18.
Disteso sulla moquette morbida ed estremamente calda c'era Charles, nudo. La schiena solleticata dalla superficie del pavimento, i glutei leggermente tesi verso l'alto, e i piedi ben piantati in terra, flettendo le ginocchia e aprendo così le gambe il più possibile.
Erik, inginocchiato tra lo spazio abbastanza ampio delle cosce di Charles, sorrise piano, senza malizia. Le mani adesso poggiate sulla vita bianca di Xavier luccicavano di desiderio, con lievi movimenti soffici che percorrevano i lati del suo corpo teso. Il minore allungò a sua volta le braccia, abbandonante in terra per un istante, sollevandole fino al collo di Erik che, piegato sul suo viso, iniziò a baciarlo, nuovamente.
Era il suo Dio, la luce a cui affidava tutte le sue preghiere e tutto il proprio cordoglio. Tra quelle labbra Erik recitava l'atto del suo dolore, pentendosi dei propri peccati, con baci che variavano dai sussurri alle carezze di lingua. La pelle d'oca dietro il collo di Charles, su cui il respiro di Erik creò dei tornado, profuma di libro. Aveva l'essenza delle centinaia di pagine di una storia, la sua, quella che stavano scrivendo assieme.
Erik continuò ancora a baciarlo e ad accarezzargli la pelle, senza osare nuovamente in una sessualità troppo spinta e prematura per il minore, più sicuro e a suo agio tra quei baci rumorosi, che lo lasciarono ad occhi chiusi con le mani sul viso di Erik. Migliaia di mani modificarono quei corpi; sui capelli, sul mento, sulle spalle, sul petto, sulla schiena, e sulle mani, mani nelle mani, carezze nei brividi, oceani nei cieli, creati da loro, dalle loro nudità eccitate ma per nulla erotiche. Baci di giada si interruppero nel tempo di una canzone, una muta e senza strumenti, creata da Charles ed Erik.
Giocherellando con le dita del più piccolo, il ragazzo dalla bocca gonfia di amore si allontanò dal corpo nudo sotto di lui, lasciando esalare dall'altro un sospiro quasi deluso. Erik gli sorrise, ancora, lasciandosi seguire dagli occhi attenti di Charles, sorrettosi da seduto con l'aiuto dei polsi.
Erik gattonò alle spalle di Xavier, che si voltò verso di lui con la schiena, continuando a guardarlo con fare interrogativo.
«Fidati di me, questa volta non ti farò male, lo prometto.» gli disse il maggiore, in un bisbiglio rauco, con espressione divertita ed estremamente premurosa. Charles deglutì, non riuscendo proprio a contraddirlo, del tutto dipendente da lui, ritornando così a mettersi seduto normalmente, accogliendo Erik alle sue spalle. Il più grande allargò le gambe, distendendole lungo quelle di Charles, accostandole alle sue con imitazione innocente. Erik poggió il petto sulle spalle di Xavier, ricurvo istintivamente a quel contatto bollente, sorreggendosi in avanti con le mani tra le gambe ancora aperte, una ben distante dall'altra. Erik gli morse il lobo dell'orecchio da dietro, mostrando i denti con un sorriso capace di rendere le proprie labbra più sottili del solito. La barba incolta sul suo mento andò a solleticare la mascella di Charles, che emise un gemito basso, ad occhi semichiusi.
«Dimmi se sono più bravo io con la masturbazione.» gli sussurrò Erik, nell'istante esatto in cui le sue mani avvolsero la vita di Charles, ed una delle due scese lentamente lungo l'erezione dell'altro. Quando la mano calda di Erik avvolse la lunghezza dritta del minore questo di scatto si rimise diritto, gemendo ad alta voce. Si abbandonò al corpo di Erik, completamente, sentendo quella mano in movimento sul suo sesso, la pelle di lui tutta addosso, e il membro dritto dell'altro premuto sul suo osso sacro.
«E-Erik...» gemette ancora Charles, stringendo forse con troppa tenacia la coscia muscolosa di Erik al lato del suo corpo, avvicinandola ancora di più alla sua.
«Ti piace? Di solito mi stringo così forte quando lo faccio a me stesso e ti penso...» Erik osò un altro sussurro all'orecchio rosso di Charles, suo in ogni sfumatura. La mano libera, prima poggiata sul basso ventre di Xavier per tenerlo fermo, scivolò assieme all'altra, ancora più giù, massaggiando i testicoli di Charles che si irrigidì flettendo le ginocchia. In preda a quello scatto di piacere improvviso dovuto a tutta quell'attenzione minuziosa al fulcro della sua eccitazione, Xavier portò una mano indietro, per stringere il collo di Erik, e trovare un piccolo spazio nell'incavato di questo, dove abbandonarsi con il capo.
Il petto nudo vertiginosamente mosso da sospiri e gemiti impossibili da controllare, le ginocchia piegate e parecchio distanti l'una dall'altra, con i piedi ancorati al pavimento e le dita rigide in cerca di un appiglio. Cercava un qualcosa a cui sorreggersi, per la paura di poter cadere sotto, in quel baratro profondo tra l'orgasmo troppo vicino e la sopportazione ormai arrivata al culmine. E l'unica cosa sicura a cui potersi aggrappare era proprio Erik, il suo collo, e i suoi respiri pesanti, ripetuti sulla pelle.
La velocità della masturbazione aumentò, il maggiore strinse più forte la lunghezza di Charles che scoppiava di sofferente piacere, stretto più arduamente a lui, attutendo il loro dondolare veloce con i lamenti insopportabili che gli morivano a metà sulle labbra.
