25.

Avvolti dalla corrente limpida dell'oceano, la sabbia sui piedi, il sole a battergli in testa, Erik e Charles non avrebbero mai potuto immaginare l'immensa bellezza di quel viaggio. Gli odori si mischiavano tra il giorno e la notte, i sapori investivano le loro bocche, che agli occhi di tutti quegli estranei, spesso e volentieri si concedevano un lieve contatto poco imbarazzato.
Quando si ci nasconde nel caos la libertà bacia gli oppressi. Faceva sera molto tardi, cenare in un locale rustico a poco prezzo era diventata la loro routine, e poi, subito dopo aver bevuto qualche analcolico, si gettavano in piazza a ballare. La musica alta si spargeva per tutte le strade, la gente, a flotte, stava sparpagliata per conto proprio, loro e nessun altro, se non le migliaia di persone presenti in quello stesso momento.
Charles ed Erik erano una coppia esclusiva, che muoveva il proprio divertimento senza ripensamenti, o gesti che qualcuno avrebbe potuto notare.
La notte cala e il canto delle cicale si innesca tra le piante ben curate intorno alla piscina. Tutti dormono da ore, o sono ancora in giro a far festa, e chissà se ritorneranno a rifocillarsi nelle proprie camere d'hotel.
Erik pensa di parlare a Charles, pensa di dirgli che sono le quattro di notte, e che si potrebbero divertire ancora. Aprono con stanchezza la porta della propria stanza non di poco lussuosa, con le orecchie ancora tappate dal volume fortissimo della musica in cui hanno ballato per ore.

Amore non pensi che faccia caldo? Non vorresti raffreddarti? Posso sostituire il tuo sudore con dell'acqua, gelida, appagante.

