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Questa potrebbe essere la romantica storia d'amore di due ragazzi completamente opposti che si attraggono, un po' come le frasi che si trovano nei cioccolatini a San Valentino. Ma dato che questa non è una favola, sarà meglio cambiare tono e concentrarsi maggiormente su quello che è la vita reale, e su quello che si incontra durante il cammino.
Xavier era il più elogiato e premiato studente universitario dell'istituto da lui frequentato. Avendo accaparrato diverse borse di studio nel corso degli anni, il ragazzo dai capelli castani non aspirava ad un futuro altezzoso come quello di un cardiochirurgo o di un fisico atomico, dopo la laurea, voleva solamente dedicarsi a ciò che amava di più, e cioè l'insegnamento. Interagire con dei ragazzi e trasmettere loro tutto il suo sapere era una di quelle cose che lo avevano affascinato sin da piccolo. Il suo unico scopo era riuscire a lasciare qualcosa a qualcuno, insegnargli una delle tante storie del mondo e farlo affascinare allo studio. Non sarebbe stata di certo una passeggiata, dato che nel novantotto percento dei casi gli adolescenti non amano poi così tanto studiare, ma ingenuamente Charles credeva nelle sue capacità.
Era stato un tipo combattivo, sin da piccolo, quando un vecchio uomo con il camice bianco comunicò ai suoi genitori una diagnosi scioccante. Il piccolo Charles era effetto da schizofrenia.
All'inizio erano solamente due o tre voci che lo disturbavano ogni tanto, che la madre accomunò ad un amico immaginario, d'altronde, tutti i bambini ne hanno uno. Ma poi quelle parole erano diventate prive di significato e più acute, si sovrapponevano una con l'altra, diventando dieci, cento, mille voci incomprensibili che non davano a Charles la possibilità di vivere come chiunque altro. Fino ai tredici anni la famiglia Xavier curò il figlio fra le mura della grande villa in mezzo alla natura, dove l'unica cosa reale che faceva andare avanti il ragazzino era la sorella adottiva Raven. La piccola gli era sempre stata accanto, anche quando dai tredici ai diciotto anni Charles trascorse la sua vita in una clinica specializzata in disturbi mentali. I suoi genitori non riuscivano più a sopportare la situazione del figlio, e continuare ad illudersi di un miglioramento in quelle condizioni era da ipocriti, così la strada più corta fu' quella del manicomio. Così lo chiamava Raven, anche se Charles la correggeva sempre con un sorriso stanco.
Lei era l'unica che andava a trovarlo una volta alla settimana, l'unica a vederlo crescere, a capire quando aveva pianto per tutta la notte e quando aveva avuto paura della sua mente. Ed ogni volta che si presentava in quel freddo ospedale, la ragazza gli regalava un libro diverso, che Charles divorava in sei giorni.
La routine quotidiana del ragazzo andò avanti fino alla maggiore età, dove finalmente poté decidere cosa fare della sua vita. Firmando il consenso, aveva dato il permesso agli psichiatri di testare una terapia farmaceutica per la sua schizofrenia. E funzionò, tanto da permettergli di iscriversi all'università più prestigiosa che potesse permettersi. Le voci erano scomparse, le sue ricadute erano sempre meno frequenti, e con il sostegno di Raven la sua vita era migliorata.
Tutto andava a gonfie vele, i suoi voti erano fra i più alti, molti fra alunni ed insegnati amavano la sua compagnia, e da poco aveva iniziato ad assecondare le avance di una studentessa del suo stesso corso, una certa Moira. La classica ragazza universitaria di buona famiglia, ordinata, educata e bella. Il suo amico Hunk lo aveva spinto a dargli una possibilità, anche se Charles non aveva un vero e proprio interesse nei suoi confronti. La sua sessualità era un argomento che non amava affrontare. La sua vita sociale era stata del tutto azzerata durante la sua infanzia, in clinica non aveva mai avuto contatti loquaci e intimi con qualcuno, sia uomo che donna. Però di una cosa era consapevole, provare un'attrazione molto più forte nei confronti dei ragazzi che delle ragazze. Ma purtroppo questo suo punto debole non fu' mai assecondato, dopotutto avere una malattia mentale era già abbastanza per i suoi genitori, avere, per ipotesi, anche un figlio omosessuale di certo sarebbe stata una pillola amara da mandare giù. Erano una famiglia di alto livello e con delle tradizioni da rispettare, difatti per loro il primogenito avrebbe dovuto sposare una donna all'altezza del suo intelletto e della sua educazione.
