9.

Cercando di dimenticare l'imbarazzante ed increscioso episodio della notte prima -come lo avrebbe definito Charles- i due ragazzi nel più totale imbarazzo e silenzio si incappucciarono e presero la strada del piccolo boschetto poco innevato che circondava quella località di montagna.
Nella notte le temperature si erano abbassate talmente tanto da scatenare una leggera nevicata, che si era tenuta ancora vivida solamente nel verde della boscaglia umida.
Erik camminava un passo avanti a Charles, riappropriatisi della propria sciarpa nera alzata fino al naso per ripararsi dalla folata di vento freddo che gli graffiò le guance arrossate; lo studente, timido e con i capelli morbidi che ondeggiavano sulla sua tetsa, si strinse le spalle cercando poi di velocizzare la sua camminata per raggiungere il compagno, burbero e stranamente silenzio.
Charles non ebbe vergogna di parlare per primo, soprattutto per cercare di chiarire la loro spiacevole situazione.
«Non voglio rovinare questa escursione per una frivolezza simile.» disse il minore, facendo voltare di scatto Erik, che con le sopracciglia corrugate e serietà negli occhi, si avvicinò così tanto a Charles da costringerlo ad indietreggiare di due passi.
«Frivolezze? Mio caro forse non ti sei reso conto che stavo quasi per scoparti!» rispose, agitando le braccia.
Xavier deglutì rumorosamente, guardando gli occhi color oceano più in alto farsi brillanti dalla frustrazione tenera di un rimorso nascosto.
«Ecco, diciamo che entrambi ci siamo lasciati trasportare un po', ma io non credo che, insomma...» un enorme macigno stava appesantendo gradualmente il petto di Charles, che con le mani bianche e fredde strette in viso, balbettò qualcosa di palesemente timido e terribilmente imbarazzato.
Se doveva dirla tutta, per lui le mani di Erik sul corpo erano state un tocco di primavera piacevole che preannuncia il calore dell'estate. Nessuno lo aveva toccato in quel modo così eccitante ma al contempo carico di premuroso amore, quello stesso sentimento che si era affusolato tra le parole romantiche di Erik, astenutosi sia dal baciarlo che dallo spogliarlo.
«Mi dici che cazzo hai nella testa?! Cristo, io posso farti un fottuto monologo su quante scopate etero e gay ho fatto nella mia merdosa vita, ma tu cosa puoi dirmi, eh Charles? Io non voglio farti soffrire, sembrerà ridicolo detto da qualcuno come me, ma ho già fatto abbastanza male a troppe persone, e con te non potrei mai riuscirci.» sbottò Erik, stavolta tramutando la sua rabbia in rammarico stanco.
«Erik io...»
Il maggiore lo ammutolì immediatamente, prendendogli le spalle con non troppa forza, e creando tra i loro sguardi un contatto capace di far tacere persino la natura timida intorno a loro.
«Per una cazzo di volta sta zitto e rispondi a una mia sola domanda. Charles nessun ragazzo etero si sarebbe lasciato toccare in quella maniera da un altro uomo, quindi chiariscimi le idee.»
«Perché?» domandò in un sussurro il più piccolo, con tenerezza addolorata in viso.
«Allora sei scemo? Ti ho detto che sono io quello che fa le domande ora...» la prepotenza impacciata di Erik venne fatta muta dalla carezza delicata di Charles sulla sua vita fina, ammorbidita dagli innumerevoli indumenti pesanti che faticavano a ripararlo da quel freddo.
«Perché dovrei parlartene Erik? Cosa importa a te?»
Quella mano fredda e timida fece irrigidire Erik da capo a piedi, che faticò a ricordare l'ultima volta che una persona riuscì causargli una reazione simile. Si sentì i pensieri annebbiati dalla carezza di quel ragazzo, quasi come se fosse un preda ad un'overdose di LSD, e la cosa che più avrebbe potuto farlo star bene derivava esclusivamente da quel contatto.
«Perché mi piaci, brutto pezzo di merda. Mi piaci come non mi è mai piaciuto nessun altro stronzo.»
Per un'istante Charles ebbe l'istinto di allontanarsi dal Erik, per prendere aria dopo che le sue parole rimbombarono troppo velocemente nella sua testa. Era tutto così diverso, tutto così confuso, nuovo, spaventoso e dannatamente perfetto.
Cosa erano le avance di Moira messa a confronto con quelle parole? Messe a confronto con Erik?
Erik e il suo linguaggio scurrile; Erik e il suo sorriso da predatore; Erik e il suo irascibile autocontrollo; Erik e la sua bellezza proibita, come i suoi contorti sentimenti.
