche, altrimenti non si spiegherebbe..» fece mettendo su un tenero broncio, riportando lo sguardo sulla scritta e arricciando le labbra.

Kai riportò lo sguardo sulle bare, passando velocemente lo sguardo sui nomi dei defunti, finché non si soffermò su uno in particolare: ''Annegret Körtig.''

Miagolò, attirando l'attenzione di Ruby per farle notare con lo sguardo il punto che voleva indicarle. Lei seguì la traiettoria e, non appena lesse il nome e la dedica incisa i suoi occhi si illuminarono di gioia.

«Bingo! Annegret era la madre di James, ed era di origini Tedesche e questo risolve il nostro mistero. Ma che bravo!» Sollevò una mano e velocemente gli accarezzò la testa in segno di gratitudine, sorridendogli dolcemente.

Oh, se avesse potuto sbuffare lo avrebbe fatto ben volentieri!

Odiava quel sorriso, soprattutto se lo faceva perché lui si dimostrava gentile e collaborativo nei suoi confronti.

E questo si collegava alla sua teoria nella quale affermava che fosse sola e che desiderasse solo donare e ricevere attenzioni, proprio come una bambina.

«Ora però, bisogna decifrare che cosa c'è scritto, e a meno che tu non conosca il Tedesco, siamo entrambi inutili» Sbuffò, esasperata subito dopo.

Dannazione, quella ragazzina la faceva davvero lunga! Era proprio vero che le femmine fossero tutte così melodrammatiche.

Perché non provava semplicemente a leggere ad alta voce quella scritta? Magari era un semplice incanto, come una password di un cellulare. Forse era più semplice di quanto sembrasse e avrebbero potuto risolverla velocemente così che lui potesse cercare qualcosa che avrebbe potuto aiutarlo con la trasformazione. O magari, la situazione si sarebbe rivelata più difficile poiché riflettendoci attentamente chiunque, perfino lui, avrebbe usato delle precauzioni per occultare tutto e sicuramente non avrebbe usato un semplice incantesimo basilare.

Alzò gli occhi al soffitto, esasperato per un attimo.

Se fosse stata un minimo più intelligente e calcolatrice come lui si sarebbe potuta portare dietro quel vecchio Grimorio che dava l'idea di saperne più lui che tutti i libri di storia di un'antica biblioteca.

Sicuramente una soluzione l'avrebbe trovata lì dentro.

E invece...

La fissò di sottecchi, muovendo spazientito la coda, seguendo ogni suo movimento.

«Che seccatura!» Sbottò improvvisamente, alzandosi.

«Ci conviene tornare indietro, prendere un dizionario di Tedesco e decifrare la frase. Solo così possiamo capirci qualcosa e riuscire a sbloccare l'incantesimo. Perché credimi...- lo fissò, incatenando il loro sguardi dall'alto verso il basso portandosi le mani sui fianchi- qui c'è sicuramente un grosso incantesimo, tale da riuscire ad occultare una magia così oscura» fece pausa, borbottando subito dopo un: «Ah! Quanto odio le cose complicate» Accigliandosi subito dopo infastidita.

Kai la fissò annoiato.

Non aveva idea di quanto gli fosse scaduta la pazienza nel vederla nervosa in quel momento.

Sul serio pensava di prendere un libro di Tedesco per risolvere la situazione?

Ah, ma con chi diavolo era capitato?

Ruby fece scorrere lo sguardo su tutta la stanza e con un movimento elegante della mano, riportò tutto esattamente come lo avevano trovato.

La polvere ritornò al suo esatto posto, così come le lanterne si spensero ed entrambi restarono al buio e al silenzio lugubre di quelle quattro mura, accompagnati solo dal lieve odore di bruciato causato dalle candele spente che si sparse velocemente nell'abitacolo.

«Forza, usciamo di qui. Ho intenzione di tracciare un cerchio di occultamento su questa cappella, perché suppongo di non essere stata l'unica ad avvertirne l'energia oscura. E ti assicuro che non ho né voglia né la pazienza di trattare con degli scocciatori ficcanaso»

E così dicendo, la ragazza uscì dalla cappella seguita subito da Kai che non vedeva l'ora di respirare un po' d'aria fresca.

Quando entrambi si chiusero la porta alle spalle furono immersi dal freddo della notte; la frescura dei boschi invase le narici di Kai attraversando i suoi polmoni donandogli una piacevole sensazione di vigore espandersi nelle sue piccole membra.

Finalmente! Non ne poteva più di quell'olezzo di muffa e morte.

Ma non ebbe il tempo di metabolizzare quanto accaduto poiché una figura tremendamente famigliare sostava a pochi metri dalla cappella, fissando Ruby con uno sguardo teso che non prometteva nulla di buono.

«Tu. Che cosa hai fatto?» sibilò Bonnie Bennett minacciosa, fissando entrambi con i suoi grandi occhi verdi nell'oscurità.










Spazio Autrice:

Bene, bene, bene!

*tossisce imbarazzata*

Credo che sicuramente sarete pieni di domande e che probabilmente non ci state capendo nulla ma credetemi, più si va avanti più riuscirete a capirci tutto.

Niente verrà lasciato aperto o da parte, e ben presto avrete chiara la situazione. Purtroppo non posso andare più veloce di così, perché come avete ben capito mi piace arricchire i capitoli in modo tale da farvi comprendere ogni sfaccettatura della situazione per cui non posso correre e sì, sono sadica e mi piace concludere i capitoli con le suspense, lol.

Credo che andrò avanti con questa modalità, ovvero aggiornare nei fine settimana perché in questo modo posso scrivere con calma, revisionare e pubblicare.

Grazie a tutti quelli che leggono la mia storia, a chi l'ha messa nel proprio elenco lettura e soprattutto a chi mi lascia una bella stellina. GRAZIE, mi fate sentire felice perché significa che l'apprezzate quanto me che la scrivo.

Un bacio a tutti e alla prossima!



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