Charles non aveva avuto molte esperienze, per lo più aveva rubato qualche bacio a due o tre ragazze dell'università, ma non aveva provato assolutamente nulla, per quella ragione cercò di fare un passo avanti con Moira. Era imbarazzante e patetico da ammettere, ma a quasi ventiquattro anni Charles era ancora vergine.
Quale migliore occasione di crescere una volta per tutte se non quella che gli aveva offerto Moira su di un piatto d'argento? Il suo unico desiderio era quello di provare qualcosa nei suoi confronti, qualsiasi cosa, anche una banale eccitazione sessuale.

Qual giorno le lezioni erano durate meno del solito, e nel campus Charles aveva preferito passare il suo tempo libero in biblioteca piuttosto che andare con gli altri compagni a pranzare fuori. Ororo Munroe, una delle sue compagne di corso, una ragazza dalla pelle scura e dai capelli bianchi, si presentò silenziosamente difronte a lui, disturbando la sua lettura timidamente.
«Charles, il professor Resputin vuole vederti.»
Incuriosito, Xavier salutò cordialmente la ragazza e si diresse verso l'aula in cui aveva lasciato il professore. Quando quest'ultimo si accorse della sua presenza si ricompose come se avesse appena visto un suo superiore. Molti professori nutrivano una grande stima nei confronti di Charles, non solo per l'importanza aristocratica della sua famiglia, ma anche per la sua enorme bravura in qualsiasi materia. L'uomo si sistemò la giacca e si schiarì la voce con serietà;
«Signor Xavier, l'ho convocata per riferirle una decisione molto importante che ha emanato il consiglio.»
Charles, confuso, scrollò la testa in maniera pacata: «Sono tutto orecchi, mi dica.»
«Da quasi due anni l'università collabora con delle associazioni no profit, ed ogni anno uno degli studenti più stimati viene scelto per assistere un determinato individuo durante le ore extra scolastiche.»
«Mi sta dicendo che sono io il fortunato?» domandò lui sorridendo.
«Proprio così, riteniamo che lei abbia tutte le carte in regola per svolgere al meglio questo compito. Quest'anno toccherà ad una comunità per tossicodipendenti, sappiamo già qual è il suo alienato, che verrà a stare da lei per tutto il periodo di prova, se per lei non è di troppo disturbo.»
«No, assolutamente, sono lusingato di essere stato approvato dal consiglio per un compito così importante.»
«Grazie al cielo, il candidato si chiama Erik Lehnsherr, avrà la possibilità di leggere il suo fascicolo più tardi, è un tipo eccentrico e molto distaccato.»
Charles prese fra le mani la sottile cartella dalla copertina marrone chiaro, con un cenno timido del capo: «Non mi procurerà nessun problema, ho una stanza libera nel mio appartamento, spero possa apprezzare.»
«La ringrazio per la sua comprensione.» terminó l'uomo, apparentemente sollevato.
«E di cosa? Sarò bravo anche qui, stia tranquillo.» con un lieve tono di entusiasmiamo il ragazzo uscì dall'aula, ritornando in biblioteca e riprendendo la sua lettura da dove aveva abbandonato. Con la coda dell'occhio guardò il piccolo fascicolo poggiato sulla scrivania, sorridendo fra se e se, pensando che dopotutto se la sarebbe cavata alla grande.

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