Tramortito dall'entusiasmo eccitato della festa, non appena Charles li mise entrambi al sicuro nella loro camera, Erik si precipitò alle spalle del minore, baciandogli il collo con un sorriso estasiato, massaggiandogli i fianchi ed il sedere mentre strusciava l'inguine contro di lui.
Xavier sbottò una risata che lo portò a spingere la testa all'indietro, assecondando le mani di Erik con le proprie, accompagnandole a spostarsi in avanti.
«È tardi, non vuoi andare a dormire?» gli domandò lo studente, ridendo ancora.
Erik gli morse l'orecchio rubandogli un gemito, respirando pesantemente sul viso paonazzo di Chalres, voltato con il capo da un lato, per farsi baciare con più disponibilità.
«Oh no, ho troppo caldo per potermi addormentare.» gli rispose, infilandogli una mano nei pantaloni.
Stava per iniziare il loro spettacolo, la scossa pesante tra le loro gambe aveva già preso a farli inselvaggire. Avevano tutta la disposizione del mondo per poter fare l'amore, ore intere senza neanche riposare.
Il sudore umido rese appiccicosi gli abiti colorati sui loro corpi, che a poco a poco venero eliminati, e rigettati via per esporre le nudità sotto la fantasia vogliosa degli occhi.
Fu un lentissimo oblio che iniziò con lo sfilare da dietro la canotta larga di Charles, e terminò quando Erik si sfilò i boxer stretti tra le natiche.
Prima di iniziare, si spogliarono. Perché nudo era meglio, puro ed esposto li rendeva eccitati.
Guardarsi i loro stessi sessi eccitati non faceva che incrementare la loro stessa afrodisiaca passione.
Erik accarezzò con veemenza le spalle di Charles, difronte a lui, che alzò il mento. Si scambiarono uno dei loro baci urlanti, che annunciavano l'inizio del loro prendersi e godere.
Si lasciarono cadere sul letto, con un tonfo vuoto, udibile a malapena. Erik si sorresse sopra il corpo di Charles sdraiato dolcemente tra le lenzuola pulite, continuandolo a baciare, mentre le dita affondavano tra i capelli profumati del minore, e quest'ultimo gli stringeva la schiena, lasciando dei segni rossi con i polpastrelli che premevano forte.
Xavier allargò le gambe, accogliendo così il bacino di Erik che d'istinto prese ad affondare nel calore dell'altro. Fu come la loro prima volta, quella dannata volta che entrambi non riuscivano a scacciare dalla testa. Le loro virilità vennero a contatto con insistenza quasi dolorosa, cercavano piacere più profondo, ma si incrementavano in un semplice strusciarsi e premersi. Lo adoravano entrambi, ma ormai non era più ciò che richiedevano. Charles a poco a poco aveva aumentato la propria sopportazione, e con un gesto così docile non si sentiva per nulla soddisfatto.
Voleva molto di più, e sapeva perfettamente che da Erik lo avrebbe avuto.
La bocca umida del più grande si concentrò sull'incavato del collo di Charles, leccando e succhiando la porzione di pelle sotto la mandibola. La barba ruvida di colore chiaro non fece altro che incrementare quella sensazione di gelido calore che provocò un brivido tutto lungo la schiena del ragazzo, completamente passivo a lui.
«V-voglio che tu mi scopi, in qualsiasi modo tu voglia. Ti p-prego! Ah!» Charles strinse i denti e, ubriaco di desiderio indicibile, pregò Erik sopra di lui.
Il più grande sorrise mentre stava già leccando con estenuante minuziosità un capezzolo a Charles. Lo morse piano, tirandolo verso di se, per poi abbassare una mano tra i loro membri eccitati, provocando esclusivamente quello di Xavier.
«Perché scopare? Non mi piace che tu usi questo tipo di parole. Io ti amo, non voglio una specie di sveltina.» mormorò provocatorio, iniziando una masturbazione lenta su Charles, che tremò sotto di lui, in preda a versi insofferenti.
«Allora devo chiederti di fare l'amore?» domandò Charles, assecondando Erik, che subito dopo aver sentito il minore esprimersi in quel modo, gli allargò ancora di più le gambe, spingendosi forte contro di lui, e stringendo il suo membro nella mano con inerzia. Il minore strillò forte, spingendo la testa indietro.
Soddisfatto dalla reazione provocata sul compagno, Erik sorrise con fascino, rallentando i movimenti del polso così da far respirare Charles con più regolarità, ed avere la sua attenzione.
«Bene, così mi ecciti da morire.» disse aggrottando la fronte, e spingendo ancora così da scontrasi contro i testicoli del più piccolo.
«Erik ti prego...» sussurrò disperato l'altro, afferrandogli la nuca con le mani.
Il tossicodipendente emise un gemito con espressione sofferente, alzandosi dal letto, così lasciando Charles fermo, stranito e con respiro accelerato.
Erik aprì il piccolo frigo nero che stava in fondo alla stanza, tornando poi da Xavier con un pugno chiuso da cui gocciolava dell'acqua, che gli bagnava già tutte le dita.
Il cubetto di ghiaccio che teneva a fatica racchiuso nel palmo arrossato se lo portò in bocca, facendolo passare tra la lingua, a destra e a sinistra. Questo emise un rumore lieve tra la morsa dei suoi denti, che alla fine lo fecero fermare da un lato della guancia.
Charles aprì le braccia e alzò il capo con stupore, non distogliendo alcuna attenzione visiva al corpo di Erik che di già stava gattonando nuovamente sopra di lui, con alcune righe di acqua e saliva che gli scivolavano sul mento. Charles mimò con le labbra il nome di Erik, ma la sua voce non riuscì da uscire. Non fece alcun tipo di domanda, guardò semplicemente l'uomo statuario che, arduo, iniziò la loro lunga nottata di piacere.
Con la lingua gelata solcò l'intero addome contratto di Charles; quella frescura bagnata proveniente dalla bocca di Erik attanagliò le porzioni di pelle che aveva già anticipato inizialmente.
Lasciò ricadere il cubetto di ghiaccio sul basso ventre di Charles; il cubo scivoloso e di dimensioni ridotte slittò sulla pelle, nella zona lombare che si ritrasse in preda ad un brivido incontrollato. Il minore emise un verso sporadico di piacere, cercando di star fermo, per non far cadere il ghiaccio ai lati dei fianchi.
Erik sorrise con le labbra lucide e arrossate; con le mani ghiacciate afferrò dolcemente la vita di Charles che si spinse indietro per la vicinanza con quel gelo e allo stesso tempo, il calore pensate della presenza di Erik abbassatasi tra sue gambe.
Con la lingua fredda ed il respiro aspro sull'intimità di Charles, il maggiore leccò quella lunghezza eretta davanti a lui. Scatenò una tempesta, un acquazzone nel deserto, che era la frescura eccitante del ghiaccio su Erik e il calore corporeo di Xavier.

Cosa ne sarà di noi?

Le mani di Charles tra i capelli di Erik domandarono ciò che la voce non riusciva proprio a urlare.

Cosa ne è di noi?

Facciamo l'amore adesso, fintanto che possiamo guardarci.