«Non guardarmi in questo modo, cazzo, mi stai facendo pentire di quello che ho detto...» mormorò il maggiore, rosso in viso.
«Oh no, assolutamente...è la cosa più bella che qualcuno mi abbia mai detto.» rispose Charles, tornato per metà dal suo vortice di pensieri, guardando con più attenzione quel viso così bello avvampare di magenta come il suo.
«Allora adesso dammi tu una risposta.»
«Erik provo lo stesso anch'io.»
Il più grande sorrise con un sospiro di sollievo entusiasta, voltando il capo di profilo, e stringendo adesso i gomiti di Chalres, più vicino al suo corpo. Fermi in piedi al centro del piccolo sentiero poco fangoso si resero conto della loro proibita bellezza.
«Piccolo bastardo, allora ci facciamo lo stesso effetto noi due.» Erik rasserenò la sua voce, accarezzandolo con più dolcezza verso di sè.
«Più o meno, è solo che non riesco a gestire "questo".»
Erik accompagnò goffamente Charles al lato del sentiero, portandolo velocemente ai piedi di un grande albero dalle radici sporgenti, dove tra risolini agitati e imbarazzati i due si sedettero tra il muschio quasi asciutto del terreno.
«Anch'io non riesco molto bene a capire questa stronzata, ma sono certo che non mi dispiace affatto, quindi, perché non provare a mandarla avanti insieme?» chiese Erik mettendosi a gambe incrociate difronte a Charles, che disse:
«Forse non dovremo, insomma, è una storia abbastanza bizzarra...»
«Cosa te ne fotte di tutto questo schifo? Se sono le chiacchiere della gente che ti preoccupano allora ci penserò io a farli tacere, se invece è il mio passato a intimorirti cercherò di allontanarmi da qualunque cosa possa ricordarmelo, e se sono io che ti indispongo, allora hai il permesso di darmi una bella lezione, che non sia di letteratura però!»
Charles sorrise, ormai ammaliato da ogni movenza e parola di quel ragazzo proibito, abbandonando del tutto la parte razionale del suo pensiero
«Chi l'avrebbe mai detto che un secchione come te sarebbe stato in grado di farmi diventare una checca sdolcinata?»
«Oh non parliamo di te allora! Cosa diranno i miei genitori quando scopriranno che il loro figlio prediletto frequenta un così tanto cattivo ragazzo?» replicò con tono scherzoso il più piccolo, scaturendo in entrambi una risata sincera.
«Mi fai tramare le ossa, Charles Xavier, brutto bastardo. Mi attrai quasi fossi un magnete.» il tono di voce di Erik si tramutò improvvisamente, presentando a Charles un nuovo lato del suo carattere oppresso dall'orgoglio.
«Cos'è che noi due proviamo?» gli domandò il più piccolo.
«È quella cosa che migliaia di persone descrivono sui noiosi libri di cui hai la casa piena, quella cosa che troppe persone usano e poi non sanno più aggiustare una volta rotto.»
«Amore?» domandò Charles, assecondando le carezze che le dita di Erik stavano compiendo sulle sue mani.
«Chiamalo come vuoi, ma a me piace definirlo brivido delle anime
Osarono uno strano momento di silenzio, che creò un lieve imbarazzo attutito dal bagliore nitido dei loro sguardi saldati insieme.
«A questo punto sarebbe romantico baciarci.» ammiccò Erik, facendo palpitare troppo forte il cuore di Charles, che si irrigidì con espressione buffa.
«Ma credo che questa volta rimarrai a bocca asciutta Fiorellino, dopotutto l'assaggino di ieri sera dovrà bastarti per parecchio tempo.» concluse Erik, rimettendosi in piedi e pulendo i pantaloni dal terriccio poco umido.
Con espressione delusa e contrariata, Charles lo imitò, cacciandosi le mani in tasca e sbuffando con dolce innocenza.
«Perdonami prof, ma sarebbe stato un finale troppo scontato. Quando accadrà ti sverginerò con un solo schiocco di labbra.»
«Erik!»
«Tranquillo solasta, il tuo delizioso amico lì sotto ha già sbandierato tutto...sarà un onore essere il primo.»
Charles cambiò colorito in volto, assumendo una tonalità violacea dall'imbarazzo e la rabbia, sbattendo i piedi in terra e superando Erik, che gli rise dietro. Gli avvolse il collo con le braccia, poggiando il suo petto caldo sulle spalle di Xavier, che si irrigidì improvvisamente, stupito da quell'improvviso contatto fisico.
Il respiro caldo di Erik gli solleticò da dietro l'orecchio, con un sorriso sottile che Charles non poté vedere.
«Da oggi la mia droga preferita sei tu.»

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