Capitolo 10
1 luglio 2020
Guardo fuori dal finestrino le nuvole bianche e soffici che ingombrano il cielo azzurro: sembrano zucchero filato e devo dire che mi stanno facendo venire fame.
Sono passati otto mesi da quando ho chiuso con Jaden e da allora non l'ho più sbloccato su Instagram.
Ho persino disinstallato Tiktok per non vederlo più da nessuna parte.
Mi aveva delusa, come pugnalata alle spalle, ma piano piano ero riuscita a superarlo, come sempre.
Sono abituata a rimanere sola e ormai me la so cavare, anche se ci sono stati spesso dei momenti no in questo periodo.
Gaia e Alessia sono sempre state al mio fianco sopportandomi, anche se, nonostante la mia volontà di chiudere del tutto il capitolo Jaden della mia vita, entrambe non riuscivano a fare a meno di parlami di lui.
Era Gaia a tenermi aggiornata e per quanto io mostrassi che non mi interessasse, in realtà era tutto il contrario.
Sapevo che Jaden e Mads stessero insieme e che lui si era fatto biondo.
Ripensandoci non posso fare a meno di ricordare una delle nostre ultime conversazioni e mi porto istintivamente una mano sul piccolo cerchietto dorato attaccato alla mia narice: alla fine avevo deciso di farmi quel piercing, ma giuro che quello che ne pensava Jaden non ha assolutamente influenzato la mia scelta.
Jaden ha rilasciato due canzoni per ora, una è Comatose, che mi aveva fatto ascoltare in anteprima, l'altra è nuova e si chiama Angels & Demons. Ancora non l'ho sentita e non ho per niente voglia di farlo.
In tutto ciò, ho superato l'esame di stato con 71, contro ogni previsione, ma ancora non ho alcun idea su cosa fare nel mio futuro: l'unica cosa che mi piace è guardare serie tv sul letto e creare outfit.
"L'atterraggio è andato a buon fine" una voce metallica proveniente dall'altoparlante dell'aereo mi riporta alla realtà "Benvenuti a Los Angeles e grazie per aver viaggiato con noi" conclude poi.
Mi alzo dal mio sedile e per poco non ci ricado: quattordici ore di volo hanno reso le mie gambe delle gelatine e quasi non riesco a muoverle.
Sospiro con forza beccandomi un'occhiataccia dalla vecchietta seduta accanto a me, che ricambio con gioia.
Dopo aver recuperato il mio trolley dalla cappelliera mi avvio verso l'uscita per poi raggiungere la zona di ritiro bagagli.
Non ho mai viaggiato in vita mia, quindi non ho idea di cosa aspettarmi, ma spero solo che le mie valigie arrivino integre.
Non avevo molte cose in casa famiglia, solo pochi oggetti che ero riuscita a recuperare dalla vecchia casa dei miei prima di lasciarla.
In realtà l'appartamento dove abitavo prima che succedesse tutto era solo in affitto e dopo la morte dei nostri genitori, ovviamente, io e Dylan siamo dovuti andar via. Non abbiamo altri parenti vicini, quindi ci hanno lasciati in casa famiglia.
L'unica cosa che ci è rimasta è la villetta a Los Angeles dove ora vive mio fratello e dove lui e i miei genitori passavano le vacanze prima che io nascessi.
Dopo aver recuperato le mie valigie dal nastro trasportatore, con enorme fatica devo dire visto che non faccio più niente di sportivo ormai, provo a trascinarmele dietro mentre cerco un carrello in cui metterle.
"Ti serve una mano?" Mi chiede un ragazzo parandomisi davanti.
"In realtà no" rispondo secca. Ho un carattere di merda lo so, sono orgogliosa e porto rancore fino alla fine dei miei giorni, ma quando imparo ad amare una persona, poi le do tutta me stessa.
Credo che questo mio carattere molto antipatico sia dovuto a tutto quello che ho passato dopo la morte dei miei, dall'abbandono di mio fratello alla paura di perdere chiunque mi fosse intorno: è una sorta di autodifesa la mia, e come darmi torto.
"Se ti serve un carrello sono lì davanti" continua lui indicandomi quella che sarebbe stata la mia salvezza.
"Grazie" sbuffo in risposta passandogli accanto senza degnarlo di uno sguardo.
Mentre sono in taxi inizio a pensare a cosa dirò a mio fratello quando mi troverà davanti alla porta di casa.
Non ho idea di cosa lui faccia ora nè di chi frequenti o se sia fidanzato e ovviamente lui non sa del bel regalo che sta per ricevere, ossia me.
Non l'ho avvisato del mio arrivo perché ero sicura che mi avrebbe impedito di andare a Los Angeles, meglio affrontarlo a cose già fatte, anche per il fatto che non avevo altro posto in cui stare. Dopo aver preso il diploma, la mia casa famiglia mi ha sostanzialmente buttata fuori per prendere un altro bambino, quindi la villa dei miei genitori era la mia unica opzione.