Il ghiaccio sull'addome di Charles si sciolse quasi del tutto, bagnandolo tanto da farlo rabbrividire per il freddo pungente. La bocca di Erik lo avvolse completamente sul sesso, finché non decise di bagnarsi le dita tra la fredda acqua accumulatasi su Charles. Poi abbandonò l'erezione che stava assaggiando, e con la bocca lucida e apocciocosa, inumidì ancora di più quelle due dita.
Charles si morse il labbro, respirando rumorosamente dal naso; capì subito lo scopo di Erik, così si sporse verso il comodino al lato del letto, prendendo il profilattico dal pacchetto di un colore sfavillante. Erik salì a cavalcioni sul busto di Charles, e si tenne diritto con le ginocchia, sorridendo con espressione di godimento, quando le mani di Xavier si apprestarono a infilargli il preservativo. Ne approfittò anche per massaggiargli delicatamente i testicoli, e stuzzicargli il membro con avvolgenti movimenti invisibili.

Strinsero i loro corpi in un abbraccio lento fatto di baci che dissolsero le loro lingue assieme, così ebbero forza abbastanza da potersi mettere in piedi e camminare verso altro ghiaccio, contenuto in un bicchiere di vetro poggiato sul piccolo tavolino al centro della stanza, dal contenuto d'acqua tonica che aveva lasciato il servizio in camera assieme ad un vassoio lucido, unica cura per il loro desiderio.
Charles strinse tra le mani il fondoschiena sodo di Erik, che si spinse con il bacino in avanti, causando quella reazione a catena di gemiti capaci di ferire la loro stessa pelle. Il maggiore riprese nuovamente il comando; con un giro veloce su loro stessi, fu capace di spingere Charles con la schiena contro il muro.
Il più basso gridò di rimpiatto nel momento in cui Erik gli strinse le cosce da sotto, scavando con le dita all'interno del muscolo, fino a toccargli il sesso.
Xavier si sorresse a lui con le braccia intorno al suo collo, mentre l'antro gli alzò le gambe, e lo tenne stretto in equilibrio sui suoi fianchi, dove le gambe di Charles si erano strette in una morsa fortissima.
Ancora una volta entrambi constatarono la vertiginosa vicinanza dei loro cazzi; è così che l'avrebbe spiegato Erik. Non recepì poi tanto lo sforzo di tenere Charles tra le braccia, perché ogni sua fibra corporea gli imponeva di spingere tra le gambe del minore, e di ispirare tutto il suo odore. Gli morse il collo, sbattendolo con più impeto contro il muro, e avvertendo la frescura sull'addome, dove il ghiaccio sciolto su di Charles colava ancora un po' verso il basso, sulle loro erezioni.
Una delle mani del minore si staccò dalla presa sulle spalle di Erik. Iniziò a vagare velocemente, una discesa dolorosa tutta sulla schiena lucida dell'altro, in tensione, che si muoveva verso di lui. I polpastrelli di Charles rubarono porzioni di calore che variavano dalle scapole, al coccige, e soprattutto ai glutei, che certe volte ricevevano una lieve penetrazione da quelle stesse, deboli e provocatorie dita, alla ricerca di altro dettaglio da parte di quell'uomo.

Quando le braccia di Erik iniziarono a tremare sotto sforzo di quell'irrefrenabile voglia, riaccompagnò dolcemente Charles a rimettersi dritto. Gli prese un polso, e lo fece girare con il viso contro il muro, così da andare a sbattere, ora, con il petto spinto in fuori sulla carta da parati dai chiari motivi moderni. Xavier voltò il viso andando ad allentare la propria sopportazione con una guancia sul fresco muro, increspando la fronte, e sentendo le mani bloccate dietro la schiena dal comando sicuro e docile di Erik.
Il più grande si sporse fino al vassoio al lato dei due, e con difficoltà frettolosa strinse tra le dita un altro cubetto di ghiaccio, più grande e compatto.
E così, tornò a gemere; Charles si spinse più forte contro il muro, stringendo i pugni, e spingendo i fianchi all'indietro, allargando le gambe e reggendosi di poco sulle punte scalze. Il gelo bagnato della tortura guidata da Erik partì a bruciargli la nuca, lentamente, come un pugnale spesso tra le vertebre. Fu come una lingua insistente, che lo assaggiava nell'inverno di quella sensazione fredda, capace di far credere ad entrambi dell'esistenza di paradiso e inferno. E sicuramente, loro due avrebbero giaciuto assieme nel secondo.
Charles raggiunse un nuovo livello di piacere, che quasi fu simile all'orgasmo, quando Erik accompagnò il ghiaccio tra le sue natiche, e lo spinse lievemente contro la sua fessura. Il più piccolo liberò le braccia dalla presa di Erik, e le sbattè contro il muro, per aiutare il proprio equilibrio. Gemeva tra i respiri rumorosi di Erik e gli occhi di lui che non potevano allontanarsi da quella bellezza immane che gli si ergeva davanti con la schiena ricurva perfettamente, e la lucidità gelida della scia lasciata dal ghiaccio, tutta su quella pelle.
Charles, impetuoso e fuori controllo, abbassò una delle sue mani all'inguine, prendendo a masturbarsi troppo velocemente per i gusti di Erik.
Il più guande, dopo aver giocato abbastanza ed aver bagnato Charles al punto da fargli colare l'acqua gelida tra le gambe, si premette con l'erezione contro il fondoschiena di Xavier, senza però penetrarlo, per rendere tutto quel desiderarsi sempre più arduo e selvaggio.