«Più forte!» fu la breve frase che riuscì a distinguersi tra i gemiti di Charles, con il mento basso e la fronte corrugata. Il liquido pre eiaculatorio bagnò le dita di Erik, che si morse il labbro aderendo ancora di più alla schiena di Xavier, stringendogli con l'altra mano il petto, così da poter sentire il battito velocissimo del suo cuore. L'erezione di Erik premuta contro la schiena di Charles aumentò la fragranza di piacere tra di loro, tanto che persino Erik si trovò davanti ad una pulsante eccitazione irrefrenabile, che sfociò tutto il proprio desiderio sul movimento cinetico su di Charles. Questo, ormai stremato e al limite del piacere, perse a gemere in maniera acuta senza riservatezza, lamentandosi e chiamando in piccoli strilli il nome di Erik.
«Vieni, coraggio. Amore vieni per me.» gli sussurrò all'orecchio il maggiore, mordendogli il collo senza troppa forza, continuando a masturbarlo sempre con la stessa velocità. Senza nemmeno rendersene conto l'orgasmo arrivò veloce per Charles, come una coltellata di paradiso, una sensazione brevissima dissolta in un respiro, ma potente come se potesse bloccare il tempo stesso. Il liquido seminale gli bagnò il basso ventre, finendo a gocce sulla mano di Erik che continuò a toccarlo ancora un po', facendolo sussultare sul posto con irrefrenabili scatti di appagamento doloroso.
Abbandonato con estrema stanchezza al copro di Erik, Charles prese a respirare irregolarmente, in cerca di ritrovare il controllo, mentre le mani del maggiore gli accarezzarono le spalle, e le labbra gli baciarono il viso, vogliose, per nulla stanche. Avrebbero potuto scambiarsi milioni di parole per descrivere quelle sensazioni, quegli eventi, ma i polmoni di Charles non lo permettevano, e l'amore di Erik per lui nemmeno.
Il più grande lo fece adagiare a terra, dove poco prima si era abbandonato, ritornando a quattro zampe su di lui. Le braccia lo sorressero, facendo da colonne tra il viso di Xavier, che si protese di poco verso l'alto, dove le labbra di Erik giocarono nuovamente con le sue.
«Sei già stanco? Il mio turno non è ancora arrivato.» disse Erik, bagnandosi le labbra con la punta della lingua, e dondolò di poco su di Charles.
«Non so se ci riuscirò due volte di seguito.» gli rispose Xavier con il fiatone, sorridendogli con il viso paonazzo.
«Oh sì che ci riuscirai.» gli mormorò provocatorio il più grande, gettandosi a capofitto sulla sua bocca, premendo contro il suo corpo non solo il viso, ma tutto se stesso. I petti si incastonarono perfettamente, Charles allargò le anche più che poté, così da far aderire i loro bacini, e far scontrare le loro erezioni. Pur essendo venuto Xavier sentì immediatamente avvampare l'eccitazione al solo tocco di Erik. Il tossicodipendente cercò immediatamente la mano di Xavier, stringendola fortissimo, così da poter lasciarsi uniti per tutto il tempo, impossibili da separare.
«Ti farò venire ancora, senza stringerti. Verremo tutti e due, tu segui me.» mugugnò Erik tra la sua bocca, a fatica, ricevendo come risposta un mugugno sicuro di Charles. Erik si sorresse sul pavimento con un gomito, iniziando senza preavviso ad ondeggiare con il bacino, spingendo l'inguine contro quello di Charles, come se lo stesse effettivamente penetrando. La schiena perfettamente inarcata si faceva ricurva ogni volta che le spinte ripetitive e improvvise comprimevano i loro bacini. Charles gemette, lo fece anche Erik, spingendosi più a fondono contro il corpo del più piccolo, che irrigidì le gambe piegate, allargandole sempre di più.
Ci stavano riuscendo, a trovare l'orgasmo in quel solo sfregarsi. Le lunghezze bollenti, tese, poco umide e doloranti non trovavano distanza, solo vicinanza sempre più insistente. Charles era già sul punto di venire ancora, e per la prima volta in vita sua, anche Erik si rese conto di stare per arrivare, durando meno di quanto avrebbe potuto immaginare con un giochetto simile. Si rese conto di essere così coinvolto e rapito da Charles quando i suoi occhi rimasero chiusi, ed Erik lo guardò in viso, vicinissimo, sul punto si esplodere, bisognoso di ogni parte del suo amore. Gli strinse la mano ancora più forte, portando l'altra sul suo viso, per costringerlo a portate lo sguardo su di lui.
«G-guardami, Charles guardami negli occhi.» sussurrò al limite della sopportazione, spingendo ancora, sempre più velocemente. Il più piccolo riuscì ad ascoltarlo, mettendo a tacere i propri gemiti con le labbra serrate, temendo gli occhi azzurri e lucidi incollati a quelli di Erik. Non si sarebbero mai fatti dominare dall'erotismo, probabilmente qualche volta sarebbe successo, ma l'amore avrebbe sempre predominato su di loro. E la cosa capace di testimoniarlo sarebbero stati i loro occhi, e le loro mani.
Bruciarono nei loro sguardi e vennero tra i loro corpi, attutiti dai loro versi acuti.
Rimasero distesi in terra, una carezza, mille altri baci, i sospiri stanchi e affaticati, e le pedine degli scacchi disordinate ai piedi. Tra la loro pelle, nuda, rimasero fermi, senza trovare la minima forza di alzarsi dal pavimento. Nella loro nuda intimità non ci fu alcun tipo di vergogna.
Sospesi tra l'essenza dell'orgasmo e il bagliore delle loro iridi, rimasero innamorati del loro amore su quella moquette ancora per un po'.
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