"Siamo arrivati" dice il tassista riportandomi alla realtà.
Guardo fuori dal finestrino la casa davanti cui ci siamo fermati e devo dire che sembra davvero bella: ha le pareti bianche che riflettono la calda luce del sole e sembra svilupparsi su più piani. In più ha il giardino e un leggero sorriso inizia a farsi strada sulle mie labbra ricordando che da piccola ne avevo sempre voluto uno e mia madre mi aveva promesso che quando sarei cresciuta saremmo tornati in questa casa, nella città natale di papà e ci avremmo giocato, sotto il cielo sempre azzurro di Los Angeles.
L'idea che più mi piace ora, però, è che finalmente avrò un posto tutto mio in cui vivere e non dovrò più rimanere confinata nelle quattro mura della mia camera in casa famiglia.
Aspetto che il taxi vada via prima di citofonare alla porta bianca che si staglia davanti a me. Tutta la mia iniziale spavalderia sembra essere scivolata via e ho quasi paura ad affrontare mio fratello dopo tre anni, ma mi faccio forza e, nonostante io abbia le chiavi, decido di citofonare.
Forza Stella, c'è la puoi fare dico tra me e me cercando di autoconvincermi mentre la porta inizia ad aprirsi.
"Chi è?" Sento la voce di mio fratello da dietro la piccola fessura che si è creata e le mie gambe tornano ad essere di gelatina.
"Ciao" dico semplicemente buttando giù il groppo che mi si era creato in gola.
"Stella?" Dylan spalanca la porta non appena sente la mia voce e per un momento ho la sensazione di percepire una scintilla di felicità nel vedermi apparire nei suoi grandi occhi blu, uguali ai miei.
"Che cazzo ci fa qui?" Tempo dieci secondi e subito ritorna il suo muso duro, lo stesso che mi riserva da sette anni a questa parte.
"Secondo te?" Sbuffo scocciata spostandomi e lasciandogli la visuale libera sulle mie tre valigie.
Dylan fa passare lo sguardo sulla mia roba prima di riportarlo su di me guardandomi con occhi accusatori.
"Oddio levati e fammi entrare" sbotto prendendo il trolley e facendomi largo attraverso la figura imponente di mio fratello che mi bloccava fuori di casa.
La villa è abbastanza grande e si, è su due piani, ma la esplorerò dopo. Ora voglio solo portare le valigie in camera e mettermi sul letto. Con nove ore di fuso orario mi sto sentendo parecchio rimbecillita e al momento voglio solo dormire.
"Ho dovuto lasciare la casa famiglia" dico solo tirandomi dietro l'ultima valigia. Sinceramente questa è anche casa mia e non ho alcuna voglia di giustificarmi con Dylan.
Sento lo sguardo di mio fratello dietro le spalle, ma cerco di non farci caso mentre provo a caricarmi il trolley su per le scale che portano al piano di sopra.
"Ferma faccio io" dice a un tratto mio fratello togliendomelo dalle mani.
"Come mai così gentile?" Sbuffo incrociando le braccia al petto senza però oppormi.
"Non mi va di sentirti lamentare se ti dovessi fare male" risponde solo lui iniziando a salire le scale "Ma che ci hai messo qui dentro?" Continua poi confuso.
"Vestiti e scarpe" rispondo noncurante mentre lo seguo al piano di sopra.
"Quella è la tua stanza" Dylan mi indica una porta infondo al corridoio "È un po' spoglia perché mamma e papà hanno solo iniziato ad arredarla prima che tu nascessi" conclude e sento la sua voce incrinarsi leggermente.
"Va bene" rispondo solo io addolcendomi.
"Troverai lenzuola e cuscini nella stanza degli ospiti" continua Dylan "Quello è il bagno, mentre quella" conclude indicando una porta di fronte a quella della mia stanza "È la mia camera e guai a te se ci entri"
"Il pensiero non mi ha neanche sfiorata" ribatto infastidita.
"Ultima cosa" Spero che Dylan finisca presto di parlare e che se ne vada perché odio il peso di questa irreparabile tensione tra noi "Stasera vengono dei miei amici a casa"
"Ok" faccio spallucce.
"Staremo di sotto e gradirei che tu non ci rompessi le scatole" conclude aspro.
"Non lo farò" ribatto roteando gli occhi.
SPAZIO AUTRICE
Ecco il nuovo capitolo narrato e spero vi sia piaciuto. È solo un'introduzione ma prossimamente succederanno delle cose eheh.
Ci ho messo un po' a scriverlo per i motivi che ho già detto prima, quindi non so quando uscirà il prossimo, spero presto.
Alla prossima,
-madhatterx0x-
Ps: il tipo nella foto è il nostro Dylan
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