«Erik! Erik ti prego!» Charles lo implorò ancora, con la voce rotta dai gemiti, e il corpo poggiato sulla parete. Le gambe tremarono, le ginocchia quasi cedettero, e in quell'istante percepì che anche tutte le voci nella sua testa erano sprofondate in quel baratro di godimento.
Erik tagliò l'inizio di quel ricondursi continuo di spinte e tocchi. Da dietro gli prese il viso, e lo comandò ancora, volta solo verso di se così da potersi guardare entrambi negli occhi, e studiare quei lineamenti storpiati dal piacere.
Rimasero statici, avvolti da un magnetismo pungente, che gli lasciò nelle bocche umide un sapore quasi metallico. Erik, con le mani bagnate ancora sul viso di Charles, si sporse lentamente sulle sue labbra, e lo baciò con una perfetta carezza della sua lingua.
«Sei sicuro di voler venire adesso?» gli domandò, sussurrandogli sulle labbra.
«S-si, per favore, non resisterò ancora per molto.» rispose con tono sottile, stringendogli le spalle.
Erik sospirò con un sorriso beffardo e stranamente addolcito; prese una mano di Charles, fece giocherellare le loro dita, che non si lasciarono finché tutto il cumulo di piacere sullo stomaco di Xavier non venne buttato fuori.
«Continuiamo, si?» replicò il maggiore, con tenerezza rassicurante. L'altra mano la impegnò a toccare Charles, che stillò ad occhi chiusi.
«Riesci a venire più volte?» Erik gli morse l'orecchio mentre quella domanda lieve solleticò i timoni di Charles, che annuì velocemente. Pur avendo migliorato di gran lunga la sua resistenza, dopo quel lunghissimo sfizio di infreddolirsi e bruciarsi proprio non ce la faceva più, tutto lì sotto gli pulsava e pregava di essere almeno toccato.
Erik lo masturbò velocemente finché, con un urlo lungo, e l'abbandono del corpo sulla parete, Charles venne tutto sui loro addomi. Le mani restarono stritolate assieme, ancora per un po'.
Erik quasi faticò a trattenersi, il preservativo gli stringeva, e la tentazione di arrendersi come il compagno era forte.
Ma non cedette, perché voleva andare in overdose per colpa di tutto quell'estenuante appagamento accumulato nei gemiti di Charles. Stanco, con il respiro irregolare, Xavier quasi si sedette in terra. Erik gli baciò dapprima il collo, e poi la bocca, uragano di fiati.
Charles si sorresse su quelle spalle ormai fatte sostegno per la sua debolezza, rimanendo con gli occhi bassi a contemplare quel momento di fermezza perfetto, che profumava di orgasmo.
«Seguimi.» disse Erik sorridendogli, continuando a tenergli la mano. Usò due asciugamani bianche e pulite, lasciate dal servizio in camera, per coprire le nudità di entrambi, mentre sgattaiolavano fuori dalla stanza.
«Cos'hai in mente di fare?» domandò il minore, confuso ed imbarazzato, facendo fatica a tenere in vita la soffice asciugamano, e camminare a passo veloce dietro il compagno.
«Non c'è nessuno in piscina, ti va di divertirci?» Erik corrugò le sopracciglia maliziosamente, sotto la luce della luna, e il brillare cristallino dell'acqua azzurra della piscina illuminata. Charles sgranò gli occhi. Desiderò velocemente di scappare nuovamente nella loro stanze e ritirarsi nella loro esclusiva intimità, ma poi gli occhi chiari di Erik brillarono come il fondo celeste di quella piscina, e il suo petto completamente nudo riaccese l'eccitazione dolorosa a manifestarsi dopo l'orgasmo appena avuto. Avanzò di due passi verso Erik, fermo sui bordi della piscina, ad attendere una reazione da parte sua.
Charles sorrise, facendo cadere l'asciugamano per terra, mostrandosi nudo per l'ennesima volta.
«Iniziamo.» disse provocatorio, con i capelli scompigliati, ed un amore spropositato nel petto, esclusivamente partorito per quella bellezza mascolina ormai sua.

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